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TRIENNIO Rudolf Stingel


http://atpdiary.com/event/rudolf-stingel-a-palazzo-grassi/

Stingel, nato nel 1956 a Merano, dai primi anni '80 newyorkese di adozione. Un ricordo delle sue origini altoatesine sono i fogli di polistirolo sui quali lascia delle impronte camminandoci sopra con degli scarponi, con un effetto simile a tracce nella neve. 1. Untiled 2000, polistirolo 244 x 488 x 10 cm Il suo lavoro fino al 2000 si caratterizza per un meditato uso di materiali industriali presenti negli edifici ma solitamente invisibili, come appunto il polistirolo e fogli di materiale isolante come il cellotex, esposti cos come vengono dal negozio, oppure offerti al pubblico, come accadde alla Biennale di Venezia nel 2003, perch intervenga liberamente a modificarli. Un'altra linea di operazioni consiste nel cambiare il colore e l'atmosfera di un'architettura data (interno di galleria o di museo, una stazione ferroviaria), pavimentandola con moquette. Per esempio, nella sua mostra d'esordio del 1991 alla galleria Daniel Newburg di New York, Stingel present una moquette di un arancio brillante nello spazio altrimenti vuoto.

La scelta iniziale di Stingel in favore di una rinuncia all'opera in favore di una sua descrizione concettuale " in assenza", si manifesta in interventi come "Instructions"(1989), in cui, adottando lo stile descrittivo dei libretti d'istruzioni, spiega al pubblico come realizzare un dipinto:

*2. Untitled (Instructions), 1989, serigrafia su plexiglas, 108 x 155 cm

Nel 2007, il profilo del lavoro di Stingel stato messo in luce da due restrospettive al Museum of Contemporary Art in Chicago e al Whitney Museum of American Art di New York, con opere che abbracciavano gli ultimi 20 anni di carriera.

Negli ultimi anni nel suo lavoro affiorata una formula figurativa. Alpino (1976) un autoritratto intensamente iconico, desunto da una fototessera dellartista ai tempi del servizio militare. L'opera era al centro del primo allestimento del "cubo", l'ambiente centrale di Punta della Dogana a Venezia, riallestita dall'architetto giapponese Tadao Ando per ospitare la collezione Franois Pinault.

*3. Alpino 1976 2006, olio su tela 335 x 326 cm Collezione Franois Pinault

Dal 7 aprile al 31 dicembre 2013 Palazzo Grassi Franois Pinault Foundation presenta una esposizione personale di Rudolf Stingel. Curata dallartista stesso, con il coordinamento di Elena Geuna, la mostra si svilupper su tutta la superficie espositiva del palazzo, coinvolgendo atrio, primo e secondo piano. Sar la prima volta che lintero spazio del museo viene dedicato a un unico artista. Il progetto si iscrive nel programma di monografie di grandi artisti contemporanei, inaugurato nellaprile 2012 con Urs Fischer (Madame Fisscher), e presentato in alternanza e complementariet alle esposizioni tematiche della collezione Franois Pinault Foundation. La mostra Rudolf Stingel rimarr aperta a Palazzo Grassi fino al 31 dicembre 2013, nel corso di tutta la 55a Biennale di arte contemporanea, in occasione della quale sar inaugurata, a partire dal 30 maggio 2013, una nuova esposizione anche a Punta della Dogana.

IMMAGINE: SelfPortrait Rudolf Stingel Untitled (After Sam), 2006 Oil on canvas 132 x 180 In / 335.3 x 457.2 cm Photo: Tom Powel Imaging Courtesy of the artist

Bibliografia F. BONAMI (a cura di), Rudolf Stingel/at the Museum of Contemporary Art, Chicago, and the Whitney Museum of American Art, New York, Hatje Kantz , 2007 http://www.giornalesentire.it/2012/ottobre/2691/rudolf-stingel-palazzo-grassi-pinaultfoundation.html http://artintelligence.net/review/?p=273 .TRIENNIO Primo Bizjak / Do-Ho Suh

Docente: Gloria Vallese Accademia di Belle Arti in Venezia STORIA DELLARTE CONTEMPORANEA/Triennio

a) Primo Bizjak

E la curiosit per il movimento, e per gli scenari nuovi, a spingere Primoz Bizjac (nato a Nato a Sempeter pri Nova Gorica, Slovenia, il 4 gennaio 1976) sulla strada del suo primo titolo di studio, una laurea in ingegneria dei trasporti nella nativa Lubljana; cui segue per un passaggio a Venezia, e il diploma in Pittura allAccademia di Belle Arti. A far emergere la sua vocazione un compito che gli viene assegnato da studente; un compito semplice in apparenza, in realt quasi impossibile: fotografare Venezia. E una sfida: ma le riprese che Primoz effettua di notte, a lunga esposizione, nelle vicinanze dei canali messi in secca per la pulitura, riescono a rivelare una citt inedita, sorprendente. Facciate di palazzi che continuano in basso nelle fondamenta divenute visibili, erose dalle alghe, in cui si aprono varchi impressionanti. Nella sospesa immobilit notturna, cortine di plastica arancione, impalcature, mucchi di attrezzi e materiali rivelano uno dei volti segreti della citt: quello di eterno cantiere. Case e palazzi che attraversano i secoli in apparenza sempre uguali, in realt in continuo rifacimento contro gli

elementi ostili dellacqua e della salsedine. Lelemento pi caratteristico della fotografia di Primoz gi presente: un approccio che riesce a essere documentario, oggettivo, e nello stesso tempo caldo, impregnato di emozionalit e di affetto. *1. Rio di San Marcuola n. 2 2005 - stampa lightjet su d-bond cm. 91 x 72 2. Rio di San Marcuola n. 4, 2005 Stampa lightjet su d-bond cm. 91 x 72

Segue subito una serie ormai famosa: Serajevo fotografata di notte, coi segni della guerra. Le riprese notturne a lunga esposizione conferiscono un bagliore di apocalisse alla citt illuminata, vista dal lalto dell Hotel Bristol, oltre il tetto crollato in primo piano e linsegna vista da tergo, crivellata da fori di proiettili.

*3. Sarajevo - Hotel Bristol, 2004 Stampa lightjet su d-bond - cm. 125 x 157 http://www.andrea-arte.com/springjuice/springjuice.pdf

Nel sobborgo di Igrise, un cimitero islamico con la sua foresta di piccoli cippi nato poco a poco sugli spalti di quello che era un tempo un campo da football; cielo nero e una distesa di grattacieli punteggiati di minuscole luci, la citt vivente nella sua fosforescenza notturna, fanno ancora una volta da sfondo. Ancora del 2004 la straordinaria serie delle Karavle, le case di frontiera: una serie di costruzioni tutte uguali che punteggiavano un tempo il confine Italo-sloveno, alloggio dei militari che pattugliavano il confine. Quelle case sono oggi in abbandono: trasformate in abitazioni private, in locali (fra cui una pizzeria), o in completa rovina. Primoz ha realizzato una serie di 72 foto con le case di frontiera nel loro aspetto attuale, riprese tutte dalla stessa inquadratura rigidamente frontale. Un lavoro rigoroso ma nello stesso tempo emozionale, intensamente narrativo. Le 72 foto (che hanno richiesto oltre un anno di lavoro), andrebbero idealmente esposte tutte insieme, spiega Primoz, allineate lungo una parete, e accompagnate da una carta geografica distesa a terra, con evidenziati i punti rossi lungo quel confine un tempo cos severamente controllato.

