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Durante i secoli XII -VIII a.C.

con lassenteismo della scrittura, le opere letterarie , generalmente poemi epici, venivano tramandati oralmente da aedi ( cantore) e da rapsodi ( cucitore di canti): di solito laedo il compositore e il rapsodo e colui che riorganizza i canti, ma spesso si sovrappongono, poich ogni esecuzione comporta un riadattamento di chi lo esegue a causa della trasmissione orale. L aedo accompagnand osi con la cetra, canta o per gli invitati ai banchetti degli aristocratici o durante le feste pubbliche o per i giochi. Il suo canto pu essere ispirato da Giove, Divinit suprema, da Apollo , patrono delle arti, o dalle nove Muse guidate da Apollo, figlie di Zeus e Mnemosyne. Laedo ha larte della comunicazione, ma cieco poich secondo la tradizione dotato dalle Muse di una seconda vista che come dice Platone una possessione da parte delle Muse che quando il poeta si trova in questa condizione di momentanea follia pu creare e trasmettere alluditorio la propria arte cos da creare una sorta di sinergia tra il cantore e lascoltatore. Per gli aedi la memoria un elemento fondamentale per ricordarsi migliaia di versi, storie mitiche e formule compositive che devono essere conservati nella loro memoria allenata dalle esperienze di studio con maestri che trasmettevano il proprio sapere a loro. L'attivit svolta da aedi e cantori presso le corti di nobili aristocratici viene descritta per la prima volta da Omero, nell VIII capitolo dellOdissea dove si descrive lattivit poetica di Demodoco presso la corte dei Feaci. In questo passo si vede come il pubblico partecipa allesecuzione: intervenendo oppure interrompendo quando il canto era poco gradito. Un elemento che stato di studio per molti studiosi il forte legame che si crea tra loratore e cantore. Ci sono state molte teorie a riguardo come quella del sofista Gorgia che secondo lui le parole degli aedi erano incantate cos da indurre lascoltatore a provare le varie emozioni a secondo del contesto, oppure il dialogo tra Socrate e Ione, dove essi discutono sulla natura della poesia e dove Socrate enuncia la teoria della poesia come contagio psicologico che conduce il pubblico a una condizione di esperienza extracorporea in cui la logica cede e la mente subisce un trauma emotivo e ci porta lo spettatore ad attingere ai livelli inconsci della propria personalit, che normalmente sono ostacolati.

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