Sei sulla pagina 1di 3

Renaissance

Una parola.

Sul dizionario troviamo la sua definizione: Rinascimento Periodo di storia della civilt che ebbe inizio in Italia alla met del 14 sec. e affermatosi nel secolo successivo, caratterizzato dal rifiorire delle lettere e delle arti, della scienza e in genere della cultura e della vita civile. Ma se andiamo a cercare questa parola nei testi di riferimento dellepoca, non la troveremo. Se bene i contemporanei erano consapevoli di vivere in unepoca di rinnovamento delle lettere e delle arti, non cera in loro la coscienza di assistere al passaggio di un nuovo periodo storico. E quindi non cera una parola ad indicare la rottura con let precedente, il medioevo. Un medioevo buio e barbaro del quale, appunto il rinascimento con il suo rifiorire, avrebbe superato, portandoli nellet moderna. A questo punto un certo senso di smarrimento ci assale, quasi di stupore. Da dove viene questa parola? Le nostre certezze, o sensazioni che questa parola ci comunicava, allora, non corrispondono al vero? Come, quel periodo storico non il Rinascimento! Aiuto! Spagna, 1519 ATTO PRIMO IL RE Saragozza. Una camera da letto. Di notte. Su un tavolo una lampada. Scena prima DONNA JOSEFA DUARTE, vecchia, vestita di nero, col bustino ricamato di gialetto alla moda di Isabella la Cattolica. DON CARLOS. DONNA JOSEFA, sola. (Chiude le tende color cremisi della finestra e mette in ordine alcune seggiole. Si sentono dei colpi ripetuti a una porticina segreta, a destra. Donna Josefa ascolta. Si bussa di nuovo) DONA JOSEFA.- Sar gi lui? (Un altro colpo) Viene dalla scala segreta. (Un altro colpo) Su, andiamo ad aprire. (Apre la porticina segreta. Entra DON CARLOS, col mantello sul naso e il cappello calato sugli occhi) Buongiorno, bel cavaliere. (Lo introduce. Don Carlos apre il mantello ed appare, magnificamente vestito in un abito di seta e velluto, alla moda castigliana del 1519. Donna Josefa lo osserva dal basso verso lalto e retrocede stupita). Come, non siete voi, signor Ernani! Aiuto, al fuoco! () Forse ci riconosciamo in Donna Josefa, stupita anche lei, in questo caso per non trovare a Ernani. Ernani lomonima opera di teatro di Victor Hugo, and in scena il 25 febbraio 1830 a Parigi. Nella prefazione Hugo scrive: Giovani, facciamoci coraggio! Per quanto vogliano renderci difficile il presente, lavvenire sar magnifico! Il romanticismo, che tante volte viene frainteso, non altro ( questa la sua definizione autentica) che il liberalismo in letteratura, () La libert nellarte, la libert nella societ, ecco il duplice fine cui devono tendere tutti gli spiriti logici e coerenti.() Gli ultras di ogni genere, sia classici che monarchici, si daranno da fare inutilmente a rimettere in piede, pezzo per pezzo, il vecchio regime, la societ e la letteratura()

