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DIMMI PAROLE SPORCHE

Rodrigo Buchago

Thedelle5emezza editore
Rodrigo Buchago nasce il 9 ottobre del 1970 a Maldonado, città situata a 95 km da Montevideo e
famosa per il suo porto, dove ogni giorno arrivano e salpano le navi che tengono vive le sue
industrie tessili e alimentari (in particolare l’ esportazione verso il nord America della preziosa
Aringa salmistrata del mar de la plata), e per il suo museo di Arte Americana (dove sono esposte,
tra le altre, le opere di Joaquin Torres Garcia e le installazioni di Ramiro Esteban Barfonzi).
Scrive poesie da quando ha 6 anni e ormai dalla pubblicazione della sua prima opera, il
fortunatissimo “Manuale di disegno per pensieri a mano libera” (1988) è considerato tra i più
importanti poeti viventi uruguaiani.



L’autore ringrazia Mario Selaschetti per la traduzione.


PREMESSA

Premessa della premessa: non so scrivere premesse. Fatemi fare di tutto, scrivere
articoli per altri, biografie di politici, ma non fatemi scrivere premesse e tanto meno
di un autore come Rodrigo Buchago che rappresenta, probabilmente, un caso unico e
raro, se non il Caso, nel mondo letterario degli ultimi vent’anni. E’ praticamente
impossibile premettere qualsiasi cosa a un uomo così che da solo ha sfidato la
dittatura degli uomini - i famigerati colonnelli Fabras e Vargosa tanto per fare dei
nomi - e delle regole della Letteratura. Figuriamoci poi se tentiamo di mettere davanti
alla sua opera proprio il racconto del suo alpha fondante. Alpha che, per intenderci, di
fatto non esiste. Come vedete anche solo senza entrare nel dettaglio le parole che lo
descrivono perdono di efficacia e sembrano nient'altro che una fila di termini tronfi e
senza senso. Del resto, e proprio lo stesso Buchago a non fare nulla per rassicurarci
mentre lo seguiamo nel suo percorso: guardate ad esempio come si fa beffa di tutti i
termini e gli strumenti tecnici utilizzati dai commentatori e dai critici nel mondo della
Poesia.

“La sua poetica?” Mi chiede. E la mia risposta è venga che gliela mostro. Avverto interesse nel suo
modo di rispondere "volentieri". Poi però sembra folgorato da quel che vede. Devo ammettere che
la mia poetica nuova fiammante fa sempre la sua porca figura.

(Tratto da “Yo no Soy lo que soy” Jorge Parnadel, El Pais de la Plata, 12.8.1996)

Ma, come spesso succede con le persone che non si lasciano conoscere e apprezzare
facilmente, quando avviene il momento in cui si ha la sensazione di afferrarne il vero
significato e il loro scopo ultimo è davvero un attimo di piacere intenso. Per questo
motivo, confidando nel fatto che anche voi riuscirete a scoprire cosa rende Rodrigo
Buchago uno dei più grandi poeti viventi, non intendo fornire molte guide alla sua
lettura. Mi limiterò solamente a segnalare, diversamente da altri suoi commentatori
(confronta Tulio Albelda Fuentes “Uruguay sin embargo”, 2003), come la creazione
del suo posticcio moderno1 Alessio Marchetti non costituisca una protesi emozionale2
quanto un'invenzione alla Borges. Io ritengo in altre parole che la figura letteraria del
Marchetti, per Buchago, esista davvero e in carne e ossa in un qualche altro universo.
O per dirla meglio, se lui è riuscito a immaginarlo, vuol dir che è reale e può esistere.
E Buchago assieme a Marchetti crea anche l’ universo di riferimento di questo
personaggio, senza andare a imitare un qualcosa di visto. Non rappresenta quindi in
nessun modo, come sostiene Fuentes, un esercizio d'immedesimazione.
Questo fatto appare molto evidente da uno stralcio di una sua intervista apparsa su
una rivista letteraria uruguaiana:

(Intervistatore): “..e pensare che il suo eteronimo è un impiegato italiano (Alessio Marchetti
N.d.r.), ci racconta com’è nata questa cosa?”Buchago: “Dia un’occhiata in giro, questa è la mia
casa. Io e lei siamo seduti nel salone e di fronte a noi, dietro questa grande vetrata c’è l’Oceano.
Se solo l’aprissi sentirebbe il profumo di sale arrivarle sino ai calzini. Si sta divinamente qui, non
le pare? (Effettivamente la casa di Rodrigo Buchago è una vera oasi di tranquillità, con la sua
pineta, appoggiata su una collinetta che degrada dolcemente verso il mare, con tanto di piccola

1 “Eteronimi e fantasmi letterari” T. Luzzato Fegis, ediz. Yguasa 2003


2 Idem
spiaggia privata NdR).
Ma la vita è un’altra cosa. Io qui, al riparo da tutto e da tutti ho così tanto tempo per pensarla…
per crearla (mi fissa intensamente e I suoi due occhi azzurri diventano quasi due punte di spillo,
poi ride Ndr). Mi sono detto cosa c’è di più impastoiato nella vita moderna di un impiegato
pendolare in una bella città caotica?Ma questo è stato solo uno spunto. Io non ne so poi molto di
quella vitaccia lì. Mi divertivo a farla nascere dal nulla.Tutto qui”

( “Podemos quedar para sabato por la noche”di Xavier Barroso - Marcia” numero 12, novembre
2007)

“Dimmi parole sporche” rappresenta l’opera della maturità per Buchago dopo
qualche passaggio a vuoto come ad esempio “Scripta Volant Treni Manent” e qualche
picco interessante come “Metropolitanìa”. Si ha la sensazione che essere poeta sia
diventato uno scopo vero anche per l’animo che lo ospita. Si hanno segnali di questo
in alcune poesie dove il fatto di essere poeta viene più o meno dichiarato direttamente
(“La casa di Campiglia”) e in altre, dove la parola, che appartiene di sicuro alla
cassetta degli strumenti del poeta, e in particolare il potere della parola assurge a un
ruolo salvifico e diventa Logos a tutti gli effetti. La parola come principio, la parola
come fine (“perché scrivo?”). Tuttavia è un processo in continua creazione e
dissoluzione nella mente del poeta: un dogma di sabbia che può sempre sparire o
diventare qualcos’altro sotto i colpi della vita esteriore, ma soprattutto di quella
interiore con la sua creatura mortale, identificata da Buchago con la figura della
“Grande Noia Nera”, che poi non è altro che la personalizzazione della depressione
dell’artista o dell’uomo in genere.
Rispetto a “Metropolitanìa”, dove il pendolarismo reale (e dell’anima) è il
protagonista indiscusso, in “Dimmi Parole Sporche” il fatto che scatena la risposta
della Poesia al mondo esteriore è la nascita del secondo figlio del protagonista
posticcio (cioè Alessio Marchetti). Questo fatto di per sé pieno di significati genera
una serie di considerazioni sulla vita che vanno dal micro-ordinario (“Evoluzione?”)
alle consuete speculazioni sui massimi sistemi come in “16 Dicembre 2007” dove
appare in tutta la sua trasparente lucidità, la capacità di Buchago di trattare argomenti
seri con una leggerezza tale da renderli diversamente importanti (“Ho pensato che/ a
volte/il tempo ti trascina/come una bottiglia di plastica vuota/in qualche ansa
quieta/dove le ansie del cuore/non trovano più la spinta/della corrente”). E’ proprio
questo suo modo di prendere il particolare debole e inutile della vita di tutti i giorni e
di portarlo alla ribalta del Mondo che rende il Buchago una delle cose degne di essere
incontrate prima o poi nelle proprie frequentazioni letterarie. In fin dei conti, se la
Poesia è “il tentativo di descrivere l’esaltazione folle di chi crede di aver compreso il
Mondo con degli strumenti rozzi come sono di fatto le parole”3, allora questo poeta
ha di sicuro un sacco di emozioni da farvi provare.
Oltre a questo non mi resta che augurarvi di trovare appagante questa lettura perché
per dirla alla Buchago “la Poesia è come fare sesso senza sapere cosa esso sia4”.