Allultimo anno di Accademia, grazie a una borsa Erasmus, trascorre un periodo presso lUniversit Complutense di Madrid. La Spagna lo affascina con la sua effervescenza, Madrid diviene da allora la sua citt di elezione. L trova amore e amici, le sue grandi storie di vita che durano tuttora; e a Madrid, dove attualmente trascorre lunghi periodi, sono dedicate le sue serie fotografiche pi recenti. *4. Carcel de Carabanchel n 4 Madrid 2008 Lambda prints Edition of 5 + A.P. 2x (cm 102 x 80,5)

In seguito, Primoz ha realizzato serie fotografiche sull'archeologia industriale di Marghera, e sulle antiche fortificazioni nelle piccole isole oggi in gran parte abbandonate della laguna di Venezia.

Bibliografia: http://www.andrea-arte.com/springjuice/springjuice.pdf http://www.lipanjepuntin.com/desc.php?id_autore=86

b) Do-Ho Suh

Do-Ho Suh nasce a Seoul, in Corea, nel 1962. Dopo aver studiato pittura alla Seoul National University ed aver prestato servizio nell'esercito sudcoreano, si trasferisce negli Stati Uniti dove continua gli studi alla Rhode Island School of Design e alla Yale University. Ha rappresentato la Corea alla Biennale di Venezia del 2001. Attualmente vive a New York. Una retrospettiva del suo lavoro stata presentata al Seattle Art Museum e al Seattle Asian art Museum nel 2002. Importanti rassegne sullartista si sono tenute al Whitney Museum of American Art (2001), alla Serpentine Gallery di Londra (2002). Particolarmente importante per la carriere dellartista il passaggio alla Biennale di Venezia, nel 2001, dove era presente sia come artista del padiglione coreano che nella rassegna internazionale al Padiglione Italia dei Giardini.

In quelloccasione lartista ha presentato un gruppo di opere che hanno contribuito a definire le caratteristiche del suo stile, molto originale:

*1. Do Ho Suh, Some/One, 1998. Piastrine militari in acciaio inossidabile, fogli di rame nichelato, vetroresina, struttura in acciaio inossidabile. Dimensioni variabili.

*2. Floor, 1997-2000. Figurine in PVC, lastre di vetro, resina in poliuretano, dimensioni variabili (moduli di 100 x 100 x 8 cm)

*3. Who am we? (Multi), 2000 Carta da parati: stampa offset a 4 colori, fogli ciascuno 61 x 91,4 cm. Dimensioni variabili.

Tutte queste opere, molto originali, simperniano sul senso del rapporto fra il singolo individuo e lorganizzazione sociale che lo ingloba facendo di lui una microscopica pedina, togliendogli individualit e singolarit fino a livellarlo e a renderlo indistinguibile dal gruppo.

Nellimportante intervista pubblicata su art: 21 http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip2.html Do Ho Suh spiega la genesi di Some/One: nei suoi primi tempi a Rhode Island, ancora nuovo del luogo e con scarsa conoscenza dellinglese, gli accade di fare conoscenza con uno dei pochi coreani residenti in citt, che gestiva un negozio di surplus militare. E questo singolare personaggio a procurargli le piastrine militari e la macchina per stampare su di esse i nomi; da questo, accompagnato da ricordi della recente esperienza del servizio militare, lidea di Some/One, scintillante e sontuoso abito imperiale costruito per dal sacrificio di uninfinit di anonimi, rappresentati dalle piastrine militari che lo costituiscono e dilagano al suolo suggerendo una continuit senza fine.

Unaltra caratteristica meditazione dellartista riguarda il tema della casa: mentre si trovava nel letto della sua camera da studente negli Stati Uniti, assordato dai rumori inconsueti della strada e dalle voci non familiari, lartista si ritrovato a pensare alla sua casa in Corea, e ha concepito queste strutture evanescenti, sospese al soffitto, soffici eppure complete di tutti i dettagli. Ancora su art:21, unaltra intervista chiarisce questo secondo versante delle meditazioni dellartista: http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip1.html

*4. Seoul Home/L.A. Home/New York Home/Baltimore Home/London Home/Seattle Home,1999 Seta, 3,78 x 6,96 x 6,96 m Los Angeles, Museum of Contemporary Art Nel 2010, l'artista ha partecipato alla Biennale Architettura di Venezia, con l'installazione Blueprint:

*5. Do-Ho Suh + Suh Architects, Blueprint , installazione, 2010

http://www.justanotherflog.com/2010/10/blueprint-venice-architecture-biennale-2010/

Oltre ai siti gi citati nel testo, vedere www.lehmannmaupin.com http://www.duetart.com/dentro/artists/artists%20ita/Suh%20ita.html http://www.designboom.com/weblog/cat/9/view/11217/venice-architecture-biennale-2010-previewsuh-architects-do-ho-suh.html

2.TRIENNIO Pipilotti Rist


Docente: Gloria Vallese

Accademia di Belle Arti in Venezia STORIA DELLARTE CONTEMPORANEA

Pipilotti Rist Parasimpatico, installazione. Milano, Fondazione Nicola Trussardi, Cinema Manzoni, 2011

Foto: Roberto Marossi Courtesy: Hauser & Wirth

Nata nel 1962, considerata, insieme a Bill Viola, una fra le maggiori esponenti della videoarte contemporanea; ma tanto il mondo di Bill Viola serio, museale, legato specialmente nelle opere pi recenti alla tradizione artistica classica, tanto Pipilotti ironica, scanzonata, orientata a un approccio trasgressivo e divertente. Queste qualit sono bene evidenziate da questo video, realizzato in occasione della mostra Pipilotti Rist-54, Utrecht, Centraal Museum, 2001: *1. Pipilotti Rist, Lullaby, 2001. Video http://www.youtube.com/watch?v=lQZcIbPh8mE Nata a Grabs nella vallata svilzzera del Reno, Pipilotti ha studiato pubblicit, illustrazione e fotografia allIstituto di Arti Applicate di Vienna dal 1982 al 1986, e comunicazioni audiovisuali alla Scuola di Design (Schule fr Gestaltung) di Basilea nei due anni successivi. Dal 1986 ha lavorato come operatore di computer grafica per diverse aziende e studi. Dal 1988 al 1994 ha tenuto concerti, performances e realizzato CD con il gruppo rock Les Reines Prochaines. E stata Visiting Professor allUCLA di Los Angeles nel 2002-2003, e attualmente vive tra la Sizzera e New York. *2. Im not the girl who misses much, 1986 , 7:45 min. 3. Sexy Sad I , 1987, 4:36 min. 4. Sip My Ocean, 1996, 8 min. *5. Ever Is Over All, 1997 http://video.google.com/videoplay?docid=4559201253275818259 *6. Aujour dhui, 1999 http://www.tudou.com/programs/view/7tA_ASD5x5M/

Mentre i video di Bill Viola richiedono di essere visti dal principio alla fine, da uno spettatore attento possibilmente seduto su un divanetto di fronte allopera come in una sala da museo, i video di Pipilotti Rist sono da guardare come una sorta di tappeto visivo e sonoro, e vengono spesso installati dallartista su uno sfondo casuale di interni gi arredati (Utrecht, Centraalmuseum, 2001). La componente musicale rilevante; come gi ricordato, lartista ha fatto parte dal 1988 al 1994 di un gruppo rock (Le Reines Prochaines), e collabora stabilmente con il musicista Anders Guggisberg. Dal mondo del rock derivano molte componenti iniziali del lavoro di Rist, come viene messo in evidenza nel saggio critico incluso nella Storia della videoarte di Federica Tammarazio: http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/redir.php?articleid=1658:

Il sito web di Pipilotti Rist un gioco, unopera darte pi che uno strumento pratico o di conoscenza, in cui lartista scherza con le abitudini degli utenti della rete collocando le informazioni in punti inaspettati:

http://www.pipilottirist.net/begin/open.html (Contiene link al video Selbstlos im Lavabad, 1994) Molto rilevante il passaggio di Pipolotti Rist il passaggio alla Biennale di Venezia nel 2005, con una video installazione presentata alla Chiesa di San Stae che viene peraltro anticipatamente chiusa a causa delle proteste dei fedeli per la presenza di nudi femminili: *7. Pipilotti Rist, Homo Sapiens Sapiens, 2005. Videoinstallazione http://ead.nb.admin.ch/web/biennale/bi05/i/i_rist.htm Dal 1990 la chiesa tardobarocca di San Stae sul Canal Grande lo spazio dove viene presentato il secondo contributo ufficiale della Svizzera alla Biennale di Venezia. Il video di Pipilotti Rist mostra scene poco bucoliche ma molto felici del paradiso terrestre prima del peccato originale ed proiettato su tutta la volta della navata centrale della chiesa fra le figure di santi, martiri e putti che la 'abitano' silenziosamente. L'artista ha girato gran parte delle sequenze a Minas Gerais in Brasile, quindi lo scenario tropicale fa da sfondo a immagini oniriche e surreali con forme generose di corpi umani circondati da una natura rigogliosa. Per assistere alla proiezione i visitatori possono adagiarsi sul morbido fogliame di un ramo sovradimensionato: sorta di letti che permettono di guardare in alto da una posizione rilassata. Il tutto accompagnato da un sonoro originale (anche questo elaborato dall'artista in collaborazione con amici musicisti) diffuso da fonti invisibili. Il paradiso di Pipilotti Rist, a differenza di quanto scritto nella Bibbia, abitato da Pepperminta e da sua sorella Amber che danzano e giocano senza sentire apparentemente la mancanza di Adamo. Forse proprio la sua assenza ad allontanare la minaccia dei sensi di colpa. Emersa sulla scena artistica alla met degli anni '80, con le sue opere l'artista traccia un progetto di vita allegro, coraggioso e disinvolto, caratterizzato da un'ingenuit utopica quasi giovanilistica. Pipilotti Rist, che si considera femminista, offre sempre un posto centrale ai ruoli femminili; fisicit, effimero ed erotismo sono i temi portanti dei suoi lavori. Alessandra Borgogelli, 2005 (http://www.undo.net/bounce_effect_07/66.htm)

Opere recenti: Pipilotti Rist ha presentato al MoMa di New York la mostra Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), in cui lartista stata chiamata a reinventare il grande spazio (7354 metri cubi, come indica il titolo) del Donald B. and Catherine C. Marron Atrium al secondo piano del museo, algido spazio progettato dal giapponese YoshioTaniguchi: *8. Pipilotti Rist: Pout Your Body Out (7354 Cibic Meters) New York, MoMA, the Donald B. and Catherine C. Marron Atrium, 19 Nov 2008- 2 Feb 2009 http://www.flashartonline.it/interno.php?pagina=newyork_det&id_art=228&det=ok&titolo=Pipilotti-Rist-%E2%80%93-PourYour-Body-Out%E2%80%9Dhttp://www.youtube.com/watch?v=lL3NJdxfrAA

http://www.youtube.com/watch?v=89vgdELbVyQ&NR=1 http://www.wikio.com/video/734154

cui ha fatto seguito unaltra personale a Rotterdam, con tre nuove installazioni e alcuni vecchi lavori (fra cui Homo Sapiens Sapiens, l'opera censurata alla Biennale di Venezia nel 2005).

9. Elixir: The Video Organism of Pipilotti Rist Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen 7 Mar- 8 Mag 2009 http://www.rotterdam.info/uk/TRD/evenementen/tentoonstellingen/136011.asp http://www.domusweb.it/upd_art/article.cfm?idtipo=3&id=194

Bibliografia Pipilotti Rist: Oltre ai link gi indicati nel testo, si veda: http://en.wikipedia.org/wiki/Pipilotti_Rist http://www.filmfestivalrotterdam.com/professionals/persons/pipilotti-rist/ http://www.hauserwirth.com/artists/25/pipilotti-rist/

1.TRIENNIO Bill Viola

Accademia di Belle Arti di Venezia STORIA DELLARTE CONTEMPORANEA Docente: Gloria Vallese

www.billviola.com http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Viola www.jamescohan.com Nato a New York nel 1951, si iscrive al College of Visual and Performing Arts della Syracuse University, e inizia a realizzare videoarte nei primi anni settanta. Lavora per affermati artisti come Bruce Nauman e Nam June Paik. Nel 1977, in Australia, incontra Kira Perov, che diverr la compagna della sua vita; nel 1979 cominciano a lavorare e viaggiare insieme. Nel 1980, Viola si reca in Giappone dove trascorre diciotto mesi per una borsa di studio di scambi culturali. Nel 1981

lavora per sei mesi nel centro ricerche della Sony, sperimentando le pi avanzate tecnologie del tempo. Bill Viola, He weeps for you, installazione audio-video, 1976 http://www.sfmoma.org/explore/multimedia/interactive_features/1

La mostra chiave della sua carriera Buried Secrets, con la quale Bill Viola rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1995. La rassegna include classici della videoinstallazione come The Veiling http://www.jamescohan.com/artists/bill-viola/selected-works/, Hall of Whispers, e soprattutto The Greeting. Lopera, ispirata a un dipinto del Cinquecento italiano, la Visitazione di Pontormo, segna una svolta importante nella carriera dellartista, caratterizzata da video estremamente rallentati, al punto da essere pi vicini al mondo della pittura che a quello del cinema, e ricchi di riferimenti museali. The Greeting, 1028 loop, 1995 http://www.sfmoma.org/explore/multimedia/interactive_features/1 3. The Crossing, 1996: http://www.youtube.com/watch?v=fHqhaH6m9pY Queste opere sono tecnicamente molto diverse da quelle degli esordi: implicano luso di attori, di effetti speciali, e vengono girate da una troupe cinematografica. Rimane costante, invece, la focalizzazione sulla figura umana e su situazioni forti, primordiali, ricche di contenuto emozionale. Nel 1997 gli viene dedicata una personale al Whitney Museum of American Art di New York. Nel 2000 inizia ad usare schermi al plasma e cristalli liquidi per le sue videoinstallazioni. Viola accentua i riferimenti iconografici presenti nelle sue opere, talora ricorrendo a vere e proprie citazioni dallarte del passato.

*4. Viola, The Quintet of Remembrance, 2000, video, 15 minuti loop, ed. di 3 New York, Metropolitan Museum 5. Dolorosa, 2000, dittico video su due schermi LCD, cm 40.6 x 62.2 x 14.6

http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/110673 http://images.google.com/imgres? imgurl=http://www.wga.hu/art/m/memling/2middle1/08sorrow.jpg&imgrefurl=http://christianart.bl ogspot.com/2006/04/vir-dolorum.html&usg=__ArHa0YLIKY10_w-6fgxcMF_Wvo=&h=1122&w=806&sz=140&hl=en&start=2&sig2=i2fV6aiJpNOwUSABqgS0OA&um=1&tb nid=cFv6t06Q0OQVmM:&tbnh=150&tbnw=108&ei=8DKsSZGHA9b__Qbe5qDtDw&prev=/imag es%3Fq%3DHans%2BMemling%2BMelbourne%26um%3D1%26hl%3Den%26client%3Dsafari %26rls%3Den%26sa%3DN

Nel 2002 completa il suo progetto pi ambizioso, Going Forth By Day, un ciclo di video ad alta definizione commissionato dal Guggenheim di New York e Berlino.

