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Il libro parte con una citazione di Thomas Mann, "Ciò che è scritto qui è vero senza essere tuttavia completamente la verità", raccoglie con tono appassionato e coinvolgente le tante storie di uomini ed è dunque un visibile segno della memoria del patrimonio umano più importante della Basilicata degli ultimi secoli.
Il libro è indirizzato anche a coloro che lucani non sono per invitarli a riporre nello scaffale dei reperti archeologici le immagini fornite da Carlo Levi ed Ernesto De Martino circa la miseria intellettuale e la povertà creativa della Basilicata. Su tale scaffale vanno messi anche gli scritti di quegli intellettuali autoctoni che, incapaci di guardare "oltre la siepe", si sono compiaciuti troppo a lungo di vestire la regione di scialli neri e di popolarla di asini mansueti e contadini affamati. L’opera contiene oltre 400 schede di lucani che dal ‘500 hanno fatto grandi cose. Le schede ci consentono di recuperare un passato e scoprirlo non come uno spazio vuoto ma, al contrario, animato da personalità che lo hanno qualificato ed esalta
Il libro parte con una citazione di Thomas Mann, "Ciò che è scritto qui è vero senza essere tuttavia completamente la verità", raccoglie con tono appassionato e coinvolgente le tante storie di uomini ed è dunque un visibile segno della memoria del patrimonio umano più importante della Basilicata degli ultimi secoli.
Il libro è indirizzato anche a coloro che lucani non sono per invitarli a riporre nello scaffale dei reperti archeologici le immagini fornite da Carlo Levi ed Ernesto De Martino circa la miseria intellettuale e la povertà creativa della Basilicata. Su tale scaffale vanno messi anche gli scritti di quegli intellettuali autoctoni che, incapaci di guardare "oltre la siepe", si sono compiaciuti troppo a lungo di vestire la regione di scialli neri e di popolarla di asini mansueti e contadini affamati. L’opera contiene oltre 400 schede di lucani che dal ‘500 hanno fatto grandi cose. Le schede ci consentono di recuperare un passato e scoprirlo non come uno spazio vuoto ma, al contrario, animato da personalità che lo hanno qualificato ed esalta
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Il libro parte con una citazione di Thomas Mann, "Ciò che è scritto qui è vero senza essere tuttavia completamente la verità", raccoglie con tono appassionato e coinvolgente le tante storie di uomini ed è dunque un visibile segno della memoria del patrimonio umano più importante della Basilicata degli ultimi secoli.
Il libro è indirizzato anche a coloro che lucani non sono per invitarli a riporre nello scaffale dei reperti archeologici le immagini fornite da Carlo Levi ed Ernesto De Martino circa la miseria intellettuale e la povertà creativa della Basilicata. Su tale scaffale vanno messi anche gli scritti di quegli intellettuali autoctoni che, incapaci di guardare "oltre la siepe", si sono compiaciuti troppo a lungo di vestire la regione di scialli neri e di popolarla di asini mansueti e contadini affamati. L’opera contiene oltre 400 schede di lucani che dal ‘500 hanno fatto grandi cose. Le schede ci consentono di recuperare un passato e scoprirlo non come uno spazio vuoto ma, al contrario, animato da personalità che lo hanno qualificato ed esalta
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