E guerra fu. La sera della prima in un caos generale si crea uno scontro di contestazione da parte dei giovani amici di Hugo e gli anziani perbenisti. Sentiamo le cronache del tempo raccolte dalla moglie di Hugo: Per attuare perfettamente la loro strategia e assicurarsi del piano di battaglia, i giovani chiesero di entrare in sala prima del pubblico. Questo fu loro concesso a condizione che entrassero prima che si facesse la coda. Fu loro dato come tempo fino alle tre. (..)per paura di arrivare troppo tardi, gli eserciti di giovani arrivarono troppo presto, la porta era chiusa, e a partire dall'una gli innumerevoli passanti della via Richelieu videro accumularsi una banda indomita e bizzarra di esseri barbuti, di capelloni vestiti in tutte le maniere eccetto che secondo la moda, () I borghesi si fermavano, stupefatti e indignati. L'arte classica non sopport tranquillamente di vedere queste orde di barbari che stavano per invadere il suo asilo; raccolse tutte le lordure e le spazzature del teatro e li butt in una volta sugli assedianti. Il signor Balzac, per parte sua, ricevette un tronco di cavolo. La porta si apr alle tre e si richiuse. Soli nella sala, si organizzarono. Una volta regolata l'attribuzione dei posti, non erano che le tre e mezza: che fare fino alle sette? Si parl, si cant, ma la conversazione e i canti si consumano. Per fortuna, come erano arrivati troppo presto per avere cenato, allora avevano portato delle salsicce, del prosciutto, del pane, ecc. Cenarono dunque, e le panchine servirono da tavoli e i fazzoletti da tovaglioli. Come non c'era altro da fare, cenarono tanto a lungo che erano sempre a tavola quando il pubblico entr. Vedendo questo ristorante, i possessori delle logge si chiesero se stessero sognando. (..) Nel caos della serata i giovani garantiscono il successo totale dellErnani; sentono dallevolversi degli eventi in questa sera la nascita del romanticismo, e la sua forza rivoluzionaria. Qualche mese pi tarde questi giovani rovesceranno il governo nella Rivoluzione di Luglio. E in questo contesto che nasce la nostra parola renaissance. Nelle cronache della prima dellErnani abbiamo visto che uno degli amici di Hugo, Balzac, ricevette un tronco di cavolo dai borghesi. Balzac con i suoi trentatre anni era il maggiore di tutti. Nello stesso anno dellErnani nella sua novella Le bal de Sceaux enumerando le doti culturali della signorina Emilie de Fontaine, dice tra altro, che lei conosce litaliano, linglese, sa suonare il piano ed (..)elle raisonnait facilement sur la peinture italienne ou flamande, sur le Moyen-age ou la Renaissance. (..) lei ragionava facilmente sulla pittura italiana o fiamminga, sul Medioevo o il Rinascimento. Appare per la prima volta nella storia la parola renaissance, anche se riferita al mondo dellarte. Dunque la Rivoluzione di Luglio esplosa, sta deponendo Carlo X in favore di Luigi Filippo. Le cannonate sulle strade interrompono nella Scuola Normale di Parigi una lezione dello storico Jules Michelet. Lui si rivolge ai suoi studenti allarmati: Signori stanno facendo la storia, noi la scriveremo. Infatti sar sua la monumentale Storia di Francia in diciannove volumi. A partire del 1840 Michelet tiene un corso sulla Renaissance, e dopo qualche anno, nel 1855 pubblica Renaissance: e da questo momento che la nostra parola vede la luce ufficialmente come concetto storico. Sentiamo Lucine Fevbre: (Michelet) no cre una parola: cre un concetto storico. Il concetto di una fase della storia umana dellOccidente da comprendere e definire. E lo creo ancor prima che i suoi contemporanei fossero pronti a comprenderlo davvero, ad attribuirvi tutto il significato che egli stesso intendeva racchiudervi. (Michelet) vers bruscamente la brulicante vita che portava dentro di s,(..); tutta la sua fede ardente e immutabile nellimmortalit; tutta la sua angoscia, lindomani di un lutto che lo schiacciava; tutta la sua speranza di una passione che lo risuscitava. Cos nacque, cos usc dal profondo dellanima di Michelet il concetto cos fecondo, cos originale di Rinascimento. Proprio il corso tenuto nel 1840 fu il risultato della disperazione provocata dalla morte di Pauline, sua moglie, e della Renaissance, cio lincontro con la signora Dumesnil. Cos le vicende personali, intime, dello storico, caricano la nostra parola di un significato storico particolare. Ancora L. Fevbre: Rinascimento: un rinnovamento totale della vita. Un benessere. Una speranza. Facce di uomini che non contemplano pi le brutture, il declino, la crudele agonia del Medioevo, ma si rivolgono raggianti verso lavvenire(..)

