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LO SGUARDO DEGLI ALTRI il controllo e la censura della societ

Andrea Barabino

1. Un passo indietro: alle origini della civilt di colpa e di vergogna. Lassunto fondamentale del noto saggio di E.R. Dodds, I Greci e lirrazionale, che alla civilt di vergogna, caratteristica dellet arcaica e rappresentata in particolare dal mondo dei poemi omerici, subentri in epoca successiva una civilt di colpa. Le due sfere culturali, attraverso parametri oggettivi a livello sociale, sarebbero in conflitto tra loro soprattutto per il diverso modo di valutare lazione dellindividuo: nella civilt di vergogna laccettazione delloperato del singolo riposa sul giudizio che di esso d la comunit in cui egli opera, mentre la civilt di colpa sposta il centro nellindividualit interiore del soggetto agente. Cos Socrate, per esempio, non si preoccupa di ci che pensano gli altri del suo comportamento, ma risponde solo alla propria coscienza, guidata dal daimonion ti di cui si parla nellApologia platonica. Gli eroi omerici, invece, delegano allambiente laccettazione del proprio operato e agiscono in funzione dellapprovazione o della disapprovazione che ne discende. Il giudizio morale, dunque, da unautorit esterna e collettiva in un solido patrimonio di valori convenzionali ma condivisi (civilt di vergogna), si sposterebbe a una forma di autocoscienza, basata su valori assoluti, che il singolo ritrova in s stesso (civilt di colpa).

2. Il giudizio morale attraverso le letterature successive. Il dissidio lacerante tra autorit morale esterna, coercente e oppressiva, contrapposta alla ricerca di valori individuali svincolati dalla societ, rimane fortemente attivo in tutte le letterature successive, a partire da quella latina fino ad arrivare alle nostre moderne e contemporanee. Lintuizione di Dodds, per quanto potente e penetrante, va intesa come linea interpretativa, non come schema rigido e formale: non fatto raro n isolato, infatti, trovare anche nelle letterature pi vicine a noi tracce di un conflitto tra mentalit individuale e coscienza collettiva che impone, in termini vincolanti, i propri paradigmi comportamentali, pena lesclusione, lemarginazione, la derisione e nei casi pi drammatici la distruzione e lannientamento morale o addirittura fisico. Sarebbe ovviamente errato attribuire a Dodds lipotesi di una soluzione della civilt di vergogna a vantaggio della civilt di colpa. Nei secoli, sia pur con diversi esiti, le due civilt appunto coesistono e convivono conflittualmente. Nella letteratura latina della tarda et repubblicana, per esempio, il giudizio altrui, soprattutto dei difensori del mos maiorum, tanto esaltato in sede topica, comincia a essere guardato con disprezzo. unet in cui i costumi si sono ormai rilassati, le donne godono di maggiore libert e autonomia, vacillano i valori
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della vecchia repubblica, come virtus, pudicitia, familia. O meglio: ne vacillano le chiavi di lettura arcaiche. Un chiaro esempio di questo sovvertimento e rinnovamento dei valori si trova in Catullo: esponente di una giovent distaccata dai doveri del negotium e pi spregiudicata nei comportamenti, il poeta veronese difende il significato dellamore contro i pregiudizi della vecchia morale. Il foedus conta comunque: solo che al foedus istituzionale del matrimonio si sostituisce il nuovo foedus catulliano della passione del cuore. La poesia che inneggia allamore tra Catullo e Lesbia, il carme V, proclama che gli amanti non devono tenere in nessun contro i rumores dei vecchi moralisti: di fronte alla brevit della vita e alla fugacit delle gioie dellesistenza umana, i rimproveri della morale non valgono neppure un centesimo. un motivo che diventer topico della letteratura latina, come dimostra la sua presenza nellelegiaco Properzio II 30,13 (ista senes licet accusent conubia duri), in Ovidio, Ars Amatoria 174 (castigator censorque minorum), in Lucano VI 453-454 (severi senes) e, pur allinterno di un altro contesto, anche nel filosofo Seneca Ep. 123,11 (istos tristes et supercilios alienae vitae censores, suae hostes, publicos paedagogos assis ne feceris). Presentiamo i primi versi del carme V di Catullo nella traduzione di F. Della Corte:
