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HANDBOUND AT THE

UNIVERSITY OF

TORONTO PRESS

/.

SIDRIR

CRIIIGfl

DI

lESTI

LIIIIIII

Remigio sabbadini

nORIi

E GillTICIl DI

TEHI UTINI
Commedia ignota

Cicerone. Donato. Tacito. Celso. Plauto.


Plinio. Quintiliano. Livio e Sallustio.

CATANIA
FRANCESCO BATTIATO, EDITORE
1914

57

5iS

PROPRIET LKTTKRAKIA

779975

Catania, Tip. Monaco oc Mollica

ALLA CARf NIFOTINA

LIDIA
L

NONNO REHICIO

* (con TauKurio che fatta grande abbia a leggere


libri

pi allegri di questo).

PROEMIO

Storia e critica di testi latini un vecchio titolo apposto

a un manipolo di studi pubblicati nel volume III


sgg.) del

Ug

Museo

di antichit classica del i88g. Il


estinto,

Museo, ora da tanto tempo

aveva precedentemiei
titolo:
scritti,

mente accolto nel suo volume II altri due


che avrebbero potuto portare
il

medesimo

Della

biblioteca di Giovanni Corvini e d'una ignota


dia latina {8i sgg.)
illustrati

commescoperti

Codici

latini

posseduti

da Guarino Veronese (j/j sgg).

E il titolo

me-

desimo sarebbe convenuto ai due opuscoli dati alla luce

eparatamtnte a Livorno nel 1886: Studi di Gasparino


Karzizza su Quintiliano e Cicerone; e Guarino
e gli archetipi di

Veronese

Celso e Plauto.
di studi merita di essere

L'origine di questo genere

brevemente accettnaia. Avevo messo


(i

mano

fino dal

l8y6
che in

indagini larghe e sistematiche sulL umanismo,

forimipio uiir'jT"7"" fnassimamente a uno scopo

cronolo-

VI

R. SABBADINI.

gco e storico-biografico.

Quando neWesplorazione dei var i


in

epistolari umanistici editi e inediti m'imbattei

quello

di Pier Candido Decembrio, inchiod la

mia

attenzione

una

lettera in cui si

parlava di Donato commentatore di


placuit,

Terenzio:

cerpsi

ex Donato tuo Phormionis partem ex ApoUodoro


prius mihi
{p.

Quod

ex-

traducti, in-

verso nomine ut idem putat


Quelle parole furo7io
il il

226

di questo volume).

seme da

cui nacque poco di poi


di antichit classica {III

saggio su Donato nel

Museo

381-468), seguito a breve distanza dalla pii


sertazione comparsa nel i8gs col titolo
II

ampia

dis-

commento

di

Donato a Terenzio
Italiani
di

nel volume II (1-134) degli


classica:

Studi
quale

filologia

dissertazione alla

spetta il singoiar vanto d'aver

promossa definitivamente

redizione critica

di Donato.

Cos alla serie delle

mie indagini

biografico-storiche

sul! umanismo,

che trovarono sede in numerosi grossi

volumi

e,

sotto

forma

di Briciole, nel Giornale


s'

storico

della letteratura italiana,

accompagn

procedette di
fi-

pari passo ima nuova serie di indagini di carattere


lologico,
liani,

le

quali furono ospitata nei suddetti Studi Itadi filologia, nei

nella Rivista

Rendiconti del

r.

Istituto
r.

Lombardo di scienze e lettere, negli Atti della Accademia delle scienze di Torino, nei Rendiconti della r. Accademia dei Lincei e altrove.
Questi studi filologici, che confluirono ultimametite nei
latini

due volumi Le scoperte dei codici

e greci nel sec.

XIV

XV

(Firenze,

Sansoni, 1905, 1914),

dovevano

corrispondere a un vero bisogno dei cultori del classici-

smo, poich trainarono presso d loro tali accoglienze, quali

PROEMIO.

VII

io stesso

non mi sarei

aspettato.

Furono
e,

infatti

frequenimporta,

tefnente citati, adoperati, discussi,

ci che pili

diedero forti spinte a estendere

le

ricerche su campi pii

larghi e aiutarono la soluzione di delicati e spinosi pro-

blemi

filologici.

Molti di quegli opuscoli

mi vennero

mi

vengono con insistenza richiesti da privati e da

librai,

quando da decine
Codeste ragioni

d'

anni sono intierame^ite


autorevoli

esauriti.

e gli

eccitamenti che

mi

giungono da
in

pit

parti ni hanno indotto

raccogliere

volume

le

sparse membra. Comincio intanto dal ripropit difficili

durre gli opuscoli ormai irreperibili o


tracciare:

a rinallora

ma

non

li

riproduco letteralmente.
i

Da
i

a oggi o per opera altrui o per opera mia


sono stati accresciuti e meglio
vagliati;

materiali
vecchi

sicch

opuscoli ricompariscono dinanzi al lettore scrupolosanente


riveduti,

qua

e la corretti,

qua

e la accorciati o ampliati,

ma

soprattutto coordinati. Allorch apparvero la

prima
varie
e

volta, la

materia era necessariamente, secondo

le

occasioni che la trassero alla luce,

frammentata
V unit
le

smi-

nuzzolata; ora essa

ha ricevuto
latini,

unit: e

deriva
ai

dai nomi dei classici


singoli capitoli,

che sono posti in

testa

con questo licenzio


I

il

volume,
liber

quos nnnc renovo vctcres


Sic

ede

libellos.

placcant, vctercs ut placucre, novi.

Milano, 15

maggio

19 13.

R.

SABBADINI

H
SOMMARIO DELLA MATERIA

Il

Commentarium

del Niccoli

1-7.

I.

Cicerone
Loschi 21.
Firenze nel

9-194. Giovanni di Montreuil

1.

Orazioni

20. Orazioni

note prima delle nuove scoperte 20. Orazioni

commentate

da A.
a

Le

orazioni Cliiniacensi 27.

La

gita di Fr.

Barbaro
Il

1415: 29.

Le

orazioni scoperte

da Poggio 43.
del

co-

dice scoperto da G. Orsini 49.


50.

Le Verrine

Capra e del Bruni

Guarino e

le

orazioni di Cicerone 52.

L'edizione romana del


57.

Bussi 56.
sulle Epist.

Epistulae ad familiares

Studi di

Guarino

ad fam. 57.

Epistulae
I

ad Atticum

69. DivulgaIl

zione dell' Epist. ad Alt. 73.


is.

mss. del Bruni e di Poggio 74.

di G.

de Bechi 81;

di Fr.
Il

Barbaro 82;
ms. Ambros.
91;
del

del Barzizza 83;

di

Guarino 85; dcH'Aurispa 87.


BfjlD^nesi Qo.
Il

47

inf.:

89.

I
Il

mss.

ms.

del Corvini

Traversari 91.

ms.

'

14

ini.:

93.

Epistulae ad

Brutum
i
off.

97.

Opere
Ambros.
Il

rettoriche idi.
del

Opere

filosofiche 145.

codici

de

officiis

145.

codici Trivulziani del

de

164.

cod. di

M. Decembrio 176.
-

I codici di Guarii)

178.

OH

Aratea

181.
Il

Opere
<]<

pS. ciceroniane
virtutibuh

183.

La quinta

Catilinaria

183.

tr.-itt.-ifr,

189.

'5'24S' Tib. Claudio


li.

Donato

in

Vergilium 197. Elio Do-

ito

III

Vcrjjilium 203. Elio

Donato

in Tcrcntuni scoperto nel sec.

XIV:

ioft.

Elio

Donato

2H7.
i^j

in Tcrcntium scoperto nel sec. XV: Opere maggiori 249. Opere minori

214.

263.

hcopcnc di Enoch da

Aitcoli

23.

X
rv.

R.

SABBADINf.

Cornelio Celso
Celso.

289-324. Sui codici della medicina di Corn.


dei codici

Lacune

dei codici 291. Elenco

293.

Storia

dei

codici 308. Classificazione dei codici 320.

V.

Plauto
Plinio

325-352.

Il

codice Orsiniano di Plauto 327.

Un

apografo

del cod. Orsiniano 350.

VI.

353-377. Le Epistulae

di

Plinio 356.

Il

codice di

Pom-

ponio Leto? 368. Ps. Plinio 371.

Vn. Quintiliano

379-407. La scoperta del Clmangis 381. Le sco-

perte di Poggio 383.

Dubbi

del Valla sulla nazionalit di Quintiliano


orat.:

396. Studi del Valla sui codici dell'Inst.

402. Ps. Quintiliano.

Le Declamationes 404.
Vili.

Livio
stiani 411.

Sallustio

409-41

7.

Frammenti

Liviani e Sallu-

IX.

Una ignota commedia latina


di

419-425.

La

biblioteca

Giovanni Corvini 425-444.


Correzioni e giunte 445.
Indice degli autori 447.
Indice delle persone 451

Il

'

Commentarium

'

del Niccoli.

Premetto
)li,

alhi trattazione

il

Commentarium del Nical

documento della massima importanza,


nel

quale mi

>vr richiamare pi volte nel corso

del volume.

Fu

centemente pubblicato
beria antiquaria di T.
>,

Catalogo XII della Li-

De

Marinis e C, Firenze 191


si

p.

14-16).

Esso

legge

alla fine di

un cola

ce delle opere
:

filosofiche di

Cicerone, allestito per

collezione Corvina, e ora migrato

non so dove;

ano che
codice.
Il

lo scrisse diversa dalla

mano che
parti
:

scrisse

Commentarium comprende due


d
istruzioni
il

nell*

una

il

iccoli

per cercare opere


si

di autori antichi,

idicando

luogo dove

trovano;

nell'altra stende

na

lista di

opere perdute, specialmente di Cicerone,


Cornelio Nepote,
Fenestella,
Plinio,

irrone,
;,

Cornelio Celso. Catone: questa seconda ha poio la trascuro.

imo valore e
.si

Le

istruzioni del Nic-

oli

riferiscono a cinque monasteri:


7V//I Uttmt,

uno dan(se
I.

R. SABBADIIfl,

R.

SABBADINI.

quattro tedeschi
lonia.

Reichenau, Hersfeld,

Fulda e Coda Poggio:


due.

Le

notizie dei codici derivano tutte

direttamente quelle sui monasteri di Reichenau, Fulda


e Colonia; indirettamente quelle sugli
altri

A Rei-

chenau e a Fulda Poggio and durante

il

concilio di

Costanza (1415-1417); a Colonia nel 1422, quando tor-

nava d'Inghilterra
gli

in Italia

(i).

Le

notizie su Hersfeld
di

vennero
il

fornite nel

1427 da un monaco, quel convento; le

cui

ignoriamo

nome,

di

notizie sul
cister-

monastero danese ebbe nel 1424 dal monaco


ciense Nicola.
Il

Commentarium

fu

consegnato dal Niccoli nel


wS.

43

a Giuliano Cesarini cardinale di


col Albergati cardinale

Angelo
2

a Nic-

di S. Croce. Si

veda questo
p. 353) al

passo di una lettera del Traversari (Vili,


Niccoli
:

Quod indicem
cis,

dederis voluminum inquirendorum

cum

luliano nostro cardinali S. Angeli

tum cardinali S. CruGermaniam omnem omnemque Galliam diverso


et ingenio tuo

itinere peragraturis, fecisti tu studiose

digne.

Sed vereor ne cum occiduo gelu eorum quoque


:

refrigescat ardor

quamvis Lucius (da Spoleto)

ille

ado-

lescens promptus atque excitus


videatur; vixque adduci

magna de
illum

se polliceri
dilgentiscepi, brevidit

possum

non
illius

sime hoc munus impleturum. Gustum

vem
ilio

quidem;

nam

transiens per

nos

me

atque

adlocutus est tanta suavitate atque copia, ut spem de

conceperim maximam. Thomas (Parentucelli) item


R. Sabbadini, Le

(i)

scoperte dei codici, 83-84.

IL

'

COM^rENTARIUM

'

DEL NICCOLI.

f
. .
.

noster,
rentiae

non ambilo, geret votis tuis morem ex nostro monasterio Vili iulii (1431).
1431.
di
Il

Flo-

La

lettera dell'otto luglio

Niccoli

si

tro-

vava a cagione della peste


l'agosto dell'

fuori

Firenze

fin

dalla
si

anno precedente e aveva errato per


il

Lombardia e
cardinal

Veneto. Solo nell'autunno del 1431

restitu in patria (i).


Il

Cesarini,

accompagnato dal segretario


di

Lucio da Spoleto, un giovine

belle speranze, anla

dava legato
gli affidava

pontificio

in

Germania a organizzare
di

crociata contro gli Ussiti; la bolla

Martino
data
dell'

che

codesto

ufficio

porta la

undici
(2);

gennaio 1431; nel marzo era gi


talch
si

a Norimberga
il

sar

mosso da
il

Roma

tra

gennaio e
ivi

il

feb-

braio. Allora

Niccoli stava a Verona: e

possiamo

supporre
Il

sia

avvenuto l'incontro.

cardinale Albergati, in
Parentucelli,
il

compagnia del segretario


papa Niccol V, andi

Tommaso

futuro

dava legato
l'Inghilterra.
di tale

pontificio in Francia a tentar la pacifica-

zione del re Carlo VII col duca


Il

Borgogna

e con

breve

di

Eugenio IV che

lo investiva
(3).

missione ha la data 29 aprile 1431


si

L'Al-

bergati
si

mosse da Bologna: ma non saprei


documento, quale

dire

dove
tra-

sia incontrato col Niccoli.

Ecco ora

il

fu sconciato dal

scrittore e dall'editore.

2)
il

l.

Cothloeu, iuior. iiussit. 23-a4i.


K^r,u.,r,
/..,/,>...,^,.
r,

Fantaxzi,

lao.

R. SABBADINT.

Commentarium

Nicolai Nicoli in peregrinatione

Germanie.

In monasterio

Sancti

Marci quod est


(2)

in

latus (i) Constantie


in
litteris

sunt

Commentari a Donati
in

grammatici

vetustissimis

libros octo E n eidos Virgilii.


IL
In monasterio hispildensi (3) haud procid ab Alpibus continentur hec

opuscula, videlicet:

^^Iiilii
i

Frontini de aqueductis que


liber
I.

in

urbem
dici

nd u

u n

Incipit sic

'
:

Persecutus ea que de modulis

fuit

necessarium mine

ponam quemadmodum queque aqua


ad nostram curam Item eiusdem

ut principium

commentariis comprehensum est nsque


sit

habere visa

etc.

(4).

'

Continet hic liber XIII


*
:

[folia],

Frontini
interiorem

liber. Incipit sic

Cum
me

omnis

res ab

imperatore

delegata

exigat et

curam

et

seu naturalis solicitudo seu

fides sedula

non ad
mihi

diligentiam

modo verum ad morem commisse


officium

rei instingent, sitque

nunc ab NerVa Augusto nescio


ratore
folia.

diligentiore au
et

amantiore
etc.
(5).
'

rei p.

impe-

aquarum iniunctum

ad usimi

Continet

XI

b)

Cornelii

Taciti de origine et situ

Germa-

(i)

Leggi in lacu. S'intende

il

monastero

di

Reichenau, situato in

un' isola del lago di Costanza.


(2) S'

intender Tiberio Donato.

(3) Leggi hersfeldensi,


(4)
(5)

64.
I.

Apparisce

di

qui che nel codice

il

viso in due parti

come nell'esemplare Cassinese,

De aquaediictibus era dima la prima si trovava

posposta

alla

seconda.

IL

COMMENTARIITM
*

'

DEL NICCOLI.
Galliis

n oru

liber.

Incipit sic
et

Germania omnis a

Rhetiisque et
et

Pannoniis

Rheno

Danubio

fluninibus a Sarmatis Datisque


'.

mntuo

raetu a montibus separatur etc.


e)

Continet autem

XII

folla.

Item

in

eodem
Incipit

codice:
sic
'
:

Cornelii Taciti de vita lulii


Clarorum virorum facta moresque posteris
ne nostris
'.

Agricole.
tradere

antiquatus

usitatum

quidem temporibus quanquam


XIIII
folia.

universa suorum etas obmisit


d) Item in
incipit sic:
'

Qui

liber continet

eodem

codice:

Dialogus de oratoribus,
cum
pnti<^;Tnum

qui

Sepe ex

me

requiris luste Fabi

priora secula tot emietas de-

nentium oratorum ngeniis gloria floruerint nostra


serta et laude eloquentie orbata
e)
';

qui

libe-

continet

XVTTT
i i

folia,

Item

in

eodem codice contin^tur

liber

Su

o n

Tranquilli
sic:
etc.

de grammaticis et rhetoribus, matica Rome ne in usa quidem olim nedum


tinet hic liber folia VII.

qui
in

incipit

'Gram'.

onore ullo

Con-

y9Ammiani Marcelli ni rerum gestarum libri XVIII (i), qui pervenerunt, usque ad obitum Valentis imperatoris
:

qui est

finis hystore.

TU.
In

monasterio suldulensi (2) continentur infrascripti

libri

<7^Hyginus de astrologia
-M.

(3), qui incipit

sic:

'

Hyginus
etc.
'.

Kabio

pi.

sai.

dicit. Etsi

te studio

grammatico

artis

inductum

/'^lulius

Frontinus Celso de agrorum qualitate:


: *

qui liber est multis figuris pictus. Incipit sic

Notum
etc.'.

est

omnibus Celse

pracneste studionim nostrorum manere


c
i

summam

Saeculi FracOpus etiam


figuris

(4)

fi

u ni

plctum.
[l

(ioc

XIV-XXXI.
(P.

Questo codice nel 1533

fu

adoperato
di stato

dal Gelenins; se ne conservano alcuni frammenti nell* archivio


di

Marbnrg

I^hmann, Johannes Sichardus, Miinchcn 1912,

lai).

^2) Leggi fiildens


3)

Quello che comunemente


^-^KK'
fu

ri

chiama Hy^ini Astronomie,


ro<lirc gromatico,
cit.

U)
1564,

Siculi

Flacei.

Quchto

ora

Vatic.

l'alai.

rM;o{)erto dal

Sichart (I^ehniaun, op.

II5-II7).

R.

SABBAUINI.

<r)Aepitii de
dicinale et

compositis

lil)ri

octo(i). Opus me-

optimum.

^Marceli US vir illustris ex magno officio TheoSecutus opera studosio seu filiis sai. d.(2) Incipit sic
'
:

diosorum virorum qui


egregium.

licet

alieni fuerint

ab institutione medicine '.Opus

<r)Septimi Tertulliani apologeticum, Preclarum opus.


f) Eiusdem

Tertulliani adversus indacos

(3).

Liber

magnns

ut Boetius de consolatione.

^M.
Ae
t
i

Tullii Ciceronis volumen


,

epistolarum ad
etc. (4)';

e
*

quod

incipit
(5)

'

Cum hec

scribebam ras existimatur

finit:

Cicero Capitoni

'.

^^Ars Probi eruditissimi grammatici (6). Grande opus. ^Ars Aspri peritissimi grammatici. l) [Donati] deo(7)octo partibus orationis.
(i)
Il

cosiddetto Apicius de re coquinaria.

(2) Cio Marcello Empirico.

Lo
I.

vide a Fulda nel 1520 U. von Hut-

ten

(Lehmann

94).

Lo adoper

Cornarius

per l'edizione

di Basilea

del 1536: poi spar.


(3) Leggi iudaeos.
I

due Tertulliani

vennero riscoperti

dal

Modius
i

(P.

Lehmann, Franciscus Modius, Miinchen, 1908,

80), le cui collazion

furono comxmicate da F. Junius nella sua edizione di Franecker 1597.


Si son salvati

io fogli ^'adv. Judaeos nel cod. Parig. 13047 (E.

Kroy-

mann

in Rhein.

Museum LXVIII,

1913, 130). Questi Tertulliani erano

noti a Poggio sin dalla

prima met del 141 7 (R. Sabbadini, Le scoperte

dei codici, 80) e deve averli veduti a

Fulda

in

ima

delle escursioni

da

Costanza;
(4) (5)

ma non sappiamo
il

se

li

trascrisse.

Ad

principio

del cosiddetto libro II delle

epistole

ad Brutum.

Att.

XVI

16 C. Questo

il

codice adoperato dal Cratander,

ora perduto.
(6)

Questa collezione
p. e

di

grammatici doveva essere importantissima. Di

Aspro

abbiamo solo

codici della fine del sec.

XV.

'V Ars Probi (o


141

Instituta artium) era gi nota a Poggio sin dalla prima met del

(R. Sabbadini, Le scoperte dei


(7) Leggi de.

codici, 81): e l'avr certo

trovata a Fulda.

IL

COMMENTARIUM

DEL NICCOLI.

OT^Sccunda editio
Rome.
n)
o)

eiusdem

Donati

[grammatici] urbis

Ph P
r
s

oea
?]

grammaticus.
liber.

[Bede
i

De arte metrica
i

p)
r
i

s e

a n

grammatici opus in versibus

quod

dicitur

e-

g e

hoc

est descriptio orbis terre.

IV.
In ecclesia
cathedrali Colonie

sunt due bibliothece,


in

quorum Poggius
quasdam C
i

noster vidit illam

que

est vulgatior,

qua

repperiit

e e

ronis orationes(i);
nilta

aliam vero que est penitus


illius.

recondita

vi-

dere non potuit propter absentiam custodis

De

hac ipsa

audivit

miranda.

V.
In quodani monasterio Dacie (2) ex ordine Cistercicnsium sunt ut multi
affirmant

d e e a d e
litteris

(3)

in

quinque

codicibus vetn-

longobardis.

(l)
1

Cio
'

le

tre tig Uf(t

agrari e

la

/'n.

Allora dicevano Dacia per

Dama.
I

Su questa leggenda vedi G. Voigl IVicdtrbtiehung

I.

CICERONE.

Giovanni di Montreuil.

Diamo

anzitutto

un rapido sguardo

alle

scoperte

ci-

roniane fatte nel secolo


inni di Montreuil,

XIV

da un Francese, Giosi

perch bene

sappia

come

la
ri-

-ancia abbia preso parte onorifica agli inizi della


iscita

classica.
di

Giovanni
n dal
94, si
iipliciter

Montreuil

(*)

(Johannes de Monsterolio),

1395,

reduce dall'ambasceria britannica del


il

rivolgeva a un Italiano,

quale

*a

puero mul-

abundabat

'

di

opere oratorie e poetiche, perTerenzio,


Sallustio,

ch

gli

mandasse

Vergilio,

Lat(i).

ozio,

Cipriano e orazioni ed epistole di Cicerone

ualche

tempo

dipoi

pregava

la stessa persona,

come
gi
ii

irrebbe, per ottenere scritti ciceroniani.


')

Aveva

ri-

Companrc

la

prima volta

in

Rivista di filologia

XXXIX,

i,

(1)

Martcnr,

l'etirum tcriptorum et

monum. amplissima

colltetio,

II,

135. Fnrtroppo non poftKiamo indovinare chi (osse questltaliano, perch


lettere del

Montreuil sono tutte anepigrafe.

12

R.

SABBADINI.

cevuto r orazione
zioni

//-^ Ligario:

ora

domandava

altre ora-

ed
il

re

p.,

TuscuL;
il

epistole; avrebbe voluto chiedere anche il De De orai., le Partii, orat., le Verr., le Philipp, e le ma temeva di essere troppo esigente (i). Verso

14 IO

dava

la caccia
Tullii

a un famoso codice, contenente

'libri

morales

pluresque orationes', che era ap-

partenuto prima al cardinal francese Pietro Amelii (m.


1389), poi al cardinale italiano Galeotto di Pietramala

(m.

1397), e
2).

da ultimo

al cardinale

Niccol Brancacci
(2),

(m. 141

Il

codice era allora a Bologna

dove

ri-

siedeva la curia pontificia. Pensai per un


codice petrarchesco di Troyes
'

momento

al

n.

552;

ma
':

esso in

littera
'

nova

',

dovech quello cercato dal Montreuil


perci ap-

era

littera

nec antiqua nimis nec nova


sec.

prossimativamente del

XII-XIII.
s'

Di talune opere ciceroniane il Montreuil mato un volume, che comprendeva porzione


stole
*

era for-

delle Epi,.

cum

nonnullis sue industrie

aliis

operibus
il

(3).

Dei

trattati rettorici

possedeva certamente
(4).

De

orat.

(mutilo) e le Partit. orat.

Il

De

orat.

stava nel mo-

I
(1)

A. Thomas, De Joannis de Monsterolic

vita et operibus, Parisiis,

1883, 102.
(2)

Thomas, 60.
Thomas, 107.

(3)
(4)

Thomas,

56. Citazioni dal


',

De

orat.:

Thomas,

14, Cicero:
*

adesl

enim

fere nemo...

De

orat., I

116; Maitne,
',

1424:
I

Est enim, expri-

mit ipse, oratori finitimus poeta...


nes de quibus idem Tullius...,

De

orat.,

70; ib. 1329:

Phormio-

De

orat..

Il 77.

I.

CICERONE.
di
l sia

13

nastero di Cluni

(i):

ed probabile che

ve-

nuto

al

Montreuil.
:

il il

Aveva un buon manipolo di libri filosofici Farad,, De amie, il De nat. d, (2), le TuscuL, il De divinai., De leg. (3), il De off. (4), il De fin. (5). Alcuni di essi
i

forse provenivano

da
i

Cluni,

dove

si
il

trovavano due

copie del
amie.
Il
(6).

De

sen.,

Farad., le Tusc,

De

off.

il

De

Montreuil era in possesso delle due raccolte epi-

stolari di Cicerone.
ini

La

raccolta

ad

Att.

stava nelle sue


di quel-

sin dal

1395 almeno; poich la lettera

mno, da noi pi su ricordata, nella quale domandava


lU'

Italia molti
:

autori

classici,

si

chiude

con queste

rolo

'Vale meque

dilig-as

et tibi,
te

ut ciceroniano

,ersuadeas
nari
(7):

me fraterne
ad
altro

parole che compariscono nelle Epist.

riceviamo

la

conferma da un

1)

M.

Manitius, in Philolog.
*.

XLVII, Ergnz. Heft


11

XV:

'

Doctrina

Ndem (Ciccronis) de oratore


i)

catalogo del monastero del sec. XII.


:

Reco

dal Mortene,

1378, un passo di lezione un po' controversa

iquc
\\\t
t.

cum

Tullio ut alius in Synephoebis libet exclamare: proh

deum
',

hominum
I

postulo obsecro

oro ploro

alque

imploro

fidem

De

d.,

13.

3)

Thomas, 56.
Cod. Vatic. Regin. 332
f.

(4)
''S)
t

59 guis

in officialibus (TuUius).

Martcnc, 1442: id asserente


vivi...',

<"i.-,.r,.,...-

',i.n,,t

|.t,i,nrn>.

,1...,

j>o-

iocundc

De

fin.,

M.initiuK, ib.: Tullius

de eneclutc.
(

l'atiuloxa Stticoiuiu Ciccronis.


("itcMu
li-

ficulunarum ciuwlcm.
scnectute ad Catone
(7> Martine,

i<,.,i.

il.

i.ffi. iis.

amiiitia. Tul-

1433.

14

R-

sajbbadin/.

luogo, dove leggiamo:


tarius,

'

Octaviani autem avus


fuit,

argeii--

pater

nempe
'

astipulator

sicuti

haec Tullius
scri-

certa

occasione oborta
(i).

ad eundem Octavianum Qui


si

bens improperat
Octavianum
Att. (2).
(
9),

tratta

deV Epistula

spuria, trasmessaci

con
il

la silloge

ad ad

Ora non mi par probabile che


la

Montreuil sin

dal 1395 avesse potuto ottenere

copia delle lettere


vi

ad
si

Att.

da Firenze, dove erano arrivate da poco e

custodivano gelosamente; perloch forza ammetil

tere che le abbia avute dal monastero di Cluni,

cui

catalogo reca: 'Libri

epistolarum

Ciceronis

ad Atti-

cum XVI
ci risulta

'

(3).

Che

egli fosse in relazione


in

con Cluni,
*

da quanto scrive

una sua

lettera

Vale

et quid in ilio Cluniacensi egeris cenobio,

scriptis in{4);

timato nec obliviscaris transcriptionem Plauti senis'

donde apprendiamo che cupava di codici.


Il

il

suo

corrispondente

si

oc-

medesimo monastero aveva anche


in

la silloge

ad

fam.
(lib.

doppio esemplare

* :

Epistole Ciceronis ad Pu(lib.


I)

blicum Lentulum proconsulem


II)

et

ad Curionem
mul-

et

ad Appium

(lib.

ITI) et

ad

alios multos. Epialios

stole Ciceronis

ad Publicum Lentulum et ad

(i) Ib.,

1408.
in un'altra lettera del Montreuil,

(2) Forse di essasi parla

Thomas, 61.

(3) Manitius, op. (4)

cit.

Thomas, 73. Plauti

sevis,

sempre usato
si

dal

Montreuil,

nato

probabilmente da Flauti Asinii, che


p. e.

legge nel titolo di alcuni codici,

nell'Ambros. Z

55 sup. del

sec.
f.

XIV-XV:

Plauti Asinii poete

clarissimi; e nel Vatic. 1630, sec.

XV,

iiov Plauti Asinii poete comici.

i.

CICERONE.

i^

tos Ut supra

'

(i).

Ma

non era completa; abbracciava


i

cio

primi 8

libri,

perch

codici della famiglia tran-

salpina

avevano diviso

la silloge in

due volumi.

di

vero da una lettera di Nicola Clmangis al Montreuil

veniamo a sapere che questi possedeva delle Epist. ad fam. solo una porzione: *quas penes te pr magna
saltem
gis:
*

p o

r t

o n e

habes

(2).

Prosegue

il

Clmanprimi

Cum autem
i

Cicero ipse ad reges,


scribens...
'.

ad consules,
nei
8

ad

summa
fra
I ),

imperia

infatti

libri
(I

corrispondenti

incontriamo

dei

proconsoli
1

degli edili curuli


(III
il

(II 9),

dei propretori (II


(III
i;

8),

dei

censori
5),
e*

11)

e degli

imperatores

V
La

7;

VII

che

Clmangis interpret per

reges.

riprova

fornita dal Montreuil, che nelle citazioni delle Epist,


si

ad fam.
*

mantiene nei confini dei primi

8 libri:

Occasione certa data ut ad ligandum


r t
i

committeo n e

rem eiusdem Ciceronis epistolarum p o


ad conspectum

meum
:

sese casu ipsius Ciceronis inie-

cerunt ista verba


s
t
*

Cum

Vatinii defendendi
I

mu

s...

(3)

{ad fam.

9,

19).

Non pauca
tractando
si

similia (Cicero ait)


(4)

in

de consolatone
6).

filiae

(ad fam.

IV
t
t

'l'.t

esse una minus poteri mus quam

velimus, animorum
'

am en coni unctione
a
f
f

'

''

f "

';

V "

u d

V o a

mus,

ut

(2) Voigt, in /ihein.

Museum,

XXXVI,

1881, 475.

(3)

Thomns, 107.
1441.

(4) Marlcnr,

l6

R.

SAiBADlNl".

nunquam non una esse, deamur' (i) {ad fam. V 13, 5).
Ripetiamo per
le Epist.

ut

ait

Cicero, v

adfam. quello che abbiamo


il

detto per le Epist.

ad

Att.i

Salutati le custodiva g-e-

losamente non ne facendo parte che agli amici intimi


e solo alla sua morte (1406) entrarono in circolazione.

Vengano ora le orazioni ciceroniane note al Montreuil. Le ricaviamo dai seguenti passi delle sue lettere:
'

Vide pr Sestio orationem

'

(2).

In conservatoria seu hortatoria pr Lucio

(=

Licinio)

Archia

'

(3).

Querenti michi, ut

fit,

hoc in Elicone modico alium libellum quen-

dam

meuro, nunc quasi dedita opera sese ter quaterque (=- 7) Verrine
quesiistis, obtuleruTit
'

mee, quas accomodati causa hesterno die

(4).

Non

preteristi

videre orationes

Tullii

tottot

sceleribus implicitas,
{-=^

presertim he que pr Sexto Roscio, Cluentio, Milone ac Cecilio


lio)

Cae-

necnon

in

Claudium

(5)

acte

sunt,

nichilominusque

in

Catilinam

(i)

Martne, 1429.

La

citazione:

'Vale mi pater

et

ut
'

ad gnatum
tratto in

scribit Cicero, tibi

persuadeas te michi esse


e
il

carissimum

ha

inganno

il

Thomas, 57,

Mendelsohn

(Ciceronis, Epistiilae, Lipsiae,


alle

1893, P^g5,

xm

nota).

Essa non va

riferita

Ept. ad fam.,'KW

3,

ma
(2) (3)
(4)

al

De

off.,

Ili 121.

Martne, 1424.

Thomas, Thomas,

55.
55,

108.
e in
ci

(5)

Ritengo che con pr Caelio

Claudium

s'

indichi

la

mede-

sima orazione, perch nella /. Cael.


e sua sorella Clodia.

sono attacchi contro P. Clodio


nella

Anche Antonio da Rho


Cael.

prima met del

se-

colo

XV
inf.

citava la p.
f.

col

titolo

cantra P. Clodiu/n. Cod. Ambros.

49

215V

scrive

Antonio da

Rho
ait

nel

De
'

imitatione

Item Ci-

cero in oratione contra P. Clodium....


derat,

euim:

accusatio crimeu desiteste con-

rem

ut definiat,

hominem

ut vocet,

argumento probet,

i.

drCHfcONE.

V'erremque
vective
*

et

Anthonium..., Ciceronis atque Salustii vicissitudinarie in-

(i).

Quest'ultima lettera del Alontreuil, lunghissima e importantissima per le reminiscenze classiche,


lirizzata al

credo

in-

Clmangis, perch a

lui
(f.

solo
6i):
*

si

addice la
tu ipse,

lode che gli rivolge lo scrivente


[uo

Non

neminem, pace omnium dixerim, cognovi autores


satius... ?
',

antiquos enixius lectitasse aut intellexisse

ne vorrei conchiudere che


stero di Cluni

all'

esplorazione del

monatitoli

ebbero parte

tutt'e due.
i

Trascriviamo pertanto dal catalogo di Cluni


Ielle

orazioni

ciceroniane: Defensio

Marci

Tullii

pr

^liloiie.
/

Cicero pr Milone et pr (Cluentio) Avito


et

(=Habito)

pr Murena

pr quibusdatn
Q. Ligario
et

aliis.

Cicero in Catilet

inatn et idem
^e

pr

pr rege Deiotaro

publicis litteris et de actione


in Salustium
et
(2).

idemque

in Verrem. Con-

troversia

Saltistii in

eum

et invective

Ciceronis in Caiilinam.

soggiungiamo

l'indice del
il

cod. Parigino

lat.

14749, gi di S. Vittore,
i

quale hi

ratto dai codici di Cluni (3): a)


ei;

De

imp. Cn.
iret;

p.

Milone; 3 pridie

quam

in

exilium

Pomcum

imct.
fr.

Malc(iictio

autcni

iiihil

h;ibct

propositi

prctcr contuim-lKim

....

eie. p.
su/i

Cael. 6).

Ma

giusto anche aggiungere

che

1'

orazione de
s'intitola:

mo
iti

ad

poitt. nel cod.

Vatic.

1742

(scc.

XV)

f.

215V

P.
(i)
(2)

Clodium.

Cod. Vatic Rcgin. 332


Manitius,
ib.

f.

^ov.

(3)

Come ha

dimostnt A.

<

.( i.un,

ine

ri.i

nttiiimnit.^

('/

k't^t^tv,

Anecdota OximUnsta^
K.

Cliisjiical

.Serics,

X, 190$,

p. Ili-

XV.
2.

AABBADW],

Titti latm

l8

R.

SABBADINI.

senatui gratias egt; 5

cum populo

gratias egit; 6 de

domo;
Caelio;

p.

Sestio; 8 in Vatinium; 9

de provinciis conp.
p.

sularibus; io
13
p.

de harusp. responsis:
Piando; 14
p. Sulla;

11

Balbo; 12

p.

15

Archia; 16 p.

Murena;
lium
iret;

17 p. Sex. Roscio; )

18 pridie

19

cum
p.

senatui gratias egit;

quam in exi20 cum populo


2;^

gratias egit; 21

Marcello: 22 p. Ligario;

p.

Deio-

taro; 24 invectiva Salustii in Cicer.; 25

invectiva Cice-

ronis in Sai.; 26 p. Cluentio; 27 p. Quinctio; 28 p. Fiacco.


Il si

cod. Parig. 14749

si

compone
i

di
4, 5

due
nei

parti,
n'

come
19,

vede dalla

ripetizione dei n' 3,

18,

20. Il copista perci

o meglio

copisti

non

trascrissero

pedissequamente

codici di Cluni,

ma fecero una

scelta

delle orazioni singole, tralasciando le aggruppate, cio


le 4 CaU/.

Di queUe

citate dal

Montreuil erano nuove le Verr,


p. Sest., p. S. Roseto,
1'

come corpo completo, le singole La p. Arch. p. Quinci., p. Flac.


alla luce sul finire

aveva rinvenuta
in Italia.

il

Petrarca a Liegi; le due p. Quinci, e p. Flac, tornarono


del sec.

XIV

anche

Ripetiamo

dal vecchio
(il

catalogo
'

la descrizione

di

uno
ei

dei codici

n.

496) di Cluni:

Cicero pr Milone

pr (Cluentio) Aviio (=
aliis \

H abito)

ei pr

Murena eipro

quibusdam

Questo volume venne, non sappiamo

come,

in

potere di Poggio, che lo

Firenze nella prima met del 14 15.

mand da Costanza a Lo adoper a Cone


(i).

stanza anche Bartolomeo da Montepulciano e se


trasse degli excerpta nel cod. Laurenz. 54, 5

(i)

Clark op.

cit.,

p.

VI-VUI.

f.

CICERONE.
la descrizione di
n. 498):

T^*

Ripetiamo dal vecchio catalogo


litro

un

codice di Cluni

(il

Cicero in Catillinam et
et

idem pr Q. Ligario
litteris et

et

pr rege Deiotaro

de publicis

de actione idemque in Verrem. Questo fu rin-

tracciato

recentemente da
il

W.

Peterson nella collezione


(i).

Ifolkham (dove porta


tegro:

n.

29)

Ma

non pi

in-

contiene ora frammenti delle quattro CatiL, della


(act. II) in

\ Lig. e p. Deiot. e del liber II

Verrem.
lit-

Velia dicitura del catalogo antico con


teris

de publicis
(act. II),

son da intendere

libri II

e III

poich
nel UT.
il

le publicae litterae ricorrono 9 volte nel II, 17

Le

altre

indicazioni

de actiane idemque

7i

Verrem

redattore del catalogo avr desunte dalle sottoscrizioni,

ssendo

il

principio del Hb. Il

mancante

di

titolo (2).

Da

quanto abbiamo

esposto

risulta chiaro

che

il

Montreuil quale ricercatore

e scopritore di

opere

ci-

eronane non ha nulla da invidiare ne al Petrarca che


lo precedette,
leo,

eX Salutati

che

gli fu

contempora-

n a Poggio che venne dopo.


W.
Peterson, Coliations front the cod. Cluniacensis
p. I-VII.
il

s.

Holkhamicus

Anecdota Oxon., Class. Series, IX, 1901,


(2)
>)

Connesso

col codice Cluniac.-Holkh.

cod.

Laur.

Bad. 2618,

detto
in

comunemente Lagomars.

42), del sec.

XV,
lib.

che constadi due


i

'

zioni,
III

origine indipendenti: la prima delle quali contiene


II)

libri
II),

II
la

(act.

in

Verrem, indi d'altra mano


il

IV

(act.

'ivinatio, Vattio I e

lib.

I (act.

IL) L'altra sezione contiene


Catilin.
(.ict.

le

invet-

c tra Cicerone e Sallustio, le quattro

e le tre Caesarianae,
in

codice Laur. Bad. per

lib.

II

e III
il

II)

Verrem deriva dal

luniac.'HoIkh.: direttamente, secondo


ire
1

Peterson, indirettamente, e mi

pili

a ragione, secondo

il

Clark

(cfr.

The elassical Revitw^

XVI,

>o2,

325-6).

lo

R.

SABBADFNr.

Orazioni

Orazioni note prima delle nuove scoperte.

Fermiamoci intanto

alle orazioni di Cicerone.

Prima

delle scoperte del Montreuil e di

Poggio
(*)

si

conosce-

vano

le

seguenti orazioni di Cicerone:


p.
(i)

in Catilinani (4)

Milane

Philippicae (14)
le tre

/.

Piando

Ccesariance: (2) p. Marcello


p. Ligario p. Deiotaro

p. Sulla
p. Caelio

p.

Balbo

le

due post reditum: ad

Quirites

p. Sestio in

ad senatum de domo sua ad ponti fices


de haruspicum responso de imperio Cn.Pompei{p.lege Manilio)
p. Cluentio (mutila in fine al 192)

Vatinium

de provinciis con[sularibus
p. p.

Archia
Quinctio

(3)

p. Fiacco

Inoltre

qualcuna
la

delle Verrine

(4)

(p.

e.

la

II'

de

() Comparve
(i)
(2) (3)

prima volta in Studi

ital. filol. class.

VII, 1899, 103.

In una redazione mutila, in

modo

che venivano contate per 13.

Molto

diffuse nel

medio evo.

Scoperta dal Petrarca nel 1333.

(4)

Ma

gi sin dal

1418 Cosimo de' Medici 1418 leggiamo:


il

le

possedeva tutte

sette.

Nel suo inventario


tica.

del

Verrine di Tulio di lettera an-

Questo codice ora

Laur. 48.27 (F. Pintor,

La

libreria di Co-

simo de' Aledici nel 1418.


9

Nozze Della Torre-Guidotti,

Firenze

1902,

H).

I.

CICERONE.
quam
iji

21

frumento), X apocrifa pridie

exilium irei

e le

due declamazioni, del


cerone e Sallustio.

pari apocrife, scambiate tra Ci-

Orazioni commentate da A. Loschi.

(*)

Due
i!la

di queste, p. Qu'mctio e p. Fiacco,

erano venute

luce recentissimamente.

Le

in;:ontriamo

commen-

tate,

insieme con

altre,

nella Inquisltio artis in oratio-

nius Ciceronis di Antonio Loschi.

U Inquisitio,
umanisti,

che ebbe larghissima diffusione tra gli


il

comprende

commento

rettorico

undici

orazioni: p. Poinpeio, p. Milone, p. Piando, P. Sulla, p.

Archia, p. Marcello, p. IJgario, p. Deiotaro, p. Cliientio^


p. Quifictio, p. L. Fiacco. Jhtquisitio fu

mche pi volte

stampata nel
nias 1477
*'

sec.

XV,

p.

es.

Venetiis 4^ nonas iue


col

insieme

con Asconio

commento
cicero11

rettorico di

Sicco Polenton ad

altre

orazioni

niane da

lui

condotto sul modello del Loschi.


<

lavoro
so-

del Polenton porta la data


litae hcibitationis

Patavi
>

ex aedibus

MCCCCXIII

e ci serve a stabilire

per r Inquisitio del Loschi un termine ante quem.


il

Ma

termine

si

circoscrive ancor pi con

queste parole quibus (ora-

della dedica ad Astolfino Marinoni:

De

tionibus Ciceronis) optime frater,

cuni saepius incidis-

set ut loqueremur, ut solemus plerunque de doctissi-

morum hominum

studiis

deque omni genere literarum

<

'.:i,j;.irvc

1,1

priruu volta in (^toru. stor. Utt. tta/.SO,

I907i37'40

22

R-

SABBADINI.

loqui

(i)

>

(lezione
f.

del cod.

Ambrosiano
il

loo

inf.

secolo

XV,

2);

donde rileviamo che

Loschi era a

contatto col Marinoni e perci stava ancora a Pavia,


nella quale citt sin dal 1388 s'era recato a studiare
artes
{2).

Ci sono poi
e
il

codici, quali

il

citato

Ambros.
secre-

100

inf.

Pistoiese 28 (Mazzatinti, Inventari), che


titolo:

portano questo

Antonii Lusci Vmcentini

tarli iliustrissimi diicis

Medolani

etc.

ad suum fratrem
de Marinonibus

optimum atque carissimum

Asto/fijtum

secretarium ^nagnifici Francisci de Barbavariis Inquisitio


artis in orationibus Ciceronis.

Siccome

il

Loschi fu

se-

gretario dei Visconti dal 1391 al 1405

(3),

cos in quel

(i)

Un

cospicuo saggio degli studi


si

letterari
le

del Marinoni

il

cod.
sot-

Casanat. 960 (Roma), dove


toscrizioni:
f. f.

copi

opere di Vergilio. Ecco

le

23 Bucolicorum Virgilii
liber

liber explicit

1393. IO septemhris;
dt

55V Georgicorum

quartus explicit quem ego Astoljnus

Maf.

rinonibus anno 1393 die 21 novembris altissimo

suffragante perfeci;

203V Eximii poetarum Publii Maronis


deo dante explicit.

Virgilii liber

duodecimus Eneydos
de

Scriptns Papi per

me Astolfinum
Il

Marinonibus
la

anno 1394

et

20^ augusti luce finitus.

Marinoni dopo

morte

di

Giangaleazzo Visconti (1402) avr abbandonato Pavia, poich nel maggio 14 19 ricomparisce a Milano

come

legato di

Martino

{Historiae

patriae monumenta. Liber iurium rei p. Genuensis II p. 1490).


(2)

G. da Schio, Sulla vita


<

sugli scritti di A. Loschi, Padova, 1858,


existit >;

163:

Papiae scholaris in artibus

C. Salutati, Epistolario,

cura di F. Novati, n, 355.


{3) Salutati,

Epistol., Ili,

330, 634;

W.

Cloetta, Beitrge zur LitteII,

raturgeschichte des Mittelalters

und der
tre: p.

Renaissance,

1892, 98.

Delle undici orazioni commentate,

Clnentio, p. Fiacco, p. Quinctio,


al

erano rimaste ignote

al

Petrarca.
le

Nella dedica
le

Marinoni
:

il

Loschi

mostra

di

conoscere anche
in
locis

Verrine e

Filippiche
ut

In his vero
Verrinis
et

ceterisque

simili

ratione

tractatis,

invectivis

I.

CICERONI?.
ma
al

2$

periodo va collocata V Inquisitio:


al

molto pi vicino

primo termine che

secondo.
a quel
il

Approssimativamente
altro

suo lavoro rettorico,

tempo appartiene un volgarizzamento delle Deche nel cod. Magliasi

clamatiofies dello ps. Quintiliano,

bechiano (Firenze) VI, 171,

sec.

XIV,

trova

< iscritto

per Gherardo di Tura Pugliesi l'anno


del

MCCCLXXXXII

mese di giugno > (i). XeUa stessa categora di


da G. da Schio

studi rettorici rientrano otto

brevi controversie giudiziali del Loschi,


tate
(2),

non rammentitolo,

che son modellate sugli Ex(3).

rrrhta di niipHp di

Seneca padre

Eccone

il

Philippjcis, patcfecit

quantus quamque

mirabilis

essct

orator

(lezione

del ccxice Ambrosiano).


fu

Dopo

Cicerone l'autore pi studiato dal Loschi

Vergilio; d'entrambi scrive egli:

Si

me

Latiae duo flumina linguae,

Tullius atque Maro, sua

per vestigia

ducant

(Antonii
imit

de

Luschis,

Carmina,

Patavii,

1858, 20);

e Vergilio

infatti

largamente nei
fu tra
i

suoi abbastanza numerosi e

non ineleganti

versi.

Anche Livio
,

suoi autori prediletti:

Livius e manibus
67).

nunquam cadat

raccomanda

a Giovanni Nogarola

{jb.

(i) Miizzatinti, Inventari, Vili, 1898, 18; cfr.


schriftl.

H. Dessauer,

DU handDeclama^

Grnudlage der ps. Quinti/. Declamationen, Leipzig, 1898, 66// volgarizzamento italico
delle

67.

vedi ora C. Marchesi,

tiones ps. quintilianee in

Miscellanea di studi critici pubblicata in onore

di G. Mattoni,
(2)

Op.

cit.,

ii.i^.

yi >^^.

i.i

in

11.,,

delle opere.
i

(3)
(

Allora erano' noti del volume di Seneca


il

soli

Excerpta,

che

si

itavano col titolo di Declama ticnes;

testo pi

completo venne

in luce

pi tardi per o|)era del vescovo

Gio.

And. Bussi

e del Cusano.
il

Una

controversia possediamo anche di Bonaccorso da


in

Montemaj^o
p.

giovine

Prose

rime

de'

due tiuonaccorsi, Firenze, 17 18,

142,

una di

f4

R>

SABBADINI.

quale dato dal cod. Magliabechiano

li, I.

64,

f.

85-89:

Libellus declamationum co7itroversaliuin Anthonii de


schis de

Lu-

Vincencia.

Recher

qui per sagg"io T intesta-

zione e l'argomento della prima:

Notata luat homicidia divortium.


oritur dissensus in fratres, quoruin uxor
est
alteri,

Gravis

que a

fratre

virum opprcssum cemit, adeo ut preter cedem exactam cuncta

expavescit.
agit

Sumpta cuspide calcantem

occidit. Liberatus vir


.

ad uxorem

de homicidio ut expellat. Contradicit mulier

Pare che
torica

il

Loschi

si sia

occupato inoltre della Rite-

rino
di

ad Herennium, da ci che scrive Battista Guanel commento alla detta Rhetorica, rifatto su quello
Il

Guarino suo padre.

Loschi, Guarino e suo figlio

Battista misero in dubbio l'autenticit del passo della

Rhetorica

quattuor locis

uti

in
(i):

conclusione

(II,

47). Senticimo

dunque Battista
Multi vero
et

In

quatuor locis ....


ille

et doctissimi viri,

inter

quos

et praestans

Antonius Luscus

eloquentissimus vir
esse

Guarinus Vepotius
fuisse

ronensis dixerunt

hunc textum non

Ciceronis,

sed

adiunctum ab aliquibus volentibus hanc rem


perscrutari.

subtilius

sed non utilius


uti

Nam

minime videtur convenire,

quod debeamus

con-

no

sup. sec.

XV,

f.

.09: Spectabili generosoque militi d. Ugolotto Bland.

chardo ill.mi frincipis

Comitis virttitum consiliario dignissimo Vicenfit

tineque uris capitaneo. Lese maiestatis

actio.

Declamatio Avogarii de
adversus

Orglano Vicentini. Argumentum. Conspirationem

anguigerum

Cesarem Virtutum comitem cuius leges sponte subierat


rona
(1)

fecit ingrata

Ve-

Cod. Magliabech. n.

I.

67.

Commentar ii

in

rhetoricas

Ciceronis
fine:

sub Guarino
1473. b.

collecti incipiunt.

Solent qui exponendorum... Alla

L.

BA.

I.

CICERONE.

2$
est

clusione in exordio, nani exordium

principium

orationis,

conclusio
dicit
*

vero est terminus:

itaque non
fieri,

bene

conveniunt.

Praeterea
'.

in

quatuor

locis

posse

quorum unus

est in conclusione
in

Sed quid
fieri

dis?

sonantius audiri potest,

quam conclusionem

conclusione

posse

Tamen posteaquam

in

omnibus textibus haec pars comperitur, ea hoc


sententiara

modo

salvari potest per


(i),

amantissimi genitoris

mei Guarini

Veronensis

quod

intelligatur

Tamen

videtur

absurdum hunc
fecerit

textum esse hic ab Cicerone interpositum.


conclusionis divisionem, sequebalur ut ipse

Nam cum

tripliceni

primam partem exequeretur


Itaque

secundum ordinem:
esse Ciceroni s .

et

iste

textus est interpositus.

non videtur

Le due
X Inquisitio
stra

orazioni
il

/>.

Quinci, e

/>.

Flacc.

occupano

nel-

penultimo e l'ultimo posto; ci che dimo-

che erano state trovate da poco: e qui esse fanno

la loro

prima apparizione

in Italia.

In Francia furono

trovate in quel
tiene
il

medesimo

giro di tempo, perch le conlat.

codice Parigino

14749
ivi

suddescritto,

dei

primi anni del^ sec.

XV: anche

tengono

gli ultimi

due

posti.
utile
^(j,^

Sar

confrontare la redazione del cod. francese

f=

V)

alcune lezioni citate dal Loschi


il

(=

L).

A
fio-

rappresentare la redazione italiana scelgo


rentino di S.
V Irrqusitio

codice
b) ().
inf.

Marco 255
il

(Bibl.

Naz. L

IV
l

Per

adopero

cod.

Ambros.

100

(1)
^
li li

Sul

commento

di Gu.irino

padre vedasi R. Sabbadini,

La

scuola

studi di Gttaritio, pp. 93-94.


la

') Companre
300, dove
riferii

prima volta

in

Ber liner phUol. IVochemckrift 1910,

Kugli

Inventa Italorum del Clark.

S6

R. SABBADINI.

p. Quinctio: 7,

26

(i)

horrentissmos LL, honestisliciniis


b;

simos

<^;

12,

licuus L, licinius 2,
^;
16,
ig,

15,

23

tamen L b\ tum
stitit

destititi

(=

destitit) I';

Z, de3 e-

b\ desistit

2;

20 tum Lb,
22
2,

cum
<^';

28,
2),

dicta L, edicto

<5;

30,

possessorum L
decrevit

possesipse

sor

b; 30,

28 decernit

36, 15

L
23

S, ipsi b; 45,

26 in

Quincium Lb,

iniquum

2; -47,

licentur Z, locentur 2^'; 62, 6 eiectum Lb, electum Z;


85, 20

eum

qui

non

lititarit

(latitaret b) cui
S.

rome do-

mus uxor

liberi
3,

procurator esset Lb, om.


15

p. Flacc.

hoc tempore hoc inquam tempore


il

(co7tduplicatio est nota

Loschi) L, hoc inquam temZ,

pore
7

codd.;

13,

21

ymo

immo
-,

2,

immo vero
/^;

b;

30,

promuntaria Z, promuntoria
totius
S,

promontoria

34, 3

de

tum

communis LLb^; 58, vobis autem /^; 59, 28


il

2\

nojiscum Z, vobis
patri

patris Fiacco Z,

fiacco Hb, patri flacci ^; 84,


cacio est

18 filiam filiam {condupli^*;

Loschi) ZS, filiam

102, 20 tu

tamen

Z^',

tu

tum

2.

Se ne conchiude che Z^2 discendono da un medesimo archetipo;


dubbio 2 venne

ma

l'amanuense

dell'

esemplare

di

Lb

fu pi diligente che quello dell'esemplare di 2.


scritto in Francia;

Senza

ma

nulla vieta di

ammettere che
in Italia.

1'

esemplare

di

Lb

sia stato

rinvenuto

Ci)

Pongo

a base l'edizione del Clark:


/>.

M.

Tulli Ciceronis,

Oratione.s:
e.

p. P. Quinci., p. Q. Roscio com.,

A. Cuec, de lege agr.

Rulluvi,

p, C. Rao. perd.t p. L. Flacc, in L. Pis., p. C. Rao. Post., Oxonii.

I.

CICERONE.

27

Le orazioni Cluniacensi.
Il

codice di Cluni

(*)

conteneva pi orazioni,
gli

due
data

delle quali

nuove per
p.

umanisti

italiani:

p. Roselo

Amerino e

Murena

(i).

Una prima
Poggio
Tullii,
(2):

notizia
'

dal Bruni in una lettera a


in Gallia orationes

Ut

tu

nuper

duas M.

quas nostra secula


reperisti...

nunquam viderant, IV nonas ianuarii


condo
va assegnata
al

tua diligentia perquaesitas

MCCCCXV.
il

L' anno,
6; la

calcolato se-

lo stile fiorentino,

141

scoperta perci

1415. Poggio s'impossess del codice

originale e lo sped

a Firenze, dove fu
si

copiato.

Le
io

nuove orazioni
altre in

infatti

leggono, trascritte

con molte

data 9 febbraio 14 16, nel cod.

Laur. 48,

con

la sottoscrizione: Post mille ecce quintodecimo Sal-

vatoris

anno quinto

id.

febr.

(stile

fiorentino)

hoc voluin ccc

men orationum XXVIII M.


smae de Medicis Ioannis
presso
Niccoli, a cui
lo richiese in

T.

Cieeronis quod
(3)

rkartis redactum est Ioantes Arretinus


f.

absolvit Co-

L' archetipo Cluniacense rest a Firenze molti anni


il

Poggio, reduce dall'Inghilterra


data 6 novembre 1423:
'

Roma,
':

Mittas
Clunia:

orationes Tullii
censi

quas detuli ex monasterio


1ri.>.--..wi..
\\
,
,

rinnovnr'''^

H^j^no 1425

() Comparve
(1) Inoltre
(2)
(3)

la

prima volti
la

iti

Stuiii

ital.Jttot,

class. VII,

i99, lOo.
alla fine.

a>Imava

lacuna

Iella /.
c<l.

Cluenl. dal
4.

192

Leon. Brani Arrctini Epist.


Celebre copita.

Mehus IV,

28

R'

SABBADINI.

Orationes meas Cluniacenses potes

mittere...

Scribas

mihi quae orationes sunt in eo volumine praeter Cluen-

tianam, pr Roscio et
ritorn al Niccoli per

Murena
di

'.

L'ebbe, lo copi e lo
il

mezzo

Candido

13

dicembre

1429:

Mitto ad
illud
si

te

per Candidum nostrum antiquum


'

volumen

orationum TuUii

(1).

da ora

in poi

del codice

perdono

le tracce.

Dalle esplicite parole del Bruni: in Gallia orationes

duas

reperisti e

da quelle

di

Poggio: orationes

qiias

detuli ex monasterio Cluniacensi parrebbe

doversi deil

durre che Pogg-io stesso scoprisse a Cluni

codice.

Ma come
il

si
?

concilia ci col fatto

che

lo scopritore fu
si

Montreuil

Dovremo supporre che


?

tratti

di

una
che

vanteria di
il

Poggio
sia stato

non sar pi

verisimile

volume

portato

a Costanza da

qualche

conciliare francese e propriamente


treuil? (2)

dallo stesso

Mon-

Perch

in verit

non
nella

ci

sappiamo capacitare

come

met del 14 15 abbia potuto intraprendere un viaggio da Costanza a


e qucindo

Poggio

prima

Cluni.

Abbiamo
(i)

detto che
coli.

Poggio
I,

s'

impadroni

dell'

archefonte

Poggii, Epist.

Tonelli

p.

loo, 153,

154, 294.

Da
Catil.

diversa fu copiata a Costanza un'altra silloge di orazioni ciceroniane nel


cod.

IX

107 del collegio dei Gesuiti di Vienna,


Ci:.,

cio:

in

I-IV,

Sali, in

Cic.

in Sali.,

Philipp.
p.

I-XIII
in

(testo mutilo), /.

Cluent.,

p.

Marc,

post. red. in sen.,

Arch.,
d.

data

Constantie

tempore

generalis concilii constantiensis

anno
in

MCCCCXV

vigesima prima die


k.

mensis octobris

'

(E.
7

Goldlob
p.

Sitzungsher. der

Akad.

JViss.

in

Wien 161, 1909,


(2)

Abh.

17).

Per

la

presenza del Montreuil a

Costanza nel 141 4- 15

cfr.

H.

v.

d. Hardt,

Rer. conc. Constani.

28.

/.

CICERONE.
Possiamo circoscrivere
il

19

tipo Cluni acense nel 14 15.

la

data alla prima met del 1415, perch tra


l'agosto dell'anno stesso lo vide
il

luglio e

Barbaro a Firenze.
dif-

Per dimostrare questa affermazione narrer un po'


fusamente
la gita del

Barbaro a Firenze, corredando


in luce

la narrazione di

documenti, dai quali verranno


d'

altre notizie

non prive

importanza.

La

gita di Francesco

Barbaro a Firenze
(*).

nel 1415

Francesco Barbaro era gi stato alunno del Barzizza


a Padova,

quando nel

luglio del 1414 giunse allora


di

a Vela con-

nezia Guarino Veronese, che lasciava

dotta di Firenze

(i);

e fu

ben
il

felice

ospitare
di

per
cui
in

qualche tempo
frequent
tutto
il

in casa

sua

nuovo maestro,

la

scuola assiduamente e amorosamente

glorioso quinquennio della condotta veneziana


al

(1414-14 19). Nulla poteva perci mancare

Barbaro

per appagare la sua gran sete


alla bella

di

apprendere;

onde

prima non

si

riesce a indovinare la ragione

della gita a Firenze eh' egli intraprese nell' estate del

1415.

Voleva rappattumare Guarino


i

col Niccoli?
fu
il

Com'
screzio
equili-

noto, tra
negli anni
))ratn

due

insigni umanisti

ci

grave
ed

141 2 e

1413, tanto che

mite
fiera

(':' "'no

fu tratto a lanciare

una

invettiva

i*j

Comparve

la

prma volta

in

Miscelinnea di studi in onore di A,

Hortts, Trie*tc 1909, 615*627.


(1)

R. Sabbadini, La scuola

gli studi di

Guarino^ 19.

30

R.

SABBADINI.

contro colui che l'aveva prima protetto. Voleva conoscere di persona gli umanisti di Firenze? Questa
destinata a diventare pi tardi
il

citt,

centro del
il

movimento
primato
in-

umanistico, cominciava gi a contrastare


tellettuale

a Padova, che V aveva

fino

allora tenuto

onoratamente. Voleva prendere cognizione


codici pervenuti a Firenze da Costanza
?

dei nuovi

Forse tutte

tre

queste ragioni insieme


il

e altre che

mi sfuggono avranno indotto


Firenze.

Barbaro a recarsi a
che vi
altri

Qui comunico alcune sue


riferiscono, alle

lettere inedite,

si

quali

ho

intrecciato

pochi
Il

docudella

menti che giovano a chiarirle

meglio.

tempo

gita resta stabilito dalla data ex Venetiis IIII nonas no-

vembris
ci

MCCCCXV

(documento V);
ci
Il

ma

anche senza

di

numerose coincidenze
via.

avrebbero
1

consentito di
era certasin

determinarlo per altra

d'

agosto

mente

di ritorno

(I),

anzi

prima,

perch

dal 13
scritto

dello stesso
il

mese

{idibus praeteritis, II) gli


il

aveva

Barzizza

possiamo quindi collocare


il

viaggio tra la

fine di luglio e

principio di agosto del 14 15.

La

riconciliazione di

Guarino col Niccoli fu forse


dai saluti che
il

otal

tenuta,

come vediamo
:

primo invia

secondo

doctissimus Guarinus

Veroneiisis

tibi pi. sai.

dicit (III).
il

Tra
si

maggiori umanisti

fiorentini, coi quali

Barbaro

leg in intima amicizia,


il

oltre

il

Niccoli

da annoverare
in

Bruni. Negli ultimi mesi del 141 4,


di

compagnia probabilmente
s'

Biagio Guasconi,

il

Bruni

era recato al concilio di Costanza;


14 15

ma

dopo-

ch

nel marzo del

avvenne

la

fuga del papa

I.

CCERorJE.

31

Giovanni XXIII, egli se ne torn a


nisti fiorentini

Firenze.

Uma(I),
i

minori

che

il

Barbaro conobbe sono

Roberto Rossi precettore

di

Lorenzo de' Medici


di

due Corbinelli Angelo e Antonio, Domenico


nardo Buoninsegni e Biagio Guasconi,
^i

Leo-

che

pi tardi

applic alla politica. Fiorentino

non era per nascita

camaldolese Ambrogio Traversar!,

ma
di

per adozione
quel circolo
il

e inclinazioni, vera
di letterati; e

anima e portavoce
lui

con
i

pure strinse cordiali rapporti

Barbaro, anzi tra

due corse vivissimo carteggio negli

anni successivi dal 1416 al 1420, carteggio del quale


ci

rimane integra

la sola parte del Traversari (i),

ma

preziosissima per ricostruire

illuminare

il

fecondo
Firenze

scambio dk operosit umanistica interceduto


e Venezia:

tra

onde vediamo cataloghi e

notizie di codici

nuovi, testi latini e greci, trascrizioni ed


incrociarsi dall'una all'altra citt.

emendamenti
le

Tra

gli acquisti

immediati

o,

per dirla con


(II),

parole

del Barzizza, tra le res noilissimae

che

il

Barbaro

port seco dalla Toscana, notiamo due


orazioni di Cicerone
la

testi latini, le

Nonio Marcello, e uno greco,


(2);

Logica e X Etica di Aristotile

ma

di
il

pi

altri

testi,

specialmente greci,
epistole

si

era assicurato
di

prossimo

invio, quali le

greche

Manuele Crisolora

IV o
II)
(2
t

V), la raccolta epistolare di Cicerone


i.iM..

ad

Att. coi

^ti

>i

..

..V

Epistola.

Un

codice portava questa nota: In hoc codice contincntur Logica

Kthica Arttotclis, quibus Franciscu Harbaras


ci.

quondam

d. Candiani
/;,/,/;.,

Roberto de Ro! civ


pag. XVII).

fI..r.M.i,. ,1,.,, .t.,v

,..f

r\fir,r,.iii

th

S,

MUh.

32

R.

SABBADIN/.

passi greci dallo stesso

suppliti (V),

passi

greci

del famoso codice delle Pandette (III), che da appena un decennio (1406) era trasmigrato da Pisa a Firenze. proveniente da Cluni Il nuovo codice ciceroniano

mandato da Poggio non

in

copia

ma

nell'originale

a Firenze, conteneva alcune orazioni, due delle quali


allora sconosciute, la

pr Roselo Ainerino e

la

pr Mucui
si

rena. serv

Il

Barbaro se ne trasse un apografo,

di

Guarino per commentare tosto dipoi


ci

la p. Roseio.

Questo commento

rimane manoscritto e stampato;


in

in esso ricordata la gita del Barbaro,

proposito

della lacuna al 132, con le seguenti parole:

Nam
doc-

iterum non parva textus pars deest, quod factum est


situ et

exemplaris vetustate decrepita, quod

vir

tissimus Poggius

ex

Gallis

ad nos reportavit,

qui et

huius orationis et alterius a etate


fuit.

pr Murena repertor
et

hac

Ut autem

clarissimus

doctissimus vir

Franciscus Barbarus dicere ac deplorare solet, occae-

catum adeo exemplaris codicem,


scribi

unde haec exarata

est oratio, Florentiae viderat, ut nullo pacto inde tran-

verbum

potuerit

(i).
il

Nonio Marcello l'ebbe


coli
(III).

Barbaro

in prestito dal

Nic-

I Fiorentini e

il

Salutati (m.

1406) avevano

cercato inutilmente questo autore, che del resto


stato nella biblioteca del Petrarca; solo tra
il
il

era

1407 e

1409 ne pot venire a capo, pare,

il

Bruni per mezzo

di

Bartolomeo Capra, che ne trov un esemplare nella

biblioteca Viscontea di Pavia. Scrive infatti da Siena

(i)

Sabbadini,

La

scuola ecc., 91.

r.

CICERONE.
dicembre 1407:
ut, <

33

Bruni

al Niccoli nel

De

bibliotheca
libro-

Papiensi curavi equidem dilig-enter

quantum

rum
lus

ibi

sit

et quid, certior fiam

utque Nonius Marcel-

quem Colucius (Salutati) habere nunquam potuit meo nomine transcribatur >; e allo stesso, da Pistoia lel novembre 1409: < Nonium Marcellum dicit (Barin dies

iholomaeus Capra) se

expectare

>

(i).
1'

Nel catalogo dei codici

di Pavia,

compilato

anno

1426, Nonio Marcello non ricomparisce pi; e questa una buona ragione per credere che il Capra l'abbia
li

mandato -ai

Fiorentini e che essi se lo siano tratoltre

lenuto. Spingendoci pi

sulla via

delle

ipotesi

I^otremmo sospettare che quel codice di Pavia fosse


tutt*

l'arbaro a Venezia,
l
il

uno con V esemplare petrarchesco. Ritornato il si trasse copia di Nonio; poi mansuo
al Barzizza

a Padova, dove se lo trascrisse

inche l'arcivescovo cretese Pietro

Donato (VII). Oltre ad avergli procacciato amicizie nuove e nuovi


Barbaro
riusci

codici, la gita del


'

lui

profittevole an-

he per

la

sua produzione

letteraria.

Nella

dimesti-

chezza

infatti

che contrasse con

la famiglia de'

Medici caduto
e

e specialmente con Lorenzo, sar certamente


1

discorso sul prossimo matrimonio

di quest'ultimo;

illora

molto verisimilmente
trattato

il

Barbaro

concep

il

di-

egno del suo


i

De

re uxoria, dedicato appunto

Lorenzo:

felice e rigogliosa primizia,


il

che dava pieno


e pur
tanto

if

fidamente per X avvenire, se


si

vivace

onderato giovine non

fosse poi consacrato alla p-

(1

'III
J<.

itiU.^ru

ai

(itiiiiri:

SAinAumi,

Testi iatmi,

i-

34

SABBADINI.

litica,

nella quale tocc altezze di rado raggiunte


Il

da
di

altri

umanisti.

De

re uxoria fu scritto in

non pi

quattro o cinque mesi e usci nel carnovale del 141

(VI e VII).

I.

Franciscus Barbarus

suavissimo Laurentio de Medicis


s.

p, d,

(i)

Quanto

tui

desiderio nunc affidar, pr tua singulari prudentia facilius

poteris existimare

quam ego

perscribere,

si

quantum tua consuetudine


istic

delectarer observare voluisti. Testis

enim optimus esse potes, cum


institutio

essent plerique

quorum mihi natura humanitas


neminem tamen
et

maiorem

in

mo-

dum

grata erat,
sic

fuisse

quicum essem iocundius quam


tuis

tecum;

enim de ingenio

moribus

magnifice

mihi

persuase-

ram, ut a

mea

coniectura gravissimorum ac prudentissimorum

hominum

iudicium non abhorreret.

Tuse vero naturse tantum tribui intelligebam


putaretur,
cuius
sic

ut per se prope gravis esse ac moderata (2)

ex

omni parte

solida et expressa dignitas ostenditur, ut in te probitatis et

virtutis quasi

lumen quoddam

facile

possim (3)
benivolentia

intueri.

Omnia

praeterea
acci-

quae iocunda ex lepore humanitate

alterius

possunt

dere

sic in

me

diligenter et studiose contulisti, ut


delectet.

me non modo

usus eoest sic

rum, sed etiam recordatio plurimum


ut in benivolentiam

Quibus ex rebus factum

tuam profecto non inciderim sed venerim,

qua

maiorem

in

modum
sii,

suaviter astringor, ut mihi gratissimum et antiquis-

simum futurum

me

nihil erga

te

desiderari posse

quod ad

offi-

cium stud'um pietatem gratiam fidem carissimi hominis pertinere videatur.

(i)

Cod. Magliabechiano Vili 1440


f.

f.

86v; cod. Ambrosiano

40

sup.

32V. Dal cod. Ambros.

la

trasse

A. M. Querini, Diatriba prati.

ad

F. Barbari epist.
(2)

CCLVI.
Amor.

modesta

cod.

(3) possis cod.

Amor.

r.

CICERONE.
me quantum
par est
tui desiderio

3f^

Quare

tibi

perspicuum esse debet

com-

moveri. In ea tamen molestia hanc accipio voluptatem ut in sermonibus,

quos pr nostra consuetudine instituimus,

et in tui

memoria, quam

summa

benivolentia constantissime tueor, velut in honesto ac suavissimo diversorio

acquiescam. Haec in primis contraria saepe cogitanti mihi solet Socratis


in

mentem

venire, qui

cum

in vincla coniectus esset,

dolorem simul ac

voluptatem (i) corporis sentire fatebatur. (2) Cruri enim pedicas graves
esse aut fuisse et
et

cum

molli ter perfricaretur delectationem facile sentiebat

sapientissime dolorem ac voluptatem (3) res

disiunctissimas

naturae

beneficio coniunctas esse mirabatur.

Hac de

re

longior essem in
liceret.

prae-

sentiarum (4)

si

plura scribere mihi per occupatioues


civis

Quod Cor.
non solum

(5)

noster

commodis

ac fortunis tuis
rei

molestus

sit,

mihi ut debet molestissimum


ut

est;

turpitudo

facit et

incommoditas tua

nostrae rei publicae causa, sed etiam

incommodorum tuorum

res mihi gravis esse videatur.

Assequor coniectura, ut etiam ex Galano


sic

nostro

sum

factus certior,
iuris,

eam rem
(6)

cognosci, sic ab omnibus iudicari,

ut nihii oraissura tui


iri

sed civitate teste suo tempori reservatum

videatur.

Huic
tibi

tuae causae studio

ope

gratia nullo loco

sum

defuturus;
tuas
res

tantum enim

debere videor ut antiquum mihi officium


et fore

sit

omnis non minori mihi curae esse


mihi in

quam

meas. Quaecunque igitur


niea

mentem

venient ad te aut ad tuos

pertinere,
in te
sai.

sponte

(7)

sum

facturus; siquid ignorabo,

admonitus omnium

studium superabo.
die.

Roberto Rosseo viro optimo ac doctissimo


lere diligeres observares

pi.

Hunc

ut co-

maiorem

in

modum

rogavi nec rogare desisto;

(i)

Dopo voluptattm

nel cod. Magliab.

sono

le

parole ut

cum

altera

max irne lahoramus


Plat.

altera nos levare tate poi cancellate; forse la cancel-

latura era nell'autografo.


(2)

Phaed. 3, p. 60, b.
rcita in tronco
il

(3) Qui
(4) in (5)

cod.

Ambros.

presentiam cod.

Sar ComeliuK?

ma non

so a che cosa

si

alluda.

(6) nirs eod.


(7)

spem

te cod.

36
cius

R.

SABBADmi.
facile

enim moribus ac doctrina


sic

melior

fieri

potes et

doctior
in

(i)

de quo

sentio, sic mihi suadeo, ut

eum semper habeam

ore nec
tuse

eum

satis

laudare possim nec admirari. Congratulor etiam


est ut,
ceteri

felicitati

qua factum
facilius

Robertum prseceptorem

nactus, nisi tibi ipsi defueris,


videaris.

quam

bene beateque vivere posse

Cum

maturitas

advenerit, ut litteris meis provocatus ad nos proficiscare, (2) libentissime

omnium

faciam; multos invenies qui iam mirifice serviunt (3) laudi uae.

Litteratissimo Nicolao sai. die, Simoni Nessse

necessario

et

lohanni

minime, ut aiunt, bonae

fidei (4) possessori et ceteris


tibi

quibus amoris nostri

commemora tio
tuo,

grata esse

videbitur. Spectatissimo viro lohanni patri

meo

volui dicere,

me commendabis.

Ex

Venetiis

XV

kal. septembris [141 5].

II.

Gasparinus Pergamensis suo Guarino Veronensi


Naviculario non
satis

s.

{5)

mihi noto idibus praeteritis commisi


litteras,

ad

te

et

Franciscum
in

(6)

nostrum

quibus pr meo in vos

officio et vestra

me summa
fuit,

benivolentia quo animo in vos

essem

et

quid
sint.

vobis

vellem brevi significabam. Dubito ne Htterae ad vos delatse


illarum

Summa
;

me

pr reditu

Francisci voluptatem

magnam

cepisse

ro-

(i)

Vespasiano da

Bisticci

{Cosimo de' Medici


de' Medici,

i) tra gli

scolari

di

Roberto de Rossi nomina Cosimo


Lorenzo.

ma

dimentica suo fratello

(2) Questo viaggio sar avvenuto nella primavera del

141 8,

quando

Lorenzo de' Medici divisava

di

recarsi

a Verona (R. Sabbadini, Cen-

totrenta lettere inedite di F. Barbaro., 13.)


(3) seviunt

cod,

(4) Sar Giovanni Buonafede.

(5)

pubblicata nel mio


il

\\\iXO

La

scuola e gli studi di Guarino, 174.

Ne

riproduco qui
(6)

solo passo che fa al caso nostro.

Francesco Barbaro.

I.

CTCKRONE.
prior
(i)

37
essem, rationem
advexit,

gabam eliam
in

ne,

cum amore apud eum


ex

meam
alios

bis rebus,

quas nobilissimas
....
kal.

Etruria

secum

post

labcri pateretur

Patavii

XIV

septembres [1415].

ITT.

1/

a/i Ci Se

Ilo

\i)

liarbanis

-opti ino et Jiiaiianissimo


(3)
s.

Nicolao

Si

bene vales gaudeo. Postcaquam abs


;

te discessi

litteris

tui

desideesse

riuni lenire constitui

tua enim legens vel ad te scribens,

tecum
in

videor. (Juare
irte

ad

te scripsi ut vel

provocatus amicitiae nostroe


litteras a te accepi,

hac

non deesscs; nullas tamen adhuc

quas ne longius

"osidereni in tuis officiis esse tibi persuadeas. Modestissiraus Blasius

Guamihi

conius (4) noster tuai salutis ccrtiorem

me

fecit;

huius adventus

(i)
f

Il

Barzizza era stato maestro del Barbaro prima che Guarino an-

lasse a

Venezia nel 141 4.


Vili 1440
f.

(2) Cod. Magliabechiano


(3)

86v.

Niccol Niccoli.

(4)
intro ino,

A
il

questo Biagio Guasconi indirizz Guarino


Niccoli nel

la

famosa invettiva

141 3, da

me
il

pubblicata per Nozzt

Curdo- Mar celdi

Lonigo 190I. Nel

141 4

Guasconi and

al concilio

Costanza

l'oggii
!^>iti.

Epist, coli. Tonclli I 3); era di


p.

nuovo col

nel dicembre del 14 16

20 librum

legtt

Blasitis

de Gu:isconibus.) Nel
di

1424
M;vria

fu

!<ri

consoli dell'arte della lana, nel


'

1425 degli operai


Bologia

S,

del nel

'

'

rii

Buanaccorso

Pitti,

1905.
l'

2}:.

251);

124 fu anib;i.sciatorc di Firenze a Bologna e presso


'lasiotiidt

imperatore {jOom-

Hmaldo

degli Alhizzi, II 14, 17, 21, 29, 30, 31, 33, 39, 54, 96).
ufficiali dello

N'el

1431 fu degli
*>n,

Studio Fiorentino (/7<;rMme/i di storia

Flrcnzr /
.V,

18R1, VII 244) e ambasciatore presso Kugcnio


e negli anni
"llegrni,

IV (Mu.affari

A*
Iella

XIX orO;

1432-33 pigli parte

agli

repubblic.i

SaUa repuhhi

fiorentina a tempo

di

38
iocundissimus fuisset,
nisi

R.

SABBADINI.

discessus eius valde


(i) librorum

festinus

mihi

videretur.

Ad

te mitto
sibi

xardXoYOV
;

quos

Lconardus

lustinianus

ex

Cypro
scribis,

vindicavit

illuni
(2)

ad

te

ante miseram, sed quia mihi non re-

vereor ne meae

litterae

una cum catalogo

tibi

redditae sint.

Spectatissimis atquc doctissimis viris


retino
(3)

Roberto Rosso

et

Leonardo A-

pi. sai.

die; Corbinellis (4) etiam et reliquis tuis civibus, quoet

rum ego virtutem


Marcellus exaratur;
ut

amorem erga me observo amo


confectus
erit,

et magnifico.
tibi

Nonius

quam primum
illud

tuum

restituam.

Cura

habeam grsecum
sai.

Pandcctarum. Doctissimus Guarinus Veronensis

tibi (5) pi.

dicit.

Ex

Venetiis idibus septembris [14 15].


(6)

Ornatissimo adolescenti Laurentio Medico et disertissimo

Dominico

Leonardi

filio

(7)

sai.

die.

IV.

Ambrosius Francisco suo


Facit occupatio

s.

(8)

mea

ut brevior in scribendo sim


sit

quam

veliera.

Quum
non

enim

nil fere

iucundius, nil gratius mihi

quam ad

te longissime seri-

bere ....

Tu

velim

me

intensissime diligas, ut facis, atque efficias ut

(i)

xaidX

fu

omesso dal copista


con
la

in lacuna,

pi tardi colmata erro-

neamente da un

altro

parola quinlernos.

Sui codici che

il

Giu-

stiniano aspettava
(2) (3)

da Cipro

cfr.

Arabr. Traversarli Epist,

VI

7.

me
Il

cod.

Bruni nell'ottobre del 1414 era andato


la

al

concilio di Costanza,

ma dopo
(4)

fuga di Giovanni

XXIII

nel

marzo 141 5, rimpatri.

Antonio e Angelo.
om. cod.
cod.

(5) tibi

(6) disertissimus

(7)

Domenico Buoninsegni, condiscepolo

di

Lorenzo de'

Medici

alla

scuola di Roberto de Rossi.


(8)

Ambrosii Traversarli

Epistolae. a P.
all'

Canneto,

VI

4.

Seguo

l'orto-

grafia del testo,

sebbene non conforme

uso umanistico.

I.

CICERONE.
quum omnibus
carse
sint,

39
qui
. .
.

(lesiderem officium tuanim, quae


studiis humanitatis dediti sunt,

modo
Quod
tecum

tum vero sunt mihi


te

gratissimae.

adcidit sane

non

iniuria

sum enim eo ad

animo,

ut semper

cogitatione sim,

memoriamque

benevolentiae tuae atque pietatis

nunquam
est.
.
.

ponam. Sed de

his satis et per alia^ literas (i) nostras

dictum

Mitto ad te duas epistolas

longiores

nostri Chrysolorae:

de amicitia

alteram ad me, de mensibus secundam ad Pallantem, scriptas olim

manu

mea; tertiam
curavi,

[keq vctQOXog] (2) ad nostrum


ipse

Guarinum mittere non


in deliciis:nec

quod hanc

secum

adtulerit

habcatque illam

amhigo iam
II

illam tibi legit.

Tu

cura ut ad

me

librorum tuorum indicem


:

!tt L-.

Facies id scio pr tua in


. .
.

me

pietate

libet

enim hoc ad

te

uti

vocabulo.

Vidi sane indiculum illum clarissimi


misisti;

viri
. .

Leonardi ludesiderari in

stiniani,
ilio

quem ad nostrum Nicolaum


diligentia, sed

sed mihi.
illum

visa est

nescio utrum tu

scripseris,

an

alias

quispiam

Ceterum
i.

id abs te

maiorem

in

modum

rogo

uti,

quum

aliquid explo-

ti;r

>\f

Ioannis Chrysolorae istuc vestris

cum

triremibus adcessu acce-

peris,

antequam
(3)

adplicet, diligentissime scribas

ad me. Cupit enim senex


Salutem dices nostro Gua-

Demctrius

istuc ei

prodire obviam

rino reliqusque sociis tuis optimis atque humanissimis viris.

Florentiae ex nostro monasterio

XX

octobris [1415].

Otiest* allm lettera

precedente e

la

risposta

del

Barbaro

si

son

(2;

.Sci

M-sto uci

annoto

in;inc;i

li

titolo greco,

ncH' Ampiisstma col-

Icetio del

Marlene

et
il

Durand
vero

III

(Epist.

XVIl

15) suona ."iFyl FXyxov,

na

erroneamente;

titolo

m^ti vdQOrixog,

come

si

vede dalla

rikpoKta del Barbaro.

Questa

lettera a

Guarino

fu

stampata dal Cyrllus


ivi

CW. gr.
ten
(3)
tegli

hiL liorhcn. II 224; l'altra

De

amicitia

stesso

259. Della

De mensihix Un vecchio

a Palla Stro/.ri non mi occorsa finom nessuna traccia.

prete cretese, che

Mava

col

Trurr^.-iri

nrl

<-'

Angeli e attendeva

a copiar codici greci.

40

R.

SABBADINI.

V.
Franciscus Barbarus optimo ac doctissimo ntonacho

Ambrosio
Si

s.

d.

(i).

bene vales gaudeo. Magnani voluptatem ex

litteris

tuis

[cepij,

in

quibus eximius in

me amor

tuus amari

(2)

potest et studium recognosci.

Tua ctiam
apud

legens tecura

esse videor,

quem

admiratione

quadam

virtutis

sic diligo sic

amo, ut ad amorem
cui

meum

nihil possit

accedere.

Sed haec
ut nihil

satis
sit

te,

de mea erga
te

te

voluntate sic persuasum

est,

quod non modo de


Litteras

mihi spondere possis, sed etiam

de

me

tibi.

summi

viri

Manuelis Chrysolorse quas ad


tibi

me

mittere scripsisti
et multis ver-

nondum
sublatum
718^)1

habui (3); pr quibus magnas


nisi

gratias

habeo
nostrae

bis dicerem

quodammodo

dignitate amicitiae

hoc officium

esset.

Epistolam illam ad eloquentissimum Guarinum nostium

vd(^)0T)XO(; (4)

adhuc videre desidero; apud modestissimum Antonium


(5),

Corbinellum reliquit
ficio

quam
illius

postea non habui[t]; quare


clarissimi viri laudis
(6)

si

tuo beneerit

fuerim consecutus, et

monumentum

et amicitiae nostrae.
tricius civis noster

Laudationem funebrem
edidit

quam Andreas

luliani pa-

ad

te mitto;

de qua quid

ego sentiam nunc

ad

te scriberem, nisi

id gravissimo tuo

iudicio reservarem;

quare quid

(i)

Cod. Magliabechiano Vili 1440

f.

86.

(2)
(3)
lui,

Amavi amorem tuum


Le ebbe pi
5,

frase tipica di Cicerone

adfam. IX

16, i.

tardi,

come apparisce
(la

dalla lettera del


si

Traversari a

VI

del 29 febbraio 1416

data

desume

dalla

menzione della
Manuelis acce-

magistratvu-a di
peris,

Cosimo)

Quod

epistolas

clarissimi viri

nunc primum per tuas


vdQXTixog
cod.

literas

novi.

(4)
{5)

Nel tempo che Guarino insegn a Firenze


L' elogio funebre in lode di Manuele
il

(i

410-1 414).

(6)

Crisolora.

Manuele mori

Costanza

15 aprile del

1415; l'elogio fu recitato a Venezia dal Giu-

liano nel luglio dell'anno stesso.

I.

CICERONE.
me
si

41
videbitur facies certiote

hac de re sentiendum
rem. Librorum

sit

iudicabis et

tibi

meorum y.axXoyov

(i)

nunc ad

mitterem,

si

raptim

mihi conficere licuisset; sed propediem mandata tua digeram


et conficiara.
diligentiiLS

persequar
scripsit

Librorum epigrammata Leonardus lustinianus


potiiit.

nec

exarare

Libri

illi

ex Cypro (2)

nondum

sibi

redditi

sunt, sed indicera transcripsit; quare sibi mihique facile

veniam dabis.
Constantinopoli

Guarinus noster

litteras

habet a lohanne Chrysolora

datas idibus septembris. Valde dubius est an


poterit (3); in hnnc

cum

classe nostra traicere

rem argumentatur multa, minime

nunc, ut

ad te

scribantur, necessaria. Si quid eius adventus, ut aiunt, odoratus ero, te

diligcntissime faciam certiorem. Guarinus tibi


ii

plurimam salutem

dicit

et

omnes quibus tuo nomine salutem

dixi.

Doctissimo ac praestantissimo
et

antiquitatis auctori Nicolao (4) nostro salutem d[ic]

aetatis

nostrae

lumini eloqucntiae Leonardo Aretino


in

ac
(5),

me

reddes

piane

suum, cum
.

meo

siiiU

sit,

ut

inquit

Cicero

ncque

ego discingar

Vaie;

communi

patri magistro monasterii

me commcndabis.

Ex

Venetiis IIII nonas novembris

MCCCCXV.

i)

Il

catalogo arriv

al

Traversari nel febbraio del 1416;

scrive in-

fatti

nella succitata lettera,

VI

5:

KaiXoYOv

tuae bibliothecae

nunc

pri-

mum
Lc^i.

accipio.
. .

nella

VI

6, in

data

Florentiai

VI non. mart.

{14 16):

indicem graecorum voluminum tuorum.

(2) Nella lettera


sari al

VI

7,

Florentiae

XI

martii [1416J, scrive


libro-s

il

Traver-

Barbaro

Si

dudum

accepit ex

Cypro

suos Leonardus lu-

stinianus, curabis mihi conScere diligentem indicem.


(3)

Giovanni Crisolora fino almeno

al
ini.
si

1418 non
(14
18),-

era venuto,

pouiu-

nella lettera

VI

3, Florcnti;u

UT

id.

del Travirsari al Barcerti

baro leggiamo:
curabiH ut

De

lohanne Chrysolora
tuis

quid cxploratum

habcs,
pro-

litters

ccrtior Barn.
(il

Eum
nuovo

Icgatum impcratoris
eletto

sui

fectururo ad

summuni pontificcm

Martino V, a Costanza
id

Il

Dov. 1417)

nolm dictam

est.....

Avet Demetrus noster


'

ccrtiu*

drc, ut meliori esse animo po-^^v -:*


diutius expcctandf fatif^atus
})
<.ir

^-

-.,.-.:-,,

Niccol Nicr*

'

4a

R.

SABBADINI.

VI.

Dalla prefazione del

De

re uxoria

(i).

....
cisco tuo

Mihi praeterea recordanti multos


tibi

in nostra familiaritate

sermo-

nes gratius atque iocundius

munus

fore

visum

est

si

potius a Fran-

quam

a fortuna sua donareris.

Qnamobrem

tuo nomine de re

uxoria breves cpmmentarios scribere institui, quos huic nuptiarum tempori (2) accommodatos arbitror

non

inutiles futuros.

Vidi siquidem praesens quanta cura ac diligentia eruditissimum Ro-

bertum Rossum
tissime

in primis coleres

atque observares, a cuius latere

rec-

quidam

fere

nunquam

discedebas. Accedit et eloquentissimi ho-

minis Leonardi Aretini nec minus litteratissimi Nicolai nostri consuetudo,


a quibus

cum

alia

permulta tum pleraque id genus assidue


[carnevale del

te audire et

accipere confido

1416].

possedevano gi

la collezione epistolare ciceroniana

ad

Ait.y

ad

Q. fr.,

ad Br.

Il

Niccoli nel marzo dell'anno seguente

mand

a Venezia l'esemdalla

plare coi passi greci restituiti da


succitata lettera

Manuele
al

Crisolora,

come abbiamo
Is

VI

del Traversari

Barbaro

(Nicolaus) mittet
restituit graecas

Cicero nis Epistolas ad Atticum, quibus noster Manuel


litteras
(1) Il

quasque

te

maxime

velie adseruit.

Medici.
(2)

De Fu

re uxoria di Francesco Barbaro dedicato

Lorenzo de'

pi volte stampato.
il

S' intende

carnovale;

1'

anno

il

141 6, perch gi in data


scriveva
al

Flo:

rentise kal.

iuniis >

[14 16]

il

Traversari

Barbaro (VI 15)

Commentarla tua de

re uxoria ad
legi

Laurentium
.

optimum
.

tuique studio-

sissimum adolescentem

gratulatusque sum.

I.

CICERONK.
VII.

43

Lettera di Gasp arino


Marcellus (2)

Barzizza a Francesco Barbaro


requiris est
a

(i).

quem ab me

apud dominum Cretensem


Cretensi.
si
vi';

(3).
tv

Requiras oportet
deferri

hunc libnim

domino

illuni

ad

....
vero uxoriam

Rem
bitem

quam

audio

te etidisse

iamdudum

expecto;

est

euim ut dicitur

res tuo ingenio ac tuis studiis digna.

Tametsi non du-

et graviter et

ornate abs te scriptam, nara inventa Graecorum ut

spero ac Latinorum multis locis redolebit, tamen

percupio

meo

potius

quam

aliorum iudicio posse

uti.

Facias
:

ergo quod

ad Corradinum (4)
sive historiam
si

tuum facturum

te pollicitus fuisti

mittas hanc ad
ita

me

ve

disputationem tuam, qui olim ut tuo ingenio

nunc

tuie laudi ac glori

maxime

faveo. Vale.

[Padova primi mesi del 1416].

Le orazioni scoperte da Poggio.

Pog^o

scopr durante
(*):

il

concilio

di

Costanza otto

orazioni di Cicerone

e sono /. Caecina, le tre de lege

agraria contra RuUum, p. Rabirio Postumo^ p. Rabirio


(1)

anepigrafa.

L'ho pubblicata

in

Museo iViinlichUa

classica, III

349.

(2)

Nonio Marcello.
Donato, arcivescovo cretese. Lhc
Nonio, e confermato da
trascrisse
ci,
il

(j) Pietro
IMjsschso di

Donato
suo

sia

venuto in

che

il

p;\rentc

Girolamo

Donato ne
(4)

una citazione

sul cod. Trivulziano

661

f.

di guardia.

Giannino Corradino

morto

nell'agosto del

1416

(Degli Agostini
rstrcnio

Scrtttcri Vinitiani II
riologjco della lettera.
()

ti 5);

ron rio

stabilito

il

tonnine

rm-

Comparve

1.t

pimui volta

\u

.^(ut/i

//<//.

/;/<<

il.

i^)9,

101-103.

44

R-

SABBADINI.

perduellionis reo, p. Roselo comoedo,


otto
si

iti

Pisonem. Tutte

trovavano riunite nel cod. Laur. Conv. soppr.

13, quando era integro. Sono interessanti di questo codice le due sottoscrizioni: la prima riferita alla p. Caec.

suona
duxit

cosi:

Hanc

oratio7iem antea culpa

temporum

de-

perditam Poggius

latinis viris restituii et in Italiani re-

cum eatn diligentia sua in Gallia reclusam in silvis Lingonum adinvenisset conscripsissetque ad Tullii memoriam et doctorum hominum utilitatem. La seconda riferita alle altre sette suona cosi Has septem M. Tullii orationes que antea culpa temporum apud Italos deper:

dite erant

Poggius florentinus, perquisttis plurimis Gallie


dilige^ttia bibliothecis,

Germanieque summo cum studio ac

cum

latentes comperisset in squalore et sordibus, in lucem

solus extulit ac in pristinam dignitatem decoremque restituens latinis

musis dicavit

(i).

La

p. Caec. perci fu scoperta


le sette

a Langres

{in

silvis

Lingonum),

rimanenti parte in Gallia parte in


di preciso

Germania

nuli' altro

sappiamo

sul

luogo

del rinvenimento.

Meglio informati siamo

sul

tempo.

Le

pi antiche testimonianze sono in una lettera del


8)

Traversari (VI,

al

Barbaro

'
:

Ex

litteris

quas ad

Guarinum proxime dedi quid Ciceronis orationum Poggii nostri diligentia

reparatum

sit
',

scire

poteris

....

Florentiae

v nonas

octobris 1417

e in

una del Bruni

(i)

Le due

sottoscrizioni
in

sono pubblicate

in

facsimile

da A. C. Clark

Inventa Italoruvi,
tavole in
fine.

Anecdota Oxonicnsia, Class. Series XI, 1909: nelle

I.

'

CICERONE.

45

(IV,

12) al Niccoli:

'

De Poggiano
(141
7),

Aretii VI kal. octobris

thesauro coram donde argomentiamo


.
.

che la notizia della nuova scoperta era giunta a Firenze nel

settembre del

141 7 o

poco prima. Ancora


l'a-

nel principio del 1418

pografo delle orazioni che intendeva

Poggio teneva presso di se di mandare


*
:

tra

poco

al

Barbaro,

al

quale scrive

Orationum volo hic

exemplar remanere, postmodum vel ego ipse deferam


vel per alium ad te mittam idque
poi invece
coli,

quam primum
Firenze
al

'

(i);

mut avviso

e lo invi a

Nic-

che

lo fece recapitare al Barbaro,

come

rileviamo
illas

da una lettera del Traversari (VI, 14):* Orationes

omnes a Poggio missas


enim
illas

iam credo
'.

acceperis

misit

Nicolaus noster

La

lettera,

indirizzata al

Barbaro, non ha data,


tra
il

ma

la

collochiamo con certezza


confrontandola con
3),

luglio e l'agosto

del 14 18,

un'altra dello stesso allo stesso (VI,

in

data

'

Flo-

rentiae

IH

idus

iulii

',

con cui ha strettissima relazione.

Infatti in

entrambe
di

si

chiedono informazioni del prosin

simo arrivo
di

Giovanni Crisolora,
in

entrambe
di

si

parla

un Bernardo, veneziano,

entrambe

Angiolo

Acciaioli, fiorentino,

che nella prima lettera parte per


vi

Venezia e nella seconda

gi arrivato.

Ora

nella

prima, del 13 luglio, presupposta l'elezione del nuovo

papa Martino
ir.

V
m

(*

eum legatum

imperatoris

sui pro'),

turum AD SVMM\'M roNTiFicpiM nobis dictum est


wurst.
l'itir.i
i

il;

"^',yi'>

ili

i^.iroar'

i,

n)\ii)i)ii(;it.i

nrii.i su;i

tonila

originaria

da A. C. Clark (The
luce tulle scoperte

clasticat
di

Review XITI, 1800,


al

p.

125),

spande nK)lta

Poggio

tempo

del

concilio

di

46

R.

SABBADmr.

avvenuta V
la

1 1

novembre

141

7;

con che siamo nel 141 8:


circa

seconda andr perci collocata

un mese dopo.
il

Nel

luglio o agosto

dunque del

141 8

Barbaro

ri-

cevette le orazioni eh' egli trattenne presso di se pi


del conveniente, tanto che Poggio, di ritorno dall'Inghilterra

Roma,

gliele chiese

nel

1423 due volte

per lettera, senza

effetto; di

che mosse acerbe lagnanze

col Niccoli e con Guarino, invocando anzi,

ma sempre
pare
si

invano, l'interposizione di quest'ultimo


I,

(Pogg Epis^.
1424,

p.

89,

93, 95,

100).

L'anno

di poi,

disponesse a restituirle

al Niccoli,

per cui
il

mezzo

gli

erano pervenute; scrive

infatti al Niccoli

Traversari

(Vni,

9)

'
:

Ad

Barbarum nostrum
te

ut scribas oro. Mulillas

tum
in

tuas desiderat litteras orationesque

a Poggio

Germania repertas ad
Barbaro ruppe
a
lui

propediem missurum poliunii


'

licetur .... Florentiae


il
il

XXI

(1424).

Ma
il

alla fine
ri:

lungo

silenzio

con

Poggio e

mand
*

direttamente con mille scuse


Ciceronis quas a
illis

codice

Orati ones

illas

Germania
'

in Italiam

.... reduxisti, ab

mensariis de quibus
(i).

fecisti

men-

tionem recipies .... Venetiis 1436

La
sicch

lettera
il

di restituzione

porta la data
a Venezia

del 1436,
18 anni,
si

codice

sarebbe rimasto

spazio di
sidera
il

tempo veramente enorme, specie se


la

con-

carattere gentile e cavalleresco del Barbaro.

me

data pare assurda, vuoi appunto per questa

considerazione, vuoi perch abbiamo sentito dal Traversari che nel 1424
si

disponeva a

restituire

il

codice,

(i)

R. Sabbadini, Centotrenta

lettere inedite di

Fr. Barbaro p. 84.

I.

CICERONE.

47

vuoi ancora perch

nel

1426 e nel 1428

il

Barbaro,

andato ambasciatore a
e in quelle occasioni
riportargli le orazioni;

Roma,

s'

incontr con

Poggio

non avrebbe potuto esimersi dal


del resto
nella corrispondenza
i

di quei due anni, cordialissima tra

due umanisti, non

c' nulla che accenni a

uno

screzio.

Ritengo pertanto
si

che l'anno

1436 della lettera sia congetturale e vi


il

debba
baro

sostituire

1424.

Il

silenzio

prolungato del Bardi

di

fronte alle
ci,

reiterate

richieste
1'

Poggio

si

spiega con

che per tutto


di

cupato nella podesteria

Treviso,

anno 1423 egli fu ocmentre il codice


io credo,
e)

doveva esser rimasto a Venezia. Le otto orazioni formano (*), com'


gruppi
:

quattro

a) p. Caec, b) le tre agrarie,


ci)

le

due Rabi-

riane e p. Rose, com.,

in Pis. I codici
:

fondamentali
gi ricordato
48, 26 (=(>).

che ce

le

hanno trasmesse sono due

il

Laur. Conv. soppr. 13

(=

Af) e
scritto
si

il

Laur.
sei

Dei due, w posteriore,


diverse; in esso
i

da

o sette mani
:

gruppi

succedono cos

a) p. Caec,

b) le tre agrarie, d) la Pisoniana, e) le

due Rabir. e

/.

Rose. eom.

scritto

da due mani:

alla

prima appar-

tengono
alla
e)

gruppi a) della Cecin. e


il

b) delle tre agrarie,


il

seconda mano

gruppo

d) della Pison.;

gruppo

due Rabir. e p. Rose. eom. ora manca, ma in origine esso precedeva il gruppo d) della Pisoniana.
delle

La mfdesin^'

""'fssionr

<i

teneva

il

eodi(M\ ora

() Comparve

la

prima volta

in

Herliner philol. WochenschrifU i9o


Clark, ai quali rimando

S97-99, dove
il

riferii

sugli Invinta Italorutn del

lettore per maggiori informadoni.

4$

R.

SABBADmr.

perduto, che

si

conservava

nel monastero di

S.

Mi-

chele

di

Murano a Venezia.

tre manoscritti.

Ecco ora com' io mi rappresento V origine di questi Poggio nei primi mesi del 141 8 mand,
al Niccoli

come abbiamo veduto,


libelluni .... in

a Firenze l'apografo

delle otto orazioni copiate di proprio

pugno (amo hunc

primis quia egomet

scripsi). I Fiorentini

naturalmente
risparmiar
fascicoli

si

trassero subito copia del codice e per


distribuirono
fra

tempo
si

vari

amanuensi

che

potevano facilmente separare o che


separatamente da Poggio. Cosi
tra
il

erano gi

stati scritti

nacque M. Tosto dopo, ossia


del

luglio e

1'

agosto

medesimo anno

141 8
al

venne dal Niccoli spedito


lo

r apografo poggiano

Barbaro a Venezia, che se

sar trascritto di propria


vS.

mano

nel codice perduto di


il

Michele- Indi

si

spiega che

codice

del Barbaro

M mostravano
il

la stessa

successione.

