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De Amicis, il cineclub scomodo ma bello

Valentina Rosselli, la giovane fotografa milanese nata dalla fantasia di Guido Crepax, ne ara unassidua frequentatrice. E, appena diciottenne, seguendo limmaginaria biografia del suo creatore, avrebbe potuto essere fra gli spettatori della serata inaugurale del Cinema De Amicis che cos veniva annunciata sulle pagine degli spettacoli cittadini sabato 18 marzo 1960: Domani sar aperto laccogliente ed elegante Cinema De Amicis. Due ingressi. Films in proseguimento dalla prima visione. I migliori arredamenti e i migliori impianti. Aria condizionata. Per linaugurazione era in programma Il posto delle fragole, uno dei capolavori di Ingmar Bergman. Valentina, abitava a due passi, in via De Amicis 45, e lingresso della sala era al numero 34, ma vi si poteva accedere anche dal retro, da via Caminadella 15, dove ancora resistono le insegne di una sala chiusa ormai da 12 anni. La lampada ad arco del proiettore del De Amicis si accese, infatti, per lultima volta alle 22.00 di domenica 16 dicembre 2001. In programma lultima pellicola della rassegna dedicata a Peter Brook, Tell Me Lies (Dimmi bugie) girata nel 1968 come testimonianza contro la guerra in Vietnam, originariamente destinata a Cannes prima che il Maggio facesse sospendere il Festival. Molti di quanti quella sera erano scesi nella sala sotterranea per accomodarsi ancora una volta sulle sue 550 scomode poltroncine dopo aver pagate 8mila lire (erano gli ulti giorni pre-euro) pi lindispensabile tessera da cineclub, non sapevano che sarebbero stati testimoni de suo ultimo spettacolo. Il giorno dopo, sui quotidiani, il De Amicis era segnalato di riposo e cos fino a venerd quando si pot leggere il, definitivo, chiuso. Lagonia del De Amicis era cominciata pochi mesi prima, quando il Comune pretese di rinegoziare la convenzione siglata sin dall88 con il proprietario privato imponendogli alcune opere di ristrutturazione. Daltronde, lallora assessore alla Cultura Salvatore Carrubba, non senza ragione, la definiva una sala infelice dal punto di vista tecnologico, del comfort e dell'accesso dei disabili. La convenzione valeva 107 milioni lanno e il Comune, oltre ai lavori, chiedeva un piccolo sconto. Le posizioni si irrigidirono e Carrubba si vide costretto a cercare una soluzione alternativa: Abbiamo trovato un'altra sala, pi adeguata e centrale. Ma non sar pronta prima di sei o sette mesi. Parlava del Cinema Gnomo dove per altri nove anni, a partire dal 2002, il Comune avrebbe organizzato retrospettive, panoramiche e rassegne. Laffitto della sala da 250 posti di via Lanzone, dopo un profondo restauro, era arrivato a 350mila euro allanno, ma labbazia di SantAmbrogio voleva tornarne in possesso, costringendo cos il Comune a un nuovo trasloco, questa volta in via Terraggio dove si stava ultimando il restauro del Nuovo Orchidea, storico dssai milanese ora tornato agli antichi splendori. E a una tradizione di impegno dellUfficio Cinema del Comune che proprio al De Amicis pot consolidarsi. Dopo la chiusura

dellObraz e della Cineteca di Via San Marco, la sala di via Caminadella rappresentava, infatti, lunico luogo in cui si proiettavano pellicole che avevano fatto la storia del cinema accanto a film italiani e stranieri spesso esclusi o boicottati dal mercato. In quegli anni, il De Amicis si era conquistati pi di 12mila abbonati e poteva vantare una media annua di 40mila spettatori. Che quando se ne decret la chiusura furono pronti a mobilitarsi sottoscrivendo un documento nel quale si chiedeva di agire in modo che l'Ufficio Cinema del Comune abbia comunque a disposizione una sala permanente dove continuare la sua benemerita attivit. Tra i firmatari dell'appello, lanciato dal critico Morando Morandini, cerano Natalia Aspesi, Rosellina Archinto, Paolo Mereghetti, Maurizio Nichetti, Ottavia Piccolo, Silvio Soldini, Michele Sordillo, Salvatore Veca, fondazioni e centri culturali E il padre di Valentina, Guido Crepax che nella casa di via De Amicis dove aveva fatto vivere la sua eroina, ci abitava davvero. E che avr certo visto lultima messa in scena a difesa di quella sala quando, lanciato lo slogan Il De Amicis chiuso e noi il cinema lo facciamo allaperto un folto gruppo di ex soci del cineclub la sera del 26 marzo 2002 sul muro di un palazzo di via Caminadella organizzarono la proiezione di Absent Marco Bechis, un "corto/blob" del 1984 realizzato dal Comitato De Amicis e altri cortometraggi di giovani filmaker milanesi inframmezzati da musica, performance teatrali e interventi. Sono questi gli ultimi fotogrammi proiettati in via Caminadella dove restano intatte e melanconiche le insegne. Nessuno ha pensato di cancellarla. Neanche quando i proprietari accarezzavano lidea (era il settembre del 2003) di trasformarlo in un Buddha Bar: promessa mai mantenuta. I vecchi proprietari si ritirano e nel 2008 la sala viene ceduta a nuovi imprenditori che, nel 2010, ottengono i permessi per dare il via alla ristrutturazione. Che resta solo annunciata dai cartelli che spuntano dalle serrande sempre abbassate. Quale sar il futuro dellex Cinema De Amicis se lo chiedono anche in Comune , forti anche del nuovo regolamento che impone ai proprietari di garantirne la manutenzione e definirne la destinazione. O, almeno, per far togliere definitivamente quellormai incongrua insegna Comune di Milano, Settore Cultura e Spettacolo. Perch quello un altro film. (la Repubblica Milano, 17 agosto 2013)

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