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ottavio cappellani manifesto per le citt alla ne del mondo

ottavio cappellani manifesto per le citt alla fine del mondo


brevissimo romanzo architettonico in forma di aforismi

illustrazioni e copertina di Franz Mannino

copyright Ottavio Cappellani, Franz Mannino il testo e le immagini si intendono di libera circolazione in formato elettronico i diritti a stampa restano riservati.

PROLOGO Quanto segue deve essere inteso come un romanzo, come una storia. Chi scrive crede nella struttura, ma oggi, un romanzo sulla citt, non pu che seguirne la sua struttura saltabeccante, fatta di improvvise illuminazioni e cambi di direzione. Il centro svuotato e lo sprawl anarchico. Oggi, un romanzo sulla citt, non pu che prendere una forma aforistica, quella dei suoi abitanti senza sistema. Anche la misura, il tempo di questo romanzo, si cadenza sulla misura e sul tempo della citt moderna, della citt internazionale. Essa , appunto, brevissima. Dalla rivoluzione industriale alla fine del mondo passato un battito di ciglia. Neanche il tempo di pensare la citt, che essa gi finita. La durata di questo romanzo perfettamente coincidente alla durata della citt. N una pagina in pi, n un decennio in meno. Protagonisti di questo romanzo sono essenzialmente Gropius e Wolfe. In un secondo momento apparir Thoreau. Sullo sfondo, Rockefeller.

1. NON E UNA CRISI. E LA FINE DEL MONDO

Non una crisi, come la politica vuole credere. Siamo di fronte a un cambiamento strutturale, un cambiamento di modello. Se volete potete anche chiamarla la fine del mondo. Se fino a ieri le citt erano state un contenitore di schiavi, oggi questi ultimi, rimasti senza padrone, scivolano nella povert o nel crimine. La citt non pi il luogo della fabbrica. Il cittadino-operaio, con una sua identit e dignit, non esiste pi. Al suo posto il cittadino-servitore, ossia il cittadino nato dalla societ dei servizi. Soltanto che. Soltanto che anche il cittadino-servitore, ossia tutta la masnada di laureati, professionisti in un qualche servizio scelto a caso alluscita del liceo (avvocati, farmacisti, ingegneri, certo, anche architetti), ebbene anche loro sono rimasti senza datori di lavoro. Poich i datori di lavoro dei cittadini-servitori erano

proprio i cittadini-operai. Le citt vanno ripensate a partire dal controesodo. La societ dei servizi, e la sua infiorescenza primaverile - la new economy, si sono rivelate per quello che erano: bolle. Mentre i padroni del mondo trasportavano sui mercati internazionali milioni di tonnellate di materie prime - patate, grano, carne macellata - operai e servitori, manovali e lavoratori dellintelletto, credevano ancora al mito della citt, questa invenzione post-bellica in cui serviva ammassare in un luogo concentrato e facilmente controllabile il maggior numero di persone. Le citt non nascono come un centro di multiservizi, ma come campo di concentramento attraverso il cui controllo fare prosperare i nuovi Stati, dopo che la seconda guerra mondiale aveva rimescolato le carte. Mentre lAmerica si estendeva orizzontalmente, creando un mito folk-country, lEuropa si rinchiudeva nelle citt. Ma i cittadini che si rispecchiavano nelle vetrine del centro erano nientaltro che deportati. E le griffe erano le strisce e i numeri sui loro abiti da carcerati. Unoperazione analoga era stata gi compiuta ai danni della cosiddetta beat-generation. Allimprovviso divenne cool autoemarginarsi e fottersi il cervello. Le menti migliori della sua