Dopo

alcuni

anni, nel 1424,

Barbaro

restitu l'apografo a

Poggio,

e allora fu allestito a Firenze, o pi probabilmente a

Roma,

il

cod.

w per opera
in

di pi

amanuensi, che
in
ca

la-

voravano simultaneamente. Siccome


gruppi diverso che
o che
i

V ordine dei

M,

cosi

bisogner supporre
s'

fascicoli nell'

apografo di Poggio

erano

di-

sgregati o che gli amanuensi non badarono a mettere


al loro
Il

posto legittimo
e)

fascicoli nuovi.

gruppo

delle

due Rabiriane e

p. Rose. com. ci

fu salvato unicamente dalla scoperta di Poggio.

Per

gruppi

b)

delle tre agrarie e d) della Pisoniana

possediamo,

oltre la

poggiana, un'altra fonte doppia:


il

dall'una parte cio

codex Erfurtensis del

sec.

XII-

I.

Cicerone.

4^

Xm,
silio.

il

Vatic. Palat. 1525 del sec.

XV e

il

Vatic. Badall' altra

H
i

25 del

sec.

IX, del quale

diremo;

parte

codici scoperti a Colonia dallo stesso

Poggio

nel 1422, nel suo viaggio di ritorno

dall'Inghilterra,

come rilevammo
p.
7)
(i).

dal

Commentarium del Niccoli (sopra


Colonia furono adoperati dai

nuovi

testi di

gli Italiani

a collazionare

propri.
i

Per

il

gruppo

a)

della Ceciniana abbiamo inoltre

succitati

Erfurtensis

e Vatic. Palat. e

il

Tegernseensis del secolo XI.

Il

codice scoperto da Giordano Orsini

{*).

Il

famoso codice Vatic. Basilicano


il

25, del sec.

IX,
le

veduto verso

1428 da Poggio

(2),

che contiene

Philipp., p. Piace, in Pis. e /. Ponteio,

nuova

quest'ul-

tima, fu scoperto dal cardinale Giordano

Orsini. NelS, Petri a


ci.

r Index librorum mss. Archivii basilicani


V.

Luca Holstenio digestus leggiamo


antiquissinus codex
libri
(3).

Tullii Philippica-

rum
dei
reca:

D'altro canto l'inventario


del 1434,

dell'Orsini, allegato al testamento


(4).

Tulius Philippicarum
I

codici dell'Orsini pas-

(1)
(li

medesimi codici contenenti

gruppi ) t d) furono trovati dopo

I'f)p'}iio

a Colonia anche da Niccol Cusano (R. Sabbadini, Scoperte

det codicif

III n. 22); e ci pot fnr credere


in

al

Clark {Inventa Jtalorum,

23-27) che per questa via fossero giunti


i

Italia;

ma

bene notare che

codici scoperti dal


(*)
(2)
(3) (4)

Cusano ebbero

in

generale scarsa divulgazione.

Questo paragrafo nuovo.

R. Sabbadini, Le

scoperte dei codici 127.


e illustrato,
II

E. Pistoiesi, // Vaticano descritto


Pistoiesi,
&.

196.

191.
latini.

sABBADiin, Tati

4.

$0

R.

SABBADINI.

sarono parte

all'

archivio di S. Pietro, parte alla biblio(i).

teca del Vaticano


nel suo viaggio in

Deve avere

scoperto
(2).

il

codice

Germania del 1426

Le Verrine del Capra e del Bruni.


L' intero
(*)

corpo delle Verrine venne a conoscenza


tra la

degli umanisti solo


principio del
sin dal 1407.

fine
il

del secolo

XIV
(II,

il

XV.

Il

Bruni e

Capra

lo

possedevano
io) (3):

Ecco qui una

lettera del Bruni

Leonardus Aretinus Nicolao Nicoli

s.

d.

Reverendus pater Bartholomeiis


monensis
rairifice,

(della Capra) episcopus Cre-

ut tibi alias narravi, studiis

humanitatis

deditus est;

ideoque cum superiori tempore ante dignitatem episcopalem studiosissime


fecisset,

non potest nunc presul

factus et episcopali dignitate constitutus

eas quas ante coluit musas non affectuose amare et religiose colere.
igitur

Cum

volumen habeat preclare scriptum


et

orationum Ciceronis
aipit ut ca-

centra Verrem

quarundam aliarum invectivarum,

pita cuiuscunque libri splendore litterarum

ornentur atque ea de causa


Sebastiani nostri

Florentiam transmittit diligentie tue


Senis

et

artificio

....

Vm

idus octobris

MCCCCVII
il

(4).

Risulta di qui che


(i)

Capra mand a miniare

il

suo

E. Knig, /Cardinal Giordano Orsini, Freiburg in Br. 1906, 105-

107, 117, 119.


(2)

Su questo

viaggio,

Knig 49-52.
cenno
la

(*)

Ne comparve un
191
1,
il

prima volta

in

Rivista

di filologia

XXXIX,
(3)

244.
testo dal

Traggo

cod.

Comunale

di

Arezzo

145

f.

164V, che

ha

lezione sostanzialmente diversa dalla stampa.


(4)

La

data,

mancante
23V; 899

nell' edizione, s'


f.

incontra nei codici, p.

e.

Ric-

cardiani

982

f.

25V

ecc.

i.

CICERONE.
(II,

apografo a Firenze. L'esemplare del Bruni nominato


in
l'

un'altra lettera di costui

3)

del

novembre

del-

anno medesimo:
Leonardus Aretinus Nicolao
Mitto
tibi

(Niccoli) suo

s.

d.

orationes Ciceronis in Verrem, recte


:

quidem

scriptas sed

ut videbis
pit
. .

male emendatas
(Siena,

qui enim corrigere voluit, eas piane corru-

novembre 1407).

L'esemplare del Bruni


colo

si

conserva nell'odierno coiippunto del secinque, e

dice Laur. Strozz. 44, dei primi anni

XV.

copiato da pi
f.

mani, sembra
Tullii

reca la
G.

sottoscrizione

104V: M.
oratio

Cicerofiis in

Verrem

septivia et ult7na

explicit;
*

e indi

il

seg-uente colofone, di

mano
eum

diversa:

Hic

liber

cum

ab

initio recte scriptus fuisset,

postea corruptus est ab

homine

qui

cum

vellet

corrigere corrupit. Quare


'.

priorem litteram accepta, correctiones reice


a corruptus fuit venne sostituito
vellet

La nota
est;

neir atto che veniva scritta ricevette due emendamenti:


corruptus

dopo
cor-

eum

fu

cominciato a scrivere accusar, cancellato


linea orizzontale e continuato

subito con
rigere.

una

con

Pi tardi una
s

mano

estranea mut la retta orreice nell'

tografia
reijce.

classica
al

che umanistica

erronea

Di fronte
la

colofone un lettore del sec.

XV seE
vesi

gano quest' attestazione:

Manus

leonardi arretini.

ramente

nota

di

Leonardo Bruni. Del resto


.

confrontino le parole: recte scriptus

^ui

cum

vellet

eum

corrigere corrupit con le parole della lettera: recte


scriptus
. .
.

quidem
corrupit.

qui ctiim lorrircre voluit eas piane

^i

R.

SABBADmi.

Guarino e

le orazioni

di Cicerone.

Guarino s'interess ben presto


rone. Abbiamo gi veduto
(p.

alle

orazioni di Cicesin dal

32)

come

tempo del

suo insegnamento a Venezia commentasse la p. Rose.

Amer, Riferiremo qui alcuni documenti degli studi che


egli veniva

facendo per s e per

gli

amici

(*).

Nel 141 8, quand'egli era ancora a Venezia, aveva ricevute dal veronese Maio, amico suo, alcune orazioni di Cicerone

da emendare. Guarino non solo


le illustra

le
si

emenda,
per

ma

anche

con brevi note, come


al

rileva dalla seguente


intiero,

lettera

Maio,

la

quale

reco

perch una bella testimonianza dell'am-

mirazione di Guarino per Cicerone e del suo metodo


d'illustrare
i

testi:

Guarinus Veronensis

ci.

v.

Madia

s.

p. d.

(i).

Accepi diebus proximis abs

te nonnullas Ciceronis

orationes, quas ut

emendem

vis;

sunt enim depravatae nonnihil. Suscepi

autem iussa tua

suaviter adeo ac iocunde, ut nihil imperar! mihi suavius posset, mi pater ac rex.

Nihil enim prohibet te minorera aetate, Consilio ac prudentia

superiorem, patrem appellari; tantis profecto

me

beneficiis devinxisti, ut
et

tum imperare
luntati

videar,

cum mandatis
nihil ipse

tuis

obtempero;

modo
tibi

tuae vo-

morem geram,

recusem,

quippe

qui

omnia non

modo pr

viribus sed supra vires etiam

debeam.
amoenitate versor,
si

Accedit quod in Ciceronis scriptis

summa quadam

quem
(*)

libens utique et linguae et vitae

magistnim habere velim,

detur.

Comparve

la

prima volta

in

Museo

di antichit classica

H, 1887,

387-390.
(i)

Per

le fonti

di questa lettera cfr.

R. Sabbadini, Guarino Veronese


i.

il

suo epistolario edito e inedito, Salerno 1885, n.

I.

CICERONE.
tam longe
antecessit,
fas sit; procul

53
ut ne

Is

enim divinus

in

utraque re praeceptor

oculis

qaidem hominem consequi


autem
in

tamen vestigia adorans


et

sectabor. Priorem

pr Archia

limandam orationem cepi

eo libentius quod

ea lilteras ac studia tantis effert in caelum laudi-

bus, ut ea legens prae gaudio et voluptatc vix sim

apud me; tantumque

ex huiuscemodi rerum
ut paupertatem

lectione fructum

colligo

suavitatemque degusto,

aequo feram animo noe profecto doleam, siquod ad quaehisce studiolis meis,
si

tum adque pecunias tempus omiserim, quo


i^unt,

quid

curas impertirem.
res,

Quas ob
t;mta

Madi mi

dulcissime,

plurimas

tibi

gratias

habeo, qui

me
tibi

iocunditatc affecisti, quanta ne dici


te

quidem

potest.
ut
si

Orationem
in

ipsam ad
(lum

mitto, quasi praegustationem


erit,

quandam,
in

hunc

monon

satisfactum

hac via sequar

reliquis.

Nam

ut vides

modo ipsam emendavi, verum


hus
inib

etiam quaedam adieci quasi lumina, qui-

artis latibula illustrarentur;

paucula vero apposui; volui

et

nonnulla

rescrvata esse, ut pracsens

quoque

te

adiuvare possim.

Tuum

igi-

tur erit officium

me quamprimum
Ita

facere certiorem

quidnam

in ceteris

faciendum

sit;

dabo autem operam


erit.

ut singulas orationes raittam, ut una-

quaeque absoluta

enim

et te saepius
et
est.

oblectabo

et laboris

mei

rationem habebo, qui propter legendi

docendi occupationcs ne omnes

imo tempore emendem


>inam; ante enim
respicies.

impedimento

Verumtamen

te

vacuum non
a tergo

quam primam

perlegas,

secundam instantem

Vale

....
.

Fx Veneti- vi!|

..K).

Non molto dopo

cosi rispondeva

ai

ring^raziamenti

Froinde ne tanti
l'<
,

facias velini qurxt


sit,

hiae

oratione

<

UHI

minimum qiiiddam

nisi

quod co tnagimm

intelligo

quod

M.ilu)

meo compiacere me

scntio,

\'cnetiit prdic kal.

decemb.

54

R.

SABBADINI.

Guarino possedeva anche


Loschi

il

commento
Se
in

di

Antonio

alle orazioni di Cicerone.

lo fece

mandare

o rimandare da Gian Nicola Salerno,

quel tempo

podest a Bologna
Illa in

(i):

orationes Ciceronis commentaria Lasci vellem; ea itaque

mitte.

Veronae XII

kal. ianuar. (1419).

Nel tempo della sua dimora


nella scuola fra le altre
1'

in

Verona comment

orazione di Cicerone
al

pr

Murena.
alle lezioni;

Ecco come ne scrive

suo scolare Vitaera mancato

liano Faella, che proprio in

quei giorni

ove da notare come squisitamente Guai

rino delinea

caratteri di

quest'arguta orazione di Ci-

cerone

(2):

Te

obiurgare statueram quod hisce diebus a nobis abes, quiille

bus Murenam, gravissimo accusante Catone, divinus


nore iocandi suavitate,
oratoria via extorquet,

Cicero non miita

quam

orationis

facilitate defendit;

ut

quod

ab iudicibus

impetrare

credatur.

Videre velles

quam
hoc

mellitis, ut ita

dicam, morsibus Catonem iusectetur,


professione contemptui
ac

quem

Stoicae,

est

pervicacis, sectae

derisui Ciceronis

urbanitas facit

....
ardore che Guarino poneva in questo

mostrare

1'

studio delle orazioni di Cicerone nulla vai meglio della

seguente

lettera,

scritta a

Galesio della Nichesola, giu-

reconsulto veronese, ch'era in quel

tempo

(1425) vice-

podest a Mantova:
(1) Ib. n.

70.
f.

(2)

Cod. Vatic. 4509

r
I.

CICERONE.
iiiris consulto

55

Gtiaritius

Veronensis optimo
fuit

Ga lesto

s.

p. d. (i).

Hodie nuntiatum mihi


vcntam
et in

quandam

Ciceronis

orationem, nuper in-

lucem

relatara,

Veronam delatam
quod

esse.

Qua ex

re mirifica

-uni laetitia affectus,

non solum quod rerum omnium

Ciceronis

sum

ulmirator egregius, veruni etiam


riae

civitatis nostrae laudibus et glo-

supra

modum

faveo.

Quid auteni laudabilius honori fi centi usque Vepraetorem, augurem, consulem,

ronae contingere potest

quam Ciceronem

imperatorem, oratorera, philosophum et vitae ac doctrinarum magistnim


!!ustrissimum moenia nostra subire, viserc, nobilitare? ut
centis disciplinae

quasi revivi-

auguria praesens

Verona praebeat,

quam poetarum,
decidit

philosophoruro et oratorum matrem ac nutricem fuisse non ignoras.

Tanta vero de repente


ipsius Ciceronis culpa,

laetitia in

maerorem

et querellas

non

sed hospitis sui oblivione impiotate et ingratitu-

dine, qui

cum

intelligat concives

suos Ciceronis studia complexos et eis


orationis

niirabiliter deditos,

priusquam

eius

praesentiam

buie civitati
invidit,

impcrtierit,

heu Ciceronem

emisit,

Ciceronis

adspectum nobis

Cicerone gratissimo saepe vocato expetito terra marique pcrvestigato suos


civcs, suos

inquam

civcs

amicosque privavit
in

et

virum ipsum Mantuani


et

ut ferunt, abire iussit;

qua

re

non indulgeo dolori meo

me ipsum

<ntinebo.

Tuum
no.s

est,

humanissime

et

studiorum

amicissime Galesi,

ut alienam

iniuriam tua aequitate ac beneficio emendes curesque ut

Ciceronem ad

reduccre facias, quod factu

facile tibi

fiet,

vel

hospitis sui huniani-

tntc singulari et libcralitate prf)pe divina,


volitat.

qua per omnium ora probatus


episcopus
est.

Quisnam

is

est

benignus

in primis

Mantuanus, ad
igitur partes

qucm
<iiM)t

oratio ipsa Ciceronis


ut

proxime hinc missa


et

Tuae
mittas.

<nm
ii(M

transcribi facias

emcndatam
tibi

nobis

Hoc autem
tan-

merito immortales

gratias universi litterati ordinis viri

h.iljchuiit,

([uibuH

quantum

accrbitatis eius hominis discessus attulit,

tum

voluptatih tua ex opcrn rrditns rcstituet. Vale.

\'rr(.!i:ifr

IH

i<lus

lanu.ii

Sui.iM

,A...

11-

otto

orazioni

Pon-

imi op. a:

56

R.

SABBADINI.

giane,

messe

allora in circolazione per


p. 48).

mezzo

dell'apo-

grafo del Barbaro (sopra

Guarino inoltre raccolse

le orazioni in

un corpo

(*),

che

ci

stato

trasmesso

da un incunabulo
:

del sec.

XV
sem.

( I ),

con

la sottoscrizione

Finiunt orationes Tulli

sunipte de

exemplari vetustissimo diligentissimeque iam

emendate ac correcte per dominum Guarinum Veronen-

Comprende 29

orazioni, cio: p.

Pompeio, p. Mi-

Ione, p. Fianco^ p. Rose.

Amer., p. Siila, p. Ardila, priuCelio, p.

sguam

iret in exilium, p. Sextio, p.

reditu (ad

senatum), p. Ligario, p.
aruspicum, de prov.
cons.,

Balbo,

in

Vatinium,
(ad

de resp.

ab exilio

pontifices), p.

Marcello, p. Fiacco, p.

Deiotaro, p. Quintio, p. Murena,

de domo ad pont., p. Cluentio, p. Cecina, p.


p. Rabir. perd. reo,
agr., p. leg. agr.
Il

Rab.

Post.,
leg.

in senatu,

ad populum
le

contra

Clark giudica di scarso valore

contribuzioni

critiche di

Guarino

(2).

L' edizione

romana

del Bussi.
noi

Tutte

le

orazioni ciceroniane che

possediamo
si

(meno

la p.

M.

Tullio

che

ci

deriva da palinsesti"*

trovano gi raccolte

nell'

edizione di Giovanni
*

Andrea

Bussi (l'episcopus Aleriensis)


(*)

Romae

147

'.

Compai/e
P.

la

prima volta in R. Sabbac'ni, La scuola


1896,

e gli

studi

di Guarino
(i)
e.

Veronese, Catania

no.
2;

nella bihliot. di Ferrara, Incun. O. 6.

nella Magliabech.,

Incun.

A
M.

2.

42;

nella

Riccardiana,

Incun.

319. L'edizione

non reca

nessuna nota tipografica.


(2)

Tulli Ciceronis,

Orationes p.

Sex. Roscio, de imp. Cn. Pompei

etc, Oxonii, p. XII.

CICERONE.

57

Epstulae ad familiares

Studi di Guarino sulle Epist. ad fam.

Questa collezione
col

epistolare

ciceroniana

si

citava

nome

dei sing-oli corrispondenti,

ma

le

manca un
da gran
primo

titolo collettivo legittimo,

sebbene ormai

sia

tempo invalso

1'

uso di chiamarle Epistulae ad famifamiliares coniparisc:^'


sii

liares. Il titolo di

dal

quinquennio del
della Pigna,

sec.

XV

in

una

lettera di
di

Guglielmo

un

allievo

veronese

Guarino. Eccone

un passo
Cosme suo

6^(nlielmus) de la

Pigna

s.

p. d. ().

....

Deinde vero cum tue gravissimas orationis sententias simr' ac


iteri'

ornatissimum dicendi genus fuerim intrinseca speculatione rimatus,


atque iterum basitavi summopere ambigens an ea
tuis

Tullianis

e labiis an
tui

emanasse diiufiicem; adeo


i<l

ut

si

quod ex
fuisset,

inscriptione

tam

quam
i

mei Tiomini> palam fchat

clam

me
ni

contigisset ut e

e e

bus epistolis eam


(

transcriptui fore

r<

l::!

-rm .... .Magnimi cquidem,

fallor,

mctum

artus subiisse tuos

non

diffitc ,

dum
u

mihi reset ibendum


id

te

oportere
reor,

anniadvertercs.
si

Bene

edcpol, mi iratissime Cosma,


peritissimo

fendum
. .

nostri

evi

vironru

Co

o scriberes

Qui presupposto vivo Coluccio Salutati, che moi


il

1406. T\rci la lettera anteriore a quest'anno.

prima volta

in
\

Museo

Hi antichit class. Vii,

1889.

32K

!..

H (dal cod. Ricconi.

779

58

R-

SABBADINI.

Pi

tardi,

verso

il

1430

ttolo /ami/iares app-dvsce

come
Le

gk di uso

comune
isti (libri)

in

una testimonianza

di Sicco
'

Polenton: 'vulgo

familiarum appellantur

(i).

Epist, ad fam. formavano nella scuola di Guauno dei testi elementari di lettura. Su di esse inaugur a Verona tra T aprile e il maggio del 4

rino

un corso
lusione.

privato, del c^ale ci

s'

conservata la pro(*):

Ne

reco qui la prima parte

Guarirti oralio pr Ciceronis epistolis incohandis.

Cum

pr ingenioli mei parvitate quosdam nostrae


et

civitatis adulesccntes

ad haec litterarum studia incitare


sem, venit in
rer,

quantum

in

me

est ornare statuis-

mentem ut rerum parentem naturam atque ducem


editis in

imita-

quae nuper

lucem animantibus non magna statim non dura

commanducatu non

acerba gustatu

non coctu

difficilia

parat alimenta,

sed a parvis incohans mollia quaedam suavia et


simul enutrire et
delectare possint.

facilia suppeditat,

quae

Fodera

modo ad prima

studi orum

elibamenta his annis propinanda non


artificii

difficillimas orationes

non asperos

locos, sed facile

quoddam

et

planissimum

dicendi genus delegi,

quod

suavissirao

verbonun ordine

et leni

sententiarum pondere lectorem


decerpsi Ciceronis epistulas,

alliciens prosit

atque iuvet. Nonnullas enim

in

quibus

ille

puri et facetissimi sermonis stilus exprimitur

....

Nonnullas decerpsi Ciceronis


in effetto egli

epistulas, dice

Guarino; e

mise insieme un'antologia


titolo

(**),

che

e'

pervenuta, col

(cod.

Vindobon.

48 Endlicher)
.
.

M.
(i)

Tullii Ciceronis viri ornatissimi epistolae.

sublatae

R. Sabbadini, Le
Comparve
la

scoperte dei codici latini e greci 34.

(*)

prima volta in R. Sabbadini,

Tm

scuola e gli studi

dt

Guarino, Catania 1896, 234 (dal cod. Ferrarese 151

NA

f.

6; cod.

Classense di
(**)

Ravenna
la

121).
in Bollettino di filologia class.

Comparve

prima volta

IV, 1898,

198-9.

IP
I.

CICERONE.

59

ex volumine epistolarum malori per Guarinum Veranen-

Sem

artis

grammaticae ac rhetoricae professorem. L'anlettere, scelte

tologia
libri

comprende 50

saltuariamente dai

U, IV, V, IX, X, XI, XII, XIII,


si

senza rispetcrite-

tare l'ordine di essi e senza che vi

scorga un

rio direttivo nella distribuzione della materia.

Ci forse

non dipese da
testi

lui,

ma

dal testo, certamente mutilo e


tra

disordinato, che

doveva avere

mano, uno

di quei

che derivavano dalla tradizione diplomatica tran-

salpina,

prima che venisse


9),

in luce

il

codice di Vercelli
( i ).

(Laur. 49,

rappresentante della tradizione italiana

L'antolog-ia fu poi ampliata:

una seconda redazione


lettere,

nel cod. Monac.


cod. Magliabech.

lat.

466 ha 64

una

terza nel

VI

197 ne ha 100.

Ma non

sappiamo

se le nuove redazioni siano di Guarino stesso o siano


state compilate

da

altri.
l'

A
Epist.

noi

non giunto

esemplare
in

guariniano
di

dt-lie

ad fam.; ma siamo

grado

ricostruirlo in

parte con l'aiuto di un codice Ambrosiano.

Cod. Ambros. Il 118


I^ 4 (anepigrafo).

inf.,

membr.

sec.

XV
libri,

(*).

Le

Epist.

ad farn.

di Cicerone.
i

Mancano

gli Incipit

anche dei singoli


gli

quali

hanno invece, qualcuno eccettuato,


correttore, che

Explicit,

Un

chiameremo

aggiunse qualche raro

:Jtre antolofpe tratte dal!

u.

Jahreshericht

uher

du

ForUehritte dtr
i>l'>l

class,

AlUrlhumsxv.
jXH
iiK
1(,-

X.XXIX,
/.-.//>//,.">

1884, 36-38:

Siudi itai 'A IV, 198-.


'*)

'f>'r

IV

e/ A./

^l"'

CoinpAivc

U pntiiii

volu

111

imi

tlal.jtUtl,

^Uis* Xi, 1903, 342-48.

6o
titolo e segTi

R.

SABBADINI.

numeri

d'

ordine dei

libri

e delle sin-

gole epstole.

Ciascuno dei primi

sei libri

ha V Explicit
Il
lib.

e lo spazio

vuoto per \ Incipit del successivo.


Vili, che
{.

VII non ha
segue immeaggiunta

n Explicit ne spazio vuoto per X Incipit; ad esso anzich


il

lib.

stato

omesso,

diatamente
in

60)

il

IX

(omessa

la lett. 4,

margine da

C; fra le lettere 8 e 9,

due righe vuote).

Alla fine del libro IX: Explicit liber octavus {octavus


fu poi raso) e spazio per V Incipit. Alla fine del
lib.

X:

Explicit liber nonus {nonus raschiato)

spazio vuoto.

Alla fine del


del

lib.

XI n

Explicit n spazio.

Alla fine

XII nessun Explicit, ma spazio. AUa fine di XIII 52: Liber XII incipit (poi raso). Alla fine del XIII n
Explicit n
spazio. Alla
fine
4,

del

XIV:

Explicit liber

XII (XII
partem
deest
'
'

raso).

A XV

(f.

12 iv) (Tnot: Post


'

hanc

idque ut maturaret hortatus sum


epistolae portio usque

immediate

magna huius
ita gestis

ad eam partem
etc.
'

rebus

castra in radicibus
libri

Amani

Islam
(ora

partem quae

deest in fiie

invenies folio

isy

140V). Alla fine del

XV un Explicit
lib.

illeggibile,

perch

raso. Alla fine del

XVI
fol.

nessun

Explicit.

Sin qui
ff.

il

copista; dal

133 in poi,
di C.
s.

eccettuati

144-152, tutto di
F.

mano

133V Caesar Opio et Cornelio


134 Haec
d.

Gaudeo meher-

cule....

F.
s.

est epistola

20^ libri quinti. Cicero Ruffo


. . .

p.

Quomodo potuissem
Haec
est

(infatti

questa manca

nel testo).
F. 135

24^ epistola libri septimi.

Cicero

s.

I.

CICERONE.

6l

d. Gallo.

Tantum ex Arpinati
Amoris
tui

(manca nel

testo).

F. 135V Epistola 2$^ libri septimi. Cicero

M. Fabio

Gallo

s.

(manca nel
liri septi?ni.
. .

testo).

F. 136 Epistola

26'

Cicero AL Fabio
testo,

Gallo

s.

Quod

epistulam

(manca nel
1

dove

il

copista ha
tera).

fatto del poscritto della

8*

una nuova

let-

F.

136 Incipit liber epistolarum Coelii

ad Ciceronem
:

qui inter epistolas Ciceronis octavus liber numeratur


le seg-uenti lettere di Celio:

con

Vili
12
(di

i;

9,

4-5

(da

MarCelio,
est

cum
con
in
il

Feridiutn
la

alla

fine);

II

Cicerone a

nota

Sequens epistola Ciceronis ad Coelium

secando libro epistola 12^ quare mine vacat, e


testo la F.

infatti

d a suo posto); Vili


quintidecimi f. Il8

10-17.

140V Haec portio que sequitur


(ora

deest in
121):

epistola

quarta libri

Cuius ego

studio officioque

commotus

egi ei per litteras gratias

idque ut maturaret hortatus sum.

cendimus
tem
F.

(e infatti nel testo

Cum autem manca passo Cum


il

in-

au-

incendimus).

14 IV Incipit rubrica primi libri epistolarum famiT.

liarium M.

Ciceronis.
i

Le
F.

rubriche occupano

ff.

141V-143,
lib.

153-155.
epi-

154 Nelle rubriche del

XTII: Alibi post


his

stolam

77

libri 13

que incipit:

Cum

temporibus non
epistolae

sane

in

senatuni ventitarem ponuntur duae

ad
tibi

Cornificium ab Cicerone scriptae

quarum
incipit

altera incipit

Canucius familiaris meus, altera


"

Non modo

*-

"

Hae ambae ponuntur

in libro 12, qua-

6a

R.

SABBADINl.

rum prima
libro.

est in eo libro

21^,

secunda

est 28'^ in eodeni

Quare

in hoc libro 13^

non sunt ponendae.

F. 155 Expliciunt rubrice libroriim

XVI

cpistolarum

familiarium M.
stolae 414.

Tullii Ciceronis et sunt in


si

summa
est

epi-

Quod

aliqua in numero epistolarum


erit,

diffe-

rentia in variis

codicibus

id minimi

momenti

neque ad
nientur.

summum
la

plures vel pauciores

quattuor inve-

noto che

grande maggioranza dei codici delle

Epist.

fam.

di

Cicerone nel sec.

XV
9);

deriva daPiLaur.
e

49, 7) apografo di

M {Laur.
XV
ci

49,

che

in

era

avvenuto un perturbamento, adesso


in

tolto, di al

quaderni,

modo che
al le

il

quaderno

invece che

XIV

suc-

cedeva
Poliziano

XVII; con
lettere
si

rimanevano
e

disordinate e

smembrate
segn

dei libri Vili

IX. Finche

il

non

accorse del perturbamento di


di rimediarvi,
il
i

P e in-

il

modo

copisti
s'

e gli studiosi,

che pur avvertirono meglio poterono per


del libro IX,

disordine,

ingegnarono come
(i).

trarsi

d'imbarazzo

Il

copista

del cod. Ambrosiano riusci a ricomporre la successione

ma

disper
C,

dell'

VIII e

lo

tralasci del

tutto. Il correttore

aiutato probabilmente dall'esemil

plare guariniano, suppl

lib.

Vili,

ma

solo in parte;

vale a dire la lettera

i*,

che entrava intiera nel quaio* all'ultima, tutte

derno

XIV

di P, e le

altre dalla

comprese nel quaderno


priamente da Vili
2,
I

XVI
mihi

di

(che

andava proa

9,

litteris

ostenderis

IX

eatn ipsam).

(l)

Su

di ci vedi

G. Kirner in Studi

ital. filol.

class.

IX 400

sgg.

[
L na
il

I.

CICERONE.

63

mano
i

posteriore intramezz poi fra


fogli cartacei

il

f.

143 e
il

153

nove

144-152, e vi scrisse
lib.

re-

sto delle lettere

mancanti del

Vili, talune ripetute;


vmissein);
9;

ossia Vili

(da caluerint

Romam cum

io

(frammentarie);

IX

14;

15

(frammentarie);

Vili

3-9.

Nei

ff.

2-Ti

uno

degli annotatori scrisse l'elenco dei

passi greci

delle

singole

epistole

con

la

traduzione

latina corrispondente.

C
duzioni

ragione di credere che


derivino
dall'

passi greci e le tra-

esemplare delle Epist. fam. di


lui postillato

Cicerone posseduto da Guarino e da


proprio uso; giacche a\V Epist.
versi di Esiodo CEpy.

per

VI

sono

citati

quattro

287-90) con la
esametri; in

traduzione gua notato


:

riniana in altrettanti

margine

Guarini Carviina. Alla stessa epistola poi nel contesto


f.

50V ricorrono nuovamente e


(i)

il

detto luogo di Esio-

do

e gli esametri latini con la nota: (7am/5.

Non
quali

solo;

ma

molte altre lezioni e interpretazioni guariniane


sui

sono segnate

margini

dal

correttore

C, le

rendono meno grave


rino e
ci

la perdita dell'

esemplare

di

Gua-

danno un saggio

della critica

da

lui

eserci-

tata sul testo delle Epist. fam.

Reco
ilio

tutte quelle che

sono a
F. 4

lui
(I

assegnate nominatamente.
I,

3)

Guarinus: Sed ex

senatus consulto
:

quod

te referente,

factum est

tibi

decernit

ut
:

regem

deducas quod quo modo facere possis ignoro ut exer-

(i)

Veramente
';

codici a

VI

18, 5
la

danno

solo

ifi? fi'oetfj*; lftc>o>Ta


scriv'-'

et cetcra

ma

Guarino aveva
i

consuetudine di

ii. 1..

iu

ooi oemplari

passi greci solamente accennati.

SABBAI) INI.

citum religio
teggia;

tollat: te

auctorem et
di

e. (il

cod.

non punignoro

commode
(I

al luog^o

quomodo

in rasura;

in rasura).

F. 5

4,

2)

Guarinus: qui nunc populi nomine, re


latrocinio. Si
(i)

autem vera sceleratissimo


punteggia; mihi in
F. 6v
(I

quae conabune. (il

tu^ agere satis mihi provisum


ras.).

est et

cod.

non

Dominus Guarinus manti sua or din a7, vit prout infra: Quare ea que scribam sic habeto me cum ilio re saepe communicata de ilUus ad te sententia atque auctoritate scribere: quoniam senatus consultum
4)

nu^^um extat: quo reductio regs alexandrinitibi adempta


sit:

eaque quae de ea re

(2)

scripta est auctoritas. cui


re-

scis intercessum esse: ut

ne quis omnino regem

duceret: tantam vim habet ut magis ratorum homi-

num

studium
:

quam

constantis

senatus consilium esse

videatur

arbitror

(3) te perspicere

posse

qui ciUciam

cyprumque teneas quid efficere et quid consequi possis et e. (il cod. non punteggia; ha quoniam in ras.;
omette
F. 8
re,
(I

arbitror ed
8,

et).

6)

Guarinus: Id quocumque

(4)

sentiam.
et

sed
e.
(il

utilitate

mihi

me

ipsi satisfacere
[in ras.]

non possum

cod.:

quecumque

sentiam sedulitate [^^


ipsi]\ in

'n ras.] in

me

ipsum

[corr. in

mihi met

marg.

(l)

mihi pro\
re

-^x^m]

'-nprovi'^vm cod.

{2)

m?nca

nei codici e fu recentemente congetturato dal

Mendels-

sohn.
(3) arbitror
(4)

manca

nei codici.

lezione di

R.

r.

CICERONE.

65

id

quecumque sentiam
correda).
(I

et

e.

'

hec littera

nusquam ha-

betiir

F. IO
tentiis

9,

15)
:

(7^r/'wj;

Impunitatem scelerum sencod.


assequutus;

assecutus

qui

cum

tyrannus. p. lentulo consule


e.
(il

poenas a sedicioso
14V

cive et

T.

annius in ras.; lentulo fu poi cancellato;


F.
{II
8,
i)

omesso
etc.

consule),

Guarinus: mehercule
te

iniuria. 7co>.UTt(il

xojTepov (idest

urbaniorem) enim

adhuc

cod.

nec hercule

iniuria

***** enim

te adhuc; poi fu col-

mata

la lac.
(II

con
12,

TcoliTtxoTepov yp).
i)

F. 15V

Guarinus: Quinquatrus dies solem:

nis celebratus sic dictus

quod quinque ab
atrus

idibus die-

rum

sit

numerus. In quo
(i)

nihil praeter

supple-

mentum
stas et

affort.

F. 25 V (III
si

II,
(2)
e.

2)

Guarinus: Verumtamen est maie-

illa

voluit ne in

quemvis impune decla-

mari liceret et

Guarinus: Verumtamen

est maiestas et Sylla voluit


liceret (da qui innanzi

ne

in

quemvis impune declamari

non
l

cito pi la lezione del codice, che


il

contaminata

e senza valore;

suo testo deriva da


affine al

e fu

qua e

emendato con un codice


F. 37 V

Bodl.

Canonie.

210 sec. XV).

(V

10,

i)

Guarinus manu propria

scripsit :^\'

(1)

ioc

UH

huffls

(2) cui ftulla

Mt

et hic bilia

A',

i'i

o dibpcrato,

dove Guarino tent

due emendamenti.
(3)

limitu

M.
Ialini,

R. Sabbadini, Ttsti

S*

66

ti.

SABADIM.

F. 46 (VI

6,

9)
(i)
:

Guarinus: et

in

communi

re p.

ci-

vem summum
vel fama p.
r.

tuae aetatis vel ingenio vel gratia


te habere. prohibere

ro.

parem non posse

p. diutius nollet.

hoc temporis potius esse aliquando


Guarinus :^Siva cum

beneficium
F.

quam iam suum.


7, i)

46V (VI

commentum

(2)

scripturae littera toUatur: stultitia famamultetur:

meus
scrip-

error exilio corrigitur.


F.
sit:

56V (VII
60 V (IX

18,

20)

Guarinus

ita

manu propria
(3) ita

Psaesta confortini, et palimpsesta confortini recocti.


2,

5)

In

epistolis

Guarini

iacet

Modo
mus

nobis constat illud una vivere in studiis nostris

a quibus
(4).

antea delectationem

modo

solatium petisi

Nunc vero

etiani

salutem non deesse

quis

adhibere volet non ut architectos verum


bros ad aedificandam rem
Sin autem
p. potius

edam

ut fa-

libenter accurro.
et seri-

nemo
3,

(5)

utetur opera
(6).

mea: tamen

bere et legere pollicear


F. 61

(IX

2)

Guarinus: Y>.auxa

eig

O-vivaq idest

noctuam ad athenas. F. 62 (IX 8, i) Guarinus


flagitare

in episto/is suis: ets


:

mnus

quam

quis ostenderet

ne

populus quidem

solet nisi concitatus:

tamen

etc.
'

F. 67 (IX 20,
(1) cui vis
(2)
(3)

2)

alle

parole

aliquid intelligat

'

se-

summorum M. nam commentum G.


guariniano.

Vale a dire nell'esemplare

(4)
(5)

modo petebamus
accurrere
politias
si

codd.

nemo

codd.
codd.

(6)

(^jroXiTEias)

r.

CTCnERONH.
di

gue nel codice una lacuna per il greco; margine: no;i est apud Guarinum.
F. 67 (IX 21,
2)

fronte in

Guarifius manu propria signaviti


^' Guarinus propria manu
ci vis

papirius
F. 81

(i).

(X
:

2>2y

3)

scripsit
(2).

prout infra
Quiritare

lUi

misero quiritanti
:

romanus sum

populum invocare

a quiritibus implorandis

dictum.
F. 81

(X

32,

3)

Auctionum

idest

venditionum puut

blicarum: que et subastationes


supra.
F.

dicuntur. Guarinus

104 (XIII 15,


scripsit

i)

Guarinus manu propria


iacet.
(3).
'

in codice

suo

prout infra

Sed meum nunquam

ani-

mum
F.

intra pectora suasit

104V

(ibid.)

dopo
est.

'

clamitatis

lacuna nel codice:

apud Guarinum non


F.

104V (XIII

15,

2)

Guarinus: idest adi sapientem


idest at ante ac retro.
et

qui sibi sapiat

nihil.

Guarinus:
1)

Guarinus

idest
(4).

semper agere optima

summum

existere aliorum

F. 137V (VIII II,


fidei

Guarinus: Prevaricator malae


r?niv.M^

patronus qui vel

profiitura

oinittat

vel

nocitura dicat.

Dai

sag-g-i citati

scorgiamo che

il

codice di Guarino

derivava dal Mediceo; che sui margini del proprio esem(1) papuufl

codd.
codd.
I

(2)

romanus Datus kum

critici

moderni vorrebbero espungere

natus tum.
(3)

Traduzione del passo greco dXX' ifiv o^ctott.

(4) Traducioni dei passi greci.

68

^* SABBADINI'.

piare aveva tradotto


difficili;

passi greci e illustrate le parole

ma

le

sue emendazioni,
il

meno un
il

paio,

sono

infelici

e violentano troppo
f.

testo.

Alla fine delle Epistole


scritto

133

correttore
di

ha

tra-

cinque versi mnemonici grammaticali

Guarino:

Guarrinus de his que faciuiit accusativum pluralem


in
is.

Saepius

is

finit
is

pluralem tertia quartum


rectus similem
er.

Quum
Navis.

tenet

formando secundum.
r.

Pluralesque vel
tris,

ns. coniungitur

s.

imbris. pontis sic

dicito, partis.
lis

Rarius

is

finit

reliqua. plus pluris.

quoque

litis.

Non crediamo che


un' opera
lui

questi

versi

appartenessero a

maggiore

di Guarino,
scritti sul

ma

che siano
dell'

stati

da

occasionalmente

margine

esemplare

delle Epist.

fam. Proponiamo da ultimo un

quesito.
:

Al

f.

126

(XV

17,

2)

il

nostro codice ha

quamquam

******
sic iacet:
si

amisimus; nella lacuna fu poi

scritto: xpawTcov

xaT^v xai aToaipsTv; e in

marg.: In vetustissimo codice


civitatis

quanquam faciem

amisimus. Ibid.
:

4:

******
:

fueris; poi nella

lacuna

apj^eTocj
:

%Ckm.

E in

margine

In vetustissimo codice iacet

si

invacuus stu-

diis fueris.

il

certo che faciem civitatis traduce ^pcwTuov tiXswc,


nella prima lacuna; e
xv(77i;ouBo(;

testo greco che va restituito


studiis

invacuus
lacuna.
stato

vuol tradurre

dell' altra

Ma

che pensare del vetustissimus codex


scritto littera

Sar

un codice umanistico

antiqua?

I.

CICERONE.

69

Epistulae ad Atticum.
Le
e

Epistulae

ad Atticum comprendono
i

nella

tradi-

zione manoscritta anche

due gruppi minori ad Brutunt


silloge

ad Quintum fratrem. Questa


due

epistolare

ri-

sale a

archetipi, l'uno transalpino, l'altro cisalpino.

D
la

pi autorevole rappresentante dell' archetipo tranil

salpino era

codice

adoperato da A. Cratander per

sua edizione delle epistole ciceroniane uscita a Ba1528.

silea nel
il

E non

solo
ivi

il

pi autorevole,

ma

anche

pi completo, perch

della collezione
I,

ad

Br., oltre
le sei del

le lettere del

cosiddetto libro
II.
'

erano pure
il

cosiddetto libro
zione succitata:

Scrive infatti
et

Cratander nell'edi-

Hanc

sequentes quinque (cio le

sei del cosiddetto libro II) epistolas

ad Brutum, quod
et

a ciceroniana

dictione

abhorrere

non videbantur

in

vetusto codice primum locum obtin


t,
'.

nos haudquaquam praetermittendas

existi-

niavinius

Questo
ora
dal

codice, purtroppo perito,

veniamo a
Fulda (0.

conoscere
p. 6,

Commentar ium del


al

Niccoli (sopra
di

g) essere appartenuto

monastero
si

S'apriva con la silloge

ad

Br. e

chiudeva con quella

ad

Att.: fra

1'

una

e l'altra
II

stava certamente anche la


molti
codici per
nel

silloge

ad
informazioni

Cratander ebbe
codici d

(1)

Le

sui

Fulda

provengono da Poggio

periodo del concilio di Costanza. Cosi

vediamo anche come avesse un


Bisticci e

(ondo di verit
Biondo, intomo
(R. Sabbadini,

la

notizia, trasmessa

da Vespasiano

da Flavio

all'

Epistolario
'-

ad Att
-*:-'
-

Le

scopar'-

scoperto in quel tempo da Poggio ^~ ;'

70

R.

SABBADim.

mezzo

Giovanni Sichart; e probabilmente


(i).

il

nostro

ciceroniano era fra essi

Ma

noi qui

ci
il

occupiamo esclusivamente
quale alla sua
volta
il,

dell'

arche-

tipo cisalpino,

si

suddivide in
quella che
ci

due famiglie, Tuna designata con


mette

l'altra

capo a M.

Il

capostipite di

2 non

rimane,
(2).

dovech
Il

dell'altra famiglia
Att, fu

M stesso
di

capostipite
1'

corpo ad

scoperto la prima volta


Capitolare

anno
(nel

1345 nella
trarca,

biblioteca

Verona dal Pepi


tardi

che se ne trasse un apografo;


dall'

1392 o 1393)

archetipo veronese venne allestito,

intercedente Pasquino de Capelli,

un

altro

apografo

per Coluccio Salutati,

il

quale insisteva nel dichiarare


(3).

che

si

trattava dell'archetipo veronese

L'apografo
il

del Petrarca perduto, l'apografo allestito per


lutati

Sa-

A
il

questi fatti
(4),
il

M, oggi codice Laur. 49, 18. (*) accertati ha tentato


quale sostiene che

di toglier

fede

Sjgren

M non

gemello

dell'apografo petrarchesco,
archetipo.

ma

che deriva da un altro

Suppone perci

l'esistenza a

Verona

di

due

(1) P.

Lehmann, Johannes Sichardus, Miinchen 19 12, 146;


il

'

inter

quos

(codices), scrive

Cratander, non paucos ncque paenitendos nobis

commu'.

nicavit Io. Sichardus,


(2)

veterum monimentorum conservator diligentissimus


il

Suir argomento vedi

lavoro fondamentale di H. Sjgren

Com-

mtntatwnes Tullianae, Upsaliae 19 io.


(3)

Epistolario di C. Salutati

:*

cura di F. Novati, II 39!, dell'anno

39.
() Comparve
591-93, dove
(4) op.
cit.

la

prima volta

in

Rivista di filologia,
Sjgren.

XXXVIII,

19 io,

riferii

sul libro del

39-43-

I.

CICERONE.
specialmente
quello del
sulle

71

codici

antichi,
il

fondandosi

diver-

g-enze fra

testo di

Me
si

Petrarca.

Anzitutto per supporre in Verona l'esistenza simul-

tanea di due esemplari di un testo cosi raro,

ci

vuole

un certo coraggio; e
plari

aggiunga che quei due esemsole

avrebbero dovuto trovarsi nel Capitolo del Duoerano


le

mo, perch a Verona due

biblioteche

medievali: del Capitolo e del monastero di S.

Zeno

(i);
(2),

ora
in

il

catalogo di S. Zeno, pubblicato recentemente

materia di classicismo pu paragonarsi alle steppe

della Siberia o al deserto del Sahara.

D'

altra

parte

quanto
C.

alle

divergenze

del Petrarca

(gi rilevate
recens.
la

da
et

A.

Lehmann Df

Cicerofiis

ad

Att. epist.

emend. 165-173), bisogna conoscere un

po'

storia

dell'umanesimo e ricordare che per trovare un copista


intelligentissimo e scrupoloso necessario saltare dal

Petrarca

al Niccoli:

ma
il

anche costui
primo vero
dai

si

permetteva

di

introdurre nei testi le proprie correzioni personali; bi-

sogna ricordare che


al

critico

che s'accosta
il

modello vagheggiato

moderni

fu

Poliziano,
si

sulle cui testimonianze tuttavia


rare. Il

non sempre

pu

giu-

Petrarca non un

critico,

bens uno scrittore

geniale, che
lo

dove
di

s'

imbatte in un passo senza senso,


fe-

accomoda

suo violentemente: e talvolta con

lice intuito.

Alle citazioni petrarchesche dalle Epist.

ad

^abhadioi,
Il

Li scoptrU

dti codici latini t grtci 94.


t

A. Avena,
(in

Guglielmo da Pastrtngo

gli initi dtlVumantfirno ,


lelt.

Verona 65
1906).

Atti dell'Accademia d'agr. se.

arti di

Verona Vllg

fi

R.

SABBADINI.

Att.

note

al

Lehmann
in

agg-iunger la seguente

(*):

Venio ad Pyraea,

quo magis reprehendendus sum quod homo


non Pyraeum,
.

ro-

manus Pyraea
unt, quam

scripserim,

sic

enim omnes

nostri

lociiti

quod addiderim

in

non enim hoc ut

oppido

preposui

ed
si

ut loco; et tamen Dyonisius noster et qui est nobiscum Niceas


re videro.

Cous

non rebatur oppidum esse Pyraea. Sed de


est pecca tum,
in eo
est

Nostrum

quidem

quod

Jon ut

de oppido locutus sum sed ut


ut ex portu in

de loco sccutusque sum non dico Cecilium: mane


malus enim autor
latinitatis
est,

Pyreum,
propter
adole-

sed

Terrentium
scribi

cuius fabelle
heri

clegantiam sermonis putabantur a C. Lelio


scentuli imus in
es
si

aliquot

Pyreum

Et post panca:
persolveris,

Sed quoniam grammaticus


molestia
liberaris
.

hoc mihi grecum

(i)

magna me
io).

Cicero in 7 cpistolarum ad Atthicum (VII 3,

Et tum

in 8** statini:
etc.
>.

vel

ad capuam inquit vel ad luceriam iturus putabatur


3, 7).

Idem

Cicero {ad Att. Vili

Dei due passi a noi importa quello del


primo luogo
il

libro VII. In

Petrarca applica la propria ortografia,

omettendo

dittonghi (eccetto in Pyraea) e scrivendo

Pyraea, Dyoiiislus, Niceas^ autor, Terrentium, Atthicum;

secondariamente muta de reo


imus-, giusti

in de re, e

o no

due mutamenti,
tre

lui

cum imus in davano un


in;

senso; da ultimo eseguisce


cui

geniali

emendazioni:
noster
il

quod] quam quod; addiderim] addiderim

qui] noster et qui. Chi

non vede dinanzi a se vivo

Petrarca

Ne
(*)

questa la sola nuova citazione diretta dal cod.


la

Comparve

prima volta

in

Giornale

storico della Ietterai,

ital.

XLV,

1905, 173.
Petrarca

La
f.

citazione proviene

dal famoso

Virgilius

AmbroServio

siano del

52V; essa serve a illustrare uno scolio di

sulla costruzione locale dei


(i) Il

nomi

di citt.
il

Petrarca non conosceva

greco e perci salt la parola.

I.

CICERONE.
(i)

73

Veronese; ne abbiamo un'altra

trasmessaci da

Gu-

glielmo da Pastrengo, quel valentuomo che tanto squa-

dern

codici capitolari di Verona. Scrive egli

dunque:

Poema quod ad Caesarem


ad
Q. fr.

(Cicero) institnerat incidisse (2) se dicit >

(Cic.

IH

>.

Ci riconduce alla lezione del Veronese: poema ad

Caesarem quod instituerau

incidi, lezione
1'

che ha a sua

difesa la ragione diplomatica e


in

uso ciceroniano.
il

M^
Vela

luogo

di institueram

d composueram. Quando
dal

ronese pertanto fu veduto


lezione originaria;
vi

Pastrengo,

aveva

quando

fu copiato in

M, un

lettore

aveva
di

sostituito

composueram.

Anche questo spande


di

un po'

ombra

sulle testimonianze

J/ e indi

la

necessit di riscontrarle con Z.

La

lezione composueram

pass sul cod. Beri. Hamilton 166 copiato da Poggio


nel 1408:

M^

ristabil l'originario institueram.

Divulgazione

dell' Epist.

ad

Att.

(*)

Sulla divulgazione in Italia delle Epist.

ad

Att.
(3),

ha

comunicato ampie e

utili

notizie O. E.

Schmidt

non
ul-

senza per errori e lacune (non dissimulate quest'


(i) Cfr.

R. Sabbadini, Lt

scoperte dei codici 18.


i

<2) mifirse rc<l7.ionc; nitidisae-^inciJisse


()

cwld. Vaticani.
UT,
iSSi,

Comparve

la

prima volta

in

Museo

di nntichiti cLisa.

33-337
(\)
''.

Die handsckriflUche
Af.

l'eheriit/erunji

dcr Hricfe Ciceros an Attt(u,s,

('iifro.

/rutNs in Jtalien, mit vier Ta/ein;\je\\iTAg 1887. Estratto

\hhandlungen der phUologitch'kistorisehin Cloiti eUr


uhiijchcn

GtselUckaft dtr WiUtuckafUn.

74

SABBADINI.

time dall'autore stesso),


in parte, di

(i)

che

io

cercher qui, almeno

correg-gere e di colmare, producendo nuovi


ai cultori

documenti, che non saranno discari


tica dei testi.

della cri-

manoscritti del Bruni e di Poggio.


trasse nel 1408 copia del codice

Poggio

si

Mediceo

XLIX,

18; la

copia fu trovata dallo Schmidt(2) nella


di Berlino,

collezione

Hamilton

con

la soscrzone: Scripsif
la

Poggius anno domini MCCCCVIII. Egli


a

suppone

fatta

Roma

o pi probabilmente a Firenze. I.a prima ipo-

tesi

erronea; probabile

ma non
si

certa la

seconda,

come vedremo.
Delle lettere
di

Cicerone

trovano

buoni cenni
(3)

anche
che

nell'
il

Epistolario del Bruni; lo

Schmidt

crede

ivi

Bruni parli ora delle lettere familiari di Ci erro-

cerone, ora di quelle ad Attico. Questo pure

neo;

il

Bruni parla solamente dell'Epistolario ad Attico.


in chiaro la

Per mettere bene


qualche

questione
e

io

recher

frammento

dalle

lettere edite

inedile del

Bruni

(4).

(i) ib. p. 360.


(2) ib. p.

353-354. Cfr. dello stesso Gianfrancesco Poggio Bracciolini.

Ein Lebenshild aus dem

XV

Jahrh.^ Separat-Abdruck aus


Il

d. Zeitschrift

far
la

ali.

Geschichte, 1886, VI; p. 14 n. 5.

Sjgren

{op. cit.

25-29) nega

discendenza del cod. Hamilton da


(3)
(4)

M.
ecc. p.

Die handschr. Ucberlieferutig

331.
dai codici 4

Le

lettere I e

IV, inedite, mi derivano

Q
di

q.

A.

f.

176

sgg.,

q.
f.

D. 71

f.

108 della

bibliot.

Comunale

Palermo

e dal codice

2720

178 dell'Universit di Bologna.

CICERONI.

75

Leonardus Aretinus Nicolao suo


Fecit michi intercapcdinem scribendi ad
te

s.

d.
febrii,

quottidiana

quatti

per viginti continuos dies perpessus

fui....

Te implicitum novis

suspica-

bar litibus et controversiis carere non posse....

Iin

id.

octobr. ex Viterbio

[1405].

IL

Leonardus Nicolao (X
De
transtttittas

19).
ut ad

Epistolis Ciceronis et gratias ago ingentes et

me

illas

ardentissimc cxopto....

De

bibliotheca

Papiensi per

Luscum
sit

nostrum
ditus,

id

quod desideras haberi non

potest. Licet

enim homo

eru-

tamen illorum librorum eruditionem non

habet....

Romae

[1406].

m.
Leonardus Nicolao
Volumen epistolarum
tibi

s.

Ciceronis

quod mecum portare nequivi,


novembre 1407)

si

commodum, ad me

transmitta rogo.... (Siena

(1).

IV.

Leonardus Aretinus Nicolao


Fides tacerdos Ciceronis epistolas
lego quottidie
fideliter

s.

p. d.
detutit.

ad

me

Eas

nunc

eanimque elegantia mirGce

detector, ut etiam (amiliaribus

Tiolcstum
,iie

hit

qao(i Icgendi cupiditatc protractus cenandi tempus plerun-

obliviscar....

De
>i

bibliotheca Papiensi curavi equidem diligenter ut,


et

quantum librorum
Coiucins ha*

sit

quid, certior fiam utque Nonius Marcellus

quem

fjr nunquam potnit

meo nomina

tran^rribatur. Itrm curavi

He

Ciceroni.

riii'i

II

|iii;i;.

i.ukihi,

alni,

fuppi.

ii

4->j.

j6
epistolis,

R.

SABBAJDim.

si

forte has

mendas corrigere posscmus. Haec

ego

stipulatas

sum

inichi fieri a viro


et

doctissimo atque michi amicissimo episcopo

Novaventi.,.

riensi

peiinam apposui. Itaque non formido ne promissa ferant


kalendas ianuarias Senis [1407].
(v.

XVI

sopra p. 33).

V.
Lecynardus Nicolao
(III

13)
se Ciceronis

Bartholomeus (Capra) Cremonensis michi bodic affirmavit


epistolas ex vetustissima littera reperisse.... Confestim

donuim

eius vianti-

sendi studio

me

corripui,
et

quo

in

loco michi

ostenditiir

volumen

quissimum sane
tor,

venerandum. Sed

dum

avide evolvo ac singula scrufratrem,

invenio epistolas ad

Brutum

et

ad Quintum

eas videlicet

ipsas quas

habemus,

et

septem durataxat ad Atticum

libros... Illud satis

constat, quas antea habuimus, ex eo volumine

non
libri,

fuisse

transcriptas,

cum

ibi

non plures quam septem ad Atticum

nos vero, ut opinor,


in dies expectare,

quntuordecim habeamus. Nonium Marcellum


Pistoni kal. novembr. [1409].
(v.

dicit se

sopra p. 33).

Cominciamo dal
octobr.

fissare le date.

La

scritta //// id.

ex

Viterbio del 1405, perch la corte

ponti-

ficia part

da
13

Roma per
mese
il

Viterbo
(i).

il

6 ag-osto 1405 e

ne

ritorn

il

marzo 1406

La

II del

d'ag-osto del 1406, perch

il

Bruni

invita a

Roma

Niccoli, affinch

possa

liberarsi dag-li

imbarazzi che

gli

creav^ano
il

suoi parenti: le vie essere


la

ormai
col re.

sicure,

dopo che

papa aveva conchiuso

pace

Qui
il

il

Bruni a

Roma

e accenna alle discor-.

die che

Niccoli
I.

aveva

in famiglia, delle quali parla lo


il

nella lettera

Siamo dunque per

meno

nel 1406.

La
(2);

corte pontificia

abbandon
Script.

Roma
XXIV,

9 agosto 1407

(n Muratori, Rer. ItoL


(2)

Til-^l'^-

Muratori

ib. 983.

CICERONE.

non possiamo andare perci oltre 1407. Del resto il Bruni accenna
papa col
re; si

la

prima met del

alla

pace

fatta

dal

tratta della

pace con Ladislao, che fu


(i):

conchiusa nell'agosto 1406


lettera.

e questa la data della

La IV ha
L*anno
il il

la

data

XVI

kalendas ianuarias Senis,

1407, perch la corte pontificia lasci Siena

23 gennaio 1408 (2). La V, in data: Plstorii

kal. nov., del 1409.

La

corte

pontificia infatti fu a Pistoia nella

seconda met del


12

1409, di

dove

parti per

Bologna
si

il

gennaio 1410

(3).

Dell'Epistolario di Cicerone
III,
il

parla nelle lettere

II,

IV

e V. Dalla II risulta che era stato incaricato


di cercar codici nella biblioteca

Loschi

di Pavia;

codici cercati erano quelli di


l'

Nonio Marcello e
si

del-

Epistolario di Cicerone,

come

deduce dalla

lettera
si

IV. Finalmente le pratiche ebbero buon esito, non


sa per Nonio,
infatti
il

ma

sicuramente per Cicerone (lettera V);

Capra pot avere un codice, certo da Pavia,

delle lettere di Cicerone a Bruto a Quinto e dei primi


sette libri ad Attico. wSu ci

non cade dubbio e


che nelle lettere
il

io

sono

d'accordo con lo Schmidt;


lui sull'Epistolario
il

ma non
e che

sono d'accordo con


II e III

di Cicerone,
al Niccoli

Bruni

domanda

Niccoli

gli

spedel

d isce effettivamente nella lettera


pret<*
F<'f^'

IV per mezzo

Tu (im-st

fhi*

<

cniii lo S(hniidl

vuol ve-

li)

Mui.Hor;

:!).

'j.'^(>.

(a)

Leon. Arrtinf,

Ff^irt.

IT,

15,

2\',

Muratori, Rer. hai. Script.

XV,

421.

7^

R.

SABBADim.

dere l'Epistolario di Cicerone ad familiares.


r errore.
Il

E
di

qui sta

Bruni aspettava dalla biblioteca


si

Pavia

r Epistolario ad Attico:

forte

HAS mendas

cor viger e

possemus
tra

(lettera IV).
il

Queir HAS indica che

egli

aveva

mano

codice ad Atticum.

Ma

c' di

meglio. Nel-

l'atto di

ricevere l'Epistolario di Cicerone mandatogli

dal Niccoli (lettera IV) egli parla di esso


libro

come

di

un

nuovo per
sit

lui:

eas nunc lego

quottidie

eartimque
mole-

elegantia mirifice delector, ut etiam familiaribus

stum

quod legendi cupidate protractus cenandi tempus


obliviscar;
gli

plerunque

mentre certo che

1'

Epistolario

ad familiares

era gi noto.
I:

di

vero la prima frase della lettera

fecit michi

Inter capedinem scribendi la

deve avere
e

attinta

da Ciceessa

rone ad fam. XVI,

21,

non

altrove,

perch

un

ocTua?

e2pY][i.vov.

Ci dimostra

come

il

Bruni sin dal


cono-

1405, vale a dire avanti la morte del Salutati,

scesse l'Epistolario di Cicerone


un' altra lettera del Bruni,
I,

ad familiares. Prendiamo
8
(i).

In essa troviamo

questa

frase: ut

nunc amare ipsum videar, prius autem

solummodo

dilexisse; cfr. Cicer.

ad fam. IX,
dell'

14,

ut

mihi nunc denique amare


qui presupposta
la

videar, antea dilexisse.

conoscenza

Epistolario

Anche ad

fam. La lettera, in data 5 settembre, stando al posto che occupa nell'Epistolario, sarebbe del 1405; ma non

pu esser questo
(i)

1'

anno.

Il

Wesselofscky

(2)

giusta-

ed.

Mehus.
ed. "Wesselofscky,

(t)

Giovanni da Prato, // Paradiso degli Alberti,


I,

Bologna 1867,
1401, perch in

2,
essi,

p.

209.

Dialogi del Bruni furono


dice:

composti nel
ab hinc

lib.

I, si

qui [Ludovicus Marsigli]

i.

CICERONE.
la
il

7^

mente
logi

la fa del

1400, perch

Laudatio florentinae

urbis, di cui ivi parla

Bruni, gi ricordata nei Dia-

ad Petrum Histrum, che furono composti

nel 1401.

Io poi ag"g"iungo che la lettera, la

quale nel

Mehus
(i)

manca della designazione del luogo, in alcuni codici


ha
la data:

ex Villa Lezanichi o Lezeanichi o Lonzanichi.


il

A
si

Viterbo, dove nel 1405 stava


trovi

Bruni, non pare che


alla Villa Lezanichi;
in cui

una

localit

che corrisponda

ne dall'altra parte probabile


la corte

che nel tempo


il

papale stava a Viterbo

Bruni avesse agio


il

di villeggiare. Verisimile

invece che

Bruni
peste

si

tro-

vasse
renze

in villa nel
(2);

1400, che fu
la

anno

di

a Fi-

tanto pi che
al

Villa Lezanichi

potrebbe

corrispondere
in

nome moderno Lancenigo, un paese


(3).

quel di Treviso
est.

annis septem mortuus


legge: ut saepe
in orationc illa,

Il

Marsigli mor nel

1394.
est

Nel

libro II

si

mihi veniat in mentcm eius quod

a Leonardo dictutn
congessit.

qua laudes

l'brenlinae
pubblicati

urbis

accuratissime

Questi due Dialogi sono

stati

contemporaneamente da Karl

Wotke {Leonardi Bruni

Aretini Dialogus de tribus vatibus Jiorentinis,

Prag, Wicn, Leipzig 1889) e da Giuseppe

Kmtr
e

{I

Dia iogi ad Petrum


oltre
let-

Histrum di Leonardo Bruni, Lv omo 1889). L'cdiiione del Kirner


al

testo cn'i^'io

IH)

opportuno apparato

critico

note storiche e

terarie.

(i)

Naziunulc

di

Palermo VII,
\f,^r,ll.,t,

1 1

f.

8;

Comunale
,\x

di

Palermo 4
VII!,

Q
P-

q.

A. 8

f.

l^'Ov

/,.,/,

,\,-\V

IT.uviM.;if;'.

\\,^,.a^^y

373il)

Cfr.

Giornale slvrtco della Le Iter.


nella lettera II,

ttal.

V,

p.
il

148- 1 51.

(3)

Veramente

4 (ed. Mehus)
edidi;

Bruni parlando della


lettera
in

itetia Atudatio dice:

quam nuper

e questa

ha

la

data:

Romae

kal.

ianuarias [1406].

Ma

ww/rr qui va preso

lenho hirgo.

Vedasi riiuseppe Kirncr, Della Laudatio urbis J'iortnttnae di Leonardo

^O

R.

SABBADINI.

Se effettivamente la lettera del 1400, sin da quil Bruni conosceva V Epistolario di st' anno dunque
Cicerone ad /am., cio sei anni avanti
Salutati.
la

morte

del
era
di

Questo

significa

che

l'Epistolario

ad /am.

stato dal Salutati

messo

in circolazione assai

prima

quello

ad

AU., che entr nel

commercio
(i).
il

letterario solo
infatti

con
tre
al

la

morte del suo possessore

Appena

mesi dalla morte del Salutati


Bruni del codice ad
glielo
Att.

Niccoli d notizia

(lettera II) e

poco pi

di

un anno dopo
che

manda

a Siena, dove arriv alla

met del dicembre 1407 (lettera IV). ovvio supporre il Niccoli abbia mandato al Bruni il codice, affin-

trascritto o da lui stesso o da Poggio. La romana nel gennaio 1408 pass a Lucca e vi si ferm tutta la prima met dell'anno. Poggio fu a Fi-

ch fosse

curia

renze nella seconda met del 1408


del 149
(2).

e nei primi mesi

In quella seconda

met del 1408 pu

aver tratta

la

nota copia

dell'

Epistolario

ad

Att.;

ma

Bruni, Livorno 1889,


Luiso,

P*

6>

^ P^^* ^^

^^ta

definitiva

del 1400 F. P.
cri-

Commento a una

lettera di L.

Bruni

in Raccolta di studi

tici dedicata

ad A. d'Ancona, Firenze 1901, 85-95.


pot

(1)

Per qualche intimo


Salutati. Cosi F.

vedere

il

codice

anche
Att.

prima della
8,

morte del

Zabarella cita Cic.


di

ad

in

una
353)

lettera al Salutati

del

1400 {Epistolario

C. Salutati IV, II

p.

il

beato G. Dominici nella Lucuta noctis (par R. Coulon 69) compo-

sta l'anno

1405 reca questa

citazione;

Quid enim melius quam memoria


humana,
pruut
scrbit

recte factorum et libettate

contentum negligere
(I

Marcus Brutus Ciceroni


(2)

(XXIV
III,

16) 9).
5,

Leon. Arretini, Epist.

4,

X,

13, III, 7.

Nei primi

di luglio

del

1408 era ancora presso


in

la corte pontificia,

come ha dimostrato A.
3, p.

Medin

Giornale storico della letteratura italiana, 1888, XII,

355.

I.

CICKRONK.
che
la

8l

non
in

esclusa la possibilit

abbia fatta

negli

ozii di

Lucca. Anzi

ci

probabile, perch
lo

appunto
seguente

Lucca nei primi mesi del 1408


codici,

troviamo occupato
dalla

in trar copie di

come

risulta
(1):

lettera inedita del Bruni al Niccoli

Nunc vero
roichi

?.d

l'bros,

de quibus micbi per tuas

litteras significasti.

Est

inter cetera gratissimum

Aristotelis volumen,

quod

te

habuisse

iciibis; et si
raittas.

me amas
cura in

foc ut

quanto

citius fieri potest


satis

michi illud trans*

Nam

ethicis per

hoc tempus

bonam operam poet

saerlm et minfice eorum lectio studiumque delectarit, cupio iam


sica legere et Aristotele
silio

phy-

duce naturam perscrutari. Quare de beato Ba-

statuas ut vis, nichil enim urgeo: de physicis vero

non modo urgeo


diebus

veruTi ct!am infesto, ut celeriter

michi

transmittas.

H's

habui

quasdam Ciceronis

orationes: pr Balbo, pr Sestio, pr Caelio, in

Vaalias

tinium, de responsis haruspicum, de

domo

sua

ad

pontifices

et

quasdam, quas omnes


lucri fore pu*avi
si

licet

apud vos Florentiae viderim, tamen nonnichil

stbi
te
aut

Itaque Poggiui hanc provinciam assumpsit et magna ex paropui iara transegit. Ali:i non sunt quae calamo explicari
per nos h'c transcriberentur.

litteris

committi

velim.

Tu

cura ut valeas. Ili

kaicndas

aprilis

ex

Luca [1408].

Il

manoscritto di Guglielmo
osservare
chtj

De
il

Bechi.

Lo Schmidt dall' XLIX, 18 mutilo magnam (2), mentre


duce che
(1)

codice Mediceo

in fine alle la copia di

parole

non sententur

la tradizione italiana,

Poggio intera, demancando di quella la(.

Cod. Comunale di Palermo 4


lett.

q.

A. 8

184. Nel cod. forma

la

seconda parte della

II,

dell'ediz.

Mehus; nell'edizione termina

alle

parole proli.xtttn impltolur.


>2}
K.
(

ur,.

ad

Alt.

XVI,
Tuli

16

8.

lASkAiiiNi,

Ialini,

6w

R.

SABBADI^l.

cuna, deriva dalla copia di Pogg-io

(i)

anzich da quella

del Mediceo, e afferma che di copie direttamente derivanti


di

da esso non se ne conoscono che due: quella

Poggio e quella del Barbaro (2). Io ne posso indicare una terza posseduta da Guglielmo De Bechi
fiorentino, nel

tempo che era vescovo


la descrizione di

di Fiesole (1470(4).

1480

(3).

Ecco

questo codice

Ifem

alius liber mediocris

forme qui

dicitur Epistole Ciceronis

ad Aticum.
principium

copertus corio rubeo


est:

cum

suis requisitis. cuius

Clodius tribunus.
(6).

(5) finis

vero:

non

ser-

ventur

magnam

Questo codice come

si

vede combinava nel principio

e nella fine col Mediceo.

Il

manoscritto di Francesco Barbaro.


si

Della copia tratta dal Barbaro


tera del Traversari
chi la confronti
steriore
(7).

parla in

una

let-

La

lettera

del
(8),

1416. Infatti

con
di

la

precedente

la trover

po-

ad essa

tre giorni.
6,

La precedente
ivi si

del-

l'ultimo febbraio 141


in carica nel di
(i) op. cit. p. 364.
(2)

perch
1

annunzia l'entrata
di

seguente

marzo

Cosimo

de'

Me-

P.

378.
262.

(3) Ughelli, Ital. sacra III, p.


(4)

La
ad

descrizione nel cod. Laiir.


(I

Ashbumham

1897

f.

71.

(5) (6)

ad Brut. VI
Att.

i)

i.

XVI,

16

8.

(7) VI, 6.

Is (Nicolaus) niittet Ciceronis epistolas


litteras;

ad Atticum, quibus

noster Manuel restituii graecas


(8) VI, 5.

v.

sopra p. 40-42.

r.

CICERONE.
fu priore dal
i*

83

dici

come

priore.

E Cosimo

marzo

al

30 aprile 141 6

(i).

11

manoscritto del Barzizza.


Att.
(2)

Del suo codice ad


un'altra del 141
la quarta
(4).

Gasparino Barzizza parla

in

quattro lettere. Di due


1

non
di

si

pu

stabilire la data,

(3);
il

ma

ben maggiore

entit

In essa

Barzizza

manda

TEpistolario
il

ad

Att. al Giuliano.

La

lettera

presuppone vivo
(5);

fra-

tello del Barzizza,

che mor nell'ag-osto 14 io


data.
Ivi

siamo

dunque anteriormente a questa


scendere ancora
fratello
di

Ma

possiamo
il

qualche

anno.

detto che

del Barzizza aveva per mezzo del Giuliano e


il

del Vettori ottenuto


il

posto desiderato. Per quel posto


(6)
si

Barzizza lo raccomand anche a Zaccaria Trevisan

con

una

lettera

che certo del

1408, perch vi

parla del recente ritorno del Trevisan dall' ambasciata

presso

Gregorio

XJI; dico anzi della prima met di


il

quell'anno, perch
nezia,

Trevisan, qui presupposto a Ve(7).

and

in

queir anno stesso podest a Verona


al

Perci anche la lettera sopradetta

Giuliano del 1408.

(i)

Modesto

Rastrelli, Priorista fiorentino, Firenze


I,

1783, p.

i5\

(2) ed. Furetto (3) ib. (4)


I,

p.

194, 208.

p.

113. 166.
I,

Balutiiu, Miscellan. Ili, p.

(5) Biirzizii, F.pist. ed. (6) Mittarelli, Uitioth.

Furietto

p.

100.
ecc. p.

S. AUekaelis

437.
di Vironm^

(7) Biancolini, Stri tronoiosifo dti vtittvi $ governatori

?..

84

&.

SABBADINi.

Della lettera poi


portanti
(i):

al

Trevisan reco alcuni passi im-

Ariitoteles

ille,

qui ut apud Ciceronem (2)

tuum
in

legis huic arti pluillis

rima adinmenta atque ornamenta sumministravit,


ascriptis

suis

methodis
vi-

Theodecto nobis

tradit

non esse

artis

opus persuadere sed


aliis

dere existcntia persuasibilia circa unumquidque, sicut et in

artibus.

Non enim
men

est

medicinalis sanitates
est

effc'cere

sed usquequo

contingit ad
ta-

hoc perducere;

enim
',

et eos, qui

non possunt recipere sanitatem,


est:

medicari bene

ex quo tritum iam proverbium

ncque medicum

semper sanare neque oratorem semper persuadere. Quid ipsum eloquentiae

fontem dicam Tullium

Potuitne ita
?
.

persuadere iudicibus, ut non


velut ad
il

suus Milo in exilium pelleretur


Cicero
xizza)
:

Loquor
(3).

Brutum

scribit

praesentibus faciliora sunt

'

Ipse (cio

fratello del

Bar-

ad vos accedit. ludicabis

igitur

pr tua

prudentia

hominem ex

integritate vitae et doctrina,

non ex

bis

quae

extra sunt. Solebat non-

nunquam
addere
:

Cicero in extrema parte suarum recommendationum post multa


et si

'

quid ad rem pertinet,


et,
si

homo

locuples est

'

(4).

Ego vero

ut aliquando concludam addo:

quid ad rem

attinet, profugus, se-

eum

trahens liberos et grave onus suae familiae, cui fortunae tenuissimae

nulla spes nisi ea quae

propemodum

in te

uno

residet ....

Dalle citazioni ciceroniane di questa lettera

si

ricava

che

il

Barzizza possedeva sin dalla prima met del 1408


dell'Epistolario

un codice
avuto
?

ad

Atticum.

Da dove
di

l'avr

Da

Firenze no, perch la copia


Vaticano 5223
Zachariae
firma:
f.

Pog-gio

(1) Li traggo dal cod.

93, con l'intestazione: Splenet ho-

dido militi ac

ci.

doctori d.
e
la

Trivisano praes tantissimo


ille

norando

d.

singulari;

tiius

Gasparinus

Pergamensis

amantissimus nominis
(2) Cicer. de invent.

tui.
I,

7
(I,

e Aristot. Rhet.
5)
cfr.

I,

i,

14.

(3) Cicer.
(4)

ad Br. XIII

3.

ad Br.

XVI

(I,

8)

ad fam. XIII,

13.

I.

CICERONE.
tempo
il

essa stessa del 1408; e poi di questo


zizza

Bar-

non era

in relazione

con

la societ

letteraria di

Firenze. Quel codice lo

ebbe senza dubbio da Pavia,


(i),

dove

il

Barzizza insegn dall'anno 1400 al 1407

nel

quale ultimo pass

a Venezia

e di

a Padova.
1'

nella biblioteca dei Visconti a Pavia erano per

ap-

punto alcuni codici delle lettere ad Atticum

(2).

Di questa
zione,

silloge
risulta

il

Barzizza inoltre
lettera,

allest un' edi-

come

da una
f.

pur troppo anepi-

grafa (cod. Vatic. 2906


passi
:

45),

della quale reco alcuni

Non me

fugit, pater

optinic, vos palarti esse ....

Sed quorsum hec

Nam

ipsius (Ciceronis) et ad

Athicum

et

Q.

f.

epistole iam

ad unguera

per Gasparinum Pergamensem preceptorem


dierunt;

quc certe quante


has
ipsas,

sint eloquentie

non

meum correpte in lucem promeum est laudare ....


careo,

Quamobrem
facerem, sed
sius scribat

quibus

ut opt'me

nostis

lubenter scribi

quo me vertam nescio .... quatenus


quod

epistolas ipsas d. Bla-

unum magnope'e

mihi

conducet

ac

bibliotece

mee

maximiori

erit

decori ....

Il

manoscritto di Guarino.
di

In

un discorso

Guarino

(3),

uno degli
si

scritti

pi

antichi

che

ci

siano rimasti di

lui,

incontrano evi-

denti reminiscenze del gruppo


(l)

epistolare

ad Atticum,

Memorit
I,

documenti per

la storia

delV Universit di PaviOt Paria

1878,

p.

IS4.

(a) Gir.

d'Adda,

-,

^i...

.,./...<

hibliograficht sulla

libreria

Vi-

scoHtiO'S/ortesfa del Castelb di Pavia, Milano

1875, 1879, n. 610, 63S,

857. Clr. iopra p. 77(3)

OkI

.li

^irn:

M VI

th

:S.

86

R.

SABBADINT.

Quel discorso

fu recitato a

Verona

nella

prima met

del 1409 per la occasione che


di quella citt Zaccaria

lasciava la podesteria

Trevisan e la assumeva Albano


del discorso:

Badoer
....
mur

(i).

Ecco

tre passi

frui

iubet et ita iubet ut

divinum hominem huic


caelo
T,

civitati

pa-

rentem rectorem gubernatorera quasi de


amplectamiir.

missum amemus venerei,

Cfr. Cicer.

od Qnint. fr.
.

Graeci quidem

sic

te ita

viventem intuebuntur, ut ...

de caelo divinum hominem esse

in

provinciam delapsum putent.

....
I,

ut qui in audiendo facilis in decernendo lenis in satisfaciendo

ac disputando diligens et acutus praedicatur.


21

Cfr.

Cicer.
in

ad Qnint.

I,

adiungenda etiam

est facilitas in

audiendo

lenitas

deccmendo,

in satisfaciendo ac disputando

dih'gentia.
illius

.... Cum
duabus
Cfr. Cicer.

autem sapientissimi

Solonis instituto

rem publicam

in rebus contineri animadvertisses,

praemio inquara

et poenis ...

ad Br, XXIII

(I,

15) 3 ut Solonis dictum usiirpem, qui et

sapientissimus fuit ex septem .... Is rem publicam duabus


tineri dixit,

rebus con-

praemio

et

poena.

Questi
sin dalla
di

indizi

non lasciano alcun dubbio che Guarino


le epistole

prima met del 1409 conoscesse


fr. e

Cicerone^^ Quintum

ad Brutum;

e per conse-

guenza anche quelle ad Atticum.

Ora
nel

si

domanda dove abbia potuto Guarino venirne

in possesso.

Firenze no, perch


a Verona,
in

ivi

and soltanto

14 IO.

Nemmeno

di

dove l'archetipo
(2).

dovette ben presto migrare

Lombardia

Rimane
Guarino

come

pi verisimile un terzo caso, che

cio

r abbia

avuto o a Padova o a Venezia dal Barzizza,

(i) Biancolini, ibid.

(2) Schmidt, op.

cit.

p.

294-296.

I.

CICERONE.

87

e questo pot essere del 1408, nel suo ritorno da Costantinopoli.

Il

manoscritto deirAurispa.
un' importante

Anche

1'

Aurispa possedeva

copia

dell' Epistolario

ad Attico; sul qual proposito reco una

sua lettera.

Aurispa viro dar

et

poetae siiavi
s,

ci.

Antonio

Panhormitae
Quod
scriptos
ractcris

(i).

per superiores tuas

litteras

postulaveras, vitam Platonis a GuaLivii

rino editam ad te mitto.

Emi nuper
illius

ab urbe condita libros decem


in Italia

manu Franciae
amplum

Fiorentini,
nihil

nomen

quei forma cha-

(2) fecerat, et qui

aliud philosophi habet nisi paulibri

pertatem, ut et

mea de

ilio

et

tua sententia utar. Sunt hi

ut pul-

chri ita recte et observonter scripti.


stola,

Habeo

Ciccronis
in

ad Atticum epiItalia

codicem perpulchrum, immo

ita

pulchrum ut

neque pul-

chriorem esse putem neque gratorem. Epistolae vero sunt completissimae


et

minus quani

ullae

comiptae; inveniri enim solent

plerumque incomdixi,

pletAe,

emendatac vero nunquam. Scd hic codex, ut superius

omnes

sui generis pulchritudine vincit et

emendatione, quamvis emendatissimae


si

non
ad
te

sint.

Hos duos

codices habcre poteris,


et

quinquaginta
illum

aureos huc

me

miscris,

quos poteris per mensarios,

Ovidium

antiquum abs

mihi pron88um de Transformationibus, quaiy

primum fidum nuntium

cui

commendare

possis inveneris (3). Franciscus Sodarinus ex Florentia

vir clfM|uens et prudcns scribit

ad

te

litteras,

quibus negotium quoddam

suum

libi

commendata
et

cui

homini

videor non
beneferi

parum
v^el,

obligari

cupioque

ab omnibus

a te praesertim

sibi

rcctius

loquar, per

(1)

Cod. Vatic. 3372

f.

8.
;.,(,....

(2)

Le parole nomen-ampluit.
la

,-i......

verso dell' elegia nella


lai. II p.

quale l'Aurispa piange


(3)

morte del Francia (Bandini Cod.

185).

muneris

cod.

88
Quare
per opinionem

R.

SABBADINT.

te.

te

quam

ipse de te perquc
illiui

spem qnam

in te

habet oro, ut diligeitcr negotium


opinatur en'm, eamque ego ex an'mo tractes
facile
sibi

siiuin

tractes et

cum

industria;
te

opin-onem firmavi, omnia abs


ti-.o

quae

ab

isto

rege impctrari posse. Vale tu et


pUicuerint, ego hic Ferrariae

me

ama

ut facis. Si hi
ii'sseris

duo codices

tibi

dedam

cdicuiKiue

aut mensar.'o aut alteri nuntio: receptis


et

tamen prius
aliud ego

quinquaginta aureis
periculum
in

habita

spe habe-idi Ovidium;

nulum

ea re volo. Vale item. Ferrariae kal. augusti [1447].

Per determinare l'anno

di

questa lettera dell'Aurispa


indirizzata pa-

devo

riferire

un passo

di un' altra sua,

rimenti al Panormita

(i).

.... Audi
ingratumque
sacerdotem

nunc adventus mei

Romam

consilium

meum, Indignum

m.ihi

videbatur non salutare

cum

pontificem,

quem

clericum

episcopum

colueram et observaram

mutuaque beni volenti a

amplexus ego illum, ipse


racturus,
tiani

me

fueramus.
citius

Eram

etiam

Romae

aliqua pe-

quae

et

rectius et

explebo

praesens

quam per

absen-

.... Est

hic Martialis pulcherrimus voluminis parvi, completus et


alii

minus corruptus quam


qxiem
tibi

inveniri soleant.

Eum

quidam venalem habet,


tot

offerrem, nisi putarem

decem aureos,

enim

ille

pe^it,

li-

bentius ac liberalius pr nugis quibusdam muliebribus te daturum

quam

pr Martiale .... Velim scire an vitam Platonis

quam

Ferraria per

Ioannem Carrapham

equestris ordinis virum ad te misi receperis

....

Romae

IIII kal. martias [1448].

Questa seconda
al pontificato di

lettera fu scritta

dopo l'assunzione
lui

Niccol V, poich niun altro che

pu essere

significato in quel papa, che fu conosciuto

e praticato da chierico da sacerdote da

vescovo dal

nostro Aurispa. Si comprende dal contesto che la elezione era recente. Niccol

fu

eletto

nel

marzo

(i) Cod. Vatic.

3372

f.

9v.

I.

- CICERONE. 26 febbraio.

S9

1447

(i);

la lettera dell' Aurispa del


nell'

Non

possiamo dunque essere che

anno seguente 1448.


l'

Fissato quest'anno, noi vediamo che


al

Aurispa chiede
Platone di

Panormita se abbia ricevuto

la vita di

Guarino, statagli gi spedita.

Con

ci noi

determiniamo
Aurispa

l'anno della prima lettera, la quale pertanto dell'a-

gosto 1447, giacche abbiamo veduto in essa spedire al Panormita la vita di Platone.

l'

Lasciando stare
canteggiava
di
i

'1

modo

col

quale

l'

Aurispa mer-

codici e

non occupandoci dei manoscritti


Metamorfosi
di

una deca

di Livio, delle
si

Ovidio e

di Marziale, dei quali


tere, noi

fa parola in queste

due

let-

veniamo

a sapere dalla pri

na

di

esse che nel

1447 r Aurispa possedeva l'Epistolario di Cicerone ad


Attico. Sul vero valore di quel codice

non possiamo
essere molto

portare giudizio, essendosi forse smarrito; stando per a quello che V Aurispa afferma, doveva

emendato. Egli dice inoltre che era completissimo. Ci


fa

supporre che esso derivi dalla copia di Poggio.

poi preziosa per noi la notizia, che le lettere ad Attico


allora solevano

trovarsi
di qui

plerumque incompletae; poich

argomentiamo
una lacuna.
Il

che esse dovevano trarre origine

dal codice Mediceo, che ha

come

si

veduto

(p.

81)

manoscritto Ambrosiano

47

inf.

Alla copia di
siano
(1) L.

Poggio
cart. di

risale
f.

il

manoscritto

Ambro-

47

inf.,

(numerazione moderna).
1

pMtor, Guchhtt dtr PpsU

p.

79

'

90
Il

R.

SABBADINI.

codice comincia
s.

senza intestazione

cos

Cicero

Bruto

L. Clodius tribunus plebis etc.


le lettere

Dopo
cit.

ad Br.

f.

1 1

seg-ue

questo

titolo

Ad Brutum Ad Q. fratrem
I libri II

Epistolarurn liber

secundus primus

(sic) expli-

Epistolarum liber primus


Q.

incipit.

e III

^
lib.

mancano

dell'intestazione. Nella

disposizione del
f.

II ci
s.

molto disordine.

36. Cicero Octavio

Si per tuas legiones etc.


al
f.

Le

lettere

ad
ci

Att.
i

cominciano

37V.

Mancano

r intestazione e

titoli

dei singoli

libri.

In fine non

la lacuna del Mediceo. Nelle


i

prime

pagine

si

incontrano

passi greci, che poi furono

sem-

pre omessi in lacuna.


Soscrizione,
Ciceronis
f.

2i2v: Expliciunt Epistole Marci

tulii

ad Atthicum Sub anno domini

MCCCCXLI

XVI

mensis Augusti per ?ne Adrianum Petri de Ghen-

dtren.

manoscritti Bolognesi.

La
ff.

biblioteca Universitaria di

Bologna possiede un

bellissimo

manoscritto,

n.

2229,

membr.

sec.

XV,

di

201 e 158, che contiene entrambi gli Epistolari di

Cicerone, prima quello

ad

Att. e

poi quello

ad fam.
i

Quello ad
greci.

Att. alla fine

non tronco.

Ha

tutti

passi

A
ad

Bologna

e'

era un altro manoscritto delle lettere

Att.

Lo
il

vide nella biblioteca di S. Clemente, dove


n.

portava
(i)

145, a

Bologna

il

Detlefsen
1863, p. 573.

(i);

io lo

ho

Jahrbucher filr

Philol.

und Pdag.

I.

CICERONE.
S.

91

cercato inutilmente nella bibl. Universitaria,


trasportato
il

dove

fu

fondo
citt.

di

Clemente, come degli

altri

conventi della

Doveva
guardia

essere anteriore al 1446,

perch

sui fogli di

vi

furono

scritte

due

let-

tere con la data di queir anno.


***

Dei codici nominati


diretta

sin qui derivano


di

da

M
e

per via

o indiretta

quelli

Poggio,

del Bruni, del

Bechi, del Barbaro, l'Ambrosiano

47

inf.

il

Bo-

lognese, e verisimilmente quello


dici di

dell'

Aurispa. Dei co-

Guarino e del Barzizza nulla possiamo affermare

di certo.

Traggono invece
tre

origine

da ^ quello del Caquelli

pra e

altri

che ora esamineremo:

cio del
14
inf.

Corvini e del Traversari e l'Ambrosiano


Il

manoscritto del Corvini.


al

Dalla lettera di un Candido


quindicennio del sec.
vini,

Niccoli,

del primo

XV,

apparisce che Giovanni Cor-

segretario ducale del Visconti, possedeva un E-

pistolarum Ciceronis
Corvini
ci

ad Atticum liber occuperemo largamente in

veterrimus.
altra

Del

parte del

presente volume.
Il

manoscritto del Traversari

(*).

Attribuisco ad

Ambrogio Traversari
(i).

il

cod. Classense
15 io,

469

di

Ravenna, gemello del Palatino

senza

per che l'uno derivi dall'altro

E fondo
:

l'attriu-

zione sulle note marginali, che qui trascrivo


() Questo I nuovo.
(1)
l'rr
!.i

(IcAcrzioDe di

questo codice

c(r.

Sjogren op,

cit.

5.

9S

R.

SABBADINI.

I.

Alle parole {ad Q. fr.

I,

i,

2^^)

Cyrus

ille

Xeini-

nophonte]. Xenophoi non historiam


perii de Cyro scripsit.

sed praecepta

IL Alle

parole
libris].

{ad Q. fr.

Ili,

5,

i)

Quod
i/i

quaeris

quid de

illis

Scripserat Cicero novem lihros de re

p. quos postea

admonitus Sallustio mutavit

sex

(cfr.

ad
quo

Q. fr. Ili, 6) sed

utinam ht luce
Ili,

essent.
6)

III.

Alle parole [ad Q. fr.

5,

de

latinis

vero

me

vertam]. Semper lathtos codices mendose fuisse

scriptos; de graecis vero

semper

aliter fuit.
9,

IV. Alle parole {ad Q. fr.


terceptae
offendant].

Ili,

3)

meae

lterae in-

Utinam

interceptores epistolarum

Basileae comburer entir.

V. Alle parole {ad

Att.

I,

11,

3)

libros

vero

tuos

cave quoiquam]. Erat M. Tullius lihrornm avidus, sed


in ea re

cedebat

tibi,

Florent7te
II,

! i,

VI. Alle parole {ad Att.


perterritum].
(cfr.

2)

sed

et'am piane

Idem

7i

commentariis Caesaris vere fuit


scribendo
potuisti.

Cic. Br.

262 sanos quidem homines a


tu Cicero

deterruit).

Sed

non parum graece


i,

VII. Alle parole {ad Att. IV,

5)

senatui gratias

egimus].

Qua de

re oratio extat.
2,

Vili. Alle parole {ad Att. IV,

2)

itaque oratio].

Oratio

ad

pontifices

pr domo sua.
Basilea (IV)
soli
:

L' autore delle g-losse sta a

ed

co-

noscitore di greco

(I,

III).

Basilea due

umanisti,

conoscitori del greco, assistettero al Concilio l'Aurispa

negli

anni 1433-34 ^
al 6

i^

Traversari nel

1435 (dal 20

agosto

novembre).
fa

Ma

la

riposta citazione cice-

roniana (VI)

traboccar la bilancia in favore del Tra-

I.

CICERONE.

93

versari.

L' apostrofato Fiorentine


il

potrebb' essere tanto


il

Po^g-io quanto

Niccoli
il

ma

fiorentino

librorum
il

avidus per eccellenza

Niccoli, per cui del resto

Traversari nutriva un'amicizia fraterna.

Il

manoscritto Ambrosiano E 14

inf.

(*)

L'importanza del cod. Ambrosiano


consiste in ci, che esso
degli epistolari
ci

14

inf.

(i)

trasmise

il

testo pi antico
Q. fr.,

ciceroniani

ad

AU.,

ad

ad Br.

e in una redazione indipendente dal cod. Mediceo 49,


18,
il

quale discende dal Veronese perduto.


1*

Ma quanto
altrettanto
ci

chiara

importanza del

nostro

codice,

oscura la sua origine. Tentiamo un po' se


di

riesca

giungere a una conclusione probabile.

E cominciamo
fanelli
scripsit.
inf.,

dal copista.
si

Il

copista fu

Marco Ra-

o Ravanelli; egli

firma

Marcus deraphanellis
altro codice,

L'Ambrosiana possiede un
di

15

trascritto dal

medesimo amanuense.
all'

si

tratta

per r appunto di codici gemelli,


lumi membranacei, della met

due maestosi vodel

incirca

secolo

XIV. Hanno
larghi margini

l'identica

dimensione

(cm.

40

27),

ambedue; ambedue sono


miniati.

scritti

su doprighe;

pia colonna e ogni colonna

comprende quaranta
Tutto

ambedue sono splendidamente


concorre a far credere che
.vrw iMor* *
il

questo

Rafanelli sia un semplice

'he egli
la

lavorasse

por

un

]>ors()naggio

<*)
(I)

Comparve

prma volta

in

Athenatum

1,

1913 13-16.
'

Descritto da C. A. I.hniani),
tt

Dt

Cietronis

A"

'"/>.'/>

't-

ttm.

emind.

20-15.

94

R.

SABBADlfifl.

cospicuo,

com' confermato

dalla presenza
14:

di

uno

stemma
ch
i

nel frontespizio di

per

un

collezionista

e insieme intelligente cultore degli studi classici, poi-

due codici contengono


1'

tutte opere di

Cicerone.

Eccone

elenco sommario:
filosofiche:

Opere
d.j

De

of/iciis,

Tuscul. Quaest.,
senect.,

De

essentia

mundi (Timaeus), De

De nat. De amie,
(in

De leg.. De fin., Samn. Scip. Opere rettoriche: De invent., Rhet. ad Heren. libri) De orai, e Orai, (mutili) (i), Topica.

De

divin.,

De

fato,

Orazioni: Philippicae
Epistole:

(in

13 libri, perci testo mutilo).


Att.,

ad

Q. fr.,

ad

ad Br.

(il

gruppo ad Br,

dato per intiero, gli altri

due

in estratto).

Come ognun
quale
il

vede, un' insigne collezione ciceroniana,


e con cui

medio evo non conobbe


la

pu nel
tanto

suo tempo competere appena


pi se
si

petrarchesca;
ai

pensa che probabilmente

due volumi se
con
altre ora-

ne accompagnava un
zioni, quelle

terzo, poi perduto,

almeno che

allora erano alla

portata

di

molti.

Siccome
care lo

riusci infruttuosa

ogni ricerca per

identifi-

stemma

del

collezionista
cosi

(o fors' anco di

un
o

successivo possessore),

dobbiamo abbandonare
al

questo indizio e aggrapparci

copista.

Rafanelli

Ravanelli un cognome che occorre in Toscana, nella

Lombardia, nel Veneto.

Un

Marcus de

Raphattellis visec.

veva a Venezia nella seconda met del


(i)
Il

XIV

ed

frammento ^Orator dal 91


collazionato da

alla fine

segnato come libro


al -Z)^ 6'r^/<;/'^ della

IV.

Fu

A. Cima,

nel suo

commento

collezione Lscher, Torino.

I.

CICERONE.
si

95

esercitava

il

notariato:

firmava nel 1399: ego Marcus

de Raphanellis de Venetits

quondam

ser

Mathei publicus
(i).

imperiali auctoritate notarius et iudex or dinar ius

Potrebbe costui esser tutt'uno col copista

dei

codici

Ambrosiani
la

L' et

non

vi si

opporrebbe e

nemmeno
si

professione notarile, giacche molti notai del secolo


coltivarono gli studi
umanistici.

XJV

Vi

oppone
testa(2):

invece la scrittura. L'archivio di stato di Milano conserva un atto autografo del notaio Rafanelli,
il

mento
scritto

di

Luchino dei Visconti,


in

dell'

anno 1399
la

non

lettera notarile,
il

ma
la

rotonda, in

modo
e

che lecito

istituire

paragone con

calligrafia di

un codice. Messe a riscontro


la

mano

del

notaio

mano
(3).
i

del copista

si

rivelano di due persone diffe-

renti

D'altra parte non

sapremmo

giustificare co-

me

due codici fossero

stati copiati a

Venezia, dove
cosi

mancavano

le condizioni atte

ad alimentare una

insigne collezione di opere ciceroniane.

(1)

Due

fuoi atti rogati

in

Venezia negli anni 1388 (anche allora

si

firmava del fu Matteo) e 1397 in / bri covtmtmoriali della repubblica


di

Vtnetia,

III,

p.

195, 248. Nel


di

1366

fu fatto notaio della curia


atti

magche

giore. L' archivio

stato di

Venezia conserva
in

originali di lui

vanno dal 1362


259)(2)

al

1409 (R. Cessi

N. Archivio yctte/oXXV, 19' 3

Pergamene

varie,

7 luglio
I,

399, pubblicato integralmente dall'Osio,

Documenti diplomatici,
(3)

348.
i

Chi volcsRC arzigogolare e identificare


il

due uomini dovrebbe

col-

locare

collezionista

il

copista a Padova, per la qual citt non vale


dell' Unix'trsita

che dico di Venezia. Nei Monumenti


Inri-'i

di Padove

tuiii

rriiiiTi:iiik(

il

R .'ifaiielli.

9^

&.

SABBADINf.

Sicch bisogna andare


la scrittura e
la

in

cerca di

altri indizi.

Intanto

miniatura

appartengono certamente
chi le volesse circoscrivere
in

all'Italia settentrionale;

ma

alla

Lombardia, non urterebbe

nessuna grave obie-

zione.

Alla Lombardia e pi specialmente a Milano

ci

ri-

portano

altri

argomenti.

due codici pervennero


Ciceri

in
(Ci-

Ambrosiana da^a
cereius),
il

collezione di Francesco
,

quale insegn e visse


(1).

a Milano

dal 1548

fino alla
li

morte

E
i

a Milano

dobbiamo supporre che

trovasse, perch

fogli di

guardia di

15

conten-

gono

degli indici spettanti all'amministrazione del du-

cato milanese con la data 1476.

Ce

lo

conferma

l'esa-

me

dell' epistolario

autografo del Ciceri (nel cod. Triquale apparisce eh' egli


libri
si

vulziano 665), dal venir di fuori solo

faceva

stampati; di
li

manoscritti
in

non

mai cenno: segno

questo che
secoli

trovava
e

Milano.

Perci
Milano.

due codici nei

XV

XVI

stavano a

Per Milano non


sta per Venezia.
attiva nel sec.
al

esiste la difficolt
la vicina

che abbiamo espo-

Milano e
al

Pavia presero parte

XIV

movimento umanistico. Quanto


ram-

caso specifico dell'epistolario ad AU, baster

mentare anzitutto che nel 1409 Bartolomeo della Ca(l)

Nacque
Cicerei,

in

Tomo

(Como)
libri

il

1521 e mor

il

31 marzo 1596. FranI,

cisci

Epistolarum
Forcella,

Xlly Mediolani 1782,

p.

XIV XV,
-

XIX, XXV; V.

Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di

Milano, Milano 1889, II p. V-VI.

La sua

collezione entrata in

Ambro-

siana conta oggi un'ottantina di codici, una met dei qual' di origine

milanese.

i.

CflCKRON]^.

^7
anti-

pra trasse dalla biblioteca di Pavia un volumen

quissimum
Q. fr., e
i

et

venerandum con

sette primi libri


il

secondo luogo che


vini

le epistole ad Br., ad ad Att.; e rammentare in famoso bibliofilo Giovanni Cor-

d'Arezzo, stabilitosi a Milano sin dal principio del

secolo

XV, possedeva un
(v.

epistolarum Ciceronis
p. 76 e 91).

ad

At-

ticum liber veterrimus

sopra

Finche

altri
i

non trover
codici

di meglio,

possiamo dunque

ritenere che

14,

15

provengono da Milano.

Epstulae ad Brututn.

Dal corpo

delle Epist.
si

ad Att. pare che


il

e fors'anco prima,

sia staccato

XIV, gruppo ad Br. e ad


nel sec.
isolata. Consideria-

Q.fr. e abbia avuto una tradizione

mo anzitutto il codice Vaticano-Barberino lat. 56 (*). cartaceo, del secolo XV, di mano transalpina:
f.
I

Marci

tullii

Ciceronis incipiunt epistole.

Scribit

tullius

bruto rogans eum de quodam suo amico qui

accusatus erat apud eum. Cicero Bruto salutem. Clodius


f.

tr.

pi.

20v Expliciunt quot potuerunt inveniri epistole

tullii

per M. Ni. de muglio vatent egregium.


f.

21

Quidam eloquens Ganus de

Colle

(i)

vulgarem

sonettum misit F. Petrarche.


(*)

Comparve

la

prima volta

in

Rendiconti del

r. htit, f.omh. se. e lett.

XXXIX.
(!)

1906, 387.88.
nofizia so

La

Gano

lu

j)iiiMiiit;.ii.i

i.n

i.h..i>mi
in

in u tutnn

i^i

Petrarca (III 515). Per

Gano

vedi
/'.

L.

Frati

Propugnatore

XXVI,
i

'*93 l9S-2*6; F. Nevati in


2(r,

Petrarca e la Lombardia ^AMuo 1904

M. Vattaiwo, Del Petrarca


R. Sabbaijini, Testi

e di alcuni

mai

amici,

Roma iv

latini.

9^

R.

SABBADmi.

f.

2IV-2 2 vuoti.
23 (d'altra

f.

mano)
(1'

Incipit

Macer, Herbarum quasdam.

f.

40V Greca

alfabeto greco).

f.

43 Chyromantia.
re-

Proviene di Francia, come ha notato una mano


cente

al f. 2y Chartusiae Villae Novae prope Avenionem. Comprende quello che si suol chiamare il libro I ad Br., pi la Epist. ad Q. fr.\ 3. Quasi identico al Barberino il codice Augustano 4^

II
f.

di Wolfenbiittel (3006

Heinemann), che contiene

(i):

142 Plinii oratoris atque philosophi.

Incipiunt epi-

stole centiim (I-V, 6).


f.

174 Marci Tullii Ciceronis. Incipiunt

epistole. Seri-

bit tuUio

bruto rogans

eum de quodam suo amico

qui

accusatus erat apud eum.


f.

183 Expliciunt quot potuerunt inv entri epistole tulii

per M. Ni. de Muglio vatem egregium.


f.

183V Narratiuncula de

sojtetto

misso

Gano de

Colle

ad Francischum Petrarcham
184 Incipiunt notabilia
d.

eiusque allocutio

ad

portatorem.
f.

francisci petrarce de vita

solitaria.
f.

192 Incipit liber qui intitulatur sine nomine

d.

f.

Petrarche.

Seguono

altri

estratti.
il

L' identica materia ciceroniana,

sonetto
(2)

di

Gano

e la sottoscrizione di Nicola da Muglio


(i)

mostrano
cit.

