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Il Paese e lincubo del Cavaliere (Franco Cordero) 22 febbraio 2013

Siccome mancano poche ore al voto, parliamo del revenant. Gli avvenimenti sollevano quesiti allarmanti. Diciannove anni fa godeva i favori della novit qualificandosi uomo dimpresa, moderno, liberale distinto, franco liberista, senza contare i buoni sentimenti, famiglia, patria, religione, contro i plumbei comunisti. Qualcosa trapelava: lirrimediabile volgarit, istrionismi, loquela dun bugiardo cronico, senonch la politica italiana ha standard accoglienti; disponendo duna macchina monstre dipnosi pubblicitaria, inanella tre vittorie elettorali su avversari dalle idee confuse e litigiose. Quante risorse dimbonitore abbia, consta dalla rimonta 2006, dopo cinque anni dimpudente governo a suo profitto. Ormai partita a carte scoperte: la platea sa chi sia, incallito nella frode, falsario, corruttore, megalomane, negromante del plagio televisivo, statista da cabaret con effetti postribolari; nellultimo esperimento elettorale i milanesi gli voltano la schiena. Persino il Corriere della Sera usa parole dure. Costretto a dimettersi, lascia lItalia in bolletta. Tre mesi fa lo davano buonanima, anche a corte: quando s ricandidato, il commento era: Torna la mummia; ma appena chiama, scattano riflessi mercenari. Lo spirituale Angelino Alfano, designato erede (per gioco), aveva arrischiato fiochi mezzi dissensi: Sandro Bondi, poeta ex comunista, non glieli perdona; il penitente genuflesso lambisce la mano padronale. Venerd 25 gennaio, nella convention al cinema Capranica, grida fedelt sgranando gli occhi: non esiste Pdl senza B.; sei tutti noi. Vero, le cri du coeur analisi storica. Il berlusconismo sta nel servizio liturgico reso al padrone: appena dica gli asini volano , i caudatari levano gli occhi alle nuvole; don Luigi Verz lo santificava; santo puttaniere, esclama un ministro ma eloquenti parlamentari,
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cattolici professi, mettono la mano nel fuoco contro lefferato gossip delle baiadere dArcore (lettera al Corriere, 22 gennaio 2011); hanno negli occhi un B. diverso; credo quia absurdum; nominano persino lImitatio Christi. Ha tanti affari, anche penali, e la politica forzaitaliota consiste nel prestargli mano, qualunque cosa comandi, anche ridicola o vergognosa (ad esempio, lo proclamano convinto che Ruby fosse nipote del premier egiziano). Messo in riga il partito, passa agli elettori nel solito stile: recita e mima barzellette; ogni tanto prende pose mussoliniane. Domenica 27, giorno della Memoria, compare nella cerimonia, loda il Duce, racconta che le leggi etniche gli fossero imposte da Hitler: indi saddormenta ed esibisce una maschera sinistra, masticando; non lavevamo mai visto cos alligatore, ma peggio quando sorride charmeur. Chi ha memoria buona ricorda il milione di posti promessi ai disoccupati. Dun colpo diventano quattro, e porta meraviglie nel piatto: opere pubbliche faraoniche, fisco catalettico, condono tombale, amnistia (ne ha gran bisogno), mai pi imposte sulla casa, rimborso del gi pagato; e punto capitale, privacy malaffaristica inviolabile, quindi corruzione rigogliosa; le tangenti sono categoria filosofica; la selezione naturale incorona i furbi. Sfidando bordate dilarit, Angelino Alfano cantava il partito degli onesti. Insomma, rimane qual era, con lanno in pi, semmai ancora meno presentabile (vedi il film dove escute oscenamente una malcapitata, 10 febbraio). Ricco sfondato, gioca in stile bru-bru (bellepiteto milanese). Tale la missiva con cui imbroglia glinermi annunciando il rimborso Imu. Suicidio davanti allobiettivo? No, le sonde lo danno in ascesa, tanto da preoccupare lantagonista (posava bonario, ammiccando, quasi avesse gi vinto), e chi guarda da fuori, stupito della commedia italiana, domanda come sia possibile. Gli ottimisti contavano che la discesa in campo dellattuale premier,
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chiamato a terapie eroiche, aprisse la via a una destra pulita, postberlusconiana. Loperazione non ha inciso nella misura sperata: ricco da scoppiare, aveva condotto lItalia a un capello dalla catastrofe; riapparso, miete consensi contro lausterit. Dunque, triste ma vero: esiste una borghesia anarcoide, ingorda, plebea, arrembante, parassitaria, gaglioffa, talmente corta dintelletto da non vedere come la pirateria presupponga dei galeoni da predare e nella fattispecie il galeone sia la res publica, alla quale un malaffare vampiresco succhia sessanta miliardi lanno. Lideologia berlusconiana porta diritto alla bancarotta: labbiamo schivata in extremis; il paese affonda perch lo sviluppo economico richiede intelligenza e tensione morale. Cera un dottor Frankenstein a Palazzo Chigi, maestro in lobotomie cerebrali, e se vi torna, siamo alla mezzanotte del secolo. Affiorano radici ataviche. Essere seri rende poco da queste parti, vedi Giolitti malvisto perch non fa scena. Anche il ventennio nero era teatro: aquile, pugnali, fez, passo romano, salto nel cerchio di fuoco, e Mussolini in divise farsesche esibiva smorfie epilettiche nei film Luce, ma che fosse uomo politico, nessuno lo nega; cospicuo giornalista, elaborava disegni dItalia imperiale, tra furberia e manicomio. AllOlonese importano solo i soldi, avendone accumulati in quantit colossale: anzich cannoni, palle incatenate, colubrine, pistole, sciabole, grappini, usa armi soft; froda, corrompe, istupidisce larmento sotto maschera giuliva; ed essendo lucroso il servizio nel partito-ciurma, non manca mai la fila allo sportello degli arruolamenti. Viene in mente un aneddoto dal diario dUlrich von Hassell, ex ambasciatore a Roma (cospirava e morr impiccato, 8 settembre 1944). Domenica 18 dicembre 1938 visita Werner von Fritsch, ex comandante in capo dellesercito, costretto a dimettersi su false accuse domosessualit fabbricate dalla Gestapo, ed ecco il
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senso del colloquio: che Adolf Hitler impersoni il destino della Germania; sinabisser trascinando tutti con s. Re Lanterna non pare uomo da abisso e dovendo intanarsi, ha sotto mano tanti paradisi. Quod Deus avertat latino facile; lo capiscono tutti: Iddio risparmi allItalia la sventura duna ricaduta in mani piratesche, perch stavolta leffetto sarebbe indelebile.

