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Esopo

La favola: tra saggezza popolare e letteratura


Le favole di Esopo costituiscono uno dei rari esempi di prodotto letterario capace di passare attraver-
so i secoli praticamente indenne. La loro forza comunicativa, anche al di l dello specifico contesto in
cui vennero composte, legata ai motivi e alle tematiche affrontate, oltre che alle modalit narrative
adottate: questioni etiche e aspetti della vita quotidiana sono trattati in maniera sintetica, ricorrendo
a immagini del mondo animale (T1) o vegetale, o rifacendosi al mondo del mito (T2-T2a). Non man-
cano, inoltre, frequenti richiami alla sapienza e alle tradizioni popolari, da cui deriva una serie di moti-
vi e immagini destinati, per la loro straordinaria incisivit ed efficacia, a una grande fortuna nel corso
dei secoli (T3). Lo stesso Esopo diventa protagonista di racconti favolistici (T4): lautore cui si attribui-
scono favole ancora oggi raccontate e note riceve lonore di vedere perpetrato il proprio ricordo attra-
verso narrazioni che lo vedono agire in prima persona. In questo modo, inoltre, gli aneddoti su episo-
di della vita di un autore si candidano a divenire una delle tematiche della favola.
Laquila e la volpe
(Aesop. 3 Chambry)
La favola esprime un atteggiamento di sfiducia nei confronti degli esseri viventi, che per
interesse personale sono pronti a violare ogni patto di lealt; lunica tenue consolazione pu venire dalla
giustizia divina.
Il tema di questa lunga favola fu utilizzato anche da Archiloco (frr. 174-181 W., vedi volume 1, p. 232) per
ricordare a Licambe (luomo che gli aveva promesso sua figlia in sposa ma poi era tornato sulla sua deci-
sione) che gli spergiuri non possono sfuggire a una giusta punizione.
Arto xoi omap iiov ao opou oarioorvoi apoiov routmv
oixriv oiryvmoov roimoiv iio tpv ouvp0riov aoiourvoi. Koi op o rv
ovoo rai ti aripxr orvoov rvrottoaoipooto, p or ri tov uaoxrirvov
0ovov rtrxrv. Er0ouop or aotr outp rai vopv o orto oaomv
5 top xotoato ri tov 0ovov xoi to yrvvpoto ovoao oo rto tmv
1
t
rr. 1-2 Arto ... aoiourvoi: Unaquila e una volpe, avendo
stretto amicizia tra di loro, decisero di abitare vicine, conside-
rando la convivenza un rafforzamento dellamicizia. roim-
oiv: questo accusativo svolge la funzione logica di comple-
mento predicativo delloggetto (riferito a ouvp0riov). iio:
genitivo oggettivo.
rr. 2-4 Koi op ... rtrxrv: Allora luna, salita su un grande al-
bero, vi fece il nido; laltra, avvicinatasi al cespuglio sottostan-
te, partor. rvrottoaoipooto: aoristo dal verbo composto
vrottoaoirm, derivato da vrotto, uccellino, e aoirm, fare.
rr. 4-6 Er0ouop ... xotr0oivpooto: Un giorno, essendo (la
volpe) uscita in cerca di cibo, laquila, essendo priva di nutri-
Antologia
LA FAVOLA
Unaquila e una volpe, avendo stretto amicizia tra loro, decisero di abitare luna vici-
no allaltra, ritenendo la convivenza un rafforzamento del legame amichevole. Allora
laquila, salita su un albero molto alto, vi fece il suo nido; avvicinatasi a sua volta a
un cespuglio sotto lalbero, la volpe vi partor i suoi cuccioli.
Ma un giorno che essa era uscita in cerca di cibo, laquila, non avendo a disposizio-
ne di che nutrirsi, volata gi nel cespuglio e traendone via i piccoli, li divor divi-
dendoli coi suoi aquilotti.
Ritornata la volpe e intuito laccaduto, non tanto si addolor per la morte dei cuc-
cioli, quanto per non poter ripagare laquila con la stessa moneta: essendo infatti
animale di terra, essa non poteva inseguire un volatile. Perci, stando lontano, sca-
gliava maledizioni contro la sua nemica, unica consolazione questa per chi debole
outou vrottmv xotr0oivpooto. H or omap raovr0ouoo m ryvm to ao-
0rv, ou toooutov rai tm tmv vrottmv 0ovotm ruap0p, ooov rai tp ouvp
rooi o yo ou oo artrivo v oim xriv p ouvo tri. Aio ar ao m0rv oto oo, o o -
vov toi o o0rvr oiv xoi o ouvo toi u aori artoi, tm r 0m xotpo to. Euvr p
10 or ou tm tp ri tp v ii ov o orri o ou x ri oxo v oi xpv u aoori v. Ouo vtmv
yo tivmv oiyo ra oyou xotoato oao tou mou oaoyvov rauov ovp-
vryxrv ou xoio0rvto rai tpv xoiov oooo raromv ovro rx ratou
xoi aooiou xoou oaov oyo ovpr. Koi oio touto xotor0rvtr
oi vrottoi - xoi yo poov rti otrri oi atpvoi - rai tpv ypv xotraroov. Koi
15 p omap aooooouoo rv ori tou ortou aovto outou xotroyrv.