Mario Selaschetti - Milano, ottobre 2008

3 “Manuale di disegno per pensieri a mano libera”, commento finale, R. Buchago, Ediz.Arroz, 1988
4 Tratto da “Cita con el Buchago” di Hernan De Maria, ediz. Gusman 2001
“Ad Alessio,
che sicuramente
è qua dentro,
da qualche parte”

(Rodrigo)
ALL’IMPROVVISO NON VUOL DIRE SENZA PREAVVISO
C'è qualcuno qui dentro?
Mi ha chiamato mia madre, poco fa.
Ha cercato di fare la voce allegra ma sapevo che faceva finta.
Deve avermi preso per un pezzo d'asino.
Dovrebbe sapere che la conosco.
Siamo carne della stessa carne,
sangue dello stesso sangue.
Poi me lo dice.
La sera prima alle 9 e 07 (mi dice)
è morto il gatto di casa.
Dopo una settimana di agonia
ma intendiamoci, senza troppe sofferenze
(certo si tratta pur sempre di morire),
altrimenti dalla veterinaria gli avrebbero fatto fare
la puntura, subito.
Non prendetemi male
non mi ha fatto piacere
e soprattutto mi spiace per lei.
Era diventato, al posto mio, la sua protesi.
Avrei voluto partecipare meglio,
ma ho pensato al domani che è lunedì.
Alle mie bollette, alla nuova creatura e a quella meno recente.
A mia moglie che vuole tornare a vivere.
Ho risposto vago, senza trasporto
"l'importante è che abbia smesso di soffrire..."
molto più lontano dei 244 km che ci dividevano.
Ora mi chiedo:
qui attorno
c'è qualcuno
interessato a quel che provo?
Dimmi parole sporche
Dimmi parole sporche
stasera non voglio ricordare
di chi sono queste labbra
a cui mi sto per attaccare
Dimmi parole sporche
e lascia a casa il mio bel lavoro,
le tue buone maniere
il bucato fresco e il tuo decoro
Dimmi parole sporche
prima di accender la luce
e far tornare di colpo
il tuo viso e la tua voce
con i nostri anni passati
e poi impilati
a prendere polvere
così rovinati
come vecchie edizioni
di cataloghi Ikea
mai usati
16 dicembre 2007

