LA LEISHMANIOSI CANINA
di Raffaele Petragli
Un caso da Psicoanalisi:
La leishmaniosi canina è una delle malattie più frustranti che il proprietario ed il veterinario possano incontrare.
I sintomi sono sfuggenti, a volte netti, mai chiaramente testimoni della patologia in atto (patognomonici).
Quindi la diagnosi è complicata, spesso solo presunta, difficilmente di certezza.
La terapia risulta solo parzialmente efficace, comunque mai risolutiva. Non esiste un vaccino e la prevenzione, quando possibile, è
solo indiretta, cioè volta ad evitare che il cane venga punto dall'insetto infetto (vettore di Leishmania).
Si tratta quindi di una patologia estremamente grave, che segna in maniera indelebile tutti coloro che l'hanno "vista" almeno una
volta, fino ad arrivare al paradosso di temerla o sospettarla al minimo accenno sintomatologico, anche quando la Leishmania non
c'entra niente.
Considerate tali premesse, non dovrebbero risultare strani i concetti di stress e depressione che spesso colpiscono il proprietario, il
veterinario e, vi assicuro, anche il cane stesso.
E allora quando ci troviamo di fronte alla leishmaniosi canina siamo, a tutti gli effetti, anche nel campo della psicoanalisi.
Non ci spaventiamo subito.
Vedremo poi come convivere senza troppi problemi sia con la malattia che con il timore di essa.
Un nefasto connubio:
La Leishmania sarebbe niente senza il suo ospite invertebrato, il flebotomo vettore, l'insetto che il parassita sfrutta a proprio
vantaggio per compiere parte del suo ciclo biologico, senza che lo stesso venga in qualche modo danneggiato (connubio flebotomo-
Leishmania evoluzionisticamente antico). Il protozoo viene definito dixeno, in quanto ha bisogno di due ospiti biologicamente diversi
(il flebotomo ed il mammifero) per compiere il proprio ciclo vitale. E' anche definito dimorfico, perché esiste in 2 forme differenti:
promastigote ed amastigote. La prima è quella che Leishmania assume nell'insetto (ed in laboratorio, nei mezzi di coltura), con una
morfologia allungata e sottile, provvista di flagello (struttura adibita al movimento ed all'interazione con le strutture cellulari dell'
ospite), della lunghezza di 15-30 micron (1 micron = 0,001 millimetri) per 2-3 micron di larghezza. L'amastigote, forma parassitaria
del cane, ha invece una struttura globosa od ovalare, di 2-6 per 2-3 micron, e si localizza prevalentemente all'interno delle cellule
fagocitiche mononucleate.
I flebotomi o pappataci sono insetti ditteri (hanno 2 ali); nel bacino del Mediterraneo l'unico genere coinvolto nella trasmissione di
Leishmania infantum (la sola specie del protozoo responsabile della malattia alle nostre latitudini) è il Phlebotomus, con alcune
specie, tra cui P. perniciosus, P. perfiliewi e P. major. Il ciclo vitale dei flebotomi comprende due diversi stadi biologici: l'adulto
volante e la fase di sviluppo (uovo, 4 stadi larvali e pupa), che si realizza in terreni umidi ricchi di materiale organico. Gli adulti hanno
2-4 mm di lunghezza ed il corpo giallastro e peloso.
Durante il giorno restano in luoghi oscuri e riparati: abitazioni, cantine, stalle, grotte, crepe dei muri, delle rocce e del suolo, fitta
vegetazione, buchi degli alberi, tane di roditori o di altri animali, nidi di uccelli e formicai. L'attività dei flebotomi si realizza nelle ore
crepuscolari (un picco appena dopo il tramonto) e notturne. Possono arrivare a coprire fino a 2,3 chilometri e la loro velocità è di
circa 1 metro al secondo. Solo le femmine di pappatacio si nutrono di sangue, al fine di permettere la maturazione delle uova (il
tempo che intercorre fra un pasto di sangue e la maturazione delle uova è di 4-8 giorni). Analogamente ad altri artropodi ematofagi,
il pasto di sangue da parte del flebotomo è preceduto, a livello della superficie cutanea dell'ospite, dalla deposizione di saliva, che
contiene sostanze farmacologicamente attive, come anticoagulanti e vasodilatatori (per agevolare la successiva suzione), le quali
possono determinare reazioni allergiche più o meno gravi. Allorché un flebotomo di sesso femminile punge un mammifero infetto,
può ingerire amastigoti intracellulari (probabilmente anche extracellulari) che passano direttamente nella parte addominale
dell'intestino medio.
