Elisabetta Modena
Racconti damore
2008 Elisabetta Modena f o t o b y (http://www.sxc.hu) progetto grafico: Francesco Tessarini P u b b l i c a t o p e r Lu l u P r e s s ( Lu l u E n t e r p r i s e s , 2 6 - 2 8 H a m m e r s m i t h G r o v e , L o n d o n W 6 7 B A) . Stampato presso: P u b l i c a c i o n e s D i g i t a l e s , S . A. C/ San Florencio, 2 41018 Sevilla, Spain
Indice
Introduzione ............................................................. 7 A passo di danza.................................................. 11 Postfazione a A passo di danza ........................... 67 Una storia semplice ........................................... 75 Uno scatto per amore ...................................... 189 Miracolo di Natale ........................................... 207
Introduzione
Per come ormai i miei lettori hanno imparato ad apprezzarmi, il genere letterario entro cui mi muovo e lavoro la christian fiction. Ebbene, si dir, cosa centrano dei racconti damore discreti, persino sensibili e delicati, con questo filone narrativo? vero che uno di questi, Miracolo di Natale, proprio un racconto di christian fiction; ma gli altri tre? Un racconto lungo intriso di suspance che, dunque, sconfina nel giallo, una riattualizzazione, seppur libera, di un romanzo di Jane Austen, e una narrazione decisamente romantica: che rapporto possono avere con la christian fiction? Ebbene, stato utile prima di tutto per me pormi questa domanda. Perch, rispondendomi, mi sono resa conto che questi racconti damore sono un mio iniziale approccio narrativo per tornare a scrivere damore in maniera genuina, spontanea, semplice e profonda al tempo stesso. Per evitare di scrivere damore creando per forza (come oggi va per la maggiore) personaggi ed ambientazioni in cui la fanno da padrona rapporti superficiali tra le persone, sesso, violenza, una concezione individualista della persona umana. Io voglio riproporre lamore cristiano. Che prima di tutto lamore umano secondo la legge naturale. su questo tipo di amore che Dio infonde la grazia del suo Spirito. Questo amore che diventa Amore descritto bene in Miracolo di Natale; ma anche gli altri racconti, seppur ancora in nuce, hanno dentro di loro il germe di questo Amore che vuole condurre luomo alle vette delleternit. Sandra ed Enrico, i protagonisti di A passo di danza, riescono a far sbocciare in pieno il loro amore dopo essersi a lungo aspettati. Lattesa 7
fondamentale nellamore, come insegna il Cantico dei Cantici. Rosanna (la protagonista di Una storia semplice) quando conosce Domenico viene a stimolata da un nuovo modo di vedere le cose, come a dire che, quando si ama veramente, si diventa pronti per una vita pi matura sotto tutti gli aspetti. Fosca, in Uno scatto per amore, innamorandosi di Marco impara a fidarsi di lui, assapora la bellezza di progettare insieme impegni di vita e di lavoro. E Cecilia e Luca, i protagonisti di Miracolo di Natale, scoprono come lamore umano si realizzi in pienezza quando si abbracciano Cristo e la sua Chiesa. Elisabetta Modena
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A passo di danza
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ome prevedevo, sono arrivata sul luogo del ritrovo troppo tardi. Alzo gli occhi al cielo sconsolata, mentre mi aggiusto gli occhiali da sole che mi penzolano sul naso e mi riordino i capelli che nella foga della corsa si sono scompigliati. Mio nipote, invece, si divertito un sacco mentre posteggiavamo lauto precedendo sul filo del rasoio un vecchietto che guidava una Ford pulitissima, poi mentre correvamo a rotta di collo sul marciapiede zigzagando tra passeggini, innocenti pedoni e signore con cane al seguito, ed infine mentre arrancavamo esausti qui, per scoprire che gli altri genitori se nerano gi tutti andati via. Possibile che nessuno ci abbia aspettato, zia? esclama Tommaso deluso. Io vorrei rispondergli che non sono la fatina azzurra, che se lui fa i capricci per alzarsi e dopo estenuanti trattative io e mia sorella lo mettiamo in piedi alle nove quando la gita con le famiglie della sua classe organizzata per le nove e trenta ebbene, io non ho la formula magica per mandarlo in bagno, vestirlo, fagli fare colazione, il tutto in soli venti minuti. E non ho neppure il dono di guidare a super-velocit come certi uomini che hanno gi adocchiato il posto appena hanno imboccato la via, ci si infilano dentro e, voil, in un minuto hanno gi parcheggiato e sono fuori dalla macchina senza aver versato una goccia di sudore. Tesoro, siamo arrivati in ritardo. Sono gi partiti sbuffo sconsolata ed irritata che nessun genitore della classe si sia accorto che noi non ceravamo. Ma cosa la pago a fare la retta scolastica della scuola privata se poi nemmeno la rappresentante di classe si accorge che manchiamo allappello io e Tommaso? Diamine, lavevo detto che lo avrei accompagnato! E pensare che 13