6. Going forth by day, videoinstallazione, 2002. Berlino, Museo Guggenheim. 7. Giotto, La nascita della Vergine, affresco Padova, Cappella degli Scrovegni

Nel 2003 il J. Paul Getty Museum di Los Angeles realizza una mostra personale, The Passions, una serie di lavori sulle emozioni umane, che ottiene critiche entusiastiche e una straordinaria affluenza di pubblico anche nelle successive tappe a Londra, Canberra e Madrid. Nel 2004, Viola realizza un video " a quattro mani" per una nuova produzione di Peter Sellars dell'opera Tristano e Isotta, presentata in prima mondiale all'Opra di Parigi nell'aprile del 2005. Nell'ottobre 2006 torna a Tokyo con una retrospettiva che prende il nome da un video del 1981, Hatsu-Yume, Primo Sogno. Nel 2007 presente alla Biennale di Venezia con Ocean Without a Shore. http://www.youtube.com/watch?v=6-V7in9LObI&feature=related Mostre recenti: http://www.electaweb.com/mostre/scheda/bill-viola-per-capodimonte/it http://www.artsblog.it/post/7845/martedi-27-settembre-2011-bill-viola-alla-galleria-dellaccademiadi-firenze http://www.iovo.it/2012/02/amore-e-morte-video-installazioni-di-bill-viola/ Bibliografia

C.Townsend (a cura di), L' arte di Bill Viola, Milano, Bruno Mondadori, 2005 K. Perov, Bill Viola. Visioni interiori, Firenze, Giunti (Catalogo della mostra a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2008-9) Ellen Wolff, Digital Cathedral, 1 Feb 2002 http://www.creativeplanetnetwork.com/dcp/news/digital-cathedral/43233 http://www.amazon.com/dp/0262720256/ref=rdr_ext_tmb

a) Patricia Piccinini

www.patriciapiccinini.net

Nata nel 1965 in Sierra Leone da famiglia di origine italiana, vive dal 1972 a Melbourne. Al padiglione australiano alla 50.a Biennale di Venezia, 2003, ha presentato la mostra We are family, immaginario ambiente domestico di un futuro prossimo dove cloni e mutanti coabitano con unumanit che li accetta, con nostra sorpresa, senza le angosce che contraddistinguono lattuale dibattito sullingegneria genetica e la bioetica. Nella messa in scena simbolica di We are family, questi mostri che spaventano e disgustano gli adulti sono invece accettati con curiosita e affetto dai bambini, con la loro caratteristica mancanza di preclusioni verso il nuovo. *1. Composizione con cellule staminali, 2002. Silicone, acrilico, capelli umani. *2. The young family, 2002. Silicone, acrilico, capelli, cuoio, legno.

Gran parte del lavoro della Piccinini si impernia sul rapporto dellumanita contemporanea col nuovo, un nuovo che spesso crea angoscia ed e invece visto dallartista con simpatia e ironia affettuosa, senza satira moralistica e senza catastrofismo. Alcuni lavori prendono in considerazione situazioni limite create dalla tecnologia e dalla scienza nella civilta presente, che non hanno alcun paragone possibile nel passato e con cui di conseguenza dobbiamo inventare di volta in volta il nostro modo di rapportarci.

Il sex-appeal dellinorganico e lo strano rapporto affettivo che lega luomo alle macchine caratterizzano ad esempio i progetti Truck babies (Cuccioli dei camion), Car nuggets (Pepite di automobili), e Sheen (Lucentezza). *3. Patricia Piccinini, Truck Babies (Cuccioli dei camion), 1999. Fibra di vetro, pittura da automobili, parti elettriche, 2 pezzi, ciascuno 120 x 184 x 88 cm. 4., 5. Patricia Piccinini, Big Sisters, Serie di video. *6. , 7. Patricia Piccinini, Car nuggets, fibra di vetro e pittura da automobili, ca cm 100 x 100. Siren Mole (Talpa sirena) e invece un animale inesistente, che grazie allanimazione digitale diventa una scultura tridimensionale, dotata di movimento. Vedendolo in un filmato girato in uno zoo, del tutto simile ai documentari di divulgazione scientifica della televisione, ci rendiamo conto di quanto siano labili i rapporti tra finzione realta nel nostro mondo mediatico. *8. Siren Mole: Excellocephala Parthenopa, 2000, scultura animatronics, ca. cm 100 x 100. Animatronics: http://video.google.it/videosearch?hl=it&q=animatronics&um=1&ie=UTF8&ei=AiGsScCiMY6c1QXl_MC1Ag&sa=X&oi=video_result_group&resnum=4&ct=title Piu che nelle singole opere, il senso delle sculture della Piccinini si manifesta nei progetti di cui esse fanno parte, complessi comprendenti fotografie, sculture, installazioni, e video, dove diviene meglio evidente il suo rapporto col mondo dei videogiochi, del cinema danimazione, dei centri commerciali e dei parchi tematici, e piu in generale con le iconografie create dal mondo della comunicazione di massa, dalla pubblicita ai cartoni animati al film alla divulgazione scientifica. Quasi senza eccezione, i lavori della Piccinini sono opere non autografe nel senso tradizionale del termine, poiche alla loro esecuzione hanno contribuito tecnici dei sistemi digitali, degli animatronics e degli effetti speciali, o artigiani specializzati di ambiti extraartistici (ad esempio, verniciatori di carrozzerie di auto e moto). 9. Nest (2006), edition 2/3. Fibreglass, automotive paint, cycle parts. 90x150x170cm Image 1 of 4 10. Thicker Than Water (2007), edition 2/6.

Fibreglass, automotive paint. 70x45x58cm 11. The Stags (2008), edition 1/3. Fibreglass, automotive paint, cycle parts. 224x167x196cm Image 2 of 3

b) Ernesto Neto

Ernesto Neto considerato uno dei maggiori esponenti dellarte contemporanea in Brasile. La sua ispirazione deriva in parte dal neo-concretismo, movimento sviluppatosi in Brasile alla fine degli anni 50, per opporsi alla rigidezza e allastrazione geometrica del razionalismo in nome di un nuovo senso dellorganicit e di un diverso coinvolgimento dellutente nellarchitettura. Le opere di Neto sono installazioni astratte, che spesso invadono lintero spazio espositivo, realizzate con materiali e forme che evocano il mondo organico. Molto importante il suo passaggio alla 49.a Biennale di venezia nel 2001, con opere sia al Padiglione Nazionale del Brasile che alla mostra internazionale alle Corderie. Qui Neto ha rivelato al pubblico internazionale loriginalit del suo lavoro di scultore: un foresta di grandi mammelle in lycra, soffici, semitrasparenti e pendenti dal soffitto, stirate verso il basso da polveri di spezie il cui profumo sensuale si diffondeva nello spazio espositivo, avvertibile gi in distanza, e che si accumulavano pian piano sul pavimento, cambiando ogni giorno laspetto dellopera.

*12. Ernest Neto, O Bicho!, 2001. Tessuto e spezie. Installazione presso le Corderie dellArsenale, nellambito della 49.a Biennale di Venezia.