All'interno del pasto di sangue gli amastigoti si trasformano in promastigoti mobili che si moltiplicano attivamente. Successivamente
i parassiti migrano verso la parte anteriore dell'intestino medio, in cui divengono promastigoti metaciclici, le forme infettanti per
l'ospite vertebrato (cane) e quindi si localizzano nelle strutture pungitrici. Il tempo minimo in cui si realizzano queste trasformazioni
(pasto di sangue - promastigoti metaciclici) è, come minimo, di 5-6 giorni (fino a 19-20, in dipendenza soprattutto delle condizioni
climatico-ambientali).
La successiva puntura del flebotomo infetto deposita i promastigoti nella cute, e le cellule fagocitarie mononucleate del cane
"inglobano" tali promastigoti che si trasformano quindi in amastigoti e si moltiplicano per semplice divisione binaria. I meccanismi
che consentono il successo della trasmissione dei promastigoti, dall'apparato buccale del flebotomo alla cute dell'ospite mammifero,
sono solo in parte chiariti, ma è evidente che il parassita riesce ad inibire, in qualche misura, la suzione dell'insetto che, almeno
inizialmente, ostacolerebbe la "penetrazione" dei promastigoti nell'organismo. Essi infatti producono alcune sostanze che
impediscono l'assunzione di sangue da parte del flebotomo, addirittura arrivando a determinare un certo grado di degenerazione
dell'apparato pungitore, evento che favorisce il rigurgito dei parassiti stessi.
Curabilità e guaribilità:
La leishmaniosi canina è chiaramente curabile ma praticamente inguaribile dal punto di vista parassitologico, al contrario di quello
puramente sintomatologico. Alcuni affermano che, in seguito ad opportuna terapia, è possibile la guarigione completa, ma la
tendenza degli studiosi più diffusa è quella di considerare la Leishmania sempre presente, in qualche modo ed in qualche sede,
nell'organismo. Frequentemente invece, quando le condizioni iniziali del cane non sono disperate (soprattutto la funzionalità
renale), si ottiene la scomparsa dei sintomi (soprattutto quelli cutanei) e l'animale può condurre, anche per lungo tempo,
un'esistenza soddisfacente. Purtroppo spesso si realizzano le recidive (ricadute) che richiedono una nuova terapia, per cui i soggetti
clinicamente guariti debbono essere controllati periodicamente.
Il farmaco ideale contro la leishmaniosi canina non esiste, in quanto dovrebbe possedere spiccata attività leishmanicida,
immunomodulatrice (per promuovere il passaggio della risposta immune da Th2 a Th1), a bassissima tossicità e senza effetti
collaterali, di facile somministrazione e reperibilità in commercio, infine dovrebbe permettere terapie di breve durata. Anche se i
farmaci utilizzati sono numerosi, il migliore risulta ancora l'antimoniato di n-metilglucamina (Glucantimâ), soprattutto se associato
all'allopurinolo (Zyloricâ), entrambi prodotti per uso umano. Come tutti gli altri presidi terapeutici anche il Glucantimâ non è scevro
da tossicità ed effetti collaterali (dolorabilità e reazioni locali nel punto di iniezione, tossicità epatica e renale), ma si tratta di
situazioni non troppo frequenti. Recentemente, come seconda scelta in caso di inefficacia o di effetti collaterali gravi del Glucantimâ,
un certo interesse è stato destato dall'associazione metronidazolo/spiramicina (Stomorgylâ), non registrato per la terapia anti-
Leishmania ma, in diversi casi, efficace. Attualmente l'amminosidina (Amminofarmaâ) viene poco utilizzata, soprattutto per la sua
tossicità (a livello renale ed auricolare) e per i suoi risultati poco incoraggianti.