Tommaso ci teneva tantissimo a giocare con Luigi, il suo inseparabile amichetto. Ammetto che sono troppo condiscendente con Tommaso, che avrei dovuto stanarlo dal letto ben prima delle nove, ma da quando vive con me e con mia sorella non me la sento proprio di fare la parte della zia cattiva. I genitori di Tommaso, vale a dire mia sorella maggiore e suo marito, sono morti un anno fa in un incidente dauto, mentre tornavano da una gita. Fortuna ha voluto che Tommaso, che allepoca aveva quattro anni, fosse dalla nonna con me e laltra mia sorella. Siamo tre sorelle in tutto. Lincidente ha distrutto per sempre la mia famiglia. Mia mamma, gi vedova, non se l sentita di assumersi la responsabilit della crescita di Tommaso. Soffro gi troppi disturbi, non potrei seguirlo come si merita ha ammesso pi con s stessa che con noi e con i consuoceri. E poi ha attaccato la sua solita litania: Vivo da sola con la mia magra pensione, ho appena i soldi giusto per il cibo e le bollette. Perch non ci pensate tu e tua sorella? In fondo vivete gi insieme, siete adulte e stipendiate ha articolato con un sorriso stentato. I consuoceri sono divorziati, ragion per cui nessuno dei due ha accettato di prendersi cura di Tommaso. Perch io e non il mio ex-marito? ha protestato la nonna paterna. No, scusi rivolto allassistente sociale per laffidamento congiunto io sono tutto il giorno al lavoro, proprio non potrei prendermi cura di mio nipote ha sentenziato il nonno paterno. Cos lassistente sociale ha interpellato la sottoscritta, la zia materna che, fatte due parole con la sorella minore per poter contare sul suo aiuto, ha deciso di accettare larduo compito di allevare il nipote. Manco a dirlo, appena io e mia sorella abbiamo accettato, tutti gli altri della famiglia si sono 14
sperticati in elogi ed in un profluvio di rassicurazioni che ci avrebbero sostenuto ed aiutato pure loro. Intanto la patata bollente ce leravamo presa io e mia sorella. Ma non mi piace pensare a Tommaso come un peso, perci scaccio questi pensieri che mi ronzano per la testa e mi occupo di mio nipote. Lo fisso incredula: Tommaso ha appena stampato sulla faccia un sorriso a venti denti (quelli che possiede) e tutto giulivo mi indica con la sua manina tozza che sta arrivando Luigi. Io guardo speranzosa dalla parte indicata dalla manina. In effetti un bambino con i capelli ribelli scuri sta trotterellando mano nella mano di un pap. Strano, penso, ho sempre visto la nonna con Luigi, adesso finalmente potr conoscere il padre. Magari riesco a convincerlo a consegnarmi Luigi per portarlo a casa nostra perch giochi con Tommaso. Ci presentiamo mentre i due compagni iniziano subito a fare la lotta tra di loro. Nel tentativo di separarli ci stringiamo le mani: Salve, sono Enrico, il pap di Luigi mi saluta lui. Ed io sono Sandra, la zia dico mentre gli porgo la mano. S, naturalmente esprime lui con un cenno deciso del capo, come a farmi capire che conosce benissimo la situazione di Tommaso. Io lo squadro, non posso farne a meno. La curiosit forte. un belluomo, alto, pi o meno sui trentacinque anni, con due occhi puliti e un viso espressivo. Di primo acchito, mi sembra simpatico, anche se veste piuttosto seriosamente in giacca scura, dolcevita e pantaloni di velluto. Vabb che siamo a Marzo e c fresco, ma per la gita allAllegra Fattoria a festeggiare il compleanno di 15
un compagno di classe, forse non poteva vestirsi pi casual, penso io? Prendi me, per esempio e per una frazione di secondo immagino come apparir ai suoi occhi una donna di ventisette anni (anche se lui non sa la mia et), dallaspetto curato, in un pratico abbigliamento: maglione, jeans e scarpe da tennis. Capelli lunghi raccolti a coda di cavallo; giusto un tocco di mascara e rossetto. Niente male, no? Allora, se ne sono andati gi tutti? mormora Enrico dispiaciuto. In effetti s dico, ma Enrico mi zittisce preso da un pensiero che gli rabbuia il volto. Tu sai dove sta questa Allegra Fattoria? Perch io proprio non lo so. In effetti nemmeno io so dove si trovi riesco ad articolare non appena faccio mente locale. Decidiamo di chiamare la segreteria della scuola; sabato, ma contiamo sul fatto che risponder qualche suora che circola per le stanze. Invece niente da fare, il mio cellulare squilla a vuoto. Sfiniti per la fatica che entrambi abbiamo scoperto abbiamo fatto inutilmente per arrivare puntuali sul luogo dellappuntamento ed esasperati che nessuno ci abbia aspettato per un banalissimo quarto dora, ci rifugiamo nella pasticceria l vicino. Compriamo ai bimbi due immense brioches alla crema, mentre noi cerchiamo di ragionare di fronte a due cappuccini. Ci facciamo dare la rubrica telefonica dal barista, e scopriamo che esistono ben cinque fattorie didattiche sotto la dicitura lAllegra Fattoria. Quale sar quella giusta? Enrico comincia a telefonare, sembra sia normale per lui fare telefonate, per cui gli chiedo come mai riesca ad adoperare un tono cos professionale. Faccio lagente immobiliare, passo tutto il giorno al telefono mi spiega. 16