generazione... Come ogni buon economista sa, niente attira di pi lanimo umano del concetto di cool. Si disposti a sborsare cifre astronomiche, del tutto spropositate rispetto ai costi di realizzazione e alla funzione che un oggetto assolve, purch esso sia griffato, o quantomeno incarni una tendenza. Fottersi il cervello, autoemarginarsi, divent cool. Ci si sbarazz cos, con qualche articolo sui giornali di tendenza, di unintera generazione. Allo stesso modo il metropolitano si sbarazz con un solo gesto urbanistico di unintera popolazione. Questo aneddoto riportato da Tim Robbins, nel film Il prezzo della libert. Anni Trenta. Rockefeller e alcuni compagni di merenda siedono a un tavolo di un ristorante del costruendo Rockfeller Center. Investire in arte allepoca una gran cosa. Rivalutazioni del mille per cento in poche settimane. I collezionisti facevano il mercato. E non c niente di meglio che investire in un mercato le cui regole te le fai tu da solo. Tra una tartina e una coppa di champagne (allepoca erano tutti, perennemente, ubriachi - la cosa era considerata chic) si present il problema dellarte figurativa. Gli artisti tendevano

a usare le figurine per fare passare idee socialiste, se non addirittura comuniste. La figura permetteva di affrontare temi come lingiustizia sociale, il dolore, lalienazione, lo sfruttamento, la divisione in classi della societ. E la figura era facilmente comprensibile da tutti. La pittura stava, pericolosamente, diventando un media. Astrattismo disse qualcuno seduto alla tavola. Geometrie rispose qualcun altro. Siamo noi che facciamo il mercato. Se vogliono continuare a vendere, gli imbrattatele, dovranno fare delle linee, dei triangoli, possono spingersi ai cubi, se proprio ci tengono. Domanda: lastrattismo si impose per propri meriti estetici? Le Corbusier: Come evitare che le nostre citt si dilatino e si diluiscano, perdendo la propria forma e la propria anima?. Domanda: Le Corbusier si impose per propri meriti o perch contribuiva inconsapevolmente (e ingenuamente) allidea di citt come carcere?

2. COME LE CARCERI DIVENTARONO COOL

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Tom Wolfe, in From Bauhaus to our house, troppo impegnato, pur genialmente, a sfottere gli americani con il Complesso delle Colonie (a causa del quale gustano ogni goccia intellettuale proveniente dal Vecchio Continente come fosse ambrosia) per rendersi conto del problema. Tom Wolfe, anche se veste da un sarto italiano che ha bottega nella Quinta, ha il midollo americano. Vede il vetro sul quale si rispecchia la scatola di Yale, non linterno della scatola stessa. Per Wolfe la scatola la sua superficie stessa. Invece essa ha la profondit degli abissi della borghesia. La scatola antiborghese nasce per volere della borghesia. Per volere del nuovo imperatore borghese: il costruttore. Le Corbusier: Prendiamo coscienza della realt, nel campo che qui ci interessa, quello della costruzione. Vincolata ancora, attraverso la scuola, ai modi desecuzione e di concezione del passato, tanto da offrire ancora diritti di cittadinanza agli

stili greco-romani: contesa da due gruppi di pretendenti, gli ingegneri e quelli che si dicono architetti, larte del costruire appare allopinione pubblica e alla classe dirigente una questione ingarbugliata, un covo di vipere, un nodo gordiano. Il nodo sar reciso da unarma tagliente che un esercito e si chiama i costruttori. Qui Corbu diventa grandissimo scrittore e mette sul tavolo il suo stile (al quale la sociologia in futuro attinger a piene mani). Una oggettivit lucida e spietata che sopravanza il cinismo di una spanna. Le Corbusier individua in un colpo solo il nuovo padrone e ne tesse un elogio tanto pi efficace quanto pi ne sottolinea il maestoso potere. Per combatterlo o per mettersi a suo servizio? Ricominciare da zero: ecco il mantra di Gropius, dietro il quale Tom Wolfe vede un gesto intellettuale. Criticandolo ma al contempo raccontandolo con ammirazione, come se si trattasse di un gesto in cui larte rivendica il proprio ruolo. Wolfe dissacrandone la purezza, l indipendenza, in qualche modo le riconosce loro. Ma bastava un calendario. QuattordiciDiciotto. Nel 1918 finisce la prima guerra mondiale. Inizia il primo dopoguerra tra le macerie fumanti. 1919: Nasce Bauhaus. Ricominciare da zero non vuol dire arte. Vuol dire, semplice-

