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5-06-2006 12:47

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA sezione: DOSSIER - data: 2006-06-04 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE

Viaggio nella Napoli cancellata dal tempo


I luoghi che non esistono pi. Come i Granili, che furono narrati dalla Ortese
DI FRANCO MARINIELLO Con questa mappa della Napoli rimossa e dimenticata tentiamo una nuova cartografia dei luoghi emblematici dell'oblio, dell'incertezza, dell'estraneit. Luoghi e architetture come paesaggi di transito del tempo, concrezioni di passato e di adesso, quasi epifane di deja vu , scovati nelle pieghe della omologazione urbana, illusa di velocit e di efficienze virtuali. La mappa ( redatta con Riccardo Rosi, ed evidentemente non esaustiva) intende segnalarne il significato storico ( ed estetico) di materiale visuale reale o immaginario, diremmo anamnstico, per consegnarlo a una attiva immaginazione urbana contemporanea non nostalgica, capace tuttavia di restituire a questi luoghi il senso di una loro ancora attuale necessit nel ciclo di riproduzione della citt. Descriviamo qui ad esempio tra gli altri i Granili al Ponte della Maddalena, opera di Ferdinando Fuga, una architettura mondo straordinaria non soltanto per la sua mole ormai sottratta alla scena urbana e alla nostra esperienza sensibile. Per il colosso dei Granili, non da vedute e disegni e mappe urbane, ma dal racconto inchiesta di Annamaria Ortese ( ne Il mare non bagna Napoli , 1953) oggi possiamo sapere della vastit inusitata delle sue finestre, della luce eccessiva che doveva inondarlo prima che una pietosa penombra ne avvolgesse l'inquietante formicolo di esistenze e miserie che quegli spazi dovettero da ultimo accogliere, per ricovero e protezione di inestinguibili volont di vita. Non sono tante le architetture la cui vita abbia potuto condividere tanto strettamente come le eccezionali opere napoletane di Ferdinando Fuga, architetto romano di grandi infrastrutture grandezze e miserie dell'esistenza di una citt. Questa condizione ( che accomuna tutte e tre le sue grandi macchine architettoniche), di poter accogliere tutto il bene e tutto il male, di non negarsi mai ad alcuna necessit, domanda o bisogno, posti dalla storia o da un destino urbano, ha molto a che fare con i caratteri di una tragica mater mediterranea. A quasi cinquant'anni dallo sguardo spietato dell'opera inchiesta della Ortese sulla citt involontaria ( cos si intitola il testo documento che riporta la vita degli sfollati di guerra nei Granili), saranno i labirinti inquietanti dell'Albergo dei Poveri lo scenario ossessivo di un'altra immaginazione letteraria su Napoli ( Tahar Ben Jellun, L'Abergo dei Poveri , 1998). E ancora recentemente, il minimalismo disincantato di Daniele Del Giudice si lasciava affascinare dalla lucida iper realt di un luogo, incredibile e inquietante come un sogno dimenticato, quale il Cimitero delle 366 fosse sulla collina di Poggioreale, altro punto notevole di questa mappa ( Daniele Del Giudice, il racconto Fuga , in Mania , Einaudi, 1997). Le architetture porose di Fuga ( segnatamente il Cimitero e i Granili) sembrano interpretare un carattere originario e costitutivo della citt di Napoli. La natura vulcanica del suolo, la variet tormentata della sua geomorfologia mostrano una irriducibile ambivalenza tra ordine solare ( apollineo) in superficie e disordine oscuro e misterioso ( dionisiaco) nel sottosuolo, dove la formazione geologica ha prodotto caverne, antri, vuoti di aria e di fuoco aperti nel corpo tellurico. Lungo i millenni, persino l'identit figurale e visuale della citt si materialmente alimentata di questa doppiezza metamorfica, che l'ha sempre resa resistente e imprendibile alla regola prevedibile di qualsiasi Piano razionale, e che ripropone costantemente l'im plosione dentro se stessa, nel suo corpo oscuro di spugna, dell'imprevedibilit delle sue epifane pi luminose e armoniose ( le vedute ) nel soprasuolo. I Granili si pongono, cos, come