Dicembre freddo, una sera


accompagnando i miei alla corriera
Ho visto il fumo uscirmi dalla bocca e puntare le stelle
Ho pensato che a volte
il tempo ti trascina
come una bottiglia di plastica vuota
in qualche ansa quieta
dove le ansie del cuore
non trovano più la spinta
della corrente
e tutto ti torna con tutti
amici, lavoro, passioni e famiglia
e ti senti così al caldo nella tua vita
da sciogliere per un attimo
quel ben lungo inverno
ghiacciato di noia.
Io, Morgan e quella notte
Dormiamo tutti questa notte
io tu e la mamma
e nella sua pancia
il tuo prossimo compagno
Tra pochi giorni
non so ancora quanti
andremo a prenderlo
io e te
all'ospedale da dove vieni anche tu
Te lo anticipo
non sarà un bel giorno per te
Ti toccherà dividere
il tuo regno di giochi e attenzioni
e vedere quella espressione nei miei occhi
che sino ad oggi era solo per te
Ma verrà un giorno
una mattina
in cui noi 4 ci ritroveremo
attorno allo stesso tavolo
al principio di una giornata
qualunque.
E qualcuno, allora, farà qualcosa
Una risata grassa ci contagerà sino alle lacrime
Durerà forse anche meno di un attimo
Ma quando accadrà
ci guarderemo negli occhi
e ognuno di noi
sarà felice di essere lì
in quell’istante e in quel modo
tra la Sua gente
E ognuno di noi sentirà di essere parte di qualcosa di più grande di lui
Amore mio (se mi passi il termine)
volevo solo dirti
che vivo per quel momento
in cui mi strizzerai l'occhio come per dire
ok...hai ragione...è davvero così.
Ebbene, da quel momento
non ti odierò se deciderai
di lasciarmi in qualche ospizio
a finire la conta dei miei giorni.
La cosa più vicina alla passione
E' giunto il momento di lasciar stare
tutti gli orpelli e gli stucchi da scrittore da 4 soldi
che cerca d'impressionare il lettore
e un po' se stesso
perché adesso si deve raccontare la propria vita
senza gonfiarla troppo
maneggiandone anche il più piccolo granello,
senza rovinarlo
e se alla fine avrò fatto un bel lavoro
ci penserà lei a risplendere
di quella luce semplice
e per questo così vera
e piena di significati
da restare Viva
anche quando la rileggerò tra mesi, anni, epoche.
Scrivo tutto questo s'un foglio rimediato
da un blocco appunti del lavoro
mentre ti guardo, sul lettino
in attesa che il monitor
a cui ti hanno collegato
mostri la prossima contrazione
sono le 5 del mattino
del giorno in cui nascerà Julian
e proprio adesso ti metti a sbuffare
guardando un punto indefinito
davanti a te, nella posizione del gatto in piedi
Un'ora fa mi guardavi dormire
nel nostro letto
la tua valigia già pronta ti aspettava lì a fianco
Poi di colpo il segnale
"Andiamo!"
detto sottovoce per non svegliare Morgan
che quando lo farà, più tardi,
troverà solo la nonna
a dirgli una piccola bugia
mentre noi saremo qui
ad aspettare il suo primo dispiacere.
Prima, camminavo nel lungo corridoio
deserto su cui si affacciano gli ingressi
dei vari reparti
Ho acceso il mio iPod a caso
E l’ho carezzato
sperando in un pezzo adeguato
Mi ha ricambiato pescando quello che volevo
l'ho preso come un buon auspicio
Waterloo sunset dei Kinks
un vecchio pezzo che conosco
solo da due giorni
scoperto per caso
durante la ricerca di qualcosa dei Blur
su Youtube
Dovrebbero scaricarlo tutti,
gli devo molto
perché mentre camminavo
in quel corridoio lungo
desolato e mal illuminato
da quei neon che esistono solo negli ospedali
di notte.
m'ha levato di dosso
l'impressione di essere in qualche film del terrore.
Come sei buffa con quel pancione
e quelle ciabatte che
penzolano dai tuoi piedi
seduta sul letto nella tua vestaglia
ormai strettissima
Scherzi.
Mi chiedi il gameboy per distrarti un po'
Non sei molto sexy adesso
Nonostante le mutandine tigrate
che tornerò a desiderare
A essere sincero
anch'io non sono al massimo
con i capelli sfatti e gli occhi rossi di sonno
Non mi faccio la barba da una settimana
perché nell'ansia dei preparativi
son rimasto senza lamette
ma questi sono i momenti
su cui investire
per chi, come noi
vuole stare ancora tanto assieme
o almeno ci proverà
che poi è la cosa più vicina alla passione
quando il momento in cui si può anche non aver più paura d’invecchiare
assieme
è quasi in silenzio
arrivato.
Julian
Io e te non ci conosciamo ancora
Ti vedo mentre passi, di braccia in braccia,
dalla mamma alle nonne, dalle nonne alle zie,
dalle zie alla mamma.
Tuo fratello ti gira al largo
come il topo dall'esca avvelenata
Ha già detto che puzzi
mentre ti osservava piangere
durante il cambio del pannolino
Avremo tempo e modo di annusarci
con tutti quei lunghi pomeriggi
che diventano sera e che si spegneranno
prima o poi davanti alla televisione
Non mi fido di te, come di tuo fratello.
So già che ti amerò alla follia
e che mi farai soffrire.
perché mi farai gioire tanto.
Ma già così,
dai primi momenti
devo dire che mi sei piaciuto tanto.
E se continuerai a mangiare ogni 4 ore
e a non farti sentire troppo
tra una poppata e l'altra.
Allora sono un uomo davvero
fortunato.
La casa di Campiglia
Le nuvole si avvicinano
sembrano un pullover blu scuro arrotolato
e buttato sul mare senza troppa cura
Le luci di una nave mi arrivano
portate dal vento che sa di posti
dall'altra parte del mare
Di coste ignote
e sale di pioggia.