Allultima telefonata facciamo bingo. Scopriamo che la classe di Tommaso e Luigi attesa l, ma non ancora arrivata perch c stato un incidente in autostrada, e la polizia stradale ha parlato di unaltra buona mezzora di coda. Fatti due conti, capiamo che dovremmo arrivare pi o meno in tempo con gli altri genitori intrappolati in coda. Mi spiace per il loro disagio, ma almeno ora la fortuna ci sorride. Usciamo in fretta dal bar e, su proposta di Enrico, saliamo tutti e quattro sul suo monovolume. Che senso ha andare con due macchine nello stesso posto? ragiona lui. Io accetto entusiasta, anche perch i bimbi sono inseparabili, perci ben venga la loro amicizia se mi permette di respirare un pochino e di guadagnare energie preziose; anche perch ho in mente di porgergli la fatidica domanda. Infatti la intono non appena cala un po di tranquillit nellabitacolo: Ehm perdona la curiosit, tua moglie rimasta a casa?. Enrico sembra arrossire imbarazzato, volta la testa indietro per controllare che in quel momento i bambini non stiano ad ascoltare (per fortuna si sono piazzati sugli ultimi due posti e si sono accesi la mini-tv portatile), poi ammette con un candore disarmante: In effetti la madre non c, cio non rimasta a casa. Proprio non c. Oh, mi spiace tantissimo. Quanto tempo fa successo? domando un po interdetta. Enrico scoppia a ridere. Io lo guardo strana, senza capire. Mi sento una stupida. No, non hai capito sorride divertito. La mia ex-ragazza mi ha lasciato quando rimasta incinta di Luigi. Non voleva la gravidanza. C voluta tutta la mia insistenza per farla capitolare: alla fine lha portata a termine, ma con il preciso accordo che, 17
dopo il parto, lei sarebbe stata libera ed io avrei cresciuto da solo Luigi. Io rimango basita per una buona manciata di minuti. Infatti lui che riprende: Sandra, stai bene? Ti ho rivelato una notizia shock? Pensavo che lo sapessi. Alcuni genitori lo sanno. No, non sapevo nulla. Altrimenti non mi sarei azzardata a domandarti una cosa simile. Non preoccuparti, sono passati sei anni da allora. La madre di Luigi non lha riconosciuto, tornata a casa dai genitori. Non ti nascondo che il suo comportamento mi ha inflitto una ferita mortale, ho fatto di tutto purch lei non abortisse. Pensa che dopo averlo partorito, con il taglio cesareo naturalmente, non lha mai voluto vedere aveva troppa paura di rendersi conto di non avere pi la forza di staccarsene. Vuoi dire che non ha mai pi visto Luigi?. Mai pi. Ma almeno ti ha chiesto qualcosa di lui: come sta, come cresce, come vive?. No. Nulla di nulla. Te lho detto: lei come morta per Luigi, penso che non reggerebbe il peso della consapevolezza. La lontananza fisica e mentale tutto, in casi come questi. Per, in tutta onest, non so come faccia a guardarsi dentro. Non ho mai capito come funzioni la sua coscienza. Vuoi dire che sarebbe stato pi facile per lei se avesse abortito?. No! Non dirlo nemmeno per scherzo! Laborto un omicidio! Almeno cos lei ha salvato la vita a Luigi! Di questo gliene sar sempre grato!. Ma a che prezzo! sospiro. Poi mi viene improvviso un dubbio atroce: Ma possiamo parlare di queste cose alla presenza di tuo figlio? domando sottovoce. Luigi sa che la sua mamma non c pi. Lui pensa che sia morta dandolo alla luce. Non capisce 18
la parola aborto, e poi i nostri discorsi non gli interessano. Senti come urlano lui e tuo nipote, sembra proprio che si siano scelti un cartone animato azzeccato!. Gi, speriamo sia come dici tu. *** *** *** *** *** *** *** Questo il modo in cui ho conosciuto Enrico. Ho pensato spesso a quellincontro, mi sono pure trovata a fantasticare su quel benedetto ritardo: se io e mio nipote non fossimo arrivati tardi non avrei avuto loccasione di conoscere lui e suo figlio. Daltro canto, se le cose fossero andate per il verso giusto, magari ora non sarei qui a fare la babysitter di Luigi. Eh s, perch da quando quel fatidico sabato ci siamo conosciuti, una cosa ha tirato laltra, abbiamo cominciato a portare i due affezionati amichetti al parco, poi ci siamo incontrati a casa delluno o dellaltra, finch da parte di Enrico scattata la domanda delle domande: Mia madre stanca di tenere tutti i pomeriggi Luigi, potresti portarlo a casa con te e Tommaso qualche volta? Io passerei a prenderlo quando stacco dal lavoro. Me lha chiesto con un modo di fare talmente dolce e disarmante che non ho potuto rifiutare. E poi Enrico ha cominciato a starmi simpatico, troppo simpatico, anche se questo solo adesso me ne rendo conto ha giocato a mio sfavore. Non so se lui si sia reso conto di piacermi, e se abbia calato lasso sapendo bene che difficilmente gli avrei detto di no. Ad ogni modo, ormai un mese che tre giorni su cinque alla settimana Luigi viene a casa nostra. Liniziativa ha riscosso talmente successo che Luigi quasi pi contento quando viene da noi (cos pu 19
giocare fino ad ora di cena), piuttosto che quando a scuola compare la nonna. Da quando ho cominciato ad aiutare Enrico, per, io mi sento pi fragile. Allinizio credevo che anche lui provasse qualcosa per me, al punto da giustificare la sua richiesta di appoggio. Per quale ragione mi domanderebbe di stare con suo figlio, se non gli stessi almeno un po simpatica e non si fidasse di me? mi frullava in testa. Mai e poi mai avrei creduto che stesse cercando solo una tata per suo figlio. Col passare dei giorni, per, ho cominciato a ricredermi. Se Enrico si sgravato di unincombenza se cos si pu definire la crescita di un figlio e pu rilassarsi sapendo di non incombere pi come una calamit sulle spalle dei suoi genitori, io ho assunto un ruolo nuovo, una responsabilit, e sono sicura che il mio nuovo status di baby-sitter-tuttofare non neutrale ai suoi occhi. Enrico non mi guarda pi come se io fossi una donna e lui un uomo, ma come se io fossi una sua dipendente e lui il mio datore di lavoro. E pensare che ho accettato credendo di stargli pi vicino! S, non c che dire adesso gli sono talmente vicina che mi d per scontata! Mi sono sfogata con mia sorella, che mi ha consigliato di mandare a quel paese lui e tutta la sua famiglia (tranne Luigi naturalmente), ma non me la sento. Sia perch Enrico ha bisogno di me, sia perch Luigi si affezionato a noi e nutre fiducia nei miei confronti. Per lui sono diventata preoccupantemente lunica figura femminile di riferimento insieme alla sua maestra. La nonna troppo vecchia per essere la mia mamma mi ha spiegato un giorno con un tono ineccepibile. Mi ha mostrato un disegno che aveva appena terminato con estrema cura: in una casa 20