O oyo opoi, oti oi iiov aoooaovoouvtr, xov tpv tmv poixprvmv rx-
uymoi xoooiv oi oo0rvriov, o ouv yr tpv rx 0rou timiov ou oioxou-
oovtoi.
mento, volata gi verso il cespuglio e avendo afferrato i cuc-
cioli, li divor assieme ai suoi aquilotti. Er0ouop
outp: genitivo assoluto con valore temporale. rai vopv:
complemento di fine (lett. per il cibo). xotoato: participio
aoristo da xotoartooi, volare gi. vrottmv: il sostantivo
vrotto, qui tradotto con aquilotti, indica molto spesso i pic-
coli dei volatili, cio la nidiata (cfr. vrottio, nido), ma anche i
cuccioli degli altri animali (vedi subito dopo tmv vrottmv riferi-
to ai cuccioli della volpe).
rr. 6-8 H or ... pouvotri: La volpe, ritornata, appena si rese
conto dellaccaduto si addolor non tanto per la morte dei
piccoli, quanto per la vendetta (che non poteva attuare): infat-
ti, essendo un animale di terra, non poteva inseguire un ani-
male alato. to ao0rv: participio sostantivato. toooutov
... ooov: avverbi correlativi (tanto ... quanto).
rr. 8-9 Aioar ... xotpoto: Perci, stando lontano, maledice-
va la nemica, lunica cosa che resta agli impotenti e ai debo-
li. o ovov ... uaoriartoi: proposizione relativa di tipo inci-
dentale (in latino sarebbe introdotta da quod). xotpoto: im-
perfetto di xotooooi, maledire.
rr. 9-10 Euvrp ... uaooriv: E cos le (allaquila) accadde non
molto tempo dopo di subire la punizione per la violazione del-
lamicizia. ouvrp: questo aoristo (da ouoivm) spesso
usato impersonalmente con il significato di accadere.
oixpv uaooriv: questa espressione, che significa pagare il
fio, subire la punizione, idiomatica.
rr. 10-12 Ouovtmv ... ovpvryxrv: Infatti, mentre degli uomini
sacrificavano una capra in un campo, volando gi riport su
dallaltare delle viscere infuocate. Ouovtmv ... tivmv: geniti-
vo assoluto il cui soggetto il pronome indefinito tivmv (qui
nella forma atona), alcuni uomini.
rr. 12-13 ou ... ovpr: quando quelle (le viscere) furono por-
tate nel nido, un soffio di vento, abbattendosi con forza, su-
scit una vivida fiamma da un fuscello sottile e secco (vec-
chio). ou xoio0rvto: genitivo assoluto il cui soggetto il
nesso relativo ou. xoiov: il sostantivo xoio indica pi
spesso una piccola abitazione umana (capanna), e in senso
traslato riferito anche alle tane degli animali. aooiou: lag-
gettivo aooio, vecchio, indica che il ramoscello talmen-
te invecchiato che ormai completamente secco e perci
unottima esca per il fuoco.
rr. 13-15 Koi ... xotroyrv: Perci gli aquilotti, bruciati, cad-
dero per terra (infatti i volatili non erano ancora pienamente
sviluppati). E la volpe, accorsa nei pressi, li divor sotto gli oc-
chi dellaquila. xoi yo ... atpvoi: lespressione indica che le
ali dei piccoli non erano ancora sviluppate, perci si potrebbe
rendere in modo pi libero ed elegante con infatti i piccoli non
erano ancora in grado di volare. aooooouoo: participio
aoristo dalla radice *oo-, che ricondotta convenzional-
mente al presente aootrm. xotroyrv: aoristo dalla radi-
ce *oy-, ricondotta convenzionalmente al presente xotr-
o0im.
rr. 16-18 O oyo ... oioxouoovtoi: La favola mostra che
quelli che tradiscono lamicizia, anche se sfuggono alla puni-
zione da parte delle vittime per la debolezza (di queste), non
eviteranno comunque la vendetta del dio. oi ... aoooaov-
oouvtr: participio sostantivato, cos come il successivo tmv
poixprvmv. xov: crasi di xoi + rov.