Di freddo che
cerca di approdare al caldo.
Annuso forte
poi mi raccolgo sotto
la coperta di lana che ci siamo portati
dalla nostra casa
con il giardino che vede il mare.
E da qui in alto
dal suo giardino
appunto
penso di essere un naufrago su una piccola barca
là sotto vicino a quella nave imponente.
Sul mare scuro.
Mi aggrappo alla mia tazza di tè
ancora caldo e torno salvo
e inebetito da questo mio
stupido giochino mentale.
La mia piccola isola calda mi proteggerà.
Mi chiedi a cosa penso
e io ti rispondo
a nulla
poi mi massaggi le spalle
da dietro lo schienale
così vedo la tua faccia
al rovescio
che si avvicina
e mi bacia.
Ma c'è il bambino che piange
così mi ritrovo di nuovo qui
ti vedo che combatti con lui
mentre torno a vedere CSI
che è riniziato dopo la pubblicità.
A parte la lotteria
non vedo proprio altri mezzi.
Mi dovrò accontentare
di mettere giù a parole
la vita in cui
è davvero nostra
la casa dei milanesi
dalle parti di Campiglia
il cui giardino
confina con il mare.
Che mi manca, stamani?
Penso sia lì dietro
Cerco l’ultimo ingrediente
Domenica mattina
Cucino un piatto per tutti
Per Julian anche se ancora non ne ha bisogno
Per me che vivo assente
Per Michela che lo sta allattando
Mentre guarda un cartone animato
E si commuove, assieme a Morgan
Per lo stesso orsetto.
Non trovo l’ingrediente
Ma non importa
METTI I TELETUBBIES E SALIAMO UN PO’ IN CAMERA, DAI..
Evoluzione?
Cosa ne direbbe Professor Darwin
Di un esemplare che si tocca in bagno
In piedi davanti allo specchio
Mentre il resto della famiglia dorme?
Ma soprattutto..
perché in quel momento
mi è venuto in mente proprio lei?
Disordine
Mattina, per Dio, no!
Sono in bagno
E mentre finisco di lavarmi
Non trovo da dove iniziare
A sbrogliare questa matassa
Di cui
Tengo in mano
La Maglietta che non sai dove mettere
Che mi resta in mano senza appoggi
Mentre nell’altra ho il deodorante del giorno
Questo ti dice che il tuo Mondo non ha ordine
Mentre mia moglie da sotto
Per superare il rumore della centrifuga
Mi grida che devo affrettarmi
A uscire
Devo comprare I pannolini.
Black
Ho mio figlio in braccio
Deve fare il ruttino
Sono di fronte al mio Mac
Itunes aperto
Ho bevuto un po’ a pranzo
Ma ora sono già le 19
Sento Black dei Pearl Jam da una cuffia
E inizio a cantare a squarcia gola
Nel pezzo in cui dice “ai nou sandei iu gat a biutiful ai”
Canto senza steccare, credo, e mio figlio a un centimetro da me non piange
Rutta forte
Mentre mia moglie riconosce il pezzo e mi guarda come mi guardava anni
fa, per un secondo.
O forse è contenta per il rutto.
Mezza lacrima mi esce e mi sento da Dio.
Ero io 10 anni fa, ma adesso.
Al MiO RE
Sento un nodo dolce
E di colpo sono di nuovo là
A rifar dei kilometri a piedi
Di notte tra una curva e l’altra
Di quella strada in mezzo ai boschi
Di mezza collina
Distanza tra la casa dei miei e la casa dei tuoi
A bere alcolici per non farmi venire le strizze alla pancia
nel bar della piazza
18enne colitico che ti amava tanto
con una mezza cicca nella taschina dei jeans
sempre pronta
Quel pomeriggio giù al fiume le mie mani fredde
Nella tua camicia a righe
semiaperta
La gioia folle del sentirsi grande
Vedere la tua mascolinità sciogliersi
Sino alla resa
Quella notte nella 126 di mia madre.
Mie entrambe per una notte.
E poi per desiderio e voglia di farlo
Posammo i nostri occhi
sulle stesse cose
sugli stessi mondi
sugli stessi sogni
per molti anni
insieme
Sino alla libera scelta improvvisa
di essere di nuovo individui
Anche a rischio di restare soli
Ti guardo che guardi la tv.
Siamo ancora qui
Nonostante tutto
Nonostante noi.
L’elastico frusto che si tende
99 su 100 si spezza.
Gasolio per relazioni
In casa
Due nuovi sconosciuti
Io che ti accuso di aver aperto l’acqua
Mentre facevo la doccia
Fredda per tua colpa
Tu che mi accusi di aver svegliato il bambino
Così tanti anni
per imparare
Che la rabbia è quella che ci fa andare avanti?
Andate tutti a fanculo...
I power rangers
Sono sempre più lontani
Eco della televisione
Affondo la testa nel cuscino
Che sa di altri miei respiri
La Domenica pomeriggio.
Mi gusto il suo fresco e questa voglia di arrendermi
Prima di mollare la presa sul mondo.
Ogni animale
Giunto il Momento
Si dispone
verso il Nulla
Con impazienza
5 minuti tra la vita e la morte
Sessione pomeridiana di sesso
clandestino
perché un bambino è all’asilo
e l’altro dorme
Nella stanza a fianco
Sento un sordo sentimento di bellezza (?)
Venirmi dal basso
Là in fondo
Da qualche parte nel mio universo.
La mia espressione è slegata.
Quando mia moglie risale
Sono già tornato.
E’ così?
Se la vita non ha senso
forse
Anche queste righe non han senso
Anche se sembrano
In qualche modo
Organizzate
Oppure mi sbaglio
E solo questi tratti
possono darmi un appiglio
su questo baratro
mentre ascolto musica
e guardo senza sentirla
una trasmissione
soft-porno
alla tv
Perché scrivo?
Ma perché diamine
Vi butto giù così
Una dietro l’altra
Come tessere di un puzzle
Forse per sentirmi meno inutile
Quando qualcuno mi chiede
Chi sei? Che ci fai qui?
Piccole parole sparse
Quando vi lascio sul foglio
Siete già più vere di me
E allora lo chiedo a voi.
Che ci fate qui? Chi siete?
S’un libro di Carver lasciato a fianco del cesso
I