Vivamus mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis! Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, () Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri damore; a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo, non diamo il valore di una lira. Il sole s che tramonta e risorge; noi, quando tramontata la luce breve della vita, dobbiamo dormire una sola interminabile notte. Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi altri cento () (trad. di F. Della Corte, Mondadori, Milano, 1977)

Solo pochi decenni dopo, per, con il tentativo di restaurazione morale ad opera delle Leges Iuliae volute da Augusto, sembra rinnovarsi la civilt di vergogna. NellEneide di Virgilio la tutela della tradizione e delle regole della morale garantita da una divinit infernale e mostruosa, la Fama, personificazione orrenda delle voci e dei rumores che passano di bocca in bocca, per dilatarsi e deformarsi in calunnie. La Fama entra in azione quando la regina Didone, che in passato aveva disprezzato le richieste di matrimonio dei re vicini, cede allamore per Enea. Virgilio rappresenta questa divinit come un animale alato, che nasconde sotto ogni penna un occhio con cui tutto spia, nonch una lingua con cui riporta quanto ha visto (Eneide IV 173 ss.). Il motivo virgiliano della Fama ritorna ripreso e adattato in Manzoni, specialmente nel Fermo e Lucia (III 3). Privata del suo aspetto orrifico e spaventoso, la fama non pi personificazione mitologica, ma, secondo lo spirito razionalistico manzoniano, un insieme di voci e dicerie incontrollate che aumentano passando di bocca in bocca. noto che Manzoni
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rivisita dal profondo la lezione dei classici alla luce del suo umorismo e del suo scetticismo, di stampo illuminista. Nella redazione del 23 del Fermo e Lucia, in particolare, Manzoni cos parafrasa i versi virgiliani, descrivendo le reazioni della folla alla notizia della conversione del Conte del Sagrato (lInnominato):
Le circostanze essenziali della storia stavano senza parlare del matrimonio ricusato, e Lucia aborriva il discorso del matrimonio. Ma il Cardinale che disegnava di riparlare altra volta con Lucia e non voleva in quel giorno cos burrascoso per lei tenerla pi a lungo, chiam a s le due donne presenti e lontane; e disse a ciascuna ci che era pi opportuno: ringrazi di nuovo la buona donna, consol Agnese, e l'anim ad ammirare la provvidenza che dopo d'averle dato tanti timori per la figlia, l'aveva liberata con modi inaspettati, e l'aveva fatta conoscere ad uno che aveva il dovere, e qualche mezzo per proteggerla. Quella benedetta Agnese fra le risposte che diede con un imbarazzo che in lei era un po' comico, perch voleva non averne, disse anche queste tremende parole: Gi, la colpa in gran parte del Signor curato. Come? di che curato? domand il Cardinale. Oh bella! del nostro, rispose Agnese. Il Cardinale domand una spiegazione, e Agnese spiattell tutta la storia del matrimonio, senza far motto del clandestino. Federigo che non voleva fare alcuna dimostrazione prima d'avere inteso il curato, per non manifestare un giudizio che forse avrebbe dovuto ritrattare, tacque, ma si leg al dito anche questa. Si rivolse alla buona donna, e le chiese se fino a tanto ch'egli avesse provveduta Lucia d'un asilo, non le sarebbe stato grave di tenerla presso di s. La buona donna fu contentissima, il Cardinale la ringrazi; e pens a darle qualche segno di ricompensa; e veduto dal suo abito e dal contegno che un dono di moneta l'avrebbe umiliata, prese da un picciolo scrigno un libretto di orazioni ben ornato, e un rosario prezioso, e la preg di ritenere queste memorie della sua riconoscenza. La