TRADUZIONE
DAUTORE
(L. Argentieri)
La favola Esopo 63
Antologia 64
G
uida
alla lettura
Una favola complessa Questa favola
supera di molto la lunghezza standard
delle favole esopiche. Ci dovuto alla struttura relativa-
mente complessa della narrazione, che nettamente bipar-
tita e simmetrica: la prima parte (rr. 1-9) incentrata sul-
la volpe, che vede i suoi figli divorati dallaquila e prega quin-
di gli di di punire la fedifraga; la seconda parte (rr. 10-15)
ha come protagonista laquila, che prima ruba da un alta-
re le viscere offerte in sacrificio agli di e poi vede divora-
re i suoi figli dalla volpe. La cesura tra le due parti segna-
ta da una chiara anticipazione del finale (rr. 9-10 Euvrp
... uaooriv), molto simile a una morale conclusiva.
Le caratteristiche struttura-
li Come quasi tutte le favole
esopiche, anche questa favola presenta la tripartizione in
promitio (il titolo che fa parte del testo tramandato), in-
treccio ed epimitio (morale). Il titolo, come sempre, si li-
mita a riportare i nomi degli animali protagonisti.
Lepimitio introdotto dalla consueta formula O o yo
opoi , o ti... (La favola mostra che...), e in questo ca-
so coglie bene il messaggio della favola; pi di una vol-
ta, invece, lepimitio risulta superfluo perch ripete un
messaggio gi espresso nellintreccio o addirittura frain-
tende la morale della storia (vedi il caso di T2). Talvol-
ta, nella formula, si ha o u 0o al posto di o o yo: la
favola, infatti, dal momento che non aveva uno status
di genere letterario autonomo, non aveva neanche una
designazione precisa.
Unambientazione indefinita Questo o yo un tipi-
co esempio di favola esopica non solo per la struttura, co-
me abbiamo visto, ma anche per le caratteristiche nar-
ratologiche. Il tempo assolutamente indefinito, a mo-
strare la perenne validit della storia; il luogo altrettan-
to imprecisato, con pochi elementi di paesaggio (un al-
bero, un cespuglio, un campo con un altare); i personag-
gi sono animali, dotati di comportamenti e sentimenti
umani, che assumono significato allegorico. Mentre la-
quila, come nella nostra favola, spesso simbolo di vio-
lenta rapacit, la volpe di solito rappresenta lastuzia che
a volte viene punita e a volte svergogna la superbia de-
gli altri con sapide battute; il ruolo di vittima innocen-
te e indifesa assunto in questa storia dunque abbastan-
za insolito.
La legge del pi forte Limmagi-
nario della favola spesso domina-
to dallidea della sopraffazione del pi forte sul pi de-
bole ed connotato da un marcato pessimismo su una
qualsiasi possibilit di riscatto da parte delle vittime.
Celeberrima, in questo senso, la storia del lupo e del-
lagnello (221 Chambry), nella quale il lupo, desidero-
so di mangiare un agnello, cerca ogni pretesto per attac-
care briga, e non trovandone di fondati lo divora sem-
plicemente perch ne ha voglia. La morale sconsolata:
La favola dimostra che di fronte a coloro che hanno la
propensione a commettere ingiustizie non pu nulla
neppure la difesa pi giusta (trad. M. Giammarco).
Il finale de Laquila e la volpe potrebbe sembrare unec-
cezione, perch il cattivo, alla fine, viene punito suben-
do lo stesso male che ha inflitto (la perdita dei figli); a
ben vedere, per, questa favola non fa che affidare a en-
tit soprannaturali (gli di) una vendetta che il debole non
pu compiere con le proprie forze in questa vita; perci
il finale suona alquanto consolatorio. E il mondo raf-
figurato come pieno di violenza e malafede.
Una semplicit necessaria La
favola non nacque come genere
letterario autonomo, ma era piuttosto un repertorio di
storie a cui attingere per dare forza al proprio discorso; ci
spiega lo stile sostanzialmente neutro delle favole esopiche
(di cui peraltro ignoriamo la data e le modalit con cui
furono messe per iscritto). Si pu comunque notare la
LINGUA E STILE
TEMI E MOTIVI
GENERI LETTERARI
STRUTTURA
e senza potere. Ma accadde entro breve tempo che laquila sub la punizione del suo
crimine contro lamicizia: infatti, mentre in campagna della gente stava sacrificando
una capra, laquila, piombata gi a volo, port via dallaltare delle viscere ardenti;
recatele nel nido, un forte vento le invest e da qualche sottile fuscello secco suscit
una vivida fiammata. Perci, bruciacchiati, gli aquilotti caddero a terra (non erano
infatti ancora in grado di volare). E la volpe, subito accorsa, li divor tutti, sotto gli
occhi dellaquila.
La favola insegna che quelli che tradiscono lamicizia, anche se riescono a sfuggire
alla vendetta delle vittime, per limpotenza di queste, non possono in ogni caso sfug-
gire alla punizione del cielo.