mente, ricostruzione. Tom Wolfe troppo intelligente per capirlo. La ricostruzione, invece, gi diventata ottusa come il capitale che la porta per mano. In Shock Economy Naomi Klein racconta meravigliosamente la nuova economia della ricostruzione. Ogni Tsunami, ogni terremoto, apre sterminati spazi di ricostruzione. Gli shock economici che venivano preparati ad arte nelle aule della scuola economica di Chicago vengono ancora meglio alla natura. Ma se Naomi Klein teorizza e Milton Friedman replica, era stato invece Gropius, con un unico gesto (a forma di scatola) a comprendere e mettere in pratica in pochi mesi. La ricostruzione e il capitale. Semplicemente: la carica eversiva della cosiddetta architettura internazione non esisteva. Esisteva il capitale. Ed esisteva lesigenza di ricostruire alla svelta. La scatola di Gropius, diventata successivamente la scatola di Yale, era la soluzione che la borghesia (dopo la prima guerra mondiale padrona al posto della vecchia aristocrazia) agognava, senza sperare di arrivare a tanto. Il regalo di Gropius fu quello di ammantare di arte e concetto e filosofia e lotta operaia la scatola di cemento con la quale i costruttori si apprestavano a impadronirsi del mondo. Wolfe satireggia ancora sullarrivo degli europei in America.

La classe dirigente americana spalanca le porte delle migliori universit a questi profughi delle scatole. Wolfe non se ne capacita. Li descrive ancora come se davvero fossero bohemienne allinseguimento del gesto artistico puro. Non aveva capito niente. La borghesia americana importava un modello: quello secondo il quale era possibile arricchirsi e controllare le masse in un solo, unico gesto artistico. La scatola divent cool.

3. LINCHINO AI COSTRUTTORI

No, non c motivo di continuare a litigare. Le Corbusier si propone come grande pacificatore. Ingegneri, architetti e urbanisti. Tutti sotto una grande ala protettrice: il cemento. Ma in nome delle masse! Le Corbusier: Le grandi guerre moderne [...] riducono tutto in macerie [...] mettono alla prova la genialit umana perch la vita non si estingua nelle scadenze cos brevi che possono talvolta esser poste alle societ e che bastano a far morire di fame, di freddo, di disperazione. Nessuno riesce a sentire come gode? Popolo, dice Corbu, le tue esigenze sono non morire di fame, e di freddo, e di disperazione. Ti ci vuole un lavoro e un tetto. Anzi: un lavoro come costruttore di tetti. Ingegneri, architetti, urbanisti, non vedete che il costruttore l, pronto. Aspetta soltanto che qualcuno lo liberi di questo fastidioso ammennicolo che il bello.

Le Corbusier, il braccio intellettuale dei proprietari di betoniere, ha la risposta: Se apparisse in tempo utile una dottrina coerente, tutti i nuovi professionisti dellurbanistica potrebbero forse trovarvi una luce capace di rischiarare il loro cammino. Lavoro per tutti, architetti, ingegneri e urbanisti. Basta inventarsi qualcosa prima che inizino i lavori. E questo qualcosa da inventarsi semplice, per una mente sveglia e una lingua pronta come quella di Corbu: bisogna inventare (s, fingere di inventare) quello che il costruttore sa da sempre. Massimo risultato con il minimo sforzo: la scatola. Ma ci sono ancora due problemi. Corbu un arrampicatore sociale, non stupido. Conosce questi due problemi. Problema numero Uno: lUrbanismo. Con la repubblica di Weimar cittadino e territorio erano stati pensati insieme in un giardino. La progettazione urbana si allenava al mito del bello. Dentro il mito. Corbu nota: Grandi urbanisti ve nerano tuttavia gi stati, che per non maneggiavano la matita ma le idee: Balzac, Fourier, Considernt, Proudhon... Tra loro persino uno dei fondatori del romanzo moderno, quel contenitore di tutto che cercava di raccontare, e al contempo di edificare, una intera citt che, cresciuta esponenzialmente con la rivoluzione industriale, aveva perso le fila di se stessa. Il romanzo moderno nasce come sguardo dinsieme,