Descritto nel catalogo dello


I
f.

Heinemann

da O. E. Schmidt, op.

99-105.
(2)

1-141 costituiscono un codice indipendente e pi recente.

La

famiglia da Muglio era bolognese.


'

Un

ser Nicolaus

quontesta-

dam

lacobi de Muglio curie Bononie

assisteva nel

1338

un

I.

CICERONE.
la

4^
origline.
Il

che

le

due

sillogi

hanno

medesima

co-

dice di Wolfenbttel fu scritto da

mano

tedesca a Co(i).

stanza al tempo del concilio, negli anni 1414-1415

Un
1426

altro

manoscritto affine era nella biblioteca ViIl

scontea di Pavia.
(2)

n.

622 del catalogo

redatto nel

reca:

Bruti Epistole ad Ciceronem


corio,

voluminis

parvi coperti assidibus shie


gestis.

cum

certis

Alexandri

Incipit:
et

tem:

Ce s a r o p i o Co r n e 1 1 i o s a l ufinitur: oblitus est dei. Le Epist. ad Br.


di

erano precedute da alcune lettere


dal corpo

Cesare estratte
catalogo:

ad

Att.

L' indicazione del


si

Cesar

opio Cornellio salutem


13

riferisce alla Epist.

ad Att. IX

A.
Materia affine e
la stessa silloge

doveva racchiudere
il

il

manoscritto, da cui fu

estratto

codice Vaticano

1908, dove a quattro

lettere di

Cesare del corpo ad Att.

(IX 13 A;

IX

14,

i;

IX

16,

2;

IX

7
i

C),

pi la (tra-

dizionale) \ \t

ad
et

Br.y

sono premessi

Caesares di Sve-

tonio, col colofone: Scripsi ego Gentilis

hunc Suetonium

MCCCLXXXVII
anno
et

compievi die

XXIIII novembrisy quo


totamque domi-

mense octubris in die sancii luce dojninus de la


et

Scala perdidit veronam

vincefttiam

nationem suam expugtiante eum


bardie.

cornile virt

domino lom-

Le

lettere ciceroniane furono scritte

un p* dopo

mento

(F. Novati,

La

gicvinttta di C. Saluta ti^

Tonno

1888, 32, n.

l).

Pietro da Muglio, amico del Petrarca e del Boccaccio,

mor

nel

1382

a Bologna professore di iiranunatica e di rcttorica.


(1)

Schmid!

op,

cit.

io.;.
s loriche..

(2)

G. d'Adda Indagini

suUa

libreria

Viscontio-Sforusc:

irO

R.

SABBADIN.

Svetonio,
colo

ma sempre

entro la seconda

met del

se-

XIV. Anche il Petrarca possedeva le lettere di Cesare del corpo ad Att. (i); ma ci manca il modo di decidere se
esaminiamo
dell'

provenissero dalla stessa silloge che qui


o se le avesse estratte
tipo veronese.
lui dalla

sua copia
d

archeaf-

Una
il

cosa per crediamo


Petrarca
ci

poter

fermare, cio che

monianza delle

Epist.

una testiad Br. divulgate prima che l'arlasciato

ha

chetipo veronese venisse alla luce.

di

vero nella

fa-

mosa
le

lettera Sen.

XV

{Opera II 948), dov' egli narra

vicende di un codice del Soprano (Soranzo) coi due


libri

supposti

ciceroniani

De

gloria, cos

si

esprime:

In his omnibus novi


gloria libros duos et

nihil,

ut dixi, praeter illos de

aliquot
se

orationes aut

pi-

si ola
lettere

s
si

'.

Nelle aliquot epistolas non vedo quali altre

La

silloge

debbano riconoscere ad Br. in questa


quanto per guasti

non quelle ad Br.


ci

tradizione

arrivata
di in-

miserevolmente corrotta:
terpolazioni,

non tanto per opera


dell'

esemplare da cui
let-

derivava.

Ed

ecco un altro argomento che queste

tere vissero di lunga vita indipendente, poich nessu-

no degli apografi a noi giunti mostra anche lontanamente una corruzione cosi avanzata. Le lezioni della silloge ad Br. non si riconducono
alla famiglia A,

a cui risale

il

codice Mediceo,

ma

piut-

tosto alla famiglia 2,


diverso.

che

discende da un archetipo

(i) P.

de Nolhac Ptrarque

et

l'humanisme^ II ed.,

42.

I.

CICERONE.
ad Br. XIV,
I
si

lOr

Anche
codice

la lettera isolata

i6

nel

succitato

Va tic.
M^\

1908 del sec.

riconduce alla fa-

miglia S; bastino due lezioni: 4


negotiis di

iiegotii

con

locus in ista civitate nobis

E contro con E

contro nobis in ista rivitate locus di M.

Opere
Le opere
col

rettorche.

(*)

rettorche principali, che

ci

sono arrivate

nome

di Cicerone,

sono cinque:

De
il

inventioney detta
(di

anche
nificio),

RJietorica vetus; Rhetorica

ad Herennium

Cor-

detta anche Rhetorica nova;


il

De

oratore; XO-

rator e
il

Brutus.

Le due

Rettoriche interessarono molto

medio evo,

ma

interessano

meno
l*

noi,

l'una perch

opera giovanile

di Cicerone,

altra

perch

non sua.
:

Le opere veramente fondamentali sono De oratore, X Orator, il Brutus.


1 codici

le altre tre

il

di
y

queste tre opere sono di due


il

classi: gli
1'

uni mutili

gli altri integri;

De

oratore e
le
classi;

Orator
il

ci

j)ervennero

per via di entrambe

Brutus

solamente per via dei codici


di codici io far qui

integri.

Delle due classi

un po'

di storia.

E
If.'

comincio dai codici mutili.


il

Uno
1,
i

dei

principali e

pi antichi

Harleian 2736 del sec. IX, che contiene

seguenti parti del


13-90; 92

De

aratore:
1-17;

128,*

157-194;

II,

alla fine; III,

110 alla

fine.

Ma

pi

importante, specinl'n.tt..
(')

per

la

niiTn..rosa
.//

filiazione,

Comparve

l.i

prima

v.-n.i

neU' opuscol.. ..imu/

Gasparino

Bar^

atta tu Quintiliano e Cieeroutt Livorno 1886, e in Rivista di fiiologi

XVI, 1887, 97-106.

lOZ

K.

SABBADINI.

V Arincensis (238),

detto cosi,

perch

si

trova in

Avranchcs, citt francese della

branaceo

di fogli

Normandia (i). E mem60 e comprende il De oratore e XOtutto


il

rator, mutili.
il

Manca
II,

libro I

del

principio del

che comincia IX,


la

al 19.

De La

Oratore e
scrittura
il f.

di
(II,

una mano del

sec.
i

quale lasci vuoti


(in,

23rv

234-245) e

ff.
f.

4ii'-43^
il
f.

149-171).

Il
f.

De
5 ir

oratore termina al

5or,

50V

vuoto.

Al

comincia
robustius

il

frammento

dell'

Orator dalle

parole toque

91) e seguita per otto fogli, fino al 191;

indi c' un'altra lacuna,

dal 191 al

251,

dopo

di

che

ripiglia sino

alla fine,

dove

la

soscrizione primi-

tiva diceva: Orator explicit. L' Orator scritto

da una

mano
le
tore.
Il

posteriore, forse del


ai

secolo
ff.
2:^^

X,

la

quale colm

due lacune indicate

41-43 del

De Oradel

codice fu poi corretto

da una terza mano,


50V annot: hic
il

sec.

XIII

circa,

che nel

f.

deest quaf.

ternus, e

che credendo che

frammento dal

5 ir in la so-

poi fosse la continuazione del

De

oratore,

mut

scrizione finale Orator explicit in Oratoris explicit liber

quartus.

Grande

il

numero

degli
(2),

altri

codici mutili.
il

Il

HeerOra-

degen ne esamin 37
eVi' Abrincensis,
il

che contengono

De

tore e r Orator. Tutti questi

hanno

le

medesime lacune
che siano
o per via di
Orator, Lipsiae

che fa supporre subito


o direttamente
:

tutti derivati
(i)

da quello
F. Heerdegen

Descritto da

M.

Tulli

Ciceronis

1884, p.
(2)
op.

v-vni.
cit.

vm-xiv.

I.

CICERONE.

105

apografi.

Ma

e'

un argomento pi valido ancora.


28 volte la

L*(9-

rator dell'

Abrmcmsis ha

nota

tironiana

che equivale ad autent; orbene, qualcuno


mutili riproduce ai
altri

degli

altri

medesimi passi

la

medesima
ci

nota;
si-

al

posto di quella nota hanno enim,

che

gnifica che essi derivano

da un apografo,

che

inter-

pret la nota per

en7?i; altri

invece hanno a quel posto

ora enifn

ora autefn.
i

Questo prova irrefragabilmente


derivano
Ad^ Abrincensis,

che

tutti

37 jodici tmitili

S' incontrano
singolari;

qua e
esse

l delle differenze talvolta

un poco
gli er-

ma

si

spiegano facilmente
le

con

rori dei copisti,

con

congetture e
tra

le interpolazioni

dei correttori. Chi


si

ha avuto

mano

molti codici

non
Ga-

stupisce di questo che un fatto comunissimo.

Ai codici

mutili dedic indagini e cure

critiche

sparino Barzizza, delle quali dar notizia.

Reco anzitutto una sua


Fucrat animus mihi

lettera a

Francesco Barbaro,
s.

(i)

Gasparinns suo Francisco Barbaro

p.

nondum ad

te scribere,

ne

crebras

scripti-

tando

tibi

fierem impedimento, qui maioribus curis et

bonarum ma-

gnarumque artinm
5
si

studiis ac disciplinae dedicatus intentusque es, ut

dicendo

te delectare

non possim, interdum saltem tacendo non

fa-

stidiam.

Verum
a

necessaria simul ac seria res urget.

Habeo Ciceroncm
habui, sed
is

De oratore,

bui quid dixi habere

me ?
et

olim

me

iam prope quinquennio fugitivus abest


pervenit

com-

pluribus subinde permutatis dominis, postremo

ad spectasedes et

10 bilem

vimm

Zachararo Trivisantim. Sic ad alienas semper

(livitum divcrlitur hospitia. (Juae res mihi doloris affcrt


pcrti mesco

non parum;

enim ac dcspcro ne

meos inopcs

lare ut angustos nolit

<

..'1.

Vaticano

IVJ

312')

f.

69V; cod. Qucriniano (Ql di Brescia

cod. di Brera

BJ di Milano

AG IX

43, p.

163.

I04
aliquando subire,

R-

SABBADINI.

magnificis

atque delicatis

assuefactus
tectis

domiciliis.

Quod
1

iis

saepenumero contigit qui e pauperibus


atria se conferunt.
Illi

ad regias ad

potentum
rit,

siquidem,

cum

sese fortuna remise-

aulas deserere coacti nonnisi inviti ad paternam

fabam sordesque
viro repetas

domesticas redeunt.

Hunc ipsum Ciceronem

a praefato

oro atque obsecro et ad

me

vel ligatum,
si

si

oportebit, transmittas seu

ad Christophorum nostrum Parmensem


20

fortassis

abessem; et

si

is

me pauperem patronum

habere dedignatur, polliceor

me

ei

vel ho-

spitem familiarem fore vel cultorem amicum.


Praefato domino Zachariae

me quoad

poteris

carissimum

effice

quanquam
amplitudo,

viro amplissimo; at

enim parvitatem fovere


referes

magis

solet

quam

abicere.

Et eidem

amicum

suura noluisse

25 pr Andrea scribere,

sicuti
dicit.

iam promiserat; indignam enim esse miProinde ut Andreas ad


P.
alias vertatur vias

nimeque iustam rem


oportebit.

Tuo

et sodali et socio

Contareno salutes opto,

cui

pr

suarum responso unas meas destino. Vale, anime mi Francisce.


i)

Guarinus
Q.
\

V,

Guarinus Veronensis

B.

2)

scribendo
\

Q.

3)

quod

4) disciplina

F
j

Q.

5)

delectarem Q.
Q.
\

non possum
\

F,

om. Q.
om. Q.

6)
io)
I

simul om. Q.

7) hui om.

8) pr B.

fugitivus

dominum
\

Q.

Zachariam om.
\

Q.\

i^) quia ad
V.
\

divitum diverterat Q.

dolores Q.
atria

parvos Q.

12) velit

14) e

om.

V
I

Q.

ad regia

V F
By
I

Q. Q.

abesses B, habebis
I

V Q. V Q.

19) Jacobimi nostrum


20) habere om.

Pergamensem
\

21 fore
V.

om. B.
\

vel om.

Q.
\

caleorem
efficere Q.
ofn.

V Q. B

dedignaretur

(22) Zacharia

Z. Q, esse

caris

V Q,
\

carum B.

[23) quam

V
Q.

Q.

pravitatem B.
I

24-27) Et eidem

oportebit
\

Q.

24) eadem

B.

25) per

andream B.

26) rem] esse B.

27) P. B, N.

27-28) cui pro-destino om. B.

La

lettera

non ha

data,

ma

le si

pu

fissare

un

ter-

mine, giacche Zaccaria Trevisan, che qui presupposto


vivo, mor negli ultimi giorni
(1)

del 14 13

(i);

la lettera

R. Sabbadini, Centotrenta

lettere inedite di F.

Barbaro, Salerno,

1884, p. IO.

I.

ciCBXONi:.

105

pertanto non pu cadere dopo

il

141

3.

Ma tutto l'anno
(i);
j^li

1413

il

Trevisan fu capitano

di
il

Padova
il

se avesse

esercitato quella magistratura,

Barzizza

avrebbe
in-

chiesto oralmente

1'

opera di Cicerone;
al

Trevisan

vece stava a Venezia; siamo perci


141
il

pi

tardi nel

2.

Partendo da questo termine sicuro e calcolando


1'

quinquennio che

opera

di

Cicerone era stata


il

fuori,

noi possiamo

conchiudere che

Barzizza possedeva

un De oratore sino almeno dal 1407.


L* esemplare barzizziano
si

conserva nel cod. Naziola sottoscrizione


;

nale di

NapoH IV

43,

con

Correo-

tus exemplo multoruin codicum

antiquorum

summo studio
(2).

ac sutnma industria adhibita.

Gasparinus

Dal Barzizza V Orator veniva considerato


tutto coi tre libri del

come un
il

De

oratore e

chiamato
vari

libro
:

quarto; X opera intera veniva intitolata in


Orator,

modi

De
il

oratore.

De

officio et institutione oratoris. In-

stitutio oratoria

simili.

Verso

14 15 fa capolino

un nuovo frammento del


Barzizza. al

De
<

oratore. Cosi

ne scrive

il

veneziano An-

drea Giuhano suo alunno:


Tertio die postquam
tristis

a te et Daniele (Vic-

turio)

nostro discessi, redditae mihi fuerunt litterae tuae

(i) Agoftini, Scritl^i viniani,

I,

p. 321
in

(2)

Vedi per maggiori notizie Th. Stangl


1913 138-142; 160-167. e da coitui lasciato
finali:
Il

i^octcnscnrtj! jur klass.

Philelo^ie

ccmIcc fu

comprato a Milano
Seripando, come

d.il

Pamiio
tolta

in eredit al cardinal

ri-

da quete note

F.mptus a /ano Parrhasio Medioiani


Antonii

attvf>Hs
e.\

aurei/ ah hertiihus

(iasparini liergomat,

StripanM

Inni

ParrhoMii Ustamento.

I06

R.

SABBADINI.

et particula,

quae
>

in
(i).

omnibus

fere

libris

De
alla

oratore

nostro deficiebat

Se

la lettera allude (di

che non son certo)

morte

del fratello del Vettori, potrebbe cadere nel 14 15.

Anteriore a questo tempo un'altra sua lettera, senza


intestazione, che
si

riferisce al

medesimo frammento,
(2):

che allora non aveva potuto ancora ricevere

Oratorem
quas
ei

nostrum, Pater reverendissime, tabellarius tuus


satis

cum
(3).

litteris

commiseras
(4)

tempestive tuo nomine mihi reddidit

Nec
is

est

quod

excusatione temporis apud

me

utaris, si

paulo tardius

liber a te absolutus est,

quam

te illum

redditurum poUicitus fueras.

Novi enim tuas


occupationes

et frequentes et

magnas

in rebus divinis atque

humanis

Quod ad fragmentum
amplius

illius

De oratore
litteras,

pertinet,

adscito

me
et
(6)

non solum pr eo habendo


litteras

(5)

sed binas, ternas, quaternas

scripsisse.

Non

conquiescam, donec re optata potieris

Vale, Pater reverendissime, et saepe de

me

cogita .

Di un
sceva
f.

altro

presupposto

frammento del De
il

orai.,

scoperto a Firenze,
l'autenticit,

ma

di cui

Barzizza

non ricono{11

cenno nel cod. Rlccardiano 506


^o) me-

20,

dove, di fronte alle -^dsolQ obiurgatio

diocris.
deficit

Ars enim

(II

30),

si

legge nel margine: Hic


est Florentie

ima

carta, velut

repertum

in

qiio-

dam

codice veteri.

Sed Gasparinus non putat


p.

esse

Cice-

(i) Barzizii

Opera,

i,

176.
20, p. 67.

(2)

Cod.

di

Bergamo

V V

(3) reddit cod.


(4)
(5)

Nec

est

quod]

Hoc

est qui
la e.

cod.

eo habendo om.

cum

cod.

(6) potiens cod.

I.

CICERONE.

107

ronis.

Si fient

continuationes textuum, ut signate sunt


deficere.

videbitur nichil

Difatto qui

non
13) al

v'

lacuna,

ma
T,

posposizione di II 30-39 a II 39-50.


stesso codice Riccardiano
(f.

Lo

De

oratore,

80, reca quest'altra

nota mdirgxmXe: Hoc supplet Ga-

sparinus.
tiofte

Non

tamen, ut proprio ex ore audivi, ea inten-

ut textui a^mecteretur, sed ut esset

quaedam

postilla

in margine,
et

quae utrosque textus defectuosos coniungeret

cum

aliqua continuatione et consonantia saltem intel-

lectui legentis satisfaceret aliquantisper (i).

La nota
egli

importante, perch deriva

da uno scolare
suo latino con
i

dello stesso Barzizza; essa

mostra

chiaramente come
il

non pensasse punto a mischiare

quello di Cicerone,

ma

teneva

distinti

supplementi
il

che avevano
scorso.

il

solo scopo di ristabihre

filo

del di-

Del resto su questo punto d


il

preziosi schiarimenti

Barzizza

medesimo

in

una
(2).

lettera,

che merita esser

riportata integralmente

Gasparinus Per[gamensis]

ci.

et optiniati viro
s.

lokanni

Cornelio
(J r

tmim emendatum ad
sit

te

imiu,

^l..

.mi iju.ii.miii

profuerim tuum
^Mtlos
<liffuka

iudicium, mihi
et capitala;

certe

non parum. Divisi


quae
in
in

enim

sin-

libros in tractatus
erat, in

scntentiam
et quasi

partes multas

brevissimam stimmam

caput redegi.

Omnia

quae potui antiquiora libroruni exeraplaria


(1)

collegi;

quod ex unoquoquc
hi

Cfr. fandini,

Cod. lat.
(f.

II,

499-501. Note analoghe


120,
132V),

trovano nei

codici
(f.

Vaticani
I4r).

1697

119,

1706

(f.

41V, 43V),

1707

14.
(a)

Cod. Riccardiano di Firenxe 779

I08

R.

SABBADINI.

verius videbatur attentissime in


erant, aut propter

hunc nostrum
incuriuni aut

transtuli.

Quae ambigua

librariorum

propter vetustatem, interdivisi;

pretatus

fui.

Multa divisa composui, plura composita commutatas multis

litterariim

figuras similitudine aliqua inter se

locis correxi.

Quae-

dam

etiam

cum

deficerent supplevi,

non

ut (l)in

versum cum textu Cice-

ronis ponerentur, esset

enim

id

vehementer temerarium nec ab homine


posita

docto ferendum, sed ut ea in


tenerent.

margine

commentariorum

iocum

Reliquum

erat ut sicut cetera

tua

adhortatione, ita et

(2)

hoc

tuo

Consilio perficerem, quaedara scilicet ut lumina sententiarum, ubi vel aliqua

obscura cssent vel minus anima adversa, collocarem.

Quod me

tua causa

facturum
tuis in

facile tibi poUicitus

(3)

fueram; cui ut nosti nihil

possum pr

me

perpetuis benficiis negare. Et eram iam hanc rem ingressus,

cum

intellexi

hoc opus non

satis

ex sententia utriusque procedere.

Nam

dum munus
j]igcnii

hoc atque officium maxime studio aggredior, aestus quidam


satis

longe a continente, ut dicitur, evexit, neque

potui

in ilio

inventionis calore quid sibi ista quae dicitur circumcisa brevitas desideraret, attendere.

Est tamen animus

et

quidem ingens cum otium


si

erit

experiri,

quod

in

praesentiarum facturus eram. Res


si

eventum quem

opto habuerit, tum,

tibi videbitur,

iubebis (4) magis elimata in

Ora-

to

tuum ab
ad

aliquo librario nobili tran sferan tur, ut qui unus

omnium,

quod

alias

te scripsisse

meminimus,
libris

res

ornatissimas

habere studes,

etiam librum istum ex (5)


delectaris

Ciceronis divinissimum et

quo summe

non tantum optimum sed etiam pulcherrimum habeas. Vale.


Il

Il

contenuto della lettera chiarissimo.


veneto, una copia del

Barzizza

aveva ricevuto dal suo scolare Giovanni Cornelio (Corner), patrizio

De

oratore,

da

cor-

reggere. Egli la emend, togliendo gli errori materiali,


nati dalla falsa

interpretazione

dei segni

alfabetici e
altri

dall'ignoranza del copista, e la collazion con


dici antichi.
(i) ut

co-

Divise poi l'opera in gruppi, a cui premise


I

om. cod.
\

(2)

et]

ex

cod.

(3) poUicitus om.

cod.

(4) ui-

debis cod,

(5) ex om.

cod.

i.

CICERONE.
Dove
di

ro9

dei sommari, e in capitoli.

c'erano lacune, cerc


il

con supplementi marginali


liscorso. Si

riconnettere
di

filo

del

era

proposto

anche

aggiungervi un
lo distolsero.
il

om mento, ma
dice con bella

altre occupazioni

ne

Laco-

nciava poi al Corner la

cura

di far trascrivere
il

calligrafia.

Corner
il

lo

fece

verale ini-

nente trascrivere da un copista,


ziali

cui

nome ha

R.

S.

Questo esemplare elegante


l

esiste

ancora oggi ed
di Milano,
(i).

codice

127 sup. dell'

Ambrosiana

ap-

i)artenuto
e

appunto
di

alla famiglia
ff.

Corner

Il

codice

membranaceo,

91,

numerati dallo stesso copioratore e VOrator;


f.

sta.

Contiene mutili

il

De

il

De

ora-

tore diviso in tre libri; al


dell'

70V segue
Tutta
1'

il

frammento
in capi-

Orator,

come

libro quarto.

opera divisa

in tractatus,

preceduti

da larghi

sommari, e
Il

tuia,

con

un breve cenno del contenuto.


trattati:
il
il

libro

comprende quattro
il

primo con due


il

capitoli,

secondo con

sei,

terzo e

quarto

ciascuno con
trattati:
il

luattro. Il libro II

comprende pure quattro


capitoli,
il

primo con quattro


rore
il

terzo ( saltato
il

per er-

il

secondo) con quattordici,


Il

quarto con cinque,

quinto con due.


il

libro III
tre

comprende anche quatcapitoli,


il

tro trattati:

orimo con
il

secondo con

due,

il

terzo con nove,

terzo (erroneamente invece

Cfr. Detlefsen nelle

Verhandiuni^en der Philoiog. in A'/>A Leipag


al

1870, p. 95 e 106. Sul foglio di guardia


libro
'ila

principio

si

legge:

Qutsto
poi

tra dt la

C^

(^ Commiaria) dt m.

Zuan Corner

et tocco

CJ^

di m. Fantin Corner in la division fatta dacordo tra

mi

fnt-

(letto

Corti'

ner ad 4 luio t02.

n
di quarto)

R.

SABFADINI.

con uno.
il

Il libro

IV

(1'

Orator)
il

comprende
con

tre trattati:

primo con due

capitoli,

secondo

due,
I

il

terzo con cinque.


di

supplementi sono

due

specie: gli uni marginali,

gli altri alla fine dell'opera.


f.

Cominciamo
impellere

dai marginali:

14V, alle parole del


(I,

testo:

atque hortari

solebat. Satis esse

26) in

margine notato: Aliquid


textum

tale suppleri posset ante illum

satis
20V
in

es s e

segue un piccolo supplemento.


mento.

si

f.

margine:

kic deficit textus in fine huius capituli;

nessun supplein
in
civitate in

f.

37V, alle parole del testo:


(II,

foro accidere miremur

192)

legge

margine:

Verba haec non sunt de textu sed per Gasparinum Per-

gamensem
ficiunt;

excogitata

quoniam his similia

in

litera

de-

segue un

supplemento.
iste

f.

63,

alle parole

del testo: Quid ergo

Crassus quoniam eius auteris


in

nomine
f.

(III,

171)

si

legge

margine:
et

deficit textus.
et

64V, alle parole del testo: dactyli


(III,

anapaesti

spon-

daei pedem invitant


ficit textus.

182) in

margine

notato: de-

f.

65 V,

alle
(III,

parole del testo:


189)
in

sed eo
si

te-

nore laudandi quidem


hic deficit textus.

margine
il

legge:

Devo
le

avvertire che

codice fu emen-

dato da una seconda mano, forse dello stesso Barzizza,


la quale cancell

note

marginali dei

ff.

37V, 63,

65V.

f.

supplementi
f.

alla fine del


il

manoscritto vanno
Additiones e

dal

85 V al
tre. Il
f.

9 IV.

Portano
(II

titolo di

sono

primo passo
85 v
Il

13-18)

ha

in

margine quelibri,

sta nota:

Circa principium. secundi

verba

sunt Catulli.

secondo passo
f.

(II

50-60)

ha

in

margine
secundi

quest'altra nota:

86

Circa principium etiam

CICERONE.

libri in capitulo

quod

incipit:

T u m Ma rcus Antoha

n
in

Il

terzo passo, assai pi lungo (Il 245-287),


la nota;
f.

margine

87 Circa

medium secundi

libri.

Le

Additiones sono quei frammenti da poco scoperti,


lettere

di cui parlano le

del Barzizza sopra citate.

Il

pi lungo veniva da alcuni giustamente collocato nella

lacuna

II,

245-287.
testo, si

Infatti al

f.

44V,

proprio in

quel

punto del

legge questa nota marginale: Ante


(II

hunc textum

colliguntur
ultijna,

288)

reponitur a qui-

busdam Addillo
fertur

quae

est in fine libri posila,

prout

quodam

in veteri codice repertum.

Cotali Additiones risalgono verisimilmente a qualche

copia tratta

dall'

Abrincensis, quando esso aveva sof-

ferto minori perdite.

Ed
tegri

ora veniamo

ai

codici integri.

(*)

Tutti

codici indi Lodi,

derivano da un solo archetipo,


le

quello
di

che conteneva

cinque opere rettoriche


la
il

Cicerone
il

in quest' ordine:

Rettorica

vecchia, la nuova,

De

oratore, X Orator,
di

Brutus;

il

Brutus

in fine

mancava

un

foglio. L' archetipo fu trovato

da Gerardo Lan-

driani,

vescovo

di Lodi, nella cattedrale di quella citt,

nella

seconda met del 1421. L'archetipo non


il

fu poal

tuto leggere dal suo scopritore,

quale lo

mand

Barzizza a Milano.
di

Ma

prima che questo mutamento


corsero
delle
trattative fra
i

domicilio avvenisse,

due valentuomini, delle quali

fu intermediario
il

Giovanni

Omodei. L*Oniodei

infatti

port

codice a Milano al

Barzizza e ne riport la prima copia al Landriani. Ci

(')

f'omparvf

1.1

prima volta

in RTstt di filoloi^ia

XVT.

1887. lOfi-IIJ-

112

A.

SABBADENT.

si

rileva

da un passo

di

una

lettera del

Barzizza

al

Landriani.
Gasparinus Barzizius Gerardo Landriano Laudensi episcopo
Etsi voluptate
s.

p. d.

maxima

affectus sim, Pater Reverendissime,

quod ad

me

Oratorem
me
sensi

a te compertum misisses, multo tamen maiore gaudio

cumulari

cum

a lohanne

Homodeo, homine,

ut

iiosti,

tuae di-

gnitatis observantissimo,

me

amari a te plurimum

intellexi...

Feci autem

ut pr

ilio

vetustissimo ac paene ad nullum


illud

usum apto novum manu


primus munus

hominis doctissimi scriptum, ad


haberes,

exemplar correctum, alium codicem


defert, qui

quem ad
in

te

pr tuo

is

(Homodeus)

hoc a tua
librum
tiones

eum
ac

singulari benivolentia pr

me

impetravit.
aliter

Nunc ad

te

nudum
meas

inomatum

mitto.

Neque mihi enim

per occupa-

licuit,

nec prius exemplari a librario meo, qui hoc exemplo


(i).

usus

fuit,

tametsi instarem, potuit....

L*

Omodei

era un giureconsulto milanese,

che

alla

dottrina e alla cultura letteraria accoppiava gentilezza

d'animo. Negli anni 1421 e 1424 fu rettore della

fa.-

colt di leggi nell'universit di Pavia, nel 1447 capita-

no della repubblica milanese

(2).

Egli era amico

inti-

mo

del Landriani e certo lui port da Lodi al Barzizza

la notizia del

nuovo codice e avvi

le

prime pratiche
si

per farlo passare a Milano. Questo mi pare che

de-

duca da una

lettera inedita del Barzizza al Landriani.


vir ut

Saepe me lohannes Homodeus convenit, Pater Reverendissime,


nosti tuae dignitatis observantissimus, qui

ubi mandata tua super libro

(i) Barzizii
f.

Opera,

I,

p.

215. Confrontata col cod. Ambros.


e.

P4

sup.

54, che ha assai miglior lezione; p.


(2)

exemplari in luogo di expediri.


Pavia, 1878,

Memorie

documenti per

la storia dell'Universit di

I,

p. 8; 38;

Paolo Sangiorgio, Cenni storici

della

Universit di Pavia

t Milano,

Milano, 1831, p. 99.

De oratore

exposuit, omiiis paene eius sermo de tua benivolentia,

de modestia, de religione, de sapientia tua ab eo consumitur.


de studiis humanitatis forte mentio inter nos orta
tua dominatione et sentit et loquitur, ut
esset, ita

Cum

vero

egregie de

cum

te

propter multa, quae in


te

paucis praelatis reperiuntur, maximi


mirifice delectari
dicit,

faciam,

tum quod
et

studiis istis

tanto in te

amore

reverentia succendor, ut
(i).

huic

meo

in te

animo incredibilem accessionem sentiam. Vale

La
di di

lettera

veramente anepigrafa,

ma

si

sente che
si

indirizzata a un alto prelato.

In margine
Vero[_nensis].

legge,

seconda mano
Guarino,
il

Gziai'i[nus]

Ma

non

quale non fu mai in relazione con l'Osi

modei; e poi come

potevano vedere

spesso (saepe

me

convenit), se

Guarino stava a Verona, l'Omodei a

Pavia e Milano?

Lo scambio
dai copisti
all'

del resto tra

Guar\inus\

Ver\pnensis\ e

Gua\sparinus\ Per\_gamciisis\ ha fatto spesso attribuire

uno

le lettere dell' altro.

Senza

di

che

la presente lettera

ha intere

frasi

comuni

all'altra so-

pra

citata: vir ut nosti tuae dignitatis oscrvantissimus.

Sicch non

vi

dubbio che
alla

essa

del

Barzizza

al

Landriani e anteriore
l.'ino.

venuta dell'archetipo a Mi-

Giunto

l'archetipo,

il

Barzizza ne fece trarre la prima


di

copia, com' era

dovere

cortesia,

per

il

Landriani.
si

Questa copia ha da una


esset

fu tratta

da Cosimo Cremonese, come


Biondo:

notizia del

Cum

nullus Mediolani

repertuSy qui eius vetusti codicis iitteram sciret le^

gere^
i;

Cosmus quidam egregii ingenii


Cod. Riccardiano 779,
f.

Qremoftettsis tres de

225.
S.

K.

i^ABBADUfl, Tuti latini.

114

^'

SAfiADI^i.

Oratore libros primus transcrii>sit


exetnpla oirtneni Italiarn

multiplicataque inde
codice repieve-

desideratissimo

runt

(i).

Ora

si

vuol sapere chi era

questo

Cosimo Cremosia

nese, che fu troppo ingiustamente dimenticato; ed io

mi ingegner
rio prendere
il

di trovarlo,

quantunque mi

necessa-

giro

un

po' alla larg'a;

ma quando una

questione
la via

si

deve

risolvere,

non bisogna guardare se


subito

breve o lunga.
il

Intanto per orientare


voglio dimostrare,
identico al

lettore dico

che

io

come quel Cosimo Cremonese


e

sia

Cremonese Cosimo Raimondi


del

che

il

Raianni
la

mondi

fu scolare

Barzizza

a Milano negli

142 2-1 42 3: da queste premesse seguir

spontanea

conseguenza che
di Lodi.

il

Raimondi

fu

il

copista del codice

Che Cosimo Raimondi


alcune- intestazioni
p. es. la

fosse cremonese,

risulta

da

di

sue lettere e

discorsi.

Vedasi

seguente: Cosmae Raymundi

Cremofiensis de
il

laudibiis eloquentiae libellus incipit.

Questo
il

titolo

del copista, a cui tien subito dietro

titolo dell'autore:

Magnifico ac splendidissimo militi viroque sapientissimo


d.

Johanni Cadarti dom7to


Quest' elogio

Bellivesus, Consiliario regio


s.

Cosmas Raymnndus Crcmonensis


dell'

d. p.

(2).

eloquenza, in forma di lettera, fu

dal

Raimondi

scritto in

Avignone

nel 1431, dov'egli


infatti

teneva scuola.

Ivi era

anche del 1432;

in

data

<i) FI.
(2)

Biondi Opera, Basileae, 1559,

I,

pag. 346.
lat.

Cod. Ambrosiano

44

sup.,

f.

2o6v; cod.

di

Parigi 7808-

dlCERONK.

15

x
Il

Aviniofie hai. noiL 1432 egli


(i)

manda

quel

discorso

all'amico Antonio Canobio

Raimondi, che doveva essere alquanto strano,


all'estero

vi-

veva
vita.

da parecchio tempo, dove un po'

stu-

diando, un po' insegnando campucchiava

a stento la

La ragione
and a

della sua migrazione era che essen-

dogli stata negata una posizione soddisfacente in Italia,

la

cercar

fuori.

Questo

egli

dice in

una

supplica indirizzata dall' estero, forse da Avignone, al

senato di Milano, a cui

si

raccomanda per essere deEgli vanta


i

gnamente collocato
studi,
filosofici.

in quella citt.

suoi

che prima furono

letterari e

presentemente erano
esilio,

Spiega

le ragioni del

suo volontario

come venuto a Milano a cercar fortuna e dimoratovi inutilmente un anno e un mese (annum et mensem), ne
e

era dovuto partire deluso.

Ecco l'intestazione

della

supplica: Reverendissimo ac tnagiiificis sapientissimisque


et

ornatissimis viris Scnatui et Ducalibus patribus con-

scriptis

Mediolanensibus Costnas Raimondus Cremonensis


(2).
il

obsequentissimum se dicit

Contemporaneamente

Raimondi faceva isum/a aneh' egli

che a Giovanni Corvini, segretario ducale. Nella lettera

parlando dei suoi studi e dicendo


maestri, soggiunge:

non ebbe

NUi

forte debeat ats illud tacere

quod Gasparinum

audivcrini

Per-

gamcnuem;
eiiAe

fatcor

cquidem
Sc<i
s

et

prae

me

fero audBte illum idque

etiam

(actuin gaudco.

quibus est a

me

auditus omnis

in

unum

(1)
(2)

Cod. Ambros.
Cfxl.

cit.,

f.

J06
\.\

Anil)ir>m':in(>

\\

I<)

K.

SAIJUAOIN'I,

conferaiitur dies, vix auditionis et studii


et trium

quod factum apud

illum

sit

sex

mensium adnumerare tempus queam. Quem saltem ipsum paaetatis

rentem ac deum nostrae

eloquentiae
nisi

(et

quo mortuo [1431] una


in

mihi interisse videretur oratoria,

quod adhuc

te ipso residet) uti-

nam

audire diutius potuissem

(i).

Rimane
che

cosi

assodato che

Cosimo Raimondi era


Barzizza

cremonese, che visse un anno e un mese a Milano e


in quel
il

tempo

fu

alunno del

per sei e
il

tre mesi;

che non pu significare se non

semestre

di un anno scolastico e il trimestre di un altro. Ora vediamo in che tempo cadono V anno e il mese del

suo soggiorno in Milano. Questo punto sar chiarito

da una lettera inedita dello stesso Raimondi vescovo


di

all'arci-

Milano Bartolomeo Capra.


d. d. et celebritate

Reverendissimo

B[artholomoJ archiepiscopo Medi[olanensi] Costnas

Ray[mundus]

s.

Compulsus commotus sum fama


studiorum, ut,
te

nominis

tui

tuorumque
hanc

quanquam

tibi

antehac igiiotus

fuerim,

tamen

ad

scriberem.

plitudinem

Nam cum hae tuae gestae res sint, ut propter earum amsummam adeplus gloriam videare tantumque studiis optimis
quo non tu
a
etsi

omnibus

praestes, ut tantus nullus honos excogitari possit,

dignus iudiceris:

tum me

dignitas tua, tura

sapientia

scribendo

deterrebant (Cicer., Brut., 262), tamen vel arrogans videri potius

quam

yacuus ab bis

litteris

esse volui. Nihil igitur scito


fore,

neque gratius neque

iocundius mihi quicquam


humanitatis tuae
ascribi.

quam

si

exploratum habuero parte aliqua


iri

me

abs te complexum (2)

atque in tuorum numero


intelli-

Quod

ut quasi

quadam

necessitudine facere te oportere


si

geres, contexerem paulo altius hanc epistolam,


ratio

id et

huius

temporis

nunc postularet

et difficile esse

existimarem

te

quod

quisque

rellet impetrare.

(i) Ib.,

f.

io8v.
eoa.

(2)

complexurum

I.

CICERONE.
et tibi et
iiiter

117

Corametnorarem
esse,

in primis

eandem

mihi

communem
soleat,

patriam
te
tui

quae cura alienissimos quoque

se conciliare

non
pluest

sinerct quin a

quo plurimum
velles.

diligerere, in

eum

etiam amoris

mum
vir

impartitum esse

Adderem deinde quod avunculus mihi

optimus et

iuris civilis scientia (1)

praestantissimus tuaeque dignitatis

amantissimus d. Antonius Oldoviuus, quo vel uno Iretus


facias quanti

cum

illum tanti
in

certe facis,

non dubito quin


adiungerem

et

iamnunc repente

animura
quibus
ut

tuum

influxerira. Praeterea

me hisdem
tibi

studiis delectari

tu tantique studia oratoria lacere,

quae

sant iocundissima,

qui

horum expertes
tamen hos ne

essent,

quamvis

in

summo honore

et fortuna constituti,

(2) satis

quidem amplos homines

et gloriosos (3)

haben-

dos non putarem.

Quod

si

(4)

mihi omnia deessent, illud certe

me

adiuvaret,

quod

sin-

gularis humanitas tua,

qua

te

unum

inter

omnes maxime
te

excellere affir-

mant, non pateretur tam propensam erga


lentiae tuae
'

voluntatem meain

benivo-

immunem

esse.

Veruni

de tua

in

me

benivolentia non dute amari, sed

ito,

ut etiam mihi

persuadeam me non tantum a

vebe-

enter etiam amari.


Illud potius vereor, ne

quod

fortassis

novo genere sum usus ad

te

ribendi,

parum a me

dignitatis tuae rationem

habitom esse existimes.


vobis praelatis,
sic

on enim

(5) initio cpistolae

appinxi quae

cum

enim

pcllamini, apponi solent (6) In Christo patri et domino, dei et apo

)Iicae

sedis gratia * et cetera huiusmodi confabulationis;

quae quidem

^o de industria omnia praeterii quod Tullianae dolitine, qunnun ut au-

o curiosissimus

es,

respuere haec videntur.


diceren.s

Hanc ego cum Mediolanum adventare


obviam
volui,

um m
si

itinere dari

tam sum convenicndi


licuisset,

tui

cupidus;

quod

mihi

per ocut spero

ipationes

meas

ad

te ipsc

profectus essem;
(7).

quanquam

rftiunde epistola
(1) scieotie
(a) ne]

meam

viccm gcrct

eot^.

me

tot/.

(3) et glorioso; hominc<; an/.


(4) quorl xij quaxi (5)
cct/.

enim) ctim foJ.

(6) solet cod.


(7) epistola

mercem

geret <W. OkI.

Kiccardiano 779,

(.

1S4,

I I

R.

SABBAOINI.

La

lettera, oltre di

dare una buona notizia sulla

fa-

miglia del Raimondi, riconferma che la sua patria era

Cremona, giacche Bartolomeo Capra

era

certamente
la

cremonese
che

(i).

Tutto sta fissarne


il

la

data,

quale

manca secondo
il

solito.

La

lettera fu scritta nel

tempo

Capra entrava a prender


di Milano.

possesso

dell' arcive-

scovado

Leggiamo

nella

Cronaca Bossiana

(2):

'Bartholomeus

Capra CVI (numero d'ordine occupato dal Capra nella


serie dei vescovi di Milano) creatus,

ad sedem septimo

calendas martias anno domini 1423

summo cum

ho-

nore venit sede


il

'.

Perci

il

Capra prese possesso della sua

23 febbraio 1423. In questo


e ci

tempo dunque

il

Raimondi stava a Milano

doveva essere

dalla
tras-

prima metc dell'anno precedente (1422), nel quale


se la copia del codice Laudense.

Questa

la

data

(*)

da

me

proposta, sin dal 1887,

del soggiorno di

Cosimo a Milano.

Ma

essa fu risoluta(3),

mente impugnata: prima dal Novati e dal Lafaye

(i) Argelati,

Script.

Medici.,

I,

2,

p.

284; Murat., Rer. Ilal. Script.,


i

XVII, 1300.

meglio ora F. Novati, Bari, della Capra ed

primi

sioi

passi in Corte di Roma, in


(2)
(*)
(3)

Roma

e la

Lombardia, Milano 1903, 30.

Chronica Bossiana, Mediolani 1492, penultima pagina.

Questo

nuovo.

Fr. Novati et G. Lafaye, L'anthologic d'


(estratto

un

kuma?tiste italien

au

XV siede
42-44.
I

da Mlanges d'archeologie

et d'histoire),

Rome

1892,

due autori recano molte nuove

notizie

sul

Raimondi,

39-53,

specialmente sulla sua dimora ad Avignone, dove miseramente s'impicc


tra la fine del

1435 e

il

principio del

1436.

I.

CICERONE.
I

119

poi

da G. Mercati

(i).

tre

miei contraddittori obiet-

tano che difficilmente


si

la

lettera di

Cosimo
di

al

Capra
nella

pu

riferire

al trionfale

ing-resso

costui

sede dell'arcivescovado, poich lo scrivente non avreb-

be mancato

di

accennare

alla solennit del


si tratti

momento.
furono
af-

Bisogner invece supporre che

del ritorno del


gli

Capra da una delle tante legazioni che


fidate, e

probabilmente da quella intrapresa nel novem1427 presso


il

bre del
stipulare

il

duca
di

di

Savoia a Torino
di

per

matrimonio
(2).

Maria

Savoia con Filippo

M. Visconti

E
Il

in verit

devo riconoscere giusta


il

1'

obiezione.

Novati

Lafaye notano
inviate

inoltre

che

il

Rai-

mondi

nelle lettere

da Avignone negli anni


citt

1429-32 parla

del

suo arrivo nella

provenzale

come
s'egli

di

cosa recente: ci che non potrebbe sussistere

avesse abbandonata Milano, com'io proponevo,


1423;

sin dal

onde

il

soggiorno del Raimondi a Milano


agli anni

andrebbe trasportato

1427-28.

Anche

quest' obiezione giusta.

allora

come

si

concilia tutto questo


lui

con
1422

la copia
?

del codice

Laudense da

tratta nel

I
l'

due
im-

contraddittori, Novatt- e

Lafaye, sciolgono cos

broglio: che

il

codice Laudense fu mandato a copiare

(1)

G. Mercati, Cosma Raintondi Cremoftese


e diritto^

ecc. (estratto

da Studi

documenti di storia
colte
ulteriori

XV), Roma 1894, 47-48. Qui sono

rac-

notizie hul

Raimondi, 5-21, desunte

da un codice Clas-

sense di Ravenna.
(2) Giidlni,

Memorit

della citta t

campagna di Milano^ Milano 1857,

VI 298.

I20

R.

SABBAUINI.

al
si

Raimondi
trovava.

fuori d Milano, forse a

Cremona, dov'agii

Dal canto

mio se accetto

le

obiezioni,

non mi so
il

acquietare alla soluzione.


Barzizza, venuto
in

Mi ripugna pensare che


del prezioso

possesso

archetipo,

l'abbia
in

mandato
fidate.

fuori di Milano, sia

pure mettendolo
1'

mani

a quale scuola aveva

autodidacta

ficili,

Raimondi imparato tanto bene a decifrare codici difse non a quella dello stesso Barzizza ? Il quale nella seconda met del 1421 pass da Padova a Midell'
Il

lano e neir ottobre o novembre


apr
i

anno medesimo

corsi nella

nuova residenza.

Raimondi
sar stato

allet-

tato dalla

fama

dell'

insigne maestro,

uno

dei primi ad accorrere alle sue lezioni.


della testimonianza del

Non

curiamoci
le

Biondo e rileggiamo

parole
112):

del Barzizza

neUa

lettera al Landriani (sopra p.


ilio

Feci autem ut pr

vetustissimo ac paene ad nul-

lum usum

apto

novum manu hominis


illud
'.

do-

ctissimi scriptum ad
alium codicem haberes
doctissimus h
il

exemplar correctum
figuriamo intento
vegliardo e

Noi sappiamo ora che Xhomo


lo

Raimondi: e ce
sotto
il

a trascrivere,

la

sorveglianza del

bonario maestro,

codice poco decifrabile e poi col-

lazionare l'apografo con l'esemplare.

E le obiezioni dei miei


lano: la prima

contraddittori? Si

possono

risol-

vere ammettendo una doppia visita del Raimondi a Mi-

comprendente sex
6), la

et

trium mensium temet

pus (sopra

p.

1 1

seconda annum

mensem

(p.
i

115).

I sex et tres menses

appartengono
corsi

agli anni 142

-1422,

quando

egli

all'

apertura dei

barzizziani

in

Mi-

I.

CICERONE.

121

lano venne a frequentarne le lezioni. L' annus

ai

mensis

vanno

distribuiti tra

il

1427 e 1428, quando ricompari


di

a Milano non tanto per rag-ioni


ottenervi una magfis tratura.

studio,

quanto per

Lo afferma
(i):

egli stesso nelle


al Corvini.

due succitate
Ecco
il

lettere al senato

milanese e

passo della prima

Nam cum essem annum et mensem Mediolani demoratus m a g istratus ineundi alicuius grati a, magis ut litteris quani
vitae necessitati,

quae summa quidem

et est

et erat,

satis

fieret,

nec

ullum omnino vel

minimum

obtinere potuissem, pergraviter moerens id ambitioni

ipsum temporis, quod

fuisset

impensum,

frustra

totum a

me

consumptum

esse; perduci

ulterius inaniter

meam spem
putavi,

ac dies inutiliter

subduci mihi singulos non sum passus Italiamque aufugiens ob paupcrtatem, veteribus meis
studiis

auscultandum

quae

din m

1-

tumque
Ed
ora

me intermissa
il

rogitare cupidius videbantur....

passo della seconda

(2):

Sed cum statuissem aliquando unam hanc oratoriam facultatem ac poeticam quoque.... diligentius paululum complecti et recognoscere ob eam-

quc causam Mediolanum ad vos venissem ut

magistratum
in

aliet

quem nactus
studiis

simul

et

ci

vitae

quae

actione versatur

bis

operam

tribuerem....

Risolta la questione della personalit di Cosimo Cre-

monese,
(1)

ri

torni amc) al ror^irp I.nudpTT-p


1^

p al Harzizza.

Il

Cod. Ambros.
f.

124 sup.
lettere

f.

loh.

(2) Ih,

109V.

Le due
'

sono del gennaio 1431.


vir
il

In quella al
d.

senato Tire

ancora

R.mas

pater sapicntissimusque
'

I(acobu8)

I^olanus cardinalii eminentistimus


((

(f.

108),
:A

che mori

9 fcbbr. 1431

i.iconiuR,

V'ttae

poni. II 809); in qnrlb


tra
i

Ton'ini morto Gasp.u-i no


131
(Gaiip.
Barzisti,

Barzizsa, che

non era pi
r

Opera

":":"'"TT

122

R.

SABBADINI.

codice pass in suo potere


nella

(*),

com'eg-li stesso afferma


il

seconda edizione, uscita a Milano tra


(i).

1422 e

il

1430, della sua Orthographia

Cosi scrive infatti

l,

dove
scribi

tratta dell' u arcaico:

'

Similiter

U pr

in plerisque

modemorum

non solum codices antiqui sed quorundam etiam usus testatur, ut 1 u b e t pr 1 i b e t

herciscundum pr herciscendum; inde familie herciscunde (Cic. de or. I 237) pr herciscende idest dividende; est enim h e r e
i

scere idem quod hereditatem


superlativa, velut
legi, ubi tres expleti

scindere. Et

pene omnia

inantiquissimo codice meo item De oratore libri ad Q.


f.,

Orator ad Brutum et alius qui Brutus dicitur continetur


'.

Le

parole in mitiquissimo codice meo significano

piena propriet.
Sugli apografi
zizza
dall'
(**) tratti

con

la

cooperazione del Barsufficienti

archetipo

laudense

informa-

zioni la lettera di
driani, dalla
*

lui,

pi sopra citata
il

(p. 112),

alLan-

quale ripeto
ilio

passo che fa

al

caso nostro:

Feci autem ut pr

vetustissimo ac pene ad nullum


doctissimi scriptum,

usum apto novum manu hominis


ad
illud

exemplar correctum, alium codicem haberes,

quem ad te pr tuo is (Homodeus) defert, qui primus munus hoc a tua in eum singulari benivolentia pr me
(*|

Comparve

la

prima volta in Studi

ital. filol. class.


f.

V, 1897,369.

(i)
l'

Cod. dell'Universit di Pavia 253


cfr.

13V. Sulle due edizioni delital.

Orthographia

R. Sabbadini

in

Studi

filol.

class.

XI,

1903

364-68.
{**)

Comparve

la

prima volta in Rivista di filologia XVI, 1887, I13interamente


rifatta.

118.

Ma

la trattazione

I.

CICERONE.

123

impetravit.
mitto.
licuit,

Nunc ad te librum nudum ac inomatum Neque mihi enim aliter per occupationes meas
nec prius
exemplari
a librano meo,
'.

qui

hoc
pi

exemplo usus
ora che
cod.
della
di

fuit,

tametsi instarem, potuit

Si mediti diligentemente
il

questa lettera,

tanto

confronto con la redazione manoscritta del


sostituisce
il

Ambros.
stampa

vantaggiosamente aM'expediri
Il

pi esatto exemplari.
di

Barzizza parla
il

un homo doctissimus e

un

librar ius meus:

dot-

tissimo

uomo

il

ormai lo sappiamo, Cosimo Raimondi;


sta al
1*

r altro

copista che

servizio

del

Barzizza.

Inoltre occorre distinguere

exemplar da hoc exemplo:

exemplar X archetipo Laudense,


grafo tratto dal Raimondi.
stire dal

exemplmn
il

1'

apo-

Dunque

Barzizza fa alleil

Raimondi un ^lpog^afo per

Landriani;

ma

prima

di

mandarglielo, ne fa preparare dal suo ama-

nuense un ahro apografo per uso proprio. Ci ha cagionato perdita di tempo:


scusa
al

di

che

il

Barzizza

chiede

vescovo.
di

Dei due apografi, quello


stinato al Landriani,
sul
s*

mano
l'

del Raimondi, dealtro,

perduto;

eseguito di

Raimondiano per uso del diviso in due codici: l'uno il


che contiene
Arihi'\u\
il

Barzizza, c' rimasto,

ma
(i),

Vatic. Palatino

1469

nale di Napoli
^
'

De oratore e XOrator, l'altro il NazioIV B 43 (2), che contiene il frutus.

audense f<)mpnTv^"v
V. Ilccnlcgcn;

''>me s' av\'<'r-

iac

(U Degnilo \}. e. da ifiR4. XV-XVI.


;

M.

lulli Ciccronii OraU^r, Lip-

Stangl:

M.

Tulli Ciceronis Brutus, I.lpsitc

1886, IX,

XVUJ.

124

^'

SABBADINI.

tito,

cinque opere rettoriche,


umanisti
in parte
Il
s'

ma

il

Barzizza e con
sole tre
,

lui

gli altri

interessarono

delle
il

che

erano o
e
il

o del tutto nuove:

De

orat., X Or.
:

Br.

codice Palatino ha

la sottoscrizione

Ex

vetustissimo Codice. Libri tres de Oratore

ad Q.fratrem.
expliil

Item orator

ad M. Brutum

transcripti perfectique

che ciunt. et ad exemplar emendati: sottoscrizione Heerdegen (i) crede di mano del Barzizza, come

di

mano sua crede


anzi lo nego,

le correzioni marginali. Io
d'

ne dubito,

dopo

aver raffrontato quella scrittura


del Barzizza
nel codice Vatic.

con
1773
Il

le

note autografe

(2).

codice Napoletano reca alcune importanti note di

possesso: al principio: Guiniforti Barzizii; A. jfani Parrhasii et

amicorum Mediolani emptus

aureolo; alla fine:

Antonii Seripandi ex

7ani

Parrhasii testamento.
lo eredit
il

Vale
Guieredi

dire:

da Gasparino Barzizza
il

figlio

niforte;

Parrasio lo acquist

a Milano dagli

dei Barzizza e lo leg in testamento al cardinale Se-

ripando.

Di qualche peripezia del codice Napoletano,


e'

vivente Gasparino,
costui:

informa

la

seguente lettera

di

Postquam

(*)

noster ad

me

rediit,

pater reverendissime,

sepe illum, ut pollicitus eram, mittere ad

te volui,

sed incidi in homi-

(i)

op.

cit.

XVI.
in

(2)

Su questo codice vedi R. Sabbadini

Studi Hai.

filol.

class.

V,

1897, 390-92.
(*)

Questa

lettera

comparve

la
e

prima volta nell'opuscolo: Studi di GaCicerone, Livorno

sparino

Bartizia

su Quintiliano

1886, 13.

li

ClCkKONi.
cupidos aut qui iiegotium, quod

li^

nes aut minus [properandi]


eis

(i)

(2)

tum
ut
(7)

committerem
is

(3)

non

intelligebant.

Quorum

alterum

(4)
ilio

faciebat
itinere

ne

(5) tarde traderetur timerem, alterum (6)


(8)

ne toto
(9) in

Brutus noster male exceptus


ret

minus honeste

manus

tuas venitue, qui

(ic. Maximas itaque

gratias, pater optime,

habeo sapientie

provinciam hanc commisisti lacobo Bracello (11), homini honestissimo ac


in bis ipsis [studiis]

(12) humanitatis egregie docto, quibus ut ceteris re-

bus apprimc
sculis (14)
cat,

deiectaris.

Causam

tarditatis

mee

vides;

quare (13)
studiis

si

plu-

diebus forte

eum apud
in

te habueris,

quam

meis condu-

nihil erit

quod tuum

hac

re desiderare officium possim. Ipse ante

accusationem (15) defensionem prescripsit (16); quanquam quid (17) est

apud me quod (18) non prius tuum quam


ut facis

meum

fuerit?

Vale

et

de

me

semper

cogita.

La
"

lettera

non ha

intestazione,
si

ma

dall'

apostrofe

pater rever ni dissime


alto prelato,
il

rileva

che

indirizzata

un

quale doveva risiedere a Genova, per-

(1) properandi oni. in lac. cvd.


(2)

quibus

cod.

(3) committere cod.

(4) alter cod.


(5) bis cod. (6) tradcret timeretur alter ccd. (7) tenere cod.

(8) excipitur cod,


(9)

hoKtem

cod.

(io) venire cod.

(11) Braceao cod.

(12) studiis om. cod.


( 1

3)

quac

cod.

114) plus tulK cod,

(15) occupationcm cod.


( 1

6) pcrscripsit

cod.

(17) quidquid cod.


(iH) qui cod.

R.

SABBADINI.

che Giacomo Bracello, a

cui affidata la

commissione,
ci

era cancelliere g-enovese.


portiino al 1428,

Queste due circostanze


di

quando era g-overnatore


Bartolomeo
della

Genova
che

l'arcivescovo milanese

Capra,

appunto

in

queir anno

mand
(i).

il

cancelliere Bracello

a Milano a congratularsi delle nozze di Filippo M. Visconti con Maria di Savoia

Al Capra pertanto

il

Barzizza prest

il

suo Brutus, dopo che

gli era ritor-

nato da un altro prestito.

chiaro da quanto sin qui s' detto che

due co-

dici Barzizziani

derivano dall'archetipo Laudense indi-

rettamente per via dell'apografo Raimondiano. Dell'origine indiretta

abbiamo un

altro indizio,

che

in essi

cio le tre opere mostrano

una divisione
in
il

in capitoli:
di-

divisione che non


retta.

si

poteva eseguire

una copia

La
i

divisione in capitoli l'aveva


testi mutili e

Barzizza adotintegri.

tata per

ora

1'

estese

ai testi

Essa era gi compiuta prima dell'ottobre del 1422, perch il Biondo vi allude scherzevolmente nella sua
copia del Brutus (cod. Ottobon. 1592) allestita
in

quel
nel-

mese
di

(2)

per Guarino. Giunto

infatti al 48,

dove

l'apografo Barzzziano cade lo spazio per la segnatura

un

capitolo, scrive in margine:

In v eteri
(3);

continuai

textus ubique sine capitulo vel testiculo

verum unde

hec
(i)

c(apitul)a, tu

mi

Guar(ine)
e

ittellegis.

C. Braggio,

Giacomo BracelU
14.
il

l'umanesimo dei Liguri al suo

tempo,
(2)

Genova 1891,
Cosi sottoscrive
octobres

'Biondo'. Scripsi

huvc Bruttcm Mediolani a noni

ad ydus
(3)
Il

1422 ad exemplar vetustissimum repertum nuper Laude.


testiculus,

Biondo gioca sull'equivoco

texticulus.

t.

- CICERONE.

iij

Nel medesimo anno 1422

fu

tratta

dal vescovo di
delle
tre

Como Francesco
opere, che

Bossi una

nuova copia
nel

ora

si

conserva

codice

Ottoboniano
copista:

2057, co^

^^

sottoscrizioni:

una breve del

MCCCCXXII
tor.

die penultimo novembris in sero

finii; e

una
Ora-

lung-a del correttore:

M.

Tullii Ciceronis de oratore.

Briitus libri felicitcr expliciunt, qui sunt reverendissiin Christo pairis et donini

mi

domini Francisci Bossii


iurisque utrius

Mediolanensis, Episcopi
doctoris, virique

Cumani ac Comitts
et

gravissimi

pacatissimi domini An-

thonii Bossii

filii

ducalis consiliarii et quaestoris. Qui tres

oratorii libri correrti auscultati collecti emendati confor-

mati

et iustificati

fuerunt cum codice

ilio

vetustissimo et

ipsa intuitione religionem


inferente,

quandam mentibus hominum


dominus dominus Geraret Co7nes in archi-

quem

rever. pater et

ius

Landrianus Episcppus Laudensis

zio ecclesiae

suae repperit litterarum cupidior, per Antoet

nium lohannis, Simonem Petri Bossios


Viglevium
die
{i)

me Franciscum

de Ardiciis quamvis cursim


Indiet ione ter eia, in

MCCCCXXV
Papiae
codice^

XXVI

aprilis
anatre.

civitate

studiorum

Non

inveni plura in perveteri


si

fortunac quidem iniquitas id totum


erat rccidit.

tamcn quiddam

Eo tamen urgeor quod

ista dicendi divinitas

multos annos obltviosa

et in eulta sic irreligiose prostitit.

Ni quidem
dicendi

fuisset dicti praesulis Laudensis solers bene

studium vigilantiaque industris iterum

divino

carcremus hoc muncre ( Vide quaeso priscorum incuriam)

l'igievius

r etnico e vale quanto Vigiivinentis ostia

nativo di

2S

R.

SAtliAlJiv'l.

quamplurimum famae et perkennitatis sortitus est. Sed idem Cumanus aut paris est gloriae vel non tninoris felicitatisi propterea quod primum (per la
cuius inventioie

prima

volta) veterem

et

superiorem codicem

non sat a
sti-

plerisque legibilem oh antiquarum litterarum effigie^n

luntque incogiiitum in latinas et explicatas bene litteras


studioseque interpunctas

summa

diligentia renovavit.
trascritto a

L' apografo pertanto venne

Milano nel

1422 e collazionato a Pavia sull'archetipo nel 1425:

a Pavia, dove nei primi mesi di quell'anno


in

si

trovava

vacanza

il

Barzizza, possessore dell'archetipo.


(*)
:

Ecco

qui una sua letterina


Nisi cause quas
tibi

reddidi, pater o[ptinie projfectioTiem

meam

atque
bis

reditum impe[diren]t,
prox[imis
fejriis

[tantum]

temporis

non differrem quin, quod

paschalibus (i) senatus iussu factunis

sum

(2), [stitim]

voluntati vestre ac ceterorum

p(atrum) c(onscriptorum)

parerem; [sed]

quia nundura hoc mihi per ceteras occupationes meas


in

licet

idque

summa
ne cum

me

humanitas senatus permittit,

licentia concessa
et,

hic

paucis diebus

utar; interim sarcinulas

componam
in
e.

ut aiunt, vasa colligara,


et

tempus reditus mei venerit,

mora sim. Vale

me

ut facis

commen-

datum habeas
recommendre

et reliquis

p.

dominis meis qua

moris es benignitate

digneris.

Ex Papia

3 kal. martias 1425.

Gasparinus Pergamensts
quidquid est tuus.
Spectatissimo viro ac gravissi-

mo

senatori domino T. de V. (3) iuris utriusqut doctori

clarissimo optimo patri et domino egregio,


(*)

Comparve

la letterina la

prima volta

in Rivista di filologia

XIV,
molti

1885, 426-7. Dal cod. Ambros.

4 sup.

f.

iv.

La

scrittura in
le

luoghi cancellata, sicch ho dovuto colmare per congettura


(i)

lacune.

La Pasqua

del 1425 cadde

il

giorno 8 aprile.

(2) sim cod. (3)


diai,

Taddiolo da Vimercate, senator ducale,

cfr.

Argelati Biblioth.

Me-

n,

II p.

2226.

CICERONE,

129

Nella

sottoscrizione

(*)

del codice

Ottoboniano
1'

il

Viglevio attesta in

modo

solenne che

apografo

fu

tratto direttamente dal vescovo Bossi,

a cui attribui-

sce merito

pari

a quello dello

scopritore Landriani:
et

Paris

est gloriae,

perch veterem

superiorem codicem
et

non sat a plerisque legibilem in latinas


litteras studioseque interpunctas

explicatas bene

summa

diligentia reno(insu-

vavit: cio trasform la scrittura

poco leggibile

lare?) in chiare lettere latine, divise le parole e inter-

punse diligentemente
esattamente
al
il

il

testo.

Tutto questo corrisponde

codice Ottoboniano.

E non

solo

Viglevio dichiara che queir apografo

discende direttamente dal Laudense,

ma

che

fu anzi
Il

il

primo a esserne derivato: primum


significa

renovavit.

che Co-

che egli nel 1425 ignorava l'esistenza


in verit

di
il

simo Raimondi e del suo apografo; e

Rai-

mondi aveva
1422 e
Il
il

lasciato Milano sin dalla

met

circa del

Viglevio non ne doveva aver udito parlare.


trascrittore o pritnus translator,
dell'

primo

primus trans-

formatoTy nominato sui margini


e

Ottoboniano, non

non pu essere

il

Raimondi;

egli bensi

una per
il

lina in intima relazione col

circolo dei Bossi,

in-

imma

il

vescovo Bossi: e per questa ragione

Vi-

.ovio lo

chiama anche amicus noster

(i).

Ma

allora

come

conciliare la derivazione

immediata

deirOttoboniano con la presenza in esso della divisione


() Questo 9
(I)

nuovo.

StangI op. cU. p.

XX;

Heerdegen

op, cit. p.

XVII.

R. SABBADUa,

Ttsti latmi.

130

R.

SABBADINi.

in captoli, quale

abbiamo riscontrata

sugli

apografi

Barzizziani

In una maniera molto semplice:


il

ammet-

tendo cio che

Bossi trascrisse l'archetipo tenendosi

davanti per comodit gli apografi Barzizziani. Cosi obbliga a credere la cronologia; poich la copia del Bossi
fu tratta nel

novembre del

1422, mentre gli apografi

Barzizziani risalgono ai primi mesi di quell' anno.

Una
un

copia delle tre opere,

ma

indiretta, si fece fare

altro Bossi, quella

che

si

conserva nel codice


di bella

Am-

brosiano

75 sup.,

membranaceo,
iniziale

scrittura

umanistica ed elegantemente miniato. L'iniziale


libro II de orai, e
l'

M del
risol-

/ d el

libro III

recano lo
si

stemma vono in

dei Bossi con le sigle AL., BO., che

Aluisius Bossius. Questo Luigi era fratello del


di

vescovo Francesco. Verrebbe quindi subito


che Luigi
tello;
si

pensare
fra-

fosse fatto trascrivere

1'

apografo del

ma

cos

non

perch

la

sua copia deriva dagli

apografi Barzizziani

(i)

ed probabilmente anteriore

a quella del vescovo.

Due

altri

apografi diretti del Laudense sono


I.

il

Fio-

rentino Nazionale Conv. soppr.

1,14 (questa ia vera


il

segnatura) con VOrator e


col solo

il

Brutus e

Vaticano 2901

De

oratore.

Sul Fiorentino

mi pare che

tutti

siano

d'

accordo.

Intanto esso cartaceo, privo di ornamenti e col testo tutto continuo senza la divisione in capitoli degli

apografi Barzizziani.

Inoltre segue,

fu gi

notato

(i)

La

dimostrazione mi trarrebbe

troppo in lungo;

e poi

non ha

importanza.

I.

lCEltONE.

tji

dallo Stangl e dal

Heerdegen, scrupolosamente
altri

1'

or-

tografia classica, dovech gli

amanuensi applica-

vano
stica.

in

maggiore o minor misura l'ortografia umanip.


e.
i

Tralasciando

dittonghi, che sono costan-

temente espressi
a caso
(f.

(ae oe),

traggo da una pagina, aperta


parole:

55v), queste

maxumuniy

intellegens^

numquam,

volgi, optinnum, adsideiis, udiente,

ta7nquam,

voltu, adsensus,

qiiamdo, revortar,
scritto

le quali

ogni

altro

umanista avrebbe
7iunquam,
vulgi,

cosi:

maximum,
attente,

intelligens,

optimum,

assidens,

tanquam,
pal-

vultu, assensus, quando, revertar.

Ecco una prova

mare che l'amanuense copiava fedelmente da un codice


assai
antico.

L'altro codice,

che probabilmente discende


il

in linea

retta dall'archetipo,

Vaticano 2901. Anch'esso


tutto continuo.
di cui

cartaceo, senza ornamenti e col testo

Anch' esso riproduce


acula

1'

ortografia classica,
(f.

una

pagina, aperta a caso


(I

3v),

offre

seguenti esempi:
adlicere,

28),

conlaudandum, quidquain,
conloquium,
umanistico:

iucun-

dum,
le

adflictos, olio,
dell'

ai quali

corrispondono

forme

uso

aquula, collaudandum,

quicquam,

allicere,

iocundum,

afjlictos,

odo, colloquium.

Le note marginali di questo codice sono della massima importanza, come apparir dal seguente saggio:
f.

28

(II

40)

nel testo

scrisse

Vox, poi cancell


vetus),

in

margine segn Nox con sopra un v (=


^'

Il

(li

91) nel testo Furit in re p.

fiifus, in

marg.

vetus fuit abrasum, guod credo dixiss,


f.

67 V (UI 187) nel testo crimen ejffugtam.

Quar

i3

R.

SABBADINl.

tandem,

in

marg. Quarum. vetus fuit abrasum


(i).

et

pessime

reaptatum
f.

30

(II

60) nel testo orationem


v.

meam

illorum

*.

Sed

ne

latius,

con un

sopra illorum; in marg. cantu quasi

colorari
f.

(2).

28

(II

42) nel
esset,

testo
la

expetenda ne
v.
(3).

esset,

in

marg.

e xp etenda
f.

con

sigla

28

(II

39) nei te^to vim oratoris


v,

cum exprimeres me
in

subtiliter,

con

sopra exprimeres

(4);

marg. expri-

mere
f.

subtiliter.

66v

(III

175) nel testo si efficitur coniunctione versul

borum

siculi versum,

marg.
,

sinistro vitium

est

et

tamen etiam coniunctionem


habet additionem
f.

sul

marg. destro vetus uon

(5).

69

(III

214) nel testo

hoc

totum oratores autem

veritatis histriones; su oratores

due segni, uno

di cor-

ruzione e uno di richiamo; sul marg. sinistro qui sunt


veritatis ipsius actores reliquerunt. Imitatores; sul

marg.

destro vetus non habet additionem

(6).

Se non c'inganniamo,

il

copista nella revisione del


il

testo teneva davanti a se

Laudense e un codice

(i)

Queste due abrasioni del Laudense,


?

di

cui

non

so

se ci

siano

altre testimonianze, a chi risaliranno


(2)

cfr.
il

p.

142 multa abraserunt.

cantu dei mutili tardivi; forse

Laudense aveva lacuna dopo

illorum.
(3)

Perci ne mancava nel Lau^iense.


Dittografia nel Laudense.

(4) (5)

Questa lacuna del Laudense attestata per

altra via.

(6)

Le

parole

qui sunt

imitatores^

dei mutili,

non erano perci nel

Laadense.

I.

CICERONE.

133 le

della classe mutila:


quello.
Il

con questo colmava

lacune di

Vaticano e

il

Fiorentino, rassomiglianti per molti

rispetti,

non derivano dal medesimo amanuense. La


marca della carta sono diverse; diverso
la scrittura e la

pasta e la

r inchiostro, diversa
abbreviazioni.

proporzione delle

***

Resta da comunicare
quali
si

le notizie sulla

nuova scoperta,
Guarino.

ricavano

dall' Epistolario di
{*)
:

Venga

intanto questa lettera


Guarinus
(i)

Veronensis snncto viro M. B. plurimam in christo


tibi

s.

In hoc tuo discessu

opto, ut bene ac feliciter hoc tibi

iter

eve-

niat ac Mediolauensibus ipsis, ad

quos

proficisccris;

quod

ita

fora vati-

cinor ob

cam quam de

te

apud nos

fecisti

experientiara et
subtilitate.

vitae intere-

gritatc et acutissima

divinorum documentorum

Quibus ex

bus universum populum Veronensem


dcvinxisti, ita
affeceras,

mirifica tibi caritate ac benivolentia

ut

quanta

suavritate

ac iocunditate

omnis
torqueas.

nos praesens

tanto

maerore ac

molestia discedens

Quid

enim
ac

magnificcntius aut utilius afferre poteras,

quam

ut virtutum

amorem
?

vitioram odiam animis ingenerares et rectam crcdendi viam


ante ingredientibus commonstras,
ccris,

quam non
fe-

quam
qui

ipse

honeste

constanterque
inceperat

ipsius

salvatoris

exemplo

non

ante docere

quam

facere.

Cctcrum una

res

maerorem hunc publicum


tui,

solatur et temperai,

spes

scilicet

optatissima rcditus

qua

ita

futurus (2) es

nobis praehis
in

en, ut et rcmotus a nobis longinquus esse nequeas.

De

prae-

entia

latis.

Singolare

quoddam
la

a tua humanitate beneficiura petere

non dubitabo,
VII, 1899,

() Comparve
105-6.
(1)

prima volta

in

Studi

ital. filol.

class.

Cod. ClaMente
cod.

di

Ravenna 419,

f.

r8v.

(i) Ucturof

134
ctim
te natimi
ita

SABBADINI.

ita

educatum
de
iis

ita

institutum videam,

ut

bene mereri

de hominibus
ritas

velis et

potissinium, quos fidci ac

lesu christi ca-

tuae

facilitati

coniunctos reddidit. Qiiod autem

peto est

commune
liber Ci-

quoddani studiosoiuir) beneficium, qui bisce humanitatis


tiuni exercitiis

et liberalium ar-

operam dant. Hactenus apud nos obversabatur


ita

ceronis de oratore,

tamen obtruncatus

et dilaniatus,

ut

cum maxima

pars

(l)

operit elegantissimi vel temporuni invidia vel

maiorum nostroruni
extarct.

incuria perisset,

inemendatum

etinra

quod

reperitur

Hoc

vero
et

tempore fama

pcrtulit ad nos

librum

ipsum integrum
ex parte

absolatum

vertice, ut aiunt, ad calcem usque nulla

diminutum repertum

s$e a viro doctissimo

ac

sapientissimo

Gasparino Bergamensi. Video


nostris ita

iam caelum ipsum

et

novam hanc aetatem


(2)

favere studiis et

eloquentiae incrementis, ut ni
bis velimus,

per segnitiem atqiie inertiam deesse nofacile

ad altura quoddam doctrinarum culmen possimus


igitur erit officium, pater

con-

scendere.

Tuum

humanissime, ut quamprimum

Mediolanum sospes adveneris, convenias Gasparinum ipsum, cuius fama


tam
clara est, ut latere
iste

non

possit (est

enim hoc

tempore Mediolani),
transcribatur

curesque ut liber

de quo loquor nuper inventus

ope

mtque opera Gasparini. Id autem ab


doctrina et virtute
sit

co facillime impetrabis;

nam cum

magnus,

facilitate placabilitate

nemini cedit, potissimum

cum ad

litteratorum

morum dulcedine commodum uUum praestare


hospes esse praedi-

adiumcntum queat.
catur;

Ts

autem

liber ipsius Gasparini

quod de
illi

industria factum ab ipso Cicerone crediderim,


et

cum

plu-

rima

ornamenta laudesque contulerit


vero
facilius

magna ex

parte latentem in

lucem

extulerit. (Juid

aut etiam verisimilius sperari potest,

quam

te

praeceptorem eloquentissimum ab eruditissimo homine impetrare


vivendi magister

debere, ut romanae princeps eloquentiae ac recte

ad

cupidos sui cives perducatur

ad quos proinde

facilisque volensque scin

quetur

'.

Plura non dicam; quaecunque expenderis

eo libro tran seri

bendo, nobis
integerrime,

quom
memor

(3)

denuntiaveris,

restituentur confestim. Vale, vir

mei.

Ex Verona v

idus ianuarias (1422).

(i) pars om. cod.


(2)

ni om. cod.

(3)

quum

cod.

I.

CICERONE.
che non so risolvere,
si

135

Nelle

iniziali

M.
un
1

B.,

nascon-

de

il

nome

di

frate

che aveva predicato a Verona

r avvento del 142

e ora passava a Milano,


il

dove avrebcopia del


a Guarino
si tratti

be potuto trovare

Barzizza

e chiedergli

nuovo codice
del solo

di Cicerone.

La fama giunta
lo

ancora incerta e confusa, perch egli crede

De

oratore e che

scopritore

sia

stato lo

stesso Barzizza,;
di

ma

se gi n' era corsa voce dai primi


la

gennaio del 1422, rimane assodato che

scoperta

avvenne nella seconda met del 1421.


Nel giugno
il

(*)

del 1422

Guarino mand a Milano

suo scolare Giovanni Arzignano a prender copia delle


:

nuove opere

Guarinus Veronensis Gaspariuo Bergomensi


Superiori tempore

sai. pi. d.

( i ).

cum ad nos perlatum


tenebris

est

integrum Ciceronis Oracredo


redisse,

torem postliminio

et e longis

divinitus

magna

certe laetitia fuimus affecti omties qui hac in civitate suraus ab bisce hu-

manitatis studi is non abhorrentes, in quibus tu facile


tuisti.

dux

et princeps eni-

Dolebanius antea niirum

in

modum quod tam


effari

acuta,

tam suavia,
fato

tam prudentissima eloquentiac praecepta manca


tilata

et nescio

quo

mu-

ad nos pervenissent, ut cum

coepissent media in voce resitiiae,

:^tercnt

(Verg., Aert., 4, 76). Gratulati sumus et laudi et sapientiae


diis

juem ab

manibus

vcl verius

Klysiis

canipis

renascens
re

ad supcros

Cicero primnin in tcrris delcgit hospitem;


licuerat.

quod

quoque ipsa augurari

Qucm cnim

potius

quam

te Cicero ipse

deligeret, cuius ductu

itque auspiciis
gloria
()

amatur, legitur et per Italorum

gymnasia

summa cum
nani ab

volitat ? Gratulati

sumuK

et

nobis

et desiderio

nostro;

Comparve

prima volta

in Rivista di filologia

XJV,

1885, 4*7"

434.
(i>

Cod. Eatense 57

f.

172?; eod. Farig.


f.

Ut 5854

f.

io8v;cod.Bo-

dldano Land. 64 (Oxford)

j.

136
cuius facilitate ac suavitate

R.

SABBADINI.

eum communicatum

iri

melius sperare pote-

ramus,

quam

a Gasparino, qui pr innata viriate et animi magnitudine


et

ad bene de hominibus mcrendum

ad disseminandam hominibus pro?

bitatem ac disciplinam natus educatus et auctus est

Sicut

de Prome-

theo Graeci poetae tradidere, qui ignem idcirco caelitus


tatus est, uti

accepisse lae-

humano

illum generi dispertiret, tu quoque, vir clarissime,


in

in huius tanti boni

partem admitte nos,


illustrandus.

hac luce nos

illustra,

non pu-

rum

a nobis invicem

Semper enim nostra haec iuventus

huiusce menior meriti inter legendum te praedicabit et laudibus ac agendis gratiis tollot in sidera.

Hoc

petit abs te splendidissimus equestris et


(

litterarum ordinis
iuris ac iustitiae

vir

Johannes Nicola

Salernus

),

hoc

sapientissinnis

consultus Madius, hoc litterarius nostrae civitatis ordo,

hoc Guarinus

tuus, in

quo ornando semper

elaborasti,

nunquam tamen
hoc de-

defatigatus. Ipse

autem horum omnium legatione ad


Cicero qui ut

te funger;

nique

velit ipse

ttiam posteritati prodesset


et,

tantas curas

vigilias

contemplationesque suscepit. Imitare Pisistratum


reliquerunt,

ut plerique

scriptum

Lycurgum,

magnos

et

gravissimos viros,

Homeri

repertores et digestores.
dispersos,

Hi dedita opera
et

illius

libros antea latitantes et

deinde inventos

collectos, studiosis

ediderunt,

ut

eorum

non modo

diligentia sed etiam liberalitas

commendaretur.

nobis igitur

omnibus venit ad huraanitatem tuam publice missus eruditus atque optimus vir Johannes Arcignanus, qui sponte hoc munus suscepit, ut Ci-

ceronem, de quo loquor, integrum sua opera factum

et

tua benignitate
tibi caris-

ad nos

referat.

Oramus

ac obtestamur

omnes

te

per ea quae

sima sunt, ut huic nostrae cupiditati subvenias et


Vale, pater suavissime, et doctissimos
filios

ardori honestissimo.
et Ginifortem a

Nicolaum

me

salvere iube. Clarus vir

Andreas lulianus

recte valet.

Ex Verona

14 kal.

iul.

1422.

L' Arzig-nano ritorn a

Verona

col solo Oratori e in


(p. 142)

un testo non molto


in

corretto,

come vedremo
il

dalla

relazione del Lamola. L'arrivo

.^Orator confermato
giugno 1424 a Lodovico Gon9

una
di

lettera di

Guarino da Montorio,
idus iunias [1424])
<

(Ex Montorio,
zaga

Mantova:

Oratorem (tuum) Ciceronis emen-

f.

CTCKRONK.
(i)
is

t$7

dare secundum lectiones coeperam:


solutus, sed

quidem abest, uti

non ad ungoiem emendatus


(2).

con-

stitueram
Il

>

De

oratore lo

ebbe invece da Giovanni Corvini


che sar recata pi

per intercessione del marchese di Ferrara, come dice

Guarino stesso
avanti
(n.
I,

in un' altra lettera,

poscritto p. 139).

Nel qual proposito non credo inopportuno ricordare


che lo stesso Corvini
(del quale

diremo ampiamente
il

pi sotto) nei primi mesi del 1423 port a Firenze cod. Fiorentino

Nazion. Conv. soppr.

I.

i,

14. Il

cod.

Fiorentino comprende,
tor e
il

Brutus,

come s' veduto mentre quello mandato

(p. 130),

\Ora-

dal Corvini a
il

Ferrara alla fine del 1422 comprendeva

De

oratore.
g-emelli,

Mi sembra

verisimile che fossero

due codici

esemplati dal medesimo amanuense.

Ed

eccoci al Brutus. Nel

1422 Flavio Biondo, per


Forl,
si

incarico della

sua nativa

citt di

trovava a

Milano e colse queir occasione per trarre una copia


del Brutus, la quale
eg-li

compi dal

al

15

ottobre

e la

mand
^-v

al Giustiniano a

Venezia e a Guarino a
esiste nel codice Ot-

Verona

Ti copia

del

Biondo

Mantova

nel

1425 fu copiato un
il

C>r<i/i^; infatti

il

cod. Estense

VI

6, merobr., contiene

Brutus e

1'

Orator, quest' ultimo

con

la

lottoscnzione: Orator

ad M. lirutum

feliciter explicit transcriptus perilio

fectuque et ab eo exemplari ememiatus, quod a vttusto

codice pri-

mum

tranteriptum

correctumque /utrat,

pridit

idus

septem.

i43S'

Manl$tae. F. C,
(a) Cod.

Marciano Ut. XI
ctt.

1:;

!.

i(>4.

(3) StaugI, op.

p.

XVIll.

138

R.

SABBADINI.

toboniano 1592; da quella ne trasse un'altra


zolato, segretario

Ugo Mae anche

del marchese

di

Ferrara,

questa esiste nel codice Napoletano Nazionale

IV B
Gua-

36

(i).

Di queste due
io

copie trattano sei lettere di

rino,

che

recher qui o intere o in parte, secondo

che sar opportuno.


I.

Guarinus Ugoni (Mazolato) suo amantissimo

p.

s.

d. (2).

Deinde accepi libellum, quem Biondus raeus


sane vir primarius
tibi

et doctrina et illius

et

pnidentia
et

ad

me

dedit,

in

quo

liberalitatem

tuam probavi diligentiam.


intuitu

Ita

enim effectum

est ut

uno,

ut ita dicam,
aetatis

omnis qui

rationi dicendi dediti fuerint superioris


licuerit;

homiut

nes tum graecos tum latinos spectare

cuius

quidem

laetitiae

pr amicitiae nostrae iure

te participem

faciam,

ipsum ad

te remitto,

ut transcribendi facultatem habeas.

Sed unum

oro, ut, siqus

apud vos
fa-

non imperitus
cias vel

sit

qui

eum

transcribat,' et

mihi exarari librum ipsum

papyro; opus dico Ciceronis tantum,

nam

in eo

volumine duo (3)


de impensa
re-

insunt, ut vides, opuscula. Id


scribes, ut

autem gratissimum

fuerit;

reddam quod

exolveris;

quanquam

si

idoneus esset librarius,

membranis

transcribi posset; sed facito

volumen pusillum.

Ex Verona,
(1)

id.

decembr. [1422].

Ibi,

pp.

X; xvni-xix.
f.

(2)
(3)

Cod. Estense 2
L' uno era
il

io8v.
il

Brutus, V altro

Libdlus

de.

militia del Bruni, co-

piato dallo stesso

Biondo a Milano nel 1422;


f.

cfr.

Stangl, op.

cit.,

p.

XVin.
%\ovi^:

Cod. Ottobon. 1592

11

De

militia c\ Brxxn,

conXz

ioiioscr-

Leonardus Arttinus

edidit Ftorentic

XVIII kal.ianuarii MCCCCXXJ.


MilUsimo CCCCXXII. Guar.

Ego vero

scripsi Mediolani nonis octobribus

suo B, Flavius A. /.

I.

CICERONE.
il

139

questa lettera va unito


carissime; tua mihi

seg-uente poscritto:

Ugo mi
mente

ope opus ac
incredibili,

industria, ut

ad librum quem
pedibus,

habere ardeo cupiditatc


'ro

quadam

nianibus ac

immo

Consilio et cogitatione tua et Zilioli nostri intendas. Est vir


illustris-

;idem clarus ac pnidentissimus, Johannes Arretinus (Corvini)


rni

Ducis Mediolani secretarius; habet

Macrobium, ut
habeat
ita

audio,
fide

litteris

itiquis,

fidelem, eraendatum ita ut et graecas

optima
eius

in-

crtas

litteras.

Hunc transcribendum
intercessione

esse

cuperem

ut

copiam

haberemus, sicut

domini Marchionis

habuimus Ciceronem

de Oratore.
Decrevi non mittere librum
bellarius

(=

Brutum), quia

iste ta-

non

eis

saeptus est vestibus, ut se ab imbre tueri queat. Nolrcd-

Icm ut Ciceronem quoque, fluvio eloquentiac abundantem, pluviis


'icrct

etiam abundantiorem

Scribo ad Biondum; mitte litteras accurate. Itenim vale.

IL

Guarinus Flavio (Biondo) suo salutem


Gratias et quidem ingentis
tibi,

(i).

Flavi, tuaeque peregrinationi


est, ut

hal^eo,

lande huius occasione et tua inprimis industria factum


\ per

sessione
ae-

tam rcmotos orbis tractus

(L-co8t]^(v
in

adeo diversi

natos
est

ibu oratorcs visere potucrim.


;iac, in
iic
i

Qua
xoiv

re me,

quod proprium

ami-

tuarnm voluptatum partem vocare

delcgisti, ut veteris instilu-

proverbii

tu tiv

f.O.wv

faceres.

Itaque et

absens

prac-

MS et longinquus

propinquus

fui.

[Verona, dicembre 1422].

od. Ottnbon.
la

1592

f.

58V.

La

lettera

autografa

di

Guarino,

<\y.^\r

scrMe sul codice, nell'atto di retituirlo.

140

R. SABBADUfl.

m.
Guarinus Ugoni (Mazolato)
AHquot iam
sai.
(i)
dies misi ad te libellum illum Ciceronis,
tibi inserviendi,

quem

Biondo
fa-

susceperam; adeo cupidus

ut

vix eius videndi raihi


cui

cultatem reservarim, tuam antehabui voluntatem,

morigerari

statui.

Cupiebam autem

ut tu illum tibi mihique transcribi faceres.

Hunc autem
ita satis-

Biondus ipse geminatis ad


faci<ira,

me

litteris

repetit.

Eius postulatis
illum huic

ut

si

librum absolveris emendaverisque,


sin

nuntio eius
ire

fratri

obsignes;

autem imperfectus
diebus

est,

nuntium vacuum
missurum quo
Vale
et

sinas.

Adiicito te illum paucis post

librum

volet,

aut

Imolam aut Faventiam, quo


viro lacobo Zilioli
iube.

constituet.

Habes me.

clarissimo

me commenda. Stephanum (Todescum)


kalendas ianuarias [1422].

sai vere a

me

Vcronae,

XI

IV.

Guarinus Veronensis Flavio suo


Non possum
qui
facere quin tibi

s.

p. d. (2)
Flavi,

demulceam caput, humanissime


mittendis
litteris

tam

liberaliter

mecum

agis in

nunc ex

Ferraria,

nunc ex Imola

Brutum habebis, ut primum eum absolvero


[Verona, 1423].

V.
Guarinus Veronensis Flavio suo
s.

(3).

Codicem

(Bruti) habebis ut

primum

certns occurrat nuntius.

Ex Verona,
(i)
(2)

XO
lat.

aprilis [1425].

Cod. Nazion. Napol.


Cod. Monac. Cod. Capitol.

IV B 36
f.

f.

196V.

5369

79V.

(3)

di

Verona

CCXCV

f.

35.

i.

Cicerone.

i4i

VI.

Guarinus suo Flavio


Proxime
et
tibi

s.

(i).

scripsi et rescripsi et

illarum receptione significare

.......
Brutum
misi;

tuum

erit

de

illius

Veronac, XVIII

aprilis [1425].

Delle lettere citate nessuna ha

la

data

dell'

anno;

ma

la

I,

la II e la III

sono senza

dubbio

del 1422,

perch

si

riferiscono alla copia del Brutus, che fu fatta

nell'anno stesso.

La IV, stando

ai

rapporti ch'essa
dell'

ha
si-

con r

epistolario,

probabilmente
la

agosto o del

settembre 1423. Le altre due,

e la VI, sono

curamente del 1425, perch accennano alla peste del 1424 e alla podesteria di Francesco Barbaro a Vicenza,
che
fu del

1425.

Da

ultimo reco due

passi di
il

due importantissime

lettere,

scambiate

tra

Lamola e Guarino.

Johannes Immola Guarino Veronensi viro clarissimo


s.

p. d. (2)

Nane porro ad latinnm textum (Macrobii) corrigendum accedam,


priua

si

tamen ultimam manum


libris,

et

septimam addam

corrcctionem

tribas

Ciccronis de Oratore
.to ilio,
ri

Oratori

quoque

ipsi

et

Bnito, quos ex vcipsos

fantore

Cambio (Zambeccario), traduximus velimque hos


ipso,

tibi

minui caro forc Macrobio

qnos

qtiippe noiulum vidisti

(1) Cod. Capitol. <U


(2)

Verona
f.

CCXCV
Il

f.

34.

Cod. Aruodel 70

I29(r.

testo di

questa

lettera

si

presenta
la

ora

in

ana lesione

assai

pi corretta che quando Io comunicai

prima

olta.

142

R.

SABBADIN^.

proprios et

si

te vidisse putas, falleris.


illos

Nec

credas inconstaDtiam

l'Ilam et
ille

volubilitatem Arzignaniam (i)

proprios ad nos detulisse, quin

nos egregie fraudavit. Hic autem ipso codex,


tionia et antiquitatis
[fuit]
(2)

summae quidem
istis

venera-

non vulgaris

effigies,

ab

in

quorum manibus

quique ex eo accurato exemplari excmplum, quod vulgatuin ubi-

que

est, traduxerunt,

summis ignominiis adfectus

est,

quippe qui multa

non
ut
si

intellexerunt, multa abraserunt (3), multa mutarunt, multa addiderunt,


essent,

quemadmodum

olim apud maiores, qui de corruptis tabulis

curam

agerent, istos inaudita


*

poena

plecti

necesse foret; qui

si

homines

non omnino

hebetes neque inexercitati, nec


'

communium

litterarum et

politioris C4) humanitatis expertes

(Cic.

de

f?r.

II 72) fuissent,

nunquam
doctis-

in id temeritatis et amentiae incidissent.


simi
et

Sed

isti

sua opinione
crassissimi

eruditissimi,
et

mea autem

crossissimi

et

homines,

non Ciceronis

bonarum

litterarum correctores, sed depravatores,

non

praeceptores sed praecipitatores habeant


illis

quo
eis
sibi

digni sunt;

si

me

iudice

poena infligenda

esset,

nullam aliam
(6) grati

statuerem,
illi

nisi

ut revivi-

sceret (5) Cicero ipse,

quamque

essent omnibus palam

rei mille invectivis faceret.

Sed de hoc
re ipsa et
fertilis

plura,

si

aliquando dabitur, coet

ram; nolim ut credas,


id
tibi

ni

(7)

centum

totidem

argumentis

probarim; quae adeo

et copiosa esset

ad invehendum ma-

teria et iustissima

quidem ac honestissima, ut

nulla magis.

Ego tamen,
nonnullo anut

quantum

diligentiae ac ingenii peritiacque in

me

fuit et in

tiquitatis callentissimo viro

mecum idem

sentiente,

adhibui,

omnia

secundum priorem textum

restituerem, notarem etiam marginibus ubique

legationes istorum logodaedalorum et sane barbaricarum beluarum. Curavi

etiam ut usque

ad punctum minimum omnia

ad veteris

speciem

exprimerem, etiam ubi essent nonnullae vetustatis delirationes, nam vehm


(i)

Allude a Giovanni Arzignano mandato a Milano a prendere VOcfr.

rator;

sopra p. 136. om. cod.

(2) fuit

(3)
{4)

Cfr. sopra p.

132 n.

i.

expolitioris (et om.) cod.

(5)
(6)
(7)

reminisceret cod.

quamquam

cod.

Tolui ut creda in cod.

i.

CICERONE.
quam cum
istis

143

potius

cum

veteri ilio

delirare,

diligentibus sapere

Tacebis de depravatoribus
soli intelligamus

istis

aut ita mordebis ut

Cambius

et

ego

Ex Mediolano

pridie kalendas iunias [1428].

Guarinus

Veronensis lohanni Lamolae

s.

p. (i)

Accepi postremo Macrobium

et

Oratorem
!

(a) Ciceronis,
te

quos

illis

pro-

be
ut
et

litteris

depingebas.

Bone Deus

quantum abs
Iti

servatum diligentiae;

cum

sis

mirifice antiquitatis amator, illam

transcribendo effingeres
excerpseris.

exprimeres,

ut vel

minima omnia ab

exemplari

Meo
quod
acturi.

igitur

emendare horum adiumento coepi, ut eos meliores faciam,

ubi assecuti fuerint,

non parvns

libi

sunt

gratias et habituri et

[Verona, giugno-luglio 1428].

Le

lettere

mancano

dell'
il

anno,

ma sono

senza dub-

bio del 1428, perch

Laniola nella sua dice che stanell' altra

va a Milano da un anno e mezzo e perch

Guarino nomina

la peste,

che qua e

l
altri

cominciava a
indizi,

manifestarsi a Verona; senza dir di

che

si

deducono
Cosi
si

dall' intero Epistolario.

dimo^^' l'^si^ipn/a

del codice di

Lodi an-

cora nel 1428.

Le parole del Lamola sono molto chiare e molto


gravi. Kgli attesta

che tutte

le

copie
di

che
Vorr

si

divulfja-

rono delle

tre

opere rettoriche

Cicerone

derivano
intendere

da un solo apog-rafo
forse r apografo fatto
(1)
(2)

dell' archetipo.

trarre dal Barzizza


I26v.
si

per mezzo

Cod. Ambrosiano
Sotto
il

49

inf.

f.

titolo generico

Oratorem

comprendono

tutte le (rr o-

pere rettoriche.

^44

^' SAfiBADll'l'l.

di

Cosimo Raimondi
sul

Ma

dalla nostra esposizione

ri-

sulta che gli apografi

diretti

furono
il

pi di uno. Co-

munque,
una
tratta

primo o

sui primi copisti

Lamola spande
la

sinistra luce,

mentre non resta dubbio che


Il

copia

da

lui

avrebbe ad essere esattissima.

compito
di Cice-

degli editori pertanto

delle opere rettoriche


dall'

rone mi pare che debba essere ora


cercare
quella copia del Lamola, la

una parte
si

di

quale

ricono-

scerebbe subito dalle note marginali, e


toporre a pi
nosciuti.

dall'altra di sot-

rigoroso esame gli apografi finora co-

Al primo (*) di questi due assunti hanno recentemente atteso P. Reis Studia Tulliana ad Oratorem
pertinentia (Dissert. Argentar. XII),

1907, e L. Meister

Quaestiones Tullianae

ad

libros qui inscribuntur


2.

De

ora-

tore pertinentes, Lipsiae 191


sui codici del

Presentemente poi lavora

De

oratore loh. Stroux,

come

rileviamo
(in

dal suo scritto Neues iiber Cicero de oratore


tes 1913,

Sokra-

171-176).
il

Quanto concerne
L.

primo compito,

il

prof. Charles

Durham

della Cornell

University di Ithaca

(New

York) ha trovato fortunatamente non proprio V apografo del Lamola,


toscrizione (di

ma una

copia di esso, con la sot-

mano

diversa dal copista):

Ex

emenda-

tissimo codice lohannis


.

Lamole

bottoniensis viri eruditis.

simi transcripsit hunc alesius germanus

et

ad eundem

(*)

Questo nuovo.

I.

CICERONE.
Il

145

postea entendatus est


il

(i).

copista Alessio
nel 1433

Tedesco
con

medesimo che esempl

un

Giustino

la sottoscrizione:

Ex

emendatissimo Guarini Veronensis


Alessio
autetn

exemplari transcriptus ab
fuini

Germanico anno do-

MCCCCXXXIII .post
(2).
il

ad idem exemplar

e-

mendavit Martinus Rizonus Veronensis^ ipsius


iiscipulus

Guarini

Martino Rizzoni,

maestro delle famose sorelle No-

garola, teneva cattedra di

umanismo a Verona;
al

io pro-

pendo a credere che Alessio fosse


qualit di
di tipo

suo servizio in

amanuense;

le

due

sottoscrizioni infatti

sono

uguale.

ora attendiamo la pubblicazione del nuovo aposul quale

g-rafo,

giustamente

si

fondano tante speranze.

Opere
a)

filosofiche

De

officiis

codici Ambrosiani del " de officiis


i

(*)

Anzitutto descriviamo brevemente


siani,

codici

Ambro-

che sono
1-80

in

numero

di

2^^

(3^.

CoD. Ambrosiano C 29
I fogli
(l)

inf.

membr.
sono
scritti

formano un solo corpo,


da Th. StangI
in

Vetlasi la notizia data

lUrlin.phihlog. Wochen-

schrifl 1913, 829-30.


(a)

R. Sabbadini
la

in

Musio di

antichith

classica II, 433.


r. Jstit.

() Comparve

prma volta in Rendiauli del

Lomb.

se. < leti.

^^
(3)

907 508-21.

Furono

descritti,

ma

troppo sommariamente, da A. Mai, M. TullU


1817, 225
ss.

Cieeronis sex orationum ctc, Mcdiolani


m.

SABBADINI, TtSti

latini.

IO.

146

R.

SABBADIN.

tutta

pagina e appartengono

al sec.

e pi proba-

bilmente alla
f.

prima met

dell*

XI.
con
la sottoscrizione
f.

1-48 Cicerone

De

officiis

48V M.
f.

Tullii Ciceronis de offitiis libri tres expliciunt.


feli-

49 In Lucium Catilinam incipit liber primus

citer.

Quousque tandem

f.

67

In Lutium Catilinam

liber
f.

mi
67
71

explicit feliciter.
silentii

Pro M. Marcello. Diuturni

f.

M.

Tullii Ciceronis incipit

pr

Quinto Ligario.

Novum
f.

crimen

pr rege Deio-

75 V

Pro
in

Q. Ligario explicit. Incipit

taro.

Cum

omnibus

f.

8ov conservare clementiae

tuae

(fine della p. Deiotaro).

I fogli

81-156 formano un secondo corpo, sono


al

scritti

a due colonne, e appartengono

sec.

XII.

Conten-

gono frammenti

delle Leges roma^iae Visigothorum.

Per

la descrizione cfr.

Cedex Theodosianus

instr.

G. Hanel,

Bonnae
f.

1842, p.

IX-X.
attuli

15 7v

Hanc prosam
Laudes

de moni agut hi festa

s.

Katerine (25 novembre) anno M. CC. XII. ab incarnatione domini.


claras canticorum,

coi neumi.

COD. Ambros.

Vincenzo
ficiis;
f.
I

Pinelli.

F Ha

42 SUP.
ff.

membr.

sec. XII.
il

36 e contiene

solo

Fu di De of-

titolo (di

mano un
f.

po' posteriore): Liber de

officiis

tuia Cyceronis,

35 sottoscrizione:

M.

T. C. tres

libris (sic)

de

officiis expliciiuit feliciter.

Di questo codice ho dato ampia


done
l'ortografia,
rianti, la filiazione, nella

relazione, discuten-

le omissioni, le trasposizioni, le va-

mia edizione commentata del


uscita dalla casa E.

De

officiis (p.

XX-XXXVIII),

Loe-

i.

CICERONE.

147

scher, Torino 1889,0 ora esaurita: la

seconda edizione

venuta

in luce

il

1906,

ma da

essa ho tolto, per con-

servarle meglio
sul codice

il

carattere scolastico, la dissertazione


(i).

Ambrosiano

CoD. Ambros.

140 INF. membr. sec.


(Ciceri).

Francesco Cicereio

Contiene

il

solo

XIIL Fu di De officiis

col titolo: Incipit liber

Marci

T. C. offitiorum.

f.

CoD. Ambros. D 6q inf. membr. sec. XIV-XV. f. 3V Marci il Somnium Scipionis di Cicerone
I

Tullii Ciceronis

de somno

Scipionis

expUcit.

Et nota

quod istud

est illud

tnodicum qiiod de re publica ipsius

Tullii reperitur ut asserit Petrarca de re[mediis] utriu-

sque forltune]

e.

18

et

etiam ipse idem Tulli us de hoc

d[icit] I de tulsculanis] (2)

que

infra

in

principio

(?)

ad VI
f.

(3)

cartas.
f.

3V Cicerone Paradoxa,
fato,
1

9 Tusculan. quaest.,
f.

f.

69V

De
f.

f.

75 frammenti del Timaeus,


f.

77 pr Archia,
f.

Topica,

tavola del
1

De

officiis,

93

De

officiis.

CoD. Ambros.
mani.
f.
I

94

sup. cart.

sec.

XV. Di due

Valerio Massimo

f.

