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IL SALONE Al Lingotto DI TORINO si respira

aria di crisi con il mercato editoriale crollato del 15% e lItalia percepita sempre pi come marginale

DELLIGNORANZA
SIMONETTA FIORI TORINO o, vi prego, non chiamatelo tunnel. La galleria ha un principio e una fine, prima o poi se ne esce. Da noi no, non si intravede nessun barlume, dicono gli affannati abitanti della libropoli Torinese. Solo un precipizio di mille metri, come quello avvistato da Willy il Coyote, suggerisce con efficacia plastica Mauro Zerbini, amministratore delegato di Ibs, piattaforma di vendita online. Ecco cosa succede se il Salone internazionale del libro, tra i pi importanti nel mondo, si svolge nel paese degli Ignoranti, come recita il titolo di un recente pamphlet pubblicato da Chierelettere. UnItalia sempre pi periferica, lentamente declinante negli ultimi posti della comunit intelligente, che ci viene raccontata non solo dalle lacrime degli editori ma anche da un fiorentissimo filone editoriale sul paese che non va e che non sa. I dati della crisi. Secondo le nuove cifre Nielsen, diffuse ieri mattina dallAie, il mercato editoriale precipitato del 15 % in due anni, dal 2011 al 2013, e in questo primo quadrimestre registra un altro meno 4,4 %. La catastrofe libraria tentano di confortarci i sondaggisti pi contenuta da noi che negli Stati Uniti. I consu- una pausa di riflessione. Montami calano ovunque. E noi siamo re uno stand al Lingotto richiesalvati dal mercato dei piccolis- de un impegno sul piano dei cosimi, i libri per i bambini dai ze- sti. E abbiamo preferito rinunro ai tre anni. Ma con lottimi- ciarvi, immaginando di tornare smo non si pagano le bollette, a Torino in un futuro prossimo. replica un furioso Sergio Fanucci. Grande sconcerto in un Salone dal clima mesto e quasi ar- Fa discutere reso desta la rinuncia di Ales- la rinuncia di Dalai sandro Dalai, che questanno ha annunciato solo allultimo di che dice: Montare non voler partecipare alla ker- uno stand richiede messe. Una decisione imprevi- impegno sui costi sta che accresce i rumors sulle gravi difficolt della casa editriGli editori si accapigliano sulce. Nessuna emergenza, minimizza Dalai, che sar presen- la politica dei prezzi (quasi tutti te allo Strega con il nuovo ro- contro i superpaperback a 0,90 manzo di Aldo Busi. Si tratta di euro), sul self publishing (quasi

LIBRO LANDIA NEL PAESE


N
Scalfari ed Eco oggi in fiera
Oggi alle 11 Umberto Veronesi e Giovanni Reale discutono di fede e scienza allAuditorium. Alle 12 incontro con lo stilista Brunello Cucinelli in Sala Azzurra. Alle 12,30 allAuditorium, David Grossman. Alle 14,30 allo spazio incontri ricordo di Adriano Olivetti con Gustavo Zagrebelsky, Luciano Gallino e Laura Olivetti. Alle 15,30 al Centro congressi, moderati da Bruno Manfellotto, i Dialoghi dellEspresso con Eugenio Scalfari, Umberto Eco, Bill Emmott e Roberto Saviano. Alle 17 in Sala gialla Scalfari presenta il suo Meridiano con Alberto Asor Rosa

tutti contro Mondadori) e sui format delle librerie (Ibs versus Feltrinelli). Amazon sembra farla da padrone, con vendite online aumentate complessivamente fino all8 per cento del mercato. Ma il dato malinconico che emerge a Torino la nostra crescente marginalit del mondo, una periferia legata anche a una lingua che progressivamente perde terreno. Presto saremo costretti a pubblicare libri in inglese, dice Stefano Mauri, alla guida del gruppo Gems. Ma non sar facile competere nel mercato internazionale. Per evocare unaltra storia italiana, bisogna imbattersi in

Klaus Wagenbach, uno degli ultimi grandi publisher internazionali, in camicia a righe e calzini rosso fragola. il traduttore tedesco di Pirandello e Sciascia, Calvino e Levi, e porta al Lingotto una sua raccolta di memorie (La libert delleditore, Sellerio). La svolta fu rappresentata negli anni Ottanta dal Pasolini degli Scritti corsari: ma che lavoro dovemmo fare per renderlo intelleggibile in Germania!. Da allora, per due decenni, litaliano fu sempre al terzo posto delle traduzioni, ancora davanti allo spagnolo, ma molto dopo linglese e il francese. Poi cominciato un lento tramonto, anche perch sono venuti meno gli in-

centivi a sostegno delle traduzioni. Io sto per concludere lopera completa di Giorgio Vasari, unedizione di 45 volumi che non ha eguali in altre lingue, neppure in italiano. Sa quanti soldi ho ricevuto dal vostro paese? Duemila euro. Vado avanti lo stesso, ma che fatica!. La burocrazia non ci ha mai aiutato, anche nellet delloro. E oggi le cose sono ulteriormente peggiorate. Manca da noi una visione nazionale, dice Giuseppe Laterza, che allargomento ha dedicato anche un saggio su Economia della Cultura. Mentre in Francia esiste un personale specializzato, frutto di uno specifico percorso di car-

riera pubblico, nel nostro paese si oscilla tra una logica di conservazione del patrimonio e una logica di marketing mutuata dagli editori commerciali. Bersaglio della sua analisi il Centro

Laterza accusa il Centro di Ferrari: I suoi interventi sono risultati improvvisati


per il Libro, fondato tre anni fa da Gian Arturo Ferrari. I suoi interventi, dice Laterza, sono risultati improvvisati e incoe-

renti, talvolta addirittura velleitari. Non solo una questione di scarsit di fondi. Quel che resta fuori dal Centro la vitale rete delle associazioni, dei librai, dei bibliotecari e della scuola. Triste e solitaria appare questa cittadella del libro in unItalia che ha smesso da tempo di valorizzare la propria tradizione intellettuale. Anche quella della creativit il tema scelto questanno dal Salone appare una battaglia perduta. A ricordarcelo una documentatissima inchiesta di Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia! (Guanda), che sfata una caterva di miti tossici. Il famoso made in Italy? Una leg-

genda metropolitana. In questo campo il nostro declino evidente, sostengono i due autori, che maneggiano con sapienza nuovi strumenti messi a punto da Harvard e Google Labs. Se agli inizi del Novecento lItalia dominatrice incontrastata nel campo dellarte e dellarchitettura, ed seconda solo ai francesi nel design e nella moda, nel Duemila scivola al settimo posto in campo artistico, nel teatro e nel cinema, sesta nellarchitettura, quarta nel design. Oggi il brand italiano nel mondo identificato nella cucina. Quella che rischia di scomparire proprio lItalia della cultu-

ra, com intitolato il prezioso librino Viella che raccoglie una sorta di carta didentit collettiva, la mappa degli istituti culturali drasticamente ridimensionati dai tagli. Ma pi di tutte le autoflagellazioni nazionali, rende lidea latteggiamento dimesso del neo ministro della Cultura Massimo Bray, che curiosando tra gli struzzi einaudiani si stringe nelle spalle: Ho scoperto di disporre di 940 euro allanno per le spese di rappresentanza: non posso neppure offrire un caff alla mia collega Aurlie Filippeti. S, hanno ragione loro: limmagine del tunnel risulta fin troppo sorridente.
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