Una delle due installazioni al padiglione nazionale del Brasile era praticabile, suggerendo allo spettatore qualcosa come linterno di un ventre, un ambiente soffice e accogliente:

http://www.universes-in-universe.de/car/venezia/bien49/bra/e-neto.htm http://www.abc.net.au/arts/visual/stories/s424390.htm

Nel lavoro degli anni successivi, Neto ha spinto ancora oltre la sua ricerca in direzione di una scultura organica e sensuale: con Humanoids, ha realizzato sculture soffici che il visitatore pu non solo toccare, ma anche abbracciare, e penetrare col proprio corpo:
http://www.we-make-money-not-art.com/archives/2006/02/-big-thanks-to.php

Queste opere erano al centro della mostra presentata a Malm in Svezia, interamente imperniata sullidea di una scultura femminile organica ed amichevole: *13. Ernesto Neto, Humanoids, 2006. Malm, Konsthall Sulla mostra: The Malm Experience 18.02.2006 01.05.2006, Malm Konsthall, Svezia vedere:
http://www.konsthall.malmo.se/o.o.i.s/2741

Linstallazione recentemente realizzata da Neto per il MACRO di Roma una sorta di architettura fluttuante, dalle forme organiche e floreali, che invita il pubblico ad attraversarla. La scultura in lycra, agganciata alle capriate in ferro della copertura in vetro della galleria, arrivava sospesa fino a circa un metro da terra e conteneva le polveri finemente macinate di 5 spezie: pepe, cumino, chiodi di garofano, zenzero, curcuma. 14. Ernesto Neto - Mentre niente accade / While nothing happens Roma, 29 Maggio 2008 - 28 Febbraio 2009 MACRO Hall, MACRO (Sede principale)
http://www.macro.roma.museum/mostre_ed_eventi/mostre/ernesto_neto_mentre_niente_accade_while_nothing_happens

*15. Ernesto Neto, Anthropodino, 2009 Commissionato dal Park Avenue Armory per la Wade Thompson Drill Hall, New York
http://www.youtube.com/watch?v=K5ANu8hxw5Y http://www.youtube.com/watch?v=UX5lA8MJqXI&NR=1

Ernesto Neto al Macro di Roma nel 2011:


http://www.teknemedia.net/archivi/2011/3/9/mostra/43770.html http://www.teknemedia.net/pagine-gialle/artisti/ernesto_neto/dettaglio-mostra/43719.html

http://www.ilpost.it/2012/04/17/la-mostra-di-ron-mueck-a-londra/ http://www.guardian.co.uk/artanddesign/gallery/2012/apr/18/ron-mueck-hauser-wirth-in-pictures

Ernesto Neto 2012:


http://www.tanyabonakdargallery.com/artist.php?art_name=Ernesto%20Neto

Bibliografia Vedere i link indicati nel testo

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7.TRIENNIO da'web, Net Art, artisti delle videocamere di sicurezza


a) Net Art: Antonio Muntadas, Jenny Holzer, Shilpa Gupta

Nata nel 1994 dall'iniziativa di un imprenditore (John Borthwick) e di un giovane curatore (Benjamin Weil), da'web si assunta il difficile compito di mediare tra i due mondi quello dellarte e della tecnologia, e l'ha fatto attirando in rete artisti il cui lavoro si era gi conquistato un ruolo nella storia dell'arte contemporanea, come Jenny Holzer e Antonio Muntadas. In questo modo, ha accelerato i tempi di un riconoscimento istituzionale della net art. Il valore del lavoro svolto da da'web stato sancito dal fatto che, al momento della sua chiusura, il progetto ha fatto il suo ingresso nelle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis. Nel 2003, per una serie di motivi molto diversi (l'indebolirsi del mito della rete nel mondo dell'arte, la crisi economica mondiale, forse una persistente sottovalutazione del settore new media), molti musei americani hanno ridotto al minimo il loro impegno in questo settore: fino al caso clamoroso del Walker Art Center, che ha interrotto le attivit della Gallery 9, licenziando in tronco Steve Dietz, curatore della sezione new media e promotore di quella straordinaria fase che ha avuto nell'acquisizione di da'web il suo momento centrale. E questo senza che altre istituzioni intervenissero a raccoglierne il testimone. (Domenico Quaranta, NET ART 1994 - 1998. La vicenda di da'web, Vita & Pensiero, collana "Strumenti", Milano, marzo 2004). http://www.domenicoquaranta.net/thebook.html I motivi per cui la Net Art non ha mai veramente decollato e linteresse dei musei e delle grandi rassegne sembra decrescere anzich aumentare, possono essere diversi. Le gallerie, da sempre pi interessate ad opere fisicamente presenti, numerabili e commerciabili, non sembrano molto coinvolte da questo settore. Il pubblico, dal canto suo, frequenta la rete in modo sempre pi entusiastico, sia per lavoro che per divertimento (basti pensare alimmenso fatturato dellindustria dei videogiochi online, o al fenomeno dei siti sociali).
A fronte del dilagare dei questi fenomeni, la "net art" in senso strettamente museale sembra obiettivamente in uno stato singolare di declino o di assenza.

Il New Museum di New York, istituito per essere il museo del contemporaneo presente, la documentazione dell'arte attuale mentre si fa, ha recentemente cercato di colmare questa lacuna istituendo un settore specializzato, che raccoglie fra l'altro, con l'intento di svilupparla, l'eredit di rhizome.org, net magazine artistico statunitense degli anni '80.

Vedere il link nel sito del New Museum: http://rhizome.org/ http://www.newmuseum.org/

Tramite gli archivi di da'web, avviciniamo ora alcune opere di net art, per renderci conto meglio delle potenzialit (e degli eventuali limiti) del mezzo.

*1. Jenny Holzer, Please Change Beliefs, progetto di net art, 1995 http://adaweb.walkerart.org/project/holzer/cgi/pcb.cgi

Tra gli artisti di Net Art, Antonio Muntadas (Barcellona 1942) lunico che ha bucato il ghetto degli spazi riservati e delle manifestazioni specializzate per entrare nel circolo delle grandi manifestazioni darte come la Biennale di Venezia e Documenta. La sua notoriet si lega in particolare a due opere: The File Room, database online dedicato alla censura nel mondo, e On Translation, complesso progetto che esamina problemi e limiti della comunicazione umana, fra nuove tecnologie e limiti dei vecchi linguaggi.

2. Antonio Muntadas, The Board Room, 1987, installazione.

*3. Antonio Muntadas, Words: The Press Conference Room, installazione, 1991 *4. Antonio Muntadas, The File Room, progetto di net art, 1994-95 http://www.thefileroom.org/ *5. Antonio Muntadas, On translation, ciclo di installazioni e progetto di net art , 1996-2006 http://adaweb.walkerart.org/influx/muntadas/

Un esauriente resoconto in lingua italiana della sua carriera offerto dallo stesso Muntadas in questa intervista: http://www.undo.net/cgi-bin/openframe.pl?x=/Pinto/muntadas.htm Una monografica di Antonio Muntadas dal titolo Protocolli veneziani si terr presso la Galleria Michela Rizzo dal 29 maggio al 31 agosto 2013. www.galleriamichelarizzo.net

*6. Shilpa Gupta, Blessed Bandwidth, 2001 http://www.blessed-bandwidth.net/ http://shilpagupta.com

Caratteristica opera di net art, propone provocatoriamente un progetto di benedizione a banda larga che lutente/fedele pu ricevere, dal clero di una confessione prescelta, attraverso internet. Gli aspetti ironici del progetto, fra cui lidea di una intercambiabilit fra le diverse confessioni (suggerita fra laltro da un menu a discesa e da una struttura generale simile a quella dei siti commerciali), si oppongono allidea delle religioni armate, prive di ironia e pronte a uccidere, che sono un caratteristico fenomeno del mondo contemporaneo (evocate nellopera della Gupta da figure in tuta mimetica simile a un saio monastico con cappuccio, che affiorano a tratti muovendo il mouse sulle immagini) . Lidea di una benedizione a banda larga, di cui lartista offre di provare la validit documentando i suoi contatti col clero delle diverse confessioni nellambito della realizzazione del progetto, pone in conflitto due aspetti del mondo contemporaneo: la comunicazione a distanza (con relative posssibili mistificazioni) offerte dalla tecnologia, e il persistere di tradizioni ataviche presenti in molti rituali religiosi.