grande quanto il foglio cerano disegnati il pap, io, lui e Tommaso. Gli ho chiesto se si rendeva conto che io non sono la sua mamma, ma solo la sua baby-sitter. Mi ha risposto: Ma certo che lo so! Tu sei Sandra! La mia mamma non c pi, volata in cielo. Intanto questa situazione mi diventa insopportabile ogni giorno di pi. Ho notato che comincio a perdere peso, mi cadono i capelli pi frequentemente sto lottando per non essere invisibile ma temo di non sapere come riuscirci! *** *** *** *** *** *** *** I giorni scorrono lenti e si tramutano in settimane, le settimane in mesi, i mesi in stagioni. Sandra ha trascorso interamente lautunno e linverno con la nuova famiglia allargata. Lunico cambiamento consistito nella casa dove il trio Sandra-Luigi-Tommaso stato: a volte a casa di Sandra, altre volte a casa di Enrico . Qualche volta sua sorella le ha dato il cambio ma il pi delle volte ha svolto da sola, egregiamente, il suo compito. La sua attivit diventata un vero e proprio secondo lavoro, con il cui stipendio ben nutrito e regolamentato da un contratto a tempo indeterminato (al riguardo Enrico si dimostrato molto generoso) ha potuto concedersi diversi svaghi, rifarsi il guardaroba, regalarsi il Capodanno per s e sua sorella a Parigi, iscriversi in palestra ed al cineforum, pi altre cose ancora. Nel contempo, Enrico le ha annunciato di aver iniziato ad uscire con una conoscente incontrata a casa di amici, una donna separata senza figli. Sandra ha pianto tutte le sue lacrime, dopodich se ne fatta una ragione; in pi, conti alla mano, 21
ha visto che non le conveniva perdere il suo secondo introito finanziario. Cos si stampata in faccia un sorriso luminoso ed ha continuato a lavorare, ingoiando il rospo di finire appisolata sul divano a casa di Enrico (qualche volta, daltronde bisognava pure che qualcuno mettesse a letto Luigi) finch lui non fosse rientrato dal tour notturno di locali dove si lasciato intrattenere con la sua nuova fiamma. In fondo Enrico appartiene alla categoria dei ragazzi-padre, una manciata di sparuti uomini con un figlio alle costole senza che una madre labbia visto crescere, e senza che una donna sia stata loro accanto nel bene o nel male si giustificata Sandra con se stessa per dare una spiegazione al comportamento di Enrico. La primavera alle porte, per, ora incombe con tutta la sua calda e spumeggiante vitalit, arieggiando i punti pi oscuri e nascosti delle strade, dei palazzi, delle terrazze, dei giardini. Anche lo spirito indomito di Sandra sembra essersi risvegliato dal letargo invernale, e in una limpida giornata di Aprile sta rigirando tra le mani la sua lettera di licenziamento. Sta soppesando pro e contro della sua scelta: certo deve dire addio ai jeans che ha adocchiato in quel negozietto in centro, e non pu pi fare un sacco di altre cose; sentimentale com, sente pure di tradire il patto di lavoro che lei ed Enrico hanno stretto insieme. Ma la felicit di osservare la faccia di Enrico al momento in cui gli comunicher la sua decisione rappresenta un motivo immensamente valido per compiere questa mossa; si sforza di convincersi che ne varr sicuramente la pena. Anzi, potrebbe spedirgliela in ufficio. Perch spendere tanta fatica consegnandogliela di persona? 22
Lunica cosa rimasta da fare a Sandra di preparare Luigi alla notizia. In un pomeriggio assolato di fine Aprile, appena dopo Pasqua, Sandra decide di portarlo ai giardini pubblici per rivelargli che quella settimana sarebbe stata lultima trascorsa insieme. Luigi, sai, parto per un viaggio luned prossimo. E non so quanto star via gli dice per affrontare la questione. Non sa come altro spiegargli la verit. Luigi di colpo si fa serio. Cosa vuol dire?. Che ritorner a prenderti la nonna quando esci da scuola. Ma io non voglio! protesta. Sandra lo stringe forte. Amore, non sempre possiamo fare quello che vogliamo mi spiace tanto gli spiega con la voce rotta dallemozione, mentre alcune lacrime fanno capolino ad imperlarle il viso. Luigi comincia ad innervosirsi: Tu vai via perch mio pap esce con quella signora che a te non piace, vero?. la prima volta che Luigi tira fuori la storia dellamica del padre. Sandra rimane di sasso. No Luigi, lamica del tuo pap non centra. Io devo partire lo stesso, sia che il tuo pap abbia una specie di fidanzata, sia che non ce labbia. Ma se fossi tu la vera fidanzata del pap comincia a piagnucolare. Luigi, io sono solo la tua baby-sitter. Non giusto!. Sandra sospira. Mi prometti una cosa?. Uhm cosa? singhiozza. Che non dici nulla al tuo pap di quello che ci siamo detti oggi. Glielo dico io. Altrimenti lui si potrebbe preoccupare. 23
Si allontanano dal parco mentre Luigi continua imperterrito a mormorare Non giusto, non giusto!. Per Sandra quello uno dei momenti pi brutti della sua vita.