108 Scriptus per

frat rem
XXII
Wientr

7 achobum de Senis tunc mini MCCCCIX (4) die prima


(i) Si

priorem Chigi e. Anno domensis marcii prope


codice R. Moilweide i
gli

occup largamente

di questo

Sludien

XXVIII,
non

1906, 263-282. Egli


f.'urcssi

attribuisce

maggior importanza
allora rimpro-

di quello che

io,

che dalla

critica tedesca fui

verato d' attribuirgliene troppa.


(2)
<3)

Cfr. Cicer.,

Tuscul.

53,

dove

cita

un

p;iso del suo

Somn.

Scip.

Corretto da VII.

(4)

Le

cifre

i'.l

furono maltxioKamente raschiate.

t48

R.

SABBADtNi.

horam ad laudem domini


nor
f.

nostri ihesu christi cui est ho-

et

gloria in secuia seculorum amen.


incipit

107 Explicit liber nonus. Decimus

de

quo

solum istud capitulum reperitur. Varr


f.

in ytalia

olim

no

Cicer.

De

officiis

f.

148V Marci Tulii Ci-

ceronis liber offitiorum explicit.

Ego

J er onimus
copisti,

Orata
como
Cic.

explevi inceptum opus.


f.
i

Dei due
(Nichil

Gia-

trascrisse dal
off. II 4),

al

127

ag-ere autem,

de

Girolamo sino

alla fine.

COD. Ambros.

91 SUP. cart.

sec.

XV.

Miscel-

laneo di varie mani.


f.
I

Rhetor.
T.

ad Heremi.
C. est

f.

6ov

Iste liber Rethori-

corum M.
emptus
ligaturam
f.

mei

Ambr os ii

de Cr iv

e 1 1 is

aBertola de Cu t i e is
et

pretio f. II ultra

aminiaturam 1431.

Adurno viro magnifico Albertus Alpherius de Albano salutem dicit et semper prosperos ad vota suc6 1 Jacobo
cessus.

Quotiens

vir

magnifice

editi

Incipit prologus libri

nuper

ab Alberto Alpherio
Caffensi

gramaticae professore in
nuncupatur. Plato
f.

civitate

qui

omnium
109
i

f.

Ogdoas

75 V Sallustio Jugurt.;
f.

98 v Invettive tra

Sallu-

stio e Cicerone;

Sinonimi ps. ciceroniani: Ab-

ditum opertum obscurum

f.

127 Leonardo Bruni


e II 1-66;
f.

De
1 f.

militia;

f.

137 Cicer.

De

officiis lib. I

Cicer. post reditum

ad pop. Quod precatus a Jove


137 inf.

189V Cicer. pr Marcello, mutila.

CoD. Ambros.
(di

membr.

sec.

XV;

f.

guardia, di

per me

Lu e

mano del sec. XV) am de Z o a Ho.

Liber

iste

emptus

I.

CICERONE.
f.

149

f.

3 Cicer.

De

offici is

f^t^w

Marci

Tullii Ciceronis

liber tertius et ultimus explicit. Manu mei J o h annis de Terrutio quondam Steffani die XVIII marcii

in Chyo.
f.

57 Cicer.

De
solo

auicitia,

f.

71V

De
120

senectute.

COD. Ambros.
Contiene
il

M
De

78 SUP.
officiis;

membr.
f.

sec. XV. Nicolaus Ma-

mei in US
f.

scripsit 1439.
14"] 4-

I22V

M. Tuia

Ciceronis de officiis liber mei

y a e o hi A n dr e e C e nni s
notarii bononiensis.

de Nordolis
liber

civis et

Mar. Tuia Ciceronis de

officiis

mei

Pauli

quondam

ser

Jacobi Andree Cennis de Nordolis


I^Oj die

civis et notarii bononiensis.

XI

aprelis.

CoD. Ambros.
f.
I

sup. cart. sec.

XV.
officiorum opus
.

Cicer.

De

officiis

f.

f.

69 Hoc

transcripsit
\.

Antonius de G r at ap alii s
Cati.,

70 Sallustio
clementia

favente

1453

die

f. 131 Divina 94 Jugirt. novembris lugurtae

XX
f.

necnan Salustii opus per

me presbyterum Anthonium
est.

Gratapaliam
f.

transcriptum
senectute

132 Cicer.

De

152V Hic

liber

de

se-

nectute expletus est per


t

me

Anthonium

de Gr a-

a p alii 5 in terciarum die decimo mensis octobris an-

MCCCCLXX dum essem in scolis magistri Lodovica de Oppizonibus. Estque mei Anthonii
no

de
f.

Gr atapaliis
156 Cicer.

in Castrono} {--

Castronovato

?)

De

amicitia

f.

182: 1469. lulii.

Hoc

opus Tuia de amicitia expletum fuit per


i

me Anton ium
scola
ma/bistri

r a

ap al l i i s dum

essem

in

150

R.

SABBADINI.

/.

o
f.

(i

o V

e i

de

pp

zon

b u s
195:

de

T a r d o n a,
me AntJiosec.

184 Cicer.

Paradox a

f.

/^6p septembris die

023. Explitiimt

Par adosa

Stoycorum per
.

iim

de G r at a p a l i i s COD. Ambros. C 229 INF. membr.

XV. Fu
(m.

dell'

Arcivescovo milanese Francesco Pizolpasso


IV lucipiuut capitula primi libri de

1443)f.

officiis S.

Am-

brosii Archiepiscopi inediolaiiensis.


f.

65 Rubrica libri officiorum

M.

T.

Ciceronis.
liber primiis in-

f.

67 V

M. Tuia
T.

Ciceronis de

offitiis

cipit.
f.
1

9V M.

Ciceronis

Tusciilanarum

quaestionum

liber incipit.
f.

186 Marci Tullii

Ciceronis

ad Brutiim paradoxa

incipiunt feliciter.
f.

192 Afarci Tuia Ciceronis de senectute liber incipit

feliciter.
f.

204 M.
217

T. Ciceronis

de amicitia liber incipit feliciter.

f.

Versus duodecim sapientum... Hic iacet Arpinas

manibus tumulatus amici


CoD. Ambros.
(di

f.

218 Hic plus sole micat

cruciatus propter honestum.

37 inf.
del sec.

membr.

sec.

XV;

f.

guardia, di

mano

XV)

Iste liber est conven-

tus

fratrum sancte Marie Coronate Mediolani observan-

tium sancii Augustti congregationis Lombardie.


mero.
f.

De nu78V

Cicer.
f.

De

officiis,

f.

64

De

senectute,

De
f.
i

amicitia,

96 Paradoxa.

CoD. Ambros.

157 sup.

membr.

sec.

XV;

I.

CICERONE.

151

(di gfuardia) Iste liber

Ttilii Ciceroitis

de

offitiis est

la-

cobi

Malumre
il

qui mutuo illum dedit Magistro


X** ianuarii

Bario! omeo
Contiene

Ver ortensi die solo De officiis,

anni 14^1*

COD. Ambros.
(di gfuardia,

83 SUP. del sec.

membr.

sec.

XV;

f.

di

mano

XV)

Iste liber est

mona-

sterii sancte

Marie

Coi'onate Mediolani siti in porta Co-

mana

foris (cambia

mano) cbserrantium fratrum


coigregationis Lombardie.
altra

ere-

mitarum sanati Augustini


numero;
f.

De

iv

(di g-uardia,

mano

del sec.

XV)

Martinus rhetoricus glosator. Questo Martino ha

scritto

numerose
f.
I

f.

fmo al f. 16, poi pi raramente. ad Herenn.; f. 76 Cicerone Paradoxa^ De officiis, f. 196 Somnium 87 V De amicitia,
jt^losse

Rhetorica

f.

Scipionis,

f.

20 IV

De

fato,

f.

214

De

senectute.

CoD. Ambros.
f.
I

67 sup. membr. sec.

XV.
e-

Cicerone

De

officiis

f.

31V Traductus ab
u n
i

xemplari insignis orai or is


e te.

d.

Gu

f o rt
'^

Barzizii

per me

Bar tholomeuni
etc.

de

V ice co-

mi tibus

clericum
etc.

ac litterarum apostolicarum abf.

breviaior em

die sabbati;

24 v Incidunt saepe muloff.

tae causae quae conturbant Kde


^''in.ile:

Ili 40),
utile

nota marsii

Sicut aliquid tempore videtur


'il

cum non
sit

aliquid videatur esse turpe

cum non

tem-

pore.
f.

Guin ifo rtu s


32 Cicer.

De amia ini. Y 63 srr. mombr. sec. XV. )e senectute, f icerone De officiis., 114 De amicitia, Somnium Sctpionis, 145V Para-'
CoD. Ambros.
.

f.

]'

>

f,

doxa.

152

ft.

SABBADINI.

f.

111-113 Epigrammi umanistici.

COD. Ambros.

15 INF.

membr.
di

sec.

XIV.
f.
i

due

colonne, eleg-antissimo.

Fu

di

Francesco Cicereio (Ciceri).


Cicerone:
f.

Contiene
ficiis;
f.

le

seguenti opere
f.

32 TuscuL;

73
f.

De
f.

nat. deor.;

io2v
f.

De De

ofes-

sentia

mundi (Timaeus);
f.

io6v

amie;

12 iv
f.

legibus;

162

De De

divinat.;

De senect.; 144 De fato;


f.

f.

De 147V De
113V
et

finibus

198 Marci Tulii deeliber

ronis de fviibus bonorum et

malorum

quintus

ultimus

explicit.

Marcus

de Rapii anelli s

scripsit.

Del codice e del copista s' discorso sopra, p. 93-96. Domini Bartholomei Cascioti epitoma supra f. 31V
Tusculanas questiones: Despicit hic p
perfertque dolorem Inde
et
t

e r

aegros

m u s mortem: secundus agens: animos Mitigati et quartus morbos


r
i

effulminat omnes: Efficit at

(i)

quintus

sola virtute

beatos.

CoD. Ambros.
parte cart.
f.
I

105 sup. sec.

XV,

parte

membr.

Cicerone

De

amicit.,

f.

27

De

officiis.

CoD. Ambros.
Contiene
il

F
De

38 sup. cart. sec.


officiis.

XV.
XV.

solo

CoD. Ambros.
Contiene
il

Q
De

78 sup. cart. sec.


officiis.

solo

CoD. Ambros.
Contiene
il

R
De

sup.

membr.

sec.

XV.
XV.
f.

solo

officiis.

CoD. Ambros. S 25 sup. membr.


Contiene
il

sec.

solo

De

officiis,

che
(III

finisce al
121).

107V

con

le parole: erunt recipiendi

(i) Corr.

da

tit.

I.

CICERONE.

153

CoD. A^rBROS. C 76 sup. membr.


Contiene solo
Tullii
f.
I

sec.

XV.
liber

il

De

officiis

f.

44V Explicit

de

officiis.

J o a n n i s de

Lan

t e

i i s.

Al

c' lo

stemma

del Lantieri con le

iniziali

del no-

me IO.
COD. Ambros.
f.

86 SUP. membr. sec.

XV.

IV

/;/

libro Hestcr.

Rex tnaximus Artaxerses ab India usque Ethyopiam


ctpitum viginti septem provintiarum prijicipibus et ducibus

qui eius imperio stibiacent salutem plurimam


plurimis gentibus

dicit.

Cum

impararem

(sic).

Seguono cinque opere


gre, eccetto
il

filosofiche di Cicerone, intedi cui

De

officiis,

mancano

primi

Il
f.

3 iudicium

utrumque.

I fogli

furono turbati e

le iniziali

miniate manomesse.
8-47V.
3.

6-7. 5.

48-108

De

officiis.

f.

136V-161V. 4
4.

De

seftectute.

f.

162-173V Paradox a.

f.

109-136

\.

173V-180

De amicitia. Somnium Scipioiiis.


di Brera.

Ai codici Ambrosiani ne aggiungiamo uno

CoD. Braidense
Contiene Cicerone
ctute;

AF IX
De

65 cart. sec.

XV.
De
seneps.

officii;

De

amicitia;
i

Paradoxa; Somnium Scipionis, e

Synonyma
tempus

ciceroniani.
f.

144

(ps. Catilinaria)

Non

est amplius

ocii

P. C.
f.

(la

145V
158
i

risposta)

511

subtiliter a cin umvit-intbus

f.

Dittonghi di Guarino.

154

K-

SABBADINI.

Com' noto,
cordo
in

codici del

De

officiis

vanno

tutti d'ac-

certe

interpolazioni, in

certe

trasposizioni,
essi

in certi errori;

donde

si

deduce con sicurezza che

risalgono a un unico e

comune

archetipo,

il

quale do-

veva essere
poich gi

costituito sin dal sec. Ili dell'era volgare,


in

Lattanzio Inst. div.

VI
off.

6,

26 comparisce
16).

l'interpolazione aut Aristides {De


tradizione di quell'archetipo
l'una chiamata X, l'altra Z.
si

Ili

Ma

la

divise in

due

correnti,

I codici finora conosciuti della classe

X sono:
I;
il

il

co-

dice Harleian (del

Museo
1,

Britannico) 2716, sec.


col Graevianus
il

IX-X
cod.

(=

Z), mutilo,

identificato

Vatic. Palatino

153

sec.

XIII-XIV (=
e).

/);

codice

Bernensis 104 sec. XIII

(=
i

Si

aggiunga V Augu(1).

stanus deU' Anemoecius, ora perduto

Assai pi numerosi sono


i

codici della classe Z.

Tra

pi antichi

vanno

ricordati

due frammenti

parigini:

cod. Parig.

lat.

6347, sec. VIII-IX,


1

con un solo qua10403, sec. IX-X,


(3).

derno

(II 72-III

1) (2);

cod. Parig.

lat.

con due
(-- V),

soli fogli (I

133-140; II

19-25)

Seguono

in ordine di
il

tempo:
lat.

il

Voss. di Leida

71, sec.

IX-X
il

Parig.

6601, sec.

IX-X (=

P)

(4),

Ber-

(i) Cfr. E.

Popp,

Erlangae 1883; Id.

De Cicer. de off. librorum cod. Berti. 104, Diss. De Cicer. de off', librorum cod. Paint. 1531. Progr.
1,

Erlangen 1886.
(2)

E. Chatelain in Revue de philo logie V, 188


I.

135-136.

(3)
(4)

Klein

in

Rheinisch. Mus.
Cicer. de
off',

XXII,
librorum

1867, 429-432.
cod.

E. Popp,

De

Voss.

Q 7/

el Paris.

6601. Progr. Hof 1893.

f.

CICERONE.
b),. il

155

nens. 391, sec.

IX-X (=

Bamberg. M.

v. i,
I,

sec.

X
il

(=

B), rHerbipolitanus (Wiirzburg-)

Mp.

f.

sec.

X;

Bern. 514, sec.

X
il

(=

a),

l'Ambrosiano
2682,
v.

sec.
soli
il

X-XI
primi

(== A),
libri)

Harleian

(i), il

Bamberg. M.

C 29 inf. sec. XI (coi due 2, sec. XII (= [3),


(2).

Berolin.

lat.

fol.

252 sec. XII

(= E)

Tutti questi codici

possono riguardarsi
da collocare

in

maggior
impuri,

o minor misura come rappresentanti puri della classe


Z, air infuori di a, che
tra gli

perch largamente inquinato da interpolazioni.

Su

A
b
fii

regna invece molta incertezza,


che
sia copiato

sembrando ad alcuni
che tanto
(3)

da

b,

ad

altri

A
(4).

quanto

derivino dal

medesimo esemplare

e inclinando

nalmente taluno a tener


critici

in

gran conto

Affinch

abbiano migliori elementi

di giudizio,

recher la

collazione di

nel Hb.

I,

non pero integralmente, bens

solo in quelle lezioni nelle quali la


fu rorretta sia

mano

del copista
altri.

da

lui

stesso sia posteriormente da

alter // (corr.

in altera

2);

discendum

Z,

ma
A.

in

./

1*

pare ritoccato.

vindicare corr. in vendicare A.

3
i?t

fere

se] se

om.
illis]

Ab
corr.

{fifter^
i

Iheopharasti

corr. in

Theophrasti

priits

ex cotr. A.

5.

philosophorum]

so suferscr.
rorr.

A; iudicans aut
peripatheticoriun

ex iudicans au A.

penDritlitironiin

i'

fr.

Phitologus

LIV, 1895,

17/.

^7)

Su

alcuni di questi codici in generale, vedi rediiionc del

De

of-

ficiis,

curata da T. Schiche, Lipsiac, Freytag 1885.


l'opp,

(3)

De

Licer, de
in

off.

lihr.

cod.

\'oss.

Q //
in
I

et Paris,

660/ 24.
,

(4)

R. Mollweide

Wiener Studien
inesattezza:
i i

XXVII,
.1

1905, 36,

dove

bisoin

gna

rettificare qu.ilcbe

p. 44:
neiliu.t

77 legge
|)rin)a

lingue
era

r.-u.ura;

p.

60:

in

ITI

l'^k'ijc

in

ra.snr.i;

critto

/.tn.nt

156

R.

SABBADINI.

A; phyrronis
7

corr. in phyrrhonis
in om.

A; dilectum
2);

b (delectum

Al).

quibus
2);

in]

b {add.

omnis

partis

(omnes partes
corr. in
utilitas]

modi

sunt] sunt om.

b (add.

2).

catorthuma

catorthoma A.
utilitatis

iucunditatemque corr. in ioc

A; cum enim
s

(utilitas

2).

io
b.

honestius] post,

ex corr. A.

11

procreata sunt A, procreata sint

12

vi]

ut

^ (vi

2);

conciliet

b; orationis

ex rationis corr. A; obiri corr. in obediri A; coniugi ex animai pulchritudinem] ex an- pulcrit- corr. A.

coniungi A.

14

15
\\\\

reluti corr. in velut

A; atque ex utque A;
sibi

corr. A.

16

quisque super scr.


iis

A.

17

res] s superscr.

ex suis corr. A; in ex timere


corr. A.

b; tt

or-

dinem A.
agendis

18

hisque A; temere

19 gerendis]

b (gerendis in

marg. A); intermissione

agitatione in agitatio corr.

A;

cogitationis

A Z X{etiam
b,

b (intermissio ^4 2);

A); cogitacionisque
(?)

A
A;

b (cognicionisque

A
si

2).

21
A
2).

e
2.

quo

si

quis
nati

quo

si

quis A,

e (in ras.)

quo plus

quis

22
A.

solum corr. in solum nati


accipiendo

vindicat corr. in vendicat

A; accipendo

corr. in

A; de-

vincere

b (devincire

23

imitare

(imitari

2); facit in

quempiam

corr. in in

quempiam

facit

24
m

ecupiverunt

(=

est cu-

pivcrunt) corr. in ecupiverunt A.

26 autem superscr. A; principatum


ex corr.) A.

ex principitum corr. A; maxumis {poster,

28 deserenb (quo2); an-

dique

(s

ex corr.)

(deferendique

a)',

aut superscr. b; inimictias corr.

in iniraicitias

A; desertos
A),

esse] esse superscr. A.


e.

29 quando A
(cui

niam superscr.
tepone
f

quoniam

b (anteponere

2).

cui quod A b 33 et nimis]


2).

quidem

et superscr.

A; fabium]

ex corr.

A;

finis

A
b,

b (fines

35

chorintum corr. in chorinthum


ex legioriem

36 A. 37
A.

imperator ex corr. (ator superscr.) A; legionem

proelium

prelium A; lenitate ex lenitatem corr.

A;

mitiga-

tam
hoc

(?)

in mitigante corr.

A;

indicant corr. in indicant hoc

(indicant

pY,

quid ex qui corr. A.

A;

38 omnino ex omni corr. A;


erat

cum

||||

inimicis

A; reddendis

||||

illa

A A

b (hera

A 2)\

ferat ex ioxaX. corr.

A;

virtute ex corr.
2).

A; quorumve

(quorum
(aut

A
A;

39

bello punico A.

41

autem

A 2); virtute A (?) b (virtuti A 2), aut b; aut ex ut corr.


A;
A;
ipsis

fraus ex fraus corr. A.


ipsis

42
b,

obsit ex corr.

quibus ex quiex offio corr.

bus
A.

corr.

A; quam]quem

quod ex

corr.

officio

44

suppeditari corr. in subp- A.

45

benificientia corr. in benef-

1.

CICERONE.
2);

157

/;

dilectus

b (delectus

ante ex

ame

corr.

A;

ut siiperscr.

A;

habebunt] fost. b ex corr. A.


'X virtutis corr.
ion]
t

46

hac] in ac corr.
b.

a, ac e; virtutes

A; potius A, superscr.

47 non

superscr. A; ut
liberalitatis ex\\b,

no ex corr. A.

48
licet]
e) ;

provocati] pr ex corr.

A;

bertatis corr.

A; non

non ex corr. A.
qui in

49

dilectus

delectui
{rv

ex corr.

(delectus

maximo
b,

b,

quin maximo

ra

ex

corr.y, spectant

b (spernant in marg.

aliter

spernant in marg. A,
51
ac ex corr.
nichil
(?)

dein corr. in sperant).


.

50 quod superscr. A.
comiter corr. in
proprior

/;

ut que] ex corr. ut

A;

corniti

A;

hominus
coUatio

corr. in nichil

ominus A.
2).

53
2);

b (propior

2);

b (colligatio

A
b

54
.-/,

natura corr. in nature A; sequntur corr. in se-

quuntur A; tamquam
56 aequa

ex quasi corr. 3; sanguis


ac ex at

^ (sanguinis Al).

(aeque

A; pythagoras ex pytagA; istorum


b (vita
./

detestabilior ex detestatilior (?) corr.

corr. in
2).

57 historum A.
A.

58 proximi A, proxumi b; vitam


superscr. A; vicinum]
2
e).

A
b

59

quam

aut]

ic

ex corr. A; ducendoque
b,

(demendoque

A
62

61
A A
cellet

salmacida corr. in salmaci da A; et

superscr. A; marta-

thone

b {post, a ex corr. A); platheis b (probe

b; thermophilis

Ab.

proba
ex
III

2).

64
^;
est

ut quisque]

ut superscr.

A;
vite

excellet b^

A.

66 perturbationi ex -ne corr. A; cum

b
-<4;

(tuni

rite

2).

67

posteriore est Causa corr. in posteriore Causa

ver-

sant (?) corr. in versatur


est

(sed dein del.),


si

superscr.

b.

68 enim
liberalita-

A, est superscr. b;
^.i

si

non

./,

//

2;

si

habeas om.
affert

A;

triii.jua^jris

libcrtat-

corr. A.

69
sit]

affert

cum A,
A;

tum

A
-ti

e; in

iiMiiiiulli

A.

70 ne

cui] e superscr.

libertate ex

corr.

A;
ex-

fructuo.si<;r

ex fructuosorum corr. A; gerendas] da ex corr. A.

71

cellentij

cn superscr.

A;

nulla

sit

add.

2.

./.

72 his in ras. A;

abiecta] abiec in ras.


efficicnda

A: philosophis ex philophis
-rat

p; considcret ex

A.

74 id

73

efficicndi

A,

in] in

superscr. //; eaque


corr.

A
A;
./;

{He.)
in

75
i
e)\

iolutru8 corr. in

ili-

A; servantur ex servartur

qaolOipse A; adiutum superscr. A.

76 imperium ^^ inp- corr.


<-/

lacedacmonii.s putatur

b (lac- dilatatum putatur

2,

dilatatum laccorr.

putatur
tn
i-

liburgi corr. in ligurgi A, ligurgi b; causas ipsas

e- j1.

77

laudi corr. in lingue


ili-

A; otium

corr. in

odium A.

79 inlata eorr. in
pere
e);

A. 81

precipere corr.

in pcrcipcrc
?).

(perci-

Dee quid committere

(nec committere ^

82 roagnia viri

$H
A, magni
fugere
tus in
-

R.

SABBADlNi.

viri

/>.

84 peloponnesiaco ex peloponnes iaco A; sed

non posse in marg. A; quam


corr.

-tis

J; quantoque maximus

A A

b (per quain ./
<^

2);

cleombro-

(quantoquc

(J.

maximus

2);

cunctando ex cuntando corr. A.


corr. A.

85

2;

perniciosissimam ex perniciossimam

86 in nostra ex corr. A.
,

88

animadversio ex animi ad-

versio corr. A; puniet

ueniet corr. in punit

(punit

a).

89 autemj
A
2).

a ex corr. A; datam siiperscr.

A.

90 etfrcnatos
liberalitati
(?)

(effr-

--

91 parata
et|I|ratione

sit

b (parata sint

ex -te corr. A.

A',

delirare corr.
discriptio

ex deiurare

A.

2);

94
h

superscr. A.

96
A

95 pulchritudoj

A
A

h (descriptio

A
(r

quoddam] dam su-

perscr. A;
A.

alludili

buie A; consentaneum ex conset- A; liberali ex corr.


b

97
A B
(?)

decore
b

(decoro

2);

at

|||

atreo

superscr.)

A; reliquab,

rum

(reliquorum

bus cum
pitur

vi

(vi superscr.)

invitur

98 quibus cum A. 99 perspicitur


e).

vi vivilur

qui-

corr. ex perci-

A.

lOi fugiendumque
corr. A.

b,

fugiendum

;que

add.)
valit-

A.
corr.

A.

104

remisso ex remissio

106 valetudinem ex
si

for-

109 fraudis ex fraudes corr. A;


A, qui quidvis
in studii
b)

quidvis

/;,

quic quid vis (quic in ras.)

e;

perpecianturj peci ex corr. A.

110 studia {corr.


2
a).

nostri regula

b (studia nostra regula

112

sitan
III

vitio

A.

113
A.

sui habeat corr. in habeat sui A;

eaque ex ea reve
corr. in

A;

est ex corr.
erit

114 memini ex nemini corr. A; aesopus


in

aesophus A;
tes

corr.

erunt A.

115 nobilitatem corr.

m nobilitaA; maxime

A;

divitias

corr. in divitiae

A.
(?)

A
b

116

f.

corr. in filius

in to

b.

118 satu ex statu

corr.

A; viam ex corr. A.
ornati

119
corr.

ra-

rum
quo

ex rerum corr. A)

re ornata v- e-

(re

e);

vite

cursum

sequi vellent ex
b;

s- vellent

corr.

A.

120

quoniam ex

inmortali]
corr.

inmo ex

corr.

A; institutorumque ex institutumque
in censeant
b
2
b;

coi'r.

A; censeant

in censent A^ censant corr.

precidere]
<5

cid ex corr. A.
et ante

7t

121 vitia sint imitanda

(vitias

nti manda

i);

impium]

ras A, sed

b.

122

quoniam] quo

b (quia

2);

probatissimos ex probant- corr. A; iucunditati] iucun ex corr. A; nolint

b (velint

2,

volent
(?)

e).

123 autem etiam] etiam superscr. A;

li-

bidinum ex lubid126

corr. A.
(us

124 peregrinorum]

in

ex corr. A.
(dein est

difficilibus] difficilius

ex corr. A)

e;

est sed
s

del.)',

videatur

A B
est

b (videtur

2).

127 omnes]
2

ex corr. A; turpe ex abor-

non turpe

A B

b (non turpe est

2).

128 abhorret

I.

CICERONE.

159
(j/^rj<:r.) disciplina

ret corr.

A.

129 habet ex (x in ras.) vetere

130 A. 132

est

munditia est corr. in rnunditia est A.


quae] quoniam

131 fiant ex corr.

corr. in o- a n-

A\

facetiis

ex corr.) enim est

(est

X, continetur
(cetarii

in

ea

133 a natura omnino 139 omanda {prius n mperscr.) dignitas A. 142 continentur ea Z A. 150 A b A ut modestia super
A
b (quae

e).

corr. ex factiis A.

2;

scr.

cetari

2);

quoqui

b\

fa|||rtores

A\ unguentarios ex ug- corr. A;


bis,

talarium ex talianim corr. A.


vita .mperscr.

152 exposituni

dein corr. A.

153

J; greci

(i

superscr.) phronesim

{in f/iarg. phronesis);

humanarum
A.

corr. ex

hunarum A; inchoata ex incoata


(?)

corr.

A.

154

perspicienda ex conspin ras


raret
lere
liber
?)

corr. A. 157

agendi|||congregandique (grega

158 quae om.


(?)

b (.ntperscr.

2);

natura|||||||| desidef7</</.

A\

vellet ex corr.

^.

2;

160 officiorum] rum

2 (?); excel-

J, excellere videatur

debeantur] a ex corr. A.

101 Explicit

primus Ciceronis de
b.

ofGciis.

Incipit liber secundus feliciter

A,

otti.

in la e.

Cresciute in
tra

tal

modo notevolmente
molto anche

le

coincidenze

e \n lezioni che sono peculiari a essi due, pardi

rebbe cresciuta

la probabilit

che l'uno

sia copiato dall' altro, anzich

entrambi dal medesimo


di

esemplare.

Ne

vi

si

opporrebbero ragioni

tempo,

perch
di
tr'

posteriore forse di un

secolo, n ragioni
d'ol-

luogo, perch parimente

proviene da paesi

Alpe.

E potremmo

inoltre ritenere

che

A fosse

stato

copiato da dopoch questo era stato corretto; infatti

coincidono
nant; 54

e z in alcune lezioni
est;

46 potius; 49 sperest;

tamquam; 67
;

68 enim

121
11

vitia sint

imitanda.

Rimangono per
:

differenze:

procreata

sunt A, pr- sint


//,

18 hisque A, iisque ; 58

proximi

proxumi

82

nec quid committere A,


.

nec com-

mittere ; 88 ueniet A, puniet


^

Chi esaminer meglio

giunger forse a conclusioni sicure.

io

R.

SABBADII^f.

Nelle correzioni

ravvisiamo alcune conget/nst. or.

ture: 77 lingue (desunta


24); ib.

da Quintiliano
Q.;

XI

i,

odium; 84 quantoque

142

continetur in ea;

160 excellere videatur.

Ma
con
46

pi interessanti sono

contatti 6\

A
^;

coi codici

della classe X.

Con

p: 37 indicant hoc; 73 efficienda;

L
ac;

e:

62 probe; 109 qui quidvis; con

29 quoniam;

49 delectus; 59

demendoque; 69

affert

tum; 76

dilatatum; 81 percipere; 97 reliquorum;

119 re ornati;

132 quae.
Tali accordi con lezioni della classe

Xn

testi della
li

classe

rimontano a tempo anteriore, poich gi


estratti di

osserviamo negli
vati nel

prete

Hadoardus conser-

cod. Vatic.
di

Regin.

1762 del sec.

IX

(i).

Il

codice

Hadoardus

=K
i

appartiene indubbiamente
seguenti
e,

alla classe Z,

ma

mostra

contatti

con

la

classe

X:

29 quoniam

quando Z;

121

impium

K L p,
5

vitium

e;

126 turpem

KL

e,

formam Z; 128

nominibus ac
expetunt

K X,

om. Z; 155 caritatem

K B

X,

utilita-

tem Z; 157 cogitandique

K
**

X, congregandique Z; II
b;

K X,

expetant H, expectant

66 toga

K X,

tota Z.

Non

senza utilit

accompagnare ancora un poco


i

le coincidenze tra

Xe

rappresentanti

impuri di Z,
dei co-

al quale

scopo riporter una scelta


che a eccezione di

di lezioni

dici milanesi,

sono

tutti

discen-

denti impuri della classe Z; e

a essi aggiunger tre

delle pi antiche edizioni, parimente di origine impura:


(i) P.

Schwenke

in Philologus

Supplmb. V, 1889, 399; 561-571.

I.

CiCERONE.
(in

l6l

la

Maguntina del 1465


I

Ambrosiana

^52
(i).

sup.), la

Romana

del 1469 e la Milanese del

1476

75 vere se adiutum

Themistoclem
I

Z, vere adiuvit

Themistoclem X,
Xy

M y8;
(2),

M y8;
140,

97 sed ut

tum

Z,

sed tum

II

69 gratiam autem et qui retulerit habere

om. Z, gratiam autem et qui reddiderit (reddidit)

habere

42,

M /8,

86; III 113

iuratos

ad

senatum
Py iuratos

in castra Z, iuratos
f,

ad senatum misit Hanni-

bal se in castra

iuratos ad

senatum missos
in castra
i

in castra

ad senatum misit Hannibal

in castra

^8y

86, iuratos missos

ad senatum

42.

Quest'ultimo passo mostra che


classe

codici puri della


le

omettono

concordemente alcune parole,


classe

quali hirono dai codici della

sostituite

non
un

concordemente, perch uno ha misit Hannibal


altro missos: la classe

se,

X perci

le

ha desunte non per

via diplomatica,

ma

per via congetturale.


i

per con-

gettura
classe

possiamo credere che


abbiano trovato

codici

impuri della

le sostituzioni misit

Hannibal

e missos, anzich le abbiano tratte dalla classe X. Cosi


in I

115,

dove

XZ

leggono
p. e.

nobilitatemi alcuni codici

impuri della classe Z,

42 e

78,
III

hanno emen114 Z legge


uno

dato congetturalmente
(

nobilitatesi in

I )

Lo

stesso valga per altri codici impuri della classe Z, per es.

Nizzardo del sec.


IDI);

XH

(C.

Beldame

in

Kevut de pkilologieV, 1881, 85sec.


.
.

uno Mantovano e otto Veneziani del

XV
.

(A. Gncsotto in
in Padcr'a XV^III,

Atti e memcrie dilla r. Accademia di sciente

1902, diup.

e IV; e

XX,

1904, disp.

Ili

e IV).
rcfcii haori
I

(2) Cfr. Ciccr. /.

Piane. 68 gratiam autem et qui


rcfert

n
3).

ijui

babet in eo ipM> quo<i hahct


ft.

(citato

anche da Gellio

4,

lABBADUfl, Tati latinu

11.

l6i

R.

SABBDINT.

abarscnte,

ma
86,
i

codici impuri della classe Z,

come

M
F
il

78,

hanno
quali

corretto a

Varrone

[et

Varrone

86); in I

XZ

danno ad discendum, ma molti

codici

impuri di Z,

37,

157,

83,

67,

38,

63 e le edizioni del 1469 e del 1476, hanno emenII 4

dato ad dicendum. In
codice impuro

X reca molestias, Z lo omette;


ma
X,
in
il

86 della classe Z d molestias:


l'abbia desunto da

non

necessario pensare che

perch cosi esso come

X
13),

lo

possono aver veduto

Nonio Marcello,

alla

guisa stessa che Hadoardus o


II

suo antigrafo trasse due lezioni da Lattanzio;


oblectatio K^ Lact. (III
sive oblectatio

si

X Z;

ib,^\

vero ratio K,

Lact., sive ratio

X Z.
e,

Il

quale Hadoardus

offre dall'altra parte

emendamenti
enim
e,

ch'egli o

ha comuni

con

altri

codici: I 62

om. relL; 63 et
relL;

e,

om. relL; 132 quae

K
139

quoniam
K,

o che compari-

scono per
In

la

prima volta presso

di lui:

151

legibus

K, e quibus

Z;

fit

sit

Z, est L.

presenta tum ex utilibus quid utilius aut


utile,

quid maxime

parole omesse da Z;

ma buona

parte

dei rappresentanti impuri di

quid
78,

utilius aut
15,

quid

Z hanno ivi: tum ex utilibus maxime utile, p. e. D 69, F 63, M


2
'

86 (T 105 la

mano); tum ex utilibus quid

utilius aut
utilius

quid maxime inutile


utile

2 2g, 2*

mano; tum quid

quid maxime

cod.Bradense, 2* mano; aut ex


aut quid

duobus utilibus quid

utilius

maxime utile Q
ci

76.

Anche
i

qui la variet

dei supplementi

avverte che

codici impuri della classe

Z
i

li

hanno

trovati

da

se,

come da

se

li

hanno

trovati

codici

della

classe

X;

che se ammettessimo una

filtrazione diretta della classe

I.

CICEiONK.

163

in Z,

non sapremmo come spiegare che tante Z non siano


il

altre

lacune nella classe

state colmate.

C
chiaro

poi un luogo
il

quale pone

mirabilmente in

procedimento tenuto tanto da

quanto dai

codici impuri di

Z nel colmare
?

le lacune: in II 89

legge quid tertium


i

male pascere;

Z omette

il

passo;

codici impuri della classe Z, a cominciare dal sec.

per la maggior parte, e


a

XH tutti quelli del sec. XIV e XV


che ne
discendono, recano
:

me

noti e

le edizioni

quid tertium? bene

vestire.

Senza dubbio
questo

la lezione di

X
VI

la vera, perch essa confermata


praef. 5:

da Columella
rimasta
ricorsi

ma appunto
la

ci

ammonisce che
a

da Columella
con
la lacuna,

ha desunta
i

dovech Z

codici

impuri di Z sono

una congettura mal

riuscita.

Da

ci vorrei

conchiudere che una vera tradizione

diplomatica rappresentata solo dai codici puri della


classe Z,
i

quali

vanno
quali

tra loro

sostanzialmente d'ac-

cordo;

r accordo

invece
i

assai

minore

tra

codici

della classe

X,

rimontano anch'

essi

a un ar-

chetipo comune,
e oltrech
i

ma

senza riprodurlo scrupolosamente

singoli individui

aumentano

il

patrimonio

delle interpolazioni, siamo indotti a ritenere che le lezioni peculiari di tanti siano per

X e comuni ai tre suoi rappresenbuona parte non tanto nate da una


il
1*

fonte diplomatica, quanto siano state o racimolate in


altri testi

o trovate per congettura:


punti

che non esclude


archetipo meglio

che

in

molti

X
la

abbia

letto

di Z. In
(i

ogni

modo

base del testo del


Z,
coi

De

officiis

sembra deva essere

suoi codici

puri;

dove

104

K-

"^ABBADlflt.

esso

ci

vien meno, ricorreremo o alle congetture dei


e
agli

suoi codici impuri o alle lezioni

emendamenti

spesso
nostre.

felici

di

o alle

congetture di

Hadoardus e

***

Cos scrivevo nel


filtrazione di in parte

1907,

nei codici

negando recisamente ogni impuri di Z. Ma mi devo


la

ricredere,

dopo

letta

dissertazione

di C.

Marchesi Un

nuovo codice del de officiis di Cicerone (in


r.
Istit.

Memorie
212).

del
si

Lomb.

se.

leti.

XXII,

191
il

1,

187-

Qui

dimostra inconfutabilmente che


(cod. di

Petrarca

possedeva nel suo esemplare

Troyes552) del

De

off,
:

una vera
r uno
ci

e propria edizione compilata su

due

codici

della classe

X,

l'

altro

della

classe Z.

Questo
ora
dici

obbliga ad ammettere una filtrazione ora pi


larga, ora diretta ora indiretta, di

meno

X nei co-

impuri di

(i).

codici Trivulziani del de officiis

C^).

Ai
lanesi

codici del

De
i

off.

delle biblioteche pubbliche mi-

aggiungo

tre della biblioteca Trivulziana, pri-

vata:

ma

cosi signorilmente resa accessibile agli stu-

diosi dal Principe.

(i)

Nei codici impuri


del

della classe

la filtrazione di

d' ordinario

indiretta; nel testo

Petrarca

invece diretta, perch

ad

es. vi

si

legge intero
si

il

I 40 dei codici X, che in nessuno dei codici impuri


si

finora trovato e che mai forse


(*)

trover.
:

Comparve

la

prima volta

col

titolo

/ codici

Trivtilziani

del de

off.

di Cicerojie, Milano

1908, p. 1-14.

I.

CICERONE.

165

Comincio dal descriverli brevemente.


Cod. Trivulziano 769 membr. sec. XT-XJI,
tutto di

una mano.
stro
f.

Iniziali miniate; la

prima

raffi g^ura

un mae-

che
1.

fa lezione a
T. Cicerofiis

uno
de
f.

scolare.
officiis

M.

libey

primus

incipit.

Quamquam
letabere.
f.

te

marce

||

44V monimentis preceptisque


de
officiis liber explicit.

M.

T, Ciceranis

44V (anepi^afo). Quoniam

in

hoc

libro

Herenni

||

f.

48V. Elegantia est

que

facit ut
Il

unum quodque
seguito

pure

(Cornific.

Ad

Hemii. TV, 1-17.

manca per
liber est

caduta
f.
I

di fogli).

di guardia, di

mano

del sec.

XVI: Hic

Alexa presbyteri Romani.


Cod. Trivulziano 661 membr. sec.
di

XV,

tutto di

mano

Girolamo Donato.
Sull'i

ntemo
M.

del cartone anteriore, di

mano

del sec.

XV;
f,
1

Petti Archiepiscopi Cretensis.


T. Ciceronis officiorum

primus

incipit.

Quanle-

quam

te

Marce

||

f.

iiov monimentis preceptisque

tabere.

M.

T. Ciceronis officiorum liber tercius finii.


pofitificatus

Compievi anno III

Johannis pape XXIII

(=1412), XIIII

kal. augtistas P. {i)

Hieronimus Donatus

patricius. Rivoalti.
f.

Ili
Il

M.

Cicero Decio Bruto sa. d.

Lamia uno om-

nium
17

in petitione iuveris.

Vale

(Cicer.

Ad fam.,
Ad favi.,

XI,

^2).
ii

guardia. Estratti da Cicerone


T

I,

9,

,.

fi.

\'....\.,

\i..

...... 11...

p,,^.u, ,..,..

dicuntur

I'

/.

fu

.imjituitM

j)M

jrriormfiitr imi

.titm

Mi< tin

ir.

i) Varianti: txtart invece di excilari; suadias invece \ pirs%Mdtat.

l66

R.

SABBADINI.

tolenarii qui

portum obscidentes omnia sciscitarentur


accipiant. N. Marcellus (p.
et

ut

ex eo vectigal
esse terrarum.

24 M.):
portitofa-

Nolo enim eundem populum imperatorem

rem

Optimum autem
>.

et in privatis

miliis et in re p. vectigal

duco esse parsimoniam. M.

T. Cicero libro IIII de re p.


f.

HIV

(di

mano

diversa dal copista). Silvius Italus

de Cicerone. lUe super


Ital.,

Gangem

1|

sperare nepotun

(Sii.

Vili, 408-411). I versi furono poi ripetuti da

una

terza

mano, che aggiunse qualche


cart. sec.

altra citazione antica.

Cod. Trivulziano 770


di

XV,

tutto

di

mano
mo-

Antonio da Busseto.
f. I

(anepigrafo).

Quamquam

te

Marce

||

f.

137

numentis preceptisque letabere. Amen. Marci Tulii Ciceronis de offitiis liber explicit.

1432 die

XX Villi lullii

in palatio Laudensi finitus

est iste liber

per Antonium de Busseto.

ora reco una scelta di lezioni, che mi daranno


di esporre certi

nuova occasione
sto, del

apprezzamenti sul

te-

genere

di quelli gi

da

me

manifestati nello

studio precedente.
Cod. 661

=
Z
ille

D;

cod. 769

= R;

cod.

Ilo

^
Z

Q. Cic.

De

off.,

I,

ad discendum
I,

XD

Q, dicendum R.

75 at

vere se adiutum Themistoclem


at ille adiuvit

R,

at ille vere adiuvit

Themistoclem X,

Themistoclem

Z>, at ille

vere a se pre-

buit (aliter se dixit) adiutum Themistoclem Q.


I,

76 imperium Lacedaemoniis
e,

Z
(

(L),

imperium dilatatum Lacedae-

moniis

imperium Lacedemoniis

monis Q) dilatatum

Q, impe-

rium Lacedemoniorum dilatatum D.


I,
I,

77 laudi

XR
Z

Q, linguae Z>.

115 nobilitatem

D,

nobilitas R, nobilitates

Q.

I.

CICERONE.
Z
R^ quid
utile utile

167

n,

quid

utile

quid inutile de quibus

quid

inutile

rum
utile
II,

ex utilibus quid utilius aut

quid maxime

de quibus

X D,

quid

quid

inutille sit

tum ex
et qui

utilibus

utrum

utilius

de quibus Q.
et

69 non habere

habeat

Ry non habere gratiam autem

qui retulerit habere et qui habeat X, non habere gratiam autem et qui
reddiderit habere (habeat aliter habere Q) et qui habeat

Q.

n, 89 bene pascere quid quartum Z, bene pascere quid tertium male


pascere quid quartum X, bene pascere quid tertium

bene vestire quid

quartura

R D
Poeni

Q.

in, 113 pugnam iuratos ad senatum in castra redituros ea quorum


erant
titi

nisi

de Z, pugnam iuratos ad senatum

raisit
e,

Hannibal

se in castra redituros ea
iuratos ad

quorum

erant potiti Poeni nisi de

pugnam

senatum missos

in castra redituros

ea quorum erant Peni nisi

de p Q, pugnam iuratos a senatu

in castra redituros nisi


(isit

de R, pugnam
Hanibal
in ca-

iuratos ad senatum misit Hanibal in castra redituros


stra re
trt

ras.) nisi de

D.

un

4 abarsone Z, ab arsone

Q,

2.

Varrone

e,

a varone

D.

Ripeto che
lazioni;

codici puri di

Z vanno
i

esenti

da interpo-

dovech sono

interpolati

codici d

e gli im-

puri di Z. Questi ultimi poi

non tanto hanno importanza

per la costituzione del testo, quanto per la storia della


fortuna di esso e soprattutto per mettere in gnardia
il

critico incauto dalla

seduzione di certe apparenze di


si

verit e di eleganza, sotto le quali


dell' interpolazione.

cela

l'

insidia

Le

lezioni
il

che ho scelto dai Trivul-

ziani

giovano a chiarire
in

mio pensiero.
codici impuri di Z. Cos
\x\3i

Abbiamo
turali
ni
1.
I

primo luogo alcune correzioni conget-

fatte al testo 6\
tutti
i

Z X dai

codici

leggono discetidum;

ha

sin

dal secolo

XI XII giustamente emendato dicmdum, emendamento che si attribuisce alle edizioni antiche. In \\<^ Z X danno nohi^itat.m, evidentemente erroneo; T

l68

K.

SABBADINI.

corresse nobilitasi

laudi di

X in
stessa
(cfr.

I,

Q pi 77 g ha
fonti

esattamente

nobilitates.

A
XI

sostituito la lezione linguae,

derivandola da
I,

altre

antiche

(p.

e.

Quintil.

24); la

sostituzione

s'incontra gi nella 2*

mano

di

sopra

p.

160)

rappresentante

puro

della classe Z.

Vengono
rali

in

secondo luogo

le

correzioni congettuI,

di

Xe

degli individui impuri di Z. In


si

76

ZX
X

omisero un participio, che non

pu pi ricuperare
e e della classe

con

sicurezza;

R D Q

impuri i

congetturarono dilatatum,

ma

quelli lo

preposero a La-

cedaemofiiis, questo lo pospose; la

presenza del partial secolo

cipio in

assegna

la correzione

almeno
III,

XI-

XII. Egualmente giudico di abarsone


essa sia la lezione originaria di
roiie in ^ e in

114, che cio

Z X,

emendata a Varin
I,

D. La perdita della preposizione a


di JT e di

75

ha dato luogo a congetture


le trov

discordanza nelle emendazioni

no

da
di

s.

Q D; ma la ammonisce che ognuLa medesima discordanza fra gli


ci

emendamenti
i;

Xe

degli impuri di

si

nota in

II,

III,

113.

Dei
R,

codici Trivulziani merita


il

uno speciale riguardo


onde reputo opportuno
ed. Th.

come

pi antico rappresentante finora noto degli

individui impuri delia classe Z,

collazionarne alcuni paragrafi.

collazionato con Cicer.

De

off.

Schiche,

Lipsiae 1885. I 150-161.


150, p. 45, 8 inprobantur
hii

R\\\
\

opera

\2

actoramentum
\

14 vadant corr. in vendant

nichil

R
j

(et

sic

semper)
|

15 tur-

pius vanitate

versantur nec enim om.

17 he i?

19 lanii ex corr.

I.

CICERONE.
\% 151, 21 artibus ut prud

169

recenti

R
I

20 ungentarios

R
\

R
^
33
\

22 non 25 sin

om.

23 aut doctrina

he sunt

his

24 maercatura

copiosa et

magna

26 apportans

impertiens est

R
7

illinc as-

sumes

% 152, 35 his.

152, p. 46, 4 quatuor


{sic)

6 diligendo

153,

altiera

sesse

nature

R
I

io affluentibus

^1

13 ex vita

14 sophiam

R R

quamvis omnia
\

11

digna sunt

iz^

phronesim

R
\

vocant

(dicunt

Z, om,

X)

quamdam

intelligimus /?

154, 26 reapse] re sua


hostendit
I

(re

ipsa Z, re ab se vel ab ipsa re

X)

29 ablatum

(obla-

tam X, allatum Z)
intelligitur

30 relinquunt

>^

31

denumerare

R
om.

\%

155,

33

R.
I

155, p. 47,

debet esse antiquus

R
(?)

illi

ipsi

R
\

(illi

ipsi

X,

illi

Z)

4 erudierunt

multas

corr. in multis, dein in multos

R R ^

6 tebanum epaminundam

lisias

pitagoreus siracusium
\

R
|

quicquid

\% 156, IO atque
I

corr. in zi

R
15

Il

monimentis

12 assecuntur
in-

13 est ab his preterm-

omnium

R
vel

suam prudentiam

telligentiamque

{b)

\9>

meliusque

quam

20 conplectitur

R
\

R \% 157, 24 congregandique R (Z) 28 communitate R (p. Gomitate Z L e) % 158, 31 quae iramanitas R om. ^ 32 aliis que efficere R istam R {Z) etiam] 158, p. 48, 7 tu dicere R \% 159, io quam maxime A' i^ quidam] quid -^ 12 quedam ita feda {om. partim) R 14 et R id genus] ut 16 hec R (Z) \% 160, 20 diligendis R possidonius R 22 considerata actio R 21 excelleat R gcnus R {, hoc genus Z p locus ipse ^^ 29 commutacione /? 27 (X) 24 actenus R est enim <w/. /? an diis A 32 sit om. R. inteUigi R 161, 31
157, 21

apum aexamina
|

1 1

e)

Le

lezioni

151

impertims

est,

153

vocant,

154

re

sua sono interpolate. Sin dove possa arrivare T interpolazione, manifesto in ut excelleat 160, a cui ac-

costeremo ut excellcre videatur della


sopra
p.

2*

mano

(cfr.

160).

Alatum

154 tramezza tra allatum di 157 e considerata

e oblatum di X. 160

Con communitate

actio

abbandona

e passa dalla parte di X.

I/o

R.

SABBADINI.

In fine qualche collazione anche della Rhetor. ad Heremi, contenuta in R.

collazionato con la Rhetor.


1894.

ad

Heren., ed. F.

Marx,

Lipsiae,

IV

1-3, p.

288, 4 re om.
\

R ^

6 necessitudine nos

(bl)

7
|

nichil

(et sic

semper)
/?
|

io

intelliges

R
]

(et sic

semper)

11

quod

A'

12

cum
pro-

compluribus
batio

13 opporteat

14 oratore ex oratione corr.

p. 289,
I

hostentare

2 artem ostendere

{b l)
\

3 ut om.
|

(b)

4 contempnere
et
I

R
|

videatur

/?

ad sua
\

A'

obtinent

R R

(H), corr. in videamur


\

6 arroganti a
A'
(le-

ammonuerit

A'

(b)

iecerit

gerit d)
tur.

IO domesticis pugnet exemplis et sui ipsius testimonio abuta-

ut enim test-

R
|

'

1 1

conformande

A?

2 opportet ^^
illos

5 ante po-

nant

l^ sunt i?

19 dicere] dare
\

R
d

quare
\

sibi

A*

(d)

20

quid
p.

igitur

(b

l)

non]
|

nam

[b

l)

22 cupitates
l)
\

290, 3 rerum

R
\

4 poematibus

R
|

(b

tamen] tum

R
/)
|

effugissemus

artificio

summo

9 Quis enim nisi


orationes

cum summe

te-

net artem possit

12 aut] atque
I

nec

(/5

13

comoti

^1
cod.

15 his i^

16 scribenda maxime

19 in parte

suam R.

Il

ha

la

maggior

affinit

con od/, che sono


li

gli expleti del

Marx, con questo vantaggio, che


Alcuni suoi errori sono sviste

su-

pera per

et.

materiali

di copiatura;

ma

le

due notevoli
***

lezioni p. 289, io; 290,

9 sono interpolate.

Dalla classicit passiamo all'umanismo, per

il

quale

forniscono buona materia due dei nostri codici.

Intanto trascrivo dai fogli di guardia del 669 questi

epigrammi
f.

di

mano
De

del secolo

XV.

IV di guardia.

mutatione Niobes in inarmor.

I.

CICERONE.

171

Stillai

adhuc lacrimas Niobe mutata madenti

Marmore, natonim funere maest parens.


Ipse tuis septem
fixisti

Phoebe

sagittis
tuis.

Et totidem
Ille

telis

saeva Diana

mares septem mactavit, diva puellas;

Invidia, raatris ultor uterque fuit.

Dt

mediocritate vitae.
Scire volunt ex

Epigramma

Porcellii vatis

ad

Poti, (Sisto

IV)

me quae

sit

mihi sola voluptas


scire volunt.

Quidve petam praeter cetera

Non

mihi pauperiem Codri, non plurima posco


Cyri nec quas Crassus (i) havebat (2) opes.

Regna

Tutius ut modico percurrimus acquer ponto,

Quandoquidem

classi

nulla procella nocet.

Sic utinam medio fragilis (3) fortuna favore

Me
Nara

regat: in
(4)

medio

vita beata

mea

est.
ulli

ncque
sit

divitiis

cedam nec honoribus

(5)

Si mihi

virtus et pia

musa comes.
nano.
ille

De homine

Aspice quale virum seruit genus

deum

rex

Membraque
Ora

ridiculus qualia

nanus habet.

vides: vidisse caput fateare gigantis,

At bene pigmeum
\.

cetera

membra

decent.

49

di guardia

Epigramma.
volomina siquis
(6)

Non

sat laudis habet aliena

I )

Clauftus eod.

(2)

Aveva cominciato
flagtlis

a scrivere ha.

(3)
(4)

cod.

non

cod.

(5) ulli9

cod.

(6) fiecit cod.

172

R.

SABBADINI.

Ventilet et versus fabricet (i)

ille

suos.
?

Quid

tibi

Graiorum traducere carmina vatum


ris.

Ingenio alterius ingeniosus

Est aliquid rebus coniungere verba proboque.


Militet ingenio quisque poeta suo.

Il

cod. 66 1
di

ha nell'interno del cartone


la

posteriore,
di

di

mano

Girolamo Donato,

seguente letterina

Andrea

Giuliano:

Andreas lullianus Petro Donato


Anno
nativitatis

sa.
prodi-

Yhesu

Christi

MCCCCX,
etati

IIII

ydus augusti

gium Venetiis apparuit, quod nec solum

nostre visum

sed nec a

maioribus nostris auditum extat. Circiter enim horam eiusdem dici de-

cimam
riores

nullo antea sinistro sidere minitante tenebre

crepusculo

obscuadver-

urbem operuere paululumque post venti

occidui

invicem
tulere ut

santes pluvia grandinibusque permisti

vim tantam secum

nedum

urbs verum etiam celestis

omnis

machina

corruere videretur.

Plurimi

turrium apices maximas

murorum

partes secum trahentes corruere, tegule

tectis

evulse

non

aliter ac

grando

per

tam

densum celum volabant

superque tecta iam discoperta pluere videbantur. Prostrati mille camini


super eorum culmina numerati fueruut; nonnullae etiam

domus magna
radicibus
et cen-

ex parte ad terram delapse patuere arboresque quamplurime


evtdse sunt. Reperta fluctibus submersa

hominum quinquaginta

tum corpora quae


vero tempestas per
ut

a Mestre opido suis naviculis Venetias veniebant.

Haec

medium bore spacium


foras

obsessos

ita detinuit

Venetos,

non modo domos egredi sed

quidem aspicere non

valerent.

Andrea Giuliano
altro

(1382

e.

1455

e.)

(2)

fu pi
studi,

che
nei

uomo

di Stato;

ma non

trascur

gli

quali

ebbe due

insigni maestri, prima Gasparino Barille \z.

(i) frabricet cod. Forse


(2)

corretto in inde.
Viniziani,
I,

Vedi su

di lui Agostini,

Scrittori

257

ss.

I.

CICERONE.

173

zizza a

Padova e

poi Guarino a Venezia; e tra

1'

uno
letri-

e l'altro discepolato tenne, nel 141 4, un corso di lezioni

a Venezia sulle orazioni di Cicerone

(i).

La

tera qui comunicata la sua

pi antica scrittura

mastaci.
Il

suddetto cod. 661 tu trascritto da Girolamo Do-

nato e indi entr in possesso di Pietro Donato, arci-

vescovo
i

di Creta.

Ignoro che relazioni corressero


di

fra

due Donati, probabilmente

parentela, perch padi

trizi

entrambi; verrebbe la voglia


classica,

crederli
si

fratelli.

Girolamo aveva cultura


dice ciceroniano che

come

vede dal co-

ha copiato e

dalle citazioni sul fo-

glio di guardia delle Epistole

ad fan.

dello stesso Cip. 165-6).

cerone e dell'opera di Nonio Marcello (sopra


Copiato di
ci

mano

del nostro Girolamo l'anno 141

pervenne un

altro classico latino, Catullo, allora as-

sai raro;

presentemente nel cod. 94 della Biblioteca Universitaria di Bologna con la sottoscrizione (f. 4g);

Finivi anno II pontificatus lohannis

XXIII (=

141

1),

Vili
Il

kal. aprilis. Rivoalti

Hieronimus Donatus
di guardia:

patricius.

codice ha una gloriosa storia, attestata da una nota

di

Francesco BarbcU-o sul foglio

Iste

Cae.

tullus est Francisci

Barbari Veneti patricii quo a


est;

v,

lanino Coradino suo donatus

cum

eo prius laninus

ab hofiestissimo ac clarissimo Petro Donato archiepiscopo


Cretensi dotiatus fuisset.
Il

Catullo perci, poco

dopo

che

fu copiato

da Girolamo Donato,

entr

nella bi-

blioteca deirarcivescovo Pietro, che lo regal a Gian(1)

I^ prolusione

fu pubblicata iiite^n'Almente

da K. Mullner, Redtn

f^4

^*

SA^ADINT.

nino Corradino,

il

simpatico

medico umanista, morto


agosto del 141 6,
e
il

mmaturamente a Padova
la

nell'

iCorradino a Francesco Barbaro.

Da

ultimo vi appose
il

nota di possesso un altro Barbaro,

famoso Er-

molao, l'autore delle Castigationes Plinianae: ego Her-

molaus Barbarus magnifici Zachariae divi Marci procuratoris Catullum hunc...

Pietro

Donato (1380
alti

e.

1447)

(i),

giurista, filosofo,

umanista, fu uno dei pi


et,

illustri

personaggi della sua

che occup

gradi nella gerarchia ecclesiastica

come

protonotario, arcivescovo di Creta, vescovo suc-

cessivamente di Castello e di Padova, e nella carriera


diplomatica

come governatore

di

Perugia e legato

al

concilio di Basilea. Si rese benemerito degli studi rac-

cogliendo epigrafi e manoscritti e soprattutto scoprendo


e copiando
il

famoso codice cosmografico


da
lui

di Spira

(2).

Tra

gli autori

posseduti ricorderemo Nonio Marcita

cello, di cui

Girolamo

un passo

sul foglio di guar1'

dia del suo Cicerone. Quel

Nonio se

era

trascritto di

a Padova l'arcivescovo Pietro alla

fine

del 1415

su l'esemplare che Francesco Barbaro aveva mandato

da Venezia
Ci
si

al

Barzizza perch se ne traesse copia.

rileva dalla

seguente lettera
me
requiris
est

(*):

Marcellus

quem ab

(3)

apud dominum
ss.

Cretensem.

(1) Agostini, Scrittori


(2)

Viniziani, II,

135

L'archetipo perduto, la copia autografa del Donato nel cod.


lat.

Canon,

mise. 378 di Oxford;

cfr.

Studi Hai.

filol.

class.

XI

258.
in

(*) Cod. di Bergamo

Museo di
(3)

antichit
cod.

F V class, m,

20 p. 69.

Comparve

la

prima volta

1889, 349-350.

ad

I.

CiCKKOif.

17$

Antonius, (i) ut

(2) est

homo

utriusque nostrum familiarissimus, ut id

tacerem (3) dixit se in mandatis a te habusse


litterae a

Supervenemnt

deinde

Guarino nostro, quae idem significabant. Requiras oportet hunc


si

librum a domino Cretensi,


a

vis illum

ad

te deferri;

quod

tuis verbis

me

factum esset,

nisi

quod putavi contra

officiura esse sine tuo

man-

lato
erat,

negotium agere. Revocabat

me

praeterea

quod fingendum
Scis

aliquid

quo

ita

esse huic

domino meo persuaderem.

quam

ineptus ad

has artes sim.

rude
fiat

Ex qua gente Pergamensi sim non et rursus ignoras (4); genus hominum sumus, qui si quando fingimus (5) quam belle id
quod
(6)

vel hoc potest iudicari,

nemo tam amens

est qui

non

sta-

tim deprehendat;
regit.

ita simplicitas

illa

Pergameae gentis propria male se


tua

Memineram etiam
eam

te nihil

unquam

causa fingi
Cretensis,

ab
ut

alio

vo-

luisse et

(7) esse auctoritatem

pontificia

cum apud

alios turpe sit mentiri,

apud hunc etiam nefas iudicem. Honestius de

hac re ad
stor sim.

eum

scribes,

quam ego

te

ignorante negotiorum tuorum


(9)

ge-

Haec habui

(8)

quae de tuo Nonio


audio te edidisse

ad

te scriberem.

Rem
dubitem

vero uxoriam

quam

iamdudum

(io)

expecto.

Est enim ut dicitur res tuo ingenio ac tuis studiis digna. Tametsi non
et graviter et ornate abs (11) te scriptam,

nam

invent)a Graeco-

rum

ut spero ac Latinorum multis locis redolebit, (12)

tamen percupio (13)

meo

potus

quam

aliorum iudicio posse

uti.

Facias ergo quod ad Cor-

(i)

A.

cod.

(3) at]

enim

cod.

(3) facerem cod.


(4)

sim

ignoras]

sum non

et tru8U& cogas cod.

(5) fingemus cod. (6) iudicare qui cod.

(7)
(H)

eam] causam

cod.

habeo

cod. cod.

(9)

Nonio] homine

(H010 scambiato

{:r\\\

FIoik).

(io) iarodabiam cod.


(Il)

ad

cod.
.
. .

<I2) redol.

ne

coti.

(13) perei pio cod.

176

R.

SABBADINI.

radinum tuum facturum

te pollicitus fuisti:

mittas (i) hanc ad


ita

me

sive

historiam sive disputationem tuam, qui olim ut tuo ingenio


laudi ac gloriae

nunc tuae

maxime faveo

(2).

Vale.

La
sulta

lettera senza intestazione,

ma
il

dal contenuto

ri-

che

scritta

dal Barzizza,

quale scherzosa-

mente si chiama della Pergamea gens: egli era di Bergamo, come noto. La lettera poi indirizzata a Francesco Barbaro, che qui chiaramente significato nell'autore del trattato

De

re uxoria, di cui

il

Barzizza gli

chiede una copia.


del

questo per noi anche un indizio


poich
il

tempo
p. 42).

in cui la lettera fu scritta,

De

re
so-

uxoria fu pubblicato nel carnevale

del 14.16

(cfr.

pra

Un
di

altro limite cronologico ci dato dalla

menzione del Corradino. qui vivo ancora,


nel

ma

morto
cade

mese

agosto

141 6

(3).

Sicch

la lettera

nella

prima met del 141 6. In quel tempo


il

dunque
1'

a Venezia e a Padova civescovo


Cretese

Barbaro,

il

Barzizza e

ar-

(Pietro

Donato)

possedevano un

Nonio Marcello,
discorso
(p.

sulla cui origine

abbiamo pi sopra

32-33).

b) Il

codice di Modesto Decembrio.

(*)

Modesto Decembrio,
di

il

primogenito dei quattro


di

figli

Uberto, e assai
(i)

meno famoso

due

di essi,

An-

mittes cod.
f acito

(2)

cod.

(3) Agostini,
(*)

Scrittori Viniziani II, p.


la

115.
letter.
ita/.

Comparve

prima volta

in

Giornale star,

46f 1905,

70-71.

I.

CICERONE.

177

^elo e Pier Candido, mor poco pi che trentenne nel

1430 podest di Castell'Arquato

(i).

Di

lui

nulla quasi

sappiamo, onde riuscir gradito aver notizia di un codice

da

lui

copiato,

1'

Ambrosiano
TuscuL,

113 sup.,

cart.,

di elegantissima scrittura

umanistica.

Contiene opere

filosofiche di Cicerone:

De

nat. deor.,
ff.

De

divin.,

De

fato

e,

intramezzati a quelle, ai

61-64, iio-ii2v,

estratti dai Caesares di Svetonio. S' incontrano tre sot-

toscrizioni:

f.

60V

alla

fine

delle TuscuL:

Mediolani
f.

MCCCCXXVI. de mense iunii per M. Decembrem;


alla fine del

logv
de

De

nat. d.:

Mediolani
.

MCCCCXXVI.

mense iunii per M. Decembre^n;


fato:
.

157 alla fine del


in

De

MCCCCXXVI. de mense

iullii.

Mediolano per M.

Decembrem.
Nei marg-ini Modesto ha riportato numerosi richiami
al testo;

non

solo,

ma qua

e l lo

ha

illustrato

con

disegni e con taluni profili di teste


tura.

umane

in caricaf.

La

pi notevole ditali caricature quella al

18,

in corrispondenza col passo delle TuscuL II 11-12; di

fronte alla testa scritto: fratcr Bernardinus.


senza
ro

Questi

dubbio

fra*

Bernardino da Siena, che Mode8 (2):

avr sentito predicare nella quaresima del 141


il

e in atto di predicare raffigurato


delle TuscuL biasima

frate.

Il

luogo

quei

filosofi,

le cui

azioni

non
Ber-

^ono

in

armonia con

le dottrine professate; e fra'

irdino,

probabilmente, mirabile esempio di queir afi

onia, fulmina

correligionari che

davano invece spet-

icolo di disarmonia.
(I)
(a)

M. Bona, Pier Candido Decembri, Milano 1893, 8. F. Amadio Maria da Venezia, Vita di S. Bernardino da
R. SaBBADINI,
7'tsti
/il

Siena, 44.
Ij.

tini.

1^8

. SABBADINI.

A
una

questo codice accenna


lettera:

il

fratello Pier

Candido

P. Candidus Simonino Ciglino ducali secretario s.{\)


Exigis a

me

tuis litteris ut libros Ciceronis

de natura deorum et
Scito illos

fato,

quos emendatos habere


desti germani

me

putas, tibi mittam....

manu Moamor,
et

mei olim exaratos, qui profecto,

nisi

me

fallit

verissime huiusmodi commentarios transcripsit et fidelissime transcriptos


emendavit....

c)

codici di Guarino.

{*)

Dell' interesse che

prendeva Guarino

per

le

opere
le

filosofiche di Cicerone

fanno ampia testimonianza

sue lettere.

Fu

egli

il

primo a propalare

la

notizia

della clamorosa scoperta, fatta dal

Cusano e
si

cosi

ama-

ramente poi delusa, del de re


fine
al

pulica, che

ridusse in

Somnium

Scipionis.

Guarino ne d un cenno
(2).

prima
....

di tutto a
dices

Girolamo Gualdo a Vicenza


Tullius

Quid

quod

de re publica compertus
idus octob. (1426).

est? ita est.

Ex

valle Pollizela

Pi particolarmente ne d comunicazione
la
(3),
(i)
(*)

al

Lamo-

ch'era a Bologna:
f.

Cod. Riccardiano 827

15V.

Comparve

la

prima volta in

Museo di

antichit class.

II,

1887,

391-93(2)

Cod. Arundel 70

f.

153V.
f.

(3)

Cod. Riccardiano 779


Poggio (Epist.
coli.

130. Sulla delusione di questa scoperta

scrive

Tonelli III 29):

De

re publica dicit (Nicolaus

Treverensis, cio Cusanus) se deceptum et illum librum fuisse

Macrobium

super Somnio Scipionis.

Romae

XXVI

febr.

1428 (== 1429).

I.

CICKRONK.
de re publica
pulverulenta,
ubi

179
nuper inventns
sit

...

Audi visse debes ut Cicero

Coloniae, urbis Gerraaniae, in bibliotheca

pervetusti

codices octingenti carcere mancipati videntur.


transcripsit

Eum

repperit,

repertum

quidam

secretarius (Nicolaus Cusanus) cardinalis Ursini, qui


aliqui cer-

legatus eas obiit regiones. Sic mihi ex Venetiis renuntiant


tissimi viri....

(Verona, ottobre

1426).

In

compenso per Guarino possedeva un de Ledi Cicerone,


si

gibus
fetto lo

che a suo giudizio era


Italia.

il

pi perglie(i):

che

conoscesse in

Flavio Biondo

aveva chiesto
....

in prestito;

Guarino

gli scrive cosi

Meura

de Legibus
Italia,

ut hospitem potius

quam obsdem habeas


est.

volo; inter

quos enim

fides est, obsidibus

locus

non

Hoc

habe, ut
sive tran-

talem alium non habeat

non loquor temere. Tu tamen


expeditum
1428.
facito.

scribere, sive transcurrere vis,

Ex Verona

XVm

feb.

Sul de Amicitia e sul de Fato abbiamo la seguente


notizia

da una

lettera

che Guarino scriveva


(2):

al vicen-

tino Niccol Dotto, suo scolare

.,...

Optarem

ut

tuum de

Amicitia
Ciceronis

volumen habere
qui
in

possera,

ut transcrbi facerem libelluro

de Fato

eo

vola-

mine

est.

Ex Verona

XVm

kal. aprii. (1425).

Delle Tusculane egli poi illustrava nel medesimo an-

no (1425) un esemplare per uso del suo amico e sco(1) Pubblicata

da

R. S

ihliilini

in

Geiger*!

Vierttljahrsschrift /.

Kultur,,, dir Xenaissanee,


(2)

Cod. Arobrot.

66 kup.

f.

40.

iSo

R.

SABBADror.

lare Biagio Bosoni. Si


lettera a

veda questo passo


(i):

d'

una sua

Giacomo Ponzoni
meo

Biasio (Bosonio)

dicito nihildum

pr eius

Tusculanis
absol-

confecisse propter absentiam; sed curabo ut

quamprimum suam

vam

voluntatem.

(Verona ottobre 1425).

Anche
tro

gli

Academica possedeva Guarino.


al

Egli

ne

aveva prestato un fascicolo

medico veneziano Piedi

Tommasi, a

cui lo

ridomanda per mezzo

Flavio

Biondo, che in quel tempo stava a Venezia


Si ornatissirous et vir et medicus magister Petrus
netiis
est,
ei

(2).

Thomasius Ve-

me totum commenda
quendam

et

cum longum

illi

de

me feceris

ser-

monem, cum

dicturus es Vale quasi experrectus


mittat

eum commonefacito
i

ut mihi quintemionem
illi

A e a de m

fragmenti,
facere.

quod

diu misi, volo enim una

cum

reliquis librum

unum

Veronae

XV

kal. februarias (1424).

Del medesimo
lo tenesse pi

fascicolo faceva

ricerca

anche nel

principio dell'anno seguente (1425),


il

ma

pare che non

Tommasi, bens Ermolao Barbaro,


Biondo

suo scolare.

Ne

scrive in proposito allo stesso

(3):

Habeo volumen quoruudam

Ciceronis

opusculorum, in quibus

Academica
si

sunt. Nescio

quo pacto unus evanuit quintemio, dum

totiens agitare supellectilem compulsus sum.

Roga Hermolaum (Barbarum)


quos secum
tulit,

quo prcto suos

inter codices illum haberet,

cum

ex

Valle Pollizella discessit. Solebam enim inter libros forte occurrentes


interserere, ne foedaretur.

Hoc

mihi fuerit gratissimum.

Ex Verona XI
(i)

iunii

(1425).
130.

Cod. Riccard. 779

f.

(2) Pubblicata nella succitata (3)

Vier teljahrsschrift, 509.

Cod. Capitol.

di

Verona

CCXCV

f.

38.

I.

CICERONE.

i8r

Con Academicum fragmentum


frammento degli Academ.
cipio del secolo
post,

si

deve intendere

il

venuto

in luce al prinal-

XV,

che Guarino possedeva sino


il

meno

dal 141 3. Infatti nell'invettiva contro

Niccoli

{In Aurlpellem

poetam)

(i),

composta

in
(

quell'anno a
5)

Firenze, cita
parole:
*

un luogo degli Acad. post.

con queste

Iste Ciceronis Amaffanius, qui nulla arte adhi-

bita vulgari

sermone disputare solebat'


di

(2).

Guarino comment nei suoi corsi


opere filosofiche
Cicerone {De
ci
off..

scolastici alcune

De

sen.,

De

am..

Farad.), delle quali

son giunte

le Recollectae
(3).

compi-

late dagli alunni sulle sue lezioni

Gli

Aratea

(*)

Il

Fragmentmn Arati phaenomenon


conoscere
la

di

Cicerone fu

fatto

prima volta agli

Italiani

da Giorgio
'

Valla, che lo pubblic negli Astrotwmici veteres


netiis

Venei

1488

'

(4).

Ma

molti

anni
d'

innanzi n'aveva veinfatti

duto un esemplare Ciriaco


L'invettiva fu
piihi>lir;.t:i

Ancona. Egli

(i)

ri;.

K. Sabbodiiii, Nozze Cur ci- Marcellino,

Lonigo 1901.
(2) II

Valla in data

ila

Napoli

XVI

kal. fcbruar.

(1447)

scriveva al

Tortelli:

Fractcrca

si

quis

apud vos babct quatuor Academicorum Cicerepertis (Baruzzi e

ronii libros

non prdcm Senae


e sul

Sabbadini, Studi sul

Ponormitn
di

Valla, Firenze

1891, p. 116) Si trattava naturalmente

una
(3)

falfia

notizia.
e gli studi di in

R. Sabbadini, La scuota
la

Guarino, 91-93.

() Comparve
244-4'.

prima volta

A'H'ista di /ihlogia

XXXIX,

ioti,

V CU. K.

Sabbadini, Le scoperte dei codici, 149.

l82

K.

SABBADmi.

Commentariiy dati alla luce da A. degli Abati Olivieri


*Pisauri 1763',
scrive:

pariando della

visita

fatta

a Vercelli

(p.

42)

Ad
i

XI.

k. dee. (1442)

venimus

Vercellas.... In antiqua ipsa

Vercellarum C. bibliotheca vetustos et praeclaros libros in venimus quamplures... (tra

quali era) Arati liber antiquiss.

Super delphini figuram.

Neptunum

aiunt fabulae....>.

Dagli Aratea comunica alcuni


di

estratti.

Vien subito
il

pensare che

il

codice di Vercelli sia

medesimo
Trascrivo
i

ritrovato poi dal Valla; versi citati

ma

cos

non

(i).

da

Ciriaco:

Ipse autem labens multis equus

ille

tenetur

Piscibus. huic cervix dextera mulcetur

Aquari

Serius hoc obitus terre visite quinis

Quam

gelidum valido de corpore frigus anhelans (55-58).

pedibus natus

summo

love Perseus es

Quos humeros

retinet

defixum corpore Perseus

Quam summam

ab regione Aquilonis flamina pulsat.

Hic dextram ad sedes intendit Cassiepiae


Diversosque pedes vinctos talaribus habtis
Pulverulentus uti de terra lapsus repente

In coelum victor

magnum

sub culmine portat (20-26).

Il

testo del Valla invece presenta molte varianti: 56

huic] hinc; dextera] dextra; Aquari] Aquarii; 57

hoc]

haec; terre visite quinis] terrai iussit equinis; 20 natus]

(i)

Diversamente pensa,
(in

ma mi

pare a torto, Paul

von Winterfeld,

De

Germanici codicibus

Festschrift Joh.

Vahlen gewidmet, Berlin,

1900, 398-9).

r.

CICERONE.

183

vatum; 21 defixum] de

fixo; 22

summam] summa;

2^

Cassiepiae] casiopaeae: 24 habtis] aptis; 25 terra] terrae.

Opere pseudo-ciceroniane
La quinta
Catilinara.
(*)

Si trova in molti manoscritti, ora anonima, ora col

nome

di Cicerone o di Porcio Latrone,

una supposta
solito

quinta Catilinaria, esercizio rettorico dell'et imperiale,

che dal 1490

in poi fu

pi volte stampata, di

insieme con Sallustio, e della quale ultimamente ha


curato l'edizione critica H. Zimmerer
Il
(i).

novello editore ebbe a sua disposizione due soli


il

manoscritti,

Monacense
il

lat.

68
sec.

sec.

xv,

anepigrafo
l'in-

ma

integro, e

Leidense 19

XV,

mutilo, con

testazione a Porcius Latro.

Un

altro manoscritto,

im-

portante per la data,

il

58 di S. Daniele del Friuli

con l'intestazione

f.

i:

Oratio
et

M. TulUi

Ciceronis

ad

iudices contra Catilinam

ceteros

coniuratos.

Si quid

precibus apud deos immortales


Finit oratio Ciceronis

e la sottoscrizione:
*

omnium

vehemcntissima.

Lavriani

per presbiterum Nicolaum Sanctivitensem (da S. Vito)


olim Georgii, Utinensem
februarii
sia
*.

canonicum.

1439, II

nonas

Reca

perci meraviglia che a


1

Poggio ne
crederebbe,
Milano

giunta notizia solo nel


Comparve
la

45

e,

non

si

()

prima volta col

titolo:

Da

eodici Braidensiy

1908, 5-0
(l)

Dtclamatto tn

/..

Sergittm

Cntilinam. Etne Schuldeklamation aus

der rom. Kaiseruit. Naeh etner Munck. iandschr. dts


ratug.

XV

Juhrk., he-

von Dr. H. Zimmerer, Mtinchcn 1888.

l84

K.

SABBADINI.

dalla

Germania
attribuisce

(i).

Il

cod. di Siena
il

H VI

ii, del sec.

XV,

Porcius Latro

(2).

come La

Leidense

la

declamazione a

spinta a questa attribuzione vencitata la frase


la

ne dal luogo
di Porcius

di

Seneca padre, dove


(3),

quid exhorruistis iudices


testo; e ci

quale ricorre
1458,

casualmente nel nostro

non prima del


et

che fu l'anno

in cui le

Suasoriae

cofitroversiae di

Seneca tornarono

alla luce

per opera del cardinal Cu(4).

sano e di Gio. Andrea Bussi


nel cod. Laurenziano 48. 19
f.

Anonima invece

99.

Due

codici Vaticani,

1742

f.

30 iv; 1748

f.

3, la

attribuiscono a Cicerone.
in quattro

La declamazione
scritti

si

legge anche

mano-

milanesi,

due Ambrosiani e due Braidensi.

Cod. Ambrosiano
sec.

B
f.

124 sup.,
di

cart.

della

met del
o-

XV,

con molte orazioni

Cicerone e di Livio e

scritture umanistiche;

198V-208 Finis pulcherrime

rationis

M.

Tullii Ciceronis adversus L. Catilinam.

Cod. Ambros.

44

sup.,

cart, sec.

XV;

f.

39 TuL

in Catilinam. Si quid precibus

f.

32 finis Ciceronis

ad

iudices in L. Catilinam,

Cod. di Brera AF. questo solo


scritto,

IX

67, cart. sec.

XV.
ad

Contiene
iudices

col titolo: Ciceronis

in

L. Catilinam.

Cod. di Brera

AG. IX

33, cart, sec.

XV. Questo

grosso codice, comprendente una copiosa raccolta di


37 orazioni ciceroniane tra genuine e spurie, scritto
(i)
(2)

Mai, Spicilegium Rom. x 370; Zimmerer 31.

N. Terzaghi

in

Sludi

ita/,

di filol. class.

XI, 1903, 412.

(3) (4)

Zimmerer 40.

R. Sabbadini, Z^

scoperte dei codici^

112.

I.

CICERONE.
f.

185

da cinque mani;
334V; la

la I

va dal

al

285V;

la II day
dal 319 al

285 V al 289: la III dal 289 al 3i8v; la

IV
i

ha operato

in tutto

il

volume, compiendo
titoli

o correg-gendo

le intestazioni,

mettendo

correnti
le-

sui margini superiori,


zioni,
f.

colmando lacune, emendando

facendo richiami.
Si quid precibus

apud deos immortales

La

nostra declamazione senza titolo e senza sottoscrizione,


f.

8v Pro Giieo Pompeio.


i6v Pro se ipso M. T.

Quamquam

michi --

f.

Cicerone pridie

in

exUium. Si quandoque inimicorum


f.

quam

iret

v Pro se ipso M. Tulio Cicerone qua gralias agii

populo de reditu suo.


f.

Quod
M.

precatus

25

Pro

se ipso

Tulio Cicerone quando senatui

gratias egit post reditum. Si patres conscripti


f.

pr

30 Pro Aulo Licinio Archia poeta. Si quid


34 Pro M. Marcello. Diuturni
37 v Pro Quinto Ligario.
silentii

est

f.

f.

f.

42 Pro Deiotharo rege.

Novum crimen Cum in omnibus

f.

47 v Pro Tito Annio Milione. Etsi vereor

f.

6ov Pro
72V Pro

f.

Gneo Piando. Cum per egregiam Maxime Publio


Siila.

f.

84 Pro Lucio Flacho.

Cum

in

maximis

f.

96 Pro Publio Quincio.


118 Pro

Qua

ras in civitate

f.

io6v Pro Publio Sextio. Si quis antaa

\.

M.

Celio. Si

quis iudicas

\.

127V Cofttra Vatinium. Si tua tantummodo

f.

128-129, ch'erano stati lasciati vuoti, furono poi col-

mati dalla
f.
1

mano IV. De provinciis 30

cansularibus. Si quis vestruni

l86

R.

SABBADINI.

f.

136V Pro Lucio Cornelio Balbo. Si auctoritates


145V Ciceronis oralio ad
poiitifices

re-

f.

pr domo sua

contra P. Clodium.
f.

Cum

multa

165V Eiusdem ad eum senatum de airuspicum


et

sponsis contra P. Clodium

pr domo sua. Hesterno

die
f.

176 Pro Lucio Murena.

Que

deprecatus

f.

189V Pro Sexto Rosio. Credo ego


Cotertii libri.

f.

206 Contra Lucium Pisonem. lam vides

f.

219V Contra P. Servilium Rullum

modius fecissent
f.

Si quis est iudices


in

22 IV

Pro Rabirio Postumo.

f.

226V Contra legem agrariam. Est

hoc more poagro

situm
f.

in

239V Pro Au. Cecina. Si quantum


25 V

f.

Pro Publio Cluentio

Abito.

Animadverti

res

f.

277V Contra legem agrariam fragmentata.

Que

aperte petebatur
f.

281 Pro Gaio Rabirio per duel. Etsi Quirites


alf.

.Doqui

po quest'orazione segue
copista
I:

285V

la sottoscrizione del

Finis et laus deo,

filio et spiritui

sancto

sunt trini in maiestate. Amen. Stefanus de Pavaro scripsit et de

anno MCCCCXLI de mense Augusti


scriptura
complevit.

videlicet in
est

XXI

die in

Et

si

quid erroris

veniam

petit a

quocunque legente quia potius fragilitate

quam
f.

errore proprio contigit.

285 In
f.

Vatinium testem. Si tua tantummodo

Cfr.
f.

127V.

2QI Pro Rosio comedo fragmentata. Malitia nature

creditur

I.

CICERONE.

187

f.

298 Oratio

Salusti

contra

M.

T. C.

Graviter

et

iniquo
f.

299V Oratio

et

responsio

Crispum. Ita

demum

M.

T. C. contra

Salustium

f. 302 Prima Oratio in L. Cati//inam. Quousque tanLe 4 Catilinarie terminano al f. 318V. Mandem

cano

primi sette paragrafi della II per la caduta di

un
f.

foglio.

319 M.

T. Ciceronis oratio
f.

pr P. Sextio. Si quis
le ultime righe, per-

antea

f.

Cfr.

io6v.

Mancano
I

ch

il

325 rimasto vuoto.


si

Come

vede,

il

copista

ha

riunito nella sua

sil-

loge anche le orazioni delle scoperte Poggiane di Francia e di Germania (i). Il medesimo copista ha adoperato inoltre
il

commento
2
1

di

Antonio Loschi a undici


notizie

orazioni (sopra p.

sgg.),

traendone alcune
di

storiche che premise al

testo

ciascuna di esse.
codici mi-

Ora dar un saggio


lanesi,

di collazione di tre

chiamando

l'Ambrosiano
il

124 sup.,

il

Braidense AF.
Collazione di
Zimiticrer
i

IX 67, C A B.

Braidense

AG. IX

33.

gimal et
I

A B cives nostros haberemus A B A B laudibus A B esse am. A B piene A atqac homines infl. A B \% 2 nec B et om. Porcinnae A Graochis A^ Crassis A B Grraccis B Anthonio A\% \ Scypioni A et pcrsepe A B torbulcntam A B\ t,i om. A B omnia locus B bencvoicntiac] gratie 4 ^* I 5 quando A B nostra a foro B desideretur A B dicendam ett qaidem nobis aut de deterrimis B pudicitia A B % b cotidiana B
convaluisscmus
\ \ \

A B omnes opinione B possit A B Scypioni A


\

tum

om.

"^

.-/

I)

Cfr. opra p. 27-a9,

43 sgg.

l88

K.

SABBADINI.

7 equidem om.
sicca
I

A B

Galabrionis

B
\

crudelissimi L. Catiline cuius


est iterum

A B
I

A B
/>
]

paterne

A B

\% % dicendum

de L.

AB
B
\

civium om.
|

9 iudices om.

A B

cognoscite

A B
\

flagiciosissi-

mam A B
compararat
I

io- il
|

conatus est ac crudelissime

A B

nec vexare
conciliarunt

A B perditissimorum A B A B\% 14 barbarorum ^ B hominum om. A non modo inclinati magn A B summa A B nec alique mulieres A B denotate solertissime A B devolaverint om. A B nefarie coniurationis convaluerint in convolaverint corr. A) A B % 15 armis datis ad ^ ^ Lecce A B corroborarentur A, corroborentur B omnes om. A B conferre A B interim] iterum A B vero om. A B cognoscende 16 hominis corr. in huius A, huius B que A B flagravit A B huius sceleratissimi A B \% 17 compertas A B attulero A B summisque cruc A B atque mactandum om. A ^ 18 scelerata om. B novis rebus A B. 65 qui actiones ullas ^ .5 66 De te igitur Catilina sciatur A B cui corr. in qui A, cum (?) corr. in cur B noctu om. A B putasti A B Deinde quomodo in lucem A B prodissent A quid rursus fuisaut om. A B amantissime patrie peracturus A B \%('] quid ses A B igitur nostras leges violas A B sanctias A memorabili A B.
\

^ ^ amplissima A

12

manum

om.
13

A B
eam

facilime
\

AB
\

Lecce

^ ^

adoloscentum
I

assuetudine
\

partim om.

Collazione di C.

re nostra publica

C\ haberemus constudiosos
al.

(i)
al.

C\ tum
m.

patrie

amantissimos in marg.
al.

m.
|

C
m.
\

omnes

in

marg.

esse in

marg.

m.

videremur

summorum virorum
)

posstt

verum enim ea

ea superscr.

al.

dicendi voluntas

nec non

ex

{in et corr. al. m.)

porum

calamitates
C,
\

C C

Graccis

pulcerrimarura

miserandorum temj

4 monimentis inmort

C
C

condicionem
\

C
!

intercepts locs

corr. al.

m.

atque iocundissimi

beniv

C"

desideretur
al.

m.
I

deterrimis

C dicendum est primum C inpudicitia C


\ |

nobis C, in marg. aliter perpetuo


6
sit
"j

redundatio

auctores cla-

ruerunt C, in marg. aliter aures

al.

m.\ %
C, in
|

equidem om.

C C

Gabrionis

Sicca
I

C papirrium C paterne cum C cum C retorxerunt C


I \ I
\

marg.

aliter patritie al.


\

m.
\

9 flagiciosissimam

incondise-

(i)

Con

ci assicurata la lezione

cum.

I.

CICERONE.

li^

atam

1 1

io Catelina C\ urbis non ad pemitiem urbis conferre C\

quid exorruistis iudices non oprimere


al.

modo

conatus
|

est

add. in

marg.
I

m.

et

crudelissime

6"
|

12 Lete

dequoquebantur

3 adoloscentum

assiduitate strupi

4 barbarorum

no-

bilitate

summa

C,

corr. in
alle

marg. in

nobilitati

magnitudine
al.

summa aL

m.

et studio
\

C, in

marg. corr. in

alie

m.

mulieres

denotate
in

C marg. C

propter magnitudinem
\

repente devolaverint add.


corr. al.

al.

m.
fla-

aerem ipsum

C,

in

aream ipsam

m.

atque
\

C Nunc agnoscenda causa est C flagravit C huius sceleratissimi Cat C 1 piane ex piene corr. C planeque ex plen corr. C attulero C summisque crutiatibus C atque mactandum om. C 18 inaudita] mandata
gitiosae om.
|

15 Lete
\

C\ conferre
\

16 audivistis

novis rebus C.

65 agitaret

actiones

capitali iudicio

66 Catelina scia-

tur cur
in

putasti

deinde

quomodo

in

lucem

conciuncule tue

lucem prodiissent quid rursus fuisses


igitur leges nostras violas

optirais aut

amant

C \%

67 quid

insania

memorabili C.

e By {e con essi

1'

Ambros.

44 sup.) pur non

derivando l'uno

dall' altro,

evidentemente inteq^olata;
crudelissimi L.
Catiline;

hanno l' identica redazione, basti un paio d'esempi: 7


8

dicendum

est iterum.

rappresenta una redazione doppia: l'originaria, che s'accosta in parte ad

B; la corretta, che restituisce spes-

so la lezione genuina.

Al

testo dello

Zimmerer

si

pos-

sono apportare per via diplomatica alcuni miglioramenti,

ma

in

generale esso ben costituito.


Il

trattato "

de virtutlbus

(*)

bei tempi dell'umanismo, nei quali

da un momento
alla

all'altro

un chiostro o un capitolo potevano dare


la

() Coinpanre

prima volta

in

Atene

h'oma,

Xn,

1909, a-6.

rgd

<

SABBADINt

luce un
pi;

nuovo

classico latino, purtroppo

non ritornano
di

ma

chi frughi

con pazienza e amorosa fede entro

di essi

non

escluso che gli

avvenga
tesoro

metter

le

mani su qualche tesoro


ticato.

allora scoperto
il

e poi dimenci fosse.

Effettivamente pare che

Antoine de La Sale, un francese


(n.

del

secolo
salade

XV
sui
di
arri-

1386),

compose un'opera
dell'

intitolata

La

doveri del principe e la dedic


Calabria, figlio

a Giovanni

duca
ci

Angioino Renato. Con


secolo, in pieno

viamo

alla

met del

umanismo, quantutte le opere di

do

gli Italiani

avevano gi scoperto

Cicerone salvateci dalla sorte;

ma

il

La Sale ne aveva
e

una che

agli Italiani

non

riusci trovare

dopo

di lui

di quella si servi

nuovamente scomparsa, il trattato per comporre la sua Salade.

De

virtutibus;

La Salade

s'

incontra manoscritta nel cod. di Brus-

sella 182 IO del sec.

XV;

fu

anche stampata nel 152 1,

ma non

ebbe diffusione e pass

inosservata.

Ne

rinfresc la

tempo memoria recentemente un


cosi per tanto

filologo finlandese,

W.

Soederhjelm, che ne ripubblic

alcune parti nel 1904, accompagnandole con un com-

mento; e nel 1908


testo francese

coi tipi

del

Teubner ristamp
di fronte
la versione latina,
il

il

H. Knllinger, mettendovi

per
di-

gli inesperti di lingue

romanze
passi

scutendo tutte

le questioni
i

a cui

testo

d luogo e
pi
sicuri

in ultimo ricostruendo

secondo

lui

dell'opera ciceroniana:

M. TuLLl ClCERONiS De

virtu-

tibus libri fragmenta, collegit

H. KlNLLlNGER. Prae-

missa sunt excerpta ex Antonii de

La Sale

operi-

bus

et

commentationes. MCMVIII. Lipsiae.

I.

CICERONE.

igt

Il

La Sale

cita nel
il

suo antico francese ung^ des

li-

vres de Tulles que


gli

nonuna De

virtiitibus,

estraendone

ammaestramenti che pi fanno


ammaestramenti, da

al

suo scopo e che

egli addita ai princes, seigneurs et


gli
lui

dames.

Otto sono

non senza affettazione chiail

mati grains de tres glorieuse semence;


giustizia,

I sull'uso della

temperata
il

di benignit;

il

II sulla

conserva-

zione della pace;

III sulla

benevolenza del principe


del commercio;

verso
il

sudditi;

il

IV

sulla protezione
tributi;
il il

sull'

imposizione dei

VI

suU'approvigio-

namento

delle vettovaglie;

VII sull'accrescimento e
1'

conservazione dei beni pubblici;

Vili e ultimo sulla

difesa dello Stato e dei cittadini.

Cicerone dal nostro Francese nominato parecchie


volte e sempre con la forma
Tulles,
il

com'

nell' edi-

zione antica, Tullez, com' nel codice;

novello editore

Knllinger rende nella traduzione Tullus;

ma
il

perch

non
il

addirittura Tullius?

Non

e'

nessun dubbio

che

La

Sale per Tulles intendesse Cicerone,


fu

quale nel

medio evo

generalmente

citato col

suo nomen an-

zich col cognomen.

Ma

dobbiamo proprio credere che


il

egli avesse dinanzi agli occhi


di

De virtutibus genuino
che
il

Cicerone

Un
si

primo sospetto che

s'affaccia

La Sale
il

sia

giovato dell'opuscolo che reca appunto


virtutibus e va,
di

titolo

De quattuor
ti
1
i

quando non
di

anonimo,

nomi ora

Seneca ora

Martino Dumiense,

quale ultimo veramente appartiene


17).

(Migne
testi
'i'MU

/'.

!..

-XXJI

Senonch pur avendo


nn
il/..

due

necesinrlinoTl-

,ri..ri.nf.

i.nntO di COntattO,

192

R.

SABBADmr.

denti l'uno dall'altro.

Vien

di

pensare

in

secondo luocita espres-

go

alla Politica di Aristotile,

che l'autore

samente e che era

alla portata di tutti in

una doppia

versione latina, la medievale e l'umanistica del Bruni; ma nemmeno questa la fonte principale del Francese.
sia,
Il 7:p<;

NixoxXa di Isocrate, o di chiunque altro

che contiene un manuale dei doveri del principe


i

verso

sudditi, era stato tradotto in latino fin dal

43
es-

da Bernardo Giustinian e poteva perci benissimo


sere a conoscenza sua;

ma

anche qui

le

coincidenze

sono casuali e dipendenti dalla comunanza della materia.

Altrettanto ripetiamo per le numerose opere nelle


si

quali autori medievali e umanistici

occupano vuoi
Vergerio,

di proposito vuoi occasionalmente dell'educazione prin-

cipesca, quali Egidio Colonna,

il

Salutati,

il

Guarino,

il

Piccolomini,

il

Biondo e via discorrendo.


erano
pi
diffusi

Dei

trattati
il

pertanto che

nelle

scuole e tra

pubblico dei lettori nell'et del


lui

La Sale

o in quella a

vicina

come

il

modello diretto del suo

non uno sappiamo additare libro, pur non escluIn ogni

dendo che da

alcuni di essi e dalla propria esperienza

egli potesse trarre la materia ivi sviluppata.

modo
altro

questo sarebbe un argomento pi favorevole che

sfavorevole alla veridicit delle sue affermazioni.

Un
al-

argomento favorevole

ci

offerto dalle

sue

lusioni a fatti e personaggi

di

Roma

antica,
lo

poich
ini

non vediamo

quali ragioni sufficienti

abbiano

dotto a inventarli: sebbene


dubbi. Chi sar mai p.
incolse
al
dall'
?

nemmeno

qui manchino

e.

quel Brunlaventin, a cui

male

aver voluto imporre troppo

gravi tributi

popolo

che fondamento avr quel Torqueus, che

t.

CICERONE.

193

per aver aumentato


tro giorni nel

le

imposte fu assediato ventiquat?

Campidoglio

Contrario invece alla veridicit del

La
la

Sale mi sem-

bra questo che soggiungo. Egli pone in cima a tutte


le virt la giustizia: la justice

comme

royne

(reine)

de tutes

les vertus;

laddove Cicerone nel


le

De

virtutibus

per attestazione di Girolamo

disponeva nel seguente

ordine: prudentia^ iustitia, fortitudo^ temperantia,

lo

stesso ordine conserva nel

De

officiis;

che se

ivi

nel

capitolo 4' del libro I nel proporre

una genesi
dalla

parti-

colare delle virt prende le


tutto
il

mosse

giustizia,

in

rimanente

dell'

opera e
il

in altre,

come

nel

De

uivent. e nelle Partii, orai.,

primo posto

sempre
in

occupato dalla prudenza o sapienza.

Da
mezzo

ultimo non sar inutile collocare


alle condizioni letterarie del

il

fenomeno
in cui
il

tempo
si

La
Os-

ale visse e di quello

che

di

poco
gli

lo precedette.

rveremo allora che


i

dall'

un canto

attribuivano a

cerone varie opere che non


ritto

appartenevano: uno

De

Gravimatica, un' orazione adversus Valeriuni,


(cfr.

ria

quinta Catilinaria

sopra

p.

183),

una raccolta
trattateli
di

Differentiae, e

una

di

Synonyma^ pi un

De

re militari, che

un semplice compendio
quello
stesso

Ve-

gezio.

dall' altro

canto in

secolo o

poco prima o poco dopo furono scoperti e adoperati


libri

e autori, che per noi sono, forse irreparabilmente, Cosi


si

rduti.

nella

biblioteca
al

benedettina di

Monte
proprie^

issino
iute

conserv fino

1522 Palaemon

De

sermonis integro e la Geometria di Martialis,


il

che

era diverso da Martianus; cosi


K. SABBADmi, TtU
latini,

Petrarca possedette
>

194

R* SABBADINi.

un commento
(cfr.

di Elio

Donato

alle

Egloghe

di Vergilio

pi sotto p. 203) e forse gli scolii di


il

Vacca

a Luci tra-

cano, e

medico tedesco Hartmann Schedel che

smise la Mulomedicina Chirmiis, stampata nel 1901, a-

veva nel 1498 il commento di un Probo a Persio; e nel 141 2, un altro medico tedesco, Amplonio, possedeva
le

opere di

Grillio,

per noi quasi interamente perdute;


a Milano aveva una
Augusti cum

cos nel 1415 Giovanni Corvini

Comoedia antiqua a noi ignota e nel 1466 Angelo De-

cembrio un poemetto
Antonio
et Cleopatra,

De

bello

nautico
'

che cominciava

musa ducem belloque

Armatum cane cruentam Aegyptum lo stesso


':

probabilmente salvatoci in parte dai papiri ercolanesi.

Anche

di qui

possono sorgere,

come

si

vede,
se
si

ra-

gioni tanto di dubbio quanto di fede.


sidera che
giario
(i)
il

Ma

con-

La

Sale fu in letteratura un solenne pla-

e ciurmatore, la

fede

se

ne va e rimane

solo

il

dubbio.

(i) Sui plagi sfacciati

commessi dal La Sale

a danno di Simone de

Hesdin vedasi M. Lecourt in Mlanges Chatelain, Paris 1910, 341-353.

n.

DONATO.

Sotto

il

nome

di

Donato vanno parecchi

scritti

di

indole e di argomento diversi;

a trattare degli

scolii dei

ma qui io mi restringo Donati. E per questo riguardi scolii:


i

do devo distinguere due categorie


liani,

Vergi-

ai quali si

connette
i

il

nome

di Tib.
ai

Claudio Dosi

nato e di Elio Donato,


nette
il

Terenziani,

quali

con-

nome

di Elio

Donato.

Tib. Claudio Donato in

Vergi lium
di T. C.

(*)

Noi possediamo un commento


l'

Donato
in

al-

Eneide.

Quando
?

fece esso la sua prima comparsa nei

tempi moderni
maniere.

domanda si rispose Comunemente si riteneva che lo


Alla
il

diverse

scopritore

fosse stato
in luce

Fontano e che
Il

la

prima edizione venisse


falsa
il

a Napoli nel 1535.


e
si

Valmaggi dimostra
Landino
nell*

queir opinione
'

ingegna di argomentare che


fu
il

propalatore
() Comparve

del

commento
in

edizione

la

prima volta

Museo di antichit

ct>i^s.

HI.

1889,

167 .72.

198

R.

SABBADINI.

fiorentina del 1487

(i).

Nella prima parte ha ragione,

non
l'

cosi nella seconda.

Ecco

infatti

una

lettera del-

Anrispa:

Aurispa viro clarissimo

et

poetae suavissimo
s.

Antonio Panhormitae
Timeo ne me ob tam longam ad

(2)

te taciturnitatem

aut

ignavum aut

ingratum aut immemorem tecum et cum domino Mathaeo viro cxcellente


et
si

amico conmuni
multae

me

appellaveris. In

me

vero

si

parva aut nulla

vitia,

unquam

virtutes fuerunt, praesens est tempus.

Legi equidem
et

immo

quasi traduxi Hieroclem (3) Pythagoricum, qui

me

iustum

fecit

et prudentissimum. Nullius
rit,

tam magna

est ignavitas,

si

illum adtente legereligiosus

quin in amicos
si

officiosus, in caeteros

humanus, erga deum

radat. Itaque

quod

in

me

prius supranominatorum vitiorum fuit, pu-

rus

illius

lectione purgatusque remansi.