b) Videocamere di sicurezza: Julia Scher, Jonas Dahlberg, Ann-Sofi Sidn

7. Julia Scher, Security Land, 1995

Con le sue opere basate sulla videocamere di sicurezza, Julia Scher ha contribuito a lanciare un filone in seguito abbracciato da diversi artisti, fra cui Jonas Dahlberg e Ann-Sofi Siden. Dopo aver realizzato le sue prime opere interagendo con le videocamere di sorveglianza situate nel college universitario nel quale studiava, la Scher diventata animatrice dei Surveillance Camera Players, un collettivo che dal 1996 interagisce con le videocamere di sorveglianza collocate negli spazi pubblici.

Sul suo coinvolgimento nellambito della net art, vedere lintervista: http://rhizome.org/discuss/view/29746/#2772

Lo svedese Jonas Dahlberg soprattutto noto per due opere video create realizzando modellini architettonici entro i queli una videocamenra viene succesivamente fatta scorrere su binari. Il risultato estremamente suggestivo: locchio della telecamera scorre con una regolarit innaturale attraverso una sequenza di stanze vuote, simili in apparenza ai corridoi deserti di un albergo, con un effetto che estremamente ricco di suspense, vagamente associabile, attraverso il bianco e nero, a scene e atmosfere di vecchi film.

*8. Jonas Dahlberg, Horizontal Sliding , 2000, videoinstallazione

9. Jonas Dahlberg, Vertical Sliding , 2001. Opera presentata fra laltro alla Biennale di Venezia nel 2003.

Nellopera:

*10. Safe Zones N9, 2004

lintervento consisteva nellapparente collocazione di videocamere di sorveglianza nei bagni, che realt sono soltanto riprodotti in modellini e poi filmati; loperazione mira a far riflettere sulle nostre attese riguardo alle videocamere di sorveglianza e sulle nostre sensazioni riguardo allessere osservati/spiati.

http://www.jonasdahlberg.com/

Nel seguente link si trova un profilo di Ann-Sofi Sidn, una delle maggiori artiste svedesi contemporanee, il cui lavoro si focalizza sulla donna, spesso con luso di videocamere di sicurezza:

http://www.undo.net/cgi-bin/openframe.pl?x=/cgi-bin/undo/magazines/magazines.pl%3Fid%3D951344786%26riv%3Dflashita %26home%3D

11. Ann-Sofi Sidn, Who Told the Chambermaid? , videoinstallazione, 1998

Monitor di sorveglianza sono allineati su mensole, accanto a lenzuola e asciugami. Nei video scorrono immagini degli interni di un albergo: clienti che attraversano la hall, una donna a letto, due uomini che si incontrano in sala riunioni

12. Ann-Sofi Sidn, QM, I Think I Call Her QM, film a 35 mm, 1997

Basato su una vicenda reale, parla di una psichiatra schizofrenica che scopre sotto il proprio letto, nella sua casa new yorkese, il corpo di una donna coperta di fango. In realt, la misteriosa figura sotto il letto un alter ego della psichiatra stessa. Il film ci mostra le indagini della dottoressa che cerca di scoprire l'origine e la natura della misteriosa creatura, da lei battezzata Queen of Mud, regina del fango, in un intreccio che spazia dal genere poliziesco al thriller.

Codex (1993), si basa su informazioni d'archivio sulle donne svedesi punite e condannate tra il medioevo e il XIX secolo. Le fotografia rimettono in scena le punizioni, con un eloquio che cita lo stile nitido e oggettivo di Vermeer

13. Ann-Sofi Sidn, Codex, installazione, 1993 http://www.christinekoeniggalerie.com/artist_details/items/siden.40.html

14. Wart Mal!, videoinstallazione.

Ambientata nella piccola citt di Dubi sul confine tra Germania e Repubblica Ceca: combinando proiezioni e interviste, assemblate in un collage di materiali grezzi come gli schizzi per un story board o una sceneggiatura, Ann-Sofi Sidn scrive il diario di un viaggio in un microcosmo popolato da prostitute, protettori e clienti che affollano le strade, gli alberghi e i bar.

Wart Mal! ("Aspetta un attimo"), ripete le voci ai bordi delle strade e nei locali ambigui, creando nel contempo un richiamo alla catena di ipermercati economici americani WallMart. Un richiamo di seduzione, ma anche un invito rivolto agli spettatori, come a pretendere pi attenzione nei confronti di un mondo ignorato.

Bibliografia Si vedano i link indicati nelle singole sezioni

6.TRIENNIO Tord Boontje - William Kentridge

a) Tord Boontje, artista/designer, nasce nel 1968 a Enschede, Paesi Bassi. In un primo tempo, studia design industriale presso la Design Academy di Eindhoven (1986-1991); ottiene poi una laurea al Royal College of Art di Londra (1992-1994). Nel 1996, fonda il suo studio di design Tord Boontje http://www.tordboontje.com/ I primi progetti di design, alquanto austeri, sono basati su un concetto di riciclaggio e riuso:

*1. Tord Boontje ed Emma Waffenden, TranSglass project, 1997

Serie di oggetti in vetro realizzati con bottiglie riciclate.

2. Tord Boontje, Rough-and-Ready, 1998 Progetti per mobili da realizzare con materiai riciclati

Nel 2000, il lavoro di Boontje ha una svolta verso un concetto affabile di decorazione e piacevolezza, in dichiarata connessione con la nascita della figlia Emma. Crea allora oggetti che segnano una svolta nel design contemporaneo, in netta contrapposizione rispetto al minimalismo che aveva imperato fino a quel momento. Per me, dichiara Boontje la tecnologia un mezzo per creare nuove espressioni. Mi piacciono molto gli oggetti del XVII, XVIII e XIX secolo per la loro sensuale ricchezzaa decorativa, che un tempo era per ottenuta a prezzo di unalta quantit di

lavoro artigianale umano. I nuovi processi industriali permettono di ricreare lo stesso effetto. Oggi io posso disegnare qualcosa col mio computer, mandare direttamente il file alle macchine e realizzare loggetto. Lidea modernista di ridurre al massimo loggetto per renderne possibili tirature pi alte decade, a fronte delle nuove possibilit offerte dalla tecnologia (Intervista a Tord Boontje nel sito del Design Museum di Londra: http://www.designmuseum.org/design/tord-boontje )

*3. Tord Boontje, Wednesday light, 2000 Acciaio inossidabile.

Simbolo del nuovo corso nellattivit di Boontje il suo progetto forse pi famoso, la Wednesday Light, in origine prodotta artigianalmente, poi divenuta, grazia allausilio delle nuove tecnologie, un oggetto a larga tiratira prodotto per i magazzini Habitat. La versione Habitat della Wedneday light in ottone placcato nickel, anzich in acciaio inossidabile come la versione originale; forme pi grandi hanno permesso una maggiore variet di forme floreali.