Quella sera stessa Enrico tornato a casa pi presto del solito per fare una sorpresa a suo figlio. Una volta entrato si accorge subito che non c nessuno ad aspettarlo; sinfastidisce, ma capisce che Sandra non pu certo prevedere che lui sarebbe tornato a casa prima del solito. Il planning settimanale prevedeva che quel pomeriggio Sandra rimanesse a casa di Luigi; perci immagina che, visto il bel tempo, i bambini siano riusciti ad averla vinta e a trascinare la loro zia-baby-sitter al parco. Spera solo che tornino in fretta, perch ha in mente di portare Luigi a saltare sui maxi-giochi gonfiabili del centro commerciale, a divertirsi insieme mangiando pizza e patatine fritte e bevendo Coca-Cola. C la borsa di Sandra buttata sul divano, i grembiuli di scuola dei bambini appoggiati allo schienale delle sedie, i piatti con i residui della merenda abbandonati sul tavolo. Enrico nota il disordine, gli fa persino tenerezza osservare tutta quella confusione, immagina che Sandra sia uscita da qualche parte con Luigi e Tommaso e non si sia presa la briga di mettere in ordine. Poi la vede. Una strana lettera spunta dalla borsa lasciata aperta. Enrico ha un presentimento, uno di quei pensieri che, a rigor di logica, non ha alcun senso che vengano in mente, ma che invece si materializzano dal nostro subconscio, o da chi per esso, e non ci mollano pi. La prende.
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Non ancora sigillata. Sfila la pagina dattiloscritta. Legge il foglio e rimane impietrito. Non pu essere pensa. Anzi, no, non un pensiero, un suono lacerante, un ultra-suono che vibra di continuo nella sua testa e fa male, tanto male. Si accascia sul divano, non riesce a pensare a nulla. Vuoto totale. E finita pensa. Dovr ricominciare a portare Luigi dai miei non voglio Ma perch?! La chiave gira nella toppa e la porta si apre. Grida di bimbi entusiasti si diffondono per la stanza: Adesso posso guardare il mio dvd? esclama la voce di Luigi, mentre lo scalpiccio di passi rumorosi si arresta difronte alla scarpiera. Prima passate dal bagno a lavarvi mani e faccia che al parco vi siete tutti sporcati! grida una voce adulta in risposta. Poi lei si ferma di scatto perch si accorge di essere vista. Ciao Enrico!. Ciao mormora lui. Sandra non pu fare a meno di osservare che Enrico tiene la lettera in mano. Ha la faccia pi buia del nero pesto. Lhai letta! Volevo consegnartela di persona per spiegartela se me ne dai la possibilit. Perch lhai scritta? Te ne vuoi andare veramente? Non ti pago abbastanza? Sandra sorride. Non questo che voglio riprendermi la mia libert. Tutti i pomeriggi tengo i bambini, non ce la faccio pi. una responsabilit troppo grossa per me, sono stanca. Finch si trattato solo di Tommy io e mia sorella ce la siamo cavata egregiamente, ma adesso che si aggiunto Luigi, e che mio nipote e tuo figlio 25
hanno cominciato a gravare quasi esclusivamente su di me, io sento che sto scoppiando. E non solo questione di avere un po di vacanza per poi riprendere il lavoro, proprio che non sono pi contenta. Intanto Luigi fa capolino dal bagno. Corre da suo padre e gli sussurra allorecchio: Non lhai ancora capito?! Sandra va via perch tu hai la fidanzata! Mi porter lei al parco da adesso in poi?. In quel momento Enrico capisce che i bimbi sanno pi degli adulti. Guarda il figlio negli occhi, scorge la sua faccina adorna del sorriso fiducioso verso il genitore: Oh, non preoccuparti Luigi. Quella signora non la mia fidanzata. Sandra non ce la pu portar via nessuno, a meno che non sia lei che voglia andarsene per un valido motivo. Ma se solo per quello che dici tu, non serve che se ne vada. Dopo aver detto cos, Enrico leva lo sguardo e lo poggia sugli occhi di lei. Ha gli occhi lucidi per le emozioni contrastanti che fanno a pugni dentro di lui. Ha sempre saputo di essere attratto da lei, ma non ha mai voluto farglielo capire per la paura che lei, prima o poi, se ne andasse come aveva gi fatto la sua ex. Sandra rimane impassibile. Ti andrebbe di parlare con me se portassi Luigi dai nonni? Ti porto a cena fuori, cos stiamo un po tranquilli e abbiamo tempo per noi. Devo parlarti. Ci sono cose che non ti ho mai detto prima. Sandra fa cenno di s con la testa. Sorride appena, seria. Enrico se ne accorge, si rattrista ma pensa che, almeno, lei ha accettato. 26
Passo a prenderti fra mezzora, va bene?. Ti aspetto. Sandra inizia a raccogliere la borsa e le sue cose, Enrico nota come si muova a proprio agio in quella casa, mentre Luigi le si getta al collo salutandola affettuosamente: Allora verrai anche domani a prendermi a scuola?! Farete pace tu e pap vero?!. Sandra non sa proprio cosa rispondere. Non so Luigi, davvero non lo so. Tu d le tue preghiere e vedremo se il cielo aiuter me ed il tuo pap gli sussurra nellorecchio per incoraggiarlo. Ma non vuole che Enrico senta, perch non si faccia nessuna illusione. Per, Luigi, se domani vedessi la nonna al mio posto, sappi che ti voglio un sacco di bene. Capito?. Luigi la scruta con i suoi occhi grandi, puliti, innocenti. Dal metro e dieci della sua altezza. Sandra vorrebbe abbracciarlo e riempirlo di baci, ma si trattiene, si volta ed infila la porta chiudendosela alle spalle.