Non

fuit

posteaquam Neapoli a
erat,

te discessi scribendi

argumentum nec nunc quidem


fit

nolebam equilibros appello.

dem

epistolam sine re ad te ut a pluribus


ille

mittere:

rem

Monachus

qui primo

Commentum Donati
Romam cum

in

Virgilium
dicit se

in Italiam apportavit

nuper

cardinale Burgundiae venit. Is

est et doctus et solers antiquitatis indagator,

quamvis Gallus;

invenisse

in tris

Plauti comoedias

commentum
illis.

eti

am

Donati. A me
ad vos

solicitatus misit in

Galliam pr

Hinc me expedio ut vere accinctus sim ut Ferrariam vadam

et

illinc

me cum

tota familia traducam. Serenissimo

Alphonso

regi

me

oro

saepe commendes, cuius mores et ingenium adeo mihi placuerunt et accepti sunt, ut nullum ex antiquis,
caeteris

neminem

excipio, in arte regnandi et


in cuius lau-

hominum

virtutibus

cum

ilio

comparandum putem,

(1)

Luigi Valmaggi,

Di un

testo

falsamente attribuito al grammatico


dalla Rivista di filologia

Elio Donato, Torino 1885, estratto


zione classica,
(2)

ed istru-

XIV,
cod.

1-2, p. 31-36.
f.

Cod. Vatic. 3372

5v.

(3)

Herodem

2.

DONATO.

199

dibus tantam ego voluptatem accipio, ut

dum

illum

magnifacio saciari

non possim. Cuilibet


de
ilio

Romae
et

licet

quod

sentii loqui. Itaque

nonnunquam
prodigum

disputatur ac multi qui nunquara

reges fuerunt

illum

non liberalem appellant

arguunt largitatera illam non permissuram ut


illos

magna

faciat.

At ego postquam

argumentis vinco, silentes oraitto.

At quidam ex magnis florentinus tamen cum argumentaretur carentiam


uri

ex necessitate regi fore, postquam veris rationibus ostendi non ca-

riturum auro sed abundaturum:


esse christianum, ita

Alphonsum inquam regem


et apostolis

ita

bonum
quo-

deo eiusque matri


illos

acceptum, ut

cienscunque ex corde

oraverit, singuli decies centena millia aureo-

rum

regi facillime tradent.

Cunque

interrogarer:

quid quotidie id
nisi

non

facit ?

Respondi regem non pr pecuniis oraturum

summa

in neces-

tate in

qua nunquam

erit.

Cum

ego perseveranter id affirmarem, quierat, dixit:

dam

illi,

quicum disputacio mecum

de Christo

et

apostolis

aiireis intellegit.

Verum

est,

inquam, nam rex maiores habet apostolos


fuerit,

ireos
in

quam ego

sim; et

quamvis Sanctus Petrus parvae staturae


illi

sua capella aureus est magnus. Sic

subdoletites (i)
chartis

quamvis

ride-

rent abierunt. Vale tu tuique. Misi


reccpi; cas quotidie expecto et

Fabrianum pr

quas nondum

domino Mathaeo,

cui

me plurimum com-

mendabis, mittam. Facio etiam


Rorn.if:

me commenda

et

Curulo.

VTTT

kal.

februarias [1447].

iv>Mc^....M..
si

c^

lissar la

data

di
j^ita

questa lettera. Intandell'

to vi
poli:
>

fa

menzione

di

una

Aurispa a Nagita

posteaquam Neapoli a

te discessi.

La

ebbe

luo-

nel 1444,

come

si

rileva

da una

lettera del Facio

T'anormita, della quale reco pochi passi:

Bartholomeus Faccius Antonio Pankormitae


Quanti factam iudicium tuum
r,,n>|'.situm a
iliiid
(
.

s.

d. (2)

me opuRculum de

bello

Veneto prius edere

nolui,

quam

orni

tioni

tuae Hubiccrem ....

(1) Hodolcntea
(2)
<

eot/.

h\.

Vatic.

3372

1.

J3V.

200

R.

SABBAX)INI.

Habes Aurispam domi virum non mediocris

ingenii

atqne doctrinae

quem

licet

nunquam

viderim, tamen ob virtutes eius ipsura vehementer


auctoritas. Ilunc

diligo estque eius

apud me magna

etiam operis

mei

correctorem et iudicem esse velim ....

Neapoli apud Corouatam die XXTTTT

aprilis

1444.

D'altra parte nella lettera dell 'Aurispa presupposto ancor vivo


il

Facio {Facio me commenda), morto


termine ad quem
si

nel 1457.
pi.

Ma

il

ristring-e assai di

L' Aurispa parla


le

del cardinalis Burgundiae, cio

Jean

Jeune (Johannes Juvnis), vescovo Morinense

e chiamato per questo

comunemente
il

il

cardinalis o

il

dominus Morinensis. Egli mor

9 settembre 1451
il

(i).

La

lettera cosi resta

compresa

tra

1444 e

il

1451.
saluti:

Facciamo un

altro passo. L'

Aurispa scrive nei


il

Vale tu inique. Quel inique significa che


s'

Panormita
1

era ammogliato con Laura Arcellio.

Nel

444 non

r aveva ancora sposata; e nel febbraio del 1448 era


gi padre di una

bambina, Caterina Pantia

(2).

Con
1447.

questo indizio riportiamo la lettera dal 1444

al

il

1447 effettivamente l'anno.


la
frase:

Richiamiamo

monachns
ve7iii.

ille

nuper

Romam
Fran-

cnm

cardinale Bnrgundiae

Il

Morinense nell'agoalla dieta di

sto del 1446 s'era recato

da

Roma

coforte quale rappresentante del

duca Filippo

di

Bor-

gogna, e
a

alla fine dell'

anno medesimo era


(3).

di ritorno

Roma

con

gli altri delegati

La

lettera dell'Au-

(i) Ciaconius, Histor. ponti/. II 912-13.


(2)

R. Sabbadini, Biografia
G. Sforza,

di Giovanni Aurispa

00- 103.

(3)

La

patria, la famiglia e la giovinezza di papa Niccolo

in Atti della r. Accad.

Lucchese

XXm,

1888, 185-90.

2.

DONATO.

201

rispa

dunque del 26 gennaio 1447.

il

monachus

Gallus ?

Lo

identifichiamo con Giovanni Jouffroy,


di

moil

naco benedettino e suddito del duca


che spiega com'egli
di
si

Borgogna;

fosse

accompagnato

al cardinal

Borgogna per
et

assisterlo alla dieta.

il

Jouffroy fu

veramente

doctus et solers antiquitatis indagatore co(i).

me
Il

l'Aurispa lo definisce

commento

di

Tib. Claudio

lui

portato in Italia fino

dal 1438,

Donato era stato da quando venne a


(2).

prender parte
presente
il

al concilio di

Ferrara

Esso forma

al

cod. Laur. 45, 15, characteribus langobardicis del sec. IX;


libri

coftscriptus,

e contiene

il

commento

dei

soh primi cinque

dell'Eneide.

Tra

gli apografi tratti


inf.

da esso ricorder V Ambros.


il

265

Sulla sua divulgazione comunico


lettera di
postulas
te

seguente
(3):

passo

di

una

Poggio a
quaeram
scribis,

Battista Guarino
et
si

De Donato quod
amplius

diligenter

quid

reperero

quam quod
valde

habere

dabo operam ut
videtur,

transcribatur:

quanquam non

utilis

eius lectio

cum

versetur in rebus

minusculis, quae

pamm

in se contineant doctrinae, eloquentiae

minimum
ti,*-t,
.lii

Satis est Scrvius ad

Virgilii

expositionem, nara

in

quo

ipso

non loquuntur... Floreutiac die XIIII

febr. [1456].

Dal posto che

la

lettera

occupa

nell' epistolario si

deduce che del 1456. Battista Guarino professava in quel tempo a Bologna. Egli domandava Donato probabilmente perch nel corso deUe sue lezioni interpre(i)
<3)
'

R.

Sabbatlini,

Le scoperte dei
in

eodici ialini e greci 194-95.


class. II

R. Sabbadini
Pokko Epist.

Studi itaL /ibi.

48

. 3.

\\

coli.

Tonclli, XJII 25, co^'arionato col cod. Vatc.

(jtt

203

ft.

SABBADINI.

tava Vergilio. Che

si

parli di Tib. Claudio

Vergilium risulta dal confronto che ne fa


Servio.

Donato in Poggio con


ci

Se
fica

Battista conosce

il

nuovo commento,

signi-

che era arrivato a Ferrara; e difatto Angelo Deil

cembrio,

portavoce della scuola ferrarese, lo nomina


1462,

nella Politia literaria (i6o, 443), pubblicata nel

ma

abbozzata nel

1447.

Anzi

vi

confonde gi Tib.

Claudio con Elio in una sola persona,


copista del cod. Laur. 53,
9,
il

dove
titolo:

il

come commento

fece

il

di Elio

Donato a Terenzio porta


Battista Guarino

Claudii Donati ho-

noratissimi grammatici prefatio super Terentio.

domandava

a Poggio se possede-

va un testo completo. In
il

Italia perci

conoscevano solo
vi e-

commento
la

alla

prima parte dell'Eneide e non


i

rano per anco giunti

due codici Vaticani, che con-

tengono

seconda, essi pure del sec.


dalla Francia.
(cfr.

IX

prove-

nienti del pari

Come

risulta

dal Com-

mentarium del Niccoli

sopra

p. 4, I)

Poggio aveva
pare che

veduto nel monastero di Reichenau un testo che com-

prendeva

il

commento a

otto

libri:

ma non
s'

se ne sia tratto copia.


traccia.

Di quel codice

perduta ogni

Recentemente H. Georgii ha sul codice Laurenziano (di cui non conosceva la storia) e sui due Vaticani
condotto la sua edizione
editio princeps:
critica,

che a un tempo

Tiberi

Claudi
(i).

Donati Interpretationes

Vergilianae, Lipsiae 1905

(i)

Sul cod. Laur.

cfr.

I p.

XVII-XX;

sui Vatic. p.

XX-XXTV.

2.

DONATO.

203

Elio

Donato in

Vergilium
alla

(*)

Il

commento

di Elio

Donato

Georg, e aH'Aen. di
ci

Vergilio s' perduto; dell'esposizione della Buco/,

son

pervenuti tre capitoli,

nemmeno

trasmessi unitamente:
l'

cio la dedica a Munazio, la vita del poeta e

introil

duzione sulla poesia buccolica


trarca possedesse
>i

(i).

Ma

pare che

Pe-

il commento alla Bucolica. E di vero ponga mente a queste chiose autografe sul suo

Vergilio Ambrosiano:

f.

di

guardia: Melibeus a finibus suis discedens ac Tytirum sub fago

Joris
:

estum vitantem videns


'

et

admirans,

ait:

Titire tu etc.

'

(Ec/.

I,

i).

pronomen hoc

tu

hic discretionem importat,

quasi dicat: tu, ita

;uod nullus alius, sive mantuanus, ut Servio, sive poeta, ut


ive, ut
f.

Donato,
intel-

nobis videtur, et mantuanus


calce a destra) (2):

sit

qui loquitur et poeta.


Tytiri Virgilium

(in

Sub persona ergo

liginus

secundum omnes; per Melibeum vero quid importetur


(scil.

dissentire

idcntur cxpositores. Iste

ScrviiLs)

enim ut patet ex sequentibus,


intelligi

mantuanum aliquem
jcr
i

finibus suis

pulsum

vult

obstupentem su-

felicitate
t

Virgilii,

qucm

agris propriis restituerat

Augustus.

At qui

ona

sccuntur, dicunt

Augustum

soli Virgilio

romanam ystoriam
scripta poctarum,

ractandam concessitse, adiccto quod aliorum

omnium

(^ Comparve

la

prima volta

in

Giorn. star. Utt. itaL 45 1905, 172-3.


Vergiiianae,
ree.
I.

(i) Ripubblicati ora In

Vitae

Brtimmer,

Lipsiae

1912, p. VII;
;:i

1-19.

II

carattere molto sbiadito e in certi punti illeggibile.


la

testo ti

'/ri con
'

copia che ne
c(n1.
(

tr:uicrMM; dal

Vergili
7

petrarchesco

AstoU

Marinoni sul

JaanatcniM:

960

f.

negli anni

1393 e 1394 a

Pavia.

204

^'

SABBADINI.

qui de ea scribere aggressi fuerant sed

nondum

perfecerant, delerentur.
et Cornificius Arrii

linde invidebant
centurionis

alii,

inter

quos precipue Evangelius

cancellarius.

Per Tytirum ergo Virgilium, ut diximus, per


intelligi.

Melibeum volunt dictorum poetarura alterum


eligere oportet,

Ego quidem
per Melibeum

si

hanc ultimam sententiam prefero quam magis verba pascilicet

tiuntur. Soleo

tamen utramque permiscere, ut


et

et

poetam intelligam

raantuanum poetam, insuper

et agris

privatum

et et

Tomanam

ystoriam vetitum attingere, loquentem ad eque


et

mantuanum

poetam, sed

agrorum restitutione

et

singulari

scribendi

prerogativa

letum atque gloriantem.

f.

2v

alla parola gemellos {Ed. I,

14):

Legitur Corni-

ficius

de ystoria romana fecisse duos

libros,

quos au-

dito principis edicto deseruit

nec ultra processit.

Uallusione allegorica

aMiUkistoria

romana ricordata
Ed.
I,

anche da Servio, che


ces

la confuta:

5 resonare do-

Amaryllida

s.

idest

Carmen tuum de amica Amasilvas sonare; et melius est

ryllide

compositum doces

ut simpliciter intellegamus:

male enim quidam allego-

riam volunt, tu Carmen de urbe

Roma
Non

componis ce-

lebrandum omnibus gentibus.


MrUhistoria romana,

propriamente
affine,

ma una

cosa molto

un

Car-

men de urbe Roma. Virgilii Evangelus ex. 2v Hic tamen persecutor clamat non esse ad interrogata responsum; D o n a t u s autem respondet et responsio in effectu cum hoc dicto
Servii concordat.

Si allude allo scolio

ad Ed.

I,

19,

dove Servio discute un quesito degli


Vergilio:

obtrectatores di

urbem quam dicunt

Romam

quaeritur cur de

Caesare interrogatus,

Romam

describat etc.

2.

DONATO.

205

f.

alle

parole

di
il

Filargirio

[Ed.

I,

43) dies idest

principia meftsium,

Petrarca chiosa:

Hec
1

est

una

expositio. Alii dicunt per bissenos dies


spiritu

libros

Eneydis velut prophetico

pronuntiasse
ve-

Virgilium: qui sensus satis elegans est,


rus
sit

dummodo

Dona

bissenos pr 24 accipit et ad
refert allegoriam,

tempus suscepti imperii


non
placet.

quod mihi
Per non

Questo Donato non pu essere che


ci

Elio.

sentiamo

di credere

che fosse un testo genuino, per


l'allusione allegorica al Car-

due

ragioni: la

prima che

men de urbe Roma o


cervio,

historia

romana se respinta da

che pur propende

all'allegoria, tanto
il

meno pu
si

venire attribuita a Donato,

quale

dell' allegoria

nianifesta quasi oppositore in queste parole dell' intro-

duzione sulla poesia buccolica

(i):

praedicimus, in Bucolicis Vergilii

tenendum esse neque usquam neque


*

Illud

ubique aliquid figurate


vix

dici,

hoc

est per

allegoriam;

enim propter laudem Caesaris


'.

et amissos

agros
che

haec Vergilio conceduntur


nel testo posseduto dal
[riUS,
il

La seconda ragione
si

Petrarca

nominava Evan-

noto Vergiliomastix, interlocutore nei SaturMacrobio: e Macrobio. visse dopo Donato.


il

nali di
>i

Onde
alla

sogner supporre che

commento
se pure

di

Donato
si

bucolica sia stato interpolato:

non vogliamo
trattassi

ssere pi scettici ancora e


se di

ammettere che

un commento

di origine medievale, a cui

fosse

ittaccato o per errore

o per frode

il

nome

di

Donato.

(l)

Vitat

Vtrt^ilianai

l6.

206

k.

SABADINI.

Elio

Donato in Terentiutn
scoperto nel secolo XIV
(*)

Come
zio noi

scopritore del

commento
il

di

conoscevamo

l'Aurispa, che lo trov a

Donato a TerenMagonfu
di

za nel 1433.
rintracciato

Ma

in

Francia

commento Donatiano

almeno quarantanni prima, per opera

Nicola da Clmangis. Per questa dimostrazione ponia-

mo

a principal fondamento VEpist,


Galeotto

V del Clmangis

(i),

scritta al cardinale

di Pietramala,

che mor

nel 1396 o 1397.

I^i

fronte alle parole dell' umanista


(2).

francese collochiamo quelle di Donato


Clmangis.
Epist.

Donato
Nunquid
ro-

V pag.

25-26.

manus

fuit

Terentus, totius
alios
sit,

latine

comedie longe ante


qui
licet

princeps,

vetustissimus
belli

utpote qui

pag. 3, 5

cum
belli,

inter finem se-

tempore

punici secundi claruisexcellenter


illa

cundi p;mici

se dicitur,

tam

tamen tam-

que eleganter in
psit, ut

antiquitate scri-

omnibus
et

fere posteris latinis

et facultatem

voluntatem descri-

bende comedie ademerit. Neque enim


post illum alius scribere ausus
est,

(*)

Comparve

la

prima volta

in

Rivista di fiblogia

XXXIX,

191

1,

541-43.
(i) Nicolai

de Clemangiis, Opera omnia, Lugd. Bat.

MDCXm.

(2) Nell'edizione del


siae

Wessner, Aeli Donati, Commentum Terenti, Lip-

1902.

DONATO.
uno tantum dempto Affranio, qui de
Terentii super alios excellentia hunc

207

pag. 8, 15 hunc Afranius qui-

dem omnibus
bens
similem dices

comicis praefert, scri-

ternarimn iambicum in Compitalibus


scripsit: Terentio

in Compitalibus: Terentio

non

non similem

dices

quempiam

(i).

quempiam. Qua autem Terentius ipse


patria fuerit, fabularum
indicant, in quibus

suarum
et

tituli

Afer

Carthasi

ginensis

inscribitur.

Quod
censeri

illum

propterea

romanum

debere
est

contendunt,
Carthagine,

quod captivus
ut
nonntilli

ex

P^g- 3> 4 quidam captum esse


existimant....

aiunt,

Ro-

mam

perductus...

Epist.

LVn

pag.

159.

Servus

in

Etm.
tum
retur

Ili 2,

18

usque

addi-

Eunucho,

domini

nomine

ancillam

est, ut

longinquitas monstra-

datums de remotissima

illam

com-

Ex
addendo

Aethiopia
sit
',

est

usque

mendat regione: Ex Ethiopia usque


est
anelila hec.

haec ostendit quid


pia,
*

ex Aethiout ex lon-

usque

ginquitate
deretur.

dignitas nmneris

pon-

Epist.
ille

LXXX

pag.

242.

Senex

qui apud Comictim sapienter bis


'

verbis philosophatur:

Omnes cum

tecunde res

sunt

maxime meditari

secum oportct quo pacto adversam


fortunam ferant, percala
exlia

dam-

na

'.

Et Kcquitur:

'

Percgre
filii

redieri.s

Rcmpcr cogitcs aut


axorK

peccatum aut
filie:

mortem ant morbaro


esse hec et
tit
fieri

communia

posse ut

ne quid animo
prctcr

novum quidque

ipem

evenert,

omne
da

id de-

(1)

Non

trovo nulla
'

correggere

in

qnetto verso, che


?
'

presso
i

il

WrsHDcr Kuona:
dir

Terenti

num

similem dicetis quempiam

Tutti

co-

danno

dieent.

208
putare in lucro
tus in

R.

SABBADINl.

'.

Super quo Dona*

Phor. II
tia:

1 1

Et bona senten*
sapienti metuen-

Commentario:

bona,

inquit,

tum maxime

sententia:

monet tum maxime

sapienti
se-

dum, quo tempore maxime securus


est stultus.

metuendum, quo tempore maxime


curus est stultus
'.

Un
si

frammento del Donato scoperto dal Clmangis

conserva nel cod. Ambrosiano

53 sup.

(*),

che

descrivo brevemente.

cart.,

con qualche foglio mem-

branaceo intercalato; del


f.

sec.

XV.

(anepigrafo) Lucius

Phitoni stoyci discipulus.


delle tragedie di Seneca,

Anneus Seneca Cordubensis Proemio a un commento


la vita, la

con

metrica e

l'ar-

gomento
f.
f.
f.
1

delle singole tragedie.

Di Nicola Treveth.

4 Incipit liber Senece de remediis fortuitorum.


estratti

17V

da Vegezio De re
(sic)

militari,

21 Salustinius

De

bello Cathelinario.

f.

41 (anepigrafo)

La Giugurtina

di Sallustio.
libris.

f.

90V (anepigrafo)
vita di Terenzio

De

Terencii vita in antiquis

La
f.

composta dal Petrarca (i). 9 1 V Sequitur quodam argumentum Andrie quod


in antiquis libris nofi
satis prolixe

se-

pe reperitur
a quodam
satis
(2),

tamen a Terencio sed


dictatum
et

scolastico

confuse

facili ab experto dictatore expoliendum. Orto

libello (sic)

Athenis Chremes quidam senex

Pub-

(*)

Comparve

la

prima volta

in

Studi

ital.

filol.

class.

XI, 1903,

85-199.
(i)

Cfr.

Studi

ital. filol.

class.
il

31O; 312.

(2)

Nei due

satis sentiamo

francese assez.

i.

DONATO.

blicato in Scholia Terentiana, ed. Schlee, Lipsiae 1893,


172.
f.

92 (anepigrafo; in marg. di

mano

recente per Do'

natum). Publius Terencius Afer carthagini


cetera.

solet

et-

L' introduzione del


alla p. 37,

commento

di

Donato a
ultimi o-

Terenzio fino
Il

Wessner.
i

codice tutto di una mano; per

due

puscoli di argomento terenziano mostrano un carattere

pi piccolo.

La

scrittura gallica e

va probabilmente
Il

assegnata

ai

primi anni del sec.

XV.

copista

non

trascriveva per mestiere, bens per propria istruzione; e


si

capisce che prediligeva gli opuscoli, gli estratti e parle biografie, le quali

ticolarmente

compariscono nel suo

zibaldone

in

numero

di cinque:

una

di Seneca, le

due

di Catilina e

Giugurta e due di Terenzio.

Da

ci de-

duciamo
di

ch'egli avesse sottocchio l'intero

commento

Donato, come avr avuto intero quello del Treveth;


dall'

e che
gli

uno e
utili:

dall' altro

abbia tratto le parti che

tornavano

dal Donatiano la biografia di Te-

renzio, r introduzione sulla tragedia e sulla

commedia
solet

il

proemio

dell'

Andria:

1'

etcctera
i

messo dopo

mostra che

egli

troncava

li

suoi estratti.

Troppo attento non era


tre volte,

il

nostro compilatore; e lo

riconosciamo da alcuni passi che scrisse due e perfino

uno specialmente che occupa


(inter ytalicos

tutta

una pap.
3,

gina,

f.

94V

leniter refutare,

cai.

5.

15

W.\

sulla quale poi, accortosene,

segn va^

Questo luogo nella doppia copia presenta qualche

dimenticanza e parecchie differenze,

ma nell' insieme

r\
I4.

le

due copie
E.

si

corrispondoTw
TiSti iattMi

..^ .ttiT.^Mit**

attestano

tABBADWl,

ilo

R.

SABADlNt.

che

il

raccoglitore era coscienzioso. Poich quelle

dif-

ferenze non provengono da trascuratezza,

ma

dalla dif-

ficolt d'interpretare la scrittura dell'antigrafo.

E non

qui solo,

ma

anche altrove
si

il

copista tent e ritent,

onde qua

e l

corresse e pi volte trascrisse mec-

canicamente parole senza senso.

Chiameremo 5
l'Ambrosiano.

il

codice francese donde fu derivato

noi

non consta che 5

sia stato

noto

agli umanisti, se
plire le
citazioni

non

forse l'hanno consultato per sup-

greche,

poich non conosciamo

il

codice da cui le trasse la


stiano).

mano

4 di i^(cod. Malate-

Maggior

probabilit potrebbe

avere un' altra

congettura, che sia da identificare col vetustum exem-

plar manuscriptum adoperato dallo Stephanus


Il

(i).

certo

si

che

vS

non deriva da nessuno degli

e-

semplari venuti in luce a cura degli umanisti del secolo


il

XV
6idi

e che d'altra parte nessuno di essi esemplari,


il

Maguntino e

Carnotense principalmente, rapprederiva da S; giacch 5,

sentati

FC
i

Va,

come

ri-

sulta dalle sue lezioni, attesta

una

risoluta indipendensolo,

za da

tutti

codici del secolo


il

XV; non

ma

indi-

pendenza anche da A,
nutici, col

pi antico dei codici perve-

quale per spesso consente.

La presenza di

illumina meglio la tradizione del


infatti
il

vando
gruppo

commento. Ossernon infrequente antagonismo di A col

FC V

a,

saremmo

indotti

ad ammettere una

piuttosto antica divisione del testo Donatiano in due


famiglie; al contrario considerando

come

tra

il

grup-

(i)

Cfr.

Studi

ital.

filol class., II 19.

2.

DONATO.

ili

po

F C Va
A

intervenga misuratamente S, piegando pi


pi verso
il

verso
nell'

nella vita di Terenzio,

gruppo
ci

introduzione sulla tragedia e commedia,


ne'

con-

vinceremo che risalendo indietro


del nostro
si

tempi

la fonte

commento
la

si

unifica e

che discendendone

divide per l'opera personale dei copisti e dei lettori.

Per questo e per


fra l'altro

bont delle lezioni da lamen-

tare la perdita dell' intero testo di S, che conservava


i

passi greci al pari e meglio di A.

vero

che

S ha

accolto qualche

interpolazione, come,

per

riferirne

una evidente, ipsorum

fabula
V;

p. 28, 6

W.,

entrata anche nel gruppo

FC T

ma

pur vero

che dobbiamo a esso un buon manipoletto di lezioni


genuine, che qui soggiungo:
p. 3,
^, 5,
5,
I

Wessner Carthagini

6 /s 8 in die bis 14 eamqut (emendamento dello Schopen)

7,

4 Popillio (emendamento del Muretus)


15 in navim (emendamento dello Schll)
8 tu in summis (avr desunto di qui lo Stephanus
?)
il

7,

9,

suo emen-

damento
10,
7
I
,

Qui abbiamo

il

titolo:

Dt

tragoedia et comoedia

Ugem (emendamento
eperta

dello Schopen)
dell'ed. pr.)

(emendamento

16, 4 actu 17,

(emendamento
la

dello

Schopen)

IO multos (sar
1

vera lezione?)
in

20,

extra comoediam] extrade con*,

extragedia. In extradi

ccinhcrva probabilmente
^o,

un residuo della lezione originaria.


codici

14 modos:
ibiaej

gli

altri
*=-

numeros; entrambe

lezioni errate.

iidie

Lydiae (forse un' interpolazione,

ma

certo antica

'
,

indente all'altra sarrateve

Sarranaevt

f)

I2

R.

SABBADINl.

27 3 prologus est di fio

prima a
?)

^i^recis

ITqocooc acoFoc ut actendens


elocncio IIqotoc

veram fabulam

(corr.

in

falmle

conipoicio7iem

aoioc
est

IlEpy. toy aococ. Si pu


dictio

ristabilire cosi la lezione di

S: Prologus

prima, a Graecis jtqwtgq


elocutio.

^,0705,

til

anttcedens
[

veram fabulae
]

compositionem

IlQtTog yog'
di prologus,

jtq toj

8Qd(.iaT0<;

^yog.

Cio una doppia definizione

prima

in latino, poi

in greco.

Il

codice Ambrosiano appartenne a Francesco Pi-

zolpasso, che lo

dovette acquistare in Francia


egli
(i).

negli

anni 1422-23,
(Aquis) in

quando

vi
Il

and vescovo
Pizolpasso
era

di

Dax

Guascogna
(*).

oriundo

bolognese

Dalla Guascogna, soggetta allora alla


fu

dominazione dell'Inghilterra,

mandato nel 1423 a


al concilio di

rappresentare la nazione inglese

Siena

(2

).

Anteriormente aveva preso parte

al concilio di

Co-

(i)

Gams

544. Cfr C. Malagola, Della vita


*

e delle

opere di Antonio

Urceo detto Codro, Bologna 1878, 45:


passis de
(*)

1422

d.

Franciscus de Pizol'.

Bononia
la

fuit creatus

episcopus Aquensis usque Angliam


ital. filol.

Comparve

prima volta in Studi


cfr.

class.

XI, 1903,

378-83. Sul Pizolpasso


81; G. Gulmi,

in generale Saxius, Archiep. Mediol.

IH 858-

Memorie

della citta e

campagna

di Milano, Milano 1857,


1.

VI

338; 379; G. Fantuzzi, Scrittori bolognesi VII 3-1


'

(2)

Franciscus, episcopus Aquensis

'

assisteva all'adunanza del 19

febbraio 1424, Hefele, Conciliengeschichte VII 405.

A lui indirizzata in
coli.

quel tempo una lettera di Poggio:

Poggii Epist.,

Tonelli, I 128-

136 Poggius

p.

s.

d. Francisco

episcopo Aquensi;

in

data Reate

die

mensis augusti (1424); dove leggiamo tra l'altro


in

(^136):

Te oro

ut in

tempore maiorem

modum me commendes summo pontifici...,

Angelot-

tum

vero, Ciuci um

Bartholomeumque de Monte Politiano nomine meo

salvare iube.

2.

DONATO.

213

Stanza

(i),

donde era

partito nel 14 15 in seguito alla


gli

fuga di Giovanni XXIII: in quel frattempo comp


studi a

Bologna e

di l

verso la fine del 141

and

nuovamente a Costanza, accompagnandosi poi


te pontificia di

alla cor(2).

Martino

V
di

nel ritorno in Italia

Dal 1427
scovo
1443
di
(3)-

fu

vescovo

Pavia;

dal

1435
il

arcive-

Milano. Mor tra

il

febbraio e

marzo del

Negli anni

432-1 439 assistette al concilio di Basi-

lea: e ivi lo ritroveremo parlando deUe scoperte di Donato nel secolo XV. Fu un operosissimo raccogli-

tore di manoscritti, ch'egli alla sua


pitolo della Metropolitana milanese,
in

morte leg

al

Ca-

donde passarono
(4).

numero

di

52 nella biblioteca Ambrosiana

( I )

'

Magister Franciscus de Pizolpassis de Bononia apostolice camere


'

clcricus

fu dal

papa mandato

in

precedenza a Costanza
I

il

20 settem-

bre 1414 (H.Finke, Acta conditi Constant. 1896,


zia del

251). Cfr. la noti'

Malagola
et

(op.

eie.

44) secondo
'

la

quale

il

Pizolpasso
7

clericus

camere
diritto

canonicus bononiensis
il

il

29 maggio del 141

fu licenziato in
lettere

canonico e
scrittegli
r,

12 luglio

successivo laureato.

Su due

di
in

Poggio

da Costanza nel settembre 1417 vedi R. Sabbadini


Lomb.
se.

Rendic. del
(2)

Istit.

Utt.

XLVI,

1913, 906.
si

Y. de Pizolpassis, reduce dal concilio di Costanza,

trovava nel

loglio

1418 come ambasciatore

pontificio presso

il

duca
i

di Savoia,

per

avvisarlo del prossimo pxss.iggio del papa traverso


in

suoi stati (L. Frati

Arehrvio stor.

itul.

48, 191

1,

I20>.

^3) Archivio stor.


(^4)

Lomb. 37, 19 io, 321.


c<k1c

L' inventario

lei

del PizoIpnsMi

imsu nti

j.rrsH.

il

apitnlo

fu

pubblicato e

illutiiratr)

dal

Magistrctti in Archivio

stor.

Lomb.

36,

i<>09,

302 sgg.

214

^'

SABBADINI.

Elio

Donato in

Trentium

scoperto nel secolo XV.

Delle scoperte di Donato nel secolo

XV

si

parla

in alcune lettere dell' Aurispa, del Panormita,


la
(*),

del Valdi

le quali

dispongo cronologicamente, cercando


data con la

determinarne la
tezza.

maggior

possibile esat-

I.

Aurispa lacobino Thomasi \Thebalducct\


et virtuosissimo s. p. d.

v.

e.

Essendo gi
ne riporto quei
*

stata pubblicata dal Keil e da


soli passi

me

(i),

che fanno

al

caso presente:

trovato ancora [a Magonza] un commento de Donato supra Terentio,lu quale nullo erudito lesse mai sensa grande
voluptate ....

Munsignor de Sancta Cruce

et maistro

Thomase

[Parentucelli] serrale

no qui

infra octo iorne e

mastro Thomase porta seco tucte

opere de

Tertulliano.

In Basilea

VI

augusti [1433].

'

Il

Keil ha fissato nel 1433

la

data di questa

lette-

ra,

fondandosi sulla ambasceria


altri

boema

a Basilea. Io

cercher di confermare con


(*)

argomenti questa data.


class.

Comparve

la

prima volta in Museo di antichit

HI,

1889,

383-91.
(i)

Cfr.

R. Sabbadini, Biografia

di G. Aurispa, 64.

2.

DONATO.

215

Si

veda

infatti
(i)

il

seg-uente passo di una lettera

del

Traversari

al Niccoli:

Grata

iter e

quae de repertis

voluminibus vel ab episcopo Mcdiolaneiise iam vita functo


ve! a Thoina nostro vel ab Aurispa significata
scribis,...

Ravennae XII decembris. Questa lettera del Traversari


certamente del 1433, perch alla fine di quell'anno
egli stava in

Ravenna. Del resto

in essa si parla del-

l'arcivescovo Capra

come
(2).

gic

morto: la sua morte av-

venne a Basilea
di ottobre del

tra la fine di

settembre e

il

principio

1433

Questo dunque l'anno delle

scoperte di codici fatte


dall'Aurispa.

da Tommaso Parentucelli e
Parentucelli

Un'

altra prova.
(v.

Tommaso
p. 3);

era

g-i

in

Germania
il

sopra
S.

e noi sappiamo che egli e


eletti
il

cardinale di

Croce (Albergati) furono


al

da
29
di

Eugenio IV per andare


gennaio 1433
presenza
(3).

concilio

di

Basilea

Non pu dunque

cadere prima

quest'anno la lettera dell'Aurispa la quale presuppone


la al concilio del

Parentucelli e del cardinale

di S. Croce.

Ancora. L* Aurispa dice che


le

Tommaso

porta seco tucte

opere de Tertulliano. Questo codice arriv in Italia


al principio

o alla fine del 1433 o


ricava da

del 1434,

come
al

si

una
52.

lettera di Alberto

da Sarteano

Nic-

V iil,

(2)

R.

SabbiOdini, Sieeolh

da Cusa

ecc.

iti

Rtvdic.

d.

r.

Accadem. dei

Linai

XX,

191

1,

2^

(3) Architno stortcv


tire
,iii:t

/tniuino,

1888,

p.

45.

Non

pntc

li

c.irdjnalr par-

subito e
'

fti

dovette nell'aprile e tna^io trattenere a Verona, impe-

Vinttos

in ad

concHium^

ibid.

2l6

R.

SABBADIMI.

coli (i), dove si legge: quem [Tertullianum] in Alamannia repertum de Basilea Teutonicorum ad te perlatum dicis Ex Ferrarla VI kal. feb. 1433 (= 1434
stile

moderno).

Finalmente abbiamo una lettera da Basilea del no-

vembre 1433
nella quale
lo consola
si
(3).

dell'

Aurispa a Cosimo de' Medici


dell'esilio

(2),

duole

a cui fu condannato e
via

Anche per questa

messa

fuori di

dubbio

dell' Aurispa a Basilea nel 1433. Resta dunque dimostrato ad esuberanza che la lettera

la

presenza

deirAurispa al Tebalducci del 1433.

n.
Aurispa viro dar
et

poetae suavi Antonio

Panhormitae
Si ex
lares,

s.

p, d. (4)

animo

commentum Donati
negotium
commisisses,

in

Terentium
tot frugi

postu-

non nebuloni
isthinc

quum

et extimati et tui

homines

ad nos venerint. Misisses praeterea veteri amico


illius

cupidissimo quicquam in

antiquissimae benivolentiae

monumentum;

debebas enim, quod tute perpetuo exerces, quod puer etiam didiceras,
meminisse:
*

munera crede mihi placant hominesque deosque;

'

(Ovid.

A. A.
petis,

ni

655) et quod apud


(5) largire

eum poetam quem


'
.

miraris est:

'

qui saepe

minimum
est.

nonnumquam

[Priap.

XXXVDI
abs
te;

?)

Sed audi
ita

quid in re

Fateor velie

me quicquam rerum

sed quasi

Ci) Alberti a Sartheano, Epist.


(2)

25.

Pubblicata da R. Sabbadini, Ottanta lettere inedite del Panormita,

Catania 19 io, 155-6.


(3)

Cosimo

de' Medici fu imprigionato


f.

il

7 settembre

1433.

(4)

Cod. Vatic. 3372

5.

(5)

mimmi

cod. (mi

mi?)

2.

DONATO.
non
potest,

ai;
quippe quern cu-

fortiinatum
pidissimi

sit,

Donatus

ille

transcribi fato

codicum novorum

et doctissimi diutissime

tenuerunt et nequi-

verunt cxplere. Karolus (i) solum id transcripsit quod tu habes, caetera

me

saepe rogante saepe etiam postulante


ut transcribat,

non

coraplet;
fuerit

studebo tamen

omni cura
Vale
tu.

quod quum

factum

habebis originale.

Ex

Florentia

XII

augusti perraptissime [1442?]

Quel diutissime e quel saepe e


lettera

tutto

il

tenore della
dell'

sono argomenti

di

una lunga dimora

Au-

rispa in Firenze.

Una

siffatta

dimora non pu cadere

che nel 1434-36, quando fu


e
si

di ritorno dalla Germania accompagn alla corte pontificia di Eugenio IV, o nel 1439-42, quando Firenze fu sede del concilio.

Per quest' ultima data mi


lettera del

fa

propendere

la

seguente

Panormita all'Aurispa.

m.
Atitonius Panhortnita Aurispae
Mariam
filiam et a

v.

ci.

s.

p. d. (2)

Venctis

in

via et Ferrariae a viro


et

tam

li-

ilitcr

ac magnifce exceptam

AJfonsus rex idem

pater

perquam
nobis

libcnter audivit tibiqiie etiam gratias habuit, qui fere

omnem rem

online renuntiaveris

....
si

Procurabs
'1

me amas

si

me

amari vis e o

mm

e n

Terentium

extorquere ab Aretino tuo, olim meo....

Qui
glia di
,.},,.
,.

si

allude al matrimonio di Maria d'Aragona


d'

fi-

Alfonso con Leonello


,r.
f.-....,

Este
si

figlio del

mar-

Il

ni.'ttrimonin

rj>|ohr noli' aprile

Carlo Martuppini Aretino.

2)

Anton. BoccatcUi, Epist., Venctiit 1553

f.

ii'

2l8

R.

SABBADINI.

1444. Maria
nello,

and a prenderla Borso,

fratello di

Leo-

con due galere veneziane. Part da Venezia e

sbarc ad Ortona; da Ortona a Napoli prese la via di


terra; nel ritorno fece la

medesima strada

(i).

La

let-

tera del Panormita perci della prima

met del 1444.


(2).

In quel tempo V Aurispa stava a

Roma

Il

Panor-

mita gli ripete la dimanda per aver Donato, che pro-

babilmente era ancora in

mano

del Marsuppini. Si dedell' Aurispa

duce

di qui

che

la lettera

precedente

al

Panormita dev'essere
la

di

poco anteriore

alla presente;

potremmo

collocare nel 1442.

IV.

Laurentius {Vallai Ioanni


Dedi ad
iusseras.
te

Arretino

suo

s.

(3)

proxime

litteras

banco Bazzolorum quemadmodum tu ipse

Scribam autero ad
litteris

te alias latius.

Nunc partim

fatigatus scribendis

hoc die temis

ad totidera cardinales papaeque, non aliud scribo


ut scriberem iniunctum est,
alius est

quam quod ab amico


Columnensi sive quis
habet,

ut quaeras a domino

quiDonatum super Terentium


et

numquid

integer

Donatus reperiatur

an super omnes comoe^


vidit

dias scripserit.

Nam

hic amicus

meus apud Carnotum

hunc aucto-

rem sed

sine tertia

comoedia

'Ea'UTOVTi|j,coQOVfAvC{) et

non integra quin-

ta 'ExDQtt, item
si

cum

defectu in sexta, quae dicitur ^OQfxicov. Praeterea

quis apud vos habet


s

quatuor Academicorum Ciceronis


repertos. Plura

libro

non pridem Senae

non

scribo, quia

non vacat

ac ne possum quidem, nisi mei nostrum

Nicolaum valere iubeo. Vale.

(i) Tutto ci narrato partitamente in

una

lettera di

Giovanni To-

scanella

all'

Aurispa. Cod. Ambros. F. S. V.

18

f.

53v-6or. Cfr.

R.

Sabbadini, Biografia di G. Aurispa 91-92.


(2)
(3)

R. Sabbadini,

op.

cit.

88-89.
inf.
f.

Cod. Ambros. G. 109

35V, Misceli.

Tiali

XIX

p.

191.

2.

DONATO.
quo die ad dominos
illos

219
cardinales
litterae,

[Neapoli]

XVI

kal.

februar. [1447],

reccnter electos praeter


licet

dominum Mediolanenseni dantur meae


et ipse

Consilio

Ambrosii mei diem anticipavi, quia sero

ad

me

scri-

pserat et ego acceperam litteras,

Divinarum huraanarumque rerum consulto


Portugallensem.

d. Ioanni Arretino

apud

d.

La data di questa lettera si fissa esattamente. Il terminus ad quem subito trovato, perch vive ancora
il

cardinal Portoghese, cio Antonio Martini, morto


(i).

il

di II luglio 1447

La

lettera perci

non pu an-

gennaio 1447; vuol dire che essa all'elezione di Niccol V. Qui si fa menzione anteriore
dare oltre
il

17

di

una recente creazione


il

di cardinali, tra

quali

com-

preso anche

cardinal Milanese.

Ora Enrico

d'Allosio,

arcivescovo di Milano,

fu fatto cardinale

da Eugenio

IV

nel 16 dicembre

1446.

In quell'occasione furono

creati quattro

cardinali:

Tommaso Lucano, Giovanni


(2).

Siculo,

Giovanni Carvaial, Enrico d'Allosio


il

per

r appunto

Valla scrive a tre dei cardinali recenteeccetto


quello

mente

creati,

Milanese.
il

L'

anno

della

lettera pertanto senza


Il

dubbio
il

1447.

dominus Columnetsis

cardinale Prospero

Co-

lonna, Nicolaus probabilmente Niccol Cusano.

M CiacoDu,
'

Hist. pantif.

II,

p.

912.

21

Ibi'!

220

R. SABBADINI.

V.
Aurispa viro clarissimo equestris ordinis Antonio

Panhormitae
Magnarti
videris

s.

(i)

habere curam, magnani obligatus es

habere curam

propter singularem,

qua semper
sit

te

amplexus sum, benivolentiam, ut haec

mea

senectus quieta
et

tua opera et industria, quod hactenus non esse

factum

miror et inducor ut credam aliud esse ac videatur, quippe qui


possis et ipsius serenitas

apud regem plurimum

quam
et

facillime queat

me

felicem sine aliqua sua impensa facere. Misi tibi


litteras

meas

et

pontificis

ad ipsum regem eo tenore


significavit.

(2),

quem dominus
tu

Putius de Politis
nihil hac-

pr tua sententia mihi

At

quod maxime miror

tenus respondisti, quod equidem moleste fero. Oro te igitur vir excelleris

per antiquam amicitiam perque


lentiam, supero

mutuam immo per meam erga


et caritate
ita

te

benivo-

equidem amore

amicos omnes, ut tuum aniut hoc

mum

quieti

meae

intendas; hoc est

facito,

meae
cod.).

senectutis

residuum vobiscum et cum meis vivere possim (possum

Nam

si

primo peregrinus esse videbar Ferrariae, posteaquam marchio

ipsius civitatis defectus est videor alienissimus.

Cura

igitur ut

me

voces.

Vacarunt nuper Syracusis duo beneficia sine cura, quae possidebat Guilielmus de Bellehomo qui nunc est Cataniensis episcopus.
Illis

fuissem
(3) et

contentus et ut audio super

illis

est litigium

inter

Marrasium

quendam

alium; quare

si

regi placitum esset extinguere litem, et ea mihi

dare posset.

Nam

si

suae serenitatis voluntatem haberemus, ex pontifice


igitur ut prudenciae tuae

habebo omnia. Facito


feceris, scio te feliciter

visum

fuerit;

quippe

si

facturum

et

expleturum quod volumus.

lam diu scieram Carnuti

in Gallia

Donatum

in

Terentium
eum codicem

in

biblyotheca ecclesiae maioris esse.

Eum

curavi ut transcriberetur mihique


est et

huc

Romam

transmitteretur,

quod iam factum

hic

(i)
(2)

Cod. Vatic. 3372


tenere cod.

f.

32V.

(3) Il

Marrasio era dunque vivo ancora nel 145]

2.

DONATO.
quod qumn
erit
alii

221

habeo
fiet,

et dedi operano ut transcriberettir;

factum, et cito

originalem ad te mittam non dono sed ut tu et


et respondeas oro

copiam habeant.
et fi-

Vale

quamprimum

fieri
fit

poterit.

Valeant uxor

liola; at

mea Faustina

valet et quotidie

doctior; istam

dominam uxo-

rem

txiam ex

me

saluta, filiolam osculare et aliquid dulcis ex

me

dato.

Romae XI

ianuarii raptim [1451].

Per determinare

la

data di questa lettera abbiamo


del

argomenti

sicuri.

In essa accennata la morte


d' Este, la

marchese Leonello

quale fu nel

i'

ottobre

Vi del pari presupposto vescovo di Catania 1 450. Guglielmo Belluomo, assunto a quella sede il settembre del 1450
(i).

Siamo dunque posteriormente a que-

st'anno. Dall'altra parte l'Aurispa


ficii

domanda due bene{2).


il

che sappiamo essergli

stati

concessi nel 1451


1451

L'anno della lettera perci senza dubbio


VI.

(3).

Aurispa viro excellenti

et

dar Antonio Panhormitae


Nam

s.

(4)

Moleste fero quod tu opera mea non egeas ut ego tua.


prudentior
et acrioris

quamvis
et

ingcnii sis, vincercm mihi crede

acrimoniam

pru-

dcntiam taara diligentia et cantate; itaque maiora ego pr


nio conficcrcm,
gila

te pingui inge-

quam
te

tu pr
in re

me cum
mea

ista

tua ingcnii excellentia. Sed vi-

quandoque

oro

et ex peregrino

me civem

reddas. Supee

riore
t

hebdomada item ad
in

te scrpsi ac certiorem feci


11

me iam

ro

m e n-

m Donati
(i)
(2) (3)

e r e

habuisse,

quod Camoti

ut rescribe-

Rocco Pini, Silia sacra


Mongitore, Biblioth. Siculo

I,

p.

549.

I,

p.

322.
il

Non pu

etscrc p.
Itavi!

e.

il

1452, perche giusto

giorno 11 gennaio
f.

1452 rAurp
{4)

a Ferrara, cod. Ottoboniano li 53


I.

37.

Cod. Vatic. 3372

33T.

Hi

R.

SABADtNl.

retur curavi. Facio item transcribi, ut ipsius copiam secure amicis facere

possim, ne forte denuo mihi eveniret quod Guarinus, Carolus et tu mihi


fecistis.

Vale mei memor suavitas mea. Domili um

Putium propter eius

virtutes inprimis et propter

me carum

habeto; est vir aestimandus.

Romae

.V februarii raptim [1451].

Questa

lettera confrontata

con

la

precedente appa-

risce subito essere del

medesimo anno.
parla di due distinti
alle

commenti commedie di Terenzio. Il primo fu scoperto a Magonza nel 1433 dall' Aurspa. Egli certo ne port seco nel 1434 un apografo a Firenze; ivi si accompagn alla corte pontificia, che racIn queste lettere
si

di

Donato, entrambi

coglieva
nelle

il

meglio degli umanisti

di

quel tempo.
fatte

lunghe e tranquille soste da essa

a Firenze

(1435-36), poi a Bologna (1436-37) indi a Ferrara (1438)

e da ultimo nuovamente a Firenze (1439-42)


l'agio di trascrivere e moltiplicare
di
il

ci fu

tutto

nuovo commento
Panormita a

Donato.
il

Ne ebbero
Traversari

copia p.
(i)

e.

Carlo Marsuppini a
il

Firenze,

a Ferrara,

Napoli.

Che anche Guarino conoscesse


ziano di Donato,
si

il

commento Terenil

ricava

dalla

Politia litteraria di

Angelo Decembrio, composta verso


cata nel 1462
(i) Il Traversari

1447 pubbli-

(2).

Pure per

il

Panormita abbiamo un
sin dall'aprile

possedeva un Donato a Ferrara


IH, p. 404, 406.

1438,

Martene, Ampi,
(2)

collect.

p. 24-25, 99, 107,

144-150 (suU'interpretaidone di Donato zlVAndr.

prol. 25-26), 152-153, 159, 208, 269.

pag. 107 poi sul proposito del


te

passo dell'^. IV,


nota:
'

7,

21

nunquam

accedo quin abs


is

abeam doctior

si

Quod autem

a Donato locus

silentio

praetereatur,

velut in-

2.

DONATO.

223

documento

sicuro in ana sua lettera (0il

Il

Valla non
nel

possedeva ancora
in cui scriveva le

commento a Terenzio

tempo

Eleganze,

ma

lo

possedeva nel 1451,


II in Pogium. In

l'anno esso

in

cui

componeva X Antidotmu

infatti si

legge: Eius [Donati] super Terentii An-

driam nondum legeram commentum cum composui Elegantias


Il
(2).

secondo codice del commento Terenziano


(lett.

di

Do-

nato fa capolino nel 1447

IV).

Esso era stato


(Chartres), vicino

veduto nella cattedrale


a Parigi.
Il

di

Camutum

Valla ne ebbe un' esatta

informazione;

il

codice conteneva tre


gli Adel.

commedie
il

intiere:

X And., VEun.j

e due mutile: VHec. e


si

Phormio,

Anche quela divulga-

sta volta
tellectu

deve

all'

attivit dell'

Aurispa
intelligentis.

facillimas, iudicium

est simplici

modo

'

Al contrario

Donato commenta questo passo, ma non


avrebbe desiderato Guarino.

forse con quella larghezza, che


al

Per Guarino fino

1445 pare non

lo

possedesse ancora, perch in una lettera di quell'anno ad Alberico


letta lo

Maal-

prega

di ottenergliene

una copia da Tommaso Tebaldi, che

lora stava a Milano.


(i) Lettera

a Niccol Piscicello, arcivescovo di Salemi {Regis Ferdip. 397)....

nandi

et

aliorum Epislclae, 1586,


et familiaris

Non

legerat

Donatum gram-

maticum aroicas

meus Poggius, credo quod deorum more


ita scribit in
illa

minima non

curct;

Donatus enim
4,

Comici particula
?
'

[in

Terent. Atidr. IV,

52]:

nescis quid sit

actum

Nescis

'

plerum-

qoe
ed

dicitur ci

non quem volumus redarguerc impcritiac aut ignorantiae,


volumus
ut velit libcntcr audirc.

quem

lacere

Niccol Pisdcello
Jtalia

fu arcivescovo di .Salerno negli anni

1449-1471,

Ughelli,

sacra

vu,

p. 435.

(2) Valla,

Opera,

p.

293 (Ju/td.
19).

II;

per l'anno 1451 di.

\';ihlcn, /,.

ya//ai (ypu$e. tria, p.


ital.

Per

altre notizie vedi

R. Sabbadini

in

Studi

fiUl. class,,

18 nota.

24

k.

SABBADlNt.

zione del nuovo codice


trarre sul posto

(lett.

VI).

Egli ne

fece

una

copia, che arriv a

Roma

alla fine

del 1450. Nel 1451 ne apprest un secondo apografo,

che mise a disposizione del Panormita e degli


amici.

altri

Stabilito cos
di

con

la scorta dell'
il

Aurispa
il

la scoperta

due codici

di

Donato,

Maguntino e

Carnotense,

trasportiamoci col pensiero a Basilea negli anni dal 1436


al

1439 a seguire le ulteriori tracce dell'esemplare Madi Pier

guntino, con la scorta questa volta

Candido

Decembrio, dal

cui epistolario

comunicher

estratti piut-

tosto copiosi, anche se

non sempre tocchino


(*).

diretta-

mente

il

nostro particolare argomento


il

A
ne

Basilea

concilio difende

suoi

privilegi e

la

sua supremazia sul papa, suscitando questioni


religioso e politico, le quali imbarazzano

di ordi-

non poco

dall'

una parte

1'

autorit pontificia, dall' altra la libera


ivi tre

azione di alcuni governi. Erano

personaggi, che

specialmente

ci

riguardano: uno tedesco, Niccol da

Cusa, uno spagnuolo. Alfonso (da S. Maria di Carta-

gena) vescovo

di

Burgos, uno

italiano, gi di
tutti
il

nostra

conoscenza, Francesco Pizolpasso,

e tre forti cam-

pioni nella gran lotta combattuta fra


cilio.

papa e

il

con-

In mezzo alle turbolenze conciliari e alle fatiche


il

del loro ufficio questi tre dignitari trovavano e


il

modo

tempo

di occuparsi di studi.
prima volta

Niccol da Cusa erasi


class.

(*)

Comparve

la

in

Museo

di antichit

HI,

1889,

405-422.

2.

DONATO.
quali

25

fatta un' insigne raccolta di codici,


greci,
di

tra

alcuni

che

il

Pizolpasso, ignaro del greco,

deplorava

non poter ne leggere ne trascrivere. 11 Pizolpasso il vescovo di Burgos si dilettavano di ricerche filocon

sofiche e corrispondevano col Bruni a Firenze,

Poggio a Bologna e a Ferrara e con Pier Candido Decembrio a Milano. Anzi tra il vescovo di Burgos e il Bruni si accese una polemica filosofica, alla quale
prese parte anche
Bruni, e
il il

Decembrio come difensore del

Pizolpasso

come

intermediario.

La polemia

ca

si

dibatteva sul significato

dal

Bruni attribuito

Tyad^v nella traduzione deh'Eca di Aristotile. Questo


era
il

tempo che
prima,
e da

il

Decembrio attendeva
troppo bene,
Crisolora.
Il

di

propo-

sito alla

ritraduzione della Repubblica di Platone, gi

tradotta

ma non
Manuele

da suo padre
Pizolpasso e
il

Umberto

vescovo Alfonso
te informati dal

in Basilea

erano tenuti diligentemensui progressi della

Decembrio

tradule

zione, della quale ricevevano di


primizie.

quando

in

quando

Gli estratti delle lettere sono stati da

me

disposti,

per quanto ho potuto, in ordine cronologico. Esse non

hanno
ri

data,

meno

una, che porta


si

il

mese.

per fuoentro
il

di

dubbio che quelle lettere


il

muovono
il

termine di quattro anni, tra

1436 e

1439.

1.

aAnADori,

Tu ti

tatmi,

15.

226

k.

SABADINI.

I.

(i)

Petrus Candidus Francisco Fizolpasso Mediolanensi


archipraesuli
s.

(2).

Quod

prius mihi ex

Donato
admodum

tuo placuit

(3)

excerpsi Phormionis

partem ex Apollodoro traducti


Cuius laboris tempestivi
his cognosces

(4) inverso

nomine, ut idem
mitto;

putat (5).
facile

primicias ad te (6)
est

ex

quae deinceps sim exaraturus. Nihil


labori obstet intenso (7).

enim tam arduum


his

tam obstrusum, quod


tariis

Quid enim
(9)

commen-

(8)

scriptum

fallacius,

quid ineptius

Et tamen

litterarum a-

mor me

cogit elicere

quod

paternitati (io) tuae utile atque (11) iocunte mitto


et

dum

futurum putem. Scio quamplurimos lecturos ea quae ad

nec secus reprehensuros barbariem quandam veteris scripturae


litterarum apices

modo
haec

modo

imperfectos rerum sensus derisuros, quasi

meae culpa

sit

negligentiae.

(i)

Cod. Riccardiano 827

f.

15V

(=

R), cod. Bodleiano di Oxford

Canon. Lat. 95
plem.
(2)
(3)

(=

O; da una comunicazione di

K. Dziatzko

nel

Sup-

X,

1879, p. 692, degli Jahrbuch. f. Philol,).

Pizolopasso praesuli Mediolanensi O.

ex Donato tuo mihi placuit 0.

(4)
(5)

traductam R,

Donato

nell*

Argutnentum

al

commento

del

Phormio

di Terenzio
est prius

cosi scrive (Il p.

345 W.): Hanc comoediam manifestum

ab

Apollodoro sub
esse,

alio

nomine, hoc est 'Ejti8ixa^O(ivov, graece scriptam

quam

latine a Terentio

Phormionem.

(6) tibi

(7) incenso O.
(8)

commentariis his O.

(9)

quid ineptius

otn.

R;

et

tamen]

vemm

O.

(io) dignitati (II) et

R,

R,

2.

DONAtO.

427

At vero
diderint,
si

si

manura calamo

(i), si

mentem

his infinitis erroribus

ad-

insudaverint carie vetusti operis, ut ipse facio, et plerunquc


{2),

Tyresiam consuluerint

ut ego (3),

cum

dubito

vehemeiiter,

eruiit

profecto modestiores in reprehendendo; et quae

minus perfecte traducta

sunt a Dobis conferent his quae tolerabiliter fuere transcripta nec quid

videant erroris restitisse sed quid deinceps


*

sit

elimatum magnipendent.
ut
inquit Cicero (4),

Diagoras enim
ille

cum Samothraciam
ei

venisset,

A-

thens (5)
tas

qui dicitur, atque

(6)

quidam amicus: Tu qui deos puex


tot

humana

negligere,

nonne

animadvertis

tabulis pictis
salvi

quam

multi votis vim tempestatis


rint ? (7) Ita
fit,

effugerint atque in

portum

pervene-

inquit;

illi

enim nusquam
'

picti

sunt, qui naufragia fe-

cerunt in marique perierunt.


Sic

aequum

est a te responderi his, Francisce praesul dignissime, qui

roinutius (8) aliorura raendas consectantur. Si quis forte tibi (9) dixerit:

Tu

qui Candidum tuum credis tam diligenter ab antiquis scripta trans-

ferre,

ponne vides quot


?

in locis frigide,
fit

quot inepte

ac

ieiune

Donati

libros tran seri pserit

Ita

enim, inquies; ea siquidem vides, quae neu-

tiqoam ab

ilio

alias interpretari

queunt, sed ut inerant, scripturae fuere


eius opera

mandanda. Ceterum nusquam vides quae


labore atque industria sunt emendata.

correcta

(10),

iugi

Haec autem non ideo


ineptas, sed at

tibi

(11) scribo, pater optime, ut excusem


votis tuis

meas

animum meum

obsequentem

iioris

et ut scias

(i)

clamo O.
O.

(2) conflttlerint

<l)

ago

A*.

(4) Z>* nat.

deor. IH, 89.

(5)

Acheui (=^ Achaeus)


0.
A*.

R.

(6) eius
(7)

pcrvcncrunt
O.

(8) iromitias
(9) tibi

om. R.

(io) correpta O.

(11)

tibi

om. O.

ZS

k.

SABBADlNt.

nullam rem (i) tam examussim esse factam


hensione possit carer.
Vale, religionis honos.

(2),

quae culpa aut repre-

Ex

cubiculo VII kal. iulias raptim [1436] (3).

n.
Franciscus Pizolpassus Mediolanefisis praesul Petro

Candido

s.

(4)

lussimus, Candide amantissime,

primum

ut tibi praesentetur

Phormio

tuus,

quem

mihi transcribit Lodrisius (5)

Questa

lettera e la

precedente sono, come appare


di

dal confronto, anteriori

tempo

alle

altre,

che se-

guono
il

sotto. Nella

possesso del cod.

V, che del maggio-g"iugno 1437, di Donato presupposto da pa-

recchio tempo. Qui perci siamo nel 1436.

III.

Franciscus Pizolpassus Mediolanensis praesul Petro

Candido
Et dubitare
videris et simul

s.

(6)

quaerere, amantissime Candide, pr ver-

bis ut refers Michaelis (7) nostri,

an aegre tulerimus quae de

clarissi-

(i)

rem om.

O.

(2) factam esse O. (3)


(4)

Vale

raptim om. R.
f.

Cod. Riccard. 827

114.

(5) Lodrisio Crivelli, segretario del Pizolpasso.


(6)

Cod. Riccard. 827

f.

no.

(7)

Michele Pizolpasso, nipote adottivo deirarcivescoTO.

2.

DONAT(.

229
scripsisti

mo

Alfonso pontifice Burgensi seu

in

cum

proindcque episto-

lam tuae dsputationis

in eius scripta efferri in

noluerimus.

Nos rem hanc


tui

adeo incommode tulimus, ut usque


grate audias) haud

diem ipsam quaesiti

(ne

in-

quicquam computaremus, quasi non eraanasset.

Nam

eam

scripturam, alias et res

quoque nostras penes nos nondum habemus,

suspensi pr conditione agitationum huius sacri concilii, nosque de scriptione


illa

nec audivimus nec fecimus verbum,

nisi

quantum transeunte
Batiferro

hac Zacharia
dulcissimo

Paduano
nostro,

(i)

et exhibita

per

eum Bartholameo
tanquam

filio

ipse

Bartholameus

rem novam nobis

putans nunciavit. Probitatem atque peritiam tuam probatam collaudavi-

mus

in

genere, de re

illa

non

nisi

ut in

ceteris
nisi

deque tuo ingenio


et superficialiter in

exi-

stimantes; cum, etsi primi tenuerimus,

haud

legecrasti-

ramus portiunculam anteriorem, pellentibus reliquum


natura ingentioribus studiis,

tempus

Nec utcunque iudicaremus de vobis

inter

vos amicos praecipuos doctissimosque viros, haud vero ignorabamus te

conscium

illius

praecepti philosophiae: sic

loquendum cum hominibus

tan-

quam deus
Hoc
si

audiat, sic

loquendum cum deo tanquam homines

audiant.

ad id spectat, ut semper honeste loquamur


(2) velie

atque ut a deo ea

petamus quae
quanto magis

nos non (3)

indecorum

sit

hominibus
ea

confiteri,

scriptis

prudentes et severi, ut tu
!

es,

monita custo-

dicnt ac dicendi honestatem

Doctorum enim virorum schola semper hoc

habuit, ut exagitaret argumentis quaestionibus disputationibus interdum-

que

et invectivis sicut

non

ociosis sic
et laus

non

letalibus,

quasi

Ariopagita

Ariopagitam, unde profectus


tium
et

proveniunt partibus et
in

contenden-

auditorum. Quare

te

atque illum

quem

scribis

eosdem habe

(i)

Su questo Zaccaria
f.

scrive

il

Decembrio

al

Pizolpasso (cod. Ricille

card. 827

Ili):

Marc meditantem convenit Zacharias


sibi

Padaanus,
in brevi

ol>tcKtans ut

quicquam ex meo studio

promerem: iturum se
cuius

m\ Germanica partCK cpiscopum

qucndam conventurum,

bJblyo-

thccam immcnsam referebat.

Illi

me

ex fama notum; optare ex

meo

a-

liqaid vifterc. Hit verbi delinitUK (delitas eod.) epistolam


nihii

tradidi

cum

hat)erem ^habcre

<<></.)

promptinti....

(2)
13)

quod

<o</.

non om.

cod.

230

R.

SABBADINI.

mus quos
ris

prius, sed

quanto clariorem tu virum

adoriris,

nos tanto plu-

te facimus,

qui gloriareris in notitia tanti patris et magnifaceres.

NoEt

bis

autem

nihil antiquius,

quam
frui

ut molestiis

doctrinae
et iugi

ac studiorum convictu.

tuorum huiusmodi sedulo

posse indulgeretur
in

hoc quidem moleste gerimus, cum

memoriam

venit (Parere

molestia-

rum eiusmodi fomento


tuarum (tuae
?).

et confabulatione

honestarum artium

et doctrinae

Atque

ut fides dicto

sit

vel in partem, peto abs te declarari de dif-

ferentia inter

suffert

et

SUSTINKt; distingui! enim apostolus. Itera inter


et distinguit psalmista et

PARIT

et

PARTURIT, quod

Ambrosius

dux

et

praeceptor noster. Item inter sprkvit et despexit


differentia ea pr parte
gnificatu.

(i).

Despexit dicimus
non
alio si-

qua se conformat verbo SPREVIT,


proprium
sit

Demum

velim scire an

PRO STUDns

LOQUI in
sit.

Ariop AGITA, cum proprium Ariopagi ad concertationem brutorum


Post haec vero accipe quae apud
nos
gerantur.

Res enim

nostrae
ali-

conciliares agitatae continuis fluctibus hucusque,

denique

ceperunt

quod

litus,

donec in portum veniant. Conclusun^ enim habemus, ut lapsis


quadraginta proximis diebus
et
si

quinque

et

adimpleverint

Avinionenses
et

opportuna

promissa ad rem Graecanara conducendam

mutuaverint

realiter septuaginta milia


ro,

ducatorum, experientia
loci.

fiat

exequendi. Sin veintelligo, eperfici, recu-

procedatur ad electionem alterius

Ego tamen non


posse rem

tiamsi Avinionenses satis

quod debent
non

fecerint,

santibus

Romano
hoc

pontifice nec

et Graecis

locum ipsum, prout piane


insignis

faciunt; etiam

in loco praesens et ita contestans

miles

a-

pochrysarius imperatoris Constantinopolitani ad rei


regressus.

prosecutionem
opinione

huc
ac

Et

nihilo

minus domini

Gallici

aures

avertunt,

multitudine superantes ratonem; ad tempus pietas dei dirigat.

Optamus
la

te

bene valere simulque Angelum gcrmanum


tuos et bene valete in

et

Ioannem de

Trecia (2)

puerum

domino [maggio 1437].

(i) Suffert e sustinet in Paul,

ad

Cor. I 13, 7; spreznt e despexit


in Isai.

va.

Dav. Psal. 21, 25; parit e parturit


(2) in

23, 4; 26,
(il

18; 66,

7-8.

marg.: Hic

est

Ioannes de Gradi

servo fedele di P. Can-

dido).

2.

DONATO

231

Siamo nel maggio del


sto

1437, poich appunto in quefra Basilea e


la

tempo correvano

le trattative

Avi-

gnone, per trasportare ad Avignone


Nella seduta del
tre eventuali
7

sede del concilio.


state designate
si

maggio 1437 erano


nel

sedi del concilio,

quale

doveva
pattuiti

trattare la

pace delle due chiese: Basilea stessa o Ala Savoia.


i

vignone o

Dei settantamila scudi

con Avignone

rappresentanti di questa citt avevano


(i).

pagata una parte nel maggio stesso

IV.
Petrus Canddiis Francisco Pizolpasso
Ex manu

s.

(2)

Michaelis ....
vetus et antiquuro, sed

Arjopagitae vero nomen


spedet;

quod

iudiciis

magis
di-

nam
et

vicus celeberrimus Athenis, ut

quidam putant:

in

hoc

vinanim

humanarum rerum

(3) docti iura civibus reddebant.

Acade-

miae nomen studiis magis aptum a


breviter quae sentiam [maggio

Platone

sumpsit

origincm.

Habes

1437].

Questa lettera
cembrio risolve
fert, parit,
i

la risposta alla

precedente.
sui

Il

De-

dubbi del Pizolpasso


e
sulla

verbi suf-

sprevit

parola Ariopagita. Siamo

perci del

medesimo tempo.

(1) (3)
^3)

Labbaetu, Concilia XVTT.

p.

m^mio.

Cod. Riccard. 827

rerom om,

cod.

232

R.

SAi;[$ALlNI.

V.
Franciscus Pizolpassus Petro Candido
nobis,
s.

(i)

Satisfecisti

Candide Studiorum

diligentissime,

per

epistolam

tuam, quani pr responsione accepimus ad quaesita nostra superioribus


diebiis proximis.

De Ariopagita tamen
Quod autem

latius videbis

per inclusam his

cedulam, conscriptam ex viro graeco perito apud nos praesenti: concordat sententiae tuae.

nos scripseramus ad te aliquando fuisse

locuni bellicum seu ad concertationem

animalium

et

sanguinem,
retinemus
perdocto.

quia
id ha-

orios pagos dicitur belli deus etcetera, ut

in cedula,

buisse

dudum ab Aurispa

(2) viro graece latineque

Habetur

et in legendis
cidi

sanctorum, ut Tiburtii et Valeriani, qui ducti fuerint oc-

ad pagum. Habuimus quoque, post responsionem tuam, a viro bene

perito etiam

locum

fuisse

interdum nuncupatum pestilentiae, ut ad quem


ita

dudum

epidimia infecti deferrentur. Graecus vero

respondet, ceu vi-

des, cetera nihili faciens.

Habet

vir iste peritus Theutonicus,

de quo praemisimus, libros

co-

posos in graeco etiam

cum

latino et

vocabulorum

et

verborum

et

omquo

nis graramaticae, seriosissime litteris vetustis descriptos (3). Is est a

Donati!

in

Terentium

tuleramus in patriam. Anhelamus ad


transcriptionem;

aliquorum vel saltem alicuius


peritur hic idoneus.

utilioris

sed

nemo com-

Rei, ad

quam consequendam ncque

in celeritate
in

locum

ncque

in di-

latione spera videmus, de (4)

quorum utroque

primordio

epistolae

tuae agis, posset etiam {5) suboriri. NihiI est enim


gentia non efficiatur. Quare te

quod tempore

ac
si

dili-

quoque admonemus: attentus

esto,

res

(i) (2)

Cod. Riccard. 827


L' Aurispa e
il

f.

106.
si

Pizolpasso

incontrarono probabilmente a Basilea.


il

(3)

Uno
sec.

di questi presentemente

cod. Harleian (British

Museum)

5792
(4)
(5)

VII.
cod.

ad

Forse da supplire facultas o

altro di simile.

:.

!'O^A--

233

Feregosorum adeo circumverteientur, ut de codice ilio Livii excellentissimo olim Petrarcae sperari posset. Celeritas
vel productio sais coaptetur locis,
affixisti,

quo

liber ipse,

quem

tu cordi nobis

nullo pretio nostras evadat manus. Fecit enira hac de re extra-

vagatim praesumere solita volubilitas rerum lanuensium et

earum quo-

que iraminentia, ut

aiunt, involucra et discidia plusquani civilia. vel flores

Atque interim succedei tempus, quo


accipies ex responsione ad epistolam

vel

fructus

vemales
in
cla-

tuam pr Arretino ad me

rissimum patrem Burgensem,

quam

ei

tandem reddidi .... [maggio-giu-

gno 1437].

Questa

lettera la

risposta

alla

precedente;

le

perci di poco posteriore.


Il

vir Theutonicus Niccol

da Cusa

(cfr. lett.

IX),

tutt'

uno con Nicolaus


Urlichs

Treverensis, lo scopritore del co-

dice Orsiniano di Plauto, com'era gi stato intraveduto


dall'
(i).

Ogni dubbio scomparisce, quando


ci

si

consideri che un Nicolaus, al concilio di Basilea, stu-

dioso e possessor di molti codici,


dal Traversari nel e qui nel

viene presentato

1435 come Nicolaus Treverensis (2) 1437 come Nicolaus de Cusa. La doppia desi

nominazione

spiega facilmente, perch Cusa, luogo

natio di Niccol, appartiene alla diocesi di Treveri.


Il

nostro Niccol fu uno dei pi appassionati e


f sr^tiritorl Hi rorljri

felici

ricprcatnri

nel sec.

X\'
di.

i'O,

(I) in

Vuigt,

W'iednl'cUl'utii;,

1,

j cliz. p. 257 n.

i;

M. Lchncidt

Hermes 48, 1913, 275.


'2)

Ambrosi!

Traveriiarii, Epist.

HI, 4K:

Xtcolnus

Treverensis

homo

studiosissnus et lihrorum copia insignis. Stava a Basilea in


iettato imperiale, ibid.
^

qualit di

Ul, 50.
Niccolo da Cusa i
r.
i

3) Gir.

R. Sabbadini,
in

concHiari di Basilea alta sco-

perta d4i codici

Rendiconti della

Accad. det Lincei

XX,

IQII 3-40*

234

^-

SABBADINI.

VI.

Franciscus Pizolpassus Petro Caidido


Quintum tuum Platonis ....

s.

(i)

Mitto iam tandem epistolas duas memorati patris Burgensis,

alteram

ad

te,

alteram potius opusculum circa iam veteratam disputationem ethiinter vos

corum

ad me, cum

te

tamen exposcat ....

Turbas itaque nostras Rheno propinquo talibus remediis expurgamus...

Sulla polemica tra

il

Bruni,

il

Decembrio
lettera di

il

vesco-

vo Alfonso d anche

notizie

una

Poggio a

Leonardo Bruni

(2):

Vir eloquentissimus tuique amantissimus Candidus noster Mediolanensis

misit ad

me quendam

libellum, in

quo

scriptae sunt epistolae duae:

altera Alfonsi Hispani


illi

ad archiepiscopum Mediolanensem, altera sua, qua


ille

epistolae respondet. Rescribit

epistolae tuae perstans in sentena-

tia.

Candidus hoc indigne ferens suscipit defensionem tuam illumque

criter arguit.

Loquitur tamen Hispanus, ut mihi quidem videtur, admoigitur

dum

moderate .... Mitto

ad

te libellum; tu si videbitur respon-

debis Candido agesque gratias pr sua erga te benivolentia ....

Bononiae

IIII id. aprilis [1437].

Ci conferma la data che io ho assegnato alle precedenti lettere scambiate tra


passo.
il

Decembrio e

il

Pizol-

Non
sul

sar male recare anche una letterina del Bruni

medesimo argomento.
Cod. Riccard. 827

(i)
(2)

f.

108.
13; Poggii,

Poggii, Epist, coli. Tonelli VI,

De

variet. fortunae,

Lutet. Paris. 1723, 272.

DONATO.

235

Leonardus Arretmus Petro Candido

j.

(i)

Dictavi iampridem celeberrimo praesuli Francisco Pizolpasso archiepi-

scopo Mediolanensi aliam


sed

(2)

epistolam super controversia

Alfonsiana,

cum

diu absens fuissem

ob fugam

pestis,

illam

mittere supersedi.
reversi

Nunc autem per

dei gratiam cessante pestis

metu cum

Floren-

tiam simus conquisitam

eam epistolam
lectam a te ad

ac repertam per hunc tabellarium


illius

ad

te

mitto,

ut

prius

reverendam

patemitatem

transmittas. Tibi vero gratias ago pr libralissimo patrocinio,

quod mihi,

spontaneo ductus amore,

praestitisti.

Vale.

Florentiae [principio del

1438].

VII.

Petrus Candidus Francisco Pizolpasso Mediolanensi


praesuli
Risi profecto, dignissime pater,
j.

(3)

cum cedulam

litteris

tuis

inclusam

le-

gerem. Putavi equidem, quod re erat, virum

illuni

bonum

sed non satis


in re

eruditum graecis
levios tetigi.

litteris.

Itaque latius a

me scribendum

puto

quani

Ariopagus non locus occisioni animalium, non pestilentiae


.
.

deditus, sed consiliis

..

Quamobrem
quippiam putat

risi

cum caram

illius

animadverterem, qui

se

magnum

dicerc, orios

pagos

et

montes

et

saxa

nominans, qui

profecto mihi totus vidctur ex lapide compactus. Quin

immo pagum pr
ut accuratus vi-

monte ponit

et orios

pr Marte; quac

ita

concordant,

deatar esse lector, non intelligcns. Remitto cedulam ut videas.

Sed ne nos
niamus.

in Consilio

Ariopagitarum dutius immorcmur, ad rcliqua venulla spcs;

D e Tito Livio Francisci Petra re a e


?

quae enim esse potest

Apud
f.

illum liber est, qui libris utitur. Si vero

(I)

Cod. Riccard. 827

2r.
le

'2) I.C

due

lettere dei

Bnini sono
f

VII, 4,

X,

34.

(3) (VkI.

Riccard. 827

r-^-

236
bellorum spem asserii tua

R.

SABBADINI.

digiiitas, nihil hic apucl

nos scitur. Nescio an


nos tacemus. Verba

vos propinquiores an nos surdiores. Patria


hinc inde circurastrepunt, vanitas undique
.

illa silet,
.
.

questa e alla seguente


sola, n.

il

Pizolpasso

risponde

con una

IX; qui perci siamo nel giugno 1437.


Vili.

Petrus Candidus Francisco Pizolpasso


Qualis humauitas tua
sunt; haec
sit,

s.

(i)

reverendissime pater, norunt


ut
te

ii

qui

experti

enim mihi praestat audaciam,

rogem,

licet

indignus.
ut

Frater Nicolaus, magister hospitalis


auditu

Sanctae

Katerinae

Mediolani,
multis

primum

sensi, intelligens vir, in

religione

nutritus,

prae-

dicationibus
tus ad

illustris,

apud nos
hospitalis

vixit;

demum

seu fato seu fortuna dela-

curam huius

.... [giugno 1437].

IX.
Franciscus Pizolpassus Mediolancnsis praesul
Petro Candido
s.

(2)

Superioribus diebus, amantissime Candide, accepimus epistolam tuam

per

eum quem

solita

modestia tua commendabas nobis fratrem Nicolaum,


etsi

magistrum hospitalis Sanctae Katerinae Mediolani. Quod


hactenus ad te non rescripserimus, et verbis et
actu
ita

superinde

respondimus

eidem

fratri

Nicolao, ut piane agnoverit interventiones tuas pr eo apud

nos haud fuisse vulgares ....

Subinde vidimus

et aliam epistolam

tuam

diligentissime
tibi,

disserentem
et

de vocabulo Ariopagi,

ob

ea

quae

rescripseramus

cedulam

Graeci inepte sapientis, ut exemplis et rationibus perspicuis elegantissi-

(i)
(2)

Cod. Riccard. 827

f.

112.

Cod. Riccard. 827

f.

112.

2.

DONATO.
rideas,

237

me

probas.

Immo,

ut ad cor deinceps

non

possumus non
necesse

tibi

credere, qui velut cacci versamur in lumine; et credant

est in

tenebris alieno verbo vel baculo lucis extorres, sicut et nos graeci

do-

gmatis
i

inscii

et

prorsus nudi, qui

necdum

latino

sumus imbuti. Verum

ad eundem expositorem nostrum (quem tu piane probas errantem,

cum
a

-ese

tamen agat magistrum

et

nuperrime

lecturam

impetraverit hic

sacro
est

concilio) (i) forte recurramus, tritura illud dici solitum consequens


si

ut eveniat:

caecus duxerit

caecum,
scripsisti

ambo

cadent in foveam. Opei,

portune tamen quandoque quae

communicabimus
(2),

ut discat.

Abest antera Nicolaus noster de Cusa

ad quem spectabat
pervigilique

codex
lin-

Donati Terentiani,
Phormionem
extorsisti: vir

unde

tu

multa

lucubrationc

siquidem aliquando introductus

graecae

guae, ccterum alias eruditissimns, universalis et


finitorum

magnae

capacitatis, in-

voluminum studiosissimus

et

indagator

continuus
ut

dotatusque
asserebat,
facile

inter alia voluminibus graecis fecundissime et ex quibus,

omnis vocabulorum vertas etiam declarata


possit haberi.

latine

eisdem codicibus

Tu

ergo solus manebis nobis magister et invictus et quod


loci,

non datur nobis hic


e stadiis graecanicis,

dum

tu interim

non desinis augeri

et profice-

concedetur fortasse non inopportune ut coram a-

perire possis fores et nos vel liraina capere et prima rudimenta graecana.

Ncque enim

acr noster emper erit in turbine, quare


ilio

movebamur ad

oncitandam spem de praecipuo

Tito Livio Francisci Peintestina bella,

tra rea

(3)

quandoquidem per

quae

conflari videban-

tur inter fratres,


!

quorum

alter,

videlicet

dominus Baptista, vulneratus a


sit,

omino Thoma asseveranter esse contenditur. Et quicquid futurum


illis

praeelegirous, auditis agitationibus

seu veris seu

falsis,

quae forsan

laborant inter utrumque, non subticere tecum, etiamsi nequicquam,


a casa eventos inscrutabilis commoditate carerc,
res ipsae

quam

quandoquidem inquam
et

omnes mundanae pr

sui

natura instabiles

vagae. lanuenses

(i)

Forse Andrea Costantinopolitano, vescovo

di

Rodi.

(2) Niccol
conclio al
a.

and verso

la

met del 1437 a Bologna ambasciatore del

papa
IO).

(Cipolla, Signorie itnltne 510; KaynaldJ, w4ina/. <^f/r.

1437
(3) OT

n.

marg,: LiUi

'

'

de Cam|K) Feref^oso.

3^

^'

SfiliADirJl.

vero praecipue quasi singularis privilegi! dote


circumverti possent, ut liber
geret
ille

in volubilitate

fundati ita contin-

non modo acquiri

sed offerri

....
interim, qui aliquantum respiramus donec reddatur respon-

Nos vero

sum ex Avinionensibus de adimplenda


ut tranquillitateni et

solutione vel non,

deum oramus
om-

pacem pr incumbentibus

malis, ut ipse optas, ec-

clesiae dei universae christianitati sua pr pietate effundat et nobis

nibus

....

[giugno-luglio 1437].

Qui siamo

alla fine di giug-no o tutt'al pi al prin-

cipio di luglio del


sati
i

1437, perch

non sono ancora pasgli

quarantacinque giorni, pattuiti con

Avignonesi

per

il

pagamento
poi
si

dei settantamila scudi.

Abbiamo
quali qui

una riprova nei


Ecco
fratello di

fatti

di

Genova,

ai
il

allude.

che
di

si

tratta.

Nel 1437
di

duca Filippo Maria Visconti

Milano istig Battista

Fregoso contro
offrendogli
citt.
il

il

Tommaso, doge
il

Genova,

proprio protettorato e

dominio della

realmente Battista sollev in Genova


si

un

tu-

multo e

fece proclamare doge;

ma

fu bentosto preso
(i).

dal fratello

Tommaso, che

lo

perdon

X.
Petrus Candidus Francisco Pizolpasso Mediolanensi

praesuli
Ex
tuis litteris

s.

(2)

quid ageres ....


(3)

Quae vero de
(i)

Ariopagi vocabulo

tibi scripsi,

quanquam

certa

Folieta, Historiae

Genuenses, Genuae 1585, p. 224.


f.

(2)
(3)

Cod. Riccard. 827

77V.

ad

cod.

2.

t)ONAtO.

i^^

atitumein, certiora reddam,

non esse

scilicet

pestilentiae aut cruoris lo-

cum, sed

id

quorundam

falsa aestimatione

processisse ....

De Livio

quid sperem nescio. Hic omnia dubia, ut iam rebus in hac


inlolerabilis sit

forma prodenntibus

multorum

sors et

maxime eorum, qui

nihil providerunt in futurum.

XI.
Petrus Candidus Francisco Pizolpasso Mediolanensi

praesuli
Mitto digDtati tuae, reverendissime

s.

{i)

pater,

copiam litterarum,

quas

uper Poggio Fiorentino de laudibus suorum concivium principis nostri


parte conscripsi

....
quae dignitas tua mihi
latenter
scripsit

Intellexi etiam
nostri.

de discessu Burgensis

Mirum quam
si

amor mentibus

nostris obrepat. Dolui pro-

fecto ac
in

praesens essem, quasi vero mihi notior aut

propinquior

sit

Basilea

quam

alibi

....
pr
tutela
veritatis

Pugnavi enim

acriter et vere

in

amicum suum

Alphonsi Burgensis) Arretinum, non predo adductus sed caritate. Vetas

enim omnibus rebus anteponenda

est ...

Quia nosse cupis quae opera


ibros Quinti Curtii, dein
iji

potissimum
lulii

transtulerira,

scito

omnes
Poly-

Commentarios
in

Caesaris, postremo

de bello Punico a

me

matemum sermonem

redactos esse

.....

{settembre 1438].

Qui non possiamo essere che dopo


del 1438, nel qual

il

mese

di aprile
la tra-

tempo

il

Decembrio compi
(2).

duzione italiana di Curzio Rufo


te
il

L'anno veramen-

1438, perch l'elogio dei Fiorentini dal

Decem-

(I)

Cod. Riccard. 827

f.

95V.

fa)

La

ocrizione uona:
(f...\

MCCCCXXXVIII

adie

XXJ dtlmtst dt^Ut

\t.L,m.>

V-")migl. di Catania).

k.

SABBADl^i.

brio indirizzato a
la data

Poggio a nome del Visconti porta


1438
(i).

kal. augusti

Ci

si

conferma con

la lettera seguente, in proposito della partenza del ve-

scovo Alfonso per

la dieta di

Norimberga.

XII.
Franciscus Pizolpassus praesul Mediolani
Petra Candido
Pro
s.

(2)

epistola prospicientissimi atque accuratissimi principis


prospicit,

nostri

ad

Poggium, quem non modicum


die misisti

quam ad nos una cum


tibi

tua priagiraus.

eamque ad

te

ceu postulas remittemus,

gratias

Quod

vero in altera duarum abs te nobis nuperrime redditarum doleas


ci.

de discessu vel potius elongatione


facit dulcis

patris

domini Burgensis

nostri,

hoc

amor iam

inter vos vigore virtutis ingressus.

Ea siquidem

vera est et indissolubilis amicitia, quae mutuae virtutis olfactu generatur

atque connectitnr.

Venim

spero

eum

hic affuturum

mense primo novemmense octubrio

brio, celebrata congregatione statuta die Sancti Galli (3)

per invictissimum

dominum regem Romanorum apud Nurimbergam pr


tempore

ecclesiae pace tractanda. In

autem

certior fies a nobis


deferri; abiit

de

ip-

sius successu et regressu, prout continget

ad nos

enim, ut
.
.

nuntiavimus tunc nostris relaturis


[settembre 1438].

tibi,

die

XXV

praeelapsi augusti

La
1438.

dieta di

Norimberga

fu tenuta

da Alberto

II nel
il

Siamo nel mese

di settembre,

come mostra

praeelapsus augusttis.

Di quest'ambasciata

del vescovo

(1) Pubblicato

da Shepherd-Tonelli, Vita di Poggio Bracciolini. K^^^.

p.

XLvm.
(2)

Cod. Riccard. 827

f.

96V.
il

(3)

La

festa di S. Gallo ricorre

i6 ottobre.

2.

DONATO.

241

di

Burg-os air imperatore nel 1438 parla anche


(i).

il

Pic-

colomini

xin.
Petrus Candidus Francisco Pizolpasso Mediolanensi

praesuli
Laus deo, qui
te nobis

s.

(2)

incoluraem reddidit, reverendissime


in

et

huma-

issime pater, ac ex tantis maris fluctibus

portum

salutis

immisit.

Magna

id dei clementia profecto effectuni est, cui pariter gratias reddere

tenemur: tu quod ex hostium faucibus evaseris, ego quod patrem et do-

minum incolumem
illa

acceperim. Si qua maris

incommoda adhuc

restant, tute

quidem

despici

queunt nec cum vitae periculo extimescenda sunt.


latius

Sed haec coram

cum

licuerit.

Venissem ad iocundissimam

ut

optatam praesentiam tnam, sed

infinitae, licet infiraae,

curae prohibuere.

Itaque tempori parendum satius visum est et personam tuam hic oppciri.

Interim requisiti nomine tuo a

me

fuere libri Suctonii et Ciccronis

de Finibas. Suetonium

igitur mitto, licet

inemendate scriptum

et incor-

rectum; sperabam habito otio illum emendare et in digniorem aspectum


anscribi facere, sed temporis

incommoditas obstat, inimica non studiis

ilum sed vitae bonae et optandae. Ciceronem de Finibus habitum stati

m
ti

mittam;

est

enim apud
lucem

fratres

Campi mortui nec

nisi

Herculis au-

xilio

ab

inferis in

cfferri

potest.

Quod

si

nequeat, mittam digni-

tuae exemplar penes

me

retentum

necessitate studendi.

Nam

ex

omnibus Ciccronis operibus

nihil

mihi utilius aut gmtius

quam de Tu-

Kulanis, de Natura dcorum, de Finibus, de Divinatione et de Fato o'

ra conscripsit

....

Questa lettera
leir

scritta

nell'

occasione del ritorno

arcivescovo Pizolpasso da Basilea a Milano.


'

Ne
3.

(i;

'

/umetti, de gejtts itajii.


I.

commi

i.sinc

anno) p.

(2)
ft.

<

;.

1.

..,,.,.

;,

115.

tAJBADiici,

Tati tatm

i^

possiamo

stabilire

approssimativamente

la data. Infatti

nei primi mesi del 1439 egli stava mcora in Basilea,

come

si

deduce da una
d.

lettera di

Poggio:

Poggitis p.

s.

praestantissimo patri Francisco

archiep. Mediolanensi (i)


.... Sentio vos quotidie
aliquid stultitiae cudere ad

ecclesiam per-

turbandam, quod tamen parvi facimus, a levitate quadam barbarica et


mentis vertigine profectum .... Perverterunt nuper caelum et terram ut
concilium transferretur in Galliam .... Tibi vero doleo,
sari in ea

quem

scio ver-

rerum barbarie,

in

qua

nihil aliud praeter

schisma et oppres-

sionem Romanae ecclesiae fabricatum videmus ....


Florentiae non. febr. [1439].

Era gi

di ritorno ai primi del

1440,

come

si

ha da
(2):

un'altra lettera di

Poggio

allo stesso

Pizolpasso
loquatur,

.... Epistola tua cum de rebus


detur flagitare responsionem, nisi
Florentiae

privatis pluribus

non

vi-

me

de tuo reditu

summe

laetari

....

XXIV

febr. [1440].

Il

Pizolpasso torn dunque o alla fine del 14390

al

principio del 1440.

Ed

naturale. Il concilio di Basi-

novembre 1439 aveva creato l'antipapa Felice V; e un prelato ortodosso, come il Pizolpasso, non
lea nel

poteva pi in quelle condizioni, vuoi per riguardo suo


vuoi per riguardo del Visconti che lo aveva delegato,
partecipare
ai lavori di

un'assemblea, che aveva spiela

gata cosi palesamente


(i) Poggii, Epist, coli.
{2) ib.

bandiera dello scisma.


7.

ToneUi VIH,

vm,

15.

2.

DONATO.

243

Queste

lettere ci forniscono

una insperata

notizia sul
(n.

Livio del Petrarca. Risulta infatti da esse

V, VII,

IX, X) che

il

Livio del Petrarca era passato,

non

sa-

premmo

dire per qual via, nelle


Il

mani

di

Tommaso
il

Fre-

goso, doge di Genova.

Pizolpasso e
in

Decembrio
avrebbe
sue
fa-

speravano
un'

di

poterne venire

possesso, contando su

imminente sollevazione
il

di

Genova, che

tolto

dominio

al

Fregoso e dato cosi


Il

tutte le
ci

robe

in

potere del Visconti.

Decembrio per
il

ceva poco assegnamento e veramente

Livio non andi

d ad

arricchire la biblioteca
i

Viscontea

Pavia. Esso

stava presso

almeno
Parigi

al

Fregoso gi nel 1425 e vi rimase fino 1451. Ora nella biblioteca Nazionale di
a Donato.
il

(i).

Ma

torniamo

Come

si

vede,

V Aurispa

non port

in Italia

codice di Magonza,
lasci Basilea

ma un
il

apo:

grafo di esso.

L* Aurispa

ben presto

nel dicembre 1434 era gi

a Firenze presso

papa

Eugenio IV

(2).

Il

codice pass nelle mani di Niccol


del Pizolpasso
(cfr.

da Cusa, da

lui

in quelle

lettere

(1) P.

de Nolhac, Ptrarque

et

l'humanme
602

113; II 273-77.

Il

Valla

nelle Recriminationes (Vallae Op.

ecc.) del

1445

circa attesta l'esi-

stenza in Napoli di un Livio emendato dal Petrarca.


le

Come

timostrano

date,

si

tratta

o di un

altro codice

di

una

falsa attribuzione. Inoltre

le lesioni

petrarchesche di Livio citate dal Valla non compariscono nel


II

Livio parigino (de Nolhac


di T. Livio in Studi
(2)

276

n.

2;

R. Valentin!,

// coi/ex

Rff^ms

ital. ftlol.

class.

XJV,

1906, 207-213).

Ci risolta da una lettera accompagnatoria di Uguccione de' Cona

trari

Cosimo
43).

de' Medici (Arcb. di Stato di

Ftrenrc, cart.

Med.

filsa

XI

lett.

44

^'

SABBADlNi.

e X).

Il

Pizolpasso lo

mand
il

al

Decembrio a Mi(lett. I). Il

lano, perch ne traesse copia, nel 1436

cembrio ne trascrisse anzitutto


(lett. I

commento

al

DePhormio
che

e IX) e spedi la

nuova copia

al Pizolpasso,

la fece ricopiare
Crivelli
(lett.
II).

per mezzo del suo segretario Lodrisio


Delle
ulteriori

vicende dell'archetipo,

ora perduto, non ho che dire.


L'archetipo doveva essere di lettura molto
se
il

difficile,

Decembrio sente
lettore.

il

bisogno

di

invocare la be-

nevolenza del

perch cominci proprio dal Phormio, che nella


1'

comune tradizione Donatiana ultima commedia ? La domanda legittima, ma deve pur troppo restare senza risposta. E allora domandiamo se il Decembrio si sar tratta copia anche delle altre commedie. La
risposta qui pi facile e
ci

viene

suggerita

da un

codice della Bodleiana di Oxford, scoperto e descritto


dallo Dziatzko
(i).

Il

cod. Bodleiano,

cart,

della se-

conda met del


tiene le cinque

sec.

XV,

scritto

da diverse mani, con-

commedie

cosi ordinate: Andria,

Eunu-

chuSj Adelphoe, Hecyra, Phormio.

Al Phormio
Pizolpasso
d'

premes-

sa la lettera del Decembrio


citata
(n.
I).

al

pi sopra

Ci mi fa
ivi
il

supporre

accordo

con

lo

Dziatzko, che

Phormio
dell'

fu copiato dall' apografo

o da un discendente
(i)

apografo del Decembrio.


kritik des

Karl Dziatzko, Beitrge zur

nach Aelnis Donatus

be-

natinten Terenzcommentarsy nel gi citato Supplem.

X degli Jahrbucher
in questa dis-

fr

Fkilol.,

1879, p. 675-678, 691-696.

Lo Dziatzko
due
altri

sertazione d anche notizia e alcuni saggi di

codici Donatiani:

l'uno di Dresda (D 132), l'altro di Leida (Voss. Lat. Qu. 24).

2.

DONATO.

245

Niente

di pi naturale,

che anche

le altre

derivino da un apografo dello stesso

commedie Decembrio (i).

Pi ampie notizie su Donato e sui codici del suo

commento ho comunicate
1893,
I-I 34.

in Studi ital. di filol. class. II,


il

ora finalmente ne possiamo leggere

testo critico nell'edizione di P.


sgg., la quale a

Wessner, Lipsiae 191


editio princeps.

un tempo una vera

Nota

alla p.
il

232

/.

ii.

La
si

vita dei SS. Tiburzio

Valeriano, alla

quale accenna
Aprii,

Fizolpasso,
e ivi q

trova inserita
1*

negli

Acta

Sanctorum^

n, 203

sgg.;

nominato per

appunto

un

Pagus come

luogo del supplizio: p. 207 B: Tunc


ut

iussit (assessor praefecti) carnificibus,

ab

eis

ducerentur

(i

due

martiri)

ad agrum

Pagum,
Pagus,

ubi erat sta-

tua lovis....; p. 208 A: Locus igitur, qui vocatur


liario

quarto mil-

ab Urbe

situs erat....

(I)
<l.i

"Suw possiamo

jiltcrfiinrc,

che

fra

copisti

lei

cod

Bodleiano

sia

contare I^Klrisio Crivelli, perche egli trascrisse

la

copia del Phormio


isolata.

tratta dal

Decembrio
il

(lett.

Il),

quando quella copia era ancora


Bo<llciano

Tutt'al pi

Phormio nel

co<l.
si

pnA
il

essere un niX)grafo della

copia del Crivelli.

Con

ci

CM.Iude che

codice

Bodleiano discenda

<iir(ttamtnU dall'apografo del Decembrio.

ni.

TACITO

opere maggiori

(*)

Le opere mag-^ori
codici,

di Tacito ci

sono arrivate

in

due

entrambi ora nella biblioteca Mediceo-Laurenil

ziana: Tuno, detto


i

Mediceo

(Laur. 68.
l'altro,
libri
il

i),

contiene
II

primi sei

libri
2),

degli

Annales,

Mediceo

(Laur. 68.

contiene gli ultimi sei

degli Annales

cinque primi delle Historiae, con numerazione con-

tinua
TI

da XI a XXI.
Mediceo
I

proviene dalla badia di Korvei, donde


il

fu

portato in Italia nel 1508; sicch quando lungo

secolo

XIV
II.

XV

si

parla di Tacito
scritti

non

si

pu

in-

tendere che della parte degli


dceo

compresi nel Me-

Lo

scopritoH' del Med.

II

tu

il

Boccaccio, che lo a-

sport dal monastero di

un apografo

di

Monte Cassino e se ne trasse proprio pugno (i). (li umanisti del cir-

339-46.

h) K.

->.i!.i..i/liiii.

I.f

scoperti dti cedui iattm e grtc 29-Jo.

250

R.

SABBADINI.

colo fiorentino

n'

ebbero copia: cosi Domenico


il

di

Ban-

Poggio e il Bruni: e forse, per mezzo del Boccaccio, Benvenuto Rambaldi da Imola (i).
dino, e pi tardi

Niccoli e

Se ne fecero anche
proche
di

estratti;

p.

e.

le

orazioni

reci-

Seneca e Nerone {Ann.


e
principio

XIV

53 -56)

veni-

vano
sec.

trascritte a parte (2) e furono anzi tra la fine del

XIV
(3).

il

del

XV

volgarizzate in

to-

scano

Fuori di Toscana conobbe Tacito

il

Polenton a Palin-

dova. Toccando egli nel libro I degli Scriptores


gu(B latincs dell'origine dell'alfabeto

adopera
i

la

testi-,

monianza

di Tacito

Ann.

XI

4:

Ecco

passi testuali:

Cornelius autem Tacitus


in

cum de

Claudio loqueretur

eo libro

quem de Caesarum
quantum
scriptum
reliquit:
'

rebus scripsit in hanc

fere sententiam
tioni spectat

in praesentia nostrae institu-

Phoenices de Thebis

Aegyptiis in Syriam profecti, quia mari propellerentur,


litteras Graeciae intulere;

quo adepti sunt gloriam tam-

quam

invenerint.

'

Cornelius Tacitus

neminem certum nominat, quippe


Bruni
cfr.

(i)

G. Voigt, Die Wiederbelebung I* 250. Per

il

G. Kimer,
'^9
f.

Della Lauda tio urbis Florentincs di L. Bruni, Livorno 1889,


(2) Il cod.
le

30-

Ambros. C 141
col titolo:

inf.

(del principio del sec.

XV)

35 ha

due orazioni

Extractus de XIIII

libro Cornelii Cociti (corr.

poi in Tacili).
(3)
(cfr.

I volgarizzamenti

sono nel cod. Magliabech. Vili 1382 del

sec.

XV

Studi

ital. filol.

class.

VH

132) e in un cod. Roncioniano di Prato

del sec.

XIV-XV,

sul quale vedi C. Guasti in

Propugnatore 1869, H>

451-61.

3.

TACITO.

251

iam de
classe

re dubius ita locutus est:

'

Fama

est

Cadmum

Phoenicum vectum rudibus adhuc Grsecorum

populis litterarum auctorem esse.

pem Atheniensem
bus Troianis

Quidam tamen CecroLinum Thebanum vai temporiPalamedem memorant


vel
'.
'

At

Cornelius Tacitus:

In Italia inquit Etrusci ab


(ii

Corintha Demarato, Aborigenes Arcades

Latini sunt
'.

postea nominati) ab Evandro

litteras didicere

Eas

(le

tre lettere

aggiunte da Claudio) tamen

vi-

deri Cornelius Tacitus

memorat

in

aere

ac plebiscitis

per fora ac tempia


Il

fixis.

libro I degli Scriptores fu


al

composto dal Polenton


egli ci

anteriormente

1420.

Ecco come

informa sul

contenuto del suo codice:

Librorum eius

(Taciti)

numerum

affirmare satis certe

non audeo: fragmenta equidem


tam Claudi!
et qui fuerunt

libri

undecim et
vidi, in

reli-

quos deinceps ad vigesimum primum

quis vi-

postea Caesares ad Vespa(i).

sianum usque ornate ac copiose enarravit


materia del Med. IL

Tuttala

\'<mezia era in possesso di Tacito Francesco Bar1

baro, che nel


zana, a
cui
1*

440

lo

ridomandava a Gottardo da Sar:

aveva prestato

Accipio excusationem
exposuisti mihi, Corneest.
(2)

tuam,
lius

si

diutius,

quam coram

Tacitus noster apud te


Cod. Riccardiano 121
f.

peregrinatus

Nel

(1)

65.

Adopero questo codice perch con-

tiene l'abbozzo della


rioni vc<li

prima redazione degli Scriptores. Sulle due redafli

A. Segarizci, !.n Catinia...

Scco PotenUm^

Bergamo 1899,

XT.IX.
>.i))l>adiui,

CentotrtMta UtUrt intdtU dt F. Barbaro 107.

252

R.

SABBA DIN I.

1453

mand

il

suo esemplare

al

cardinale Bessarione

affinch se ne traesse copia.


a Venezia
(i),

La copia

del Bessarion e

cod. 381 (Zanetti).

Milano aveva Tacito Giovanni Corvini, come ve-

dremo in altra parte del presente volume. Pier Candido Decembrio s'era trascritto nel suo zibaldone Ambrosiano

88 sup.

f.

105V (ex

libris

Cornelii Taciti)

r incendio di

Roma
di

{Ann.