4. Tord Boontje, Garland Light , 2002 (progetto per Habitat). Metallo inciso

5. Tord Boontje, Inflorescence, progetto di software, 2002.

Il progetto Inflorescence un software che permette di realizzare motivi floreali e tradurli in stampa, incisione, ricamo, stereo-litografia, passando direttamente dal disegno al computer alloggetto finito. Inflorescence disegna i motivi floreali in modo random, diversi ad ogni sessione. Inoltre dimentica ci che ha fatto in precedenza. Usa inoltre un metodo basato su nodi per creare suoni: una macchina sonora che disegna fiori. Al progetto Inflorescence hanno collaborato lartista digitale Andrew Schoben di Grey World, e il programmatore Andrew Allenson. Il progetto stato finanziato da una borsa di studio per sperimentazione (Testing Ground) del London Crafts Board e del British Council. Le nuove tecnologie permettono a Boontje di sperimentare nuove possibilit di vecchi materiali, ad esempio, la carta tyvek, materiale robusto e impermeabile usato per buste da spedizione e numerose altre applicazioni industriali http://en.wikipedia.org/wiki/Tyvek :

*6. Midsummer Light, 2004 Carta tyvek tagliata al laser

http://www.gnr8.biz/product_info.php?products_id=141

Progetti per spazi pubblici:

Boontje estende ai recenti progetti di illuminazione urbana i caratteri di festosit e incanto romantico che caratterizzano il suo lavoro di designer dopo il 2000:

7. Progetto per la Moschea di Abu Dhabi, 2003

8. Keane Street, 2004

9. Bright Nights, Union Square Park, progetto multimediale, dicembre 2006.

Nel 2009, Tord Boontje stato nominato professore e capo del dipartimento di Design Products al Royal College of Arts di Londra, uno dei pi rispettati e autorevoli dipartimenti di design nel mondo, che attualmente dirige. Boontje il succesosre in questo ruolo di Ron Arad, uno dei nomi pi noti del design contemporaneo. Per alcuni suoi progetti recenti, Lace in Translation e Digital Memories, si veda la sezione news del sito dellartista/designer.

Bibliografia: http://www.tordboontje.com/

http://www.designboom.com/eng/interview/boontje.html

http://www.dorkmag.com/archives/2006/04/artist_design_m.html

http://www.dooyoo.co.uk/house-misc/tord-boontje-garland-light/1050895/#rev

b) William Kentridge

Il sudafricano William Kentridge nato a Johannesburg nel 1953, figlio di un avvocato bianco difensore delle vittime dell'apartheid: laureato in scienze politiche, si considera innanzitutto un disegnatore, che, attratto dal movimento, vede nel teatro e nel cinema l'estensione del disegno. Tra le sue esperienze fondamentali, il rapporto con la Handspring Puppet Company, gruppo teatrale sudafricano attivo dal 1985 che pratica il teatro delle marionette per adulti in chiave satirica e politica. Nel 1989, Kentridge crea il suo primo film danimazione, Johannesburg, 2nd Greatest City After Paris, dando avvio alla serie che si chiamer Drawings for Projection, usando una tecnica che diverr caratteristica del suo lavoro: stesure successive di un disegno a carboncino, ma sempre sullo stesso foglio di carta, cancellato e modificato pi volte, e fotografato ad ogni modifica. I segni delle figure abrase rimangono visibili e divengono parte degli elementi simbolici dei film: sono le rimozioni, in senso psicanalitico, che costellano la vita dei bianchi, apparentemente tranquilla e fortunata, ma tormentata dallinquietudine di coscienza, nel Sudafrica degli anni dellapartheid. Creati negli anni in cui pi viva era la pressione dellopinione pubblica mondiale, questi film si imperniano sulla complessa situazione psicologica ed emozionale dei protagonisti, evitando di cadere in una troppo scontata schematicit nella denuncia politica. Ulteriore complessit introdotta dai riferimenti figurativi alla grafica di protesta degli anni 20 e 30, e insieme alle immagini dell'ottimismo razionalista degli anni 50, evocati da elementi come lo stile dellarchitettura, labbigliamento delle figure, il bianco e nero con le sue lucentezze gessose. Il ciclo comprende:

1. Johannesburg: 2nd Greatest City After Paris , 1989 2. Monument, 1990 3. Mine, 1991 4. Sobriety, Obesity & Growing Old, 1991 * 5. Felix in Exile, 1994 6. History of the Main Complaint, 1996 7. Weighing and Wanting, 1998 *8. Stereoscope, 1999 Al centro degli otto film la citt natale di Kentridge, Johannesburg, apparentemente tranquilla ma pervasa da una torbida atmosfera di inquietudine, di catastrofe imminente, vissuta attraverso le vicende di due protagonisti, altrettanti alter ego dellartista stesso: il magnate capitalista Soho Eckstein, un uomo maturo in abito gessato, e il giovane intellettuale sognatore Felix Teitelbaum, che attirer fatalmente a s la donna di Soho. Sullo sfondo di questa narrazione intensamente fantastica e visionaria, la massa anonima dei neri sfruttati nelle minere e fatti oggetto di violenza nelle strade. Questo ciclo di opere intensamente originali consacra Kentridge alla notoriet mondiale, in particolare con Stereoscope, presentato alla Biennale di Venezia del 1999. Ls serie si conclude con Tide Table (2003), film presentato in occasione della personale italiana dell'artista al Museo di Rivoli di Torino: su una spiaggia tranquilla, Soho Eckstein sembra addormentarsi quietamente su una sdraio, forse per sempre; ma ombre inquietanti appaiono a minacciare la riconciliazione e la pace. http://www.youtube.com/watch?v=c04ptjC21uE (clip)

Clip da 'Tide Table' (2003), ultimo film della serie di nove su Soho Eckstein, con una performance live della partitura di Philip Miller's score eseguita dall' Archimia Quartett (Milano) accompagnato da Vincenzo Pasquariello al piano, e da Tumelo Meloi, una vocalist Xhosa. La performance faceva parte della William Kentridge Exhibition organizzata dall'Universit di Brighton dal 7 Novembre al 31 Dicembre 2007. La mostra, William Kentridge: Fragile Identities, era a cura di Tom Hickey. Questa clip fa parte di un documentario di Ian McDonald e Tom Hickey su William Kentridge e i temi politici nell'arte nel Sud Africa del post-apartheid.

Nella produzione recente, lo stesso Kentridge appare nella parte di se stesso, in unimpaginazione i cui riferimenti iconografici sono il cinema muto (il bianco e nero un po sgranato, la luce oscillante, i cartelli con titoli e sottotitoli, laccompagnamento al pianoforte di Philip Miller), e le citazioni dalla propria attivit precedente, in una chiave autoironica ed affettuosa.

10. Journey to the Moon, Biennale 2005: http://www.youtube.com/watch?v=oKOJSEU-SyU&feature=related Kentridge, oggi considerato tra i massimi artisti contemporanei e al centro di importanti retrospettive in tutto il mondo, pratica altre forme di animazione, fra cui le ombre cinesi e il video, ed attivo come regista teatrale, ma la sua fama rimane soprattutto legata allintensit emotiva e alloriginalit della sua produzione degli anni 90.