buona donna ripose con molta gioja il dono che si conserva tuttavia dai suoi discendenti con molta piet, e si fa vedere con molto amor proprio. Le donne partirono: Federigo accud a quello che gli rimaneva di faccende per la visita; e sul far della sera part da Chiuso accompagnato da una gran folla, e s'incammin alla volta di Maggianico, paese famoso per le sue campane. Ma quella dea che ha (mirabile a dirsi!) tanti occhi quante penne, e tante lingue quanti occhi, e (ma questo pare pi naturale) tante bocche quante lingue, e finalmente tante orecchie quanti occhi lingue e bocche (debb'essere una bella dea) questa ultima sorella di Ceo e di Encelado, partorita dalla Terra in un momento di collera, veloce al passo e al volo, che cammina sul suolo e nasconde il capo tra le nuvole, che vola di notte per l'ombra del cielo e della terra, n mai vela gli occhi al sonno; e di giorno siede sui comignoli dei tetti o su le torri, e spaventa le citt, portando attorno il finto e il vero indifferentemente, costei aveva gi prima della notte diffusa nei paesi circonvicini la storia delle avventure di quel giorno. Per fare intendere al lettore questa particolarit, abbiamo usurpato formole che a dir vero appartengono esclusivamente alla poesia, ma saremo scusati da coloro, i quali sanno che ad imprimere vivamente una immagine nelle fantasie il mezzo pi efficace l'allegoria, e singolarmente quella gi nota e consecrata delle antiche favole: poich quando si vuol fare immaginar bene una cosa, bisogna rappresentarne un'altra: cos fatto l'ingegno umano quando coltivato con diligenza. Siccome per a voler cavare dalle allegorie il senso vero ed ultimo, quello che si vuol trasmettere, necessario in ultimo pensare alle cose che le allegorie fanno intendere, cos non lasceremo di dire che tutti gli abitanti del contorno, che erano convenuti quel giorno in Chiuso, tornando la sera alle case loro, raccontarono ci che avevano veduto, ripeterono ci che avevano inteso, commentarono le circostanze che per s non avrebbero bastato a dare idea d'un fatto compiuto, e inventarono gli episodi che erano indispensabili per dare continuit alla storia. Ma il fondo delle loro relazioni era vero; e questo fondo aveva abbondantemente di che eccitare una grande maraviglia e un grande interesse. Il Conte del Sagrato era nome d'una terribile celebrit nei contorni, e assai pi lontano; e una conversione tanto inaspettata, e che doveva portare tanti cangiamenti era un argomento all'universale di una pia maraviglia, di esultazione, e di riconoscenza a Dio, e di nuova venerazione per l'uomo di Dio che ne era stato lo stromento. E quello che rendeva ancor pi interessante quella conversione era l'averne veduto un effetto immediato, un testimonio vivo, gi tanto interessante per s: una povera giovane restituita volontariamente dal carcere privato alla libert e alle braccia di sua madre. Ma pei parrocchiani di Don Abbondio, l'interesse era ancor pi grande che per gli altri; per essi la povera giovane era Lucia, quella Lucia che avevano veduta fra loro

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modesta, bella, irreprensibile, allegra, che avevano pianta sommessamente smarrita, della quale si sussurravano mille notizie diverse, e tutte lagrimevoli, e della quale ora i suoi vicini potevano dire: l'abbiamo veduta noi oggi con Agnese andare dal Cardinale che le voleva parlare in persona. Al mattino seguente la fama si pos anche sul comignolo del castellotto di Don Rodrigo; ed facile immaginarsi che la novella ch'ella portava fece sull'animo suo tutt'altro effetto che sull'animo di quella povera moltitudine. (Fermo e Lucia III 3)

La riscrittura dellepisodio nei Promessi Sposi punta a una maggiore interiorizzazione del pentimento dellInnominato e al significato religioso del suo travaglio. Gli esiti esteriori della conversione vengono perci drasticamente ridotti e la parafrasi dei versi virgiliani non trova pi direttamente spazio nella nuova dimensione del romanzo.