XV

38-44);

ma
2^.

anch' egli

venne

in potere

un testo

intiero,

quello

che ora con


la
et

trovasi a Wolfenbiittel (cod.

Gud.

lat.

118)

nota autografa: Est P. Candidi. Ab eodem recognitus

emendatus e con la data: Emptus Ferrarie


die lune

MCCCCLXI
il

XXVIII

sept.

D. L.

(2).

Anche a Napoli

c'era

un Tacito presso
I,

Valla,

il

quale lo cita nelle Recriminationes


il

II

IV

contro
Fer-

Facio del 1445 e degli anni successivi

(3).

rara lo citava

Angelo Decembrio

(4).
(*):

Reco da

ultimo la seguente lettera


Ab.
Ksic),

Etsi impudenter faciam,

quod ea

liceutia res tuas,

cura o-

pus

est,

ac

si

meus

et

usu

et possessione esses, exigo, persiiadet


te

tamen

humanitas tua ut aliquid etiam sine crimine temeritatis de

mihi pol-

(i) Voigt,
(2)

Wiederbelehung

I^

251

n.

i.

F. Kohler, G. Milchsack, Die Gud. Handschriften

n.

4422.

(3) Vallse

Opera

p.

475
p.

(Tacit.

Ann.

XI

29); p.
5);

516 {Ann.
531 (Ann.

XV
XIV

67)
47;

p.

518 {Ann. XIII 47);

529 {Ann. XII 595 {Ann.


38
nec

p.

Hist.
(4)

73;

Ann.

XV

6); p.

XIV

49).

A. Decembrii,

Polit. liter.

Corneliorum opera,

Taciti
II,

et Nepotis,
(*)

omittenda sunt.
la

Comparve

prima volta

in

Museo
f.

di antichit

class.

1887,

450-51: dal cod. Riccardiauo 779

97.

j.

lACli.).

253
de qua ad
te scribere decre-

liceri

possim. Nani

cum

tanto huiusce

rei,

vi,

desiderio affectus sim, ut vel Tantaleam sitim in

me

concitari

sen-

tiam, concedes nonnihil, ut opinor, cura ben i volenti se nostrae tura audaci
desiderio

meo

videndi ac fectitandi aliquid: hoc quoniam


in

(i)

veteres phiac passiones

losophi tradidenint, multos persaepe

homines

affectus

cadere, quae nulla vi comprimi, nulla ratione cohiberi possunt.

Sed iam

tecum philosophari desinam, ad rem ipsam redeo.

Cum

itaque ego et

Cremonensis (Antonius) noster quendam Cornelium Tacitum, librum qui-

dem

elegantissimae historiae ac prisco dicendi genere ornatura, te habere

audiremus, mirum est


vel

quam

is

liber

meduUas nostras

iufluxerit,

adeo ut

minima
sit.

eius videndi

mora seu intercapedo nobis quam longissima


ut

futura

Quamobrem da operam
equidem

hunc librum tantopere desideratum


si

ad nos quamprimum demittas.


rera restinxeris (2), tibi

Nam

opera tua himc nostrum


codicis perbellam

ardo-

illius

messem dedica-

bimus

(3);

quod
te

coloni ipsis dominis

agrorum facere consueverunt.

Nec

illud

moveat, quo minus hunc librum mittas, quod orationes


retinuerimus.

Ciceronis tanto tempore apud nos

Nam cum
uti

illae

parura
si

accurate ac graviter scriptae

iudiciolo

meo

viderentur,

putavi forc,

praeceptor noster in legendo prosecutus fuisset,

eas luculciitiores attibi in-

que correctiores aliquanto redderemus. Quod


coromodi statues, mitte quem
voluero,
(4) voles;

si

ex hac re aliquid

non

illuni

librum apud

me

habere

quam quantum

tibi

commodi

fuerit.
si

Ego enim

eas orationes a-

pud me servavi atque


tius custodircntur.

eas ita habui ut,

apud

te essent,

non

diligen-

Comnientariolos nostros ex Plutarcho traductos

tibi

non

displicuisse

gratum babco.

Nam

etsi

sat

tenues omnique inopia ac squalorc

sordi-

dati sint, facit taroen


proficiscatur

humanitas tua ac bcnivolentia ut quicquid a nobis


et

magnum

praeclarum

videatur.

Habeo

et

pleraque alia

fragmcnta sparsa intcr amicos, quac


devolare faciam. Vale;

quamprimum
Aretino
viro

collcgero, statini ad te
illustri

me Leonardo

et

senatorio

(1)

hoc

quom

cod.
cffd.
cot/.

(2) rentrnxeris
(3)

dedicahimur
?

(4) quonj

54

*<

^ABHADlNt.

et in studiis litterarum perbclle cxcrcitato

carum

effice.

Vale iterum cor-

que tuum

in

amplexus nostros dede.

La
tre
il

lettera senza intestazione.

Non pu andare
il

ol-

1444, perch
Il

in

quel!'

anno mor

Bruni,

qui

supposto vivo.

mittente scolare di greco; in quel

tempo due

soli

maestri insegnavano greco: Vittorino

e Guarino. Sul secondo deve cadere la scelta, a ca-

gione del fraseggio spiccatamente guariniano, che


avverte nella lettera.
di Guarino,

si

Lo

scrivente

dunque un alunno
di Firenze.

che

s'

indirizza a

un amico

Di

pi

non m'

lecito affermare.
sulla divulgazione di

Per maggiori informazioni


cito vedasi: E. Cornelius

Ta-

scriptor in

nascentes

Quomodo Tacitus historiaru7n hominum memoria versatus sit usqiie ad reliteras saec. XIV et XV, Progr. di Wetzglar
Nolhac Boccace
XII,
et

1888, 42-43; P. de

Tacite in Mclan-

ges d'archol.

et d'kist,

Rome

1892; F.

Ramorino

Cornelio Tacito nella storia della coltura, Firenze 1897;

E.

Rostagno

in Tacitus. Cod. Laur.

Med. 68. II phototyp.

editus,

Lugd. Bat. 1902,

XVI-XVIL
* *
(*)

Nel Med.
delle Hist.

II

sono due lacune

cagionate dalla cail

duta di due membrane, per cui and perduto

passo

I69-75 da
et

bilem imperatorem
il

a incertum
il

il

passo che chiudeva


di

lib. I

86 e apriva

II 2
i

da

inopia
si

Rhodum

Oyprum. Senonch entrambi


Medie.
Il

passi

sono conservati
(*)

in apografi tratti dal

quando
XI, 1903,

Comparve

la

prima volta

iii

S(U(/i ital. JiloL

class.

204-211.

3-

AGITO.

2^5

ancora

li

conteneva e da uno
\x?>c\t'.
a.

di tali apografi deriv

V editio princeps

Venezia
Spira.

tra

il

1469 e

il

1470

coi tipi di Vindelino

da

Ma
al
sti
(i):

ci fu
si

un famoso antiquus codex

Venetus, intorno
infatti

quale
*

form una leggenda. Scrive


bibliothecae S. Marci

l'Eme-

Reperi etiam a P. Victorio antiquum codicem


laudari

Taciti

Ep. II

Venetum 12 La
'.

ad

Cic.

biblioteca di S.

Marco a Venezia ha
delle

presentemente e
opere maggiori
sarione
(v.

ha sempre avuto un solo codice


di Tacito,
p.

quello posseduto dal Bes-

sopra

252).

Ecco ora

la

testimonianza di
si

Pier Vettori, ricordata dall'Emesti, quale


Explicationes

legge nelle

suarum
12,

in Ciceroftem castigationum (2) ali:


*

V Epist. fam. II

Nam quod

apud Tacitum
pulvinaria

lib.

xml
nuntur

(e.

12):

Miro tamen certamine procerum decer-

supplicationes

apud omnia

utque

Quinquatria quibus apertse insidiae essent ludis annuis


celebrarentur,
in divi

mendum
'

est;

nam

in vetusto codice, qui

Marci bibliotheca
(3).

est,

Quinquatrus

est

non

Quinquatria
Il

cod.

Veneto negli Ann.

XIV

12

d quinquatrii,

lezione pi vicina a quinquatria che a quinquatrus, e

non

vetustus:

non corrisponde perci a quello


si

desi-

gnato dal Vettori. La verit


lenne equivoco e rhc nolla
(I)

che fu preso

un so-

dii'i

Marci

bibliotheca

non
p.

Cfr. C.

Comclius Tacitus, pubi. Obcrlin, Paris Lemairc 18 19,

xvu.
(8)
(3)

Lagduni 1553

p:

33.

La prima

editione usci

il

1536.
il

Degli apografi del Ree.

XV
l'ed.

il

Lanr. 68. 5 ha ([uinquatruus,

Parmigiano 861 quinquatria,

pr.

quinquatri

2^6

R.

SABBADINl.

dobbiamo
Marciana

scorg-ere la
di

Marciana
la

di

Venezia, sibbene la
il

Firenze,

quale ospit lungamente

Medie. II innanzi che passasse in Laurenziana.

il

E quello
esso
(i).

vetustus codex indicato

dal Vettori
lui

e in

si

trova la lezione quinquatruus da

approvata

Abbandoniamo pertanto questa questione


maggiore
utilit

oziosa

inconcludente e volgiamoci piuttosto a ricercare con

quando
al

si

sian prodotte le

due lacu-

ne nel Medie.
scurati.

II;

quale scopo occorrerebbero ampie

e sicure notizie sugli apografi, stati finora a torto tra-

Tre ne possiede
la

la Laurenziana: 63. 24; 68. 4

5;

uno

Nazionale di Napoli

IV C

21; parecchi la

Vaticana: 2965 (del 1449); iQo^; 3405. e l'Urbin. 585;

uno
il

la

Spagna; uno Budapest,

di

Mattia Corvino; uno

collegio del Salvatore di


citt
(2);

Bodleiana della stessa


British

Oxford del 1458; uno la del 1463; uno Harleiano il

Museum
uno

del 1452

uno Gudiano, ricordato pi


Candido Decembrio
(242 Endlicher);
di

su

(p.

252), Wolfenbiittel di Pier


la Palatina

del 1461;

Vienna

uno

la Nazion. di Parigi, lat. 61 18, e

uno

la

Malate

stiana di

Cesena XIII

sin.
il

5.

A
XV,
F.

questi va aggiunto

Parmense 861 membr.

sec.

di cui reco la descrizione.


I

Cornelii Taciti actorum diurnalium liber

XI

au-

gustae historiae lege feliciter. In marg-, Fragmentum. Com.


,

Nam
(i)
Il

Valerium Asiaticum

'

{Ann.

XI

i ).

I titoli si suc-

dubbio delI'Ernesti fu recentemeDte accolto da E. Rostagno nella


(in Tacitus.

sua storia del Med. II


ditus, (2)

Cod.

Laur. Med. 68. Ilphoto typ.

e-

Lugd. Bat. 1902


C.

p.

XVI).
p.

Comelius Tacitus, pubi. Oberlin; Ernesti praef.

IX-XVI.

3-

TACITO.

257

cedono
termina

allo stesso
*

modo, dal
in

libro
'

XI

al

XXI.
26).

F. iSgv

Fabianus
*

pannonia

{Hist.

Indi la

sottoscrizione:

In exemplari tantum erat. Si quispiam

hinc descripserit, sciai ine qua7itum reperi fideliter ab

exemplari transcripsisse

Identico titolo nel

Malate-

stiano e identica sottoscrizione, eccetto che legge descripserit

novum

ita

scripsisse

per transcripsisse.
la

E
il

neir identico
lib.

modo segnano entrambi


aUa

lacuna tra
lib.

il

II delle Hist.; infatti


il

fine del

XVin

HisL

II

Parmense nota

(f.

134):

'Si repperero fivaria, locum


oro.

nem

septimi decimi libri et principium odavi decimi, quce


et

utraque confusa sunt cunctis in libris


annotabo; qui legeris
si lector offenderis, et tu
et recte

signes
Il

Valeas

annotaveris

(i).

Malatest. ha queIl

ste differenze: reperero; quia

utraque; quae legeris.

Parm.

fu scritto nel
f.

1452,

come

rileviamo da una no*

ta marginale al

143 {Hist. Ili 34):

Cremona

condi-

ta est annis abhinc

MDCCXL,

riminum

et

Beneventum

aedificantur;

quo etiam tempore Ahodie autem ab


'.

ortu creatoris sunt anni

MCCCCLII
le

Resta con
il

ci assodato

che sino almeno dal

1452
se-

Medie.

Il

aveva patito

due perdite;

il

Parm.

L' identica nota anche nell'apografo del Dccembrio, con queste di-

vergente: reperero; septidecimi; que legeris. Sottoscrizione del cod. Vatic.

1958

f.

41-MOv: In exemplari tantum erat. Si quispiam hinc descripserit

novuntt sciai

me quantum

repperi fideliter ab exemplo transcripsisse: qtiod

in ter catter de quihus sci tur

non

est

ncque pessisfium

neqtte mendosis"

snum. xXo?

OecJ)

f/n^y die septimadecima octobris ab

ortu Sahatoris

nostri domini Jesu CAristi anno

MCCCCXL Villi.

Gtnuae pridit ftstum

divi Lucat evangelistae (17 ottobre).

R. Samadimi,

7V//I

iatm

17.

258

R. SABBADINI.

g-na la seconda, che era facile avvertire per la

manlibri;

canza del numero

XVII

nella

successione dei

non

avverti la prima. Esso nota in margine altre


f.

man-

canze:

151

alle

parole {Hist. Ili 65) invalidus senedeficit;


f.

cta seu ferebatur] hic aliquid


46)
il

169 {Hist.

IV

testo: pelli poterant

55.********
* *

Sed im^j-

mensa]

hic deficit;

f.

i6qv retinenda erat


f.

* * *

Ingressus] hic
^J.

deficit;

171V (IV 52) orasse dicebatur


deficit textus.

<j.

Audita interim] hic


di

Qui non

si

trat-

ta

veramente

lacune,

ma

di

due

trasposizioni,
in
ivi

la

prima

in Hist. Ili 65-69, la


II e
al
f.

seconda

IV

46-53, che

sono anche nel Medie.

vennero
182,

avvertite con
illib.

un segno. Finalmente
il

dove termina

IV,

copista aggiunge: Post haec scriptiitn erat,

sed non,
nisi
et
si

ut videtur, loco:

Neque

vos impunitos patiant;

hic defectus sit textus.

Pure queste quattro parole


coda
al lib.

trovano nel Medie.


Tutte
le

II in

IV.

note marginali sono della

mano

stessa del
f.

copista, dalle quali riporteremo queste altre due:

57V

(Ann.

XIV
f.

63) insula quae pandatera]

nunc ischia apdies mer-

pellatur;

142 {Hist. Ili 30) stato in

eosdem

catu] status merchatus generales Jiundine ut genucB allo-

brogum
Cita

urbis hodie sunt.


il

copista in margine anche autori

latini,

p. e.

alcune

frasi di

Vergilio e di Lucano, un luogo di Cialtri

cerone
dello
in

e molti di Giovenale: tra gli


f.

una

lettera

Pseudo-Seneca a Paolo:

67 v (Ann.

XV 39) eo

tempore Nero] Seneca ad Paulum apostolum (XII): insulse) quatuor Centum XXXII domus et ins (sic diebus pausam dedit. sex arsere, septimo

j.

tAClTO.

259

ora m'ingegner di presentare un saggio di quella

ricerca,

che ritengo s'abbia a intraprendere sugli apoil

grafi del Medie. II, scegliendone tre: l'uno

cod. Parlib.

migiano descritto
I

(-il

P) con

la

doppia lacuna nel

e tra

il

lib.
il

II delle Hist.; gli altri

due senza

le lacune,

cod. Laur. 68. 5 sec.

princ.

(=

e).

L ha

correzioni di
si

(= L) e l'edit. una mano seconda


di
il

XV

(m.

2),

che non sempre

possono distinguere da quelle


pochi catesto della

del copista.

pitoli delle Hist. I

4*

Mi restringo alla collazione i 8, ponendo a base edizione del Halm, Lipsiae 1897.
Servus
e

Galbea L

lunius
\

P\

2 cossules

erant corr.

m
e
I

erunt

dccc^*'* et
\

XX P

3 retulerunt

P
\

niemorabatur

5 bellatum est e

Atctium corr. in Attium


L, corr. m. 2
\

potestatera

ferri

ad

unum

illi

inscicia
2,

8
j

aliene

P P
\

con\

ase

sentand
I

adverseris

12

fedum
corr.

P e P Pe
|

g fensos L, infensos m.

infusos ^

10 ambitioni

(alterum e ex corr. P)y admiseris Z, adverseris m. 2


\

13 Octo

14 Vespesiano

Pe

incoatam in incoha|

tara

Z
I

6 nec
liccat

P
P.
e

\% Traiani uberioremque materiam /*

9 foe-

licitatc
1

Z
I

20

2,

aggredior

P\ opimum

casibus]
\

plenum
2

variis

casibus, in

mcrg. gravioribus opibus


I

discors om. e

scevum
in

quatuor

Z
(

3 plcrunque

tcs

Z,

4 prospere in

orientem

adverse

occidentem

tcno

m. 2) returbatum

e^

prospere in oriente adversaj occi\

dente

rcs:

turbatum

Illiricum e

nutantes ex

mut

inos

Z
/..

6
in

Brie,

tanni Z,
rhosolanot

P
(di

nia m. 2
\

missa cohorte
/'
e^

P\

in
/
\
.

iiosl

in

Sarmathanun
e
\

sarmaritarum

rum Z

/',

lubeornm

7 gente Z, gente

m. 2
\o

dachui.

r,

dalub

/'
|

9 cladibus

ex corr.)

seculorum

P\

afflictn

Z
\t

baustn

nut abrute urbcii


f

Z
\\

e,

hauste nut abrutse urbes

/'
e

foecundissima Z,
\

ecundiftftimau t

et urbi

P
Z
|

incendiis om.

cerlmoniae

!.

# /*|

13

iufectri corr. in infecti

cadibu <

14 scopuli om. Z, add.

200
m.
si

R.

SABBADINt.

2
i
I
\

scevitum
17
I

15 et otn. L, add. m. 3
aliis

16 premia

P\ quam quae.
(

quum Z
seculura

e
\

procuratores e
(s

20 oppressit

3,

P
L
par

2
e e

comitates

snperscr.)

sequutae

P
\

te)

audientes

P
\

fideles

P P
\
\

ipsa necessitas om.


\

6 tole\

ratae (et

om.)

8 fluniinum e

tristicia

trocibus

IO magis vetustis

L
de

e e

iudiciis

L L P
\

unqiiam

approbatum

P\

Il diis ex corr.
\

L
e

m.

2,

securitatem Z, securis m. 2

secu-

ritatc nostra e

esse Z, del. m. 2.

I 4,

caetenim

L
io

P
leti

que
|

P
7

3 orbe terrarum

4 egrum
e,

P
e
\

plerunque
Z, arch

Z P

causse
\

qu Z

modo
(?)
e,

om.

9 archano

arcano
u-

P
I

m. 2

P, ex
1

laetius

corr.

m.

2,

laetius
\

surpatam Z, usurpant m. 2

libertatem
^ /*
|

om. Z, add. m. 2

12 inte-

gram Z,
15 quis
I
5,

corr.
I

m. 2

13 annexa
[

14 et theatris (a super scr.)


P.

decus Z*

16 moesti
^ Z*
1

imbutus

magis arte

impulsu
e,

"^
\

traduc-

tus ex traductiis
ligit

(?)

Z*
]

4 promisse
e
\
\

premiis
\

proomiis
(

intele

Z'
I

Nimphidii
\

8 agitar

P
|

Nimphidius

9 et
12

IO plurisque
I

P
Z
I |

neque

P
Z

il

avariciam

laudati

P
Z*

militaris

cselebrata

angebat ex aug
e

coaspemantes
|

13 quatuorde-

cim
I

^ Z*

assuefactos

15 galbe Z'

16 militem] principem

17 caetera
I 6,
I

L
j

e P.

lunius

^,

^jc

Julius corr.

3 galbe

4 Ciconio

L
\

Varone
e
I

Nymphidii

6 sotius

P
|

tanquam
innumeri
P,
o.

e
|

P
1

7 mil-

Hbus
e
I

9 formidolosus ex formidul
^
|

1 1

2 Illirico

promissosque
\

13 albano

14 ceptis

csepto

Z, consiliis
\

a caepto m. 2

ni ex corr.

m. 2

i^ prono Z, prona m. 2

audienti

P, audenti
7,
I

m.

2.

Capitoni

2 cedes e
I

nunciarentur
\

^,

nunciaretur Z*
\

in

A-

frica res

haud dubie {ex


\

dibie)

3 Harebonius e
\

garuncianus P, Gu-

nitianus e

4
\

quum Z
avaricia
e

familiam e
|

cseptaret Z, ceptaret

6 haberen-

tur
i

aut e

fedum

cognitione e
I

posquam

mpellere

L
g
1

f)

nequierint Py nequirent f

ad

Z*
|

io an corr. in

ac

Z, ac
tf

1 1

cjeterum

Z*,

caetera

2 cedes e
,

sinestre

prin|

cipe

Z*
I

3 praeminuit iam Z, praeminuit. lam


^

premunt. lam
|

afferebant

14 avide

Z Z

15 tanquam

^ Z*

17

irrisui

ac fa-

3-

TACITO.

261

stidio
I

Z
I

e,

et irrisui et

P P
| \

P
2

assuetis

iuvente P, iuventute
|

e.

8,

taiiquam Z, om.

aniniarum Z, corr. m. 2
e
\

fit

Z,

fuit

m.
\

2
5

Hispanie preerat

3 Ruffus
j

4 domino

e P, e

dono

L
%

m. 2

imposterum
e
I

proxirae
\

6 germanis Z, romanis

P\

germani

L
2

<)

solliciti

corr. in soli
I

io raetus

e,

raoetus Z,

metu m.
|

tanquam Z

P
Z

partis /*

12 vergenius Z, virginius P, ungenius 15 vergenio

voluisset e
I

i^ quaeri
|

e,

Virginio
e.

amiciciae

16 etiam om.

esse]

eum

tanquam

Le due
semplari,

famig-lie degli apografi,


e),

lacunosi {P) e

non

lacunosi {L

non hanno origine da due


II,

differenti e-

ma

dallo stesso Medie.


tipici;

di cui riproduco2,

no
eSj

gli errori
3,

p.

e.

2,

6 missa cohorte,
et,

io ur-

IO

magis
di

vetustis, 5, g

7,

13 praeminuit iam

(premunt
vergenze

un tentativo di emendamento).

Le

di-

tra le

due
,

famiglie rimontano a correzioni

degli umanisti: tale


lazioni di
e,

lasciando le numerose interpo-

b,

14

Vindicis consiliis a coepto d


2,

m. 2

e le seguenti di P:
5,
7,

/;/

rhosolanos, i, 12 cmnltantes,
6,

12
2

coaspcrnantes,
nuntiaretur, res,

5,
7,

16 principem^
13 premunt.

11

innumeri,

Avvennero anche
7,

contaminazioni tra
8,

le
8,

due famiglie:
12 voluisset

12 principe
e).

{P

e)t

Romanis (P

e),

{P

Ma

la

prova

perentoria che entrambe provengono dal Medie. Il l'ab-

biamo

nella lezione

8,

4 domino,

comune a
o X\'

tutti

gli

apografi, lezione che sul Medie. II fu ricalcata in

ra-

sura da una

mano

del sec.

XIV

Senonch non a questo problema,


diosi; si tratta
Ila

orinai driiniuva-

:m;nte esaurito, deve rivolgersi l'attenzione degli stu-

invece di costituire con sicurezza

il

testo

famiglia

non lacunosa

in

quanto che essa

ci

con-

202

R.

SABBADINI.

serva le parti perdute

nell'

archetipo.

E non

basta;

siccome
ta,

la scrittura dell'archetipo, in molti punti svani-

non

pi decifrabile, cosi bisogna aiutarsi, oltrech

coi ricalchi fatti

qua e

da una mano del

sec.

XV,
il

anche e meglio con

gli

apografi delle due

famiglie,

dei quali occorre pertanto

confrontare

misurare

grado
anche

di fede
in

che meritano.
si

bisogner determinare

qual tempo

formarono.

La non lacunosa
del

potrebbe metter capo

all'

apografo

Boccaccio; la

lacunosa deriva da un apografo tratto posteriormente


ai ricalchi

e alle emendazioni introdotte nell'archetipo


sec.

da mani del

XV;

cos p. e. la lezione

2,

plenum
nata
II

variis casibus (in marg. gravioribus opibus) di

dopo che una


aveva
scritto

di quelle

mani su opibus del Medie.


pur sempre
si

plenum.

Meno

importante

ma

utile

sarebbe poi
di stabilire

un'altra indagine, quella che

proponesse

un termine cronologico
nime, che
al
s'

alle

emendazioni sicure e anop.


e.

incontrano negli apografi;

anteriori
i,

1452 sono le seguenti, che gi troviamo in P:


2,

infensos;
3,

4 prospere in oriente adversae occidente


12

res;
6,

9 tristia; 4, io usurpata libertate; 4,


ornine; 6, 9 legione; 8,
i

integra;

fuit; 8,

io metu.

3-

TACITO.

263

Opere minori
Le scoperte
Per tracciare
la

di

Enoch da Ascoli
della

(*)

storia

scoperta delle

opere

minori di Tacito, mi bisogna trascrivere alcune lettere

o brani di lettere di Poggio, di Guarino e dei corri-

spondenti di Guarino,

le quali

formano

la

base del mio

ragionamento.
I.

Poggius
juidam monachus

(i)

Nlcolao

s.

(2)

amicus

meus ex quodam monasterio

Gcrmaniae, qui olim a nobis recessit, ad

me

misit litteras,

quas nudius

quartus acccpi; per quas scribit se reperisse aliqua volumina de nostris,


quae permutare vellet

cum Novella

Ioannis

Andreae vel

tum Speculo
Inter ea

tum Additionibus,
volumina
viflcbis

et

nomina librorum
et aliqua
illa

mittit interclusa

....

est lulius

Frontinus

opera Conielii Taciti nobis ignota:


legalia,
si

inventarium

et quaircs

volumina

reperiri poterunt
et

commodo
Spcculum

pretio. Libri
et

ponentur

in

Nurimberga, quo

deferri

debent

Additiones, et exinde

magna

est facultas libros

advehendi.
alii

Ut videbis per
rcstant; scribit

invcntariun, hacc est particula

quaedam, nani multi

enim

in

hunc modum:

'

Sicuti mihi supplicastis

de no-

tr.ndo |)Octas, ut ex his cligeretis qui vobis

placcrent,

inveni
'

multos e
.
.

quibu collegi aliquos, quo in ccdula hac inclusa rcperictis

Komae
()

die

in
la

novcrobris (1425).

Comparve

prima volta

in

Sfu(/t

ital.

JiloL

class,

VII,

1R99,

M9-13ri)

Poggii piit0l. eon. Tonelli, Fiorenti 1833,

i>

s
i^i</.

(2) (Juetto

monarn era

di

HemfeUl.come

risulta

da

altre lettere,

"

-,

266, 268.

264

R.

SABBADINI.

IL

Guarinus

(i)

Veronensis suavissimo lohanni Lamolae


s.

p, d. (2)

Tantopcre tuam
rusticura fatear

in

me
sit,

pietatem accumulas, ut

me

vel

ingratum vel

opus

cum

te

non superare sed ne acquare quidem


perge vero:
scio, nihil
ipsi

possim.

Nec

est ut te deterream;

me

supra vi-

res postulas;
tibi

animum

tibi
(3);

semel dicavi nihilque mihi


tu

reliqui,

quod

non impertierim
gratae

me
mihi

tuo utere arbitratu.


litterae

Quam

autem

tuae

fiant,

exprimere nequeo: eas in


(4)

sinu prae laetitia colloco, deosculor et in dulcis

traho sermones

(5),
(7).

ut te stringere te palpare (6) te alloqui videar et mihi ipsi persuadeam

Occurrit in primis modesta ornata et


referta litterarum facies,
at lectorem iuvitet (io).

(8)

maiestatis pristinae
(9)

dignitate

quae observantiam

quandam prae

se fert, ita

Accedit gravitas (11) sententiarum, verborum,

dulcissimaque (12) quaedam compositionis harmonia. Quid nuntius rena-

scentium virorum et in lucem prolatorum,

quem

mihi

cum

suavitate mi-

(i)
cfr.

Cod. di Berlino, gi Morbio 403, ora

lat.

2 557
p.

f.

126

(=

w),

R. Sabbadini, La

scuola e gli studi di Guarino


8
f.

193; cod. Clas-

sensc di
(2) s.
{3)

Ravenna 419,
p. d. om, VI.
e.

17

(=r

e).

impatierim

(4) dulces

m.
e, e.

(5) sermonies
(6) palpitare (7)

persuadeo
om. m.

e.

(8) et

(9) observantia

e.

(io) invitent

e.

(11) caritas m, caritatis

e.

(12) dulcissima

e.

2.

TACITO.
Tacitum ipsum
affari

265
{2), Plinii

rabili

affers

si

Cornelium

(i)

mei amicum
ille

socium collegam, spectare etcoram


sus, cuius audito

detar

Quid Cornelius

Cd-

nomine

ac dignitate ita eius videndi atque audiendi (3)

cupiditate incensus sum, ut totus infusus in

me Benacus
et
ilio

(4)

huiuscemodi
sive

sedare

ardorem

nequeat.

Voluminis raagnitudinem

litterarum

scripturae faciem (5) scribas oro, ut quid de

habendo consulam sciam.


(6)

Quid dicam de Antonio Panormitano, cuius nunc primum

auditum

nomen

tantaleara in

me
!

sitim (7) incussit

felix

bisce viris et (8) diillius

vinis ingeniis (9) aetas


sissc dicis (11).

Nil vidi

quod (io) ad me ex

ingenio mi-

Quocirca magis magisque dolco


incuria

et ipsos execror

(u)

ta-

bellarios,

quorum
in

tam bonae scribendi

vices

intercipiuntur (13).
istuc re-

Non possum

scribendo

morem

mihi gerere, adeo praesens

diturus nuntius {14) instat urget inclamitat.

Ego

cura gratias referre cu-

perem pr pulcherrimo

et

commodissirao tuo munere, quibus verbis id

faciam non invenio; itaque

cum

referre

non possim,

gratias habeo. Vale,

mca

suavitas; valeo et ipse, valent et liberi, nostrae peregrinationis Trifioi).

dentinae (15) comites. Vale iterum, y^v^r]

Veronae

XXVI
e.

ianuarii [1426].

(i) Comelii (2)

Tacitum ipsum om. m.


e,

(3) vivendi atque audiendi


(4)

videndi audicndique m.

Bonacus

e.

(5) faciem om.


k()

m
e.

e.

primum om.
m.

(7) scttum

'8) et om.

m.

9) divini ingenii m.
'IO)

quml

hic dtsinit m.

(Il) S' intCnflr<

V /hrninf>J,fn,^,fti(

,l..|

I' .11.

.Hill

13) obnCCffir
e.

<I3) intercipiuat
(14)

redditunu mitius

e.

(15) Allude alla peregrinazione


incarico della citt.

di

Guarino

Trento del

1426 per

266

R.

SABBAUINI.

m.
Guarinus
(

i )

Veronensis suavissimo lohanni Lamolce


ad
te descripseram, tua e et graves

s.

p. d.

Posteaquam

alteras (2)

et ornatse

redditae mihi sunt, quae eo accumulatiores veiierunt,

quo etiam comitem

habuerunt libellum vere 'EQfxacpQiTOV

....

Veronae

IIII

nonas februarias [1426].

IV.

Antonius

(3)

Panormita Guarino Veronensi


meum

s.

p. d.

Etsi acceperam Herraaphroditum


nihilo

plurimorum iudicio probatum...,


te

magis tamen animo movebar

Verum cum
libello

virum simplicem

verum apertura .... idem de me meoque


tam,
sertim
vinctus
terea

sentientem animadverdistrahor,

non modo moveri non possum, sed .... gaudio

praede-

cum antehac
quod

nulla

mecum

amicitia,

nulla familiaritate fueris

.... Ioanni vero Lamolae ....


insciente
(4)

gratias et ingentes habeo, propte miserit

me quidem Hermaphroditum ad
(febbraio

meum....

Ex Bononia

1426).

V.
Aurispa
(5)

Guarino Veronensi viro doctissimo

s.

p. d.

Credideram

quom ....
La

(L'Aurispa scrive a Guarino, facendogli grandi


lettera

elogi del Panormita.

data

da Firenze nel febbraio 1426,

come
(1)

si

deduce dalla seguente).


le fonti di

Per

questa lettera

cfr.

R. Sabbadini, Guarino Veronela

se e il suo epistolario, Salerno


(2)

1885, n. 374; per

data p. 68.

La precedente
Per
le fonti di

(II).

(3)
(4)

questa lettera

cfr.

R. Sabbadini
il

op.

cit.

n.

127.
noti-

Questa

lettera fu scritta subito

dopo che

Panormita ebbe
al

zia della precedente (III), nella quale

Guarino dava

Lamola

il

suo giu-

dizio
(5)

famoso suir Ermafrodito.


Cod. Classense 419, 8
f.

17V.

3.

TACITO.

267

VI.

Guarinus

(i)

doctissimo et ornatissimo viro lohanni

Aurispae
Superiori tempore

s.

p. d.

cum fama

referente
(2).

....

Veronae

III kal. martias

(1426)

(Risponde
Panormita).

alla precedente,

associandosi

all'

Aurispa

negli

elogi del

VII.

Antonius

(3)

Panormita Guarino Veronensi viro


illustri
s.

(4)

p.

d.

(5)

Aurispa Siculus familiaris noster hodie, quod frequenter

(6)

facit,

ad

me

litteras craisit

(7) officii ac diligentiae plenas, aloquin


si

adeo suaves

atque (8) elegantes, ut

suas

illas

esse nescius

fuissem, aut

musarum

aut certe tuas esse iuravcrim; in quibus plura quidem, sed illud praeci-

pue mihi renuntiat, abs

te sibi redditas

epistolas (9)

XV

(io) kalendas

(i)

Cod. Classense 349

f.

165.

(2)

Le

lettere

e VI, citate qui unicamente per la successione crono\l>^.^r,r\]'^^"'^f'

logica, furono pubbl''-*"

in

Giorn. star.

!*'.

'''

Siippl.

6,

103-6.
^l)
Cfxl.

Marciano

iat.

XIV

221

f.

95

(=
e).

w),
>

cfr.

Barorzi-Sabbadini,
,\a
..c,>
..

Studi sul Panormita sul Valla p. 22 per n"


la data; cod.
(4)

m^,.

..^r

Claascnse 419, 8

f.

3 {=

viro om.

('

m.

(5) P.

(6) freqncns

m.

(7) migit
(8) et
(9)

m.

m.
lettera

U
V

VI.

(10)

m.

368

R.

SABBADINI.

aprilis

meorum

versuura, mei nominis eloquentissimas laudatriees;

meque,

quod plurimi
mihi
licet,

facio,

tuam gratiam ininsse iam. Qua ex


(i)

re subgloriari

qui,
acri

ne

otiosus

quidem aut securus,


comprobari

aliquid effuderim, (2)

quod tuo

magnoque

iudicio

(3) debuerit.

Ea

res faciet

ut protinus auctoritate tua fretus et

de

me

mihi optime sperem et toto

pectore ad studia
furor est, et est
excitasti;

summae
quidem

laudis

incumbam.
non

Nam

siquis in

me musarum
vehementius

fortasse
officio

parvus, tute

illum
tibi

pr quo quidem

tuo gratias, quas

permaximas haaliquando nan-

beo, musae reddent et quidem foeneraticias,

modo otium

ciscamur.

Hoc
sum

hactenus.

Quod

sequitur et

tibi

auditu et mihi relatu


illud aperiam,
?
*

voluptuote coe'.

(4) erit.

Verum

pridie

quam

(5)

iuvat abs

nam
igitur

lautissimam quidem stipulari: illam spondes

illam

spondeo

Est

penes

me A.

Cor. Gelsi de medicina,


extinctus.

liber,
libri

ut

nosti,

diutissime
sim,
arbi-

non inventus ac prope

Eo, tametsi

dominus non
est,

pr ea tamen amicitia quae inter


tratu utor fruor.

me

et

dominum mutua
dominus,

meo

Commiserat

id librorum

cum iamdudum
mulieris

ex

(6)

Sena decedere
bissimae.

instituisset, fidei ac custodiae

Helencae

impro-

Ego quamprimum rem

novi, mirifico

quodam

desiderio tabesingularibu

factus sum, siquidem Gelsi Gomelii

nomen celebratum atque

laudibus evectum (7) legerem apud nominatissimos auctores: Quintilianum

Plinium Augustinum Golumellam

aliosve

compluris.
obtestatus

Eam
sum,

ob rem
uti

libri

dominum

exhortatus, maiorem

in

modum

vel mei
re-

causa codicem repetat.


scribit,

At

ille

ut cetera, ita mihi id facile assentit;

mandat Helencae
dii

uti

depositum ex
ficto

(8) continenti reddat. Illa vero,

quam

perdant,

magna voce

vultu

depositum

inficiata

est;

est

(i)

nequc m.
effunderem m.
e.

(2)

(3) probari

(4) voluptuosum. Vale hic desinit m.


(5)

quid
e.

e.

(6) et

(7)

nectum
e.

e.

(8) et

i.

TACITO.

269

enim mulier postremae

perfidiae (i), paris petulantiae; utque ea vulvae

mercalis est, ita filiolam quaestuariam, neptem venaliciam, sororem pro-

stitutam habet. Nobis itaque necessum fuit uti non solum

iure nostro,

sed Ulixeis quoque

fallaciis,

quo vix librum tandem

illa

restitueret.

Posteaquam vero Cor. Celsum ab huiuimodi


iure quasi postliminii restitutum vidi possedive,

capti vitate

reversum

et

hautquaquam

(2) expri-

merem quantum me
littera,

oblectaverit (3) et

affecerit.

Pulchra etenim, vetusta


est;

nec ab indocto quidem librario, transcriptus

membranarum

color ex albo in pallidum diffusus, litterarum vero subglaucus (4); libri


facies

prae vetustate venerabilis

et

quasi

numen quoddam prae

se fert.

Volumen ingens perinde


quc
item

est atque

F. Quintiliani
est,

institutiones, totum-

in octo codicillos diduci tur.


tris

Integrum

praeter ultimam chartam,

circiter

medium, quas Helencam

(5),

omni

notabili infamia no-

tatam mulierem, abscidisse autumo, ut forte pensis coluique advolveret.

Quid miserum, Medea


'

',

ne

'

quid

Aenea

'

dixerira

'

laceras

iam

parce sepulto

(Verg. Aen. Ili 41) et vero hactenus sepulto. Quid agis,


?

insana carnifex

Cor. Celsum dilanias

Cor. Celsum, qui tot dilaniatos,

tot vulneratos, tot ulcera, tot cicatrices, tot


-^uis

denique aegrotantes homines


?

prope divinis curationibus


abii. Illum,

iuverit sanaveritque

Sed redeo unde

postpositis

legum ac humanitatis
legi,

studiis,

a vertice ut aiunt ad calcem iterum atque iterum


cri

nec enim mediohuius cla-

piane

cum animi

iocunditate;

mirifica et ferme singularis

rissirai

philosophi doctrina, mirifica eius oratio, siquidem


(6)

dulcis sonora

gravi varia figurata sublimis antiqua, ut


ijjMim

generaliter

contendam ne
in

quidem

latinae eloquentiae principem

Ciceronem

hoc

genere

rii.itcriae

ornatiui

laculentius atque elegantius disserere potuisse.

Tu mequanad-

cum

senties, certe scio; illudque fiet, nisi vates

male vaticinor,

ut

topcre none Cor. Celsum concupiscas, tantopere illum

cum

legcris

postramae perfidae

e.

(2)

autqoamqaam
e.

e.

(3) oblectaverat (4) lulxrlaucus


e,

(5) elencam

e.

i70
mirere: in

R.

SABBADlNI.

summa

nihil

addubitem quin, perlecto Cornelio,


si

fias

ex oratuus F.

tore medicns. Postremo,


Quintilianus refert
'

non memineris,

hic

ille

est,

quem

non parum multa


'

latine scripsisse, Sextios

secutum

non

sine cultu ac nitore

(X

i,

124).
afficiat;

Praeterea est quod te non minori voluptate

sed omnino coe-

nam
isque

parato,

qua

in re tu

me non

audis.

Compertus
liber

est

Cor. Tacitus de
lulii

origine et situ
incipit:
*

Germanorum. Item eiusdem


Clarorum virorum facta
(i)
'

de vita

Agricolae

caeterave. Quinetiam Sex. lulii

Frontonis liber de aquaeductibus

qui in urbem

Romam

inducuntur;

et est litteris aureis transcriptus. Item eiusdem Frontonis liber alter, qui

in

hunc

modum
'

iniciatur:

Cum

omnis res ab imperatore delegata menest

tionem exigat

et caetera (2).

Et inventus

quidam dyalogus de oraita incipit:


*

tore et est, ut coniectamus, Cor. Taciti, atque

is

Saepe ex

me
Hi

requirunt

et caetera. Inter

quos

et liber Suetonii Tranquilli repertus

de grammaticis

et rhetoribus: huic inicium (^) est:

'Grammatica Romae'.
alii

et innumerabiles alii qui in

mauibus

(4) versantur, et praeterea


ii

fortasse qui in

usu non sunt, uno in loco simul sunt;


in

vero omnes, qui

ob hominum ignaviam

desuetudinem abierant

(5)

ibique sunt, cuidam

mihi coniunctissimo dimittentur propediem, ab

ilio

autem ad

me

proxi-

me

et

de repente; tu secundo proximus


sis.

eris,

qui renatos sane

illustris-

simos habitvirus

Interea tuae partis erit rescribere qualem ad te nuntium attulerit haec


epistula,

iocundum

scilicet

necne;

meque perseveranter ama: ego

procul-

dubio tuus sum integer, non animam quidem excipiens. Item vale.

Ex Bononia quam
aqueductus

cursim (aprile 1426)

(6).

(i)
(2)

e.

Pi accuratamente

descrtto

il

codice di Frontino nel Commenta-

rium

del Niccoli (sopra p. 4 a) su notizie fomite dal

monaco

di Hersfeld.

(3) hinc (4) in

micium
e.

e.

manus

(5) desuetudine habierant

e.

(6) Dalle parole abs te sibi redditas epistolas


la lettera

XV kal. aprilis risulta che


il

VI, a cui
il

si

allude, scritta

da Guarino

28 febbraio, fu recapila

tata all'Aurispa

18 marzo. Collochiamo perci

presente nell'aprile.

3.

TACITO.

271

Vili.

Guarinus
Unas abs
Quid

( i )

Veronensis

ci,

viro Antonio Panormitce s.p. d.

te litteras (2)

acceperam antea ....


?

alterae (3) illae

omni melle suaviores

Earum

sane recordatione

beatus niihi videor et inter renatos viros illustrissimos esse receptus; pr

quibus quidem mentis quas tu mihi cecas narras


tibi

et

stipulari

vis

ego

me ipsum cenandum
'

appono, tu

me
'.

vescere et tuo

me
'

utitor arbi-

tratu
re,

qui das epulis accumbere divum


'

Quod
autem

si

quando ipsos cernefas fuerit,

praesentis intueri et

vivas audire ac reddere voces

deo-

rxim sane vitam mihi adeptus videbor. Id


ro,

ita fore

minime despe-

quando Elencham,

idest

improbatam muliereni,
augurium. Hui
!

evasit Cornelius Celet scyllas

sus, quasi futurae


flagitio

felicitatis

harpyas

omnis

superans et tentigine monstrum, lena, meretrix, periura et vere

elencha, idest iXx.yyzaiS(i\. digna.

Quid
et

sibi

cum

Cornelio Celso, nisi ut


?

quae

tot

penes insatiata deglutit,

hunc ipsum improba devoraret

Scd
rorum

ut

angorem omittam, quam iocundum ipsorum tam


mores
te

illustrium vi*

facies habitus staturas


*
!

duce cognoscere

et

venieutum

discere vultus
tatis

Nunc

iuvat vivere,

cum

tales prisci generis et autiqui-

venerandae reliquias manere intelligo

et tua benignitate

meos quantara

doque futuros hospites non despero. Hunc


honoratum tuo ex nuntio habiturus sum,
*
*

igitur

diem tam laetum,


mancbit
',

dum

vita

ut

eum

meliore lapillo

numerem

'

et

proinde Panormitalia celebrare instituaro,

modo

illorum spcctandorum copiam

tuum favens numen

praestet.

Quam

quidem ad rem adiutorcm ac socium Aurispam, latinarum ac graccarum


decus musarum, implorabo.

Tu

vale

mea

suavitas

roeumque corculum.

Ex Verona

kalendis roaii (1426).

Cod. Clasienie
lettera

4iv,

IV.

VII.

iy2

k.

SABBADlNI.

IX. Guarinus
. . .

(i)

lohanni Lamolae
....
satis

s.

Quantas vero mihi

laetitias

Cornelii Gelsi adventus

cuius

orationem gravem ornatam copiosam

admirari non possum ....

(Valpolicella ai primi d'ottobre 1426).

X.
Guarinus
(2)

Veronensis Hieronymo Gualdo

s.

....

Est etiam hodie mihi in lucem editum

opus elegans, summa

facondia copia dulcedine oriiatissimum, antiquorum iudicio in arce loca-

tum, Comelius Celsus.

Is

medicinae auctor est ea suavitate erudientia et


vel invitum lectorem
aliiciat;

omni denique laude redundans, ut


bito, si (3)

nec du-

ad doctorum medicorum, non dico plebeiorum

et forensium,

ocalos pervenerit,

eum

inter

primos medicinae fore principem

....

Ex

Valle PoUizela v idus octobris (1426).

XI.
Poggius
(4)

Nicolao

s.

Dixeram Cosmo nostro .... monachum illum Hersfeldensem


cuidam se
attulisse inventarium, sicut ei scripseram,

dixisse

plurium voluminum

secundum notam meam. Postmodura cum summa cura quaererem


hominem, veuit ad me
Itaque refersit illud
las

hunc

afferens inventarium

plenum

verbis, re vaeuum...
a-

libris

quos habemus, qui sunt iidem, de quibus


te

cognovisti. Mitto

autem ad

nunc

partem inventarii

sui, in

quo

describitur

volumen

illud Cornelii Taciti et aliorum,

quibus caremus, qui

(i)
(2)
(3)
(4)

Cod. Riccard. 779 Cod. Vindob. 3330


sed ccdd.

f.

130.

f.

141; cod. Arundel 70

f.

153V.

Poggii EpistoL I p. 207, 208.

j.

TACITO.

iy^

cum

sint

res

quaedam parvulae, non

satis

magno

sunt aestimandae. De-

cidi ex

maxima spe quam conceperam ex

verbis suis

chus eget pecunia; ingressus sum sermonem subveniendi

Ammianus

Marcellinus, prima decas Titi Livii et

.... Hic monasibi, dummodo unum volumen oratio-

num

Tullii

... et nonnulla
illa

alia

opera

dentur mihi pr his pecuniis.

Peto autem

deferri
kal.

eorum pericnlo usque Nurimbergam


iunii

....

Romae XVI

(1427).

Rileviamo anzitutto che


era giunta a

sin dal

novembre del 1425


la notizia di

Roma

a Poggio

(lett. I)

una
Gerdif-

grande scoperta
che giacevano

di autori latini, quali noti quali ignoti,

tutti riuniti in

un

sol

monastero

di
si

mania (VII u^o


mezzo
la
di

in loco

simul

sunt).

La

notizia

fuse tosto tra gli

umanisti:
il

a Firenze la seppe per


(I);

Poggio

Niccoli
il

a Bologna la seppero,
il

sembra per via

diversa,

Panormita e

Lamola, che
VII, Vili).

comunicarono a Guarino a Verona


informazioni da

(II,

Le

parte di Poggio e
nella sostanza tra

da parte del
loro

Panormita coincidono
talch

con

r elenco del Comnientarium Niccoliano (sopra

p. 4-5),

non a dubitare che


scopritore
(I

si

tratti della

medesima
d

scoperta.

Come
Ilersfeld

dato
il

da Poggio un monaco

n.,

XI),

quale andava e tornava spesso

da

Roma
che
il

per interessi del monastero.

Ma

noi crediail

mo

monaco

hersfeldese non sia stato


il

vero

scopritore o

almeno non

primo; perch

ci

par pro-

babile identificare questa scoperta con quella dell'ar-

civescovo di Milano Bartolomeo


K.

Capra

in

Germania
US.

tABKADINI, Tuti latm

274

^-

SABfiADlW.

nell'anno 1421

(i),

quando

egli

si

trovava col

ai ser-

vigi dell' imperatore. Della scoperta del

Capra parla

Poggio molto scetticamente

(2),

ma

il

Capra era un
da
lui

uomo

serio e alla notizia, diffusa certo

stesso,
le

dobbiamo prestar piena


scoperte del 142
i

fede.

identificare

due

e del 1425 siamo indotti dalla coin-

cidenza, che gli autori veduti dal Capra son designati

come

historici e

che

storici

per l'appunto sono

prin-

cipali autori

nominati da Poggio e dal Panormita:

Am-

miano, Livio, Tacito.

E
il

il

convento dove furon trovati

Su questo punto
fa ca-

Panormita tace e Poggio solo indirettamente


il

pire che fosse

convento

di Hersfeld,

perch chiama

hersfeldese

il

monaco

scopritore;

noi ne acquistiamo
i

la certezza considerando

che tra

codici

e'

era

Amal

miano Marcellino, autore che effettivamente stava a


(i) Il

Capra

fu in

Germania con T imperatore dal


n.

luglio

1418

1421

(W. Altmann, Die Urkunden Kaiser Sigmunds,


mosse per partire
(2)

3336. 3714. 3887.


1

3944. 3951. 4040. 4085. 4233A. 4243. 4601). Nell'agosto 142


(n.

sulle

4601).
*

Poggii Epistol. I p. 80-81

De

archiepiscopo Mediolanensi quae

scribis laetatus

sum,

si

tamen vera

sunt. Est

enim

res digna
verisimile.

triumpho

inventio tam singularium auctorura; sed mihi non

fit

Nam

ar-

chiepscopus

is

homo

est,

qui

si

quid

tale reperisset, et

secum asportasset
certis

saltem tran^cribendos tales libros.


adfirmet ut saepius
fieri

Vereor

autem ne audita pr
virum

solet.

Quid

tu putas

tantae dignitatis
difficultatis
illis

fultum imperii patrocinio summaeque auctoritatis aliquid

ha-

biturum fuisse in assequendo


gris barbaris, si

libros,

cum

illos
?

postulasset ab

ona-

eos invenisset, ut narras

Illis

quidem loco

beneficii

fuisset tradere eos libros viro, qui

apud imperatorem pr

se intercedere

potuisset

....

Si tales

historicos

reperisset, personasset ipsemet buc-

cina nihii occultans

....

Londini die

iunii

'

(1422).

3-

TACITO.

275

Hersfeld

(i).

La prova

perentoria

ora fornita

dal

ComneUaritim del Niccoli (sopra


I

p. 4).

codici hersfeld esi, di


il

cui ci

tramandano

il

titolo

Poggio e
mero,

Panormita, non

sommano

a un gran nu-

ma

le indicazioni,

specie del secondo, sono forl'elenco: la

tunatamente precise.

Ne diamo
di

prima deca
allora

di Livio e le orazioni

Cicerone, opere

ben

note;

Ammiano,

di cui

un esemplare era stato nel 141

scoperto dallo stesso Poggio; Frontino Stratege7nato?iy

opera nota, e
ignota;

De aquaeductibus del medesimo, allora Svetonio De grammaticis et rhetoribus^ ignoto;


il

Tacito Germaniae. Vita Agricolae, pi


toribus, ignoti.
in particolar
fatti

Dialogus de oraTacito richiam


in-

Tra

tutti

questi autori

modo

l'attenzione di

Poggio e ad esso

diede insistentemente la caccia,

ma

con

risultato

negativo; l'ultimo indizio delle pratiche l'abbiamo nel

26 febbraio 1429, quando Poggio annunzia

al Niccoli

che
cito

il

monaco tedesco
poi pi nulla.

era tornato a

Roma

senza Ta-

(2):

Due

anni dopo fu fatto un nuovo tentativo, questa


nei primi mesi
il

volta dal Niccoli. Approfittando egli,


del 1431, dell'occasione che

due

cardinali,

Cesarini

e r Albergati, andavano con una missione

pontificia,

quegli

in

Germania, questi

in Francia, affid
i

loro

un

elenco di autori da cercare, tra


(sopra p. 2'^.

quali gli hersfeldesi

il

Cesarini fu a Norimberga, citt

non

(I) Voigt,
(a)

D* WitdtrbtUlmng
'

d,

class.

Aiterthums

I* p.

242.

Poggii EpistoL I p. 268

Monachtti Henfeldentii venit abique


februarii

libro (Tacito)

Romae

XXVI

1428

'

(=

1429).

76

fe.

SABBADI^t.

eccessivamente lontana da Fulda e da Hersfeld;


le
si

ma

cure diplomatiche gli avranno impedito di occupardi codici.

cosi dovette pcissare ancora pi

d' uil

ventennio, prima che dai volumi hersfeldesi fosse scossa la polvere


secolare: e ci

accadde per opera

di

Enoch da

Ascoli.
in

Enoch, reduce da un viaggio

Oriente,

ricevette

dal papa Niccol V, con un breve in

data 30 aprile
di

1451

(i),

l'incarico di recarsi nel settentrione


codici.

Eu-

ropa a cercar

nell'

autunno

infatti dell'

anno
con-

medesimo

si

pose

in

cammino, prendendo

la via

sueta di Verona, dove arriv alla fine di ottobre. Ivi


lo accolse l'amico

Gregorio Correr, che graziosamente

e lepidamente cosi narra la sua visita in una lettera

a Giovanni Aretino

(Tortelli):

Gregorius

(2)

Corrarius protonotarius Ioanni Arr etino


s.

subdiacono apostolico in domino


Venit ad

me

hac

iter

agens Enoch Asculanus ciim sua barbala visendi


consedissemus,
percunctatus
ut valerent

salutandique gratia.

Cumque

summus minoresque

nonnulli pontifices romanae curiae coloni:

Ut

in-

quam
ais

pars animae

meae Ioannes Arretinus ?


qui plerique

ut

Mecenatem

inquit

doctorum omnium praesidium,

nosti pauperes

ad

curiam illam confugiunt.

rei

Scio inquam multos doctos homines ea

fortuna esse et illum huius

non ignarum
Valet;

talibus

libenter

opitulari.

Sed

fare age ut valeat.


.

nam

divites

bene valere existimo,

pauperes male

Atqui teciim inquam

sentio.

Sed quo

te agis

(i) Pubblicato dal Voigt,


S. Ili, voi.
(2)

Wiederbeleluvg

II''

200 e

in

Arch.stor.

ital.

XX,

180.
f.

Cod. Vatic. 3908

118 (autografo).

3.

TACITO.

277
uarravit quaeren-

In Daciam (i) inquit


nosti.

Et simul

raihi causarti et

dorum librorum quam


poli (2),

Tum

multa de Graecia

de Constantino1451.

unde barbatus

rediit....

Verone

XXVUI

octobris

Appena due mesi dopo,


in
si

nel dicembre,

Enoch

era

Danimarca

(3),

di dove, se

crediamo

al Filelfo (4),

sarebbe spinto fino nella Scandinavia. Nel ritorno

percorse la Germania, fermandosi a Hersfeld, Fulda,

Augsburg- e

in altre

citt,

che non sappiamo. Finalsi restitu

mente

nella primavera del 1455

Roma.
dal

Dalla Danimarca trasse una lettera


pollinare (5) e le Elegiae in

di

Sidonio A(6);

Maecenatem

mo-

nastero di Hersfeld Svetonio

De gramm.
il

etrket.{'])y la

Germania e V Agricola
toribus
(8);

di

Tacito e
(v.

Dialogus de orap.

da Fulda T Apicius

sopra
(9).

c)\

dalla

cattedrale di

Augsburg

Porfirione

Altre opere da

(i)
cfr.

Daciam

Daniam

(sopra p.

7):

e cosi spesso

nel

medio evo,

Hefele, Conciliengcsch,

VP

58.

(2)

Ci conferma

la notizia del

viaggio di

Enoch

in

Oriente,

cfr.

R.

Sabbadini, Scoperte dei codici 57.


(3)

G. Mancini, Vita di L. B. Alerli, Firenze 1882, 329.


1502,
f.

(4) Fr. Philelfi Epist.., Venetiis


(5)

92.

G. MancDi

ibid.

(6)
(7)

R. Sabbadini, Scoperte 142.


V. Rossi,

V indole
e t

e gii

studi di Gio. di Cosimo de' Medici^

Ro-

ma

1893, 30

Su

onio
il

de viris illustrUrus^ del io dicembre 1457.

^8)

Per

la

Germania e
cfr.

Dialogus abbiamo

la

testimonianza del FonAscoli

tano del marzo 1460:

M. Lchncrdt, Enoch von

und die Ger*


Mei-

mania des
(9)

7'acitus, in

Hermes XXXIIl, 1898, 499.


in

L'esemplare trovato

Augsburg

fu ivi

mostrato da Enoch

al

terlin, cfr. P.

Joachimsohn, Die humanist. Geschichtsschr. in Deutschland.

St^ismund MeisterliHt Bonn 1895, 33.

278

R.

SABBADINI.

Enoch

riportate, senza

che

si

conosca
(i)

il

luogo del

rin-

venimento, sono V Orestis tragoedia


Antonini.

e \ Itinerarium

Ma

molti pi autori

e'

erano nelle

citt

visitate

da
si

Enoch, specialmente a Fulda, dei quali egli non


cur per nulla.

La cosa pu

parere,

anzi strana; e
Il

non vedo che una


di Niccol

sola maniera di spiegarla.

breve

diceva:

Nolumus enim

ut aliquis liber sur-

ripiatur^ sed

tantummodo

ut fiat copia trans cribendi.


gli originali e

Ma

nel fatto
pie,

Enoch port seco


i

non

le co-

almeno per

codici di

Hersfeld e di Augsburg,
copisti.

probabilmente perch sul luogo non trovava


In
e
i

tali

circostanze naturale pensare che

monasteri

Capitoli gli consegnassero solo

poche opere, quel-

le forse di

minor mole o che a giudizio dei preposti

alle biblioteche

avevano minor valore.


la

Ritornando
mente, dopo
vati,

ai codici hersfeldesi,

concatenazione

delle nostre notizie ci permette di stabilire definitivale

molte questioni e

molti dubbi solle-

non sempre con prudenza, sul proposito, la continuit dei fatti, congiungendo tra loro le scoperte del
Capra, del

monaco tedesco

e di

Enoch

e riferendole

tutte e tre a un'unica collezione di codici,

che esisteva

nel monastero di Hersfeld.


Il

codice di Hersfeld appena giunto a


(*).

Roma
il

fu ve-

duto da Pier Candido Decembrio


al servizio della
(i)
(*)

Era

Decembrio
e

curia papale sin dal


19.
in

1450;

morto

Sabbadini, Scoperte 142 .

Comparve

la

prima volta

Rivista di filologia

XXIX,

1901,

162-4.

3-

TACITO.

lyg

Niccol V,

vi

continu

l'ufficio

per un altro po' di tem-

po sotto
egli vide

il

successore Calisto III(i). Del 1455 pertanto

il

scrizione,

nuovo codice e ne diede la seguente deche sta scritta di suo pugno nello zibaldone

Ambrosiano
f.

88 sup. sec.

XV.
Rome
visus 1455 de Origine

112.

et

Comelii

taciti

liber reperitur

et situ Germanie. Incipit: " Germania omnis a Gallis retiisque et panoniis

Rheno

danubio fluminibus a Sarraatis dacisque mutuo metu aut

montibus seperatur. cetera occeanus ambit ".


columnellis. Finit:
*'

Opus

est foliorum

XII

in

Cetera iam fabulosa helusios et oxionas ora homi-

num

vultusque corpora atque artus ferarum gerere. quod ego ut incomin

pertum

medium relinquam

".

Utitur autem

comelius
si

hoc

vocabulo

" inscientia " non " Inscitia " ( 16, dove per

legge inscitia).

Est alius liber eiusdem de Vita


tinctur
Incipit:

lulii

agricole soceri sui. in

quo conet
ritus.

dcscriptio

Britanie

Insule nec

non populorum mores

" Clarorum virorum facta moresque posteris tradere

antiquitus
etas

usitatum. ne nostris

quidem temporibus quamquam incuriosa suonim


et

ommisit

".

Opus foliorum decem

quattuor in columnellis. Finit: "

Nam

niultos veluti inglorios et ignobiles oblivi obruet.

Agricola

posteritati

narratus et traditus superstes erit ".


Cornelii taciti dialogus de oratoribus. Incipit: "
iustc fabi

Sepe ex me

requiris

cur

cum

priora sccula tot eminentiura oratorum ingeniis glo-

riaque floruerint, nostra potissimum etas deserta et laude eloquentie or-

bata vix

nomen ipsmn

oratoris retineat ".


folla,

Opus foliorum XIIII


finit:

in co-

lumnellis. Post beo deficiunt sex


vrrl)is

nam
".

"
".

quam

ingentibus

prosf-quuntur.
tr.^itiirc

Cum
finit:

ad vcros iudiccs ventum


nihil

Deinde sequitur:
folla

" rem
luo

nihil

abicctum
*'

humile

Post hcc sequuntur


(2).

cum

dimidio. et

Curo adrsissent discessimus "

Suctonii tranquilli de grammnticfi et rhetoribus liber. Incipit:

" Gramrudii

matica rome nec in usu quidem olim

nedum

in

honore

allo erat.

(1)
<2)

M.

Borsa,

PUr Candido

Deeemhri, Milano 1893, 93-105.


'

Aveva cominciato a

scrivere surr-

MA.

280
scilicet ac bellicosa

R.

SABBADINI.

etiam tura civitate necdum magnopere liberalibus di-

sciplinis

vacante

".

Opus foliorum septem

in columnellis. Finit perprius:

" Et rursus in cognitione cedis mediolani apud lucium pisonem procon-

sulem defendens reum. cura cohiberent


ita excanduisset. ut

lictores nimias

laudantium voces

deplorato Italie statu quasi

iterum in formam Pro-

vincie redigeretur.

M.

insuper brutum cuius statua in conspectu erat in-

vocaret

Regum
finit:

ac libertatis auctorem ac vindicem ". Ultimo imperfecto

columnello

" diu ac more

concionantis redditis abstinuit cibo ".


rhetores et

Videtur in

ilio

opere Suetouius innuere omnes fere

Gram-

matice professores desperatis fortunis finivisse vitam.

L'ordine con cui

si

seguivano nel codice

le quattro

opere

era: le

due
il

tacitiane

prima

(la

Germania e
1'

l'A-

gricola), poi

Dialogo, finalmente Svetonio:

ordine

stesso indicato e dal Panormita nella sua relazione del

1426 (VII) e dal Commentarium del Niccoli (sopra


e che tale esso fosse,

p. 4-5):

ce ne forniscono

la

riprova le

parole del Decembrio ultimo imperfecto columnello finita


dalle quali apparisce che la scrittura
in fine di
si

troncava non
la

pagina,

ma

a mezzo;

non dunque per

caduta

di

qualche foglio,

ma

per trascuratezza

dell'a-

manuense o per
da Milano
in

difetto dell'esemplare

donde copiava.
io spedii

Quest'ultima comunicazione sul Decembrio

data

15

febbraio

1901

alla

Rivista di

filologia. In essa

ribadivo la mia antica convinzione,

che Enoch avesse portato a


del codice germanico,

Roma

non un apografo

ma

proprio l'archetipo.

la

mia

convinzione doveva ben presto ricevere una

solenne

conferma, quale non avrei mai osato sperare.

Appena

un anno e mezzo pi

tardi,

nel settembre 1902, veniva

scoperto a Iesi nella biblioteca del conte G. Balleani

3-

TACITO.

281

un codice che conteneva otto carte


cola,

originali 6.qW! Agri-

appartenute all'archetipo Hersfeldese.


fu di su quel codice pubblicato nel 1907
e la

U Agricola
da
C.

Annibaldi {L'Agricola

Germania di CORNELIO

Tacito

nel ms. latino n. 8 della biblioteca del conte G.


in Iesi, Citt di Castello, Lapi,

Ballearli
il

MDCCCCVII),
CORNELIO
Leipzig,

quale nel 19 io diede alla luce l'edizione diplomati-

ca anche della Germania {La Ger maglia di

Tacito nel ms.


Balleani di
Iesi;

latino n.

della

bibliot.
-

del conte G.

edizione diplomatico

critica,

Harrassowitz,

MDCCCCX).

Le due
l'una del

descrizioni

dirette
l'altra

del
del

codice

hersfeldese,

Decembrio,

nel

Commentarium del

Niccoli

monaco trasmessaci (sopra pag. 4-5), non

furono eseguite in condizioni pari, perch quanto era


inesperto di manoscritti era
il
il

monaco, altrettanto esperto


subito,

Decembrio: e
all'

si

vede

osservando

che
so-

questi

incipit

aggiunge

Vexplicit e indica inoltre la

divisione dei fogli in colonna (in columnellis).

Ne

ci

no pervenute
del

in condizioni pari,

perch

la descrizione

Decembrio autografa, mentre quella del monaco ci fu trasmessa nella copia di Poggio o del Niccoli e per giunta in una stampa malsicura. Ma un confronto dell'una e dell'altra
utile.

pu

in

ogni

modo
d'

riuscire

Nei

titoli

delle opere

vanno entrambe

accordo:

Dialogus de oratoribus; Suetomi

Tranquilli de

gram-

R.

SABBAUINI

maticis et rhetoribus;

De
il

vita lulii Agricolae;

De

origiet

ne

et situ

Germaniae
il

Decembrio, De origine

situ

Gertnanoruni

monaco,

dove

la

leggera differenza

sar da ascrivere a un'abbreviazione dell'esemplare.

L'accordo completo anche

nell' incipit

delle sin-

gole opere e nel numero dei fogli di tre di esse: fogli

12 per la

Germania, 14 per X Agricola,


apparisce invece

per Sve-

tonio.

Disaccordo
il

nel Dialogus, al

monaco assegna 18 fogli, il Decembrio 17 -\- duo cum dimidio). Tal differenza sar nata da distrazione del monaco; il Decembrio affida di pi, per aver riferito sul numero dei fogli che precedono e di quelli che seguono la lacuna. Ma il Decembrio attribuisce il Dialogus a Tacito, il monaco non
quale
(cio

XIIII

ha questo nome: ecco


descrizioni.

la differenza capitale fra le

due
sin

il

nome

di Tacito nelle informazioni del


il

monaco mancava certamente, perch


dal 1426 scriveva: ^^/<?^?^^ de oratore
ie et

Panormita
est,

et

ut

on-

amu s
la

Cor.

Taciti (sopra p. 270).

Qui
te del

presunzione della veracit sta pi dalla par-

monaco, uomo ignaro, che dalla parte del Deil

cembrio, maturo umanista,

quale

si

lasci sedurre

da
si

un' ipotesi, gi espressa dal Panormita.


rivela dal

1'

ipotesi

modo
vita...;

com'egli introduce le tre prime note:


liber...

\) Cornelii Taciti

de

origine....;

2)

Est alius liber

eiusdem de

3)

Cornelii Taciti dialogus.... Nella 3*


dialogus....

avrebbe dovuto continuare: Est eiusdem


Pertanto bisogner ritenere che
il

codice antico ta-

ceva

il

nome

dell'autore del Dialogus.

TACITO.

283

perti

Seguono ora da Enoch

alcuni documenti sugli altri autori sco(*).

Antonius Panhormita
Theodorum
tuum,

ci.

v.

Ioanni Aurispae

(i).

(2)

quem

mihi tantopere commendas, scito

apud

Alphonsnm regem magnifice collocatum

.... Tu

vero
.

si
.

me
;

audis re-

gem

repete, qui te diligit et tibi meliuscule esse cupit


si

cooptaberis
. . .

mihi crede in amplissimas dignitates,

huc ad nos veneris

Veniens vero fac tecura deferas

Apici um coquinarium
tuus,

et

Caesaris Iter,
tos

ut refert

Theodorus

nunc iam meus, inven-

Romamque

perductos

....
scripsimus, ita accipe ut nisi versit,

Quae de
sibus

Caesaris Itinere
sit,

compositum

lulii

Iter

non

sed Antonini; hic enim prosa o-

ratione Iter edidit, Julius cannine (3); Antonini vero Iter (4) iampridem
et

nos habemus

....
la

Teodoro Gaza dopo


poli presso

morte di Niccol V, avve^^

nuta nel marzo del 1455,


il

ricover da

Roma

a Na-

re Alfonso,

accompagnato da una comsuo arrivo a Napoli re-

mendatizia dell'Aurispa.
cente: perri
l;i

Il

li-ft-T..

vj assegnata all'anno 1455.

() Comparve
363.8.
(,) Cav\
TVA

la

prima volta

in

Museo di antichit

class.

ITI,

i88q,

11'
I
I

"'ii/w....-

.li

Venc-

IS53
(2)

Teodoro

(laza.

3)

Gir. Suct.
titolo

yul. 56.

(4) Il

usuale Itinerarium Antonini,

284

I^-

SABBADINI.

Aurispa

s.

d.

Panhormitae dar eguestris ordinis


viro et poetae suavi
(i).

Quod Theodorum
caris, officium

(2)

bene

et feliciter

apud Alphonsum regem


est doctis

collo-

tuum

exercuisti,

nam doctorum hominum


forte tibi
si

bene-

facere et favere. Praeterea,


sarius iste vir

quod

non

in

nientem venit, necesConstantinopolim,

maxime

regi erit,

ad recuperandam

ut aiunt, et Christi fidem resarciendam iturus est. Dissuitur

enim atque

utinam non laceretur. Nusquam linguarum interpretem, quo rex praeci-

pue

egebit,

Theodoro aptiorem

inveniet.

Scribam

et

monebo hominem
non enim
in

ut nibea signetur cruce et se ut principem sequatur paret;


bello
taris

minus quam

in pace utilis

Graecus

iste {3)

parvus videbitur. Horsi

me

et

quidem vehementer ut regem repetam; quod profecto


nunc necessitate coactus.
sit

non
in

electione hactenus fecerim, faciam

Nam eum

locum

res deducta est, ut aut

mendicandum mihi
emolumenta
creavit,

aut

hinc migran-

dum. Expensae quidem sunt

ingentes,

nulla.

Hic pontifex

novus duo de quinquaginta secretarios


rimus, quando plures fueramus;

quum

sex esse consueve-

unum
et

ferme

aut duos exercet.

Omnia

sunt

ita

confusa ut quid

fiat

ab omnibus ignoretur. Menti est nihilomiper ver ad vos venire, praesertim

nus
si

Romae

totam

hyemem manere
si

quid nasceretur, quo,

cercior fieri

non

possera,

spes

saltem esset

dignitate

mea

et

modo

vivendi pristino servato vivere aut aliquantulum


accidit et totis vi-

minus

laute. Scio

equidem, quamvis adhuc mihi non

ribus ne accidat resistam,


stas in

quantum
si

calamitatis

quantum dedecoris ege-

senem

ferat,

praecipue
ita

iunior laute vixerit.


ita

Ego

vir

dare deum
cuncta
aliquid
eius

testem voco: regem istum

amo

observo

et colo, ut

pati

velim ad eius
facere

animum

aliqua

parte explendum.
sit;

Atque utinam

queam quod

maiestati regiae gratum

nam quod possum


petis vidi

nomen

virtutesque amplas suas in caelum


i

fero.

Ap
(1)

pauperem

coquinarium
14.

quem

et legi;

Cod. Vatic. 3372

f.

(2)

Teodoro Gaza.

(3) est cod.

j.

TACITO.

285

dictiones habet aliquas quae tibi forte placebunt.

Nam quantum
hic

ad co-

quinandi artem pertinet, coquam habeo domi quae

omne pulmentorum

genus rectius condit


Apicius. In
tatis
ilio

et

voluptuosius

perficit,

quam

cum

tota arte sua


Illa

certe

coqua mea hunc auctorem superai, nam


callet

den-

solum coquinat, haec mea


coquinare.

etiam

viris sine

dentibus sapide

molliter et condite

non versu.

Porph irionem

Caesaris Iter prosa oratione est, quendam in O r a t u m hic idem,


i

qui Apitium ad nos perduxit, detur

attulit,

qui

mihi magis

aestimandus vi-

quam quicquam

aliud ab ipso adlatum.

Sed eum qui codices hos

invenit et

Romam
si

perduxit

ad vos mittam

cum omnibus musis

suis.

Putat enim

hos

libellos regi

donaverit aliquid praemii ab isto principe


illum exhortatus sum. Vale.

se habiturum, ad

quod ego maxime

Romae

idibus decembris [1455].

Aurispa viro excelienti

et

dar

cquestris ordinis
s.

domino

Antonio Panhormitae
Multo ardentius contentiones
scriam; et

(i)

fugi et lites

quam paupcrfafcm

et

mi-

omnia

quieti postposueram,
vir,

quam quum

toto pectore adipisci

studeam, malus quidam pudcnter

qnem optimum

credideram, perverse ac imvivunt men-

me

solicitat.

Frater

Romanus hominum quicunque

dacissimus, qui (2) observatorem

regulae beati Benedicti se profitebatur,

quum

st

non sanctarum praevaricator regularum sed diabolicarum obser-

vator, dcit mihi solvisse pecunias

Romae, quas nunquam

dedit; et

duo-

bus aut uno

falso teste in Sicilia,


rei

me non

requisito nec sciente, in

mea

abscntia ad futuram
nuliius aestimationis
forte

memoriam

reccptis, dicitur per illorum (3)

unum

hominem quum mccum Romae

loqueretur,

qnem ego
ali-

nunquam

viderim, audisse a

me quod
quam

ab

ilio

Romano
fuit.

pecunias

quas reccperim, quod nusquam nec unquam factum


per papam, ut per copiam brevi
mitto intcllicrrr pritcns, nd
<;c

Fuit haec causa

cxccllcntiac tuae hisce introclusam

advocata, ut,

quum Romae

dicit

pecunia^

(1)
(2)
'3)

Cod.

,..;...

,,,.

qacm

eod.

illarum tod.

286
solvisse, hic ostendat.

R.

SABBAUiNI.

Quare

te clarissime vir

per illam antiquam nostrani

comnunem caritatem

et benivolentiam

perque quietem futuram senectutis

meae

oro, ne permittas ut per mendatia iste frater

Romanus Testa

litteras

aliquas adversus causam


et reportet;

meam

isthine Neapoli a Consilio regis extrahat


fit

quod

ut audio saepe

invito et ingrato rege. Sic deus fe-

licem fortunam det Catherinae

(i) isti

aureae,

quam utinam antequam


diviti

moriar viro adiunctam videam aut audiam fortunato


et ante alia

pulchro nobili
fieri;

morato.

Non

permittas in hoc mihi iniuriam


est,

quod tuo

favore et auxilio velim, hoc

ut iste frater

Romanus Testa omnium


regio,

hominum mendacissimus non


procuratore

reportet litteras a Consilio

me

aut
isto-

meo non

vocato.

Timeo equidem ne

iste

nebulo aures

rum mendaciis
Hisce diebus

ut consuevit impleat.

Nam

si

audierint

rem

uti

est, re-

pellent ad furcas talem


fuit hic

hominem.

Enochus

(2).

Quum eum

rogarem ut eorum co-

dicum quos e longinquis partibus


pue

attulit

mihi copiam faceret, et praeci-

Porphirionem super operibus Oratii


exhortatus.
ut
fiat

petebam,

respondit se velie omnia prius Alphonso regi tradere; cui opinioni ego

hominem maxime sum


anteaquam hae meae
set,

Redeo ad rem meam. Cupio


litterae

arrestum,

si

quid

iste

monachus,

prudenciae tuae afferantur, tacite impetras-

ut

quum

veritas

me

aut procuratore
et
si

meo vocato

reperta fuerit, iustisimili

tia ministrari recte possit;

quid impetrasset, ut

pacto revo-

cetur;

me

tibi et

fortunas

meas commendo.
si

Misi per lacobum Sores,

nominis recte meminerim, divo Alphonso


{3)

Firmicum Siculum
et preciosum. Est

de horoscopo

codicem pulchrum
Misi et n a
-

enim auctor probatissimus

et eloquens.

turales auditus Aristotelis


sponsum
fuit.

in graeco. et

Nunquam

mihi re-

Firmicum latinum auctorem

speciosum (4) dono dedi;

Aristotelem postulavit rex accomodari maiestati suae,


ceptabat etiam largiebar.

quem ego

si

ac-

Redde me

certiorem an hi codices

regi

dati

(i)
(2)

La

figlia

del Panormita. Ascoli.

Enoch da

(3) Cio la Mathesis.


(4)

spaciosum

cod.

3-

et

TACITO.

287

fuerint. Vale.
scribit,

Reverendus pater

dominus meus archiepiscopus,


per
litteras

(i) ut

de hac mea causa debet


(2), qui est

te

suas informasse et dore,

minus Putius
erit,

procurator meus in ea

propediem Neapoli

qui enucleatius rem exponet. Vale item.

Romae XXVIII

augusti [1457].

Delle due lettere

dell' Aurispa la

prima risponde

alla

precedente del Panormita. Si conferma con ci la data


del 1455 P^r l'accenno al iiovus poiitifex, che Calisto
III,

succeduto a Niccol

l'otto aprile

1455.

La seconda lettera dell' Aurispa per la menzione della lite col monaco Romano Testa dell'anno 1457 (3^Si scorge di qui che il Gaza verso la fine del 1455, avanti di lasciar Roma, aveva veduto codici di Ei

noch
al

e,

pervenuto a Napoli, ne aveva dato rag-gnaglio


il

Panormita,

quale chiede XApicius e X Itinerarium

Antonini, L' Aurispa gli risponde informandolo delle

due

opere, pi di una terza:

il

Orazio. Nell'agosto poi del 1457

commento di Porfirione a Enoch fa nuovamente


libraria,

capolino a

Roma

con

la

sua merce

che egli

non voleva cedere


plessivamente

alla spicciolata, bens

vendere com-

al re di Napoli.

Ma

sul cadere di quel(4).

l'anno stesso mor in Ascoli, sua terra natale

1)

Simone Bologna.
Puccio
Politi.
in

2)

(i) Cfr.

G. A. Cesareo

-/.y.-

^./

-^/^

i"

maggio 180?

2-1:

Pirro, Sicilia sacra II


(4)

1308.
c^dtci laltnt t greci

R. Sabbadini, Lt tcopcrtt da

142 m. 19.

IV.

CORNELIO CELSO.

fc.

SABBADWI, Tuti

latini.

iq.

Sui codici della medicina


di

Corn. Celso

(*)

Ci

mancano

finora sistematiche ricerche sul materiale

manoscritto della Medicina di Corn. Celso, le quali sole

possono spianare

la via a

una nuova edizione

critica

del testo, vivamente desiderata; onde


ro che io qui, tanto per cominciare e
altri

non sar

disca-

per invogliare

a far di pi, comunichi

il

poco che ho raccolto e


testo di C.

conchiso intorno
codici:
berg-,
'

alla trasmissione e classificazione dei


il

avvertendo che adopero


Lipsiae 1859
',

Darem-

di cui cito

capitoli e le pagine.

Lacune dei

codici.
il

Per evitar confusione e per semplificare

discorso

reco anzitutto l'elenco delle lacune dei codici celsiani,

denominandole
(1)

dalla [)arolM con cui cominciano.


prima volta
in

Comparve

ia

.-^tuiii

ii<ii.

jiioL

cLiss.

Vili,

1900,

i-3.

292

R.

SABBADINI.

I.

Lacuna
'

frictio.

Comprende
12 (p.

il

passo:

'

frictio infe-

riorum partium

IV
(p.

136,

23)
il

adiciatur.

Proce-

dente
II.

IV

19

145, 21).

Lacuna

oportet.

Comprende

passo:

oportet su-

pra

summum IV
27,
I

20 (146, 24)

maligna
*

purgatio est'

IV
*

(154,

6).

ni. Lacuna

***.

Tra
i

le parole

subicienda sunt

'

coeuntia
si

'

IV

27,

(154, 6-7)

caduto un passo, che

non

pu pi

ricuperare,

perch mancava gi nelil

l'archetipo dei nostri codici; per

che

di

questa lacuna
in alcuni co-

non tengo conto


dici fu avvertita;

nella descrizione.

Essa

ma

nelle edizioni fu solo sospettata


(Cipelli)
*

la

prima volta da Gio. Battista Egnazio


1528
',

Ve-

netiis

e determinata nel suo contenuto

da Gio.

Batt.

Morgagni {Opera omelia V p. 59, lettera del 1721). IV. Lacuna coeuntia. Comprende il passo: coeuntia.
*

Id faciunt
scat
*

IV

27,

(154,
20).

8)

opitulamur,

conquie-

IV

29 (156,

V. Lacuna
etiam circa

est etiam.

Comprende
'

il

cap.

IV
*

28

est

obdormiat

(155,

11-23).
il

VI. Lacuna demissos.

Comprende
singulorum

passo:

demissos
'

eos
7

IV

31

(158, 16)

p. 0-C iv

V
*

24,

(180, 21).

Vn. Lacuna etiamnum. Comprende il passo: num integra est V 26, 23 (191, 16) lanam dam V 26, 22, (192, 34)'

etiamsucci-

Vni. Lacuna ne succurrere quidem

succurrere.

Comprende
12)

il

passo:

ne

27,

11 (204,

il

atque etiam

quaedam

'

28,

12 (213, 24).

IX. Lacuna malagmate. Comprende

passo:

ma-

I
Vm
1^2,
IO,
7

4.

CORNKUO

CELSO.

293

lagniate possimus Vili 9 (343, 35)


(351, 29).
pedis.

regulam
* '

obicit

'

X. Lacuna

Comprende
8)

il

passo:

pedis in ex-

teriorem Vili 22 (361,


30).

postea pateat

Vili 25

Elenco dei codici.


Prima descrivo
minare.
sedici

che

io stesso

ho potuto esa-

COD. Laurenziano
colonne
XII,
sec.

73.

(=

L) membr. a due
al

X. Comunemente assegnato

sec.

ma non
sia

v'ha dubbio, a giudizio di E. Rostagno,

che esso

invece del X. Contiene in primo luogo


autori
di

Celso, indi

altri

medicina,
(III

per

quali

ri-

mando
In

al

catalogo del Bandini

11 sgg.). Titolo:

Carnelii Gelsi

Artium
finale,

liber

VI item medicinae

Prirnus,

una nota

stata raschiata,

Lodovico Bian-

coni {Lettere
212) lesse:
il

sopra A.

Corn. Celso,

Roma

1779,

p.

Ex

Bibliotheka S. Ambrosii Mediolaneusis,

Bandini pi esattamente: Liber ecclesiae S. AmbroMediolanetisis.


Il

sii

testo

ha due sole lacune,


il

la o-

partet e la ne succurrere, ed perci dei nostri codici celsiani.

pi completo

Dal

f.

136 in poi, in quella


cajK 11-18 del
lib.

parte dell'opera che abbraccia


VIII, l'ordine turbato nel
in

modo che

segue:
est

quam
14)

brachio

(p.

353, 5) parte prolapsa


difficiliusque
in

(354,

- naturaliter
in

in pri(355, 30)

mi maior

hoc quam

manu
13)

(353, 5)

uno momento fiant


in-

sin in utra (354,

cntus est interdum trahitur

294

^'

SAfiBADINI.

terdum
23)

subsistit (357, 6)

in
2;^)

ea parte

in

quam

(358,

orem partem quam

posteriorem (355,30)
(357, 6) os venit

ab
etc.

hoc excidit radius qui adiun


sinu a qua
recessit (358,

ab e a

sed sine intentione

sino alla fine. Qui chiaro trattarsi della

trasposi-

zione di quattro fogli

(8

pagine) nell'antigrafo, ognuin di


si

no dei
to del

quali

comprendeva

media 45

linee del teci

Daremberg.

capo

qualche libro

sono
i

brevi sommari e sui margini


toli,

trovano segnati
il

ti-

ma

rari,

dei paragrafi; in ci

copista

non pro-

cede sistematicamente.
Il

codice fu ampiamente emendato o meglio alte-

rato

da Battista

Pallavicini,

che V aveva chiesto

al

cancelliere bolognese Alberto

Parisio per collazio-

narlo col proprio. C' ancora nel foglio di guardia


la

sua lettera Alberto Parisio


data
'

r.

p.

bononiensis

can'

cellario in

Regii

kal.

decembri s
lai. Ili

MCCCCLXV
20 e dal

(pubblicata dal Bandini Cod,


Vita A. Traversarti p. 44),
stituisce.

Mehus

con
il

la quale glielo re-

Negli emendamenti

Pallavicini
di

adoper

un suo vetustissimum exemplar,


lezioni sul nostro codice e per

cui

trasport le
col-

mezzo del quale


al

le

due lacune

oportet e ne succurrere, inserendo

fogli cartacei tra le

membrane

f.

63 e

Siv

(i).

Ristabili inoltre con l'aiuto del suo exemplar per via


di note marginali l'ordine turbato alla fine

del

lib.

Vin. Nel corso del


Secondo

lib.

Vili

9, al

f.

133, egli scris-

(i)

la

comune opinione

questi

due supplementi

sono erro-

neamente

attribuiti alla

mano

del Niccoli.

4-

CORNELIO CBLSO.

295
libri (Vili)

se in margine: hinc usque

ad finem huius

carrigi bene noft potuit defectu

vetustissimi ac corruci

ptissimi exemplarisy che

ha riscontro con
'

che leg-

giamo

nella sua lettera al Parisio:

Ultimus liber in
'.

meo
f.

codice pariter ut in tuo fragmentatus est

Al

63,

dove colm

la

lacuna

oportet,

aggiunse: Prae-

ter

haec desunt adhuc in vetustissimo exemplari duo

/olia.

Tenendo conto di queste note e badando anche come in certi luoghi manchino o siano scarsissime le sue correzioni e come proprio ivi egli abbia
segnato dei puntini e delle crocette
sui margini, noi

veniamo

alla

conclusione che se

il

suo exemplar colalla

due lacune del nostro codice, ne aveva

sua

volta delle altre e precisamente cinque: \3.frictio, la


coeuntia, la

etiamnum, la malagmate e la dremo poi che \ exemplar del Pallavicini

pedis.

Ve-

tutt'uno

col codice che io

chiamo Senese (=
73. 3

S),

ora perduto.

CoD. Laurenziano

(=

B) membr. sec.
VI.

XV.

Artium Aurelii Cornelii


dicine potissima
sit et

Gelsi liber

que ratio me-

quemadmodum

sanos agere con-

veniat liber
libro
titoli,

primus

incipit feliciter.

A
i

capo

di

ogni
coi

sono segnati sistematicamente

sommari

non numerati, dei paragrafi,


IV, di fronte al

titoli

che poi ven-

gono
del

ripetuti nel contesto dell'opera.


titolo:

Nel sommario

lib.

Remedia que faucibus


il

dedit prodesse stomacho vulnerato,

copista scrisse in
*

margine: ab hoc capitulo usque ad illud


bi
*

Duo mordi fronte

deficit infra.

Nel sommario del

lib.

V,

al ttolo:
in

margine: Et

De membrana que supra cerebrum est, not sic quotatio omnium sequentium capi-

396

R.

SABBADINI.

tularutn corrigenda
di fronte ai
titoli:

est.

Nel sommario del

lib.

Vili,

De

fractis ossibus involvendis.

De
in

humero, segn in margine: hec duo capitula


e di fronte
ai titoli:

desunt;

De

talo.

De

ossibus piante,

margine: hec duo capitula desunt.

Ha

cinque lacune,
avvertita

quattro avvertite e una no; quella


la
tio,

non

etiamnum. Le altre quattro avvertite sono: la fric-

con con

la

nota dello stesso copista in margine: de-

sunt in vetustissimo ex empiavi quatuor folia; la coeuntia,

la

nota dello stesso in margine: desunt in


la

vetustissimo exemplari duo folia;


pedis.

malagmate e
lasciati

la

Per queste quattro furono da


altra
73. 2

gli

spazi

vuoti, colmati pi tardi

mano.
A) membr. sec.

CoD. Laurenziano
Il titolo

(=

XV.

e le cinque lacune

come

in B, quattro delle

quali colmate pi tardi dalla stessa

mano che

le col-

in B. In

margine

alla

lacuna coeuntia segnato:

desunt in vetustissimo exemplari duo folia; e alla la-

cuna malagmate segnato:


paragrafi

desunt.

Qui

titoli

dei

hanno la numerazione. CoD. Laurenziano 73. 5


Florentiae Vili idus iulii

(=0 membr. sec. XV.


Florentinus civis
ab-

Sottoscrizione: Antonius Marii


sfilvit

MCCCCXXVII

Va-

leas qui legis foeliciter. Il titolo e la


capitoli

numerazione dei
cinque laavvertita e

come

in A.

Anche

qui le stesse

cune come in

e B: la etiamnum

non

le altre quattro avvertite,


gli spazi vuoti
(i)

per

le quali

furono lasciati

(i).

Queste quattro lacune furono supcredetti

Per essere stato male informato


il

{Studi

ital. filol.

class.

VII 134) che

Laurenz.

'jt^.

5 fosse originariamente

completo

alla fine.

4-

CORNELIO CELSO.

297

plite

posteriormente da una

mano

diversa.

Di fronte

alla

lacuna frictio c'era una nota marginale, che fu

poi cancellata.

CoD. Laurenziano
Sottoscrizione: Aiitmiius

73. 6

(=

Z>;

membr.

sec.

XV.

Marii

filius

Florentlnus civis

atque notar ius transcripsit Florentiae Vili idus maias

MCCCCLIII. Valeas longeve qui


de Medicis Cos.
fil.

legis.

Poi: liber petri

Il

codice una copia di B, di cui

riproduce anche la nota singolare in margine al

som -

marie del
tium

lib.

V: Et

sic

quotarlo
est.
il

(sic)

omnium

sequen-

capltulorum corrigenda
il

Va

osservato che

quando

codice fu

scritto,

suo antigrafo era an-

cora lacunoso.
dalla stessa
scritto
le

Le lacune furono colmate pi tardi mano che le colm in Cy l'altro codice


di Mario; e

da Antonio
di

siccome

la

mano che

colm non

Antonio, cosi bisogner suppormorto.


In ogni

re

che egli allora fosse gi

modo

resta con ci assodato che fino alla


fu difficile

met del 1453


Medici
for-

Firenze

colmare

le

lacune di Celso.

Questo codice

di propriet di Piero de'

se quello stesso ch'egli fece comprare, intermediario


il
'^

libraio
'

Vespasiano, da Giannozzo Manetti, a

Ro-

'1

17

gennaio 1455 (Mehus

op, alt. p. 372).


cart. sec.

OD.

L'intestazione
grafi

Laurenziano 73. come m A B


IIber

7
(

(= N)
/
>
I

XV.
para-

titoli

dei
si

sono numerati. Nel foglio


e etsi

di

guardia
Nicolai

legge:

Hie

exaratus

est

manu

Niccoli:

viri diligentis et eruditi

Haccivs IUldinvs.

Che

la scrittura

del resto sia del Niccoli mi risult

S9S

R.

SABBADINI.

anche dal confronto con

altri

codici

copiati di sua

mano.
Questo codice pu
Niccoli avesse
trarre

facilmente

in

errore,

perch a tutta prima parrebbe che V antigrafo del

meno lacune che


da
di

quello d
ci,

A B C D;
lacune

e Terrore potrebbe nascere

che

le

sono supplite
r che

mano

del Niccoli stesso e con inchi

chiostro quasi uguale.


i

Ma

ben guardi

si

accorge-

passi corrispondenti alle lacune sono scritti


dell'altro,

con inchiostro un po' pi sbiadito


dire che
il

senza

Niccoli segn in margine la presenza di


le

due lacune e per esse e per


vuoti,
chi, in

altre

lasci

spazi

ingannandosi anzi nel numero dei fogli bian-

modo che mentre


173V
al

la

prima met del passo

corrispondente alla lacuna malagmate a suo posto,


dal
f.

175V, la seconda

met dovette rimanaveva


origii

darla pi indietro, nello spazio destinato alla lacuna


coeuntia. Il codice del Niccoli pertanto

nariamente quattro lacune


relativi spazi vuoti; cio: la

avvertite, a

cui lasci

lacuna frictio con la noIIIIo'''

ta marginale: desunt in vetustissimo exemplari


folia; la lacuna coeuntia

con

la nota: desunt in vetu-

stissimo exemplari duo folia; la lacuna


la pedis.

malagmate e
colmate,

Tutte

queste lacune furono poi

come ho

detto, dallo stesso Niccoli.

La

quinta lacu-

na, la etiamnum, pass inavvertita al Niccoli,


ai copisti dei codici

come

A BC

D;

ma

se in questi essa

rimase,

il

Niccoli invece pi tardi la

colm

di proil

prio pugno, incollando


il

un nuovo

foglio tra

96 e

98.

4.

CORNKUO

CELSO.

299

Sui niarg-ini del codice oper una


la

mano seconda,
f.

quale

al

f.

96 v, dove cadeva la lacuna etiamnunty

scrisse: /tic deficit quasi

una

carta; e al

175,

dove

cadeva

la

lacuna malagmate, not:

hic deficiunt

columpne in ex empiari.
columpne
si

Quell'/^/za carta

e quelle

VI VI

riferiscono a L,

da

cui la

mano seconda
sec.

trasport molte lezioni sul nostro.

COD. Vaticano lat. 2372 membr.


tolo

XV.

Il ti-

come

\x\

A B C D

N. Sottoscrizione: A^mo do-

mini M. ecce. LXVI. decimo nono vygiesima quarta


ora novembris. lohannes nardi defuscis de itro
sit.

(i)

scrip-

Ha

cinque lacune non colmate:

\a.frictio,

per cui

lasci vuote pag-. 6 V2

con

la

nota marginale: de-

sunt in vetustissimo exemplari IIII

folia;

la coeuntia,

per cui lasci vuote p. 2 V^; la etiamnum,


tita;

non avverp.

la

malagmate, per cui lasci vuote


per cui lasci vuote 6 righe.

Vg

~\~ Val

la pedis,

CoD. Vaticano lat. 2371

(=

6^) cart.

sec.

XV.

Artium Aureli Cor n eli


cinae potissima
veniat. liber
sit et

Celsi

lib.

VI quae

ratio medi-

quemadmodum
epitaffi in

sanos agere con-

primus

incipit feliciter. lege feliciter. Al-

Tultimo

si

leggono due
il

memoria
'

di

Eu-

genio IV,
iacet
'

primo dei quali comincia;


nobile cuius
',

Kugenius
secondo:
'.

hic

Quartus, cor

il

Eugenii hic Quarti

Romani

Antistitis ossa
lib.

te-

sto tutto di

una mano, eccetto dal

VII

30, 2

sino alla fine,

*t

'S3.

'S39i 7S6, 1762.

300

R.

SABBADINI.

Non ha nessuna
che comune a
quale
il

lacuna, o meglio
i

ha quella sola
per la
1'

tutti

nostri codici, la ***,


2

copista lasci vuote pag.

72 con

osser-

vazione in margine: desunt in vetustissimo exemplari

duo
in

folta.

Al
di

f.

133,

di fronte al lib.

Vili

9, si

legge

margine

mano
libri

del primo

copista:

hinc usque

ad finem huius
che abbiamo

corrigi bene

no7i potuit defectu

vetustissimi ac corruptissimi exemplaris, V identica nota

veduta di mano del Pallavicini


poich

allo

stesso punto del testo in L; e identica

anche
con

la

mano
scritto

dello scrittore,

il

carattere

cui

eguale a quello degli emendamenti e

supplementi trasportati su L. Del resto che

G sia
un

di
di-

mano
stico

del Pallavicini,

abbiamo

la riprova

in

da

lui

segnato sul foglio

di guardia. Il distico,

gi perduto sin dal 1775 per colpa del


fu

rilegatore,
(1),

veduto da Leonardo Targa,


(p.

l'editore di Celso

e dal Bianconi

22,2),

che

lo riporta cosi:

Dum

pur atque omni

virtuti deditus esses

Scripsisti haec tenera, Pallavicine,

manu

{2).

Il

codice, corretto in
al
f.

nota marginale
racia

54V (IV 16

Roma, come deduciamo dalla Armop. 142, 16)


'

Rome

nascentia. vulgo

Ramorazi
(f

',

fu copiato

prima della morte di Eugenio IV


i

1447),

perch

due
*

epitaffi in

morte

di lui

sono

stati

aggiunti poScrip'.

(i)

Patavii 1769

'

praef. p.

io:

'

Vaticanus

MMCCCLXXI.
di

tu fuit a Palavicino, ut disticon


(2) Il

quoddam
il

ostendit

eidem praefixum

Bianconi vide

la

prima volta
il

cod. col foglio

guardia, la

seconda volta che

lo vide,

foglio era stato strappato.

4-

CORNELIO CELSO.

JOI

steriormente alla copiatura,


dell' inchiostro.

come mostra la

diversit

CoD. Vaticano lat. 2375 cart. sec. XV. nessuna delle lacune comuni agli altri codici,
peculiare ad esso,
f.

Non ha ma una
'

70,

che va da

'

quam optimum

ad piperis
I

'

IV

19 (145, 30) fino a *subicienda sunt

IV 27, (154, 6) e la quale fu avvertita da una mano recente, che scrisse in margine: Lacuna di varie pagine.

in
lis

CoD. Vaticano lat. 2374 cart. sec. XV. Al f. i, alto, un'altra mano contemporanea scrisse: Gentisantesi Alla lacuna *^*, l'unica che esso abbia,

sono lasciate vuote quattro

pagine con

la

nota in

margine: desunt in vetustissimo exempiati duo folia.

Nel

lib.

Vin

10-12

si

osserva un disordine del te-

sto avvenuto per

trasposizione di fogli e avvertito


sec.

da una mano del

XVII.

prima segnatura era


dia:
bi,

CoD. Ottoboniano 1553 membr. sec. XV. La sua Vatic. 5951. Nel foglio di guarCodex
iste scriptus

circa ann.

1458 erat S*** Bar-

qui postea fuit Paulus

secundus P,

M.

Venetus,

Sottoscrizione: Aurelii Cornelii Gelsi liber octavus ex-

pUcit foeliciter.

VI novemris

Vincentie

MGGGGLVIIL

Ha

la sola
p. 3

lacuna **, per la quale son lasciate in


Ve con la nota marginale: desunt in ve-

bianco

tustissimo exemplari duo /olia.


22)

Al lib. VI 6, 24 (234, ha perduto quattro fogli, come avverti una mano recente: mancano quattro fogli, CoD. Laurenziano 73. 4 (= /J membr. sec. XV.
Al
tit

din

Am-fii CifUi-lii r^t

tJt

vtt'tlii ttfa

Jihfi l'Ili

^01

R.

SABBADINI.

segue

la tavola dei capitoli di tutta l'opera.

Nessu-

na lacuna. Nel contesto e sui margini lavor largamente la mano di un correttore, che si deve identificare

con quella
i

di

Bartolomeo Ponzio, chiamando


di
lui
f.

a confronto

numerosi autografi
il

esistenti

Firenze, p. es.

cod. Riccardiano 153

114-117.

Cod. Vaticano lat. 5951 (= V) membr. sec. (i). A. Cornell Gelsi artium libros (sic) VI item

medicine primus.

Nel margine
recente:

inferiore

del

f.

si

legge

di

mano

Emptus ex

libris Iir^^ d,Lelii

Ruini Episcopi Baineor egiensis an. 1623.


succurrere. Alla lacuna est etiam
l'ultimo terzo del
il
f.

Ha

quattro

lacune: la oportet, la est etiam, la demissos e la ne


fu lasciato

vuoto
f.

65 e la prima met del

65 v;

testo corrispondente a questa lacuna

comprende

13 linee dell'edizione del

Daremberg

e certo occu-

pava

nell'antigrafo del nostro

codice una colonna e-

sterna,

donde

la probabile

congettura che Tantigrarincal-

fo fosse scritto a

doppia colonna: congettura

zata dalla trasposizione dei 4 fogli che

V ha comui

ne con

al lib.

Vili 11-18.

poich
in

fogli

del-

l'antigrafo

contenevano ciascuno

media 45

linee

dell'edizione, dividendo 45 per 4 otteniamo circa 12,


il

numero medio
il

delle linee di ciascuna colonna.

La

lacuna demissos dovuta alla perdita di un quader-

no dopo

f.

66v.

Il

testo in fine resta tronco alle

(i)

Fu
I
*

coUazionato da Th. Stangl


P'

(cfr.

la

Wochenschriftf. klass. Phi-

lolog.

1884

1469),

il

quale giustamente osserva che con l'aiuto di


ein gesicherteres

esso

das

Stemma der Codices

werden wird

'.

4-

CORNELIO CELSO.

303
'

parole

'

enimpat. genu vero et in exteriorem et in


27),

Vili 20 (360,

alle

quali
il

seguono alcune

linee

bianche: segno questo che


bile nell'esemplare o

rimanente era illeggidell* inchio-

per lo scoloramento
foglio.

stro o per la caduta dell'ultimo

Nel codice

si

hanno tracce

di pi mani,
2, tn. 3,

ma
4.

di tre

specialmente, che io chiamo, m.


ni.

m.

La

appartiene al sec. XII-XIII e colm lo spazio

della lacuna est etiam con


na, che comincia:
'

un

altro testo di medici-

Quia

igitur

ciliacorum

morbum
Matris

descrissimus restad iam ut ad matricis naturam de-

scribendam
tribus

et

medendam
'.

stilum
'

vertamus.
'

nominibus

appellatur

e finisce:

moderato

sanguine orificum

La
scrivo:
f.

tn.

s,

del sec.

XIV,

fece

alcune note che tra-

14V-16 di fronte alla

parte del
*

lib.

II

che va
'

dal principio sino alle parole


praef.

tenuiore vix evenit Il

(27,

3 31,

21) segn: /wc

minus habetur

u-

sque huc.
f.

