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SALVARE L'ITALIA DALLA PARTITOCRAZIA Gli avvenimenti di questi ultimi mesi fotografano una situazione nella quale vi uno

o scollamento totale fra paese reale e classe politica che pensa solo a sopravvivere. L'affermazione senza precedenti del M5S sembra aver aperto delle crepe nella muraglia partitocratica. Il sistema dei partiti oramai sulla difensiva e pare non in grado di proporre soluzioni efficaci per affrontare le sfide di questo momento storico. Gli avvenimenti dell'ultimo anno dal governo tecnico al vergognoso spettacolo offerto dalla partitocrazia nell'eleggere il capo dello stato sono la prova provata che i partiti non sembrano di essere in grado di dare risposte positive agli annosi e gravi problemi che affliggono il paese. Dalla lotta disoccupazione alle politiche per l'occupazione giovanile, dalla riduzione delle tasse alla lotta alla evasione e all'elusione fiscale il governo Letta non sta facendo un bel niente e sta invece insistendo costi quel che che costi nel perseguire le politiche del rigore che tanti guasti hanno causato al paese. Occorre dire con chiarezza che i partiti previsti dalla carta costituzionale come associazioni di cittadini destinate a concorrere alla determinazione della politica nazionale, come previsto dall'articolo 49 della costituzione, sono diventati delle macchine costose e parassitarie e come tali condizionano non solo la vita politica ma anche la gestione della cosa pubblica al centro come alla periferia in nome dei loro interessi particolari anzich di quelli collettivi. Il governo Letta, nato sotto gli auspici di Napolitano, sta perseguendo una politica economica che bada in primis a perpetuare questo sistema marcio non tenendo conto che la crisi del capitalismo finanziario richiederebbe ben altre misure. Si cerca insomma di salvare la partitocrazia e si dimentica che il fortissimo seguito che ebbero negli anni 20 i regimi totalitari fu dovuto essenzialmente all'incompiutezza dei sistemi democratici nei quali i partiti avevano avuto l'indubbia colpa di essere autoreferenziali e lontano dagli interessi del popolo lavoratore. Per uscire

dall'impasse occorrono uomini disinteressati e preparati che forti dio una visione d'insieme siano in grado di portare avanti un disegno di cambiamento radicale del paese. Bisogna uscire dall'ambiguit e dire che vanno bene i dieci o venti provvedimenti che diano risposte che il paese aspetta da troppo tempo; ma ci va fatto in una visione d'insieme nella quale siano messi all'ordine del giorno la riorganizzazione del sistema sociale; dare spazio ad una economia pi rispettosa dell'ambiente; tagliare le unghie al potere finanziario e bancario; mettere al centro di tutto l'educazione e la formazione delle nuove generazioni. Tutto ci non si improvvisa e sar un lavoro di lunga lena ma si non si inizier quanto prima l'Italia sar condannata ad un declino inarrestabile. La democrazia se vuole avere ancora un futuro deve liberarsi da un lato dal feudalesimo fatto dai particolarismi delle tante lobby e dall'altro deve emendarsi dal bubbone chiamato partitocrazia che la soffocano. Solo facendo ci, con la pi ampia libert di espressione degli individui, con un democrazia economica di nome e di fatto si potr creare quella societ in cui la dignit, l'eguaglianza e la libert porteranno all'autogoverno e alla sovranit piena.

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