dove ormai le singole discipline venivano sommerse dalle folle. Il romanzo dilaga. La societ fa la fila a ogni nuova puntata di un feuilleton. Lunica figura in grado di raccontare la citt il romanziere. Nasce la figura dellintellettuale citizen. Conosce i drammi urbani, le speculazioni dei ricchi, freuenta le bettole e i salotti, passa da una riunione in fabbrica a un ballo nel salone degli specchi. I costruttori lo odiano. Chi mai costui che viene a spiegare a noi, che le abbiamo costruite, le citt? Strappare lurbanismo allintelletto una cosa che va fatta immediatamente! I costruttori lanciano il pitbull Corbu, che pronto abbaia: Il vero problema vivere oggi, potr essere risolto dallo sforzo intenso di tutta la nazione e dalla partecipazione appassionata di coloro che ne saranno i responsabili: gli architetti divenuti urbanisti. Ma la frase di Le Corbusier resta l, stampata nero su bianco, a testimonianza del suo misfatto: lurbanismo non era cosa da architetti. E da quella frase che nascono le citt moderne. Che sono durate fino adesso. Fino alla fine del mondo cio dire.

Problema numero due: Lo Stile. Che parola fastidiosa. I costruttori, gente dalla fronte calva e abbronzata, che si sono fatti da s, chini sulle cave, nei cantieri, che indossano pantaloni sformati, odiano tutto quello che , appunto, forma, eleganza, stile, cultura, appannaggio di scrittori viziati diventati tali grazie alle possibilit delle rendite e delle biblioteche di famiglia. Non solo. Questi scrittori, questi intellettuali, con i loro fogliettoni, con i loro romanzi a puntate in appendice, mettono idee strane in testa agli operai. Idee strane come la cultura. Eppure, i costruttori, mentre sentenziano contro gli orpelli, addobbano le loro case scimmiottando quantomeno le famiglie reali. Mentre vanno al sodo nel pensare (attivit per loro nuova) le abitazioni e le citt delluomo-operaio, si comportano allinverso nel loro privato, esplodono nellimitazione di quello che odiano sfondando immancabilmente nel kitsch. Ma soprattutto: sono collezionisti darte. E adesso come si fa? La soluzione : la collina. In senso metaforico, ovviamente. Sempre Tom Wolfe: Insomma, lo stile architettonico predominante in questa (lAmerica) ch la Babilonia del capitalismo lo stile delledilizia popolare. Quegli alloggi operai, concepiti

da alcune conventicole di architetti europei, fra le rovine della Grande Guerra, sono diventati poi il modello da imitare e hanno assunto, in America, la forma di musei, edifici universitari, gallerie darte, dimore dei ricchi.... Cosera accaduto? Semplicemente un contrordine compagni costruttori! Era lampante, era esibito come la struttura, che non si potesse continuare a pauperizzare larchitettura popolare-operaia, mentre il costruttore stesso, lex addetto alla betoniera, orpellava e decornava la propria abitazione ispirandosi a uno stile che spaziava dal tempio di Athena (colonne e colonnati) al neoclassico sbiancato europeo (fontane a tema idilliaco ispirato a orgette greche in piena provincia americana). Insomma, il tetto liscio su pareti lisce faticava a diventare cool perch ancora nessuno dei suoi osannatori si azzardava a rinchiudersi dentro una casa spoglia (tanto valeva restare in cantiere allora). Ancora Wolfe: Chiss perch gli operai, intellettualmente sottosviluppati comerano, preferirono sempre tenersi alla larga da queste case operaie. Le chiamavano semplicemente the projects e le evitavano come se puzzassero. I lavoratori preferivano andare nei sobborghi. Si ritrovarono quindi in posti come Islip (Long Island) e come la Valle di San Fernando, dove si comprarono case dai tetti spioventi, rivestite di assicelle, con fregi e modanature, senzombra di struttura dichiarata, con lampade in stile lampione a gas sulla veranda....