In ambito umano, nei paesi sviluppati, il farmaco di prima scelta è l'amfotericina B incapsulata nei liposomi (tecnica di preparazione
per aumentare l'efficacia ma soprattutto diminuire la tossicità); la preparazione si è rivelata altamente leishmanicida anche nel cane
ma il suo costo proibitivo ed il fatto che è disponibile solo negli ospedali, rende l'amfotericina B praticamente inutilizzabile per il
trattamento della leishmaniosi canina. Di una certa utilità risulta la somministrazione per via orale di interferone-gamma (in
commercio si trova quello di origine umana, piuttosto costoso), associato alla normale terapia leishmanicida. I veterinari omeopati
sono soliti prescrivere, come monoterapia o in associazione ai farmaci classici, un prodotto denominato Leish-Stopâ che, almeno così
viene riportato, ha una certa utilità. Alcuni, sulla base di risultanze sperimentali ineccepibili (colture di Leishmania e topi),
promuovono anche la somministrazione quotidiana di aglio (che deve essere fresco e tritato, altrimenti non ha nessun effetto
positivo), anche se, in dosi eccessive, può determinare alterazioni gravi a livello ematico. C'è anche chi ha ottenuto risultati discreti
tramite l'agopuntura, in particolare nel trattamento dell'anemia associata alla leishmaniosi.
Nei pazienti con malattia renale attualmente riscuotono un certo credito gli ACE-inibitori (ipotensivi per diminuire il carico ematico
renale). Per quanto riguarda l'annosa questione cortisone sì/cortisone no (prednisone e prednisolone soprattutto) i pareri sono
contrastanti: questi farmaci avrebbero il compito di esercitare una certa azione antiinfiammatoria ed immunosoppressiva a livello
renale (ma di contro sono ulteriormente immunosoppressivi, oltre ad avere un'altra vasta gamma di effetti collaterali). Attualmente
la tendenza degli studiosi è quella di sconsigliare l'utilizzo dei cortisonici a meno che, con una biopsia renale, venga evidenziato un
certo tipo di lesione microscopica ("glomerulonefrite a cambiamenti minimi"). Nonostante ciò molti veterinari pratici, quando si
trovano di fronte ad un caso renale veramente disperato (azotemia nell'ordine di 250-350 mg/dl, valore normale 20-50,
creatininemia di 5-6 mg/dl, valore normale inferiore a 1,6), la cui sopravvivenza è appesa ad un filo, somministrano cortisonici quasi
come "ultima spiaggia" e, in diversi casi, riescono almeno a salvare la vita al cane.
Vivere in serenità:
Di fronte a possibili quadri sintomatologici devastanti, ad una diagnosi quantomeno complessa, ad una terapia mai completamente
risolutiva, quali possono essere le alternative allo stato di prostrazione psico-fisica della triade cane-proprietario-veterinario? Tutta
la medicina moderna fonda i suoi successi sull'aspetto profilattico, più che su quello terapeutico. E questo è quanto mai vero per la
leishmaniosi canina. Benché gli studi sui vaccini siano piuttosto intensi, siamo ben lontani dalla speranza di ottenere un qualche
risultato incoraggiante. Preclusa dunque, almeno per il momento, ogni possibilità di profilassi diretta (vaccinazione), le uniche
speranze restano quelle di prevenzione indiretta, in particolare evitando che i flebotomi pungano i cani. La battaglia ambientale
contro i pappataci è persa in partenza, vista l'impossibilità dell'utilizzo massivo di insetticidi in aree tanto diverse (habitat dei
flebotomi) e diffuse su tutto il territorio. Anche l'eventuale intervento sui serbatoi di Leishmania è tutt'altro che agevole, di fatto
impossibile. In verità da più parti viene proposto lo stamping-out (uccisione in massa) dei cani positivi, soprattutto per diminuire
l'incidenza della malattia nell'uomo, ma i risultati sperimentali di questi tentativi - praticati in Sicilia, Cina e Brasile - sono stati
contrastanti. Infatti c'è una miriade di fattori da considerare, prima di dare effettivo credito a queste pratiche, in primis l'esistenza
dei serbatoi selvatici (cani randagi, lupi, volpi, roditori, forse rettili, ecc.) o comunque diversi dal cane (uomini e gatti?). Se associamo
questi aspetti a naturali considerazioni di ordine etico-morale, non si può che concludere, con Catarsini, che "è del tutto inutile ed
anche illusorio e delittuoso pensare di combattere la leishmaniosi uccidendo i cani domestici nei quali è stata accertata la malattia".