Bibliografia Generale: http://en.wikipedia.org/wiki/William_Kentridge

C. ALEMANI, William Kentridge (Ediz.italiana e inglese), Milano, Mondadori-Electa, 2006

Kentridge: http://www.newmuseum.org/exhibitions/348 Metodo di lavoro usato da Kentridge nella serie Drawings for Projection: http://www.asifaitalia.org/?p=637 Kentridge regista teatrale: http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCategoria=52&IDNotizia=17445 Restrospettiva italiana (Torino, Museo di Rivoli), 2004: http://www.castellodirivoli.org/# Kentridge a Venezia, 2005 (51.a Biennale dArte): M. DE CORRAL (a cura di), Lesperienza dellarte (Cat. della 51.a Biennale), Venezia, Marsilio Editori, 2005. Docente: Gloria Vallese Accademia di Belle Arti in Venezia STORIA DELLARTE CONTEMPORANEA

Lartista giapponese Mariko Mori inizia a lavorare nella met degli anni 90, realizzando fotografie che la ritraggono in abiti da lei stessa disegnati nello scenario urbano contemporaneo. Cyborg e geisha, le donne di queste immagini provocano i passanti con i loro abbigliamenti estremi associati ad atteggiamenti sottomessi e invitanti. Come scriveva Costanza Baldini, Lartista gioca con lo stereotipo femminile, creando provocatorie reazioni alla subalternit della donna in Giappone, tramite figure di donne artificiali, a met tra lumano e landroide, cyborg venute dal futuro, electric geisha con unaura da creature mitologizzate e distanti http://www.vitaminic.it/2008/01/cross-the-line-14bjorkmariko-mori/ . La tecnologia usata in questa prima fase seduttiva, spettacolare, fatta di luci e flash, effimera, e crea un effetto di coinvolgimento straniante per chi guarda in modo leggero e piacevole. *1. Mariko Mori, Birth of a star, 1995 . Lightbox con audio, 183 x 122 cm http://www.deitch.com/projects/sub.php?projId=68 Questopera connessa a unimportante mostra a New York e Tokio, MADE IN JAPAN (1996), con la quale la giovane artista ha richiamato lattenzione della critica di tutto il mondo. In questa e in altre opere, Mori appare in prima persona come una ragazzina giapponese appassionata dei manga o unaliena, bambola consumistica da un pianeta di plastica. Con queste immagini e questi materiali, lartista enuncia quelli che saranno i suoi temi per il decennio successivo: riferimenti al mondo pop della moda e dei fumetti, il corpo usato come in quella forma di body art collettiva che la moda, piegato a linee estremamente artificiali.

2. Mariko Mori, Tea Ceremony, 1995, serie fotografica.

*3. Miko No Inori, video, 1996. http://www.youtube.com/watch?v=Bwl6G9L6bk8 Linizio della transizione verso tematiche pi complesse avviene verso la met della sua carriera, intorno alla fine degli anni 90. Unopera del 1997, intitolata Nirvana, in questo caso significativa. Si tratta di un video tridimensionale presentato alla Biennale di Venezia del 1997, in cui la Mori assume le sembianze della dea buddista Kichijoten. Gli spettatori, forniti di occhiali speciali che consentono la visualizzazione tridimensionale, sono immersi nello spazio

illusorio del video. Presenti in prima persona nellatmosfera fiabesca e senza tempo del paesaggio, sono chiamati a contemplare da vicino le magiche trasformazioni della dea, la cui eterea apparizione accompagnata da segni miracolosi come profumi, musiche e limprovviso materializzarsi di presenze fisiche. *4. Mariko Mori, Nirvana, 3D video, 1997 Questa nuova linea espressiva, in cui lartista prende sempre pi sul serio il suo ruolo di mediatrice di contenuti spirituali, bilanciando la pi antica tradizione con le tecnologie pi innovative, si manifesta perfettamente nella mostra che la Mori tiene nel 1999 alla Fondazione Prada, intitolata Garden of Purification. La mostra culmina in una complessa e monumentale installazione: gli spazi visionari del Dream Temple.

5. Mariko Mori, Dream Temple, installazione multimediale, 1999.

La mostra culmina in una complessa e monumentale installazione: gli spazi visionari del Dream Temple, per il quale Mori si ispirata allo Yumedono (Padiglione dei sogni) di Horyuuji, il tempio pi antico del Giappone, fondato nel 607 dal principe Shoutoku (574-622). http://www.fondazioneprada.org/ http://www.fondazioneprada.org/ita/comunicati/MM.ITA.pdf Dream Temple segna il passaggio alla fase stilistica pi recente in cui Mori si ritira fisicamente dalle sue grandi installazioni, lasciando spazio allinterattivit tra il pubblico e lopera. Questultima spesso uninstallazione imponente, realizzata con grrandi mezzi e sofisticate tecnologie. Ne un esempio linstallazione interattiva Wave UFO, che lartista presenta alla Biennale di Venezia nel 2005.

*6. Mariko Mori, Wave UFO, 2005, installazione interattiva.

Scalette bianche introducono il visitatore allinterno dellinstallazione (5 x 11 x 5 m ca.): una navicella spaziale vera e propria, ma la cui forma organica rende possibili associazioni pi complesse, legate alla storia religiosa, come lesperienza di conversione di Giona nel ventre del pesce narrata dalla Bibbia. Allinterno c spazio per tre persone, che vengono fatte adagiare su un divano di Technogel. Ogni visitatore viene munito di elettrodi che assistenti vestiti di bianco attaccano con il gel sulla fronte e ai lati della testa. In questo modo possibile raccogliere dati sulle onde cerebrali. Tali informazioni sono tradotte in immagini che corrispondono allattivit del cervello e che vengono proiettate sul soffitto emisferico della navicella. Lattivit dei due lobi del cervello assume la forma di due bolle in movimento. Anche i loro colori cambiano continuamente: blu denota rilassamento e meditazione; rosso vuol dire tensione, agitazione. Inizialmente, le prioezioni delle onde cerebrali dei tre visitatori appaiono in tre gruppi distinti: successivamente, un apposito software le elabora e le fonde insieme, dando loro la forma di una pioggia di bolle colorate che piovono dalla sommit del soffitto a cupola della navicella verso il basso, simulando leffetto visivo di un viaggio verso le profondit delluniverso che i tre visitatori condividono. Gli anni recenti hanno visto grandi retrospettive di Mariko Mori in tutto il mondo: segnaliamo quelle presso Deitch, New York, a Groninga, nei Paesi Bassi, al Guggenheim Museum di Bilbao. Vedere i link corrispondenti nel seguente elenco: http://www.photography-now.com/artists/K07620.html Nelle opere attuali, Mori sembra ritornare a forme per alcuni aspetti pi tradizionali della scultura, riprendendo opere cultuali preistoriche o antichissime, come i cerchi di pietre, e facendoli rivivere in versione tecnologica, con materiali adatti a suggerire particolari esperienze tattili e capaci di emettere una particolare luminescenza. http://it.wikipedia.org/wiki/Periodo_Jmon *7 Mariko Mori, Tida Dome, 2011, installazione.

http://www.archdaily.com/190397/mariko-moris-journey-to-seven-light-bay-exhibition/

Bibliografia

http://www.fondazioneprada.org/ita/comunicati/MM.ITA.pdf http://www.wdirewolff.com/Mariko.htm http://www.youtube.com/watch?v=bYwbNirN4Hk&feature=related http://www.google.it/imgres? imgurl=http://www.orbit.zkm.de/files/orbit/LinkoftheMoon_MarikoMori.jpg&imgrefurl=http://www.orbit.zkm.de/%3Fq %3Dnode/192&h=433&w=600&sz=31&tbnid=OsYSCMGMs4lbyM::&tbnh=97&tbnw=135&prev=/images%3Fq%3Dmariko %2Bmori&hl=it&usg=__tgedwgSq2UKvLyW1xeFnkh2oiA=&ei=12THSfjAMtyKsAah5OHlCw&sa=X&oi=image_result&resnum=1&ct=image&cd=1 http://www.deitch.com/artists/selected_works.php?selectedWorksId=32&artistId=15 http://www.archdaily.com/190397/mariko-moris-journey-to-seven-light-bay-exhibition/

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