********************* E la loro prima volta a cena. Sandra imbarazzata, e un po lo anche Enrico. Hanno scelto una pizzeria che conoscono in un posto carino della citt, e adesso sono a tavola intenti a manovrare con forchetta e coltello sul piatto. Lui serve il vino, sono educati ma lontani anni luce tra loro nonostante siano uno di fronte allaltra. La realt: a volte la cosa pi difficile da decifrare. La conversazione langue, largomento cruciale non viene mai affrontato nemmeno per sbaglio. Tutti e due sono presi dalle loro preoccupazioni, dalle reciproche recriminazioni; non riescono a portare a galla nel dialogo ci che sta loro pi a cuore. 27
Paura, orgoglio, stanchezza, rabbia covano nei loro animi e lasciano ben poco spazio al chiarimento, alla speranza, alla riappacificazione. La tenerezza, a volte preludio allamore, come ombra indiscreta vaga dentro di loro per smorzarsi definitivamente nelle loro teste. Lamore, un sentimento cos forte e delicato allo stesso tempo, come fare per proteggerlo? Per alimentarlo? Bevono il caff come fosse una liberazione. Escono dal locale con sentimenti contrastanti, qualcosa si sono detti, ma il pi ancora avvolto in un fecondo silenzio. Occorrerebbe chiarirsi, entrambi sentono che questo il momento o mai pi. Iniziano a passeggiare per il vialetto della pizzeria, puntellato da abeti lussureggianti, dal bagliore dei lampioni e dal chiaro di luna. E lei a prendere la parola per prima: E una serata piacevole, calda. Luigi dorme dai nonni?. S. Lho chiesto loro come favore. Che bravi che sono stati. E cosa hai spiegato per domandare loro un favore cos grande?. Enrico si ferma e si mette di fronte a lei. Che dovevo salvare la mia famiglia. Ah s?. Proprio cos. Ma io cosa centro con te e Luigi? Siete voi due che formate la famiglia!. Dal primo momento che ti ho vista ho tanto desiderato che anche tu ne facessi parte. Ma non ho mai osato fartelo capire per la paura di perderti, di perderti anche per sempre, come mi gi capitato una volta. Non c nulla tra me e la mia collega, nulla pi di una semplice frequentazione. Non voglio che tu e Luigi pensiate che io mi voglia 28
costruire un futuro con lei. Non assolutamente vero afferma Enrico con la massima sincerit. Rimane il fatto che sono stanca. Non ho pi la mia vita, Enrico. E quasi sei mesi che passo la mattina al lavoro, e dedico tutti i pomeriggi e adesso anche le sere a tuo figlio. E tutte le cene che gli ho preparato e che ti sei mangiato anche tu? E tutte le volte che lho messo a letto perch tu eri fuori a conoscere gente? E tutte le volte che eri al cinema? Per non parlare di mia sorella che stanca di passare da te a prendere Tommy solo perch io devo rimanere a casa tua ad aspettare che torni. Sapessi quante volte sono stata sul punto di mollare Luigi non mio figlio e nemmeno un mio parente!. Per ti ho pagato tutto quello che ti spettava. Ti ho anche fatto un regolare contratto, perch non volevo approfittare della tua bont danimo. Per adesso non ce la faccio pi Enrico. Voglio uscire anchio qualche pomeriggio a fare le mie cose, voglio conoscere gente, voglio avere una storia dannazione! Ti rendi conto che da sei mesi che non vedo un uomo tranne te?! Non giusto! Adesso mi sembri Luigi, quando esclama: non giusto!. Enrico fa una pausa per dosare le parole correttamente: Senti Sandra, sincerit per sincerit. Qui ci stiamo giocando il nostro futuro con questa serie di recriminazioni che sono tutte giuste, a seconda dei vari punti di vista. Ritorniamo allinizio, al nostro incontro. Tu mi hai colpito, avevi una qualit che non avevo trovato in nessuna altra donna, era come se sapessi leggermi dentro con un intuito speciale e vedessi il mio stato danimo, i bisogni miei e di mio figlio. Cos mi sono avvicinato sempre di pi a te, finch mi sono proprio appoggiato chiedendoti di fare da baby-sitter a Luigi. Per era anche lunico modo che mi era venuto in mente per stare con te senza che 29
uneventuale storia potesse sciupare il nostro stare insieme. Capisci? Io volevo stare con te, ma avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, avevo gi paura in partenza che la storia tra noi potesse finire e di ritrovarmi di nuovo col cuore spezzato. Cos ci ho rinunciato, e mi sono detto che se tu fossi stata solo la baby-sitter, non ci avresti mai lasciato. Che stupido che sono stato, vero?. Sandra ascolta con occhi e orecchi incollati al viso di Enrico, capisce i motivi che lo hanno spinto a comportarsi in quel modo. La invade un moto irrefrenabile di gioia per quello che lui le ha appena rivelato. Allora tutto a posto esclama mi sembra che tu ti sia appena dichiarato, ti pare? afferma con gli occhi che le brillano, ebbri di felicit. Enrico la fissa fortemente, vorrebbe stringerla a s e baciarla, toccarla, ormai niente pi lo trattiene eccetto la paura. Paura di che, si domanda? Gi il fatto di non riuscire a rispondersi gliela fa aumentare. uno stato danimo palpabile, agitazione, tremore, confusione, logorio mentale, paranoia. Perch, pur desiderando Sandra con tutte le sue forze, ha davanti a s solo limmagine di Sandra baby-sitter e non quella di loro due che stanno insieme? Come se una parte di lui si rifiutasse di rigiocare le carte della sua vita e gli offrisse sempre la stessa posta in gioco: lui con Luigi. E nessun altro in grado di fargli vincere la partita a carte col destino. Si accascia su di una panchina lungo il vialetto. Lo sguardo puntato per terra, spento, deluso, vuoto. Dalla farfalla che era come se, a rallentatore, fosse ritornato il baco che non avrebbe pi dovuto essere. Sandra lo scruta incredula. 30