3. Il senso di vergogna La persistenza della civilt di vergogna, dunque, come pure il suo conflitto con la civilt di colpa, supera in effetti i confini angusti dellet greca arcaica e si prolunga fino ai nostri giorni. Nel presente contributo ci soffermeremo in particolare su due aspetti degli effetti censori che sono proiettati dal contesto sociale: da un lato, la sfera sessuale e la violazione dellamore illecito; dallaltro, lambito culturale, nelle sue forme propriamente artistiche e intellettuali, che sfidano la cultura dominante e ad essa non si allineano. 3a. La vergogna degli amori proibiti Il meccanismo di censura sociale in tutte le letterature e in tutti i tempi si esercita innanzitutto, con maggior evidenza, in riferimento alla sfera sessuale. Il romanzo dellOttocento, soprattutto, in quanto figlio dellet romantica con la sua forte ventata di libert e ribellione, analizza in modo spietato lo sguardo moralistico che si appunta, spesso con ferocia, su chi colpevole di comportamenti ritenuti moralmente illeciti o anche su chi vittima di sospetti che macchiano la rispettabilit sociale. Uno degli esempi pi significativi un classico della letteratura americana La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, che restituisce una delle testimonianze pi incisive del conflitto tra sensi di colpa e di vergogna che regola i comportamenti di una piccola comunit puritana nel XVII secolo. La protagonista della vicenda, Hester Prynne, colpevole di adulterio durante lassenza del marito creduto morto, la vittima del ferreo moralismo di quellAmerica puritana delle origini che tanto condizioner il costume, la mentalit, la cultura successive. Il romanzo, ambientato nella comunit di Salem nel Massachusetts, ruota interamente sul binomio vergogna e conseguente senso di colpa che distrugge la vita dei protagonisti. Il simbolo concreto, visibile a tutti, di questo tormento la A di Adultera che Hester deve perennemente portare ricamata sul petto, dopo essere stata esposta alla gogna. Luomo che lha amata, il reverendo Dimmesdale, pur ossessionato dal peso del peccato commesso, incapace di proclamare la sua colpa in pubblico: quando lo far, costretto dal marito di Hester, ricomparso, muore di vergogna. Latteggiamento di Hawthorne per questa

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America di amore e ribellione insieme: insita la critica che la nuova societ fondata dai coloni, con la sua chiusura, la rigidit della tradizione, lincombenza della religione, non sia quel nuovo mondo tanto atteso e vantato. Anche a livello europeo sono molti gli esempi che si possono citare a conferma del fatto che nelladulterio individuato il bersaglio privilegiato della disapprovazione e sanzione sociale. Tra i pi rilevanti, forse, si possono citare Madame Bovary di Gustave Flaubert e Anna Karenina di Lev Tolstoj. Mentre lambientazione della Lettera scarlatta di Hawthorne la piccola comunit con le sue regole ataviche e le sue tradizioni religiose inappellabili, ma anche lambiente inesplorato, feroce e selvaggio allesterno, simbolo di una libert da conquistare con fatica, in Madame Bovary invece il luogo della disapprovazione sociale la provincia francese, altrettanto inflessibile nel predestinare le scelte delle donne, anche se meno oppressa dalla religione. Pi che per la volont di censurare e purgare le colpe con riti esemplari, come la gogna e la lettera scarlatta, la provincia francese si caratterizza per il pettegolezzo, la frivolezza e la vanit dei rapporti umani, per la superficialit dei comportamenti. Al morboso senso del peccato si sostituisce il desiderio di evasione, la volont forzata di cambiamento, la tensione verso la passione fine a se stessa, come stimolo a superare linsoddisfazione per una realt e un destino non scelti. Il giudizio degli altri, quindi, rimane sullo sfondo: i protagonisti, Emma e suo marito Charles, riescono a ignorarlo. Il senso della