architettura spongiforme o, meglio, porosa : pneuma struttura architettonica, polmone di pietra, infrastruttura formalmente compiuta, attrezzatura per il respiro territoriale della citt, nodo vivo e necessario della geografia economica del Mezzogiorno nel Settecento, per il rapporto di scambio ( ancorch egemonico) tra la Capitale e i suoi mercati di riferimento. Ultima, dopo le precedenti due grandi architetture sociali del Fuga aNapoli ( l'Albergo dei Poveri e il Cimitero delle 366 fosse), la imponente infrastruttura dei Granili trova il proprio movente ideativo e costruttivo nelle precisa necessit funzionale di immagazzinare il grano destinato o proveniente dai traffici mercantili via mare. La costruzione, destinata ad ospitare anche l'arsenale e le corderie, inizia nel 1779, sotto Ferdinando IV, sul tratto orientale della linea di costa della citt, alla Marina delle tre torri, di fronte alla Piazza della Maddalena ( i toponimi sono cos riportati in una mappa del 1775 ; le tre torri erano i resti di mulini abbandonati), alla confluenza di tre importanti tracciati stradali e sul limite estremo tra la terraferma e l'acqua.
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La cellularit modulare del Cimitero, eminentemente ipogea, era rappresentata nel piano orizzontale del pavimento della corte dal reticolo numerato delle pietre di chiusura delle fosse a rotazione, mentre nei Granili ci demandato ai prospetti traforati da una teoria di puri vuoti strutturali. Le finestre sono infatti concepite in primo luogo come superfici di ventilazione delle derrate e come opportunit di sottrarre zavorra, per assenza di linee di forza nella muratura. Nella pianta del Rizzi Zannoni ( 1790) il corpo dei Granili ( indicato come quartiere dei Granili ) appare per la prima volta insieme alle altre due grandi figure architettoniche precedenti, mostrando una sorta di triangolazione fisica e concettuale che contiene e restituisce il potenziale valore strutturante ultra urbano di queste tre straordinarie architetture civili: esse infatti appartengono certamente alla citt, ma sono anche le protesi territoriali di essa, ed hanno misura e disposizione conforme ad una loro natura che l'idea di citt, da sola, non riesce pi a contenere; esse sono, cio, architetture che hanno un piede nella topografia e l'altro nella geografia. Mentre del Cimitero non vi traccia fino ad oggi dei disegni originali ( ma per fortuna esso ancora al suo posto) dei Granili ( che subirono anche una trasformazione prima della loro demolizione) si tentatata una ricomposizione dei prospetti ( P. Giordano, Ferdinando Fuga a Napoli , Lecce 1987). L'edificio dei Granili ha la nuda potenza di un segmento di murazione con tre porte sul fronte lungo a mare e due aperture terminali sui lati corti: esso dunque un'architettura passante rispetto ai percorsi di terraferma, mentre architettura di limite e di frontiera rispetto al mare, verso il quale apre solo tre accessi. La freddezza economica del programma funzionale viene assunta dall'architetto sino alle conseguenze estreme di una radicale espunzione dall'edificio della pur minima connotazione stilistica/ decorativa epidermica. I Granili hanno la forza dimostrativa di un costruttivismo ante litteram , ma senza l'indulgenza estetizzante di quel linguaggio per certe esibizioni del montaggio macchinistico: in questa architettura la procedura compositiva si fonda totalmente sull'iterazione lineare monotna ( come in certe composizioni musicali di un Philip Glass, o nei canoni pi severi e spogli di un Bach ) tendenzialmente illimitata, scandita da due serie ritmiche: una continua, fatta da una serie minuta di intervalli corti , l'altra sovrapposta ed emergente da questo fondo, definita in tre battute a intervalli lunghi , che segnalano la presenza delle campate di accesso. I Granili furono demoliti dopo la seconda guerra mondiale. I Granili in una stampa d'epoca: furono demoliti dopo la Seconda Guerra mondiale

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