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(da La Sibilla, anno XXXVII n.2 marzo/aprile 2011, pp.

p.69-71) Giochi da Sala: lenigmografia a doppio soggetto nella Francia del Cinquecento EMANUELE MIOLA SIMONA SANTACROCE 1- Il Petit livre damour e il suo contesto letterario. Nella Lione rinascimentale, qualche decennio prima dellage dor della lirica di stampo petrarchista di Louise Lab e Maurice Scve, un cortigiano di successo ormai ritirato dalla vita politica, Pierre Sala, concepisce un Petit livre damour, manoscritto superbamente illustrato, che raccoglie tutti gli enigmi che lautore avevo posto alla sua amata. Siamo nel 1515: Lione sta affermando sempre pi il suo ruolo di seconda capitale culturale francese. Grazie soprattutto alla vicinanza geografica con lItalia, Lione infatti importa e poi diffonde a livello europeo il raffinato modello culturale elaborato nelle nostre corti. Il vivace impulso letterario che ha dato Lione alla Francia e all Europa stato reso possibile dal gran numero di stampatori presenti in citt, i cui affari fiorivano anche per via di una censura pi morbida rispetto ad altre situazioni europee. Proprio nella capitale della stampa, per, Sala opta, per il suo librettino amoroso, per la forma manoscritto:1 quella dei caratteri mobili era infatti uninvenzione piuttosto recente, giudicata con diffidenza e anche con un certo snobismo. Per unopera di pregio, insomma, la perizia damanuense era dobbligo. Il prodotto finale, il Petit livre damour, oggi conservato alla British Library sotto la segnatura Stowe 955, conferma questo pregiudizio cinquecentesco contro la stampa: la bellezza dei suoi caratteri e delle sue illustrazioni lo rendono una piccola opera darte, di un livello impossibile per i tipografi anche pi esperti, tanto pi affascinante quanto pi vi si rintraccino i caratteri di quegli anni, sospesi tra uno sguardo nostalgico a quellepoca dello spirito che sar poi definita medievale e certe innegabili anticipazioni della grandeur di et moderna. A prima vista, ci che di sicuro colpisce del Petit livre sono le meravigliose illustrazioni: dopo un ritratto dellautore, troviamo infatti una serie di dodici miniature di soggetto vario, opera di un anonimo e affascinante Maestro delle Cronache Scandalose. Ognuna di queste vignette ante litteram, rappresenta scene di vita quotidiana (una candela che brucia, un cavallo strigliato nellaia) o di tipo fantastico e quasi onirico (un gruppo di giovani che con retne rincorrono dei cuori alati) ed accompagnata da una quartina che descrive limmagine. Leccezionalit dellapparato iconografico in un libriccino di dimensioni ridotte ha certo esercitato un notevole charme presso gli studiosi contemporanei, che vi hanno dedicato saggi ed edizioni critiche. Non mancano per i rovesci della medaglia: allincanto per la bellezza del Petit livre si accompagnava la delusione per le poesie di didascalia, cos variegate tra loro e spesso nemmeno riferentisi alla tematica amorosa. Questa prima impressione risulta talmente forte da scoraggiare ogni ulteriore approfondimento. Per anni dunque il senso nascosto degli enigmi per lamata non stato disvelato, finch, con la pubblicazione di un numero monografico della rivista specialistica Studi Francesi2 e con le ricerche portate avanti dalla professoressa Paola Cifarelli,3 il libello di Sala non ha finalmente visto riconosciuto per intero il suo valore. 2-I testi enigmistici: una quartina esemplificativa. Il testo delle quartine del Livre, a prima vista, sembra commentare o descrivere quanto avviene nellimmagine corrispondente. Tuttavia, la serie di immagini e componimenti miscellanei trova, ad una lettura pi approfondita ed enigmistica, proprio nella vita e nelle usanze della corte un fil rouge che avvolge lopera. Prendiamo a esempio la quartina XI,4 corredata dallimmagine in Fig. 1:

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Lattribuzione del testo discussa. Sala sarebbe comunque autore almeno di una sua parte. Si tratta del fascicolo III anno LII (settembre-dicembre 2008), Pour vous donner ung peu de passetens... - Autour de Pierre Sala, lyonnais (ca. 1457-1529), a c. di Paola Cifarelli e Maria Colombo. 3 In quanto segue, faremo riferimento, in particolare, a Paola Cifarelli, Pierre Sala et le Petit Livre dAmour (manuscrit Londres, BL, Stowe MS 955), in Van Hemelryck & Marzano (dir.), Le recueil au Moyen ge. La fin du Moyen ge, Turnhout, Brepols 2010, pp. 61-77. 4 Riproduciamo la grafia seguendo ledizione Giraud.

- Jentens a fere mon tret droyt Car aultrement lon y perdroit - Je gaigne plus en mon endroyt A fourger faux qu fere droyt Sembra trattarsi di un botta e risposta tra i due artigiani del disegno. La traduzione suonerebbe dunque pi o meno: - Intendo far la mia freccia diritta Perch senn si andrebbe a perdere. - Quanta me, guadagno pi A forgiar falci che frecce dritte. Ad una pi attenta lettura, tuttavia, si possono rintracciare molti termini, che, a causa della loro polisemia o dellomografia con altre parole, contrappuntano la quartina di bisensi. Bisensi che dovevano certamente risultare tali anche alle orecchie dei contemporanei di Sala. Per maggior chiarezza ripetiamo verso per verso la quartina XI del Livre, corsivando i doppi significati in gioco e spiegandoli sulla scorta delle osservazioni fatte ancora da Cifarelli (cit., 67-69) e della bibliografia ivi segnalata: Jentens a fere mon tret droyt Tret (francese moderno trait) un caso di polisemia: pu valere sia freccia che mossa di gioco. La parola si combina con lespressione fere droyt (faire droit) che significa, letteralmente, fare diritto, in forma retta, ma aveva anche il significato figurato di fare correttamente. Car aultrement lon y perdroit Il lieve doppio senso di questo verso dato dal valore concreto o astratto del verbo: una freccia non diritta andrebbe perduta, una volta scoccata: si perderebbe. La stessa espressione vale in francese medio come in italiano di oggi non si sarebbe vincitori. Je gaigne plus en mon endroyt Anche in questo caso il verbo reggente polisemico: significa guadagnare, ma pu voler dire anche vincere. A fourger faux qu fere droyt