vergogna, dunque, non diventa drammaticamente protagonista come nellopera di Hawthorne. Ma anche il dramma di Anna Karenina istruttivo in tal senso: il sentimento travolgente, che per amore spinge Anna a rinunciare addirittura al figlio, non compreso dal marito Aleksej, rigido custode di una morale che non ammette deroghe. Nessuno spazio rester alla sventurata Anna, che chiuder drammaticamente la sua tormentata e infelice esistenza con il suicidio. La figura delladultera si impone anche nel romanzo italiano di fine Ottocento, che restituisce ritratti di donna talvolta legati agli stereotipi del verismo o agli schemi del romanzo dappendice, talvolta caratterizzati da maggiore profondit e spessore psicologico. Solo per citare i romanzi pi significativi in tal senso, ricordiamo Giacinta di Luigi Capuana, Una peccatrice e Tigre reale di Verga, La biondina di Praga, lInnocente di DAnnunzio e Gelosia di Alfredo Oriani. Il motivo delladulterio, con la conseguente sanzione sociale e familiare che pesa sulla donna, viene paradossalmente rovesciato nel romanzo di Pirandello Lesclusa, ancora legato agli schemi del naturalismo sia nellargomento che nellimpianto narrativo. Ma il fatto che diventa molla della vicenda, ovvero ladulterio, non stato in realt compiuto da Marta Ajala, nonostante le apparenze che laccusano (le lettere dello spasimante scoperte dal marito). Il paradosso della vicenda consiste nel fatto che la protagonista cacciata dal marito quando innocente, ma poi di nuovo accolta prima sul posto di lavoro, poi in famiglia proprio quando si realmente concessa alla relazione adulterina con il suo amante, lAlvignani. Ai meccanismi del determinismo, alla rigida consequenzialit tra cause ed effetti
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del romanzo naturalista e della filosofia positivista, si sostituisce con esiti imprevedibili il gioco del caso, che si fa beffe non solo delle regole sociali, ma soprattutto dello sguardo giudicatore dellipocrita comunit siciliana. Una delle punte estreme nella direzione che qui stiamo esaminando, quella degli amori proibiti, comprende in particolare la violazione del voto di castit degli ordini religiosi, trasgressione massima e abnorme nellambito di societ impregnate di cultura cattolica. In Italia, nei racconti e nei romanzi della fine dellOttocento il motivo si fa strada specialmente nelle pagine dei esponenti della Scapigliatura. Il tono di rado morboso, come accade nel racconto di Camillo Boito Vade retro, Satana, dove un sacerdote perde la testa per unavvenente donna gi sposata. Pi spesso, invece, si assiste ad abbandoni innocenti, naturali e puliti: si pensi alle Memorie del presbiterio di Praga-Sacchetti, a Il peccato di Boine o a La madre di Grazia Deledda, che implicitamente rappresentano una condanna del moralismo bacchettone vigente. Proprio questultimo romanzo, La madre, istruttivo: un sacerdote vive una relazione amorosa con una donna, piegato da un umanissimo e profondo sentimento, non per unavventura legata alla passione dei sensi; ma quando, afflitto dal senso di colpa, decide di purificarsi e preannuncia alla madre la sua intenzione di autodenunciarsi durante la messa di fronte ai suoi parrocchiani, porta la situazione alla catastrofe. La madre, infatti, dopo aver inutilmente tentato di dissuaderlo per evitare lumiliazione sociale, partecipa alla messa nelle ultime file, nascosta e sconvolta, per il timore che la vergogna di tutto ci ricada su lei e sul figlio: lattesa della rivelazione che poi invece non avr luogo, da parte del figlio le provocher uno stress cos intenso, da portarla alla morte. 