27 di fronte a
16)

Cucurbitularum duo genera


est.

'

II

II

(55
f.

segn: hoc minus


'

31 di fronte a
'

cucurbita et

cucummis
est,
'

et cap-

paris
f.

II

18 (64, 30) segn: hoc


di

minus

66v
16),

fronte a

'

sic ut
la

pedes capiat
dtfnissos,

IV

31

(158,

dove comincia
la

lacuna

segn: -

sque huc non habetur; qui probabilmente

T annotatore

voleva indicare
\.

lacuna coeuntia.
la

77V

al

luogo dove comincia

lacuna
tfi

///

sue//a-

irrer^ sa''n; hiir Ita/>rtur vtniiis

auam

nostro

364

R.

SABADINl.

etur; perci questa lacuna

non

c'era nel

codice del-

l'annotatore.
f.

82 V di fronte al sommario

del

lib.

VI

scrisse:

hoc habetur minus usque kuc.


f.

103V

di fronte al

sommario e

al

proemio del

lib.

VII

(262, 3

263,

25) scrisse: istud

minus habetur

usque huc.

Queste note sono importanti, perch mostrano che


la

m. 3 possedeva un altro codice di Celso, di cui segnava le differenze con V. Quel codice aveva il passo ne succurrere,

ma mancava
i,

di

altri,

che
II;

sono:
il il

il

proemio e
coeuntia;
il

capitoli

11

18

del
il

lib.

passo
proe-

sommario del
VII.

lib.

VI;

sommario e

mio del

lib.

La m.
ginali:
f.

4, del sec.

XV,

fece le seguenti

note mar-

65 di contro alla lacuna oportet, scrisse: hic deest

(sic)
f.

circa

VI

chartae,

65 di fronte al testo
2^
f.

non

celsiano aggiunto dalla

m.

scrisse:

non

est

de testu Cornelii.
la

66v dove cade

lacuna demissos not: hic de-

sunt charte
f.

X vel circa,
alla

77V

lacuna ne succurrere not: hic desunt

charte VI,
f.

152 dove sono le trasposizioni del

lib.

VTII

11-

18,

scrisse: in alio

exemplo sequitur hoc sed videntur om-

nes partes signate transposite. L* aliud exemplum^ a cui


si

allude in questa nota, Z, che ha le stesse traspoF, restituite al loro ordine primitivo

sizioni di

dai

ri-

chiami marginali del Pallavicini nel 1465; donde

rile-

4.

CORNELIO CKtSO.

35

viamo che dopo quest'anno


front con L.

il

possessore di

lo con-

COD. Ottoboniano 3326


intestazione.

membr.

sec.

XV. Senza
la-

E una
X]
id

copia di V, di cui ha tutte le

cune

e la stessa nota

marginale della m. 4; hic ^[e'

sunt] cart\e

ve! ci\xce\\ Finisce alle parole

autem

homo
(360,

super
13)

scampnum
di

aut pronus

aut

'

VITI 20
rile-

poco prima

V, del

quale non seppe

vare

caratteri sbiaditi.

CoD. Ambrosiano
nelii Gelsi liber sextus

154 sup. Artium Aurelii Corliber

idem medicinae

primus. Sot-

toscrizione:

Finii

opus

anno gratiae

MCCCCLXXVII

Venetiis idus novembris IH.

una

misera copia di 5.

contaminata con L.

CoD. Ambrosiano
Contiene nei
in bac.
finii.
f.

I
i

128 sup., sec.


libri I-II

XV

miscellaneo

162-186
titolo.

io faterique

quantum

Senza

Aurelii Cornelii Gelsi liber primus

*\

Do

ora un cenno dei codici

che non ho potuto

e-

saminare.

Cod. Parig-ino

lat.

7028 membr. sec.

X-XI, miscelsec.

laneo. Contiene in primo luoffo estratti di Celso, a cui

seguono

altri

scritti

di

medicina e chirurgia. Nel

XIV-XV

era nella

biblioteca di S. Ilario di Poitiers,


f.

come indica una nota di mano del sec. XV al Df Sancio Hilario malori Pictavensi; entr nella
teca di Parigi nel sec.
di

185V:

biblio-

XVI

sotto Carlo

IX

(1560-1574),

cui porta le
di II.

arme

sulla rilegatura (da comunicazio1.

ne

Omont). Fu adoperato da

A. van derLinio.

K. Sauidini, Ttsti laHm,

306

R.

SABBADINt

den per
1657
'

la

sua

edizione di CeLso

Lugduni Batav.
'

^1 cui

proemio cosi ricordato:

Mss. seu

TuYpa'fov

codicis Parisi ensis, descriptum


v.
ci.

anno MCXXIV.
. . .

Laonde Hoornbeeck giustamente scriveva il Daremberg nella sua edizione Nescio cur saepius cum cod. 7028 con(p. XXXIX): sentiat Lindenius; an putandum ei praesto fuisse hunc Lo ipsum codicem vel potus alum illi simillimum ?
Communicavit
d. loh.
'.
*
'

vide nel 1760

il

Bianconi

(p.

229-230),

ma

di sfuggita;

ci che fu cagione

che

lo

assegnasse

Cod. Estense
L' intestazione

(di

Modena)
va

come

L 340 A B CD G
lat.

XV. membr, sec. XV.


al sec.

N. Senza lacune

(da comunicazione di M. Caputo).

Cod. Urbinate
Titolo

(Vatic.)

1357 rnembr. sec.

XV.
spazi
de-

come A

B CD G N. Ha

cinque lacune: la etiamcoi relativi


la

num non

avvertita, le altre quattro

vuoti; alla frictio corrisponde in

margine

nota:

sunt in vetustissimo ex empiavi IlIIor folia; alla coeuntia


la nota: desunt in vetustissimo exemplari duo folia; alla

tnalagmate la nota: desunt due charte; alla pedis la nota:


deficit

residuum (da comunicazione


lat.

di

G. Mercati).

Cod. Vatic.

4424
*

sec.

XV.
Sed

Titolo
si

come

ABC

D G
1 1

N, Termina a

profuit.

se

'

IV

11 p. 134,

(da comunicazione di G. Mercati). Probabilmente

copia di G.

Fu veduto
lat.

dal Bianconi

(p.

234).

Cod.

Urbinate

249 membr. sec.

Gelsi medicinae liber incipit.

XV. Senza lacune, ma

Cornelii
la pedis

colmata da mano diversa (cosi anche le altre ?). Alla lacuna *** otto linee bianche e la nota marginale:

4-

CORNEUO

CELSO.

307

Nihil

deficit,

sed in omni exemplari


di G. Mercati).

sic reperturn est

(da

comunicazione
Cod. della
sec.
cfr.

bibliot.^

XV. Termina
G.
104).

'

Comunale di Perugia 239 cart. edam signum Vili 22 (361, 9;


'

Mazzc'itinti Inventari dei mss. delle bibliot. d'Italia

p.

Cod. Bodleiano 724 (Laud.


sola parte chirurgica,
lib.

E 55) sec. XIV.

Contiene la
p. XI*).

VII-Vili (Daremberg
'

Cod. Parigino
sec.

lat.

6864

olim Mentellianus
libri

'

membr.
di

XV,

misceilaneo. Contiene gli otto


libri

Celso

e due

iltri

medici.
di

Cod. della Palatina

Mannheim,

appartenuto

al

cardinale Giuliano della Rovere, poi Giulio II

(Bian-

coni p. 236).

Cod.

lat.

di

Monaco 69 membr.

sec.

XV,

con

la

sottoscrizione: Liber Poggii secret arii apostolici explicit

(Targa

p. 560).

Ha

molte lacune (Bianconi


le stesse
(X\

p. 236-237),

che devono essere


Cod. Vindobon.

A B CD
Carini

N.

CLXXX (Endlicher) membr. sec. XV.


fi.

Cod. Capitolare di Toledo


bibl.

Gli arch.

e le

di

Spagna

491).
di

Cod. Nazionale
sec.

Napoli

V A

lobis
di

membr. del

XV.

Proviene dalla biblioteca


di

Monteoliveto.

Monaco 5328 sec. XV-XVI. Si aggiungano: il cod. Padovano e il Salisburghese, adoperati da Giov. Rhode (Montfaucon BibL bibL I
Cod.
lat.

p. 489;

Fabricius Biblioth.
(

lat.

1721,

II

p.
)

452);

il

cod.
dell'

Gudiano

non

esiste
p.

a Wolfenbiittel
il

il

cod.

Aja (Fabricius

449; 451);

cod. di

Venddme

{Calai, gn. des mss. de France. Dpartemeftts III 474);

3o8

R.

SABBADNI.

il

cod. Forlivese,
lat.

membr. del
8
cart.,

1451, (ora perduto) e

il

cod. Marc.

VII.

adoperati
il

dal

Morgagni

{Opera omn.

p. 58-59;

60; 89);

codice di Giovanni

Vincenzo
Lazaro

Pinelli, di

Carlo Moroni, di Carlo Spon, di


di

Bonamico,
e
*

Giuseppe Scaligero (Fabricius


codici
collazionati
'

p. 451; 452);

sei

dal
p.

Dioneau

sull'edizione

Lugduni 1566

(Bianconi

238).

Storia dei codici.

La memoria
evo,
il

di Celso si era quasi estinta nel

medio

quale del sec.

ci

tramand due
il

soli codici,

V, e

uno

,del sec.

X-XI,

Parigino degli excerpta.

Verso questo tempo,


citato Celso in

alla fine del secolo

X, troviamo
ci-

una

lettera di Gerberto, se pure la


si

tazione diretta,
la
il

come
(i);

ha ragione
il

di dubitare
sec.

per

sua inesattezza

e fino a tutto

XIII tacque

nome

di Celso,

non comparendo esso


(2).

p. es. nell'en-

ciclopedia di Vincenzo Bellovacense


(i)

Un

certo

ri-

Ecco

la

citazione di Gerberto (recata da

M. Manitius
*

in Rheini-

sches

Museunt

XLVII, 1892,

Erg. heft p. 152):

quem morbum

tu

corrupte postuma, nostri apostema, Celsus Cornelius a Graecis fiJtatixv


dicit

appellari

';

cfr.

Cels.

IV

15
(sec.

(140, 32).

(2)

Giovanni Saresberiense

XII) non
il

conobbe

di Celso
il

la

Medicina n tanto meno, come crede


litarif

Bianconi

(p. loi),

De

re mi-

perch
I

la 8.

menzione

di

questa seconda opera deriva

Giovanni

da Vegezio

Cfr. Joannis Saresberiensis Policrat. reo. C. I.


/.

Webb,
Sares-

Oxonii 1909, II p. 57
beriense I p. 69
ignorant,
*
*

5.

Dal canto suo

il

Webb

confronta

il

si

vero, ut verbo
?
'

eorum (phisicorum)

utar,

causas

quomodo
figit

curant
in

con Celso I prooem.


illius
'

(p. 3, 16); e I p.
7,

177

quasi clavum

oculo

con Celso VII

12.

Ma

la

prima

corrispondenza troppo generica,

la

seconda erronea.

4-

CORNELIO CELSO.

3O9

sveglio

si

nota nel sec. XIV,


il

al

quale appartengono
sui

due

codici:

Bodleiano e quello menzionato


rn. 2;

marPe-

gini di

dalla

ma

l'autore

non ebbe

diffusione,

come

si

comprende

dall'essere rimasto ignoto al

trarca; sicch la gloria di averlo risuscitato e


in circolazione spetta intera al sec.

rimesso

XV.
antichi

Nel

sec.

XV

vennero
V,

in luce tre esemplari


si

di Celso,

S L

giacche non

pu tener conto del

Parigino 7028, che fu scoperto nel sec.

XVI. Dei
in

tre,

ha una fortuna meno nota,

non sapendosi

che

anno precisamente n per opera


vato.

di chi sia stato ritro-

Da

esso fu tratto, eh' io sappia, nel sec.

XV

un

solo apografo, l'Ottoboniano 3326, e sui suoi margini


scrisse alcune note nel secolo stesso,

dopo

il

1465, la

mano

di

un

lettore o del proprietario. Si

pu congetivi

turare che sia stato rinvenuto

Bologna e
in

con-

frontato con

nel

tempo che questo era


ci,

possesso

del bolognese Alberto Parisio; e la congettura nasce

quasi spontanea da

che nel sec.

XVII

vi

ricom-

parisce presso la famiglia bolognese dei Ruini. Infatti


la

nota appostavi sul

f.

attesta che la biblioteca

ticana lo

compr nel 1623 dagli

eredi di

VaLeUo Ruini,
I p. 518).

v;scovo di Bagnorea, morto nel 1622 (Ughelli

La data del 1623 solleva qualche dubbio, poich, co-

me
(cfr.
l

gi osserv

il

Bianconi

(p.

210), pare
il

che sin dal

1607 Girolamo Rossi abbia adoperato

nostro codice
vetus codex

Morgagni

p. 65),

citandolo
nell'
\'<x

come

"aticanus: e dall'altra parte


si

inventario dei codici


dierat
la

Vaticani al n. 5951

legge
iniit.

noiix:

cum

Steph,
ri-

pModius praefecturam

tiiinc iabftur,

f]ualr

310

R.

SABBADINI.

tarda V entrata del codice nella Vaticana di circa


secolo e mezzo, essendo stato Stefano

un

Evodo Asse178. L'eil

mani assunto

all'ufficio

di bibliotecario nel

nimma
abbia

si

spiega con due supposizioni: o che


il

(podice

veduto dal Rossi fosse diverso, o che


cambiato collocamento,
poich,

nostro codice

come ho gi

detto nella descrizione (pag. 301), al posto del Vatic.

5951 c'era anteriormente l'attuale Ottobon. 1553. Degli altri due venuti alla luce nel sec. XV, 5 L,

conosciamo molto meglio


culto
il

la storia,

ma

ci

rimane ocil

nome

dello scopritore di S, che fu

primo a

venir trovato, non avendo base l'affermazione di

Ve-

spasiano da Bisticci [ViU


1859,
di
p.

di uomini

illustri,
il

Firenze
concilio

421),

secondo cui Poggio durante


'

Costanza trov
'.

Cornelio Celso de medicina opora

degnissima
di

Molto probabilmente fu scoperto a Siena,


sul principio
il

dove

il

proprietario lo fece venire in

del 1426 a Bologna. Ivi se ne impadroni subito normita,

Pa-

che ce ne lasci una descrizione, per quei

tempi, abbastanza esatta e lo


rona,
il

mand

a Guarino a Ve-

quale nell'ottobre dello stesso anno (1426) ne


(i).

pubblic la prima edizione


Il

Panormita

alla

met del 1427


per

lasciata

Bologna,
alcuni

intraprese un viaggio

Roma, fermandosi
il

mesi a Firenze. Egli portava con s

codice di Celso

e in quell'occasione appunto gli umanisti fiorentini se

ne trassero copia. Risalgono a questo tempo quattro^


codici Laurenziani

A B C

N, dei quali iV trascritto da

(i)

Vedi sopra

p.

265; 268-70; 271; 272.

4.

CORNEUO
di

CELSO.

3II

Niccoli e

da,

Antonio

Mario

in

data 8 luglio 1427.


vi

Che

il

Panormita portasse seco Celso, non

ser dubbio, sol che

poniamo mente a un passo

pu esdi una

al Lamola da Firenze del 20 settembre Habet tibi gratias magnas hic eruditorum homi1427: num grex pr Cornelio Celso tua diligentia t u a q u e sorte denuo comperto, habiturus etiam ingentes

sua lettera
*

cum
sti,

et tua

opera Cornelius hic noster mutilatus, ut no'

curabitur complebiturque

(i);
il

dove

le pa.role

Car-

neliiis hic noster

affermano che

codice era nelle mani

del Panormita, e la parola mutilatus conferma che esso


sia tutt'uno

con

5,

il

quale era difatto mutilo.

La
di

let-

tera inoltre testifica un'altra importante

notizia,

ed
Celso

che

il

Lamola aveva trovato un nuovo codice

a Milano.
Il

nuovo codice scoperto dal Lamola verso

la

met

del 1427 identico a L, vuoi perch nella notizia che

ne d

il

Lamola a Guarino dice che


*

in

esso oltre Cel-

so erano

alia antiquissima in

medicina
nella

opera

'

(2),

vuoi perch

Tommaso

Parentucelli
*

sua lettera
in-

del 1428 parla espressamente

de Cornelio Celso
'>V

vento

in basilica

Ambrosiana
mi

'

due testimonianze

<i)
(i)

Baroui-Sabbarlini, Studi

Panormita

sul Valla p. 35.


inr-

Cod. Arundcl 70

1.

IJ9V Scito itcm ipHum Comclium Cclsum

tegram miraquc niaiestntc praeditum hic


t

torte nostra

p e

m
(3)

et

una

alia aDtiquiKn)a

in

medicina opera....

E\ Mediolano

pri

die kal. iuniat (1428).

In A. Travernarii

..^.

..

-...

..:ii

Mediolani fuimut
tnvettigavi..M

ilr

'

licito
'

Celio invento
Htnii

in haUica

Ambrosiana

Ex Bononia

(1428].

312

R.

SABBADim.

che hanno perfetto riscontro con ci che abbiamo detto


(p.

293) nella descrizione di L.

Il

codice pass in potere

di

Cambio Zambeccari

(i),

da

cui lo

ebbe anzitutto

in
al-

prestito l'arcivescovo di

Milano Bartolomeo Capra,

lora governatore di

Genova

sin dal 28 febbraio 1428 (2);

ma

gi nel corso del 1429 era tornato allo

Zambecil

cari in

Milano

(3);

sicch lo pot

ivi

vedere
la

Niccoli
la

negli anni 1430 e 1431

quando viaggi

Venezia e

Lombardia per fuggir


apografo

la pestilenza fiorentina; e certo

in quell'occasione egli suppl le cinque lacune del

suo

N tratto

da

5,

adoperando inchiostro quasi


p.
es.
il

uguale
dente

al

primo, tanto che

passo

corrispon-

alla

lacuna finale pedis sembra scritto contemalla copiatura originaria.


il

poraneamente
fragmenta

questi supCelsi

plementi allude

Traversari con
pari

scripseris

quod Cornelii laude prosequemur


*
'

nella

lettera al Niccoli deir8

lugUo 1431

(4).

(i)

n Lamola

nella citata lettera:


est

'

horum omnium (operum) dominus

ac possessor

factiis

Cambius

'.

(2) Il Parentucelli nella lettera ricordata:

'

inveni (Celsum) esse


'.

apud

archiepiscopum Mediolanensem, qui tum lanuae erat


a governatore di
(3)

Per
1300.

la

nomina

Genova

cfr.

Muratori R.I.S.

XVII

e.

Ci

si

ctabilisce con la Epistol. Gali. Ili

23 (Venetiis 1553

f.

60)

del Panormita, la quale va collocata al pi tardi nella prima

met del

1429, perch vi
del

si

allude

alla rivoluzione

bolognese, durata dall'agosto


essa era ancora recente:

1428 all'agosto del 1429.

Ma

lo scoppio di

proximi tumultus.
(4)

A. Traversarli Epistolae Vili


Verona, a cui
al Niccoli:

2:

Florentiae Vili
vedi
la

iulii

[1431]. Suldi

la visita a

qui

si

accenna,
te

lettera

Poggio
die

{Epist.lV 17)
ianuarii

Laetor venisse
3.

Veronam...

Romae

VI

1431. Cfr. sopra p.

4.

CORNEJJO CELSO.

313

In tal
il

modo venne
come
testo
Il

per opera del Niccoli compilato


redazione che
io

primo esemplare

di quella

chiamo
due co-

contaminata,
dici,
ti

risultante dalle lezioni di

per

il

fondamentale e L per

supplemensi

delle lacune.

secondo esemplare
quando,

contaminato

deve a Battista

Pallavicini,

che lo compil, non pos-

siam dire ne dove ne

ma
di

certamente

poco
pri-

dopo

il

Niccoli, su

un apografo
(i),

e su L.
(2)

Questo Pallavicini

nato a Cremona

nel

mo

decennio del secolo

XV,

studi sotto Vittorino

da

Feltre e abbracci hi carriera ecclesiastica, ottenendo

un arcidiaconato nel Piemonte, dove visse dal 1429 al 1435; indi, sino almeno dal 1441 (3), un posto di seU/
Scria.->cio
ili

lui

!..

Biaucuiii

o/>.

cil.

p.

225-226;

I.

Aff,

Memorie
/-

degli scrittori e letterati parmigiani II p. 242-258; C. de' Rosmini,

dea deWottitno precettore p. 3 17-3 19.


(2)

Non

parmigiano, come lo vuole l'Aff,

ma

cremonese

fu

il

Palla-

vicini,

com'egli stesso attesta in questa sottoscrizione del cod. Torinese


l'iavii losephi historiographi Antiq.
etc.

DLVIII:

XX et ultimus explicit

tiber

fauste feliciterque

per me Johann.

Baptistam ex Marchionibus Pa-

lavicinis genere patriaqae

Cremonensem, sed tum agentibus fatis extortrahfntem. apud illuslrem

rem
d.

et in

/-ariano

moram

avuncitlum suum

Ioannem Caleaiium Marchionem Saiutiarum dignissimum. non ex pre-

mio neve ulto optato commodo sed sui sola grata con tempia tiene perscrip-

tum anno a

nativitate domini nostri

Ihesu

Chris ti

MCCCCXXXV /eII

bruarii luce suprema, (i'asinus Cod. mss.


quasi identica tottoscrizioue reca
finito di
il

hibl.

Taurin.

p.

126).

Una

De

bello iudaico di Giuseppe Flavio,


lat.

copiare dal Pallavicini nel cod. Parig.


(cfr.

5060

il

7 aprile del

mr<lcimo anno 1435


^3) In
al

L. DcliHle

Le

cabinet des mss. II 414)'

ano

lettera di Gabriele

da Concoreggio

ex Brixia 17

iulii

Pallavicini (jursti k preaupponto prcngo In curia pontificia (A. Z.uu;lli,


J,t

GnhrttU

(oticoi c'po,

e*trattf> i\.\\VArch.

stor.

I.omK,

lR<)<).

p.

30).

314
j^retario

^'

SABBADINI.

presso
di

la curia di

Eugenio IV, e da ultimo


che resse dal 19
il

il

vescovato

Reggio

nell'Emilia,

ot-

tobre 1444 fino alla sua morte avvenuta


1466. Si dilett di

12

maggio

compor

versi

(i),

nei quali riusc

mediocre, e
ci,

di raccogliere,

nel che rese qualche

sosi insieme egli

copiare ed emendar codibuon servigio alle lettere. Mesdunque un esemplare contaminato di

Celso, quello che esiste oggi nel cod Vatic. 2371, vi

venne poi a suo agio segnando note,


getture, tanto

varianti e con-

da formarsene una redazione per suo u1465 poi senti


il

so definitiva. Nel

bisogno

riesa-

minare
sio;

e lo chiese in prestito

(2)
il

ad Alberto Pari-

emendato che ebbe con esso


non
si

Senese

(S),

allora
(3),

diventato,

sa per che via, d sua propriet


il

per ricambiare
zioni di
vS

al Parisio

beneficio, trasport le le-

e alcune proprie congetture su L, con V inla

tendimento e
(i)

persuasione
si

migliorarlo
due
distici

(4),

e
per

il

Ai

versi citati dall'Aff

aggiungano

scritti

la

morte

di sua nipote Lucrezia,

moglie di Girol. Guarino, nel cod. Vatic.

5133 f. 117V: Respondit (all'epitaffio composto da Girolamo) ^. Episcopus Reginus pr Lucretia nepte sua oUm ptentissima Hieronimo coniugi
afflictissitno.

Versi suoi

si

leggono nel cod. di Torino

lat.

237

(gi

in
42

6);
f.

nel cod.

Ambros.

323 sup.

42V; nel cod. Vatic. Barber.


6
f.

lat.

284-88; nel cod. Ferrar. 175


f.

NA

l'j;

nel cod. Universit. di

Bologna 2618

85; in jya^va. Biblioth. Spenceriana, 'London

1823, 97.
scritto:

(2) Nella lettera sul foglio di guardia


*

(sopra p. 294) di

/.
'.

quem
(3)

(librum) a tua praestantia superioribus diebus


*

exegi

Lettera citata:

in
di

meo
L:
'

codice

'.

(4) lid.,

parlando

etsi

priscam plurimamque in

figuris littera-

rum
ties,

antiquitatem redoleat, mendis tamen oppletus erat et mancus. Sen-

quod verum
a

est,

quum

illum in raauibus acceperis, et dices maius

libi

me repensum

beneficium

quam

tu mihi erogaveris

'.

4-

CORNEUO

CELSO.

315

primo dicembre dello stesso anno (1465) glielo restitu. Della sorte toccata a S dopo morto il Pallavicini

non conosciamo
vicende
di

nulla: esso

per noi perduto, sembra,

irreparabilmente. Meglio siamo informati sulle ulteriori


L.

Fino

al

1447 stava ancora a Milano,

ma

non pi

in potere dello

Zambeccari,

sibbene del me-

dico Filippo Pellizzone, professore dipoi nello Studio


di

Bologna

(i);

alla costui

morte

(2)

pass nelle mani

del cancelliere bolognese Alberto Parisio e dalle sue


in

quelle di Stefano milanese, pure medico a Bologna,


lo

che nel 1490


renziana

mand

a Firenze al Poliziano;

final-

mente trov una


(3).

stabile e onorata

dimora nella Lau-

Ma

ancora innanzi

al

1490

L aveva
ivi

fatto

una

])ri-

ma comparsa

a Firenze, avendolo
(della

consultato Bar1'

tolomeo Ponzio

Fonte) per curare

fc/llio

prin-

ceps di Celso, uscita nel 1478. In


ci

uno
il

infatti dei codi-

Riccardiani, autografi del Ponzio,

153

f.

89, leg-

\\)

Scrive traile. hileUc

l'.pist.

Vcnctiis

1502

f.

43)
ilio

al

medico Finostro

lippo Pellizzone;

Memini cum nuper, vivo divino

principe

Philippe Maria (morto nel 1447) esses Mediolani vidsse apud te vetu-

gtihsimum

quendam codicem,

qui mcdicoruni pluriutn scripta coniplccte-

rctur, ut Cornciii Celsi et utriusquc

Sorani et

Apuleii et Democriti et
pridie

qiiarundam

ctiam mulierum

Ex Mediolano

nona ianuarias

MCCTCXXXXVim.
<2)
libri,
Il

Pellizzone mori
il

ul finire
f

del

1450.

Neil' inventario

de' noi
<

redatto

5 gennaio

45

1,

troviamo:

Liber Cornelii
re uxoria,

Vocabularum Guarini, Francinc Barbari de


vntione hanitatH magintri
viK(onteo); dr.
(

Liber de n.nsei

Mayni
it>

.\frf)iolnt)rn<iis

(Maino

Miuncri nictlico
191J, 219-220.

(.
-

Biscaro
'
;

W. XL,

j)

M^hu^

,'V

31

R.

SABBADINI.

giamo:
dice.

Post Celsum hec erant posita


libro

in

vetusto coII
',

Ex

primo g"eneciae
tolti

nihil
/.,

sumptum. Ex
il
il

con

tre estratti

appunto da
f.

quale dopo

il

testo di Celso
Il

contiene, dal

155,

Liber geneciae.

vetustus codex

va pertanto

identificato

con

Z ed

uno dei vetusta exemplaria e Gallia conquisita procuratigli da Francesco Sassetti, sui quali il Fonzio condusse V editio princeps, com'egli stesso attesta nella dedica:
cis
stis
*

Nam cum

eius (Gelsi) libri pluribus essent in lo-

temporum

iniuria mutilati

atque

inversi

(1),

vetu-

exemplaribus tua (Saxetti) opera e Gallia conqui-

sitis in

unum omnia
redegi
'.

saepius conferens in antiquum fer-

me statum Un altro

dei vetusta exemplaria portati dal Sassetti


in 5;
si

verrebbe naturale di scorgerlo


probabile e in ogni caso non

ma mi

par poco

pu dimostrare. Cre/^ (Laurenziano 73,4),


nell'Italia settentrio-

do invece che
nale, forse per

sia

da pensare a

un codice contaminato formatosi


pendentemente dai
Pallavicini. In

opera del Lamola,

di su

e L, indi-

codici contaminati del Niccoli e del


(p.

ho gi avvertito

302) che s'incon-

trano numerose correzioni e lezioni di

mano

del Fonzio

{=/); ora aggiungo che quelle lezioni derivano da Z, come risulter da alcune poche prove che qui reco.
II 31
(72,

15) nuclei pinei F; et

quae

tertio libro

(i)

Con
che

libri mutilati avr voluto intendere


al

codici laurenziani
libri inversi
il

AB
cod.

C Dy

suo tempo erano ancora lacunosi, e con

del Niccoli (N), in cui le lacune erano bens colmate,

ma
D.

alcune di es-

se collocate fuori di posto. Probabilmente della presenza di

approfit-

tarono

Fiorentini per riempire le lacune x

A B C

4-

CORNELIO CELSO.

317

hydropi enumerantur
f.

titulo

decimoquinto
di
si

add.

marg,
in 5.

Questa giunta propria

(F),

manca

VI
tumor

6,

(225,

14-15)

nam

simul et lacrima

et

et crassa pituita coeperint, si

ea pituita lacrimae

mixta est et ea lacrima calida est F, vetus exemplum


aliter
*

et crassa
'

pituita lacrimae

mixta est

si

ea

la-

crima calida est

marg.
le

f.

Il vetus exenipliim

ap'.

punto Ly che omette

parole

coeperint
id

si

ea pituita

VI VI
VI
quiathi
in

6,

(225,

18-19)

longum

sed sine periculo

futurum est Z, om.


7,
I

F, add. marg. f.
*

(240, 2) ei rosa Z, et rosae F,


f.

ei

rosa'

habet vetus exemplum marg.


7,
'

(240,

16)

miscentur passi
scribit

et sic

semper

marg.
*

/.E
',
*

cyathi

tres F^
infatti
',

tutto questo passo

scrive
'

quiathi

quiatho

sex quiathos

',

quiati

etc.

E
vi

c'

ancora

di pi, vale

a dire che le lezioni marZ,

ginedi di

discendono da

dopo

le correzioni fattej^aio di

dal Pallavicini

(=

/); di

che ecco un

prove.

VI
militer

6,

31 (236, 18)

potest prodesse militare


id

id

quod
si-

habet 5. potest simulare

quod habet

Z.,

potest

litare id

prodesse id quod habet /, potest prodesse miquod habet /% potest simulare (sim- in ras.)
/,
'

in

quod habet

similiter
f.

prodesse

'

habent iuniora

exempla add. marg.

VI
p,

1 1

(248, 35)

pirum mitium

5
'

L, puruni

vinum
'

pirum mitium F, sunt qui legant


f.
le correzioni

puruni vinum

marg.

Ora siccome

del Pallavicini su

L sono

della fine del 1465, cosi ne

consegue che solo dopo

3l8

R.

SABBADINI.

quest'anno

il

codice giunse a Firenze.

Il

Fonzio, nato

nel 1445, contava nel 1465

vent' anni e difficilmente

ammetteremo che
scolare a Ferrara

gi pensasse a un'edizione di Celso;

talch considerando che nel


(i),

1469-

471

era
il

tuttavia
i

collocheremo verso

1475

suoi

studi celsiani e l'arrivo a P^irenze dei codici

gallici.

Francesco Sassetti (1429-1491), negoziante


no, che pass molti anni
in

fiorenti-

Francia come agente della

casa Medici, col praticare intimamente gli umanisti di


Firenze, in specie
il

Ficino

il

Fonzio,

si

innamor

anch'egli degli studi e cominci a raccogliere in Plancia alcuni codici, che costituirono
il

primo nucleo della


cospicue del

sua

biblioteca,
(2).

divenuta poi tra le pi

tempo

Nei suoi viaggi egli certo ebbe spesso ocivi

casione di fermarsi nell'Italia settentrionale e


trovare quei codici di Celso che
il

pot
in-

Fonzio

lo

avr

caricato di cercare sia per acquistarli,

come

/% sia

per

(i) Sulla sua

dimora a Ferrara vedi C. Marchesi,


24-31.
Ivi,

Bartolomeo
edit.

della
di

Fontey Catania 1900,


Celso.
(2)

142-46,

si

parla

eW

princ.

Lettere edite e inedite di Filippo


*

Sassetti
fu

race,

da E. Marcucci,

Firenze 1855, p. xxxvii:


di lettere,
si

Se bene non

(Francesco Sassetti)
di

uomo

dilett

con tutto ci di tener pratica


con
Marsilio

persone

letterate.

Per

il

che tenne

amicizia e pratica

Ficino,

Bartolomeo

Fonzio

et altri litterati

di quelli tempi; et

aveva

condotto in casa sua


che
in quelli
'.

una

libreria de' pi stimati libri latini e volgari


scritti

tempi anpar-

dassino in volta e la maggior parte


te de' suoi codici latini
il

in

penna

Una buona
il

sono ora nella Laurenziana;

di essi
la stessa

38. 23 e

45.
si

14 provengono siciiramente dalla Francia;

ma

provenien12.

za

pu assegnare con molta


il

probabilit
47. 4,
il

ad

altri,

quali

il

21,

il

23. 13,

30.

IO,

il

37. 6,

il

68. 24.

4.

CORNELIO CELSO.

3I9

Ottenerli in prestito,

come

L; e poich venivano dalla

Gallia cisalpina,

il

Ponzio senza scrupoli nella dedica


li

dellV^/Vz'^ princeps
ta,

disse exemplaria e Gallia conquisi-

tanto pi che sui margini di

e'

qualche

nota

che ricorda parole galliche, ossia italiane


trione, p. es.
f.

del setten-

80

(III

7,

p.

89,

24)

Cremor, suc-

cus vel lac

omnium rerum,
(III

ut vulgo Galli
*

cremma vosic

cant
Galli

';

f.

8iv

80

p.

92, 3)

Pittacia

/'^r^',

hodie

'.

Senonch

la parola Gallia, cos innocente, intesa dal

Poliziano e da Pier Matteo Uberti, avversari del Fonzio,

nel significato di Francia, fu cagione che egli ve-

nisse accusato di falsit. Esiste nella biblioteca Nazio-

nale di Firenze un esemplare della editio princeps di

Celso (Incunab. Magliab. C. nata per

2.

9)

dall'Uberti collazioalla
'

conto del

Poliziano

con Z,

fine della

quale T Uberti appose una nota in data


die quarta februarii
il

Florentiae

MCCCCLXXXX
*

seguente passo:

donde traggo quem (codicem vetustum) Bononia


*,

miserat ad illum (Politianum) Stephanus Mediolanensis

excellens medicus. Erat autem


tius

is

ipse liber

quem Fon-

olim habuerat: cuius

exemplo imprimenda haec


in epistola e'.

exemplaria curavit, quamvis falso dicat

xemplaria quaedam e Gallia Saxetti opera habuisse

Qui raccusa
mente;

di falso

Sfalso dicat) formulata

nettaalla

ma

ingiusta,

come

facilmente
l'altra

si

vede

luce dei

fatti.

Ed
il

inoltre erronea

affermazione

deirUberti, che

Ponzio abbia

condotto la sua edi-

zione sul solo Laurenziano (L);

come

erronea la di(p. es.

fesa che del Ponzio intrapresero taluni

Mehus

3 io

R. SABBADlNi'.

op. cit. p.

45),

asserendo che egli non adoperasse

il

codice Laurenziano.

La
il

verit l'abbiamo ristabilita noi

ed questa: che
lia

il

Ponzio intende parlare della Galsuo testo non


si

cisalpina e che

basa sul codi-

ce Laurenziano,
retto

ma

su un esemplare contaminato, cor-

con

l'aiuto del

Laurenziano.

con ci

si

viene

anche a
lore
lui

dire che la sua edizione

non ha nessun vale

diplomatico, perch possediamo

due

fonti

da

adoperate; essa ha solo qualche valore per un cer-

to

numero

di

buoni emendamenti congetturali.


Classificazione dei codici.

I codici sui quali si

dovr fondare

la

nuova
il

edizio-

ne

critica di Celso,

sono quattro:

5 L Fe

Parigino.

5 perduto

viene autorevolmente sostituito da A, che


di

ne discende direttamente,

mano

del Niccoli,

il

pi
sec.

coscenzioso dei copisti. Tutti

gli altri codici

del

XV
da

o discendono, qual pi qual o sono


il

meno
il

direttamente,

S,

contaminati di
?

e di L.

Ma come

si

conterr

futuro editore
lo trova o

Piglier

buono

eclettica-

mente dove

dar la preferenza a una


?

cari-

tegoria di codici sull'altra

Alla

domanda

si

pu
che

spondere solo con

la classificazione dei codici,

io

non intendo domi larghe


Escludendo

di stabilire qui definitivamente,

mancan-

collazioni,
il

ma

solamente di
il

iniziare.

Parigino,

quale per non contenere


(i),

che excerpta non pu dar molto aiuto


(i)

mi sembra
Vitelli in

Ampie

notizie su di esso

ha comunicato Camillo

Studi

ital. filol,

class.

Vili,

1900, 450-76.

4-

CORNELIO
del

CELSO.

3t

che

siano

figli

medesimo padre, a
in

giudica-

re dal

consenso delle lezioni e soprattutto dallo stato

esteriore di essi. Intanto

hanno entrambi

comune

le

stesse lacune: la oportet e la ne succurrere; le altre proprie di F, cio la est etiam e la demissos,

hanno

origi-

ne

in

esso per la caduta di un quaderno e per lo scodi

loramento dell'inchiostro
Inoltre nel
lib.

una colonna

dell'antigrafo.

hanno comune

la trasposizione di quattro fogli

Vili; e se alla fine

integro e

mutilo,

ci

dovuto

all'essersi nell'archetipo

perduta una carfu copiato


F,
il

ta o scolorito r inchiostro

quando ne

quale per questo

di

origine un poco posteriore a L.

Meno agevole
5,

riesce portare
pi.

un giudizio sicuro su
l'atten-

che non esiste

Per richiamo anzitutto

zione su questo passo della descrizione del Panormita (sopra p. 269): 'Integrum est, praeter ultimam chartam,

item

tris circiter

medium, quas Helencam, omni

notabili

infamia notatam mulierem, abscidisse autumo, ut forte


pensis coluique advolveret
',

dove

le

parole

ultimam

chartam e

tris circiter

la pedis e la frictio.

medium significano due lacune, La lacuna pedis era riconoscibile a


il

prima giunta, perch troncava


dice;

testo alla fine del coivi

ma come
di

fece

il

Panormita a determinare
se

la

caduta

una sola

carta,

non poteva conoscere


il

l'estensione deiroi)era, mancandogli


altro

confronto di un
la

esemplare

Bisognava dunque che

lacuna fos-

se riconoscibile e determinabile esteriormente, cio che


si

scorgesse lo strappo dell'ultima carta, tanto pi che

donna Klonca. Uguale ragionamento ripetiamo per le tris chartas circiter mtdium; e
egli lo addebita alla
K.

lABBADINl, Ttsti talm

fi.

3*2

R.

SABBADINI.

ne deduciamo che
cadute

in

erano, almeno in due luoghi,


quali

caduti dei fogli e che restavano dei segni, dai


tali
si

potevano riconoscere.
in

Poniamo mente

secondo luogo

alle

lacune e

alle

corrispondenti note marginali degli apografi di 5.

Le
la

lacune da quelli segnate sono


coeuntia, la

quattro,

la frictio,

malagmate e

la pedis:
il

due

di pi

che non

quelle osservate dal Panormita,

quale in un primo
avvertir
tutte.

rapido esame del

codice non le pot

Le note
denza

marginali che con pieno consenso negli apo-

grafi corrispondono alle lacune sono due: in corrisponalla

lacuna frictio viene notato: desunt in vetu-

stissimo exemplari quatuor folla; in corrispondenza alla

lacuna coeuntia viene notato: desunt In vetustissimo

e-

xemplari duo

folla.

Anche
si

qui scorgiamo maggiore e-

sattezza di calcolo che nel Panormita, poich nella la-

cuna

frictio,

dove

poteva riconoscere la mancanza

di quattro fogli, egli la lacuna

non

la

riconobbe che di

tre.

Per

malagmate troviamo una nota marginale con-

creta nel solo codice Urbinate 1357: desunt due charte;

qui forse
caduti,

non

si

poteva calcolare

il

ma

qualche indizio esteriore

ci

numero dei fogli doveva pur esstata avvertita,

sere, altrimenti la lacuna

non sarebbe

come da nessuno

dei copisti fu avvertita la etlamnum,


il

eccetto che dal Niccoli quando confront

suo codice
note

con L. Cosi

le

lacune

come

le corrispondenti

marginali

concordando

in tutti gli apografi,

bisogna

stesso esemplare 5; e io

ammettere che esse siano state segnate e non sono alieno

scritte sullo

dal credere

4.

CORNELIO CELSO.

32^

che vadano attribuite a Guarino,


pubblic Celso.

il

primo che copi e

Le cinque
esso stesso
e

lacune pertanto di
in

5 traggono

origine

da

seguito alla caduta di alcuni suoi fogli


all'antigrafo:

non sono da imputare


la

e di ci abbia-

mo
il

riconferma nella

testimonianza del Pallavicini,


il

quale chiama corruptissimuni exemplar


lezioni,

cod. S,

non

gi per la corruttela delle


lui preferite

che sono anzi da


fogli.

a quelle di L,

ma

per la perdita dei

Simile destino del resto tocc a F, che deve la lacu-

na demissos

alla

caduta di un proprio quaderno e non

air imperfezione dell'antigrafo. ^Stando cosi le cose,

non

arrischiato conchiudere che originariamente

fosse

completo.

Considerando poi che tanto


in

5 quanto L V
inferirne

recano

comune

la

lacuna

***,

dobbiamo
archetipo

che

di-

scendessero dal medesimo

quando questo
possiamo
esser

aveva gi perduto un
certi;

foglio.

Di

ci

e certi parimente che l'archetipo era scritto a due

colonne e che da esso deriv prima 5, indi


dare pi in l sarebbe
fantasia.

V: an-

avventurarsi
wS"

nel

regno della

Quanto
li

ai

rapporti tra

dall'una parte e

V
me

dall'altra,

stabihr chi sottoporr a rigoroso esa-

le lezioni delle

due famglie

(i);

poter per ora affermare solo questo,

me sembra di che 5 con la dtitoli

visione sistematica della materia in capitoli, coi som-

mari

al

princpio dei singoli libri e coi

interca-

(i) I rapporti delle

due famiglie tODO

itati mintitninente analissat

da

314
lati

R-

SABBADim.

nel testo

si

differenzia

nettamente da

ed ha

tutto l'aspetto di

una vera e propria

edizione.

La sua

indipendenza
l'opera,
il

si

manifesta sin dal titolo generale del-

quale in
in

L V

suona: A. Cornell Gelsi artium


si

liber

VI..,,

invece (secondo che

raccoglie dagli
VI...\

apografi):

Artium Aurelii Cornelii

Gelsi liber

dove

A urelii

sar nato o da erronea soluzione della sigla A.


(i).

o da disattenta lettura di Auli


***

Dovrei soggiungere ora alcuni saggi


tralascio,

di testo;

ma

li

perch ho

letto nelle Mitteilungen della casa


2,

B. G. Teubner di Lipsia (19 13, Nr.

25)

che

in

corso di stampa la desiderata nuova

edizione critica

a cura di F. Marx.

(1)

Primo

il

Bianconi {op.

cit.

117, 207) dimostr falso

il

nome Au-

relius.

PLAUTO

Il

codice Orsiniano di Plauto,

(*)

li

to
<

medio evo conobbe una collezione plautina di otsole commedie: Amph., Asin.y Aul., Capt.., Cure, Cas.,
Epid. Di queste
il

:st.,

codice Orsiniano

(ora Vatic.

lat.

3870) contiene le prime quattro, pi dodici nuove,


Truc.

dalle Bacch. al

Le prime
dano
Il s(

notizie della scoperta del cod. Orsiniano,

detto cosi perch entr in possesso del cardinale GiorOrsini,


si

trovano nell'epistolario

di

Poggio

(i).

26 febbraio 1429 Poggio


il

annunzia
all'

al Niccoli la

operta;

Niccoli attese sino

aprile a sentirne di

meglio e sospett che Poggio l'avesse canzonato; Pog-

mparve
// di

la

prma volta

nell'

opuscolo:

Guarino

Vironeiff

Cebo

Plauto^ Livorno,

1886, 43-59.

(1) F. Ramorno, Contributi alia stria biografica t critica di A. BtccadtHi, it-2i,


KitriUtiitl

Palermo 18H3

(estratto

i\:\V rek.

stor. Sic$L)\ E.

Kooig,

Giordano Orsini, Freiburg

in

Br.

l()6,

87 gg.

328

R.

SABBADINI.

g-io gli
Il

rispose dicendosi offeso di


il

un

simile sospetto
s'

(i).

23 luglio riscrive che per

novembre
1'

aspettava
(2).

dalla

Germania Niccol da Treveri


dicembre
gli

col Plauto
di

AIU
In
gli

fine di

annunzia

arrivo

Niccol.

questa e in un'altra
riferiva essere state

lettera, del 3

settembre 1430,

vane
il

tutte le pratiche fatte presso

r Orsini per ottenere

codice.
tutt'

Quel Niccol da Treveri,

uno con Niccol da

Cusa (sopra
l'Orsini,

p.

2^;^),

era sin dal 1426 al servizio del-

che in quell'anno fu mandato ambasciatore in


altri

Germania, donde riport

codici

(3). all'

Ulteriori informazioni attingiamo

epistolario del

Traversari. Scrive

il

Traversari al Niccoli in data

18

novembre
no

1430, che s'era rivolto per lettera all'Orsini


il

chiedendogli

codice,

ma

che non ne ebbe nemme-

risposta: comincia a credere


(4).

una favola

1'

affare di

Plauto
le

Nel marzo 1431


il

gli

annunzia che rinnov

premure presso

cardinale:

ma

anche questa volta

(i) Lettera di
ita

Poggio

in

A. Traversarii pzs(.

XXV
die

43:

Nescio

si

me levem adhuc
tui gratia

vidisti in scribendo,
te

ut coniecturare possis

me

lu-

dendi

ad
44.

de Plauto

scripsisse...

Romae

VI

maii

1429.

(2) Ib.

XXV
il

(3) P. e.

Tertulliano, ora Magliabech. Conv. soppr.

VI

io, copiato

in

Germania
(4)

nel 1426.

Per Curzio

e Gelilo, vedi sotto p.

331

A. Travers. Epist. Vili 35

Scripsi hortatu tuo

cardinali Ursino

orans ut Plauti comoedias, quas apud se haberi compereram, mitteret ad

me; sed profeci

nihil,

nam ne

rescripsit

quidem. Ita spes

omnis

mihi

sublata videtur vererique coepi ne fabula fuerit


est

quod

tibi

renuntiatum

de Plauto... Florentiae

XVIII novembris

[1430].

5-

PLAUTO.
la

349

senza effetto

(i).

Finalmente ecco
il

buona novella: nel


di ritorno

giug-no del 1431


ze
(2):

codice di Plauto giunto a Firen-

lo port

Lorenzo de' Medici

da Ro-

ma, dove era andato con l'ambasciata fiorentina a salutare


il

nuovo pontefice Eugenio IV; ne


arte

ci

volle

meno
dalle
(3).

della sua finissima

per strappare
il

(eripuit)

mani dell'indegno possessore

prezioso

tesoro

Qualche tempo dopo, nel 1432, quando il Niccoli tornato a Firenze ebbe copiato il codice, lo prega di
restituirlo all'Orsini,

che glielo aveva ridomandato


1'

(4).

Ed
no.
Il

eccoci a una terza fonte,

epistolario di Guari-

punto
il

di

partenza delle pratiche di Guarino per


ci

ottenere
di

codice Orsiniano
il

dato

da una lettera

Poggio,
(i)

quale cosi scrive


De
Plauti

al Niccoli (5):
Ursino, sed

Ib.

Vin

36

comoediis.... scripsi cardinali

l-rofeci

nihil.

Siamo

del

marzo 1431, perch

annunzia

l'assunzione al

papato di Eugenio IV.


(2) Ib.

Vin

37 Laurentius (de Medicis) noster humanissimus nuperri-

mc Roma
quod
ipsc

redicns attutii secum Plautinum illud volumen vetustissimum,

quidem necdum

vidi....

Magna

arte et solertia....

ex Ursino
[1431].

cardinali ipse Laurentius sumpsit... Florentiae


(3> Ib. Vili 2 Aliis litteris mcs
scripsi
fcccrit
hi

XXIII

iunii

de Plautino

codice
rcpetere,

vetustissimo....

ad

te planius

nihilque nccessc est

eadem

cum

Laurentii
iniustis-

summa

diligcntia

quod ante

illum nemo. Eripuit


nihil

enim ex

mi posnessors indignis manibus res pretiosas

ad

cum
iulii

pertinente s

arte mirabili.
(4) Ib.

Plautum necdum

vidi....

Florentiae Vili

(1431!.

Vili 41

Cardinalis Ursinus Plautum suum....


tili

recipere cupit.

Non video qaam ob causam Plautum

restitucre

non debcan quero


la

oiim trantcrpsisti. Oro ut amicissimo homini gcratui mos [circa


t del

me*

1432I. Per
.il
I.

la

data

clr.

F. P. Luiso,

Hordurimento

dell' epis tv

imo
'S'

/'raversari, Firenfc
/>>/.

1899,

II

*'"14^:"

'""

TonrIIi,

IV

17-

330
Plautum hactenus non
ceorque
illum
libi

R.

SABBADINl.

potui

habere;

nunc

si

possem nollem

polli-

me numqiiam
si

amplius petiturum a cardinali ncque lecturum


ultro concederetur. Transcribitur
litteras

istis

tribus annis,

modo donoMarchio

que mittetur duci Mediolani, qui eum per


item Ferrariensis
petiit...

postulavit.

Romae

die

VI

ianuarii

1430 {-^ 143 O-

Sicch

al principio

del 1431

il

cardinale

si

era
il

ap-

pigliato al partito di farne trarre


sconti;

una copia per

Vi-

ma

intanto,

come abbiamo veduto,


si

arriv a

Roil

ma

Lorenzo

de' Medici e

port a Firenze l'archetipo.

Risulta inoltre dalla lettera di Poggio che anche

marchese
Qui
si

di Ferrara

aveva chiesto

all'Orsini

il

codice.

allude evidentemente alla lettera scritta da

Guaquale

rino all'Orsini a

nome

di

Leonello d'Este
nell'

(i),

la

cade perci senza dubbio

anno

1430.

Lo prega
di

Guarino
il

di

concedere

ai letterati

copia del suo Plauto,

che

gli acquister

un gran merito e nel nome


il

Plauto sar eternato anche

suo:

Fac,

humanissime

domine quaeso, ut cum ab auctore comoediae Plautinae


dicantur, ab instauratore cognominentur Ursinae.

Ma
rino

gi qualche

mese prima,
Zilioli,

cio nel maggio,

Gua-

aveva tentato

di farne trarre

una copia per mez-

zo del giureconsulto

che era andato a


di Ferrara.

Roma
di

con un incarico del marchese


sta lettera
il

Reco

que-

passo che fa

al

caso nostro.

(i) Fez,

Thesaurus^ VI,

3,

pag.

164 e

in molti manoscritti.

5-

PLAUTO.

331

GuariN US

ci.

viro et doctiss. iurisconsulto d. Ziliolo

(i).

.... Tuam moram (Romae)


de
te

nonnihil diuturniorem graviusciile ferre

inciperem, nisi honor tuus et dignitas tuam consolaretur absentiam et

meum
et

desiderium deliniret.

Nam

curri

undique perferatur ad nos quam laete,

quatti honorifice,

quam
gaudio
rei

libenter

omnibus tuus excipiatur adventus


in

tam

magnis quam mediocribus


tular! et
sa;

summo

honore

sis,

non possum

non gra-

summo

affici.

Accedit et nova quaedam

gandendi cau-

nam cum

tuae

publicae legatione fungaris,


est.

et rei litterariae lega-

tioneni suscipias

opus

Fama enim est apud dominum Ursinum vere pr summa eius sapientia et humanitate singulari
lucem editos esse
catos esse.
et qui

prioris

saeculi

virum
in

auctores
in

quosdam
vitam

diem suum obisse putabantur


facit

revo-

Qua

ex re

mens praesaga quoddam

augurium, quod vix

audeo dicere. Oro

igitur

tuam vigilantiam, compater dulcissime, ut nunc

luum

eriga.s

ingenium, nunc vires expromas, ut eorum copiam habeamus;


nulli
in

pr qua quidem re
ir

parcas impensae:

omnem

ego

tibi

restituam peut transcribi

iam.
i.Ls

Sed hunc
(2)

modum agendum

censeo. Principio

1<

decem

comoedias Plauti, quae repertae nupcr sunt, ultra eas

quas habebamus antea.


habcri poterit,
tibi

Ad

reperiendum autem librarium,


erit

qualiscunque

auxilif)

vir ornatissimus
libri

Poggius,

harum rerum
habeba-

strcnuus indagator. Reliqui sunt


mtts. Idcirco siquero
ht
*

quos antea inemcndatos


licerct,

ad exemplar repertum emendare


et
'

minus
habeo

eset

laboris:

de Q. Curtio
ora

A. Gellio

dico,

quos
-^'^

tnmcatos

laccros

cnidclitcr

(Verg. Aen. 6, 4gjOvi


1.

^^^ etiam duos ad

nostra studia redigendo alia quacrctur

Cum nu hh,

niagnarn ex ihta legatione laudcm

et

patiiac fructum rcportatu-

non minus Icrvcn esse dcbcbis

in bisce

codicibus postliminio

rerocandis, quibus universum ordincm litterarium iuvare poters.

LucuUo

non parva pracdicatio accessit quod ad Italos ex Ccrasuntc Ponti urbe

poma

rlctutit,

quac cerasa vocata, ex ipso quoque Luculliana sunt ap-

Cod. Estense 57
y.....,.^

f.

^.

...._

,1.

...

33'
pellata et in dies auctoris

R.

SABBADINI.

nomen

illustrant.

Quid

tibi

debebimus
!

qua

laude tollemus ad sidera

quotiens Ziliolum legemus in Plauto

Unum

memineris oro, ut
Vale; viro

si

transcribi feceris,

ad exemplar corrigaatur.

magno

et excelsi animi d.

Dominico de Capranica

singulari
salu-

quodam verborum
tem
die a

ordine

me totum

ex animo commenda. Phirimam


ornatissimis.

me

d.

Poggio

et d. Cincio, viris doctis et

Com-

missum denuo me
et

facito reverendissimis

patribus et dominis de Ursinis


et spes

de S. Cruce. Vale iterum, dulcissime compater

mea

fidissima.

Ex

Ferraria XIII maii [1430].

Esste poi anche la supplica di Lodovico Ferrari,

un

nipote di Guarino, dalla quale trascrivo alcuni periodi.

Ludovicus Estensis Ferrarius ad Cardmalem

Ursinum oratto
Omnes homines,

(i)

reverendissime pater et domine, qui per humanitatis

studia versantur et litterarum fructu velut

immortalium deorum nectare

et ambrosia, sicut poetae dicerent, pascuntur,


ter

non stomachari

et gravi-

non angi animo non possunt, cum ad Plautinos


animos
(3)

(2) versus lectitanin

dos comoediasque exesas depascendas


etenim (4) legendis
prietas observetur

appulerint;

quibus

cum verborum

tanta exornatio, latinae linguae pro-

(5),

sententiarum harmonia et antiquitatis lepos accuvigiliis

mulatus percipiatur, operis lucubrati, quampluribus


te

elaborati, ara-

summa

contexti iacturam

maximi damnant, ingenti molestia atque

nimi acerbltate afficiuntur. Ceterum, pater insignis et admirande domine,

hoc tempore omnibus


ut

es solatio solusque tunctos esse

bono animo

iubes,

cum
(1)

hactenus apud alios Plautus comicus scriptorum

negligentia vi-

Titolo erroneo; non orazione,

ma

lettera.

Cod. Vindobon. 3330

f.

166.
(2) plantonnis cod.
(3) exosas
(4)

animas depascendas

cod.

etiam cod.
observata cocU

(5)

5.

PLAUTO.
te

333

tara

cura morte coromutarit,

apud

perinde ac diligentiae parentem ac

studiorum fautorem raortem cum vita permutarit. Ex tenebris enim iam-

dudum

involutus apud te omnis beneficentiae refugium emicat, cuius

ope

et opera noster restinguatur (i) arder et haustu Plautino sedetur arida


sitis:

quod

te factiirum

profecto

compertum

habeatiir....
sit

Quantum
lis,

iuvenili

aetate florentibus lectio (2) Plautina

conducibi-

in

primis animadvertamus; tum vero iocunditatem, postremo officium

cum laude
quorum

considerabimus.

Nam cum

diversa

studiorum genera

sint,

sententiis ac auctoritate scriptorum in

hoc vitae curriculo optihuius


auctoris

me
ipsis

iuventus sibi moderari possint,

apprime

comoedias

conducere posse
institutis

arbitror,

cum non solum

doctrinae praeceptis at-

quc

bene vivendi normam consequi poterunt, verum etiam ad

suos mores
los

rite

componendos multorum hominum

ritus velut ante ocu'

speculum contemplabuntur; ex quibus imaginibus piane percipient

quid

deceat, quid non,

quo

virtus,

quo

ferat error

'

C3)

Hor. ad Pis. 308).

Hunc

in

modum

Spartanos

suos

instruxisse

liberos

rerum

(4)

veteres

tradidere scriptores; post enim

verborum documenta, servos temulentos,

mente alienatos

et eos,
satis

quorum per ebrietatem ncque pes ncque mena


officium faceret, pueris proponebaut (5) ut ab
vitio

ncque manus suum


eis,

sicut e speculo,

dedecore similiquc
illis

quam maxime

abborrcrent.

Quanta praeterea
tur

est

studiosis hominibus voluptas,

cum

suppeditestudiis
et

unde animos legende demulceant, quippe a gravioribus


diversi generis

cura se remittentes ad lepidissimos

hominum sermone
noster

velut ad diversoriam sane confugient,

quorum primus

omnium
sane

Plautus confcrtissimus

est.

Cui diversorio vel litterarum potius gymnasio


mirificos

suppeditare
'lecerpent,

(6)

otium cum usuvencrit,

voluptatis

flores

cum

nonnallos homines vario colloquionim genere contendenet

tes aspicient,

facetiamm snavitas aurbus applaudet

quomplurima

eli-

restringa! eod,

(3) lectio florentibus cod. (3) (4)


(5)
(6)

quid VirtaS

qui')

""'i

niiidnnf ilnrit

niiM

ffr.iflir

prror eoJ,

verum

cod.
<oJ.

preponebant

luppeditate cod.

334
cientur ut
elogia.

SAtBADiKr.

( i )

Quibus

in

rebus

sic tibi

omnes
in

gratas gratias habebunt,

non minus
sint

te in

Plauto quaro

Plautum

te

cum

tui

recordatione

lecturi

Valeat tua paternitas.

Ex

Ferraria kal.

iulii

[1430].

Ma

le pratiche dell'anno

1430

rimasero infruttuose

anche per Guarino; a buon porto approdarono invece


quelle del 1431 e
1432.

questo

proposito reco un

passo

di

una lettera del Panormita, indirizzata a Fran-

cesco (Barbavara):
Solco dicere quod et verum
state venerabilem

est:

me

expectare

Plautum

illum vetu-

atque

emendatissimum,

quem iamdudum accepimus

pervenisse in

manus

apostoli Ursini et

nunc esse apud Nicholaum Ni-

cholum, deinde ad Guarinum perventurum, postea ad


ficio...

me

Guarini bene-

(2).

[Pavia estate del 1432].

Di qui

si

scorge che

il

codice, che sin dalla seconda


stato trasmes-

met del 1431 stava a Firenze, sarebbe


so a Guarino a Ferrara.

Non
1432.
tipo.

ci

dubbio dunque che Guarino

1'

ebbe nel
suo pa-

Ma

l'archetipo o

un apografo? Proprio l'archeal

Ecco come Guarino ne d l'annunzio

rente ed amico Giovanni da Spilimbergo,


fessore a Cividale.

allora pro-

(i)
(2)

eligentur cod.

Pubblicata per intero da R. Sabbadini, Ottanta lettere inedite del

Fanormita, Catania 19 io, 135.

PLAUTO.

33g

Guarinus Verone^isis loaiini Spilimbergensi


Habeo quod
sas amore.
tibi

s.

(i)

nuntiatura pergratum futurum puto


Plauti

pr tuo

in in

muco-

Nuper

allatae mihi sunt uonnullae


tibi

comoediae

dice pervetusto,

quarum nomina

mitto.

Ad

earum esemplar quasdam


exscribi fa-

emendo;
cio.

reliiuas

autem quarum copiam nuUam habebamus,

Tu

contra siquid habes


fac

quod invicem

niinties in re litteraria quasi

ad antidoron,

stissimam salver a

me participem. Vale et Bartholomaeam uxorem modeme iube; Tadeamque (2) tibi caram facio.
kal. octobres [1432].

Ex

Ferraria

XI

Eruditissimo viro magistro

IOANNI DE SPILIMBERGO
affini

meo

dilectissimo

CIVIDATI.

L'avviso della venuta del codice era stato

dato a
lettera

Guarino da Leonello,

al

quale egli

manda una

piena di entusiastici ringraziamenti, facendogli merito


di

aver nientemeno che ridonato Plauto alla vita


Tuae itaque magniGcentiae immensas
illustri

(3).

gratias

habeo

et

proinde

tuac
ri&

personae totum

me

trado et sic trado, ut

me

pr tuo uta-

arbitratu.

Maiorcs

tibi

grates in

dics dicent studiosi homines et cunintelliguut

ctu-s

littcratorum

ordo.

Nam

omnes

Plautum facetissimum
vetustatis ex-

poetam virumque doctissimum quasi quoddam venerabile


emplar tua opera
nasia, ex
et interventu ex tencbris
esse....

ad lucem, ex antris ad gym-

morte ad vitam revocatum

Ferrariae

XV

kal. sextiles [1432].

(t)
(2)

Cod. Goarneriano

di S. Daniele del Friuli

140

Moglie di Guarino; camque cod.


Pk/.,

(3)

Tktsnurus. VI,

3.

pag.

162 e

in molti manoicritti.

336

R.

SABBADlNi.

Guarino pertanto, che possedeva gi una copia delle


otto

commedie, note prima della scoperta


si

dell'

esem-

plare Orsiniano,
dici

fece trascrivere da esso sole le dosul suo

nuove e corresse
il

apografo

le altre quattro,

perch

codice Orsiniano,

come ho

avvertito,

ne con-

teneva

sedici.

Al

testo delle otto

commedie Guarino aveva prece-

dentemente
al

rivolta la propria attenzione. Nelle lettere

agli amici alludeva volentieri a Plauto. Cosi scriveva

Capra arcivescovo

di

Milano

(i):

Hic ipse Franciscus (Brenzonianus) dulcissimus amoris


longos tecum habitos ab se
tuae praesentem dignitati
et

tui legatus cura


ita

secum abs

te

sermones recensuisset,
ille

me

fecit,

ut vere Plautinus
hic,

factus sim Euclio:


est
'

nam, ut

ille

inquit,

egomet sum

animus tecum

{AuL

178)...

[Verona 1427].

E
ras,

a Galasio
res
si

Avogaro

(2):

Quas ad

quid obscuritatis impediat,

commendo

ut lucem inqui-

ad quam
tibi

tibi

praestandam

si

tibi

censebor idoneus, curam operam-

que meam
iudicabis,

libens impertiam, an recte et pr desiderio tuo tu ipse

modo ne

sim

Plautinus

ille

Sosias, qui

obscuram

tibi

lucem

suppeditem

dum Volcanum

in cornu

conclusum geram (Am/>A. 341)

[Ferrara 1431 circa].

Ricordava poi spesso


109,

il

Plautino incordies della

Cist.

dove

le

edizioni

moderne leggono

tnihi cordi es.

(i)

Cod. Riccard. 779

f.

131.
f.

(2)

Cod. Vindob. 3330

172.

5.

PLAUTO.
(i).

337

E mandava
p.
e.

ai

corrispondenti copia delle commedie:

Tommaso Fano

Vereor nanque ne propterea ingratus appaream, quia


fero.
iste,

gratias

non

re-

Quod autem magnas


quem
tibi

tibi

bene habeam,

testis erit

optimus Plautus

hospitem ac domesticum facio


tibi

et in aere tuo,

modo ne

parva repudies animi ingentis ac


pol,
si

deditissimi munuscula. Ipsus edein te

hominem rogare

coeperis,

quam maxima

mens

siet,

certio-

rem reddet

[Ferrara 1431 circa].

Inoltre
rileva

attendeva ad emendarne
tre lettere indirizzate a

il

testo,

come

si

da

Giacomo

Ziliolo,

con-

sigliere del

marchese

di Ferrara:

De
cis
na

transcribendo Plauto iam institutum

est; et profecto, ni fallor,

spe1

ciosuro et minas

depravatum habebis volumen.


nec sine ratione
(2).

Nam m

in

o-

emendavi
tibi

et auctoritate veterum....

Ex Veropcrpul-

ni

augusti [1426]

Plautus

transcribitur,

opus meo quidem animo


et litteranim facie et

futurum

chrum

et accurate

exaratum

voluminis dignitate....

Veronae 18 augusti

(3) [1426].

Absolvit librarius noster Plautum,

quem

ut videbis

commendabis

et

bene positam operam

et

impensam

dices, opers ipsius elegantia

Ex

Verona

mi

kal.

novembres

(4) [1426].

Sicch uno dei primi o meglio

il

primo che pose

mano a un emendamento

di

Plauto hi Guarino, avanti

(l) Cod.

Monac.

lat.

504
f.

f.

ii,>,

...

i:i.iv#.m

#11

Pmloya ia6i

f.

33.

(a) Cod. Estense 57


(3) (4)

37.

G)d. Et. 57 Cod. Eit. 57

f.

46V.

f.

69V.
iatm,

R. Sabbadini, Tati

a a.

338

R.

SABBADINl.

che

il Panormita iniziasse il suo commento a Pavia (i). Per a un vero commento Guarino non pens mai: si

limitava a semplici note nella lettura giornaliera. Sussidi


si

per

la lettura di

Plauto non esistevano


di

allora, se

eccettui

una raccolta

excerpta.

Ecco

infatti

che
(2):

cosa risponde Guarino a Giovanni da Spilimbergo

Ad
deum
fiim

Plautum venio, ad

ciiius

lectionem luillum mihi adiumentum adest,

tester et angelos sanctos eius, nisi

quantum quotidiana

lectio spar-

suggerit.

Quod

si

adesset, volitare in

manus

tuas facerem e vestigio:


in te singulari

adeo gratum esset tuae morem voluntati gerere pr mea


dilectione et affinitate et

communis

patris

respectu. Nonnulla

tamen
et

re-

periuntur vocabula ex eo excerpta, quae

penes virum suavem

ami-

cum

utrique lohannem

Laudensem

(3)

sunt....

Ex

Ferrarla Vili kal. septembris [1432].

Ritengo che alluda


zizza,

agli excerpta di

Gasparino Bar-

sup. del secolo

che son contenuti nel codice Ambrosiano Z 55 XTV-XV, con la sottoscrizione: Plauti

Asinii poete clarissimi dieta lectiora octo comediarum fe(1) .Scriveva

Giovanni da Spilimbergo nel

1430-31 a Guarino

(cod.

Guamer. 247

p. 471):

Sunt nonnulli qui


illas

me

iamdiu non tam adhortentur


legerem,

quam pene

urgeant, ut octo

Plauti comoedias

quibus
et non

publice exponendis tu apud nostros primus laude puctor extitisti. Il commento del Panormita
compiuto n pubblicato.
Lincei

cum
fu

ne

R. Valentini
si

{Rendiconti

della

r.

Accad. dii

XVI,

1907, 477-90)

illuse

d'averlo scoperto nel cod. Vatic.

271

1.

Quell'anonimo commentatore adopera


il

Donato

in

Terentium:

perci da collocare dopo


(2) Cod.
(3)

1433
f.

(sopra p. 214).

Guameriano 96

I26v.

In una silloge di poesie volgari della met press'a poco del sec.
titolo:

XV

comparisce un sonetto col


ardi- Valli,

d.

lo.
il

Land. (A. Cinquini Nozze Pi'

Roma

1907, 18). Sar

medesimo personaggio?

5.

PLAUTO.

339

liciter expliciuity delecta

per magistriin Gasparinum Per-

gamensem
2454

(i).

Tracce dell'operosit guariniana su Plauil

to conservano
(2).

cod. Vatic.

1631

il

cod. Harleian

**
Ritorniamo
al

codice Orsiniano. Guarino aveva prodi

messo
delle

al

Panormita

mandargli
glielo

il

proprio apografo
effettivamente

nuove commedie: e
febbraio,

mand

nella seconda

naio e

il

met del 1432. Ma nel 1434, tra il genil Panormita abbandon improvviagli

samente Pavia, portandosi seco l'apografo guariniano.

Di

ci

Guarino mosse aspre lagnanze scrivendo

amici di Pavia: Luchino Belbello e Catone Sacco.

Luchinus Guarino patri

s.

(3)

....
cura ob
tio

Affecerunt he

(litterae)

quidem me summa ac

singulari tristitia,

maximum dolorem

quera in dies pateris de tam diuturno silen-

ad

te

Ludovici (Ferrari) nepotis, tum vel tuarum Plauti comediarum

amissione. Quibus rebus satis superque memorie mandatis non doleo te

cum

sed cxcrucior, non excrucor sed pereo funditus. Dii etiam mulctent
partes
sunt.
et a-

atque puniant, qui huiusce nostri angoris ac sollicitudinis

Turpe enim

et

odiosum genus

est,

quicum scmper coniunctissime


in.

mantissime vixerunt, quicquam accrbitatis animo allatum

Quod

au

tem a me
faciam,

petis

de Panormita an

rcditurus

abicrit,

non

te

certiorem

quom

ipsc

ncsciam de talium

opinione

indicare:

que quidero

I)

Cfr.

R. Sabbadini

in

Gwrfi. stor.
II

Ittt.

ital.

46, 74-75.

1)

F. Ritichclii Opusc. phibl.

229; R. Sabbadini

La

scuola t gli

studi di Guarino 92.


(3)

Cod. Parig.

lat.

7059

f.

24; cod. Fcrrarcto


fra

133

NA

f.

2.
si

Due
son

altre lettere

scambiate precedentemente

Guarino e Luchino

perdute.

34<*

^' SAfiBADlNI.

qxialis

sit,

non dicam; balbus

(i)

enim sum.
traduxit;
te

Omnem

sane

is

suppellec-

tilem
dixit;

suam bibliothecamque secum

rediturum
intellexisti,

tamen se vulgo
kalendis grecis..

puto autem, ut superioribus ad


Ticino

meis

Ex

Xini

martii [1434], sequenti die post tuarum oblationem.

Guarinus Luchino Belbello


Tu non

sai.

(2).

parvas spargis querellas quod nullas a


'

me
Sed

acceperis et recte.
velint
'

Nam cum
tabellarios

amantes non longe a caro corpore abesse


fieri

{Catull.

66, 31-32), solis possunt praeseutes

litteris.

istas querellas in

evomas, vel adiuvante me,

facito,

qui quasi hostes

amicitia-

rum

sunt et quibus omnes benivolentiae professores bellum indicere de-

buissent.

Verum enimvero quom

tuis

ex

litteris

commonefactus

essem

olim te Mantuae domicilium habere, eo meas superiores dimisi. Itaque

male de

me
in

suspicari desine et salvo et inconcusso

amore nostro culpam

in meritos reice.

Tuam
Sallustio,

me

dilectionem ac diligentiam aperis


et

cum

alias

tum de

ipso

quem

olim ad

me

misisti et deinde missurus eras, nisi

Pa-

normita intercepisset, cuius materiae mentio

me

singulari afficit tristitia.


is

Nam cum eum


vitara cogitabis.
bierit;

kalendis graecis rediturum dicas et

Plauti
in

comoedias

novssime repertas a

me

abstulerit e

commodatas, quo

maerore ago
irrediturus a-

Tu
est,

igitur

me

certiorem facito

prorsusne
fera

quod
et

si

perii funditus.

Utinam

mors

quae

cuncta ra-

pit

'

Panormitam
illos

rapuisset,
(3)

ne meas raperet comoedias.


contemplatus

Mortiferos

Vegii

versus

sum,

in

quibus

cum

mortales sententias, tum vero idem propositum ad tam diversa concin-

natum non

mirati

non

potui: imraortalitate

dignum ingenium.

(i)
(2)

Allude

al

proprio cognome
lat.

Balbe Ilo

(Belbello).

Cod. Parig.

7059

f.

24; cod. Riccard.

924

f.

188.

(3)

Intende l'elegia del Vegio in versi serpentini che comincia:


est lex certior ulla:

Mors

fera cuncta rapit non

una variazione del Vado mori

medievale. Pubblicata da L. Raffaele, Maffeo Vegio. Elenco delle opere.


Scritti inediti.

Bologna 1909, 209-212. Sul Vado mori


Milano 1908, 13-14.

cfr.

R. Sabba-

dini

Da

codici, raidensif

5-

PLAUTO.
expensis, ut de nepote
litteras

341

His inclusas mittas oro vel

tuis

meo Ludovifru-

co (Ferrari) amantissimo quicquam discam, cuius


stra expecto.

iamdudum

Confer hoc

in

me

singulare beneficium. Vale et Vegio


viris insignibus

meo

me commenda
Ferrariae

et Catoni (Sacco)

et

optimo

viro

domi-

no Ioanni Alexandrino.

kal. [apriles

1434].
fit

Nullus hic prorsus librarius reperitur, quo


dear.

ut tuis votis tardus vi-

Guarinus Veroncnsis
Habeo, ah quid

ci.

v.

Catoni Sacco
?

sai. pi.

d.

(i).

dixi

habeo

habui, volui dicere, Plauti vo-

lumen, novis refertum comoediis, hoc est quas


re vidit hacc aetas.

ut excribi faceret.
si

dudum sepultas revivisceme petiit iam biennio Antonius Panormita, Hominem audio irrediturum abiisse, quod me cruciat
Eas a

secum

irredituras detulit comoedias.


ut

Quidam autem

singiilaris

huma-

nitatis

homo,

fama

est,

Thomas

(Tebaldi) cognomento Ergoteles (2)


igitur

cius rei

haud ignarus esse debet. Te

per integritatem

tuam, per

amorem, per benivolentiam mutuam

obtestor oro et obsecro, ut in re-

parandis comoediis meis studium curamque tuo more adhibeas, ne simul

cum homine codicem


Kx
Fcrraria

amittam....

XII novembris [1434].


effetto.

Queste pratiche non sortirono nessun


nonostante Guarino non tralasci
vere; anzi nella primavera del

Cio-

di scrivere e far scri-

1436,

quando

il

Panor-

mita fu dal re di Napoli mandato anbasciatore a Firenze


(3),

gli

rinnov la

domanda

di restituzione

per

mezzo

di

messaggeri. Sempre inutilmente. Allora Tan-

(1)

Cod. Parig.

lai.

7059
i\,-\

f.

44; cod. Ferrare

133
ri|

NA

f.

4.
.\r\

(a) L* rt"^"'"

iiitii.w.

l'iiu.rn.if

-.f

.V

ti

ilb.ri

u..rvii<.

VJ-

conti.
(3)

R.

biibbiuliui

in

Guirn. star, UlUr,

ttal,

28,

34.

342

R.

SABBADINI.

no seguente (1437) ricorse ai buoni uffici di Guinif orte Barzizza, che gli poteva giovare per le relazioni che
aveva con
la corte d Napoli.

Di

ci

siamo informati

dalle tre seguenti lettere:

Guarinus Veronensis Guiniforto Barzizio

sai.

(i)

....

Erat superiori tempore in urbe Papiae quidam nobilis vir An. . .

tonius Panormita
ibi Plauti

Is igitur a

me

per

litteras petiit

accommodandum
in

volumen, in quo erant comoediae omnes nuper

lucem

re-

vocatae.

Has

ut fingebat transcribi cupiebat. Liberaliter igitur misso ad


et triennio

eum

volumiue, quod

tenuit,

postremo cum librum cura


is

sin-

gulari

quadam gratianim

actione mihi referendum expectarem,

vel fuinterli-

giens vel fugatus

meum
. . .

secum,

me

invito et reclamante,

Plautum

ceptiim asportavit

lam

intelligere te

puto quid ex te

cupio: ut

brum recuperare

tua opera valeam...


[1437].

Ex

Ferraria VII kal. octobris

Guinifortus Barzizius Guarino

Veronensi rhetorl
(2)

praestantissimo

^.

.... Operam
sideras....
riar....

enim

meam apud

serenissimum regem Aragonum de-

Hoc

revocandi ad nos Plauti

munus quod mihi imponis adoscribam, quoniam

Nihil ad maiestatem regiam in praesentiarum

id sine alterius dispendio ac dedecore

non

fieret.

Agam

autem

litteris

apud clarissimum utriusque

iuris

consultum

lacobum Peregri regium

senatorem ac vicecancellarium....

Ex Mediolano

nonis octobris

MCCCCXXXVII.

(i)

Cod. Ambros. Cod. Ambros.

159 sup.

f.

37.

(2)

159 sup.

f.

37 v. 33r.

PLAUTO.

343

Guariniis Verattensis Guiniforto Barzlzio sai. (i)

.... Ad
me
amicorum
lantes,

interceptum mihi Plautum venio,

quanquam magis eum ad

venire decuit: tot per annos


litteras

eum ab

iniquo possessore per meas per

repetere

non

destiti;

nec defuere nuntii coram posturege

eum
est,

posteriori

tempore (1436) Florentiam ab serenissimo


et

missus

quo tempore

librum referre potuit,

nisi

suum

potius

quam
una

nostrum

et dici et esse maluisset...


vir...

Supra quinquennium codicem usurspei viae destituissent (2),

pavit bonus iste

Cum autem omnes

reliqua offerebatur, ut ad

regem ipsum inclytum scriberem. Quod


quia cursus meis ad eius maiestatem

ut fa-

cerem tardius causa

fuit,

litteris

non

apparebat; simul quia primos ad

eum

aditus ab onere potius

quam ab

iocunditate auspicari subverebar....

Ex

Ferraria

kal.

novembris [1437].

Ma nemmeno
occasione
si

le

premure

di Guiniforte

approdarono
favorevole

a nulla: tanto che Guarino colta la prima

rivolse direttamente al re Alfonso.

Guarinus Veronensis
regi

sai. pi. d.

serenissimo Alphofiso
(3)

Aragonum

...

Ilaec

autcm cum pr mca humilitatc tuac maicstati

libens of-

frram, peto ab tua scrcnitatc non pr

mea quidcm

causa, sed pr tua


pretiosa, sed
sit

professione raercctlcm, non arma, non equos,


nius Itberationem captivi, qui oliiQ cz

non vasa

u-

mea

familia,

cum

ingentu sinest

gulari, doctrina cximia, Kcriptis eloquentissimis

honorandus, indignus
\f,

qui scr\'at et priori invitu privctur domino.

est

l'Iautus latinac lin-

guac decuf, quetn cum

v. ci.

Antonio Panormitac rogatus anno iam le-

(\)
'

0)d. Ambro*.
dettiduent cod.

i
,

..

,_

2)

(3)

Cod. Monac.

lat.

78

f.

84; cod. guerin. di Brcfcia

C VH

L 57.

344
ptimo commodassem,
ille

R*

SABBADINI.

meum
si

centra fas fidemque poetam usurpit et

poscentem

me

ludificatur. Sit ergo

huius

epistolae
te laudes

qualiscunque

illud

mihi a serenitate tua pretiiim,

meas de

non

abhorreas,

ut

tuo iussu Plautus meus tam longam servitutem serviens ad

me

ex

tam

diuturno remeet tandem postliminio,


cari libertus mereatur....

ut regiae maiestatis opera tuus vo-

Ferraria kalendis octobribus

1442.

Una seconda
roccasione
Campinassi.

volta fece

premura

al re
il

Alfonso nel-

che

andava a Napoli

conte

Giovanni

Guarinus Verotiensis

sereniss. regi

Aragonmn

sai. pi. d.{\)

.... Reliquum
enim quid
pinassi
sit,

erat ut, ad studiorum

meorum quantulacunque
vai

sint

opera et solatium, tuam invocem vai humanitatem

saveritatem.

At

planius et opportunius coram explicabit magnificus


et

Cam-

Comes Johannes, quo legato


illae

patrono apud te utuntur Plauti-

nae musae; ut

tuo patrocinio postliminii iura consequantur.

Veduto che nemmeno


re sorti
col
tra
sti
1'

la

seconda pratica presso


Guarino smise
il

il

effetto desiderato,

broncio

Panormita e
il

scrisse a lui questa bellissima lettera


l'affettuoso. L'amicizia dei

burbero e

due umani-

era stata delle pi sincere ed entusiastiche e non


inci-

doveva essere a lungo pregiudicata da questo


dente.

(i)

Cod. Berlin,
92.

lat. 4.

226

f.

29; cod. di Wolfenbiittel

Aug. 2^ 83.

25

f-

5.

PLAUTO.

345

Sapienti et eruditissimo viro d. Antanio Panormitae

amico praecipuo Guarinus Veronensis

sai. pi. d. {i)

Etsi
luisse

parum apud

te

meas

in re

mea

preces et

amorem pristinam

va-

sim eipertus, tanien in aliena novas adhibere preces constitui idque

facio vel eo Consilio, ut tuo prospiciam honori.

Nam

si

roganti

amico
tibi fui

defuero,

vereor ne fama

vulgetur te mei

odium

cepisse,

qui

quondam

carissimus. Id vero

quantum ad
?

vitae constantiam hominisque

gravitatem pertineat quis non videt


conterranei mei
luntatis
ris,

Rem

itaque
testis

Federici
sit

Veronensis

tibi

intime

commendo
si

sic ut

tuae de

me

vo-

non mutatae. Cui

operam tuam ac

diligens studium adhibue-

ut prius amicis solebas, laetabor mihi tibique congratulabor; sin ne-

glexeris contra ingenium


tasse

tuum liberalitatemque naturae, non

falso

pu-

me

testimonium

facies.

Hac

in re si

amico meo studioque meo


ut

morem

gesseris,

audebo

et

me

tibi

commendare,

Plautum postliminio tam longo redire suos ad

penates iubeas, ne illum, qui amico

quondam animo commodatus


communia

erat,

inimica usurpes ininra, et quae amicorum


pria subreptaquc fiant. Si

esse debent, proisti

eum

remittere tandem statueris,

Federico

credere poteris, qui salvum ad


et

me

mittet aut

rcportabit.
in

Id facias oro
fieri,

Guarinum

tibi

qui olim fuit


pariet.

eundem

velis et
tibi

posterum

quod

utrique

honorem

Vale

et

quam

cams sim

et libro

remitten-

do

et

amico bene tractando demonstres oro.


Ferraria VTII dccembris 1442.

Finalrp'*'"'
plautiiK;.

'lei

1445 ritorn

Forrara

1'

apo^Tafo

I)

u,\.

v.iUc.

3J72

I.

i.

346

R. SABBADINI.

Eruditissimo

et ingenii florentis vati

ci.

Antonio
sai. pi. d.{\)

PanormitcB amico intimo Guarinus Veronensis


Vix
explicare calamo
reditus,

possem quam
aliis

laetus extiterit Augustini viri sa-

ne primarii

cum

de causis,

tum quia

salutis tuae ac fortu-

nae optatum

attulerit nuntium...

Accedit quod, ut tua, pr amicitiae nostrae iure, communia esse declares,

Plautum eidem ad me deferendum dederis,


sic

in

quo autem
sine

perle-

gendo

nostram recreo

et instauro

memoriam,

ut

non

te ipsius

poetae lectio suscipi possit. Ut etiam cetera inter nos participentur, tuum
erit,

siquid habes ex bisce studiis aut eximium

natum

vel resurgeiis

quod
te

ad tuas pervenerit manus,


invitante proverbio

me quoque
qjicov

voces in

partem,

vel

prisco
scis,

t tcov

xoivd.

Musae nanque,

ut

ho-

spitales sunt et munificae.

Vale

et ut soles

me ama.

Ex

Ferrarla nonis maiis [1445].

Quando

il

Panormita nel principio del 1434


il

lasci

Pavia, and direttamente a Palermo presso


fonso; e di l con lui
si

re Al-

trasferi sul
i

continente senza
libri.

avere

il

tempo

di

prender seco

suoi

Cosi T a-

po^rafo guariniano di Plauto rest a Palermo,


al

dove

Beccadelli non

si

present

occasione

di

ritornare

che molti anni dopo, vale a dire nella seconda met


del 1444. Infatti in una lettera
all'aprile del
(2),

che

posteriore

1444

(3),

egli scrive:

profectio

mea Pas'

normum adhuc
geva
alla

suspenditur.

Ma

poco dipoi

accin-

partenza:

brevi fortassis bona


(i)

Ego cum
I.

in

praesentia Caietae

ago,

regis venia

Panormium pe-

Cod. Vatic. 3372

f.

(2)

Camp.

30.

(3)

R. Sabbadini, Biografia

di G. Aurispa 92;

cfr.

85.

5.

PLAUTO.

347

titurus

statimque rediturus
effettuare
(2).

(i).

la gita si pot final-

mente

Reduce da Palermo, consegn il Plauto ad Ag*ostino Villa, che al principio di maggio del 1445, come
s*

veduto, lo recapit a Guarino.


***

Compiuta l'esposizione
che
vi si riferisce:

delle peripezie corse dal co-

dice guariniano, esaminiamo

una

lettera del

Panormita

Antonius Panormita lohanni Feruffino


iuriscansulto sai. pi. d.
Is

(3).

(Ludovicus Ferrarius) causa est omnis contractiunculae

Goarni

viri

constantissimi centra me.

Cum

enim sua omnis culpa et

levitas sit, in

me

reiecit

crimen Ludovicus; siquidem abeunti mihi atque

addubitanti

mecum

deferre Guarini codicem, suasit iussit perpulit voluit

ut deferrem illum,

omnino

recipiens in se Guarini avunculi onus; iramo


si

contradicenti mihi respondit:

moleste tandem id laturus est Guarinus,


illi

quod nequaquam

putes, bisce meis digitis exscribam


ut

longe pulchrio-

rcm Plautum ac pretiosiorem. Adsensi tandem,


^<*nrmeritus...

de Ludovico ntique
est.

Me Genuam

usque Ludovicus comitatus

Me

vero a-

cuntc et ab oculis cius semoto, vide obsecro quid fecerit autquid potius
ir>n

fecerit^

non me modo non excusavit sed

incusavit, nec se id fecisse


in

sc<l

me

criminatus est; in

me

traiistulit

culpam,

me poenam, hoc
Ego vero
suum Guarino

est

Guarini indi^^nationem, omnia mihi promissa mentitus.


prospicicns, ut

id fore se-

primnm

licuit

librtim transcribi curavi,

poncn,

quem cum

nvcnissem qui deferre non gravaretur, domino rcstituc-

rcm. ("um vero Florcntiam


(1) Beccatelli
(a)

me

contuli regi Ic^ntus, ideo lilirum ipse

mc-

Ept. Camp. 21.


//

Camp. 38. Anche V. Laurenza,


p. 13, colloca

Panormita a Nopciit

Napoli

1913
(3)
'.
1
1

quest'andata a Palermo nella gcconda met del 1444.


VcnctJii

Gali. IV, 5,
IV, aatografo.

1553

f.

73;

collawonnU

col cod. Vatic.

3371

348

R.

SABBADINI.

cum non
ficisci

attuli,

quod Panormi

liber erat,

non

Caietae,

unde

(i) subito pro-

mihi

fuit

necesse principis mei iussu. Iniustam ubi


statm

primum

libri

huius querimoniam accepi,

per epistolam Guarino purgo, compater, apud

me
te.

excusavi
Litteras

iisdem fere verbis quibus nunc

me

ad Guarinum dedimus Scipioni Ferrariensi utriusque nostrum


simo, nunc ut audio pontifici Mutinensi
satis
(2).

amantis-

Is

reddiderit

necne mihi
aut scripsit

incertum

est;

nam Guarinus

super hac re

nunquam mihi
Sed quid
ultra

aliquid nec respondit, subiratus, ut arbitror.

immoror

Consignavimus librum Hieronymo Senensi Philippi ducis nuntio ad Al-

phonsum

tibi,

ut admones, deferendum, quo

Guarino tutius certiusque


reconciliabis, quern

reddatur. Interim
nisi plus

Guarinum virum humanissimum mihi meos amo,


dii

quam

oculos

mihi oculos exturbent. Uxor

mea

Philippa commater tua pulchre valet, gravida iam septem mensibus.

Cum

pariet quidve pariet, statim tibi et Ergeteli significabitur.... [Napoli 1443].

La

lettera,

per quel che

si riferisce

a Guarino, un

tessuto di menzogne. Essa inserita tra le Epist. Gali.

che vanno fino

ai

primi dell'anno 1434, mentre appar-

tiene alle Campanae: nel qual proposito baster ricor-

dare che

il

viagg-io diplomatico del

Panormita a Firenze

di quell'anno

ebbe luogo nella primavera del 1436 e che il 30 ottobre medesimo fu creato vescovo di Modena
Scipione Mainenti.

Ma

l'anno della lettera


di febbraio fu

il

1443,

poich appunto nel 1443

mandato dal
(3).

Visconti ambasciatore a Napoli Girolamo da Siena

La

stessa data

si

dimostra per altra


della

via.

Il

PanorFilippa,

mita parla del prossimo parto


incinta di sette mesi. Il parto

moghe

non pu essere avvenuto

la

che nel corso dell'anno 1443 e pi precisamente entro prima met; e deve aver cagionato la morte di Fi(i) S' intende
{2)
(3)

da Palermo.
il

Scipione de' Mainenti fu fatto vescovo di Modena


Osio, Documenti diplomatici III, 282.

30 ottobre 1436.

5-

PLAUTO.

349
la

lippa,
dell'

se consideriamo che

il

Panormita verso

met

anno seguente parlava

di ripigliar

moglie. Infatti
litteris

egli scrive all'Aurispa: Binis tuis

nunc

respon-

deo, breviter quidem et tumultuarie ut qui rebus publicis,

hoc

est regiis,

rebusque

privatis,

hoc

est

uxo-

ri

obstrictus; e l'Aurispa al re Alfonso,

scherzando

sulle pratiche per


ter

et d.

il nuovo matrimonio: Vale tu feliciAntonium Panormitam suavem poetam com-

mendatum habe

et sibi aut fingenti

uxorem
cadono
Queste

velie

aut insani enti subveni.

Le due

lettere

nell'an-

no 1444, certamente dopo

l'aprile (i).

trattative

del Panormita condussero al suo matrimonio con


Arcellio, celebrato approssimativamente nella

Laura

seconda

met del 1446 (sopra p. 200). Ora chiaro che tali negoziazioni presuppongono la morte della precedente
moglie Filippa
al pi tardi nell'anno

1443

(2).

Dimostrato che

la lettera

va assegnata
in

al
il

1443,

una sfacciata menzogna che


ancora a Palermo.
(1)
(2)
10

quell'
il

anno

Panor-

mita abbia mandato a Guarino

codice,

che stava che U

E menzogna

parimente

R. Sabbadini, Biogrnjia di G. Aurispa 92; 95.


Filippa partor una bambina a cui venne posto

nome Agata.
39);

E
l^a-

deduco da questo bigliettino del Panormita {Camp.


s.

Antonius

normita Alphonso regi

p. d.

Quoniam

brevi e Ncapoli rcccssurus ett

oro atque obsecro memineris


11

polliciti tui in

nuptias Agnthcs

filiolae

meae.

27 giugno 1458. Allora Agata doveva avere un'et da marito, una quindicina d'anni, a dir poco. La prima figlia del Pare

Alfonso mori

il

normita natagli da Laura Arcellio venne


e

alla

luce nel corso


resto

del

1447
si

non poteva

nel

1458 essere

in et

da manto. Del
marit nel

non

chia-

mava Agata, ma Caterina Pantia


op cit.

si

146$

(R. Sabbadini

103).

Come apprendiamo da V.

Laurensa,

Agata

spot Paolo de Galluccio.

350

R. SABBADINI.

codice sia stato consegnato per

il

recapito

all'

amba-

sciatore Visconteo Girolamo da Siena, rino attesta che gli


fu

dovech Guaambasciatore

consegnato

dall'

Estense Agostino
Si capisce che

Villa.
il

Panormita

s'

accorse di aver opeil

rato villanamente portandosi seco da Pavia

codice

e per diminuire la gravit della colpa, architett quella


lettera,

seppure non preferiamo pensare l'abbia alterata


la inser nella collezione dell'epistolario.

quando

Un apografo
Il

del codice Orsiniano.

(*)

Plauto del cod. Vatic. Barber.

lat.

146,

membr.,

del sec.

XV, ma

di

una

scrittura cos bizzarra,


sec. XII.

che
nu107,

dal catalogo antico fu attribuito al

La
f.

merazione, fatta dallo stesso copista, comincia col


il

che significa che qui abbiamo


i

il

secondo

di

due vo-

lumi,
sei

quali contenevano le ultime dodici


alla

commedie,

per ciascuno, venute

luce per mezzo del cod.

Orsiniano.

Al

f.

95 leggiamo la nota di possesso, au-

tografa del Pontano:

Nicolaus Maria Buzutus insignis eques Neapolitanus

hoc volumen

dono dedit Io via no Pontano Umbro, cum ad eum


pestis gratia

divertisset evitandae

anno domini MCCCCLVIII. HI die


il

iunii .

Nell'esemplare da cui deriva

nostro Barberin. era

avvenuta una trasposizione


parte del Truc.
(*)

di quinterni,

per

cui

una

si

mischi

al testo del Trin. Il copista

Comparve

la

prima volta

in Rivista di filologia

XXXIX,

191

146-47.

5.

PLAUTO.

351

non

se n'accorse mentre trascriveva;


il

ma

nel confron-

tare poi

suo

apografo

col codice

della biblioteca
f.

regia di Napoli vide la discrepanza; allora al

176V,

dove appunto comincia


egli

l'intrusione del Truc, nel Trin.y


a destra: hic usque

segn

sul

margine estemo

ad
se-

2*" paginam aliter

quam
f.

in codice regio;

analoga os-

servazione ripet

al

183:

huc usque ad sequentem


scilicet regio.

nam
rano

longe diversus ab altero codice

Ed
il

e-

naturali quell'a///^ e quel longe


il

diversus:

co-

pista trovava nel codex regius

Trin,,

mentre nel suo


natura e la

aveva

dinanzi

il

Truc. Pi tardi capi la

causa delle discrepanze, e conseguentemente sul mar-

gine interno del


te,

f.

176V, di fronte alla nota preceden-

segn quest'altra: require in sequenti comedia hinc ad g paginam versus post illum versum: hec perire
o
1

[Truc. 300) et in
f.

fine:

Ub

perdiderunt

[Truc, 301); e al

188 avverti: huc usque durai err or,


anterioris quinterni.
(i),

ante revertere

ad primam paginam
si

Di questo codice
al

occup G. Suster

ma

tenne

conto di una sola delle quattro note marginali, quella


f.

183, trascurando le tre rimanenti,


in cui

donde

lo stra-

no errore
le

egli incorse.

commedie

di

Plauto fu

Sanno filologi che delallestita una recensione itai

liana,

audacemente

interpolata, e accolta p. es. nel cod.


si

Vindobon. e nel IJpsiense. Molto e variamente


scusse sulla citt in cui questa redazione
parata: Firenze,
la

di-

venne pre-

Roma

o Napoli, e sull'umanista che


il

esegui,

il

Pontano,

Panormita,

il

Valla o Poggio.

(1)

PkilotogUt,

1889, 441 M.

352

R.

SABBADINI.

Il

Suster ripropone Napoli e


Barber. mista,

il

Panormita.

La

redazioil

ne del cod.

poich ad
il
il

es.

Truc.

deriva dal cod. Orsiniano, dovech

Poen. risale alla

recensione italiana. Questo assod

Suster

confron-

tando

il

Truc. con l'Orsiniano e


il

il

Poen. col Lipsiense.


ra-

fin

qui tutto procede bene;

male comincia dal

gionamento della conclusione. Ecco com'


menta:
il

egli argo-

cod. Barber. nel Truc. uguale all'Orsiniano

e diverso dal

codex regius\

nel Poen.

diverso dal
cod.

Truc. ed eguale al Lipsiense;

dunque

il

regius

deriva dalla stessa fonte del Lips., ossia dalla recen-

sione italiana.
lo,

Lo

strano ragionamento, giova ripeter-

muove

dalla falsa interpretazione di

una

delle quat-

tro

note marginali succitate.

A
e aso

che redazione appartenesse

il

cod. regius, alla luce.

si

po-

tr conoscere solo
il

quando esso tomi

In ogni

Panormita non

fu l'autore della recensione ita-

liana per due

buone
di

ragioni: l'una che

non era uomo


testo qualsiasi

capace
e tanto

di affrontare la recensione di

un

meno

un

testo cosi lungo e difficile


si

come

quello di Plauto. L'altra ragione


logia.

fonda sulla crono-

Come abbiamo veduto


il

nella storia dell'apografo

guariniano,

Palermo e nel 1445

Panormita dal 1434 al 1444 lo lasci a lo rimand a Ferrara. Ora la recomparisce gi


nel
cod.

censione italiana di Plauto

Vindobon. dell'anno 1443. Forse potrebbe venire a


qualche buona conclusione chi esaminasse l'esemplare
di
le

Poggio nel codice Vaticano 1629, che comprende prime otto commedie e le dodici orsiniane.

VI.

PLINIO

tu

lAiBADon,

TtJ/$ iaim.

Le Le
da

Epistulae
(*)

di

Plinio.

Epistole di Plinio

ci

sono state tramandate


i

tre famiglie di codici:

una comprende

libri

I-V
libri

6,

cento lettere in tutto; un' altra abbraccia nove

una terza
al

otto,
il

omettendo
IX. Qui
ci

il

libro

Vili e collocando

suo posto

occupiamo della famiglia

degli otto

libri.
ri-

L'archetipo di questa famiglia, ora perduto, era

coverato nella biblioteca Capitolare di Verona. JJi lo

adoper nel secolo


(890-974).

il

vescovo

veronese

Raterio

lo studiarono

due veronesi del secolo


mansio-

XIV,
lati

l'autore dei Flores

moralium auctoritatum^ compiil

l'anno 1329 (cod. Capitol. CLXVIII), e


(m.
1337),

nario Giovanni de Matociis

l'autore della

Brrvis adnotatio de duous Pliniis.


si
i

L' Adnotatio^

dove

distinguono, forse per la prima volta nel medio evo,

due

Plini,

ma

s'

insinua un

nuovo

errore,

che fossero

veronesi, fu probabilmente scritta dal mansionario sul(^)

Qnctto I DttOTO.

35^

R.

SABBADINl.

l'archetipo Capitolare stesso e di l


di copie: se pure

si

divulg per via

non preferiamo credere che l'abbia


(i)

divulgata egli stesso in forma di opuscolo.

Tutto ci dimostrato da K. Lohmeyer


E. Truesdell Merrill
(2).

da

Quest' ultimo inoltre pubblic


(3).

un' edizione critica delV Adnotatio

Dopo che
per
il

il

codice veronese fu studiato dal


se ne

florile-

gista e dal mansionario non


resto del secolo

hanno pi tracce

XIV

e nei primi del

XV.

Nulla

vieta di pensare che esso sia ritornato nella sua sede


antica alla biblioteca Capitolare.

Ma

nel 141 9 usc di


di chi: certo

nuovo
con

alla luce,

non sappiamo per opera

la partecipazione di Guarino.

Da

Venezia Guarino era andato


il

sulla fine del 141


le

a Verona, dove
(1)
(2) (3)

27 dicembre celebr
58, 1903, 467-71.

nozze con

In Rhein.

Museum

In Classical Philology, V, 19 io, 175-88.

Ne

fu

contemporaneamente pubblicata
in

un' edizione critica

anche
Merrill
la

da C. Cipolla

Miscellanea CeriavU Milano 19 io,


178-81).

758-64.

Il

cerca di stabilire la data \V Adnotatio (p.


si

Comunemente

colloca

dopo

1'

Historia imperialis dello stesso mansionario, finita di


e la ragione questa, che xX' Acino tatio
nell'

comporre nel 1320:


i

distingue

due

Plini,

dovech

Historia sono ancora confusi in una persona


il

sola.
sec.

Forse spande luce

sulla questione

codice Vatic. 19 17,

membr.
ili.

XIV, che comprende

Valerio Massimo e lo ps. Plinio


il

De viris

Alla fine di Valerio Mass.

copista sottoscrive

(f.

90V): Scriptum quoque

fuit volumen hoc verone per me lohannem anno domini M.CCC.XXVJII.

titolo dello ps.

Plinio

(f.

91):

Gay

Plinii Secundi oratoris veronensis

liber de

illustrium
la

incipit feliciter
si

corrisponde a quello che leggiamo


al copi1'

neWAdnotatio,
sta:

quale perci

potrebbe supporre fosse nota


Cos

e l'etnico veronensis confermerebbe la nostra ipotesi.


si

Adno-

tatio

collocherebbe

dopo

il

1320 e prima del 1328.

6.

PLINIO.

357

Taddea Zendrata. Lasciata


e ritornato a
nell'aprile del
si

la novella

sposa a Verona
faccende,

Venezia a sistemarvi

le proprie

1419 ricomparisce a Verona, donde non


1429. Apr subito

mover

pi fino al
le lezioni

una scuola

privata;

ma

vennero bruscamente interrotte

dallo scoppio della pestilenza, per cui Guarino ripar


nella sua villa di Valpolicella,
luglio dell'anno

dove gi

si

trovava nel

questo

medesimo (14 19) (i). tempo appartiene V importantissima sua


quale annunzia la scoperta
tra l'aprile e
il

lettera,

con

la

del codice

di Plinio.