Qualcosa mi sfuggenon capisco balbetta. Si vergogna a dire: Ma mi ami o no?. Mi hai appena detto che che io sono importante per te tenta di imbastire delle parole che abbiano tra loro un senso compiuto. Oh s, cos. Ma non riesco a fare di pi. Dio che stupido! Non riesco a fare il passo se ti penso accanto a me, e non pi accanto a Luigi, il mio cervello va in tilt e vedo tutto nero. Collegamento spento, capisci? Time out! Buffo, vero? Tu sei tutto quello che desidero, ma non riesco a volerti abbastanza per iniziare una nuova vita. Sandra si siede e gli prende le mani. Sono fredde. seria. Chiedimi se vuoi che io diventi la tua ragazza. Chiedimelo adesso e poi aggiunge non temere, non ti mangio mica scherza per allentare la tensione. Sfiorandogli il viso con le dita gli solleva la testa. Il pensiero non vuole cedere alla concreta possibilit che Enrico labbia condotta fino l, in pizzeria e poi nel vialetto, solo per sincerarsi che il giorno dopo lei sarebbe tornata a fare la babysitter. Nel buio appena rischiarato dalla luna e dalla debole fiamma dei lampioni a gas, gli occhi di Enrico sono vacui, la sua anima sembra galleggiarvi chiusa dentro, impalpabile, imprigionata in un groviglio di paure. La bocca rimane chiusa. La lingua serrata dentro le sue labbra morbide. Sandra accetta il responso in silenzio, con profonda mortificazione.1 I suoi occhi si inumidiscono, ma poich non vuole farsi vedere piangere davanti a lui raccoglie in
Le frasi in corsivo sono tratte da Persuasion di Jane Austen (Garzanti, 2001). In alcuni punti potrebbero cambiare soltanto i nomi propri, liberamente adattati ai nomi del racconto.
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fretta la sua borsa appoggiata alla panchina e si alza. Aspetta lui lafferra per la mano, ma lei con uno strattone si divincola. Torna indietro senza aggiungere altro, senza voltarsi a guardarlo. un addio. Arrivata in pizzeria si fa chiamare un taxi e si fa riaccompagnare a casa. Finalmente a casa, scoppia in un pianto liberatorio. A sua sorella che, accorsa, le domanda cosa sia successo, risponde: Stasera ho chiuso definitivamente un capitolo della mia vita. Fai sul serio?. La sorella non ha mai fatto il tifo per Enrico. Dai che ce lhai fatta! Ma perch piangi anzich festeggiare?. Sandra, allora, comincia a raccontare. La sorella ascolta in silenzio. Le parole a lei care assomigliano ad una via di mezzo tra lo sfogo, lautoanalisi, la ricostruzione della storia, la volont di oblio. Alla fine la sentenza, implacabile: Lo sai, vero, che anche ladultero di solito dice allamante: ti amo, amore mio, ma per ora non posso fare pi di cos; dobbiamo continuare a vederci in questo modo. una stilettata. Non eravamo amanti puntualizza Sandra imporporandosi. Sorellina, lo so! Ma lui si comportato con te come se tu fossi la sua amante, evidentemente. Continui a confonderti: semmai lamante era la tipa di turno che lui si portava a casa. Invece eri tu: capiscimi, non che fossi la sua amante in senso stretto. Ma eri la sua passione segreta, lidea nascosta, quella che non si ha il coraggio di portare in evidenza. E allora la si tiene 32
nascosta, e si conduce una doppia vita. una situazione di comodo. Capisci cosa voglio dire?. A Sandra si spalancano gli occhi in quel momento, come se intravedesse un mondo a parte, un mondo parallelo della cui esistenza fino a prima non si era minimamente accorta. Sorellina, i sentimenti sono passi di danza, delicati, leggiadri, sfiorano il cuore e lo elevano, oppure lo torturano e lo abbruttiscono. Basta un niente per sbagliare passo. E questa dove lhai presa?. farina del mio sacco. E guarda che non ti cedo i diritti dautore se vuoi usarla anche tu. Come hai ragione! mormora Sandra in preda allo sconforto, ma consapevole che quella anche la verit, lunica verit possibile. *********************** Passa lestate con le sue giornate calde, interminabili, pesantemente afose. Sandra si concessa ogni sorta di distrazioni, ritornata a frequentare amici e conoscenti, ha fatto un viaggio esotico con sua sorella, ha speso abbondantemente in ozi e vizi. Mente a tutti, ma non pu mentire a s stessa, non il tipo. Dentro di s sa che la sua storia con Enrico ibernata, e che solo il tempo potr dire cosa le porter la parziale schiarita di quella sera, se nuovi orizzonti di vita o una lenta agonia invernale. Si trattato, forse, di uno di quei casi in cui sono solo gli eventi a decidere se un consiglio buono o cattivo si detta parafrasando Anne Elliot. Qual stato il consiglio che ha seguito? Quella sera il cuore le ha suggerito di troncare ogni relazione con Enrico. Di non rivederlo pi. Si lasciata persuadere dalle circostanze che, forse, 33