Figura 1. Stowe MS 955, fol. 16

Di fere droyt s gi detto sopra. Ma anche fourger ha un doppio significato concreto (forgiare) ed astratto (mentire, imbrogliare). Faux un bel caso di omografia: i suoi due significati sono falci e falso. Abbiamo dunque a disposizione tutti i bisensi di cui si servito Sala per comporre questo vero e proprio indovinello, che nel senso reale andr parafrasato pressappoco - Voglio far la mia mossa correttamente perch senn si andrebbe a perdere. - In quanta me, vinco di pi a imbrogliar, falso, che a giocar correttamente. La soluzione parrebbe dunque essere uno dei divertimenti pi apprezzati, soprattutto dalle dame, nelle corti di allora: il gioco delle carte. Ma c qualcosa in pi. Come molte altre quartine del Livre, anche questa fa stretto riferimento alla vita cortigiana che Sala ben conosceva, e che voleva criticare con la sua poesia. Si tratterebbe di un terzo piano significativo, sicch avremmo qui un duplice senso reale e un doppio indovinello, per dirla con i nostri termini.5 La soluzione in questo caso sarebbe la vita di corte, e la quartina risulterebbe dunque un dialogo tra il cortigiano onesto (vv.1-2) e quello senza scrupoli, il quale guadagna di pi a mentir falsamente che ad agir conformemente alla giust izia (vv.3-4). Bench i bisensi siano meno stringenti, questa ulteriore lettura prende consistenza sulla base del fatto che tutte le altre quartine hanno come senso reale (o significato nascosto) pratiche che hanno a che fare proprio con il milieu cortigiano entro il quale Sala scriveva: lintera raccolta una meditazione sulla vita di corte e sulle trappole disseminate sulla via di chi vuole vivere nellentourage des grandes rispettando le regole morali, esponendosi cos continuamente al rischio di cadere in disgrazia a causa di unazione imprudente.6 3- Qualche noterella terminologica e teorica. Un certo interesse pu ricoprire, per i nostri fini, la riflessione sullimmagine che accompagna, come abbiamo detto sopra, ogni quartina del testo. proprio con limmagine giustapposta a ciascun componimento che Sala definisce il contesto entro cui si inserisce il senso apparente dellindovinello: Sala usa quindi limmagine come titolo del gioco enigmistico, instaurando attraverso essa una situazione di ambiguit di senso e, ma questo vale solo per alcune quartine, c ementando la coerenza del significato apparente, spesso slegato a causa delle esigenze di biisotopicit.7 appena il caso di notare che nel Petit livre limmagine (e, nei componimenti enigmistici contemporanei, il titolo) serve ad inquadrare, a rigore terminologico, non tanto il tema, quanto il contesto entro il quale intendere il senso apparente del gioco, o, meglio ancora, il contesto entro il quale non si inserisce il senso reale e perci la soluzione.8 Se possiamo dunque spiegarci la durezza e lesito non sempre enigmisticamente felice di certune quartine di Sala attraverso la difficolt di compattare il senso apparente (ed il senso apparente con il senso reale); le quartine stesse rimangono comunque sempre giocate sul filo del dilogismo, molto poco se qualcosa concedendo al descrittivismo. Sembra quindi di essere di fronte a un Antro del Cinquecento, gi padrone dellodierno doppio soggetto. Sala, poeta certamente fuori dal periodo latino dellenigmografia, gi oltre i giochi ingegnosi dei nobili cinquecenteschi di cui far menzione Castiglione nel Cortegiano. Scorrendo le al5

Pierre Sala anticipa cos, a suo modo, il virtuosistico indovinello a triplo soggetto sperimentato da Gianni Guasparri (Achab) su La Sibilla, 5/2003, gioco n. 29. 6 questa la condivisibile opinione di Paola Cifarelli, cit., p. 69, traduzione nostra. 7 Le due citazioni precedenti sono tolte dalle pag. 7 e 11 di Enrico Viceconte, Titolo, testo e ambiguit, in La Sibilla, 1987, pp. 4-11. A questo articolo, e ai suoi rimandi bibliografici, rinviamo il lettore che volesse approfondire luso del titolo nellarte e nellenigmistica. Quanto allisotopia, secondo la definizione di Gremias (ripresa tra gli altri anche da Eco, Lector in fabula, Milano, Bompiani 1979, 5.3) essa un insie me di categorie semantiche ridondanti che rendono possibile la lettura uniforme e coerente di un testo. 8 Usiamo contesto, qui, esclusivamente come termine tecnico ristretto alla situazione extralinguistica in cui le parole, le frasi e le combinazioni di frasi vengono prodotte.

tre quartine del Livre che per motivi di spazio non possibile trattare diffusamente qui, ci par di poter dire che allalba del XVI secolo c gi chi sa comporre brevi sdoppiandoli in senso apparente e senso reale: per dirla con Zoroastro, forse vero che gli enigmi erano realizzati con tecnica totalmente diversa da quella oggi in uso,9 ma in Italia. Abbiamo un nonno, un nobilissimo antenato epigrammista, gi nel Cinquecento. Peccato che sia francese.

Giuseppe Aldo Rossi, Enigmistica, Milano, Hoepli 2001, p. 64.

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