Lo scorpione suicida nella tela del ragno (Franco Cordero) 25 aprile 2013
Tutto possiamo dire, meno che le vie della politica italiana siano imprevedibili: storia naturale, quindi vigono serie causali fisse; animali umani evoluti, invece, reinventano il mondo (appartiene a tale quadro letica). Politicanti spesso garruli ripetono trame con cieco automatismo, come nella favola dello scorpione: la rana era diffidente ma lha persuasa a portarlo sullaltra riva; non abbia paura; se la pungesse, morrebbe anche lui annegando; e la punge; perch, sciagurato?; la mia natura.

La

storia

politica

recente

offre

esempi.

Diciassette

anni

fa

il

centrosinistra forma un governo presieduto da Romano Prodi, ma lex comunista M. DA. ha lEgo smanioso, quindi non tollera posti in seconda fila ed escogita pro se ipso un podio alternativo, pi importante, a due Camere, che rifondi lo Stato, quasi la Carta fosse da buttare, il tutto in stretto dialogo con lo sconfitto. Tale partnership lo riqualifica: era figura molto equivoca; emergono sfondi delittuosi. Gli hanno garantito limpero mediatico ed notizia corrente che sotto il

centrosinistra le sue entrate crescano del 2500%. Lo credevano innocuo, illusi dapprofittarne, non sapendo quanto sia furbo.

Sulla questione giustizia geniali riformatori esumano proposte marchiate P2. Dura 16 mesi la commedia bicamerale (5 febbraio 1997-9 giugno 1998), finch sentendosi forte, salza dal tavolo con tanti saluti. Quattro mesi dopo cade il governo e con i pochi voti precariamente forniti dal funesto pasticheur Cossiga, il Bicamerista sinsedia a Palazzo Chigi, restandovi fino al 17 aprile 2000. Re Lanterna era de facto egemone. Nella XIV legislatura regola affari suoi, sconfitto duna minima misura
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dal solito Prodi, il cui governo ha vizi congeniti e dura poco. Riportato al potere da una maggioranza straripante, riduce lItalia in stato agonico, costretto a dimettersi, e non lo vedremmo pi in politica se le Camere fossero sciolte, come la congiuntura richiedeva, invece sopravvive sotto la tenda dun governo cosiddetto tecnico, sfiorando il quarto en plein elettorale. Tali i precedenti quando le Camere eleggono il presidente della Repubblica. Pierluigi Bersani, liquidatore del partito, sottopone dei nomi al redivivo: nellelenco figurano il Bicamerista e un carissimo convertito, illo tempore temibile persecutore in toga rossa; scelga. Temendo i franchi tiratori, lui pesca il meno visibile sindacalista democristiano, uomo sicuro: paragonava lItalia 2013 alla Germania 1933, nella morsa degli estremismi; ed candidatura strumentale alla union sacre. I vertici sono daccordo ma il candidato affonda al primo colpo, 18 aprile (in piena guerra fredda, 65 anni fa la Dc sbaragliava un socialcomunista Fronte del popolo). Lindomani mattina coup de thatre (Capranica): lassemblea degli elettori, unanime, sosterr Prodi dal quarto turno, dove bastano 504 voti. Svanito laccordo omertoso, i berluscones piangono, ringhiano, tumultuano. Prodi incute paura.

