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al mercato, la composizione della struttura produttiva decisiva per l'adozione di strategie competitive diverse dalla

compressione dei costi. ci che hanno potuto fare la Germania e, in misura inferiore, la Francia. Non cos l'ltalia: con una
struttura produttiva fatta per lo pi di agroalimentare, arredo casa, automazione meccanica e abbigliamento, e con oltre l'80%
del tessuto produttivo fatto di imprese con meno di cinque dipendenti, abbiamo subito la concorrenza dei paesi emergenti, che
possono produrre le nostre stesse merci a costi incomparabilmente inferiori. La compressione dei costi stata cos una
necessit.
Non c' da stupirsi, allora, se il cambiamento di costituzione materiale che il nostro Paese ha vissuto dal l992 in poi, a seguito
della scelta di sottrarre allo stato le leve del comando dell'economia, si accompagnato all'ulteriore declino della nostra
industria e all'impoverimento di ampie fasce della popolazione, specie tra i lavoratori dipendenti e i pensionati: quell'esito era
inscritto come logica (bench tragica) conseguenza della svolta verso il /a|sser la|re. Una svolta voluta |n pr|m|s da Amato,
Ciampi, Prodi.
Per converso, la nostra legislazione rimasta ancora per molti aspetti infettata dalla pretesa dell'art. 4l della Costituzione di
controllare socialmente le attivit private. Liberalizzazioni e deregolamentazioni hanno investito pesantemente il lavoro come
gli affitti delle case, l'attivit bancaria come la telefonia, ma sono rimasti molti vincoli sull'uso delle risorse pubbliche
(dall'ambiente al paesaggio urbano) e sulla stessa disponibilit di quelle private. E sono rimasti, bench acciaccati, anche il
fisco e il sistema pensionistico e le loro pretese sui redditi da lavoro e d'impresa, per di pi crescenti a causa della supposta
necessit di rientrare dal debito pubblico.
Vale la pena ripeterlo: se un sistema economico si affida al mercato, solo la composizione della struttura produttiva pu
salvarlo da una competizione giocata sui costi. Se cos non accade, anche il controllo di legalit diventa un costo da ridurre
quanto pi possibile: ne va della sopravvivenza del sistema.
Solo degli inguaribili |dea/|st| possono dunque credere che sia un problema morale e non econom|co il fatto che il 30% del
nostro Pil sia un'opera al nero. La realt ben diversa. La spinta alla delinquenza sistemica e del tutto logicamente
anche tollerata. Abusivismi di ogni sorta proliferano sotto gli occhi di tutti. Le piccole imprese sopravvivono solo grazie
all'elusione e all'evasione, fiscale e contributiva. l lavoratori e soprattutto i disoccupati cercano di spuntare reddito con tutti i
mezzi possibili, inclusi non di rado la truffa, il furto, la rapina. E tutti tentano di sfuggire al pagamento dei debiti contratti con
banche, finanziarie ed Equitalia. Fate un giro per i tribunali di tutta ltalia: dal civile al penale, raccontano di questo.
Berlusconi l'ha capito per tempo e si mosso di conseguenza. Con una differenza fondamentale rispetto ai suoi avversari.
Che non concerne, beninteso, le questioni su cui tradizionalmente si dividevano destra e sinistra: su queste ultime, essi la
pensano esattamente come lui. Condividono, cio, che non la politica ma il mercato debba provvedere all'allocazione delle
risorse. Che l'individuo debba essere lasciato libero di partire da s e da s fabbricarsi la propria strada, in una libera
competizione con gli altri. E naturalmente che rispetto alla crisi la pianificazione pubblica non sia la soluzione, ma come
disse Reagan il problema.
