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Dal dipendente pubblico costretto a fare il muratore per far quadrare i conti, fino agli stranieri che lavorano

soprattutto nei campi e nei cantieri italiani. Tante storie diverse legate insieme dalla necessit di arrivare a fine mese. Dai controlli sulle aziende recuperato un miliardo per lo Stato
ROMA - Muratori, camerieri, braccianti. Ma anche assicuratori, insegnanti, benzinai. Sono solo alcune delle tante facce del lavoro nero in Italia. Circa tre milioni di persone che lavorano senza un contratto, quindi senza giorni di malattie, senza ferie e senza la speranza di una pensione. Gli ultimi dati disponibili si fermano al 2010, ma la cifra destinata senz'altro ad aumentare a causa della crisi. "Se gli italiani non danno vita a forti forme di dissenso solo perch esiste una ricchezza generata da un'altra economia, quella sommersa". A dirlo il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara che nel rapporto "L'Italia in nero" ha fatto i conti al sommerso: 540 miliardi di euro, il 35% del Pil, di cui 280 miliardi vengono dal lavoro in nero. Ma chi contribuisce a far crescere le casse di questa economia parallela? L'identikit non facile da disegnare: c' chi come Cristina fa la badante, chi come Luca lavora in pizzeria. Poi Antonella d ripetizioni dopo aver finito il turno a scuola. Rajhad invece venuto dal Punjab per fare il bracciante nell'agro pontino. Ma c' anche Pietro che la mattina indossa la divisa e nei ritagli di tempo fa il muratore o Maurizio dipendente pubblico dalle 8 alle 17 e dopo assicuratore. Persone molto diverse tra loro accomunate dalla stessa necessit di far quadrare i conti. "Anni fa - spiega Fara - avevamo denunciato la sindrome della quarta settimana, poi siamo passati alla terza, ora siamo al giorno per giorno. Arrivare a fine mese diventato impossibile: per questo dobbiamo uscire dalla logica della divisione tra italiani buoni e italiani cattivi. Ci sono sono solo persone costrette a cedere perch non ce la fanno". "Ogni volta che non mi fanno lo scontrino mi arrabbio, penso a tutti i soldi che se ne vanno per colpa degli evasori. Ma mi sono ritrovata a essere una di loro". Maura con il suo stipendio da bidella non superava le prime due settimane e cos ora, come dice lei, "aiuto qualche famiglia con i servizi di casa". E non l'unica. Ad avere un doppio lavoro in Italia sono almeno un milione di dipendenti pubblici e complessivamente le "posizioni plurime" sono il 31,6% di tutti i lavoratori in nero. Il 55,7% ha unicamente un reddito fuorilegge, mentre solo il 12,7% straniera. Pi di 370mila immigrati che lavorano soprattutto nell'edilizia e nei campi. L'agricoltura, con il 24,9% di irregolari, il settore pi nero secondo il rapporto dell'Eurispes, seguita da servizi (13,5%) e industria (6,6%). Ma scomponendo il dato del terziario, con l'eliminazione dei dipendenti pubblici, la percentuale dei lavoratori in nero arriva al 50% nei servizi domestici e si 'ferma' al 30% nel turismo. "Nel bar dove lavoro la met dei dipendenti non ha contratto. Ma la paga buona", racconta Marco, cameriere trentenne che deve pagare l'affitto della sua stanza romana. Ma se il nero sembra diffuso, nel mondo dei ristoranti e degli alberghi il grigio ad avere la meglio. "L'uso abnorme di contratti atipici - spiega Franco Martini, segretario generale della Filcams - serve a mascherare la pratica sempre pi diffusa di nascondere le irregolarit. Hai un contratto part time ma fai un full time. Oppure un contratto a chiamata ma lavori tutti i giorni. Forme contrattuali pi economiche per il datore di lavoro, ma senza le tutele che spettano al dipendente". Una condizione accentuata dalla flessibilit del settore, i cui confini sono talmente labili da permettere facilmente manovre elusive. Le stesse che dovevano essere contenute dalla recente riforma Fornero. "La bussola della nuova legge - prosegue Martini - era quella di rendere

svantaggiosa l'assunzione con contratti flessibili, a favore di quelli pi stabili. Ma i risultati non si vedono. Anzi, il grigio sta crescendo". Un andamento confermato anche dai dati del ministero del Lavoro nel suo Rapporto 2012 sull'attivit di vigilanza in materia di lavoro e previdenza. Su poco meno di 250mila aziende ispezionate dal dicastero con l'aiuto di Inps e Inail, circa 300mila lavoratori sono risultati irregolari, di cui un terzo totalmente in nero. E se rispetto all'anno prima i dipendenti invisibili sono calati del 5%, quelli che hanno contratti-farsa sono saliti del 6%. Il Ministero ha controllato solo il 15% delle aziende ed riuscito a far rientrare nelle casse dello Stato pi di un miliardo e mezzo di euro. Una cifra che lascia Luca - cassaintegrato che consegna le pizze per pagarsi il mutuo - sconsolato: "Tanto a me di quei soldi non torna indietro niente..."

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