Gli unici interventi praticamente realizzabili, che forniscono risultati variamente incoraggianti, sono quelli di prevenzione delle
punture dei flebotomi. Abbiamo qui volutamente tralasciato l'aggettivo "infetti", in quanto tutti i dispositivi "anti-punture"
andrebbero adottati non solo per proteggere i cani sani dai pappataci infestanti, ma anche per evitare che insetti non infetti possano
assumere il parassita, pungendo i cani positivi, e rappresentare così un problema per la salute animale ed umana. Certamente anche
un soggetto già leishmaniotico trae giovamento da queste misure preventive, evitando il rischio di aumentare la sua carica
parassitaria, già così difficile da abbattere.
I possibili metodi d'intervento sono diversi e possono/debbono essere adottati anche in associazione tra loro. Si deve evitare, per
quanto possibile, di far dormire il cane all'aperto durante la notte, durante il periodo primaverile-estivo: la maggior parte degli
animali infetti vive costantemente in box a cielo aperto; il fatto che i cani esclusivamente adibiti alla compagnia - segnatamente
quelli di piccola taglia - siano colpiti dalla malattia in bassa percentuale, riflette proprio il loro stile di vita prevalentemente
domestico. Analogamente anche le passeggiate serali rappresentano un rischio potenziale anche se, durante il movimento, le
punture dei flebotomi risultano difficoltose. I box e le finestre delle abitazioni dovrebbero essere dotati di zanzariere a maglia fitta
(lato non superiore a 2 mm), eventualmente impregnate con qualche buon prodotto insetticida-insettorepellente. Possono essere
utili anche i dispositivi elettrici "friggi-zanzare", da porre nelle immediate vicinanze dei luoghi di riposo notturni dei cani. Un discorso
a parte deve essere dedicato ai prodotti repellenti da applicare direttamente sulla cute e sul pelo degli animali: le sostanze dotate di
migliore attività contro i pappataci sono risultati i piretroidi sintetici. In commercio sono presenti diverse formulazioni spray a base
di permetrina (Duowinâ, Defendogâ), tetrametrina (Neo Erlenâ) o sostanze naturali (Fly-Awayâ). A prescindere dalle quantità in cui
sono presenti i componenti attivi, questi prodotti soffrono di limiti insiti nella loro modalità di applicazione, che risulta discontinua e
poco controllabile. In verità c'è da dire che Duowinâ non viene neanche venduto per la prevenzione delle punture dei flebotomi, ma
per le infestazioni da pulci e zecche; Defendogâ, genericamente destinato alla protezione contro gli insetti, dovrebbe garantire un
effetto migliore, grazie alla presenza di un particolare eccipiente che forma una pellicola protettiva, resistente all'acqua, sulla cute e
sul pelo. Neo Erlenâ e Fly-Awayâ vengono commercializzati con la specifica indicazione di essere insettorepellenti nei confronti dei
pappataci. Exspotâ è una formulazione spot-on (pipetta da spremere sulla cute) a base di permetrina, che studi scientifici rigorosi
dimostrano essere altamente efficace nella prevenzione delle punture dei flebotomi.
Dal 1997 ad oggi sono comparse numerose pubblicazioni su ricerche effettuate per valutare l'effetto "anti-feeding" (contro il pasto
di sangue) nei confronti dei pappataci, da parte del collare Scalibor Protector Bandâ (principio attivo: deltametrina). Questi studi,
massicciamente promossi dalla ditta produttrice (Intervetä), dimostrano come l'applicazione di detto collare ai cani che vivono in
aree fortemente endemiche per leishmaniosi, risulti in una protezione statisticamente significativa, in comparazione ai cani di
controllo (senza collare). Valutando il tasso di sieroconversione (comparsa degli anticorpi anti-Leishmania) sono state ottenute
percentuali di protezione fino al 75-86%, in dipendenza della diversa pressione di diffusione stagionale dei flebotomi. Pur trattandosi
di dati estremamente positivi, non si deve dimenticare che il collare non può rappresentare una protezione "assoluta" (come
qualsiasi dispositivo "anti-pappatacio"). Si può però supporre, come lasciano intuire alcuni studi, che l'utilizzo massivo di questi
mezzi preventivi possa portare ad una riduzione dei casi di leishmaniosi canina ed umana, al di là del valore profilattico per i singoli
animali. Se trattiamo i cani ammalati con i migliori mezzi terapeutici a disposizione, se cerchiamo di prevenire le punture degli insetti
vettori con dispositivi di provata efficacia, veramente non c'è ragione che i concetti di stress e depressione possano caratterizzare il
nostro rapporto con la leishmaniosi canina.