3b. Lemarginazione dellintellettuale Unaltra forma di inquisizione censoria si esercita nei confronti dellintellettuale, ovvero di colui che, forte del suo dominio culturale, non si allinea alle posizioni di regime o alla mentalit vigente. Se nellOttocento il ribelle culturale di solito lartista, secondo gli stereotipi di movimenti quali la Bohme in Francia e la Scapigliatura in Italia, nel Novecento lintellettuale militante che si pone in aperta o pi raramente velata opposizione alla societ e al regime politico del suo tempo. Il disagio e le tensioni dellintellettuale sono spesso colte e rappresentate dialetticamente nel rapporto con la comunit in cui vive. Tra le opere pi significative possiamo ricordare Il carcere di Pavese, del 1938-39, trasposizione autobiografica della vicenda dello scrittore condannato al confino a Brancaleone Calabro per attivit antifascista. Il carcere cui allude il titolo non tanto quello fisico cui costretto il confinato, ma quello interiore, che isola Stefano, il protagonista, dalla vita del paese, dai suoi riti e dalle sue pulsioni. Nelle pagine del romanzo leggiamo, infatti, una precisa indicazione in tal senso: Stefano accett fin dallinizio senza sforzo questa chiusura dorizzonte che il confino: per lui che usciva dal carcere era la libert. Il romanzo si costruisce pertanto su tutta una serie di contatti che i paesani ed alcune donne in particolare cercano di attivare con il protagonista, senza tuttavia riuscire a spezzare il suo isolamento interiore. Elena, la selvatica Concia, Giannino, i giovanotti oziosi dellosteria, la guardia di finanza, il maresciallo sono

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tutte presenze di persone che osservano e commentano la vita dello straniero del Nord, scandita dalla ripetizione di gesti quotidiani (le veglie, i bagni, le passeggiate), senza arrivare a un contatto autentico e profondo con lui. Prosecuzione ideale della vicenda di Stefano, lesperienza di Corrado, protagonista de La casa in collina, professore torinese sfollato, durante la guerra, in una villa in collina. Se lalibi della mancanza di libert condiziona il comportamento di Stefano ne Il carcere, invece ne La casa in Collina Corrado impone su di s una spietata e lucida autoanalisi, sottraendosi a qualsiasi scusa di comodo. Corrado rifiuta il coinvolgimento alla vita sociale e la partecipazione alla resistenza offertagli da personaggi come Cate, la sua ex amante. N partecipa del clima di entusiasmo e speranza, poi di delusione, che si determina dopo il 25 luglio del 43: vive, dunque, la sua dimensione individualistica, rifiutando qualsiasi coinvolgimento. Come ne Il carcere, il romanzo di Carlo Levi Cristo si fermato ad Eboli, narra lincontro tra lintellettuale del Nord e la comunit di contadini e pastori del Meridione dItalia. A differenza del romanzo di Pavese, per, in Levi avviene lincontro, quasi osmotico, tra il protagonista (condannato anchegli al confino per antifascismo) e il mondo arcaico, immobile di Gagliano Agliano, in realt nellarretrata Lucania. Il protagonista, lo stesso Levi, dapprima con stupore poi con partecipazione, scopre questa realt posta ai confini della storia, una civilt primigenia, in cui si mischiano pulsioni feroci e unumanit delicatissima. Lintegrazione del confinato nel paese avviene per iniziativa della comunit, che da tempo scruta, indaga e commenta le abitudini dello straniero. Levi viene infatti supplicato di visitare un malato, bench da anni non eserciti pi la professione di medico. Ai suoi occhi si apre a questo punto la miseria e la desolazione del paese vittima dei soprusi e dellindifferenza del regime fascista come di tutti i governi che si sono avvicendati nel Sud, ma al tempo stesso lautore, affascinato, partecipa di una realt magica e superstiziosa, cos lontana dalla sua impostazione razionale. Al di l della contingenza politica, tuttavia, non va dimenticato che lelemento della coralit emergente dai paesi del Sud dItalia e delle isole, un motivo-guida che non nasce con Levi, ma caratteristico di tutti i grandi autori della fine dellOttocento e dellinizio del Novecento, come dimostrano gi i romanzi veristi di Verga o di Grazia Deledda, ma anche tutta lopera di Pirandello.