Loccasione cade dal cielo: votandolo (era uno dei loro candidabili) le Cinque Stelle possono entrare nella partita con peso determinante; Giolitti non esiterebbe, a fortiori Cavour, ma i pentasiderei dipendono da un oracolo, la cui parola dordine usque ad finem, Stefano Rodot, candidatura prestigiosa con poche effettive chance. Se vogliono

stravincere, sbagliano: fallendo latout Prodi, lo stralunato, discorde, confuso Pd cade nella rete berlusconiana; e se lobiettivo fosse mandarlo l (guerra senza quartiere, finch non resti un solo nemico in piedi), lo scenario sarebbe paranoico.

Era finta unanimit: il Bicamerista non perdona; e verso sera tiratori occulti colpiscono 101 volte su 496, inaudito exploit balistico. Re Lanterna canta al microfono. Cos, la puntura dello scorpione e stelle cieche gli consegnano lItalia. Con 738 voti (ne mancano solo 48) luscente Giorgio Napolitano rientra al Quirinale, subentrando a se stesso: predicava larghe intese e veglier affinch gli operai non sgarrino; torniamo al re mandante del governo, come chiedeva Sydney Sonnino, rovinoso uomo dordine (Nuova Antologia, 1 gennaio 1897). Le televisioni colgono atmosfere da banchetto funebre. Oracoli

dellopinione moderata manifestano euforica partisanship, come se il Pdl fosse un Port Royal dove solitari gentiluomini coltivano intelletto e anima. Non sera mai visto un suicidio cos freddamente consumato. In 72 ore il Pd ha vissuto tre enantiodromie (salti nellopposto). Giornate simili richiedono stomaco forte: esponenti Pd, orgogliosi desserci, nemmeno avessero salvato la patria, declamano antifrasi, eufemismi, tartuferia; volano fumi dincenso e salmi, magnificat anima mea Magnum Senem Neapolitanum. Enrico Letta sorride sentendosi qualificare presidente del Consiglio in pectore: con parole e occhiate gravi denuncia germi deversione (lo stesso allarme mugola B., famoso pirata); vuol male al paese chi subodora accordi loschi. Laltro candidato naturale Giuliano Amato, puntuale Jack in the box nelle curatele fallimentari governative. Leffettivo vincitore tripudia, avendo mille e uno motivi: solo a Rutulia le mummie risorgono trionfalmente; a parte la smisurata ricchezza, era un relitto, ormai preso sotto gamba anche dai cortigiani. Il Quirinale e avversari inetti lo risuscitano. Quanti bocconi amari inghiottiranno i vessilliferi duna sedicente sinistra: lOlonese immune e padrone anche nello Stato; honny soit chi nomina i conflitti dinteresse; corruzione a man salva; pubblico ministero governativo, macchina penale politicamente selettiva, ecc.

Il governo dura finch lui voglia, e irresistibile protagonista, comanda le urne avendo sotto mano soldi, laboratorio mediatico, poteri statali. Gli viene utile un Pd vassallo (figura ingloriosa ma comoda, porta ministeri, sottogoverno, prebende, pensioni). Restano difficolt insolubili, perch la sventura economica ha cause organiche nel malaffare del quale patrono: a lungo termine la catastrofe appare inevitabile ma col trucco mediatico il nero diventa bianco, n Silvius Magnus instaura tempi lunghi; let pesa anche sui caimani. Aprs lui, le dluge. Al diavolo chi verr.