Dunque la nostra parola cresciuta acquistando senso: la negazione del Medioevo, la rottura con la tradizione. Ma deve ancora compiere un ulteriore passo: si deve italianizzare diventando un mito. Cinque anni dopo la pubblicazione di Renaissance da parte di Michelet, nel 1860, Burckhardt pubblica La civilt del Rinascimento in Italia decretando la nascita del mito. Burckhardt analizza tutti i fenomeni connessi con questo periodo italiano che definiscono il suo Rinascimento: le lettere con lavvento del umanesimo, la politica con la nascita delle corti signorili, le arti, larchitettura, i costumi, gli usi sociali, ecc, ecc. Se volessimo trovare una sintesi del lavoro di Burckhardt non potremo che rivolgerci al suo grande amico F. Nietzsche, Lui potr dire nel 1878: Il Rinascimento italiano racchiuse in s tutte le forze positive a cui si deve la cultura moderna: ossia liberazione del pensiero, disprezzo dellautorit, vittoria dellistruzione contro lalterigia della schiatta, entusiasmo per la scienza e per il passato scientifico degli uomini, affrancamento dellindividuo, amore ardente per la veracit e ostilit verso lapparenza e il mero effetto (una ardore che divamp in tutta una folla di caratteri artistici, i quali nelle loro opere pretesero da s con somma purezza morale perfezione e nientaltro che perfezione); s il Rinascimento ebbe in s quelle forze positive che finora, nella nostra cultura moderna, non sono ancora ridiventate cos potenti. Esso fu let aurea di questo millennio, nonostante tutte le sue pecche e i suoi vizi. Dunque la nostra parola ha compiuto il suo ciclo, dalla sua timida nascita fino a diventare un mito moderno. Vediamo allora cosa sia un mito. A questo punto rivolgiamo la nostra domanda al esperto sul campo, R. Barthes: Che cos' un mito oggi? Dar subito una risposta molto semplice, che si accorda perfettamente con l'ettimologia: un mito una parola. Se le cose stanno cos, la nostra parola diventando un mito tornata ad essere una parola. Dopo tutto questo viaggio siamo tornati al punto di partenza! Come, non siete voi, signor Ernani! Aiuto, al fuoco! Ci si ripropone Donna Josefa! Cerchiamo di approfondire cosa vuole dire Barthes: Il mito priva di ogni storia l'oggetto del suo discorso. In esso, la storia evapora: come una domestica ideale: prepara, porta, dispone, il padrone arriva e lei scompare silenziosamente: no resta che rallegrarsi senza domandarsi da dove ci viene il bell'oggetto. Dunque la chiave di lettura lanalisi storico, far parlare di se alla storia utilizzando il metodo scientifico. Peter Burke, uno dei maggiori storici contemporanei ci aiuter nellimpresa. Nel suo Cultura e societ nellItalia del Rinascimento, 1972, ci segnala: Se noi, che viviamo alle soglie del 2000, vogliamo ancora riuscire a comprendere la cultura in cui si svilupp quel movimento, dobbiamo anche essere in grado di controllare linevitabile tentazione di identificarci troppo facilmente con essa. (..), dovremmo quanto meno considerare la cultura del Rinascimento come una cultura ormai semialiena; come una realt, cio, che non soltanto molto distante da noi, ma che col passare degli anni continua ad allontanarsi in modo inarrestabile. Questo metodo ci porta a prendere le distanze, ad accostarci con un certo distacco nel considerare i fenomeni che compongono il Rinascimento. Di pi. Se consideriamo anche uno storico di fama mondiale come Le Goff, il Rinascimento italiano non sarebbe altro che uno dei tanti, seppur vistoso, fenomeni allinterno di un lunghissimo medioevo. Per lui tutte le attribuzioni date al Rinascimento si possono benissimo dare al Medioevo, anzi sarebbero del Medioevo. Dovremmo essere distaccati, per esempio, davanti alle Madonne di Raffaello o dagli angeli di Giotto? Dovremmo mantenere le distanze da Michelangelo, dalle sue inquietudini di fede, dai suoi messaggi erettici? Oppure da Galileo, che con le sue ricerche scientifiche sconvolse il cuore della Chiesa? In un periodo cos ridimensionato dove contemporaneamente i Cristi cominciano a pendere sulle croci, e gli orologi ad apparire sulle torri cittadine. Dove gli edifici perdono la verticale a favore dellorizzontale, e le arti figurative guadagnano profondit. Dove le citt cominciano ad essere ideali. Oppure dovremo rinunciare ad accostarci agli eventi cedendo al mito, rischiando di non afferrare la storia che in questo modo evapora? Nessuno dei due. Ci sarebbe una terza via. Ma questa unaltra storia. Prima di congedarci salutiamo Donna Josefa che simpaticamente ci ha accompagnati in questo nostro breve viaggio.

Potrebbero piacerti anche