4. Tra contestazione e fuga: lultima met del Novecento nella letteratura e in altre forme di spettacolo Se nellarte e nelle letterature precedenti prevale la figura dellemarginato che rimane travolto dalla pressione del giudizio sociale, a partire dalla met del Novecento si impone invece un nuovo tipo di eroe, il giovane che rifiuta, in modo netto e senza compromessi o mediazioni di alcun tipo, i valori correnti della societ e i pregiudizi imposti spesso con ipocrisia. Il conflitto

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tra singolo e collettivit diventa una sorta di lotta titanica, senza quartiere: nasce cos la letteratura della beat generation, che ha avuto tra i suoi testi esemplari il poemetto Howl (Urlo) di Allen Ginsberg (1955) e il romanzo Sulla strada di Kerouac (1957). Tra le pellicole cinematografiche di maggior successo va ricordata Giovent bruciata, interpretato da James Dean, lincarnazione, licona delleroe ribelle e trasgressivo. Negli anni del boom economico e della crescita industriale dellOccidente, la dura e spesso violenta critica dei giovani si indirizza contro lincapacit della societ a produrre valori che soddisfino linteriorit dellindividuo e prende come bersaglio lipocrita morale censoria nei confronti delle istanze libertarie dellindividuo. La provincia americana, con il suo vuoto conformismo e il suo sguardo accusatorio nei confronti della purezza istintiva dei giovani, il bersaglio privilegiato della contestazione degli scrittori di questa generazione, che incontrer grande successo nei decenni seguenti e condizioner profondamente anche i movimenti giovanili hippy negli anni 60 e la protesta studentesca del 68. Nella musica e nella letteratura anche italiana sono filtrati negli ultimi decenni i motivi della protesta e della ribellione alle convenzioni sociali della beat generation e della cultura hippy. Tra gli scrittori italiani pi recenti che hanno portato al successo letterario il disagio delle nuove generazioni e la loro contestazione anche se non in chiave politica, ma individualistica spicca Enrico Brizzi con Jack Frusciante uscito dal gruppo, del 1994, un romanzo che stato interpretato come una sorta di Giovane Holden italiano. Come recita il titolo, il protagonista, Alex, per recuperare la sua interiorit e il valore della sua esistenza, deve scegliere se integrarsi nel gruppo (la famiglia? la scuola? gli amici alternativi?) o se uscirne definitivamente, seguendo lesempio del chitarrista del gruppo rock Red Hot Chili Peppers, Jack Frusciante, che per coerenza ai suoi ideali ha abbandonato la band nel momento della popolarit e ha rinunciato al successo. Questo il mio piccolo mondo facile, liceo ginnasio Caimani di Bologna, dove intreccio rapporti pi o meno amichevoli, compro la merenda, si controlla il mio grado di omologazione. Questo il pollaio in cui mi insegnano a interagire coi miei simili. A stare nel gruppo, a non alzare la testa (p. 144). Il romanzo una dura requisitoria non solo contro le spinte allomologazione attuata dalla scuola e dalla famiglia nei confronti di ragazzi e adolescenti, ma in generale contro il mondo degli adulti, incapaci di comunicare e di volgere lo sguardo sui loro figli, perch stupidamente sedotti dalle vanit della vita (i soldi, il potere) o, peggio, fagocitati dalla televisione costantemente accesa. Sfondo di questa accusa la ricca, opulenta citt di Bologna degli anni 90.

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