Lantiberlusconimso non pi sufficiente - Chiara Saraceno - La Repubblica


26 aprile 2013

E' davvero, colpa dei neo-eletti, per lo pi giovani, per lo pi scelti tramite primarie, se il Pd, alla prova delle elezioni del presidente della Repubblica, andato in pezzi? quanto sembra pensare Rosi Bindi, nel denunciare un eccesso di nuovismo giovanilista promosso da Bersani nel definire le liste elettorali. E una denuncia speculare a quella operata dalla (ex) dirigenza del partito nei confronti dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, indicati come responsabili della difficolt a formare una maggioranza di governo dopo la nonvittoria elettorale, perch incapaci, prima ancora che ostili, ad assumere responsabilit

istituzionali. Non sottovaluto limpreparazione e anche la semplice ignoranza, n la maleducazione e il cinismo di molti parlamentari vecchi e nuovi e trasversali ai partiti. Ed ha ragione Bindi a dire che per rinnovarsi occorre anche formare una nuova classe dirigente. Mi sembra tuttavia che questo tipo d denunce, e lanalisi che le sottendono, siano lennesima dimostrazione di quanto poco il Pd e la sua dirigenza abbiano capito che il problema stava e sta nel partito stesso. Un partito mai nato, come mi sono sentita ripetere pi volte (a voce, non via Twitter) in questi giorni di passione da molti militanti ed elettori incontrati in dibattiti che avevano tuttaltro argomento. Da questo punto di vista, ha pi ragione Marini di Bindi: il Pd non mai riuscito ad andare al di l di un assemblaggio di pezzi di partiti, di potentati diversi. Nonostante la continua evocazione della ricchezza creata dal dialogo tra culture diverse, non c` mai stata costruzione di una cultura politica comune, su nessuno dei temi importanti. Al contrario, le divisioni e le inconciliabilit sono rimaste le stesse. Anche i nuovi arrivati, complice
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lanticostituzionale legge elettorale, sono stati scelti per lo pi secondo la logica della spartizione per correnti e per "aree culturali". Al punto che viene da chiedersi se a tenere insieme i vari pezzi non ci fosse solo lantiberlusconismo: un collante che trova sempre nuova giustificazione nei comportamenti di chi lo provoca, ma che non sufficiente a dare identit e motivazione a un partito e ai suoi elettori. La campagna elettorale stata da questo punto di vista

sconfortantemente esemplare: timorosa di parlare agli elettori in campo aperto, per mancanza di un programma chiaro dopo anni di, solo antiberlusconismo seguiti da un anno di subalternit al go- verno Monti di cui non si era stati capaci di correggere le decisioni pi nefaste per la tenuta dell`occupazione e dei bilanci famigliari. I famosi "otto punti" sono saltati fuori ad elezioni non vinte, dando l`idea di una pura strumentalit senza convinzione. Bersani ha certo le sue responsabilit. Ma altrettante ne ha l`intera dirigenza: tanto pronti a combattersi e a bloccarsi vicendevolmente quando sono in ballo questioni di poltrone o temi identitari di corrente, pardon culture (finanziamenti alla scuola cattolica, fine vita, unioni omosessuali esimili), tanto indifferenti di fronte alla pericolosa deriva d un partito che aveva perso contatto sia con il paese sia con gran parte del suo elettorato. Non c` da stupirsi che quando il collante antiberlusconiano stato esplicitamente depotenziato in una ricerca di "ampi consensi" e "larghe intese", che privilegiavano comepartnerproprio il "nemico", la fragile intesa su cui il partito si reggeva andata in frantumi e ognuno per s. Non sono neppure riusciti a spiegare perch "non potevano" votare Rodot, nonostante la sua lunga storia di sinistra e il suo cursus honorum istituzionale. Il fatto che Rodot era ed "divisivo" non solo, come Prodi, rispetto alle larghe intese con il Pdl. E divisivo anche entro il Pd. Perch profondamente laico e perch la sua laicit, come tutta la sua difesa dei diritti, non solo frutto di un orientamento culturale, ma
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radicata nella sua rigorosa interpretazione della Costituzione. Perch, in nome della Costituzione, difende i beni comuni anche in contrasto con le scelte di diverse amministrazioni locali di sinistra. Perch difende le ragioni di chi a Bologna vuole rivedere l`accordo, a suo tempo sostenuto dal governo di Prodi, per cui si finanziano le scuole paritarie (di fatto confessionali) anche a scapito, oltre che della norma costituzionale, delle risorse disponibili per la scuola pubblica. II Pd non poteva votarlo, non tanto perch lo aveva candidato prima Grillo, ma perch Rodot ha una visione della sinistra in radicale antitesi con pezzi importanti del Pd e del suo elettorato, cui si contrappongono altri pezzi altrettanto importanti. Non essere stati capaci di scegliere in questi anni per quale idea di politica di sinistra si doveva lavorare, pur con tutte le mediazioni necessarie, e tanto meno di spiegarla al paese, ha portato il Pd alla resa finale e a rivolgersi di nuovo a Napolitano. Altro che impreparazione e disobbedienza di giovani neofiti preoccupati di perdere amici su Twitter o Facebook. Vecchi e navigati politici distruttivi non trovano altra soluzione che affidarsi di nuovo a chili aveva tratti dimpaccio un anno e mezzo fa, questa volta daccordo con larcnemico.

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