La favola Esopo 65
semplicit e chiarezza dello stile, che vuole dare la massi-
ma visibilit alla storia narrata. La sintassi lineare e non
va mai al di l del primo livello di subordinazione (a parte
la concessiva xov ... oi oo0rvriov nellepimitio), e lipo-
tassi ottenuta tramite sintagmi che non spezzino troppo
la proposizione principale: genitivi assoluti (rr. 4, 10-11,
12) e participi congiunti in posizione iniziale o finale (per
esempio rr. 1, 2, 6, 8, 15), incidentali con yo in seconda
posizione (rr. 7-8, 14). Alla chiarezza dellenunciato mira
anche luso di correlativi come o rv ... p or (rr. 2-3) o
toooutov ... ooov (r. 7). Il lessico semplice e chiaro,
senza parole rare o traslati.
Le due bisacce
(Aesop. 303 Chambry)
Diverse favole esopiche hanno carattere eziologico, cio spiegano lorigine (oi ti o) di ci
che accade nel mondo. I racconti di questo tipo, che spesso hanno gli di come protagonisti, sono pervasi
da un grande pessimismo sulla vita dei mortali.
In questa favola lepimitio (cio la morale finale) non solo risulta superfluo, dal momento che la spiegazio-
ne gi stata fornita dalla favola stessa, ma fraintende anche il vero senso del racconto.
In tempi lontani Prometeo, dopo aver plasmato gli uomini, appese ad essi due bisacce,
luna piena di difetti altrui, laltra dei propri, e sospese loro davanti quella dei vizi altrui,
dietro quella dei propri. Da ci dipeso che gli uomini scorgono a prima vista i difetti
degli altri, ma non vedono mai i propri.
Si potrebbe utilizzare questa favola nei confronti di qualche intrigante che, cieco quando
si tratta degli affari suoi, si vuole immischiare in faccende che non lo riguardano assoluta-
mente.
(trad. di M. Giammarco)
Zeus e lorcio dei Beni
(Aesop. 123 Chambry)
In questa favola la figura della speranza non viene menzionata nel corso del sinteti-
co racconto, ma viene introdotta nellepimitio. evidente che il riferimento alla speranza rimanda al rac-
conto esiodeo del vaso di Pandora (Opere 47-105; vedi volume 1, p. 190, T9).
Rinchiusi in un orcio tutti i beni, Zeus lo dette in custodia a un uomo. Ma volendo costui
sapere, curioso, che cosa fosse contenuto in esso, sollev il coperchio; allora tutti i beni si
dispersero in alto verso il cielo.
Cos, dei beni perduti, alluomo rimane soltanto la speranza a promettere di restituirglieli.
(trad. di L. Argentieri)
I vasi
(Aesop. 354 Chambry)
Spesso le favole esopiche denunciano la sopraffazione del pi forte ai danni del pi
debole: non a caso, secondo la leggenda, Esopo portava su di s i segni della sofferenza umana, essendo
uno schiavo, povero e deforme. Limmagine del vaso di coccio destinato a rompersi a contatto con quello
di bronzo, presente in questa favola, ispir la celebre similitudine con cui Alessandro Manzoni descrisse la
remissivit di don Abbondio nel I capitolo de I Promessi Sposi: Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco,
coraggioso ancor meno, sera dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, dessere, in
quella societ, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.
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Antologia 66
Un fiume trascinava un vaso di terracotta e uno di rame. Quello di coccio disse allora a
quello di rame: Naviga lontano da me e non starmi vicino; se mi urterai infatti mi far
in pezzi, e cos pure se io, senza volerlo, urter te.
La vita non sicura per un povero che abita vicino a un signore rapace.
(trad. di M. Giammarco)
Esopo nel cantiere navale
(Aesop. 19 Chambry)
Questa favola ha come personaggio principale lo stesso Esopo. Divenuto ben presto una
figura leggendaria, il favolista divenne anche protagonista di un romanzo intitolato Vita di Esopo, scritto
nei primi secoli dellera volgare e giuntoci in diverse redazioni.
Esopo il favolista, avendo del tempo libero, entr in un cantiere navale. E siccome i car-
pentieri lo canzonavano e lo provocavano a replicare, Esopo disse: Anticamente cerano
soltanto il caos e lacqua, e volendo Zeus far emergere anche lelemento terra, esort que-
sta a fare tre sorsi nel mare. E la terra, cominciando, col primo sorso fece apparire i monti,
poi sorbendo una seconda volta rivel le pianure; ora, se creder opportuno fare anche un
terzo sorso, la vostra arte diventer inutile.
La favola dimostra che quelli che provocano persone pi perspicaci di loro si attirano inav-
vertitamente da queste delle risposte piuttosto mordaci.
(trad. di M. Giammarco)
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