Praticare il caso
Cercare il nome di qualcosa
O di qualcuno
Su Wikipedia
Poi guardare solo la voce prima o la voce dopo
E’ così che si sconfigge la realtà..

II

13 e 07, agosto
L’ombra è svanita
Sotto i morsi di questo sole enorme
Siamo nel suo regno immobile qui
Attraverso questo paese
Senza fama
Sulla statale che lo taglia
Anche il bar nella piazza sfocata
Ora è chiuso
Sento il brivido dell’esistenza
Chiedermi di spegnere
L’aria condizionata

III

Sono seduto
Sul gradino della scala
A chiocciola
Guardo la canzone della buonanotte in tv
Con mio figlio sul divano assieme alla mamma
E mia sua suocera sulla poltrona.
Sono inquieto
E fuoriposto.
Inerzia
Sopra quei tetti
Nuvole lente
Si ammassano verso il nulla
Là forse c’è il mare
A kilometri e kilometri di pensiero
da qui.
Il caffè è pronto
Ma io non so che fare.
Epifania
Ho in mano un bicchiere serio
Di quelli che ci metti dentro il vino
e lo fai girare
vorticoso
per estrarne gli aromi
e provare a indovinare a cosa somigliano
dentro un vino sudafricano
trovato al supermercato
nello scaffalo in basso
guardo fuori: una giornata assurda
sole caldo
cielo azzurro
di un azzurro senza fine
mi sento allegro
mi sento scaldato
finisco la bottiglia
scende l’ultimo rivolo giallo
quasi bianco.
per un istante
mentre tutto intorno mi basta
temo di scordarmi l’inizio di questa poesia
che dovrebbe fare una cosa del tipo
Ho in mano un bicchiere serio…
DAL MOLESKINE, CON UNA MATITA ROTTA
(I) AristoTele
Fuori da qualche parte
la gente muore
per qualche guerra
per la solita fame
per natural scadenza
Ma io ho appena finito
di mettere a posto
ciascuno nei suoi alloggiamenti
le robe sporche nella lavastoviglie
e così la lascio partire
contento
vedo che il resto della famiglia è al riparo
ciascuno nei suoi giusti binari
verso il sonno
Adesso posso chiudere e lasciare fuori
la grande noia nera
Il telecomando è a vista.
(XI) Lib-Ero