Loperaio voleva lo stile, cos come lo volevano i nuovi ricchi, i parvenu: i costruttori. Qui venne lidea. Ricordate la fabbrica del cool? Ben prima di essere utilizzata contro la generazione beat, la fabbrica del cool (Rockefeller e compagnucci di merenda) lavevano gi testata sulla pittura: niente pi figurativo - troppo pericoloso - largo alle geometrie su tela, che non vogliono dire niente, o che se hanno qualcosa da dire (Kandinsky) lo dicono per in maniera troppo complessa per le masse. In poche parole i costruttori decidono di dare lesempio: perch continuare a sfoggiare le bomboniere e le organze in citt? Il Sussex in Inghilterra, le alpi in Germania, la Champagne francese, la collina torinese... gli immobili magari comprati dalla vecchia aristocrazia decaduta (qualcuna - oddio! - acquista persino il titolo), sono questi i luoghi dove fare sfoggio di pizzi, merletti e tintoretti. Lontani dalle masse e dalla loro invidia. In citt, adesso, la parola dordine una sola: understatement. La Rolls in campagna, lutilitaria in citt. E la scatola, ovviamente. I ricchi abitano nelle scatole, si inizi a dire. Se allinizio soltanto i ricchi abitavano ledilizia popolare, dopo qualche anno il povero si decise a metterci piede. Quattro pareti spoglie di cemento a vista, et voil, anche tu potevi essere cool.

4. HANNO ROTTO LA SCATOLA

Nessuna creatura bruta ha altri bisogni oltre Cibo e Rifugio, questo scrive Thoreau, prima di abbandonare tutto e trasferirsi per due anni (1845-1847) sulle rive del lago Walden, in una casa di legno costruita con le proprie mani. Cibo e Rifugio: se sono queste a mancarti non puoi pensare alla libert. Naturalmente il rifugio di Walden una scatola. Di legno ma una scatola. Ed indubbio che questa scatola, costruita con le proprie mani, sia il simbolo per eccellenza della libert, della purezza di pensiero, della monasticit bastante a se stessa, dellindipendenza proclamata e raggiunta da qualsiasi obbligo borghese. Con il lavoro di Thoreau Gropius ci gioca. In malafede. Kunstlers discussion on on modernism which highlights the brutality of industry and the romance of the machine ironically brings to mind some passages from Thoreaus Walden. While Thoreau was completely against industrialization and

escaped to the woods to live a deliberate lifestyle that countered the town and city life that was arising due to industry, his thoughts on architecture are strangely similar to those of Gropius and Loos. Recentemente James Kunstler ha sollevato la questione: ma perch Thoreau e Gropius sembrano cos simili? Eppure a Kunstler sfugge una cosa che l sotto gli occhi di tutti. Quale la differenza tra la scatola di Thoreau e la scatola di Groupius? La vista. Ammassare il cittadino-operaio in citt ad alta densit di popolazione, farli vivere in formicai a cielo aperto, affacciati a tristi balconi che si aprono su asfittici casermoni, comera possibile se non ammantando limbroglio per libert? Come il magnaccia che suggerisce alla sua lavorante di liberarsi dalla famiglia che la opprime, allo stesso modo Groupius fa tabula rasa di ogni storia individuale. Quanta storia pu passare attraverso un ammenicolo? Quanto affetto in un portacenere decorato del secolo scorso? La vetrinetta! Mio Dio! Peggio dellarte figurativa! Si corre a ogni ora il rischio che la lavorante possa scoppiare a piangere, fuggire dal bordello, e rintanarsi nuovamente fra le quattro mura familiari, dove magari il paparino sarebbe ben contento di prendere a fucilate il magnaccia di citt.

La scatola, per Groupius, era solo il primo passo verso La Scatola, con la S maiuscola. La singola abitazione era il germe che avrebbe dato vita, come in una infiorescenza frattale, alla citt. Lobiettivo mai dichiarato, il patto tra costruttori, governanti e architetti diventati urbanisti, non era labitazione come scatola, ma la citt come scatola. Una Scatola ripiena di scatole. Una Scatola in cui ogni singola scatola si riflettesse sullaltra scatola (e cosa cera di meglio del vetro?), in un gioco di specchi inebriante in cui la mancanza di stile diventava stile esso stesso. La mancanza di stile, riprodotto allinfinito, diventa uno stile: per quantit, non per qualit. E la qualit la differenza tra la scatola di Thoreau e la scatola di Groupius. La qualit dellambiente. La scatola di Thoreau sulle rive di un lago. La scatola di Gropius incastonata tra altre due scatole dirimpetto a una sterminata serie di scatole. Il problema, come avrete capito, non la scatola. Il problema la Scatola: la Citt come Scatola.