La differenza tra Berlusconi e i suoi antagonisti concerne piuttosto il ruolo della spesa pubblica. Egli sa bene che in questo
Paese non c' /a|sser la|re che non abbisogni di un /a|sser d/|nquer, ma sa altrettanto bene che, senza un sostegno alla
domanda interna, non c' deriva delinquenziale che possa salvarci dall'impoverimento e dalla svendita all'estero delle nostre
attivit. E dato che questo sostegno non pu venirci dalla bilancia dei pagamenti, strutturalmente in disavanzo per lo spread
della composizione della nostra offerta industriale rispetto a quella dei nostri vicini tedeschi e francesi
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, non disposto a
rinunciare alle esportazioni interne
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garantite dalla spesa pubblica: vero e unico pr|mum movens di un sovrappi che
andrebbe altrimenti sprecato, compromettendo in modo ancor pi marcato i gi risicati livelli di sussistenza (e di consumo)
delle masse.
Sebbene mosso |n pr|m|s da intenti squisitamente pr|vat|, Berlusconi ha potuto cos recitare la parte del campione
dell'interesse nazionale: proprio come accadde a Mussolini, che non a caso gode della stima del Cavaliere. E rivolgendosi
direttamente al des|der|o di molta parte dell'ltalia, egli ha saputo interpretare lo Ze|tge|st assai meglio dei suoi avversari. l
quali, invece di criticare il Cavaliere per aver accelerato il processo di precarizzazione del mercato del lavoro, per avere ridotto
la politica industriale a una pioggia di prebende ad personam, per aver trasformato il processo penale in una sequenza di atti
preordinati al solo fine della declaratoria della prescrizione dei reati, per aver assecondato uno spaventoso regresso giuridico
e culturale nel campo dei diritti civili e /ast not /east per aver contribuito in modo decisivo al dilagare di una concezione
propr|etar|a delle relazioni sociali, affettive e sessuali, hanno preferito credere (o far finta di credere) alle favole mora/|ste
dispensate dalla stampa e dalla libellistica borghese, secondo cui il libero mercato funzionerebbe benissimo se solo all'ombra
della spesa pubblica non albergassero ladri e furbetti, mafiosi e corrotti. Come se la riproduzione del nostro capitalismo
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potesse appunto prescindere dall'una e dagli altri e non fosse invece obb/|gata dai vincoli derivanti dalla sua conformazione
produttiva a invocare dosi sempre crescenti di spese clientelari e zone franche dai controlli di legalit.
Non c' da stupirsi, allora, se le insistite giaculatorie |n pro della moralit pubblica non scalfiscano il consenso strutturale di cui
gode Berlusconi, n quando si scopre conti alla mano che i suoi governi sono stati gli unici a praticare le virt del
keynesismo (criminogeno, certo, ma pur sempre keynesismo stato)
6
. Semmai paradossale che, nella confusa babele della
campagna elettorale, egli sia stato l'unico a dire paro/e d| ver|t sull'Europa: precisamente quando, in modo pur contraddittorio,
ha tentato di spiegare quel che i suoi antagonisti non sono disposti ad ammettere, vale a dire che il debito pubblico non
affatto la causa principale dell'andamento dello spread sui tassi d'interesse, che la causa di quest'ultimo risiede negli squilibri
strutturali dell'eurozona e che le politiche di austerit, lungi dal ridurre quegli squilibri, non fanno che accrescerli.
Ecco il punto: il debito pubblico, cio la spesa pubb/|ca. Si detto pi volte, nei mesi scorsi, che l'ascesa di Monti al soglio di
Palazzo Chigi segnava simbolicamente il ritorno del Padre a risvegliare i figli (cio noi tutti) dall'illusione immaginaria di un
eterno godimento fondato sul debito
7
. Se ci vero, bisogna riconoscere che nella disperata resistenza ad ogni ipotesi di
ulteriori sacrifici avvenire (fino al punto di rimettere in discussione il l|sca/ Compact: unico tra i /eader di rilievo ad averlo
fatto) sta la ver|t della posizione di Berlusconi e, ad un tempo, il prob/ema che essa ci pone. Perch se vero che bisogna
guardarsi dalla deriva del godimento rivendicata e messa in atto da colui che incarna il sembiante del ritratto di Dorian Gray
della nostra classe dirigente, resta intatto il problema di come emancipare il godimento la dpense, direbbe Bataille, cio la
spesa pubblica dalla negativit che i corifei di un capitalismo asceticamente weberiano (ma solo per i lavoratori, a va sans
d|re) gli hanno ributtato sopra. Parte maledetta, appunto: fino a quando?