Tratto da http://www.tipresentoilcane.com
Testimonianze su farmaci (tratto sempre da altri forum)
E' vergognoso il giuoco di interessi che è stato fatto dalle case farmaceutiche: il glucantime era un farmaco per uso umano... con un prezzo medio
alto dovuto alla scarsa vendita: all'inizio (una decina di anni fa) costava intorno alle 6000 lire.
L'insorgenza del progresso, ed il riscontro della leishmania, il nuovo approccio con gli animali di affezione (prima al manifestarsi della malattia il
90% dei cani veniva soppresso, oggi la stessa percentuale viene sottoposta a cura, o come preferisco dire ad una cura palliativa) ha creato un vero e
proprio boom del farmaco...
A tal punto boom, che la richiesta (8, 7, ed ancora 6 anni fa) è stata per lungo tempo superiore alla offerta (meglio dire alla capacità produttiva). Si
è creato un vero e proprio mercato nero (più di un lavagista di cani diventò spacciatore dello scatolino blu)... ed una corsa all'acquisto del farmaco
per accumularne in riserva d'emergenza, senza pari...
Io stesso, acquistavo grandi quantitativi (la mia cagna è stata curata per 11 anni)... tramite un aggancio in un deposito, e spesso rivendevo -senza
sovrapprezzo n.d.r.- gli esuberi (cioè quelli che non avrei consumato a breve termine... ma da li a poco!..), a conoscenti o sconosciuti che si
trovavano malauguratamente senza... e che dovevano improrogabilmente continuare o finire una "cura"!!!
Si faceva così: 15 giorni di punture poi una pausa di max 15 poi un altro ciclo di 15... per due, max tre mesi)...
In molti dopo aver iniziato il primo ciclo a causa dell'eccessivo lasso di tempo per procurarsi di nuovo il farmaco dovevano ricominciare daccapo!
Proprio in queste occasioni notai una cosa "bizzarra" (termine inesatto, ma penso che sul forum non si possano scrivere bestemmie! )il farmaco era
lo stesso, IMMODIFICATO!, la richiesta era maggiore... la gente se lo faceva spedire dalle farmacie più improbabili di tutta Italia... ma il prezzo
AUMENTAVA!!!
E non perchè si acquistava in nero... ma perchè era la stessa casa produttrice ad aumentarlo!
Una volta rivendetti scatole in mio possesso a 7.800 lire... e le ricomprai qualche settimana dopo a 8.900 lire... Mi cominciai a sentire un -!!! Ma
mai tanto -, come quando il farmaco fu venduto dalla vecchia casa che ne aveva il brevetto ad una nuova casa farmaceutica...
Stessa molecola, nessuna innovazione, NESSUNA SPESA DI RICERCA ulteriore... solo la stessa merce... ed ancora, contrariamente ad ogni possibile,
reale, legale, morale legge di mercato... il prezzo continuava a salire!!!!!!!
Passano gli anni, il farmaco diventa per uso veterinario... cambia nome e diventa GLUCANTIME... Ma l'indegnoso furto (quale altro termine dovrei
usare?) e scorretto comportamento continua a perpetrarsi con sfacciataggine!!!
Non solo il prezzo è arrivato all'incirca a 9 euro ( siamo a 3 volte il prezzo di partenza... con una spesa per produrlo e smerciarlo che è persino
diminuita se non decimata), ma poichè è veterinario... la scadenza legale è di 6 mesi... (sebbene, ripeto, sia lo stesso prodotto di prima!!!)...
C'è ancora dell'altro: il contenuto della fiala è immutato (4 ml) ma il principio attivo, per millilitro è diminuito e di molto!.. Così mentre per 30kg di
cane bastava prima una fiala di glucantim... oggi bisogna farne due... non una ma spesso 2 iniezioni!!!