La collochiamo
le

maggio, per
in

esservi accennate

nozze recentissime:
s'

ogni caso

prima del
in villa.

luglio,

perch egW non

ancora rifugiato

Guarinus Veronensis suo Hieronymo (Gualdo)


saL
hi
;..i......
...;

pi.

ci.

(*)

.^i.bciidun uiu, iiuUaiu in

me

culpani reicies scio, pr


'

tua mansuetudine et singulari in


in

me
ita

cantate; nec dices:


est

Guarinus adeo
'.

re uxoria

hoc tempore involutus

ut littcrarum

curam seponat
cantibus

Et profecto mi Hieronymo non

tibiarum nuptialium

aures

atque animum adhibui, ut non maioris vel minimam


nyllabam,

litterarum tuarum

quam

nuptias totas

immo

univcrsas faciam....
vctustatis codi-

Ntidius tertius
.

quidam mihi comraonstrati sunt mirae

acri

ferme omnca.

Unum
et

inter eoi nactus

sum,

quo

dclectabcris

au<licndo,

quemadmodum

ego ipse spectando.

Epistulae

sunt

Plinii

singulari vcncratione; littcrarum facies perpulchra et inter

annorum ruga
'

splendide vigens et
Sabba<iini,
V*>

ttt

diceret Virglus

cruda dco viridisque senectu


'fino ao-ai.

Im

sciui
iu

Comparve

la

prima volta
f.

Mmco
<"'<1.

u'i

iinltcht class.
f.

II,

1887,

4^2-1. f>)d. Vindobon. 3^30

UQi

Arundel 70

io4T.

358
(Aen.

R.

SABBADINI.

VI

303). Voluminis forma in angustum

[magis] (i)

quam

lata,

ut

eius in paginis ternae tendantxir


sulci.

columnae

(2),

quasi rectissimi

arvorum

In octo divisus est libros et epistulas circiter

CCXX.
sunt

Nulli deest

titulus; aliquot transcurri:

emendatissimae
fuit,

nnihi visae

et,

quod non
et

laetitiae

solum sed etiam admirationi

in tanta vetustate

aetate
in dies

iam decrepita nusquam delirare videntur. Tuas cum ventura navi


expecto, quas ad illarum exemplar emendare constitui,
ita castigatae redeant, ut

ut

me

adiutore

neminem

fallere,

nusquam

mentiri discant...

[Verona aprile-maggio 1419].

Cerchiamo una conferma della data. Guarino conosceva senza dubbio precedentemente
delle
la silloge pliniana
gli

100 lettere;

ma

il

nuovo trovamento
il

porse
incon-

occasione di rileggere

testo, del

quale
^::

infatti

triamo molteplici tracce in una lettera


Vallis Policellae fronti
(*):

Castro rupto

XVII

kal.

sext,

[141 9].

Ecco

raf-

Plinio

3.

6.

Guarino
caeli re,

(cod. Est. 57

f.

180

ecc.)

Accipe temperiem
situm
villae

Erit et vobis cognitu et mihi nar-

gionis

amoenitatem

ratu
caeli

non iniocundum,

si

quae

sit

quae

et tibi

auditu et mihi

relatu

temperies regionis situs et


scripto

vil-

iucunda erunt.

lae amoenitas
eritis.

meo

intellex-

(i)

magis omm. codd.

(2)

Secondo L. Traube, Palaeogr, Forsch. IV


Bayer. Akad.
d.

(in

Abhandl. der
i

hist.

Kl.

d. k.

Wiss.

XXIV,

p. 28-29),

rarissimi

codici

classici scritti a tre

colonne sono da assegnare o ad alta antichit o a


e.

origine provinciale (p.


(*)

spagnola).
in

Comparve

la

prima volta

Museo

di antichit class.

Ili,

1889,

355-6.

6.

PLINIO.

359
aestivi

5.

Aestatis mira clementia; semfra-

Tanta
est...,

temporis clementi

per aer spirita aliquo movetur,

aerem nunquam stare ac suavi


votis
spiri tu

quentius tamen auras quara ventos


habet.

semper pr

moveri

sentias; raro ventos habet... saepitu

autem auras.
6. Hinc senes multi; videas avos

Grandes itaque natu plurimos hic


cernere
licet,

proavosque iam iuvenum, audias

fa-

avos ac proavos..; sunt

bulas veteres sermonesque maiorum;

qui ita memoriter quae iuvenes ipsi


viderint audierintque recenseant....;

cumque

veneris

ilio,

putes

alio

te

saeculo natura.

quae cum attentissimus

accipio, alio

quodam
7. Regionis forma pulcherrima;

saeculo mihi natus videor.

Quid regio ipsa

quam

pulchra

imaginarc

amphitheatrnm

aliquod

forma! apricae valles... cinctae


tibus...,

mon-

immensum
ties

lata et diffusa plani-

colles

quasi theatrum cir-

montibus cingi tur.

cumstant: lata quaedam a fronte et


diffusa planities.

8. has inter pingues terrenique


colles

ii

quidem pingues nec

saxei sed

(neque

enim
si

facile

usquam

terreni

cum

planissimis arvis ita de

sazum etiam
planissimis

quaeratur occurrit)
fertilitate

fertilitate certant...

campis

non

ccdunt.

11-13. Prata florida et


trfolium

gemmea
tcneras

Oliveta undique,

arbusto

aliasque

berb:u>

surgunt nec
virditas,

vivax

pratomm
trifoliura

deest
ser-

scraper et mollcs et quasi novax alunt, cuncta

quae

florcs

cnim pcrcnnibus

rivi

pyllum
et

ceterasque

herbas

teneras

nutriuntur; ned ubi aquac


iliis
I

plurmum

pubente pariunt

et nutriont;
rivi, ibi

eai

nulla, quia

devexa terra quicnec absorbuit

nanquc perenne alunt

enim

,11

liquor ncccpit

aquarum

Hatis,

fonte* plurimi, \MUh

rffundit in Til)erm.

Modion

ilio

a-

nulla; quia quicquid liquorti


tellua excipit,

devexa

grot ccat navium paticnx oranciiquc


f

nutquain per

inomn

ruget dcvehit in urbcra, hicmc duraaeNtatc

edere

patitur: aut

enim ad alendm
tri-

tnxAt et vere;

wammittitur

quae creavit abeorbet aut quaai

immen*ique flamini

nomeo

butaria tranifnndit io Atbaaim, qui

360

R.

SABBADINl.

alveo deserit, autumno resiimit.

Veronensem agrum

secat,

non rae-

diocrium navium.... patiens; nec...

magni nomen fluminis


aestate
tu tur....

amittit

nec

aquae

altitudine

desti-

14. Villa in colle imo sita prspicit quasi

Ea
ita

villa est molli

fundata clivo,

ex summo:

ita leniter et

sensim sine sensu crescente, ut


te

sensim clivo

fallente consurgit,

ut

non ante

ascendere

intelligas,

cum

ascendere te non putes sentias

quam

ascendisse te videas.

ascendisse.

41.

Ncque enim verebar ne


tibi

Quae

si

legentibus ullum laborem

laboriosum esset legenti


visenti

quod

afferent, deposita

interdum epistula

non

fuisset,
si

praesertim

cum

oculos a lectione et

animum ad

re-

interquiescere,

liberet,

deposita-

rum lectarum cogitationem advocare


poteritis

que

epistula quasi residere^saepius

sicque

interquiescere

et

posses.

quasi residere licebit.

Se

il

Plinio e

mirae

vetustatis codices,

sacri

ferme

omneSy furono mostrati a Guarino,

come non
perch

a du-

bitare, nella biblioteca del Capitolo,

mai non
Ausonio,

lo colpirono altri

volumi mirae
Att. ? Il

vetustatis, quali

Catullo, Cicer.

ad

suo

silenzio

significa

che

purtroppo quei preziosi cimeli erano gi

stati trafugati

Seguono ora
nei quali
si

alcuni passi delle

lettere
(*).

di

Guarino,

parla del

nuovo

Plinio

Guarino trasse dall'antico archetipo una copia per


il

Gualdo. Cosi

infatti gli scrive:

Epistulas Plinii
plar extorquere.

non emendavi,

difficile

enim

fuit illud

exem-

....Illud antiquum Plinii volumen Ex Verona V kal. ianuar. 1420 (= 28 die. 14 19)
{*)

transcribitur.
(i).

Comparve

la

prima volta

in

Museo
f.

di ant. class.

II,

1887, 433-36.

(I)

Cod. Ambros. F. S. V. 21

6.

6.

PLINIO.

361

Pi tardi ebbe di ritorno dal Gualdo un Plinio;


se fu la copia eh' egli fece trarre dall' archetipo.

for-

....

Venit in terapus Plinins noster,


fuit.

quem

benignissirae excepi, vel

quia tuus hospes

[Verona 1422]

(i).

Dopo
rona,

questo tempo
si

il

Plinio gnariniano usci

da Vequale

non

sa dove. Nel principio del 1424 infatti lo

faceva rintracciare dal


cosi scrive:

Biondo a Venezia;

al

Nunc tempus
te

est ut

Plinium nostrum venari

inceptes,

ut

duce eum faciam

in patriam reducere.

Veronae

XV

kal. febr.

[1424]

(2).

Nel principio dell'anno seguente esso era


del Biondo,
lo sollecita
il

in

mano
farlo

quale se ne traeva una copia. Guarino

che glielo rimandi, perch


il

doveva

trascrivere per

Capra, arcivescovo di Milano:


ut transcribi
viri

Opus habeo

faciam

Epistulas Plinii
idest archiepiscopi

amici causa, magni hominis et


diulani.

singularis,

MeTran-

Cura

igitur ut vel

tuas vel
si

meas buie ad me nuntio


cunctas

dea.

scriptac remittentur

e vestigio; et

nondum

absolutas

habes,

mittes qnas transcripsisti; rcliquum absolves interim.


!

Verona XI

ianuarii [1435I (3).

Indi
di

Guarino torna a

sollecitcre

il

Biondo per mezzo

Francesco Barbaro, a cui

scrive:

t)

Cod. Vindobon. 3330


PiiM>lic;ita

f.

150.
in

2)

da R.

S,.!>1..i.|iiii

(ieigcr's

'ierul/nhrsschri/t

/Ur

Kul
<3; Ib.

Kenasanap.

510.

363

R.

SABBADINI.

.... Quid

de

Plinio
raartii

(factum

sit)

fj8co? xoi5aaip,i an

omnino

ixTcavew spes debeam.

Ex Verona

Vim
il

[1425] (i).

Nel luglio
quinterni;

Biondo gliene aveva mandati alcuni


gli risponde:

Guarino

....

Aliquos accepi a
fieri velis

te quinterniones

Epistularum
Ep
i

Plinii,
Scis aret inpri-

de quibus quid

audio....

Redeo ad
in

s t

chiepiscopus (Mediolani) ipsus

quam
tum

omni

re magnificus

sit

mis in

libris

comparandis. Cupit igitur Epistulas ipsas


ipsius dignitati
ipsi

quam

ornatissime

scriptas et

cum

auctori peridoneas. Vale et


licet

cum
sim;

ipsas absolveris,

meum

fac ut

habeam exemplum,
initio

remissurus

tamen iam tardum


iam

esset,

quoniam

tuae sunt inemendatiores, quas

librarius absoluturus est. Itaque


illa

quas mitti volebam, mitti nolo; eas

retine sed cura ut charta

suo reddatur loco,

quam

mihi solutam va-

gamque commonstrasti.
[Verona
luglio

1425]

(2).

Nel 1427 la copia di Guarino stava nelle mani uno, da cui era difficile ottenerne la restituzione.
parla cosi in una lettera al Gualdo:

di

Ne

De Plinio
proverbio Graecorum
tate sermonis et
est,

certe liberalis

factus

sum
>.

invitus

ne,
et

ut

in

leonem tonderem

Nam cum

benigni-

omni humanitatis genere demollitus homo

facile insur-

gat in iram, nolui

meo

crimine

hominem

illum irritare,

sed paulo post


fas

temptabo

si

Plinii

reditum in patriam ab eo impetrare


est aucupio

mihi

fuerit.

Novo quodam utendum


mos omnium
dici

cum

bisce hominibus, qui


si
sit,

se

pri-

volunt ncque sunt, ut

non amicos,
te

at

saltem non
li-

inimicos eos habeamus. Quicquid autem

ab eius
sit

restitutione

berum

facio et

indemnem reddo,

etiamsi perire opus

vel

ab natali

(i)

Cod. Capitol.

di

Verona

CCXCV

f.

36.

(2)

VierUljahrsschrift p. 512.

6.

De

PLINIO

363

solo futurus

semper

sit

extorris.

ilio

autem postliminio vendicando

cura mihi

sit

Veronae VITI

kal. sept.

1427

(i).

Nel corso del 1427 stava per essere ultimata


pia del Gualdo, al quale scrive:
Expectabam ut
librarius

la co-

absolutas redderet

s t

a s

tuas, quibus desunt quinterniones tres ut

ad portum tandem perducat.

[Verona 1427]

(2).

Nel principio dell'anno seguente


al

restitu l'esemplare

Biondo con questa


Epistulas
discessisset.

lettera:
si

diu recepisses,

tuus

ille

furcifer

insalutato

minime

At vero posteaquara viam


non

edocuisti, illas
(3)

ad caris-

simam utrique nostrum Nicolaum (Abbatiensem)


tem
tabellario eas credere
*

dimittam. Huic aututus


et

sum

ausus;

ita

enim
'

securus

viator ingreditur iter, ut


plicaturus
sit:

coram latrone cantaturus

potius

quam
ut
si

sup-

adeo pannis vacuus rebusque visus

est.

NoUem

eum

imber adoriretur,

daret suae paupertatis poenas.

Ex Verona

XVIU

feb.

1428

(4).

Verso
al

la

met dello stesso anno 1428 raccomandava


in

Lamola, che era

Lombardia,
di Plinio.

di cercar col qual-

che codice delle lettere


Noli delatigari,

Lamola mi

optime,

in

pcrquirendis
esse

doctis

viri idcst antiquis codicibus,

quorum

ista referta

debet

Liguria;

cunctas recensc bibliothecas et sepultos in pulvere ac sordibus ad luccm

munditiasqne revoca
perr

et

cxsuKcitn.

Kpistulas Plinii

vctustas rc-

posse auguror.
(5).

(Verona met del 1438J


(1) Cod. Arundel
'2)
\)

70

f.

15.
f.

Cod. Vindobon. 3330

151.
si

Ferrara, dove allora

trovava

il

Biondo.

(4)

ViertilJaMrssehri/t p. 5 16.

364

l*

sabbadini.

Nel 1429
Plinio per
il

si

occupava

di far trarre copia

del

suo

Madio. Su questo proposito scrisse due

volte a Battista Zendrata.

....
restat;

Paulo de Pretto scribo super


velit inservire in

s t

1 i

illis,

quem roga
minima

per te ut mihi

absolvendis

illis,

quibus pars

non ero

ingratus.
iulii

Ex Argenta XEE

1429

(i).

Ad
unquam

rem

d.

Madii venio
d.

Dolco Bartholomaeum illum Floet obligatus est;

rentinum non inservisse

Madio, ut debebat

nec

mea
et

defuit diligentia instantia et urgentes preces.

Testor

deum

angelos sanctos eius,

me

nullum iniunxisse
fuisse

illi

opus transcribendum pr

me, ut opus

d.

Madii absolveret;

autem dorai meae sumptibus

meis sine uUo mihi collato fructu menses sex totos.

Unde

et

mihi pluperficeret

rimos debet ducatos; totum autem patienter tolerabam, ut

illas

Ep

s t

as

Ex

S. Biasio

XXn

octob. [1429] (2).

Pi tardi chiede con due lettere a Filippo Regino


il

proprio Plinio di ritorno,

il

quale stava in

mano

di

Antonio da Brescia.
.... Tu
beam,
'

curabis

Epistulas
'.

ilas

Antonianas mittere ut eas ha-

quarum
Ferraria

indiget usus

Ex Ex

in

kal. ianuar.

1429

(3).

.... Librum Epistularum


Ferraria

petenti lacobo (Ziliolo) condona.


(4).

XXI

aprilis

1430

L' ultima

notizia del codice

guariniano di Plinio

(i)
(2)

Cod. Ambros.

145

inf.
f.

f.

35 iv.

Cod. Vatic. Palat. 492

178.
f.

(3)

Cod. Marc.
f.

lat.

XIV

221

83.

(4) Ib.

83.

6.

PLINIO.

365

del 1449,
l

quando

gli fu chiesto in prestito


(i).

da Nicco-

V
Il

per mezzo di Poggio

Plinio Capitolare, secondo la descrizione di

Gua-

rino

comprendeva
(Vili)
16,

epistulas circiter

CCXX. E

in verit

sommando

le lettere dei libri I-VII.

IX

(Vili), tolta la

IX
il

che manca a questa famiglia, otteniamo

numero

di 122;

Guarino dunque non cont male.


collezione

Della medesima
nella Politia literaria

parla A.

Decembrio
*

(*)

Qua(I 4) pubblicata Tanno 1462: rum nuper centum et viginti quatuor cum priorbus inventae Quel cum prioribus si dovr intendere nel
'.

significato di praeter priores,

riferendo le priores alle


le

100

comunemente
si

note.

Addizionando con
il

100 le

124 nuove
to

raggiunge

totale di 224:

siamo pertan-

anche qui vicinissimo

al

numero

effettivo di 222,

Il

Plinio veronese era arrivato anche a Milano

(**),

dove ne possedeva una copia l'arcivescovo Francesco


Pizolpasso (m. 1443), conservata ora
nella

biblioteca

Ambrosiana sotto
f.
I

la

segnatura
del

I 75 sup.

(membr.). Nel

dipinto lo

stemma

Pizolpasso,

circondato

dalle lettere

FR
I

(anciscus). In fine: Plinii


et finis explicit.

Secundi

e-

pistolarum liber octavus

Le
la I

epistole so-

no numerate da
sa
in

CCXXXIIII; ma
si

20 diviInoltre
die

due e dal

n.

CXLVilli
Tonclli

salta al

CLX.

t )

Foggii Epist.,

coli.

IH

p.

8 con In data:

Romae

VH

(ice.
(*)

1449.

Comparire

la

prima volta
la

in

Museo di
in

antiehilh tlass. Ili, 1889, 356.


tttus*

(*^ Comparve
79-86.

prima volta

Ahuto di antichit

HI, 1888

366

R. SABBADIKI.

manca

la

IV
16,

26,

IX
Il

(Vili)

come nella classe delle cento, e la come nella classe degli otto libri: prova
libri

manifesta che la redazione contaminata.

greco fu aggiunto da una seconda mano nei


lettere.

che derivano dalla famiglia delle 100


e.

Cosi p.

in II

12,

il

testo primitivo dava:


la

***** idest ne-

gociolum

illud

quod superesse;
AnroupYtov.

seconda mano riem-

pi la lacuna

con

Una

terza

mano, che

for-

se

tutt'

una con

la

seconda, scrsse pi tardi in mar-

gine la traduzione dei passi greci.

Di questo codice parla Pier Candido Decembrio nel


seguente bigliettino
(*):

Petrus Candidus Francisco Pizolpasso Mediolan.

praesuli
Dum
me
fieri

s,

[i)

nihil

ago

utilius, perlibenter Plinii tui libros

inspicerem, praevi-

surus utique an emendatone


possit aestimaturus.
si

magna

indigeant, ut quid et quatenus per

Vereor enim ne minimum ingenio meo connostra

suluisse videar,

opus ut

intelligo aetate

mendatissimum
si

ipse

emendare coner, aut humanitati tuae nequaquam


Vale.

indulsisse,

diffiderim.

Parrebbe da supporre che

passi greci siano stati

introdotti e tradotti dal Decembrio: e la supposizione

acquista conferma da quest'altra sua lettera

(2):

(*)

Questo nuovo.
Cod. Riccard. 827
f.

(i)

28v.
24.

(2)

Cod. Riccard. 827

f.

6.

PLINIO.

367

P. Candidus Michaeli Pizolpasso


l,actaDtiain

s,

tnum quem ad

ine mutuin elingneinque misisti, ad te bi-

dui cura

doctum oniatumque
Nihil a

remitto, ita ut graece loqoi sciat et latine

dare

intelligatur.
legas....

me

praetennissum est diligentiae ut correctum

graece

Ora

il

Lattanzio di cui qui

si

parla l'Ambrosiano

A
e

212

inf.,

gi posseduto dall'arcivescovo Pizolpasso.*


si

su di esso

vedono

le citazioni

greche intercalate

e tradotte dal Decembrio. Confrontate le scritture del

greco e delle traduzioni tanto nel Lattanzio quanto


nel Plinio,
si

rivelano della

medesima mano.
anche Zein

Milano possedeva

le Epistole di Plinio

none Amidano che ne discorre


Decembrio:
Zefio

due

lettere a P. C.

Amidanus Petro Candido

s.

{\)
e-

Effecit diebus superioribus repentnus abitus a

Mediolano meus ut
cod^
istuc
tibi

pistolas Plinianas meas,

quas usui

nulli

(nullo

fore propter

Rcripturae vitium dixeras, reliquerim.

Quare cum

nunc proficiscatur

dominufi Gerardns Biragus noster, postea item ad nos rediturus, easdem


obsecro vel petenti
ri
illi

tradas vel ne petenti

quidem domum

mittas. Fie-

eniin posset ut (in cod,) maioribus nonnullis distento negotiis conveillas

niendi tni nec flagitandi


divi

potestas
illud

haudquaquam
habcre
satis

relinqueretnr. Ali-

enim nonnullos

hic

volumen
et

emendatum. Itnque

curabo,

modo meas habcam,


ernnt.
et

cas corriRi, quac postcn tibi scniper in

promptu

Saepe mihi cum Fojjgio


tfanit,

Aurispa viribquc

his

<

hniMiiis
n.,

(t

dortisler-

quibus vel

littcris vel

consuetudine aliqua co^jinHis


tibi

<lr tr

mf) ty\.

Ex
et

illif

iuuuB lum plurimam

lalutcm dicere;
1439-41].

itaque tu et

iUorum
(I)

meo

etiun nomine vale. [Firenxe


f.

Cod. Riocard. 827

77.

368

R. SABBADINI.

Zeno Amidanus Petra Candido


Placet mihi vehementer
las illas Plinianas

s.

(i)

quod propositum mutaris

statuerisque episto-

emendare.

Nam

etsi

minime dubitem propter earum


tibi

incorrectionem provinciam hanc non mediocri


stidio,

labori,

ne dicam

fa-

merito futnram, tamen cura et praedicatione tua et hortatione non

mediocriter Plinio ipsi affectus sim, quid malim potius


ipsas emendatas et per te praecipue etiam,

quam

epistolas

cum

ea secum et familiari-

tate et consuetudine devinctus sis, ut nulla coniunctiore amicitia et pro-

piore (^propriore cod^ sermone,

quam

Plinii utaris. Itaque


id

non modo per

me
tibi

licet tibi epistolas ipsas

emendatas reddere, sed

ipsum recipienti
exoratum esse

plurimas habeo gratias ultroque ad

ipsum

te

opus

velim.

Quod autem
visum
fuit

nihil

tibi

de Commensi

(2)

nostro
d.

scripserim, id

ipsum

mihi superfluum, adveniente istuc


et

Gerardo
te,

Birago....

Domino autem Poggio


[Firenze].

Aurispae commendatum

ut iubes,

feci...

Le due

lettere

sono del tempo

in cui

l'

Amidano

assisteva al Concilio

di Firenze (1439-42). Delle Epi-

stole Pliniane avevano, egli dice, a Firenze


satis

un volumen

emendatum: sar da pensare


(ora in Laurenziana),

al cod. di S.

Marco

284

uno dei

capostipiti della fa-

miglia delle

100 lettere.

Il

codice di Pomponio Leto?

(*)

Richiama particolarmente la nostra attenzione il codice Ambrosiano H 65 sup., membr. della seconda
(i) Ib.
f.

87.

(2) Francesco Bossi vescovo di


(*)

Como.

Questo nuovo.

6.

PLINIO.

369

met del secolo XV. Proviene dal fondo


cenzo
Pinelli,

di Gio.

Vinil

che
/.

sul

foglio

2v di guardia segn

proprio

nome:

V. P."'
libri;

Appartiene esso pure

alla

classe degli otto

alla fine: Explicit


Vero7ie7isis.
1'

liber octavus
ci

(IX) C. Plinii Secundi


rivela
Plinio,

Quel Veronensis

che

il

copista accoglieva

origine veronese di

ma non
f.

senza qualche dubbio, poich in mar-

gine

al

58V, dirimpetto a

IV

30, 3 gloss:

'

Ex hoc

lacu, qui

penes

Comum

est,

alteram

quam Veronam
nisi in altera

Plinio patriam fuisse coniectandum est:

natum, altera donatum dicas.

'

E
il
'.

al

f.

82V, di fronte a
*

VI

24,

tminiccpsy

ribadisce

dubbio:

Municipem

se appellat Comi, non Veronae

Questo codice
se,

fu copiato tutto
il

da un solo amanuen-

molto esperto,
i

quale scrisse contemporaneamendi

te

luoghi greci: e

greco

s'

intendeva, perch sui

margini incontriamo note

di tal

genere:

f.

iiv

(I

20):
*;

Egregia epistola
simili altre,

xepl Ppap>.OYta(; xa\ (xaxpoXoYCag

dove son promiscuamente adoperate


assennate e dotte;
*

le

due
Pli-

lingue.

Le

chiose marginali non sono molto numerose,


p. e.

ma sempre
tio
il
';

a III

8,

dove

nio parla del Panegirico:


a

Extat haec gratiarum acla

in

7,

dove

si

annunzia

morte

di Silio, cita

carme VII 63
Il

di Marziale, ecc.

testo contaminato della classe delle 100 lette-

re e della classe degli otto libri e lare rassomiglianza

mostra una singopr.

con quello della ed.


dall'altro.

del 147

1;

senza per che Tuno derivi


Si potrebbe arrischiare

una congettura
'^li

sul copista e

primo possessore
ft.

del codice,
latm

irtfni

occorrono
14.

sABBADun,

Ttsti

K.

SABBAOINI.

molti

segni di richiamo: pi frequentemente

NOTA
f.

(scritto verticalmente), poi

FNQ (=
f.

Yva)|j.Y)

p. e.
ecc.).

4V,

8ov), e

CH

(=^

crY)|jLet)<jai

p. e.

io, ySv,

86

Queun

st'ultimo

segno adoperato specialmente da Pomponio

Leto.

Pomponio
un

inoltre risale la sigla in cui


p

(o

s'intreccia con
volte, al
f.

(=(J)paTov) (i).

Essa
(IV
f.

si

trova due
4):
'

55, di fronte alle parole


etc.
',

19,

ver-

sus
alle

quidem meos cantat


parole (V 5,4)
'

al

i^

di

fronte

mihi autem videtur acerba semetc.


'.

per et immatura mors


supporre che
il

Sarebbe

lecito pertanto

codice sia stato copiato da Pomponio,


Inoltre
bi-

se non lasciasse gravi scrupoli la scrittura.

da osservare che quelle


zantina,
latini.

sigle greche,

di origine

compariscono

sui

margini

di

altri

manoscritti

Per no
ai

chi volesse

andar pi a fondo della questione,


altre

soggiunger due

note marginali, che


f.

si

riferisco-

tempi del copista:

77V, di fronte a

VI
']

13,

singulos enim integra re dissentire fas esse

Sena-

torium preceptum quod nunc servat senatus Venetus;


f.

100, di fronte a
']

VII

25, 4

nam tantum

utraque

lingua valet

Haec
(A.

laus hac aetate


Il

de Nicolao Se-

cundino

dici potest.

Sagundino mor a
Diss.

Roma

il

23 marzo 1463

Zeno

Voss. I 345). Nella

nota

egli supposto ancor vivo.

(i)

Di questi segni
Giulio

di richiamo

ha pubblicato un fac-simile V. Zabu1909, I 60.

ghin,

Pomponio LetOt

Roma

6.

PLINIO.

371

Pseudo-Plinio.

(*)

Fu

dal Gamurrini

pubblicata nel 1883

(i) si

una

let-

tera di

un Leonardo Aretino, nella quale


il

parla di

venti orazioni di Plinio

giovine e di una di Sveto-

nio. All'infuori del Teuffel, (2)

che crede

trattarsi di

un

equivoco, e dello Schanz


notizia,

(3),

che nega ogni fede

alla

ad ogni

non so se nessuno abbia discussa la questione; modo credo utile riprenderla in esame e cer-

care di risolverla, per quanto possibile.

a questo scopo reco quattro lettere del suddetto


(III)

Leonardo Aretino: una


la lezione; le altre tre

quella stessa pubblicata

dal Gamurrini, della quale io miglioro in alcuni punti

sono

inedite.

Tutte quattro def.

rivano dal codice Laur. Strozziano 104

14-15 e ven-

gono qui

riportate nel

medesimo ordine
I.

del codice,

Leoftardus Arretinus Laurentio salutem


auanipIurDian
i'oiiicmm orani, mi i-aurcnti vir
(.jjiinic,

dicit.

si

alia se niihi

materia
illud

scri-

ond ingereret, saltem

quod

in

buccam prmum

vcnirct,

me

tibi

crscribere; itidem factttrum te verbis

band ambiguis confirmasti.

Sed

nde, quaeso, potuit tantus error procedere, ut inter pertos


t

Htterarum
vitium,

certe amioos verba data sint

Kgo

quiflrm,

meum
i

fatcbor

()

Comparve

la

prima volta

iu

Kiiuia

y. .;....,

..;..;....

52.
)

(1) In
(2)
''

Studi e documenti di storia e diritto^

IV
{^
^*

p. 14

Irtiffcl,

Gtsehiehtt der rmisthtn Literatur


C.tsch.
iler

e 6* edi*.' 340, 3,
H\x,.
J).

\y

S(

h.-iiiz,

r,>m. filler., 6

44C,

1.

^i^l

.4.

^^i
perseverabam

R.

SABBADIN.

nihil scribere,

consciiis errati mei, nisi te sensissem in ea-

dem

culpa esse.
libentius

Nunc autem
rem, quo et

operam

dedi, ut primus hoc silentium

rumpe-

tibi

excusatior esserti et amicitiae nostrae vel


tibi

superior vel

acceptior forem. Scio tamen paratum esse

tuarum occupationum ma-

gnum argumentum;
luisse (i).

illud etiam fortasse dices: te

meas

interpellare no-

Sane

ita sit,

dum

tu mihi id remittes; ncque


(2)

enim sum qui

meam
ista

gravare causam [velim],

dum

plus aequo tuam premo.


sit

Unum

deinceps inter nos conveniat:


facilitas

hoc

paratum

genus

venae;

quidem nimia

nonnunquam peccare
tibi

docuit; temperetur ergo


si

iusta severitate {3);

hoc

me

pacto astringo:

de cetero

cessantem videris, tuo


cias

me indignum amore
maius

iudicato; scias cui

me tandiu me subisi ?

poenae; nullum excogitare potui

supplicium,

non etiam

morte dignum dixissem.

Tu

vero quo

me

tibi

astringis pacto

praestat,
iu-

ut arbitror, hoc mihi existmandum relinquere,


rare. Vale.

quam nova

in

verba

n.

Leonardus Arretinus Laurentio suo salutem

quamplurimam
Quantam ex
tuis litteris

dicit.

perceperim voluptatem, Laurenti mi suavis-

sime, ex hoc potes intelligere,

quod

eas

testes

egregiae

voluntatis (4)

tuae

magna cum

diligentia servo.

Desino iam de

te sollicitus esse.

Re-

cognosco veterem Laurentium; nunc

te laudo; didicisti

quidem

te

ipsum

vincere et piane doces nullum esse dolorem tantum, cui tandem sapiens
vir

non imperet. Perge quo

coepisti et subinde te

confirma. Subicerem

acres tibi stimulos et currentem adhortarer (5), nisi spera dedisses mihi

(i) volusse cod.

(2) velim om. cod.


(3)

severitatem cod.

(4) voluptatis cod.

(5) abortarer cod.

6.

PUNio.
creditum

373
velitn,

neminem eorum, quos modo

novi, esse cui te magis

quam
ita

tbi ipsi.

Quod

fratrera

meum
fuit,

acceptum habueris,
ut nec tu nec

etsi

hoc

raihi

antiquum

sit,

tamen gratum

Appius meus quicquam


scripti

gratius fa-

cere potueritis. Particulam


satis

quandam

mei, etsi amice, non tamen


a-

aeque reprendisti; quid enim quod vel trepide vel dube tecxmi
?

gam

Scripsi

id vereri,

ne meae pr fratre meo preces apud

te

essent

ingratae,

cum

id ex vera longe amicitia sublatura esse

oporteat: quis e-

nim amicum
ita

rogabit, qui se ipsura rogaturus


[ut]

non

sit ?

Ego vero semper

de amicitia cogitavi,

(i)

una

et

eadem prorsus anima diversa


subicis qui-

regat corpora.

Volo tamen ut eo me

affectu saepe arguas;

dem
ut

velut

quasdam amori nostro

faces;

nam interdum
3, 23)

amantium
legis,
*

rixae

*,

apud tuum comicum (Teren. Aidr. IH

saepe

reinte-

grati est amoris.' Vale.

m.
Leonardus Arretinus Laurentio suo
.3.n:piu> .ni
le

s,

si-iibereni,

Laurenti mi suavissime,

nisi

ea te constan-

tia

praeditum esse cognoscerem, ut certe noster amor nec intermisso rcnec


litteris

mitti siicntio

intendi

iandudum consuevisset. Huc etiam


qua
etsi

ac-

cedit
ris,

bumanitas

et benivolentia tua, in

multum apud omnes

uta-

maxime tamen

amicorum

vel erroribus vel ncgligentia certare te


tibi

'!f!lcctat.
s:fl

Non

ergo quia tuac diffidam amicitiae quicquam (2)

scribo

ut

meo

desiderio

morcm geram. Quantam enim ex


quidem
uquc nostra

tui litteris vo(3)

luptatcm capcrem, tantam ex mcis te coniecto sumere. Lbct


tcctim aperte loqui: co
(4)

enim

processit

amicitia, ut

nec tacitas cogitationes tuas nec suspiciones


te,

assentationis

vercar.

Amo
mea

mi Laurenti, nec sino tu unum


S!d

me

dclcctant studia.

postquam

rct

tua te a

me

distraxit nec

me

tibi

praesentem

(l) ut om. cod.


<3)
(3)
(4)

quodcumque
lice!

(- Gamurrini).

G.
(7.

quod

374
permittit
(i)

R* SABBADINI.

necessitas, inveni

quo pacto hanc nostrani iacturam tempesi

rem: communicatum esse volo,

quid apud

me

est,

quod

(2) tibi pro-

desse arbitror. Habui clarissimas orationes Sec. (3) Plinii numero viginti,

unam

praestantissimi viri Suetonii Tranquilli; festino

tam

(4)

ad earum (5)

copiam,

quam ad

lecturam; iam totus ardeo in eo (6) studio,

nunquam
eli-

mihi

fuit ita fervens


si

animus.

Magnum
sit,

aliquem spero inde

fructum

cere, qui
si

aliis

(7) futurus

nescio. Illud etiam (8) confido,

quod

(9)

tu absens et Sempronius eritis (io) praesentes,

mecum non mediocrem

percipietis utilitatem (11).

Vale.

IV.

Leonardus Arretinus

\_Laurentio] salutent
dicit.

quamplurimam

Postquam a gravissimis opportunitatibus meorum studiorum respirare


concessum
est,

Laurenti carissime, visum non sine amicitiae nostrae


transire, in

cri-

mine ullum tempus


vel ad te nostra
te mitto litteras,

quo

vel

non

tacitus

agam tecum aliquod

dignum
neque

amicitia perscribam. Libenter igitur crebras ad


rescribis

dum

expecto.

Cupio ex

te scire,

mi

Laurenti, etsi optime de te mihi persuadeo, quid agas,


seris,

cum quibus

ver-

quae

te

potissimum delectent (12) studia.

Nam

nimius (13) et in-

(i) promittit cod. (2)

quidem G.
G.

(3) seri cod.t secundi


{4)

tam om, G.

(5)

eam

cod.y

G.

(6) in eo]
(7)
alii

meo
G.

G.

cod

(8) (9)

enim G.

qnod om, G.
G.

(io) erit cod.^

(11) volnptatem G.

(12) delectant cod,


(13)

animum

cod.

6.

puNio.

375 optimarum
artiura

credibilis in tanta

rerum turba perspectus

est

amor

et

ardens voluntas. Scio te occupationibus tuis aliquod tempus


et id totura litteris conferre, in

subducere

quo
si

vel

tecum ipse vel

apud aliquem
pro-

doctum virum
fectu ac

proficias.

Quod

ita est,

aeque tuo, mi Laurenti,

meo gaudeo: neque enim tuum quicquam,

postquam

te

amare

coepi, divisum a
la
rei

me

duxi, adeo ut (i) cuncta nobis


aliter est et

bona

pariter ac

ma-

communia censeam. Sin

rex qui te (2) pulcherrimae tuae

publicae imposuit et totum

ab

(3)

hoc sancto proposito

distrahunt

officia,

queror tecum
ut,

et dolco.

In qua re te

non hortor solum sed piane


interdum velut ex
aliquod pulcher

etiam oro,

quantum honestas
(4)

et fides tua patitur, in

tempestate in portum et

ex hoc rerum tumultu


te

rimum

et litterarium (5)

otium

subducas. Et quod

auferebatur,
tibi

collige et conserva;

non dico quod excedi debeat, cum nullum

va-

cuum
tium

sit;

neque quod

subripiebatur, quia negotium tibi ncgavit o-

et voluptates.

Collige itaque id solum

quod nimia

patriae,

si

ni-

mia

dici potest, sollicitudo

cura in praesens

(6) tibi aufert et


tibi

hoc ipsum
puiis,

serva. Nihil est


blicae, si

enim ex omnibus quae novi, quod

et tuae rei

cxitum offendis, maiorem possit fructum afferre mihique et

qui te beatum esse volunt, sinccram


valeas.

magnam voluptatem

conficerc.

Fac

Il

Gamurrini non dubita punto, che queste

lettere

siano di Leonardo Bruni; io per non solo ne dubito,

ma

lo neg^o risolutamente. Anzitutto nella lettera II lo


il

scrivente accenna a un suo fratello; e


sto fratello

Bruni di que-

non parla mai nel suo

epistolario. Dall'alil

tra parte la costruzione stentata

e spesso erronea e

l'i)

deo

et eod,

(3) it et requieta et cod,


(3)

ad cod,

(4) te cod,
(5)

littenuum

cod.

(6)

mram

preeena tod.

376

R.

SABBADINI.

fraseggio secco e scorretto non sono certo del Bruni,

come non
Plinio

del Bruni la vacuit del


il

contenuto.

Agscri-

giungo poi che


vente,

Bruni dinanzi a venti


il

orazioni di

non sarebbe rimasto freddo, come

nostro

ma

avrebbe dato sfogo

al

suo

entusiasmo e

degnamente apprezzata
ta,

la straordinariet della scoperscritti

egli

che sapeva benissimo quali

dei classici

erano

periti e quali sopravvissuti.

Le
con

quattro lettere pertanto non

sono del Bruni; e


della sve-

ci la notizia delle orazioni pliniane e

toniana perde gran parte della sua importanza.


vorrei anche andare pi oltre. Quell'

Ma

io

Appio

della letl'aria

tera II e quel

Sempronio della
senza

III

mi hanno
il

di

due nomi

inventati;

dire che

tono delle

let-

tere molto scolorito e che le scarse allusioni a fatti


positivi

sono troppo generiche; onde


esercitatone

io

suppongo che

esse siano lettere

o rettoriche,

come

si

voglian chiamare. Se a qualcuno facesse

scrupolo

la

menzione precisa

p. e.

del fratello e delle

venti ora-

zioni pliniane, dia un'occhiata alle lettere esercitatone

di

Gasparino Barzizza, e

vi trover

menzione

di fatti

precisi,

che sembrano desunti dalla realt. Del nostro presunto Leonardo Aretino recher
(i).

u-

n'altra lettera

Bartholomaeo Cozzae congregationis Lateranensis


canonico Leonardus Aretinus
s,

d.

Quam

diu,

cum

ecclesiastici declamatoris muiiere in fiorentina

synodo

fungereris, et [te] de facie novi, virorum eloquentissime, et

tuam gratiam

(i)

Cod. 761

f.

della biblioteca

Comunale

di

Verona.

6.

PLINIO.

377

sum aucupatus

Nunc autem

accepto nuntio, itcrum

apud Florentinos
litteris

commorari, placuit Alexandruni affinem


te mittere; uberiores sane dedissem, sed

meum

una cum meis

ad

magnus animi angor, quo veheetiam ex ipso

menter premer, ne dicara oppriraor, id prohibuit, quod

meo Alexandre abunde cognoscere

poteris; cui

non tantum omnimodam


couferas gratiae: nul-

fidem exhibebis, veruni etiam hoc quaeso in

me

lum mei iuvandi locum praetermittas. Vale.


Aretio kal. scptembris

MCCCCL.

Il

destinatario di questa lettera falso. Essa appar-

tiene a

una

serie di documenti,
sostitu,

nei

quali

una mano
al

del sec.
di
il

XVII

non so per

quali

fini,

nome

Timoteo Maffei, canonico lateranese del

sec.

XV,
no-

nome

ipotetico di

Bartolomeo Cozza;

ma

gli altri

mi non furono
1450 abbiamo

sostituiti e ci

diciamo cmche di quello


dell'

del mittente Leonardo Aretino. Nella data

anno

una nuova prova della

falsificazione,

perch

il

Bruni mor nel 1444.

Ci fu pertanto un umanista che per esercizio rettorie

assunse la

maschera del Bruni e


lettere.

in

nome suo

compose alcune do si divulg la


(li

Ci dev'essere avvenuto quan-

notizia della scoperta del Panegirico

l'Inno.

Ho

detto per esercizio rettorie: e questo


1'

indubitato per

epistolario

eserc tatorio del Barzizza;

ma

in

altri
si

casi,

e forse in quello preso qui a consi-

derare,

potfi

c(jn^'-iunL,''L'r(j

si

coiiLfiunse

anche

la

frode
i)
<

(i

fr.

i;i

generale R. S.ibbadini,
altri

Z^

scoperti dei codici latini $ greci


notisia di

174*76. Su

due omonimi

di

Ix^nardo Rruni vedi una


itai.

F. F. Luao in
I

Giorn, stor. Uttcr.

32,

148-55. Di quei due, uno,


reale;

priore dei moniutcro degli Angeli,

pertona

l'altro, l'autore

della lettera a Martino

V, ritengo fXium,

vn.

QUINTILIANO.

La scoperta del Cltnangis.

(*)

Il

testo di Quintiliano adoperato

comunemente nel
seguenti
14,
I, i,

medio evo era


parti: Epist.

mutilo,

mancava

cio delle
i-6;
3,

ad

Tryph., Prooem.^ I
6,

12 107;

Vili

3,
I,

64;

Vili

17 Vm

6, 67;

IX

2 X

XI
1

71

XI
fu

416
in

ne

XII IO, 43 sino alla fine. Nel scoperto uno integro da Poggio a S. Gallo;
2,

33;

ma

Francia Quintiliano integro era noto molti anni


il

prima. Sappiamo gi che

nostro Andreolo Arese


il

(i)

r aveva avuto di l verso

1396:

non per che


in

l'a-

vesse trovato

lui,

sibbene ne
francesi.

entr

possesso

per

mezzo dei suoi amici

Le prove
secoli
(2):

di ci

sono custodite nella corrispondenza

epistolare di Nicola
le quali

da Clmangis, pubblicata da
tre secoli

tre

da

attendevano pazientedi filoh--

() Companre
540.41.

la

prima

vw.i.i

...

/w.

<j/<i

xyviX,

191

1,

(1) Epistolario di

C. Salutati, IH 146.

(a) Nicolai

de Cleroaogiif Optra omnia, Lugdoni Rat.,

MDCXJIL

382

R.

SABBADINI.

mente che
attenzione.

filologi

rivolgessero
i

ad esse
il

la

propria

Ecco pertanto

luoghi nei quali

Clmangis

parla di Quintiliano:
Epist.
pud....

IV

p.

20. Artis precepta,

que

me quoque

a-

Quintilianum legisse
II.

confiteor....
(vitia)

Epist. Ili p.

Cum

multa

ipsi

etiam Cice-

roni a suis

fuerunt

emulis, Quintiliano

teste

(XII

i,

14-22), obiecta.

Epist.

IV

p.

22.

Hinc

est

quod Cato
ubi

ille

superior,

magnus

vir ac doctissimus,

oratorem

diffiniens ait: ora-

tor est vir bonus dicendi peritus;

non primum
(Quintil.

posuit dicendi peritiam,

sed

viri

bonitatem

XII

I,

i).

Epist.

p. 25.

De

poeticis

autem

est

locus

apud
in
Gre-

Quintilianum in libro de oratoria institutione,

ubi
et

omnium genere poematum


cos poetas invicem comparat
*

Romanos
'

(X

i,

46-72; 85-100), sola

dempta satyra, que tota latina est ( 93).... Neque enim audet Virgilium, qui summus inter Romanos est
(

85),

aut in bucolico Carmine Theocrito


in heroico
'

equare

aut

Homero
nandro:
care
illius
(
'

86)

nec Terentium comicum MeLatin os


ait,

quo
98),

in

genere

dicit

maxime
non
sit

claudi-

cum

lingua latina, ut

capax

attice venustatis,

quam greca

servat

comedia
lyricum
scri-

100)....

Nec

preterea Actium Pacuviumque tragicos


Eurupidi,

97) Sophocli aut

nec Horatium

Pindaro....

Quin etiam precipuos romane


historicis

historie

ptores Salustium et

Titum Livium Tuchitidi ac Herocomponens,


illis

doto grecis

quodammodo
( loi)...;

adsimulare, non autem penitus audet equare

7.

QUINTILIANO.
IX
35)

383

pag. 28. Varus (Verg. Ed.


extitit,

autem ipse tragicus

quem
( 98).

cuilibet

audet Greconim Quintilianus op-

ponere
Epist.
'

CXV

p. 318....
s
'

ut

quidam illorum

scripserint

musas ipsas

latine loqui vellent, Plautino


(Quintl.
i

maxime
il

usuras eloquio

X X

i,
il

99).

Come vedono

lettori,

Clmangis

conosceva
46

capitolo primo del libro


loi: vogliano essi

di Quintiliano dal
i

al

rammentare che

codici mutili nel

detto luogo cominciano dal 108.

\! Epist,

V,

dalla

quale abbiamo tratto la maggior messe


indirizzata al cardinale Galeotto

di notizie,

di Pietramala,

morto
il

nel 1396 o

1397:

perci prima di quell'anno

Cl-

mangis
che
i

possedeva

un
lat.

Quintiliano

integro.

vero

codici Parig.

7231 e 7696, entrambi del sec.

XII (proveniente
sur-Loire), recano
I,

quest' ultimo dalla badia di Fleury-

un frammento del
si

libro

X,
che

cio
il

46-131

(i);

onde

potrebbe supporre
di questi

Cl-

mangis avesse veduto uno


altri

due

codici;

ma da

indizi risulta

che egli conosceva tutto Quintiliano.

Le scoperte

di

Poggio.
il

La prima
rosi scrive a

notizia

(*)

1'

abbiamo dal Bruni,


*

quale

Poggio

(2):

Quintilianus prius lacer atque

disccrptus cuncta
\\

membra
i'
.

sua per te recupcrabit. Vidi


l 'c

(-il.

i'icrviiif.

M.

OiiMitiiMiii

ifsiit.

in tu.

r.

'S Pft*

rii

1890,

LXXXU-LXXXVl.
Ia

(*)
(a)

Comparvt

prima volta

in

Rrvista di filologia

XX,

18911 307*8.

Leonardi Bnini Arct.

F.pst.,

IV

5.

384

R.

SABBADTNi.

enim capita librorum: totus


septembris

est,

cum vix nobis media

pars, et ea ipsa lacera, superesset.... Florentiae idibus

MCCCCXVI

'.

La

scoperta fu perci fatta tra l'agosto e

il

settem-

bre del 141 6. Poggio

mand

subito a Firenze l'indice


si

dei capitoli, perch vedessero di che

trattava;
alla

in-

tanto egli poneva

mano
f.

alla copia,

intomo

quale

lavor 54 giorni. Ecco


Vatic. Urbinate 327

la sottoscrizione del Quintiliano

235:

Scripsit Poggius

Florenti-

nus hunc librum Constantie die bus LIIII sede apostolica


vacante. Reperimus vero

eum

in

biblyotheca

monasterii

Sancii Galli, quo plures litterarum studiosi perquirendo-

rum

librorum causa accessimus: ex quo plurimum

utili-

tatis eloquentie studiis

comparatum putamus, cum antea


et

Quintilianum ncque integrum 7teque nisi lacerum

trun-

cum pluribus

locis

haberemus. Hec

verba ex originali

Poggii sumpta.

Contemporaneamente se ne
del cod. Vindobon. 3135

trasse

un apografo anla

che Antonio Franchi, come attesta


Q. institutionum oratoriarum
liber ultimus (XII)

sottoscrizione

(CCXLVIII Endlicher): J/. i^ ad Victorium Marcellinum explicit. Quem feci scribi ego Ande
Pisis

tonius Bartholomei Franchi

Constantie

a.

d,

M.CCCCXVL
Poco tempo
di poi

Poggio annunzi
(i),

le

sue nuove

scoperte con una lettera a Guarino


l'altro sta scritto:
(i)

nella quale fra

Hec

(Quintiliani et Asconii
e.

opera)

Pubblicata parecchie volte, p.


lat. II

Poggii pist.

coli.

Tonelli I 25;

Bandini Cod.
blioth.

382;

Zacharia Biblioth. Pistor. 48;

Fabricius Bi-

Lat.

524.

7.

QUINTILIANO.

385

mea manu
Florentinum
habere,

transcripsi et

quidem

velociter, ut

ea mit(Niccoli)

terem ad Leonardum Aretinum et Nicolaum


Scis

quo
te

sit

in loco,

ut

si

eum

voles
id

puto autem

quamprimum

velie,

facile

consequi valeas.

Constantie

XVII

kal.

ianuar.

141

(=

1416).
la

Qui

cifra

141^ va calcolata relativamente


nel

alle ca-

lende di gennaio, sicch la data tradotta


stile

nostro

vale 16 dicembre 14 16. Questo


molto frequente

metodo
tempi
di

di datare

non
il

nemmeno

ai

Poggio,

quale, credo, ha segnato quell'anno

sbadatamente
si

invece di 1416.
sia

Calcolando del resto che Poggio

messo
v'

alla trascrizione nel settembre, coi


al

54 giorni

che

impieg giungiamo

novembre: ci che comredazioni.

bina pienamente con la data della lettera.

Di questa
da
f.

lettera

abbiamo due

La

seconsup.

si

legge nel Quintiliano Ambrosiano

153

275V. Presento qui le differenze dell'una e dell'al(*).

tra

Poggii Fpist.
I

ic(^^

'FV. Tulli

Cod. Anibros.
anepigrafa; in

153 sup.

25

marg. epistola
righe

Poggius Fbrentinus secretarms


opostoliats
\

(son lasciate vuote quattro

p.

s.

d.

Guarino

suo

per

l'

intestazione).

'eronensi,

Licet inter
tioncs
tii;i9,

quotidiana
in

occupa-

Licet

inter

varias

occupationet

pr tua

omncs hu*

tuas qui maximis in rebus continuo

(;
Mia
(ii

(.'omparvc la prima volta in Studi itaL/iloL class. XI, 1903,351 54.


lettera

tengono

dietro

nel cod.

Ambrosiano

gli

indici

dell'opera

Quintiliano.
E.

ftABHAMNI. 7>r/>

ttitini,

1^.

-.86

R.

SABBA DI M.
sin-

manitate

et benivolentia in

me

versaris

haud facilem aditum


litteris

fore

gulari iucundiim

semper

tibi

litte-

existimem

meis,

tanta

est

raruni

mearum adventum non


quandam
te

igno

tamen apud

me

opinio humanitatis

rem, tamen ut in bisce perlegendis

tue, ut arbitrer te

quoque quo has


tuis

praecipuam
t

praestes
in

at-

paulum queas

legere negociis

entionem

maiorem

modum
summe
rei

nonnihil temporis surrepturum: non

obsecro: non quidem ob


ut aliquid in

eam causam
vel

quidem ob eam causam ut aliquid


in

me

sit

quod
sed

me

sit

vel

quod summe ociosus


rei

ociosus

requirat;

propter

requirat, sed propter

dignita-

dignitatem de qua scripturus sum,

tem de qua sum scripturus, quam


certe scio
tatis

quam

certe

scio,

cum

sis

longe
cae-

cum

sis

in ter ceteros e-

peritissimus,

non parvam

tibi

nostre viros longe peritissimus,

terisque

studiosis

hominibus esse

non

parvam

tibi

esse

allaturam

allaturam animi iucunditatem.

Nam-

animi iocunditatem.

Nam-

quicquam ferme valerent


praecipue
iis

quicquam valerent
precipua
iis

maxime praestant
fuerint latinae linguae
p. 27

maxime

prestent

fuerunt lingue latine


iudicio

ut nihil

ei

meo

ut ei
al.

meo

iudicio nihil (nihil add,

deesse videatur
Cicero romanae parens eloquentiae
et molestiae
et dignitatem

m.) deesse videatur

Cicero parens eloquentie


ac molestie

atque dignitatem
plurimi erant Matcelli
et

plures erant Marcelli


ac
p.

praestantes
simili

prestantes

28

eum modo
auxilium

eum

vestro (uro) simili

intentu

revocaverimus

interitu in

avitam patriam revoc

presidium
supplicium rapi
ut ait

rapi supplicium

ut inquit
mil.

milibus

p.

29

pulvere squalentem

pulvere refertum
erant enim in bibliotheca
illi,

erant enim non in bibliotheca


libri
illi

libri

ut

eorum
capitalis

non (non add.


quo ne
vita

al.

m.) ut eorum

quo

ne

quidem

rei

quidem damnati

damnati retruderentur

detruderentur

J.

QUINTILIANO.

387

Si essent

viros rimarentur
secret

Si esset

viros recogno-

ac recognoscerent

Habes mi suavissime Guarine


Vellem
et potuisse

Habes mi suavissime Johannes


Velleni potuisse et libnim

libnim
et

consequi valeas.

Vale
ama.

me
Con-

consequi valeas.

Cum

hec scrip-

quando
stantiae

id

mutuum

fit

sissem,supervenit Johannes Canutius,


vir inprimis

XVIII kalendas
141 7.

ianuarias

eloquens et mihi prop-

anno

Christi

ter ipsius probitatem necessitudine

coniunctus;

quem cum rogarem

ut

curaret has ad te litteras deferendas,

se id munus

dixit velie suscipere,

sperans se prope diem isto ventu-

rum. Deinde cum mihi explicasset

quoddam desiderium tuum plenum

summa
quem

honestate peteretque a me,

sperabat plurimum posse, ut


in ea

meam
cum
tua,

re

diligentiam
pollicitus

atque

operam prestarem,
sua causa

sum

tum vero maxime

me cum primum Leonardum


litteris

Aretinum videro (nam

ista

minime sunt agenda)

ab eo

effla-

gitaturum omnibus ut aiunt nervis

quod

te

video optare atque id pr

singular araicicia

que secum

est iaro

inde a tcncris annis

me
et

impetratu-

rum
id

confido.
fit,

Vale

me, quando

mutuum

ama. Datum

Con-

stantie etc.

deteminaru

il

desiinatario della

nuova mia/ione

trarremo costrutto da tre circostanze: che abitava una


citt la

quale non era Firenze, ch'era un

uomo

assai

affaccendato, che aveva g^randissima conoscenza (pt'


ritlssimus) di codici; tre circostanze

che

ci

fanno pen-

388

R.

SABBADINI.

sare a Giovanni Corvini d'Arezzo

(i),

sin dal 1407 in-

signito della cittadinanza milanese, consigliere autore-

vole di Filippo Maria Visconti,


tore ed esperto estimatore,

appassionato ricercadi

come vedremo,

codici

e possessore di una preziosa biblioteca.

Una

testimo-

nianza diplomatica viene opportunamente a confermare


la

nostra ipotesi,

poich
in

il

Querini
di

(2)

ha veduto
l'

la
in-

lettera di

Poggio

un codice

Bergamo con

testazione

ad Joannem Aretinum.
il

Intanto

Quintiliano integro era arrivato a Firenze.


il

Nell'aprile del 141 7

Bruni era tutto inteso a redigeil

re

il

nuovo

testo,

fondendo
ivi

codice

di

Poggio

col

codice mutilo che gi

possedevano.

Scrive

infatti

a Poggio: Quintilianus tuus laboriosissime emendatur,

Permulta sunt enim

in nostro vetusto codice,


in

quae ad-

denda tuo videantur. Sed


rat,

quibus locis vetustus deegrandioribus, plerisque in

hoc

est in syncopis

illis
est....

locis insanabilis

morbus

Florentiae II nonas apri-

les [14 17]


Il

(3).

codice arriv

anche a Padova
il

al Barzizza

(*),

il

(0 Poggio aveva conosciuto


pass di l diretto
6:

Corvini nel

1414 a Milano,

quando

al concilio di

Costanza; Leon. Bruni Aret. Epist.


data:

IV

questa lettera

nei codici
ivi
il

ha

la
al

Florentiae

JJJJ

kal.

decembr.

MCCCCXVI.

Scrive

Bruni

Corvini: Illud

quoque me plurimum

movet, quod ab egregio adolescente Poggio Terranovano familiarissimo


et amantissimo

mei dudum percep, quanto honore

ipsura,

cum ad vos

accessisset, vel solo


(2)

meo nomine,

fueris prosecutus.
epist. p. II.

Diatriba prael. ad F. Barbari

(3)
(*)

Leon. Bruni Epist.

IV

9.
titolo:

Comparve
e

la

prima volta col

Studi di Gasparino Barzizza

su Quintiliano

Cicerone, Livorno

1886, 2-6.

7.

QUINTILIANO
il

389

quale pare avesse atteso a supplire


stesso

testo mutilo nello


i

modo che aveva

praticato

per

codici mutili
1

delle opere rettoriche di Cicerone (sopra p. 103-1

1).

La

testimonianza proviene dal Biondo: sicut diu antea in


Quintiliani Institutiotiibus multo labore suppleverat
(i).

Di questi supplementi nelle


dite del Barzizza
la

lettere

edite che ine-

non

trovai finora nessun cenno; per


di

qual cosa non possiamo nemmeno congetturare


essi fossero.

che genere
tera,

Diamo luogo invece


possesso
di

alla let-

che ce lo mostra

in

un Quintiliano

integro:

Gasparinus Ludovico Caucio


Studium tuum curam diligentiamque
in res

sai.

(2).

meas ncque laudare


in

satis

possim nec admirari, qui nullum amici officium


ria pretermisisti,

depellenda a

me

iniu-

quod

etsi

mihi tuis

litteris

et

sermone

hominum
et

qui

inde
licio

ati

me

proficiscebantur explorati.ssimum esset,

tamen

veteri iu-

meo

et litteris recentibus

Zebedei necessarii mei multo exploratius


diligentia

labui.

Sed vereor ne qui tua


in

tam commode utor negligentiset

imus
'

re tua vidoar.

Scripsisti

enim

de losepho historico
delatus
est,

et

de

)aintiHanr>,

onstantia integer ad

me

utrum copia

\\:\\\fx\

pos-ct.

NiUKjuum

fuit

cui littcnis

posscm ad

te

committere; seut nosti

j-f

t.ilxrllariis

elusus sum; ncque occupationcs mee,


alia

quo

vix
fuit,

'Kpirandi spatium concedunt, ncque ulla


f-d

causa
litteras.

impedimento

quia non habui cui, ut dixi, mcas darcm


rt

Nunc vero
Scia

et

ho-

minem
tiia

trmpus commodH8mum nactUN


IO

tibi

satisfacio.

omnia mca

merito assecutum, ut negare nihil possim.

(juititiiiaiiii^

<x vetustissimo codice in

Germania transcriptus totus


I,

n-

(1) FI. I3lonlus,

opera,

Baiiilcac
Siif'^/rm.

1559;

p.

346.

Ne

parla
f*

anche

lacob. Philippu Jicrgomas,

Chron., Vcnctiis 1513,

>74-27Si

na iUtcrando
il)

(atti.
i.

Cod. Riccardiauo 779

ic.

390

SABBADINI.

pud nos
tioreni,

extat (i); multo minus corruptus est; siquid agi vis fac

me

cer-

modo

Patavii exempletur;

non enim propter quotidianum usum

carer toto libro possem.

losephus olim apud


cii

me

fuit,

causa

eris

alieni,

quo mihi Abbas San-

Zenonis

(2)

tenebatur; nunc ere persoluto liber ad


satis

Abbatem

rediit.

Nihil est
est,
si

quo

possim tuo desiderio facere. Alia

libi

via ineunda (3)

vis copia

huius historie potiri; temptavi

omnia ut meo

nomine

libro isto

uti posses: nihil profeci.


licet

Hec sunt que


itaque

tarde,

tamen ut

res tulit

ad

te

scribo.

ludicabis

meum

in te officium potius ex
si

animo quam ex fortuna, nec tam

mihi
ri,

quam

casui imputabis

in referenda gratia

minime possim par pa-

ut aiunt, reddere.

Nondum
fido, si

magnifico principi ac domino nostro gratias egi; sed


(4) concepi,

cum

o-

tium quod diu sequor atque animo

mihi suppeditavero, conet

minus animo meo, suo tamen abunde satisfacturum. Vale

me

celsitudini sue

commenda.

Quel Lodovico
zata,

Cocco,
il

al

quale la lettera
di

indiriz-

probabilmente

padre

Marco
Vi
si

Giovanni,

che furono scolari del Barzizza


nato uno Zebedeo e questi era
sco anch' egli

(5).
il

trova

nomi-

dal Ponte, bergama-

come

il

Barzizza, con cui era in fratellesi

vole relazione (6\ Altre allusioni


ra,

fanno nella

lette-

delle quali

non posso dare nessuna spiegazione:

come
che
il

r ingiuria, nominata sul principio, e l'obbligazione

Barzizza dice di avere verso

della storia di loseffo


altro
(i)

doge veneto. Cosi (Giuseppe Flavio) non incontrai


il

cenno
erat cod.

nell'epistolario barzizziano.

(2) (3)
{4)

Genonis
tibi

cod.

Era Pietro de

Miliis.

invenienda cod.

diu sepe atque

animum

cod.
I,

(5)

Gaspar. Barzizii Opera,


p.

p. 204.

(6) Ibid..)

loi etc.

7.

QUINTILIANO.
tra

39 1

Comunque
dova
zizza
e,

sia,

la lettera scritta

certamente da Pail

secondo ogni probabilit,

141 7 e

il il

141

8.

Forse riusciamo a scoprire con qual mezzo


ricevette
il

Bar-

nuovo
di

codice.

Riporter
lettera:

questo

scopo alcuni periodi

una sua

Epistola Gasp ar ini Pergameti sis

(i).

Reverendissime

in

Christo pater et domine domine mi singularissime.


(2),

Redditi sunt mihi quinterni quinque in finem Quintiliani

ex quibus

tantam voluptatem animo


qui (4)

meo

(3)

iocunditatemquc percepi,
si

quantam

maximam

ex rebus optatissimis,

frui eis contingat, carpit... (5)

Satis itaque de Quintiliano.


tur hic

Reliqua ad pueros vestros pertinentia curan-

omni studio ac

diligentia.

Dominus Francischinus pierunque eos


non
deficit; ego,

adii (6),

lohannes Augustinus
sedeo....

filius ^7)

ut sepe dixi, ad

gabemaculum

(8) Patavii pridic kal. aprilis [14 17].

La
che

lettera

manca

d' intestazione,

ma

congetturiamo
di Castiglione.
ti-

sia indirizzata al cardinal


il

Branda

Si noti intanto che

corrispondente apparisce dal

tolo di reverendissitmis pater

un

alto dignitario eccle-

siastico e si badi poi a quello


(\\
(2)

che

vi

detto: reliqua

Cod.

di

Bergamo

F V
vlmuil-

20

p. 69.
alla

Intendo in finem Quintilioni: per giungere


l'ii

fine

del testo di

Quintiliano. Perci
(j)

riiiiiulato

in

pi riprese.

tuo cod.

(4)

qaam

cod.

(5) carpiti cod.

(6) audit cod.


(7)
figlio del

Barxizza.
/>.

(8) Cfr. ('iccr.

Rose.
il

,1

i<l

gubernacain

rei publicflc

Redeo. Di

qui

potremmo tospcttore che

Barsixsa

nveuc

gi ricevute le oroxioni

ciceroniane del codice di Cluni (lopi

392

K.

SAHBADINI.

ad pueros
tendere
Barzizza.
di

vestros pertincntia curantur,


fanciulli

dove

s'ha a in-

che stavano in convitto

presso

il

Ora da

un'altra lettera, pure anepigrafa,

ma

incontestabilmente del Barzizza, veniamo a conoscere

che costui teneva a dozzina


centino,

nipotini del cardinal Pia-

che tutt'uno
tres
alii...,

con

Branda

di

Castiglione:
d. car-

Sunt

(i)

nepotes reverendissimi patris

dinalis Piacentini, qui

apud
et

me

nutriuntur: quibus fa-

miliarem magistrum proposui et ego, ut dici tur, ad gu-

bernaculum sedeo

(2)

quantum mihi videtur clavum


(3).

moderor
Il

et

cursum navalem eorum dirigo

destinatario perci della lettera precedente Bran-

da

di Castiglione: e

da

lui

il

Barzizza ricevette in pi
inviatagli

riprese la copia del

nuovo

Quintiliano,

da

Costanza dove Branda assisteva

al Concilio.

Del nuovo
prepositio
est

testo

{^^)

il

Barzizza cita una lezione nella


scrtto:

sua Orthographia, dove sta

CoN

per o ^tn que

nunquam
cum per u
u,

reperi tur

nisi in

compositione; et

secundum Quintilianum
n,

(I 7, 5)

differentia inter con


q. u. o.

per o et
et

et

m, quom per

vel per q

duplex

prout in alio Quintiliano


transcripto,

simo codice
est in
(i)
(2)

ex vetustisqui repertus nuper


(4).

Germania,
f.

scriptum comperi

Cod. Riccardiano 779


Ripete
la frase

150.

dell'altra lettera.

(3) Cfr.

Cicer.

Ept. ad fam.

IX

15, 3

sedebamus

in

puppi

et cla-

vum
(*)
(4)

tenebamus.

Comparve
Questo

la

prima volta in Studi


si

ital. filol. class.

XI, 1903, 365.

articolo

legge in entrambe le edizioni delV Or t^ograpia,


la

la

prima composta a Padova,


p.

seconda a Milano. Cfr. Studi

itnl.

XI

364-68 e sopra

122.

7*

QUINTILIANO.

393

La
ed
ha,

lezione per q et duplex u del vetustissimus codex

anche del Quintiliano Turicensis

(Zurigo),

che

secondo

la testimonianza dello Spalding-,

per q ac

Se ne conchiude pertanto che il codice scoperto a S. Gallo da Poggio va identificato col


diias u sequentcs.

Turicensis,

il

quale del resto sappiamo che pervenne


(i).

a Zurigo dalla badia sangallese

Versimilmente dal
tiliano

nuovo Quintia Padova GugHelmino Tenaglia, un Fiorentino


Barzizza

ebbe

il

che studiava
ora
il

in quell'Universit

(*).

Il

suo Quintiliano

codice

VI F

21

della

biblioteca
si

Estense
la

di

Modena, nel
lettera:

cui foglio di guardia

legge

seguente

Guiglelminus Taitaglafamndissimo oratori integerrimoque

amico suo Bernardo Spinge s


Munus

(2)

s.

p. d,

abs te diutius efflagitatum exhibeo, non ea fortasse scripturae


tua
eiusve
principis, cui

ornatusquc elegantia decoratum, sicut


adsistis,

orator

humanitas celsitudoque expostulat,

summa tamen

et operis per-

fectione ac (ipsius auctoris praecepto) scita emendatione absolutum. Li-

brariorum enim desidia noster hic Quintilianus pluribus annis non soluni

apud nos sed apud exteras nationes

et

corruptus et principalioribus

memcon-

bris mutilatus dignosccbatur, ni cura et diligentia eruditissimi viri


civi

mei Poggii Fiorentini pridie

illius

fragmcnta ex intcriori Germania


.....

(i>
I

M.
XI. .

F.>ii

<

hiinf.ii

,.,;

/).

..,</./

..,-.,,

<,.-,].

\;.y

;,,.;....

,-.,,

p.

() Compiiive
43; e in
'2)

la

prima volta
stor. leti. di

in

Rivista dt Jiioiogia

XXI,

1892, 142-

Ctornale

itai.

46, 1905, 81.

Forse era segretario


la corte di

qualche principe straniero residente a Fi


in quella citt fino

rcnze pretino
al

papa Martino V, dbe dimor

settembre del 1420.

394
nobis restituisset.

^-

SABBADINI.

Quae cum

collegisscm, suo in loco

illa

rccondens, non

infacetum sed multas oranis Hyspaniae redolens concinnitates opus perfectissimum


tibi

constitui, deprecatus

hominis affectionem, non muneris


tuis

parvitatem consideres;

qucm

tanidiu tibi agnatisque

obsequentissibeneficio hoc

mum

expositissimumque aspicies, quamdiu immortalis dei

in orbe vita mihi aderit. Vale.

XHII

kal.

iulias,

ex Patavio 1420.

Dalla qual lettera desumiamo che


insieme una redazione
mista,

il

Tenaglia mise
il

prendendo per base

testo dei codici mutili e intercalandovi le parti venute

nuovamente
no Tenaglia
ni,

in luce.

Sul mittente possiamo dire qualche cosa. Guglielmiinfatti fu

uno dei

sedici cittadini fiorenti-

ai quali

il

Niccoli col testamento del 1437 affidava

la custodia e la

conservazione della sua biblioteca. Nei


<

documenti
cato
>
(i);

il

Tenaglia chiamato

cavaliere e avvo-

senza dubbio egli nel 1420 studiava legge

a Padova; anzi nel 1419 fu in quell'Universit rettore


dei giuristi,

come ne

fa fede
il

il

discorso

recitato nel-

l'assunzione della carica,

quale porta la sottoscrizio-

ne

(2):

Oratio Guiglelmini Tanagla fiorentini in accepiuritratti


>;

tatio7ie of fitti rethoratus utriusque Universitatis (3) starum tam ultra montanorum quam citra. Che si

di

Padova, attestato dalle parole


sia
il

urbi

Paduane
altre: <

che l'anno

141 9,

ricaviamo da queste

nec

vos, o eterni ignes, P. Marcelle huius urbis dignis(i)

Mehus, Vita

A, Traversarti, p.
1890, p. 97,
f.

63-64.

documenti presso G.

Zippel, Nicol AHccoli,


(2)

102.
z';

Cod. Riccardiauo 1200

151

com. Quales quantasque

gratias.

(3) Universalis cod.

7-

QUINTILIANO.
civitatis rectissimi
il

395

<
<

sime pontifex, tuque M. Dandule nec non Lau. Bra-

gadine huius regie

presules
il

>,

perch nel 1419 appunto

Dandolo e
il

Bragadin

fu-

rono governatori
il

di

Padova,

primo com3

podest,

secondo come capitano.


Oltre al primo Quintiliano,

Poggio durante

la

sua

presenza a Costanza ne scopri un secondo, com' attestato da

una

lettera di

Guarino

(*):

Guarinus Verone^isis Poggio p.

s.

d.

(i)

....

Superiori tempore ad nos allatus


(2)

Quintilianus

est,

quem

tua
ta-

opera [ad vitara retractum esse]


cebnot; idque tanti apud

haec fatetur actas et posteri non


litteraruni

studiosos

homines

fit,

ut perrara

Constantiae gesta

sint,

quae huic

ipsi

librorutn inventioni anteponantur.


vel alia depravatus

Ceterum cum

vel librariorum

menda

causa (3)

sit,

tua raihi opus est ope atque opera. Sentio te aliud Quintiliani exemplar

nactum

esse,

quod apud

te est;

ex quo

unum nomine meo


Quod
si

conscribi fa-

cias oro,

quam emendati or

esse potest.
licct,

facere

vis,
tibi

hoc

est si

per alias occupationes tuas

quam primum

pecunias

dari faciam,
futu-

quas tu ipse

iusseris.

Quam

gratum autem

id et mihi

et

litteratis

rum

sit,

dicerc

non possum. Erit praeterea officiosum admodum


in

ut

quem

ad vitam retraxers incolumem scrves


rens tibi salutem nuntiat.

luce. Vale.

Barbarus noster plu-

Manca

la data,

che per

si

pu

fissare

on

molta

approssimazione. Poggio lasci Costanza, dove tut() Comparve


Quintiiiano
^1)

la

prima volta

col

titolo:

Studi di Gasp. Bartitta su

Ciaront^ Livorno 1886,


f.

6.

Codice Harleian 2492

370V; cod. di Lyon l6^

2)

ad vitam eskc om. codd.


e

(j>

uni

aii.l

396

R.

SABBADINI.

tor presupposto, con la corte pontificia

il

i6

maggio

del 141 8

(i);

qui siamo

dunque
fu

al pi tardi

nei primi

mesi dell'anno medesimo.

Questo secondo codice

da

lui

trovato
7 in

probabil-

mente
cerone

nell'escursione estiva del 141

Francia e Ger-

mania, donde ritorn con le otto nuove orazioni di Ci(2).

E non

se ne trasse copia,
1'

come

del primo,

ma

si

port seco

archetipo; di che

rimane testimoNicolaus TrePlauti coantiquis

nianza in una sua lettera al Niccoli


verensis huc venit afferens

(3):

secum sexdecm
est

moedias
corruptis,

in

uno volumine. Liber

illis litteris

quales sunt Quintiliani


kal. ianuarii

Ro23473 e

mae VI
Il

1429.

nuovo codice
9,
il

fu copiato nel

Monac.

lat.

nel Laur. 46.

quale ultimo reca la sottoscrizione:


de Tuderto mihi scripsl sub annis
(4).

Vespasianus

d.

Manni

domini

MCCCCXVIII

Dubbi del Valla

sulla nazionalit di Quintiliano,

i^)

Dell'origine spagnola di Quintiliano dubita

una

bio-

grafia anonima, pubblicata nell'edizione veneta del 1494,

che per molto tempo fu


(i) Pastor,

attribuita,

non

si

sa su quale

Geschichte der Pdpste I 165 n. 2,

(2) Cfr. sopra p. 43-45. Sulle

due escursioni

di

Poggio nel 141 7 vedi

R. Sabbadini, Poggio
d. r. Istit. Lotnb. se.

scopritore di codici
lett.

latini in

Germania (Rendic.

46,

19 13, 905-908).

(3)
(4)

Poggii Epist.

coli.

Tonelli I 304.
institutionis orai, codicibus in

A. Beltrami, De Quintiliani
Istit.

Memorie

del r.
(*)

Lomb.
la

se.

lett.

XXII,

191

1,

182-86.

Comparve

prima volta

in Rivista di filologia

XX,

1891, 317-22.

;.

QUINTILIANO.

39^

fondamento,
partenga
al

al Valla. Il

primo a negare che essa ap(i), il

Valla stato, mi pare, lo Spalding

quale per adduce una ragione un po' troppo soggettiva:

neque videtur Laurentius Valla tam negligen>.

ter

haec fuisse scripturus

Io porter un argomento assai pi valido, la testi-

monianza cio

dello

stesso

Valla,

il

quale

parla di

Quintiliano nelle Adnotationes in Raudensem.

Non

crealla

do che questo passo

siii

stato ancora

adoperato

soluzione della presente questione; in ogni


sar male rinfrescare la notizia.

modo non
(3)

Raudensis

(2).

Quintilianum nominat Seneca nono


dicens:
est
>.

Declamationum suarum

<

transeo istos

quorum
quamulti

cum
lia

vita

fama extincta

Laurentius. In hunc errorem

incidit Petrarcha,
(4),

multa peccat Vincentius Historialis

ut

alii

ex plebe illitteratorum, qui alium pr rem vel principem virum ponit, velut

alio vel

aucto-

vStatium

Tholo-

sanum

y^ro

^tatio Caelio

(5)

ac tres Catones pr uno

(\) Spalding nella sua edizione di Quintiliano,


(2) Valla, Adnotationes in

I,

p.

XXXVH.
Le Adno'

Raudensem,

Qo\or)\i\t,

1522, p. 48.

iationts furono composte nel 1442 o 1443, vedi R. Sabbadini, Cronologia

del Panormita e del Valla, Firenze 1891, 99-100.


(3)

La
i

citazione e errata; vedi Seneca

padre

Contro^'.
vita.

X,

praef.

2,

dove
(4)

nostri tetti

hanno cum

ipsis invece

che cum

Vincentius Bcllovacensis

nello

Speculum

historiaU, V, 61, con-

fonde Stazio comico con Stazio epico.


5) Intendi

Statio Caeeilio,

il

comico. Quanto poi a Stazio


del resto nel

epico,

il

Valla Io fa di Toloa,

come

tutti

mwlio evo, perch


nominato

fa

confuso col retore


((

Statius

Ursulus

Tolosensis

da (irolamo

hfun.

a.

Abr. 2073).

Dotixie tere sul

nome

e nulla patria di Sta-

398

R.

SABBADINI.

duosque Scipiones pr uno,

nescientes

quo quisque

tempore

fuerit. Ita hi

duo

non vident Quintilianum


Domitiano Traanoiam mortui
(2),

plurimis annis superstitem Senecae fuisse, quppe qui

opus de insttutione

oratoria sub
Plinii

que composuit

et

mentionem

facit (i),

sicut et ipse Plinius

de Seneca mortuo

Senecam
cir(3),

vero a Nerone interfectum, qui senior Quintiliano


citer octoginta

annos

fuit

quique,

si

ipsi

credimus

potuisset audire Ciceronem, qui ante Quintilianum obiit


circiter

centum quinquag^inta annos. Ergo


de quo Seneca meminit,
Selve, le quali

alius

Quinpater
7

tilianus fuit,
zio

et

forte

si

deducono dalle sue

furono scoperte nel 141

da
le

Poggio (Sabbadini, Poggio scopritore 907);


conosceva ancora. Del resto non
le

ma

nel 1442

il

Valla non

conosceva

pi tardi

nemmeno An1462

gelo Decembrio, poich nella Politia literaria, p. 29-30, parlando di Stazio

nomina

solo la

Teaide e
il

V Achilleide. La
aveva

Politia fu pubblicata nel

e riproduce ci che
rara, sicch

Decembrio

imparato
le

da Guarino a Fer-

nemmeno Guarino conosceva


verit fu ristabilita
f.

Selve. Il fatto abbastanza

strano.

La

dal Panormita
f.

nel

seguente epigramma

(codd. Vatic. 1670

120; 3282

i):

In statuam Statii poetae Neapolitani

Qui

cecinit

Thebas primum, mox orsus Achillem

Occidit, hac coli tur Statius in statua.

Hunc

genuit

tali

gavisa Neapolis ortu,


licet blateret esse

Ipsa Tolosa

sunm.

Haec etiam genuit Stellam fecunda poetam

Ne
Quod
si

sit

in

hoc uno splendida Parthenope.

vana suum contendat Gallia vatem,


relegas, candide
i,

Sylvarum

lector, opus.

(i) Quint., Insta. orat.,Jn,


(2)

21.

Plin., JSpist.,

V,

3,
I,

5.

(3)

Seneca Controv.,

praef., 11.

7.

QUINTILIANO.
Nam
loco

3^9

Quintiliani

aut avus.
ut

pater
filius

Quintiliani

eloquens
(i),

sane

fuit,

quodam
illius

ipse testatur

affe-

rens orationis

testimonium.

Quod
est,

ex
alt;

Calaguritana urbe oriundus


sin illinc est,
facit

ut

si ita est, non Hieronymus (2

ergo nec pater Quintiliani

fuit,

de

quo

Seneca inentionem, quoniam Calagurae non


eloquentiam exercuit.
fuit

Romae
ait (3)

Nam

idem Hieronymus

Galbam, qui

imperator post Neronem, du-

xisse Quintilianum ex Hispania, ut


doceret.

Romae

rhetoricam
di-

De quo

alias plura

dicemus, hoc tamen

xisse contenti, Quintilianum hunc a puero


se eruditum et

Romae

fuis-

Hieronymum

ita in

Quintiliano potuis-

se errare, ut fecit in Bruto,

quem

ait

duxisse Porciam
^4),

Catonis filiam

in

matrimonium virginem
ait.

quae

fue-

rat Bibuli uxor, ut Plutarchus (5)

De Seneca autem
genter
attigit,
(6),

an unus

sit

an duo,

minus

dili-

contentus sententia nescio cuius Sidoni


(7)

poetae
afferra

nec animadvertit Quintilianum testimonium


in

Senecae
quas
inter

tragoediis, ubi

loquitur: <

peti terras iubes

Medea ad Creontem ? et tamen unum


et epistolae

Senecam
(i)
(2)

legendos nominare, cuius


IX,
3,

Quintil., Inst. orat.,

73.

Girolamo

scrive:

Quinlilianus ex Hif.pnnia Cnhiguiritr.nus priniu


fisco acccpit
.

Romae
(3)
(4)

publicam scholam [aperait] et salarium e

Girolamo:

Fabius

Quintilianus
I,

Romam
cap. 46:

a Galba pcrtlucitur >.

Girolamo, Advemis lovinimium,


.

Brutus Porciam

vir-

ginem daxit nzorem


(5)

Fiutare,

Cat. min.,

XXV,

2.

(6) Apoliin. Sidon.,

Cirni.,

IX, 22Q, distingue un

S(

uni

filosofo e

00 Seneca

tragico.
Inst.

(7) Quintil.,

400

R.

SAfiBADINl.

et dialog-i et

poemata

et

opera philosophiae ferantur

(i).

Tamen duo
nim
<

eximii Senecae fuerunt, ut Martialis

(2) te-

statur, qui fuit aequalis Quintiliani luvenalsque; ait e-

Binosque
loquitur

(3)

Senecas
3>.

et

unum Lucanum Fasit

cunda
te.

Corduba

Ceterum an idem
auctor

qui

tragoedias et alia opera condidit, dubitari potest cer-

Qui nonae tragoediae


fuit,

(4)

est,

Seneca maior

non
pere

de quo

alias

suo loco

dicemus:

nam de

e-

menttis ad
(5)

Paulum

et Pauli

ad eum

epistolis alio o-

disputavimus.
il

Riguardo a Seneca
gli errori,

Valla commette uno di queal

che egli rimprovera

Bellovacense,
in

al

Pe-

trarca, al

Raudense; confonde cio


tutto
il

una sola persoi

na (come del resto


padre e
filosofo dal tragico

medio evo)

due Seneca

figlio; inclina tutt'al


(6).

pi a distinguere Seneca

Riguardo

invece a Quintiliano egli infinitamente


il

superiore al Raudense,

quale faceva una sola persona

del Quintiliano nominato da Seneca padre con l'autore


eVi^ Instttutio

oratoria.

Non
di

solo, dice

il

Valla, Quin-

tiliano

non mori prima

Seneca,

ma

gli

sopravvisse

e sopravvisse a Plinio, esso stesso sopravvissuto a Seneca, sicch Quintiliano fu


(i)

un ottantanni pi giovane

X,
I,

I,

129.

(2)

61, 7-8.

(3) I codici leggono duosque Senecas


(4)

unicumque Lucanum.

La nona

tragedia nella redazione

VOctavia.

(5) Quest'
(6) Sulla

opera del Valla perduta.


il

questione dei due Seneca e se


Coluccio Salutati

filosofo sia

da distinguere

dal tragico, vedi

Epistol. I

150-155.

Ma

il

Salutati

confondeva pur sempre in una sola persona Seneca padre e

figlio.

7-

QUINTILIANO.

4OI

di

Seneca, avendo

scritto la

sua

Institutio

sotto

DoCi-

miziano e Traiano., Seneca avrebbe potuto

veder

cerone, mentre Quintiliano mor un centocinquant'anni

dopo
morte

Cicerone.
di

Con

ci

il
il

Valla

collocherebbe

la

Quintiliano verso

105 d. Cr.
dell' Institutio di

Distinto per tal


dal Quintiliano

modo

il

Quintiliano

citato in

Seneca, egli fa

questo
il

il
il

padre o l'avo
Quintiliano
in

di quello.

Se

cos,

ragiona
in

Valla,

dell' Institutio

non nacque

Spagna,

ma

Quintiliano

Roma, dove suo padre era retore. O vogliamo il deW Institutio nato in Spagna, di dove G allo

ba

condusse a

Roma ? E

allora questi

non

il

fi-

glio del Quintiliano citato in vSeneca.


Il

Valla propende per la prima ipotesi, ammettendo


testimonianza
di

perci errore nella

Girolamo; e per

mostrare che non un capriccio


lamo, lo coglie
in fallo

negar fede a Giro-

anche

in

un

altro

caso,

cio

rispetto a Porcia figlia di Catone.

Ora reco
<

alcuni passi della biografia anonima:

Marcus Fabius Quintilianus

Romae

natus

est, qu-

bus consulibus aut quo imperante Caesare, non


Verissima coniectura adducor, ut fidem
libris

legi.

tempoesset a-

rum non habeam,


urbe Ilispaniae

ubi legitur: Quintilianus

Calagurra

oriundus....

At

ipse dicit

cum

dolescentulus, cognovisse

Domitium Afrum
periere.

(i) et

Sein

necam

(2),

qui

ambo sub Nerone

Seneca

libro sexto (3)


(I)

Divisionum Quintiliani declamatoris meor.,

QmnX., Insti t.

V,

7,

7.

i2) Ib.,
(3)

Xn,

IO,

ir.

Lcm;i decimo.

R. Sabsadini, lati

io imi.

fl6.

40i

li.

SABBADINI.

mnit... Is

avus

fuit

M. Fabii

Quintiliani,

qui

Romae
Et
qui

multis annis rhetoricen

cum summa laude


mentonem
facit

docuit.
patris,

ipse rursus

Quintilianus

causidicus fuit
serit,

apud principem

Quo tempore
is,

deces-

affirmare
>.

non audeo, quoniam


testi

qui tradit, fide

caret
Il
il

confronto dei due

mostra evidentemente che

Valla non autore della biografia,


le

ma

mostra anil

che che air anonimo erano note

idee

del Valla,
il

quale perci dev'essere considerato

come

primo che

mosse dubbi

sulla nazionalit di Quintiliano.

Studi del Valla sui codici deir

Institutio oratoria

>

La
rando

discussione del Valla sulla nazionalit di Quin-

tiliano

un saggio degli studi


suo prediletto
fra gli

ch'egli

veniva prepae

sul

autori latini

ne d

formale annunzio con quelle parole: de quo alias plura dicemus


(i).

Le
la

Adnotationes in Raudensem sono,


1443. In quello stesso

detto, del 1442 o

come gi ho tempo il Valall'Aurispa,


il

deve aver domandato un Quintiliano


(2)

quale nel dicembre 1443

cosi gli scriveva:


.

Quintilianum

quem ad

te

iampridem misi nescius sum an acceperis


Adnotationes (p. 38):

(i)

Si

veda anche quest'altro passo

.^^

Nam

Consultus (cio Consultus Chirius Fortunatiaiius) ac Martianus


et

Capella

quidam

alii

de arte praecepta haec dant, sed plurima ex Quintiliano


ilio,

ad verbum sumpta, cum tamen de


faciant;

quo

furantur,

mentionem non

homines improbos planeque


.

ingenio misero ac furaci,

QUOS A-

UAS CASTIGABIMUS
(2)

R. Sabbadini, Cronologia

del Panormita e del Valla, 97.

).

QUINTILIANO.
in

403

A
<

cui

il

Valla da Napoli,

data ultimo dicembre


(i):
.

dello stesso anno, rispondeva


Quintlianum

me

accepisse olim scripsi

primi
si

frutti di

quest'operosit del Valla su Quintidi Parigi 7723, Vallettsis

liano
il

trovano raccolti nel cod. latino

quale porta questa soscrizione: Laurentius


sibi

hunc codicent

emendavit

ipse millesimo quadringefi-

tesimo quadragesimo quarto, mense decemris, die nono.


II

codice ha molte

glosse

marginali

di

mano
il

del

Valla;
ville

ma non
anno

di

mano
il

del Vaila, secondo

Fier-

(2),

la soscrizione, e

giustamente. Intanto

manca

la parola

e poi

Valla non avrebbe mai scritto

mense decemris die

no7io,

ma

mense decembri die nono

o die no7io mensis decembris o

id.

decembres

(3).

Ne

il

Valla

si

ferm

qui;

che

ancora nel 1447 era


risulta

intento a glossare Quintiliano,

come

da una

let-

tera autografa al Tortelli, della quale reco

un passo:

(Juintilianum
si

quem
illi

poscis,

habeo enim duo, iuberem


in

tibi tradi

per

Anibrosium,

putarcm eum mihi

hoc obsecuturum;

tanietsi

noUem

gioia 8, quas
et alias

feci, ab

aliis transcribi,

priusqnam recognon'm

adhuc addidero.

Nam
libros,

ut scias

quo studio glosas eas facturus sim,

certuni est mihi

omnes

qui supersunt Icgendi, evolvere, eos pre?

sertim qui ante Quintilianum extitcrunt. Quid queris

Emi Hyppocratem,
aliquid ad or-

qui

fuit

Roberti legi

(sic)^

(ere

omnia

illius

opera, ubi

namentum glosarum

in veni,

quod

est < ;tai6of(aOE; vocari eos qui in

sua

(1) Ibid.

loi.

(2) eh. Ficrvillc:


ris

M. F.

Quintilioni

Dt

instit. orat. lihtr

primns^ Pa-

iK^o, p
(3)

cxvra-cxix.

Cfr.

Adnotationts in Raud., p. 8.

j",

K.

SABUAlJlM.

quisquc
ritas

arte prcsti.nlissinii
est,

si:i t

(i).

Cuius honiinis

in

hac re aneto*
fuit.

maior

quam

aut Aristotelis aut Platonis, quia prior

Ta-

rn en ut

Quintilianum ipsuni ad transcribendiim


laborarem, ut meus in
istuc

legendunive emendatistuas

sirnum haberes, enixius


nisi

manus

perveniret,

potius crederem

me

venturum
(2)

Kal. ianuariis Neapoli [1447]

Pseudo-Quintiliano

Le Declamationes
Le

(*)

cosi dette Declamationes maiores tramandateci

da

moltissimi manoscritti col

nome

di Quintiliano
il

furono

ben presto note


il

agli umanisti.

Le conosceva

Petrarca,

quale
Il

le

giudic anzi sfavorevolmente


a diciannove;
codici,
sei

(3).

loro

numero somma
il

ma
si

bisogna avsappia fino


il

vertire

che alcuni pochi

che

ad
22

ora, tra cui


sin.
8,

Montepess.

H 226
e
il

(sec. XIII),

Laur.

(4)

il

Gibsoniano
I,

(5)

Vaticano 1773, ne
l.g. dello Stepha2,

(i)

Cfr.

Quinti!., /j //A orat..,

12, 9.

Nel Thes.

nus

il

luogo ippocratico citato con

Hippocr. p.

17

(2) (*)

R. Sabbadini, op.
Comparve
la

cit.

115.
ital.JloL class.

prima volta in Studi


et

V, 1897, 390-92.
84-85. Pi tarVenetiis

(3) P.

de Nolhac Ptrarque
dose Fr. Filelfo

l'humanisme, 2

ed., Il

di rincar la

in

una

lettera del

1440 (Epist.

1502
(4)

f.

22).
sec.

Membr.

XIV

col titolo:

Incipiunt cciionts

Quintilliani.

Le

prime quattro tengono, come nel Montepess., quest' ordine:


dicesy II

I Sentio iu-

Si iuvenis innocentissimus, III Satis dedecoris,


cos
il

IV Ne
la

quaeso.

(5)

Chiamo

codice dal quale

il

Gibson

la

pubblic

prima

volta nella sua ediz. di Quintiliano, Oxonii 1693.

7-

QUINTILIANO.
Ne
il

405

recano una di pi, quella che comincia


la

quaeso

(i),

quale non occupa sempre


in alcuni codici sta al

ch

corisy

e in
i

altri

all'

ultimo,

medesimo posto, perquarto, dopo la Satis dededonde arg-omentiamo che


1'

essi o

loro esemplari

non

avevano originariamente

e solo pi tardi se la accodarono.

Dei
ticano,

sei codici

a noi importa in

modo
la

speciale

il

Va-

perch essendo stato posseduto da Gasparino


ci

Barzizza

mostra

in qual

tempo

nuova declamaIl

zione fece la sua prima comparsa fra gli umanisti.


Vatic.

1773, menibr. del sec.

XIV,
del

oltre alle

declama(3
),

zioni di Quintiliano (2) contiene quelle *di

Seneca
*

con
liber
di

la sottoscrizione di

mano
',

copista:

Explicit
1'

declamazomim Senece
del Barzizza:
*

alla

quale segue

altra

mano

Et est mei Gasparini de Bar-

ziziis

de pergamo. Secundum primam literam videbaconventus fratrum pre-

tur fuisse (4) iilicuius fratris vel

dicatorum; qualiter pervenerit ad


vendidit nescio.

manus

illius

qui mihi

per m[agistrum]

Sed ego bona fide et cum titulo emi Angelum de fanno a domino BeneIIII"^

dicto de doctoribus precio ducatorum

In casu

quod vera dentur inditia quod vicio sit translatus, iubeo quod r(*stituatur illi cuius est, dunimodo precium redU
Sai codici che recano
la

Ne quaeso
sono

vedi H. Dcsxauer, Die handquintii. Declamat$oneft,ljc'\^descritti

schriftliehe

Gruudlage der ig griisseren ps.

ng

1898, 14-18. In quest' opuiicolo

e classificati tutti

numerosi codici (una sessantina) delle Declamazioni.


?
*

Sfarci l'afta QuintiiiaHi 'tcipH

declama tiones incipiunt

*.

primus
d.^

iitr

didamatmum ludi anmi


fuisst sono in ratonu

sente* c^rdubinsis
*

'.

!.r

parole

406

K.

SAHUAblNl.

datur, idest ducati IIII. Eg-o gasparinus scrips etiussi


ita fieri et

non

aliter

'

(i).

La penultima declamazione
che
altri

del nostro codice, quella

in

esso comincia Multa iudices dirus pater

in

Etsi iudices callidissimus, porta la nota sottoscri(2):

zione antica

'Descripsi et emendavi Domitius

Dradue

contius de codice fratris Hieri feliciter mhi et usibus

mais et

diis

omnibus

',

alla

quale
'

il

Barzizza

fa

brevi commenti; uno in margine:

nota ex hoc textu


testo:
'

hunc librum emendatum esse


catolice

',

uno nel
della

melius
'.

quam

poetice deo et sanctis omnibus

Egli
diis
',

ammetteva dunque la genuinit che ha tanto esercitato l'acume


interpretarono ora per
'

parola
i

'

dei
'

critici,

quali
*

la
';

discipulis

ora

per

doctis
*

mentre a nessuno pare abbia dato


meis
',

ombra X

usibus
'

che, se

non

erro,

forma dittografia con

mihi

';

onde, volendo

ristabilire

il

senso e non violentare tropil

po
*

la tradizione, io proporrei

doppio emendamento;
'.

mihi et OMNIBUS meis et ALns omnibus


Il

Barzizza conosceva un secondo esemplare

delle

declamazioni, da lui collazionato qua e l sui margini


del nostro codice; e quello pure ne

comprendeva

venti,

(i)
sit,

Richiamo l'attenzione su questo singolare documento

di scrupolo*

ignota generalmente agli umanisti in proposito di codici. In


ita fieri
'

scripsi
testa-

et iussi

par

di sentire la solennit di

una disposizione

mentaria e perci

la sottoscrizione

sarebbe da collocare poco prima della


1431.

morte di Gasparino, avtrenuta nel


(2)

La desume da

altri codici,

pi antichi, e la discute e illustra

lar-

gamente C. Ritter Die


1881, p. 205-209

qtiintilianischen dedamationen, Freiburg-Tiibingen

tua in
sto,

egli

modo eh) la Ne quacso occupasse il quart pjcome rileviamo dall'elenco dei cominciamenti che trascrisse di sua mano nel foglio di guardia col
) '

seguente preambolo:

Infrascripta

sunt

principia

de-

clamationum prout inveni in


antiquo.
dita a Quintihano
ticit

quodam

codice multum
e-

Quamvis quarta declamatio non reputetur


'.

Il

dubbio qui espresso sull'auten-

della

Ne

quaeso rincalzato da una nota apposta

al testo della

medesima:

'

Nota quod

in ahis

codicibus

inveni infrascriptam declamationem positam immediate

post terciam cuius initium est

BELLO CIMBRICO

secun-

dum
(juia

alios,

secundum librum
responsiva.

meum

Satis dedecoris.
Quintiliani,

Kt est eius
stilus

Sed non putatur

non

satis congruit, velut patet

intuenti

'.

fa

veramente piacere osservare come


il

sin

da allora
si

fosse balenato al Barzizza


affacci alla
il

sospetto che pi tardi


editori,
il

mente
Ritter

dei
fu
(p.

due primi

Gibson e
cer-

Burmann, e che
da
C.

ultimamente
23-27),

convertito in

tezza

che

sottopose la

Ne

quaeso a un esame abbastanza ampio, giudicandola se-

veramente

assegnandola, nella migliore ipotesi, al

declamazioni

furono

da poco

ripubblicate:
I..ehnert,

Quintiliani

quat

eruntur Dtcamationes

XIX

maions^ ed. G.

Lipsiae 1905.

VIU.

LIVIO E SALLUSTIO.

Frammenti

Liviani e Sallustiani

(*)

Diamo posto
do Decembrio,
g Grotto:

anzitutto a

due

lettere di Pier Candi-

indirizzate al segretario

Visconteo Lui-

Petrus Canddus Aluisio


C"um vetustissimum
codicciii

Grotto

s.

(i)

nuperrinie nactiis studiose

lectitarem, et

co maxime quod plurima e Livio sumpta aniniadvcrteram, ex his potis-

^mum
'

libris

qui iampridem periere, non mediocris

me

voluptas

tenuit

>ntcmplantcm res non


ustnte ipsa admirandas,

modo

gloria et laude dij^nas,

verum

etiam ve-

de quibus nulla aut certe minima apud nostros


igitur huic studio intentus curiosius singula per-

Dcmoria extaret.

Dum

curro, cpistolam offendi

non inamocnam aut inutilcm

et scriptoris pari-

ter auctoritite pcrcelcbrem.

Ka

crat

Pompei magni ad senatum Roma*


aliis,

:>um epistola; de cuius viri


;'ta

memoria cum plura ex

pauca a se

seri-

pracvidisscm (2),
et ut

ita

cupidissime lectitare cocpi, ut desinere vix pos*

cm;
(*)
'''-74

apud optimum poetam


la

scriptum
3fufi'{*
tfi

est:

Ner

vidise

semel
S88,

Comparve

prima volta

ia

<fifich:

e in Studi

itai, filol.
f.

da
6v.

(1) (2)

Cod. Riccard. 827


Intende
T>
.

le

lettere di

Pompeo

in

("i-

13

412
satis est, iuvat

R.

SABBADINI.

usque

morali et confcrre

gradum

et

venicndi

discere

causas

'

(Verg. Aen.

VI

487).

Hanc
viri

igitur

cum

rite

contemplarer, varie
virtutem

animo

affectus

sum; quippe
illas

dum

eloqucntiam

digiiitatem

postremo querelas

mente cogito,

subiit recordatio

non pauciora Ro-

manos ingenio

ac prudentia,

quam

opibus potentiaque comparasse.


illud

Non

enim, ut plerique arbitrantur,

immensum
domi

aerarium auro opibusque


gestas satis facere poindustria,

refertum ad tantas tamque praeclaras res ab


tuisset;

illis

sed erat profecto

illis

consilium

foris

ut

quae

opulentia perfici nequirent, diuturnitate superarent.

Cum

igitar te

probe nossem

et

optimarum
aetate

artium

studiis

ab adolete

scentia deditum et cousiliis

demum

optima

provectum, statui
tibi

nostri laboris facere participem

Pompeianamque epistolam
non
deerit

mittere.

Nam
apud

etsi

maximis in rebus

astrictus sis,

tamen, ut opinor,

te secessus

verae probitati. Quid enim iocundius

quam, qui mulvirum


clarissi-

tos et optimos viros assidue audias, insuper praestantem

mum

imperatorem
utilitatis

audire

disserentem

bis

potissimum de rebus quae


tuis
curis.

non minus

quam

iocunditatis allaturae sunt

Vale.

[Milano 1440-42].

(Segue l'epistola di Pompeo).

Petrus Candidus Aluisio Grotto


Sensi, vir clarissime, ex

s.

(i)

quo epistolam ad
satis

te

misi

Pompeianam non-

nullos

quidem bonos sed non

eruditos viros existimare illam qui-

dem non

a Pompeio, cui inscripta fuerat,


et tibi falso

verum aliquo temere

dictante

nuper editam

transmissam

fuisse.

Quorum
si

profecto diligen-

tiae vel potius malivolentiae

ignoscendum
in

arbitrarcr,

eadem nunc

pri-

mum
sent.

in nostra studia,

non ante

omnem

vitam

et

mores
habere

exprobras-

Verum enim vero

id mihi gaudio est

huiusmodi

aemulos,

qui nec iudicio fidant nec valeant ingenio. Utrumne illam nuper editam
esse censent,

quod novis

litteris
?

sit

conscripta

an quod

potius eorum

scripturis stiloque respondeat

an quod elegantius
?

ipsi dictare soliti,

haec

ut noviora deterioraque

contemnant

Quid mirum

igitur huic

ignaviae

(i)

Cod. Riccard. 827

f.

8.

i.lVIO

F.

SALLUSTIO.

4I3
Adele etiam quid
iudicant,
si

ordcre cn.nia, cui re