Trasformo il bianco abbagliante


che impregna delle figure indefinite
(passanti?)
che mi vengono incontro,
in un mondo più caldo
quasi bello
blu nel suo cielo da Chroma Key,
mettendo la mano sopra agli occhi
a bloccare il sole.
Sono a un tiro di guinzaglio dal lavoro
nella pausa pranzo
Suona il cellulare
ma io sono impegnato
con la lingua
a levigare questo pezzo di cioccolato
a scolpirlo come un osso di seppia
fuori dal bianco della stracciatella
di un pomeriggio di tanti tanti anni fa
E' buono mi dico
mentre penso a una cosa come tante altre
senza importanza
(XII) G.N.N.

Mi ha preso
devo prendere tempo
ma sento che mi ha preso ormai
è su di me
con le sue unghie d’ombra
l'ho capito perché rileggendomi
l'ho sentito berciare
"banale troppo banale"
mi sto buttando giù
mentre anche l'ultimo Scopo che mi era rimasto
si scioglie
torno a casa e mi sento
come quei pomeriggi
la domenica
prima di rientrare a casa
per fare quei compiti dimenticati
cercando un cestino dove buttare
la carta di quel gelato
ultimo trastullo di quella inutile giornata
con le dita appiccicate
(XVI) Parole ben temperate
Ecco qui
solo qualche riga
senza senso evidente
tornerò a leggervi
domani
e poi dopodomani
e poi tra giorni, chissà quando.
Amiche mie
voglio proprio vedere
come vi tratterà
il tempo
(XVIII) Pappasorci
La mia sera questa sera
sarà vederti
addormentare
sognando pappasorci e videogiochi
mentre cerco un qualcosa
che mi allontani il lunedì mattina
è ben duro il mestiere di figlio...
(XIX) Qui dove non sono più, adesso
Lieve come le tue carezze
un soffio di vento tiepido
apre una vecchia finestra
c'era l'eco dell'autostrada lontana
giugno senza più scuole
mattina in attesa del nulla in arrivo
un refolo anima la tenda
e si porta via i miei pensieri
così lontani
(XXI) Via da me
4 o 5 cose vanno di merda
succede ma brucia
vorrei non riconoscermi + allo specchio
non sentire + la mia voce
non capire + i miei pensieri
ma non per molto
solo il tempo di sentire un po'
la mia mancanza
(XXII) Incanto
D'un tratto i pensieri
si ammonticchiano lievi
come miele di neve
e sul cuore restano quieti
in silenzio.
fisso un particolare
senza importanza
dev'esserci stato qualcosa prima
ma ora non è più qui.
(XXVI) Nemico caro
Nemmeno il pronto
mi urli la tua rabbia assurda
fatta di noia e
depressione post parto
Me la faccio scivolare addosso
Ma non ci riesco
Come quando
ti tagli le unghie in bagno
e un pezzo ti finisce per terra
da qualche parte
(XXIX) Stanco di nulla
Dietro alle braccia nude dei platani
pròtesi
verso il grigio
di questa domenica mattina
piovosa
vedo le nuvole mangiarsi le colline
e rendermi viscoso e pesante
ogni mio movimento
come aprire questo quaderno
e scrivere
Ho la sensazione che il pomeriggio sia già inutile
(XXX) Alcoolismo ai tempi del Global Warming
Strano Aprile
Che sembri marzo e anche un po’ febbraio.
Indugio ancora con il mio bicchiere di vino rosso
Dentro al frigo
Nello scompartimento più basso.
Lì sotto
Attendono ancora sonnacchiose
Due bottiglie di birra
Verrà pure il vostro tempo
Credo
Porco Parco
Bloccato da un amico di mio figlio
al parco.
Devo stare qui ancora un po'.
Moscerini mi danzano in bocca e sulle ciglia.
Non posso muovere le mani, cariche del suo giubbotto e un Gormito
doppio.
Per favore Satana, fa il tuo mestiere.
Ma lontano da qui.
Titolo originale “No hay que confundir la velocidad con el tocino”

CopyLeft - thedelle5mezza.blogspot.com

Finito di stampare il 3.11.08

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