E, come se non bastasse... è lo stesso bugiardino del farmaco a descrivere il Glucantime come PALLIATIVO DEI SINTOMI e quindi NON CURATIVO
DELLA MALATTIA!!!
Come se noi curassimo il raffreddore che ci fa starnutire... ma la febbre alta che ci logora internamente rimanga...
Quì c'è uno studio della Bayer che mostra (DI-mostra) la resistenza, assuefazione, a questo farmaco.. e ne testimonia l'aumento dei costi
http://www.vetclub.it/baypervet/pdf_spe ... hmania.pdf
Non ho dimenticato di dire... che tral'altro... questo farmaco, non solo non è curativo ma... E' TOSSICO!!!!!!!!!! e l'epatotossicità è riportata, ancora
una volta, all'interno dello stesso Bugiardino (il quale a me è sembrato un espresso invito a non comprare il farmaco!). Tant'è vero che solo un
veterinario poco attento o esperto potrebbe prescrivere il farmaco senza associarlo ad un gastro/epatoprotettore... spesso di uso umano, e magari
(questo si, anche se illegalmente... e truffaldinamente) prescrivibile ad un parente prossimo! (è la furbizia degli stolti, tipica dell'italiano... -ma
anche mia!- non puoi contrastare chi ti sovrasta... e te la prendi con lo Stato!!! )
Desideravo continuare a scrivere sulla leishmania... e sul nuovo farmaco che promette di essere curativo... ma poichè condivido appieno ciò che è
scritto su questo link... mi risparmio la fatica e posto l'indirizzo.
http://www.tipresentoilcane.com/Ultimissime.php?L=1&n=57
08-05-2005
Una cura efficacissima per la leishmaniosi esiste: è il miltefosine, farmaco sperimentato con successo in umana e già testato anche
sul cane con risultati di eccezionale rilievo (si parla del 98% di remissioni totali).
Evviva evviva? Stappiamo champagne e lanciamo fuochi d'artificio?
Purtroppo no, o almeno non del tutto: infatti un'allevatrice italiana ha chiesto di ottenere il miltefosine (commercializzato con il
nome Impavido® ) all'estero, e ha scoperto che costa circa TREMILACINQUECENTO EURO alla scatola.
Sul sito della SIAL, Club non ufficiale del Leonberger, si parla di una farmacia italiana che avrebbe ottenuto un accordo con la ditta
produttrice per ridurre i costi del farmaco...che però restano inaccessibili per il pubblico medio (da 400 a 1000 euro alla scatola,
sufficiente per un ciclo di terapia). Il link per saperne di più è il seguente : www.leonberger1.it/news.asp
La cosa più grave, purtroppo, è stata la dichiarazione rilasciata dalla farmacista straniera all'allevatrice italiana (entrambe le fonti
sono assolutamente attendibili, anche se per ovvi motivi non possiamo pubblicarne i nomi): infatti costei avrebbe sostenuto che la
ditta produttrice mantiene i prezzi così alti proprio per evitare che il miltefosine venga somministrato ai cani, visto che questo
potrebbe far sviluppare ceppi resistenti al farmaco.
Comprensibile ed accettabile, visto che comunque la vita umana dovrebbe valere più di quella canina?
ASSOLUTAMENTE NO!
Perché un farmaco davvero risolutivo, a prezzi accessibili a tutti, permetterebbe di DEBELLARE la malattia in entrambe le specie,
liberando cani e uomini da un incubo. Se non ci fossero più malati, i flebotomi non avrebbero modo di infettare nessuno perché non
potrebbero trasportare la leishmania dal malato al sano. Sarebbero tutti sani!
Solo che, in questo caso...l'Impavido non si venderebbe più a nessuno. E le ditte farmaceutiche non amano questo tipo di "lieto
fine". Quindi teniamo prezzi allucinanti (tanto in ospedale, agli umani, vengono somministrati gratuitamente, a spese di TUTTI NOI),
così i cani continueranno a infettarsi e a morire...ma soprattutto avremo sempre un bel serbatoio di infezioni per gli umani, da poter
curare guadagnandoci alla grande.
ECCO COME VIENE TUTELATA LA NOSTRA SALUTE E QUELLA DEI NOSTRI ANIMALI!