5. LA CITTA DISTOPICA

Fin qui la storia, il breve romanzo architettonico in forma aforistica. E adesso? E adesso scordatevi la fabbrica, scordatevi loperaio: le macchine lo sostituiranno a breve, luomo non conviene alla produzione. Cosa rester del sogno malato di Groupius e del patto scellerato con i costruttori? Le citt Scatole, ovviamente. Loro resteranno. Ripiene di uomini ormai svuotati di storia e senso. I cancelli delle fabbriche scompariranno, al loro posto alti muri di cemento armato e torrette armate che si attiveranno automaticamente. Dopo avere fatto di tutto per fare entrare luomo nella fabbrica, rendendolo schiavo, a breve si far di tutto per tenerlo fuori.

Il concetto di ordine sociale continuer a farsi sentire ancora per qualche anno. Il politico rivendicher la sua funzione, ma non essendoci pi nessuna funzione da rivendicare si butter sullunica rimasta: la polizia. Il capitale lascer fare. Star placido e protetto ad attendere che anche il politico venga risucchiato nel caos della natura. Il sogno della civilizzazione stato nientaltro un incubo, una messa in scena perch i forti costruissero i loro imperi, i faraoni le loro piramidi. Le violenze, come sempre, scoppieranno come reazione allordine repressivo, come reazione a un governo che tassa la popolazione per comprare i manganelli con i quali pestarla. Si instaurer una forma di economia keynesiana della violenza. Nuove ricchezze fioriranno sul mercato nero delle armi. I pavidi si ritireranno nelle fogne, lontani dagli scontri di superficie, avranno un tetto e i ratti come cibo, creeranno una loro filosofia e probabilmente anche loro finiranno per sentirsi cool, in qualche modo. Le citt collasseranno. Il capitale non ha pi interesse a investire su esse. Di pi: il capitale non ha pi interesse a investire. Provate a farvi domande sugli istituti di credito e provate a rispondere alla domanda: dov, il credito? I giochi sono fatti. Gli umani in salute correranno armati verso le campagne, si impadroniranno dei campi in un nuovo far west, al di l di ogni regola. Ma non c pi nessuna ferrovia da costruire,

nessuna cittadina da edificare. Si former una nuova casta: i produttori di cibo. Mettersi al loro servizio spontaneamente, o assaltarli per acquisirne le propriet, sar una delle poche maniere per sfamarsi. Alcuni si ritireranno sulle montagne, cercando di vivere di caccia. Dato lo scarso rifornimento di munizioni si torner allarco, alla clava. Si moltiplicheranno gli episodi di cannibalismo. Alcuni, su di esso, fonderanno una religione. Atri ancora dimenticheranno luso della parola. Nascer nuovamente la figura dellarchitetto di corte. Si calcola che per sopperire al fabbisogno mondiale di architettura basteranno in tutto non pi che una ventina di architetti. Ognuno former una propria scuola al fine di assicurare ai capitali regnanti una riserva di architetti in caso di morte del maestro. Stessa fine per gli ingegneri. Larchitettura predominante sar il castello... Potremmo continuare, descrivere nei dettagli il mondo dietro langolo, il mondo dopo la fine del mondo. Ma ognuno di voi riesce a comprendere da solo cosa accadr del mondo che conosciamo dopo che il capitale ha deciso che basta cos. Lordine, la civilizzazione, il progresso, sono soltanto serviti alla spartizione del pianeta terra.

E adesso? E adesso la storia si sta scrivendo da sola. Siamo a un bivio. Ma la china quella. La citt in bilico. Esiste un futuro per la forma citt? Al di l della retorica importante porsi questa domanda, per quanto sia brutale. Tenendo presente che non esiste una legge naturale che imponga alluomo di vivere in una citt. E per quanto riguarda le leggi dello Stato: quale Stato? Quello che la politica non dice che la citt non ha pi motivo di esistere, e con essa la civile convivenza. Citt e civile convivenza sono concetti svuotati di ogni significato che la politica perpetua - fino a che potr - per giustificare la sua stessa esistenza. Esiste una citt dopo la fine del mondo? C solo un modo per saperlo.

FINE

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