__________
* Luigi CavaIIaro magistrato e saggista. Una versione ridotta e senza riferimenti bibIiografici di questo articoIo apparsa I'8 febbraio 20l2
(con iI titoIo ll keynesismo criminogeno del Cavaliere) suI quotidiano "iI manifesto".
l Georges BataiIIe, La arte maledetta, preceduto da La nozione di deense [l967], Torino, BoIIati Boringhieri, 2003, p. 66. II riferimento di
BataiIIe da intendersi a John Maynard Keynes, Teoria generale dell'occuazione, dell'interesse e della moneta [l936], ora in Id., Teoria
generale dell'occuazione, dell'interesse e della moneta e altri scritti, a cura di T. Cozzi, Torino, Utet, 2006, pp. 3l5 ss.
2 Fonte: Commissione europea per I'efficienza deIIa giustizia, 2008 (cit. da "Corriere deIIa Sera", 6 settembre 20l0, p. l2).
3 AIberto AIesina, Francesco Giavazzi, Giustizia lenta, imrese iccole, "Corriere deIIa Sera", 5 giugno 20ll, p. l.
4 E di quaIche giorno fa Ia notizia che, per Ia prima voIta negIi uItimi dieci anni, Ia nostra
biIancia dei pagamenti ha chiuso I'anno con 8,8 miIiardi di euro di surpIus (dati deII'Istituto
deI commercio con I'estero, riportati in Roberto BagnoIi, Exort italiano mai cosl alto dal
2002, "Corriere deIIa sera", l7 gennaio 20l3, p. 7). Ma I'avanzo, pi che aII'aumento deI vaIore
deIIe esportazioni, Iogicamente imputabiIe aIIa severa contrazione deIIe importazioni, a sua
voIta dovuta aIIa caduta deIIa domanda e deI PiI (-2,l%, secondo i dati diffusi daIIa Banca
d'ItaIia) neII'anno appena concIuso.
5 L'espressione (e Ia reIativa costruzione concettuaIe) risaIgono, come si ricorder, a MichaI KaIecki, ll commercio estero e le "esortazioni
interne" [l933], ora in Id., Sulla dinamica dell'economia caitalistica, Torino, Einaudi, l975, pp. 2l ss.
6 Secondo i dati deI Ministero deII'Economia e deIIe Finanze (riportati da Mario BaIdassarri, Undici anni di sese ubbliche [biartisan),
"Corriere deIIa Sera", 22 gennaio 20l3, p. ll), negIi otto anni di governo di BerIusconi compresi tra iI 2000 e iI 20ll, Ie imposte sono
aumentate di l76 miIiardi di euro a fronte di un aumento deIIa spesa pubbIica corrente pari a 206 miIiardi di euro; nei due anni di governo
Prodi, I'aumento deIIe imposte stato pari a 52 miIiardi di euro a fronte di un aumento deIIa spesa di 60 miIiardi, mentre neII'anno di governo
Monti Ia spesa aumentata di 8 miIiardi a fronte di un aumento deIIe imposte di 20 miIiardi. Come dire che, mentre iI governo Prodi ha
perseguito un sostanziaIe pareggio di biIancio e iI governo Monti ha reaIizzato un draconiano avanzo, i governi presieduti da BerIusconi
hanno mantenuto una Iinea di deIicit sending.
7 ParticoIarmente efficaci gIi interventi di Ida Dominijanni, tra i quaIi si veda aImeno Dal godimento alla enitenza, "iI manifesto", 2l dicembre
20ll, p. l.
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