sarebbe stato meglio cos. Meglio non farsi pi risentire, meglio non chiedere pi notizie, meglio non tergiversare oltre. Col tempo ha finito per catalogare il pensiero del mancato fidanzamento come una scelta avventata, che probabilmente non sarebbe riuscita. Da punti troppo diversi partivano, e la distanza tra loro era ancora insanabile. Le divergenze inconciliabili. Ora, deve ricominciare a vivere, per come ne capace. Sarebbe stato un cattivo partito, Sandra sentenzia la sorella imperturbabile quando la vede rimuginare sul suo passato. Un uomo con un figlio da crescere, con un carattere instabile, introverso, che tra te e suo figlio ha scelto suo figlio. Come avrebbe potuto amarti come meriti? E non finita qui: pensa se, prima o poi, si fosse fatta viva la vera madre del bambino. Ricordati che lui era innamorato di lei, chiss cosa sarebbe potuto succedere tra di voi. Sandra ogni volta che la sorella parte in quarta con queste recriminazioni, tergiversa e difende Enrico. Non ti star mai a sentire. Dici un mucchio di stupidaggini. Non conosci Enrico come lho conosciuto io!. Per ti ho interpretato io il suo comportamento quando ha chiuso la storia con te. Semmai lho chiusa io. Lui avrebbe voluto che continuasse tutto come prima, come nulla fosse. Appunto. Lamante segreta. E smettila! si schermisce Sandra incollerita ed amareggiata. Un triste connubio, non c che dire. Lunica consolazione che le data il pensare di aver rinunciato alluomo che ama per il bene di lui. Incredibile, ma vero. Se lui non stato capace di dichiararsi fino in fondo, perch non ancora
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pronto a questo passo. Non devo forzare la mano, devo saper aspettare e sperare. Se non fosse stata intimamente convinta di pensare al bene di lui pi che al suo, ben difficilmente sarebbe riuscita ad imporsi quella rinuncia. La convinzione di essere stata prudente e pronta a sacrificarsi soprattutto per giovare a lui costitu il suo maggiore conforto. ********************** Non si sa come, ad un certo punto le calde giornate estive smettono di essere cos lunghe come ci si era abituati, ed il tepore del solleone cede il passo ad una fresca brezza serale. I giorni si accorciano, imbrunisce pi in fretta. Spuntano le prime giacche la mattina presto e la sera tardi, le foglie cambiano colore e cadono dagli alberi. Senza sapere esattamente come sia arrivato, autunno. Almeno questa la sensazione di Sandra in un giorno come tanti di fine settembre, in cui alle prese con una pubblicazione in vista del master. I giorni trascorrono uguali gli uni agli altri: lavoro, universit, biblioteca, casa. Libreria, qualche volta. Le pagine del suo libro aumentano man mano che i mesi si raffreddano. Al sopraggiungere dellinverno la mole gi consistente, passano Natale e Capodanno ed ha superato della met il contenuto prefissato, arriva carnevale che ha quasi terminato il lavoro. Per Pasqua dovrebbe aver finito tutto, pronta per consegnare il libro alle stampe e partire per il master entro Giugno, pubblicazione al seguito. Di Enrico non ha pi avuto notizie. Occasionalmente lha intravisto in giro, a volte accompagnato da altre donne. Si sono scambiati saluti imbarazzati e brevi convenevoli alluscita dalle riunioni a scuola dei bimbi; le sono capitati i 35
consueti ho sentito, mi hanno detto, lo sai che raccolti senza volerlo dalle frasi di altri genitori o, semplicemente, giunti da chiss dove alle sue orecchie. Ormai sono passati otto mesi ed ognuno di loro due, a suo modo, si gettato la storia alle spalle. Enrico ha ripreso ad appoggiarsi a sua madre in tutti gli aspetti della vita che riguardano Luigi, mentre Sandra proiettata con limmaginazione in Europa. Si scelta un master lontano da casa per aprirsi a nuovi orizzonti. Uno ha indurito il cuore, laltra ha indurito la mente. Luno, Enrico, non ha perdonato di essere stato trattato male; ai suoi occhi, Sandra laveva abbandonato e deluso; non solo, cos facendo aveva dato prova di una debolezza di carattere insospettata. Era convinto che Sandra si fosse persuasa, chiss come, che le conveniva rinunciare a lui; peggio, a lui e a Luigi. Da allora, infatti, non si era pi fatta viva. Al contrario, Sandra ha anestetizzato il cervello. Siccome non riesce a smorzare i sentimenti, ha lavorato su ci che domina meglio: lautoconvincimento. passato, passato! seguitava a ripetersi in una sorta di nervosa gratitudine. Il peggio passato!. Cominci a ragionare, tra s e s, di sforzarsi di resistere ai sentimenti. Tuttavia, conoscendo come lei credeva di conoscere il carattere di Enrico, trovava impossibile che anche lui, quelle rare volte che sincrociavano, non riandasse con il pensiero ai ricordi che li riguardavano da vicino. Nessuno dei due, per, immaginava di essere fonte di cos grande sofferenza per laltro. In apparenza, si comportavano da perfetti estranei. Anzi, peggio che estranei, perch mai pi avrebbero 36
potuto avvicinarsi e conoscersi. Era uno straniarsi per sempre. Una tale situazione sarebbe probabilmente stata definitiva se il destino, o il caso per qualcuno, o la mano di Dio per qualcun altro, non si fosse preoccupato di rigiocare lui le carte che quella sera Enrico non aveva giocato. Strano come in una giornata piovosa di primavera, appena dopo Pasqua, un uomo ed una donna possano scoprire che il loro passato non mai stato loro cos vicino da sfiorarli di spalle, quasi da toccarli. Da lasciarne traccia nei loro animi. Il cielo riversa sui passanti acqua a catinelle, furioso, fa presagire che la pioggia aumenter. Le ruote delle macchine schizzano spruzzi dacqua sporca scorrendo veloci sulle strade. Per fortuna i negozi sono in piena apertura, sono solo le cinque del pomeriggio. Enrico uscito presto dal lavoro perch deve passare in libreria. una vita intera che non mette piede in libreria. Ma ha promesso a suo figlio un libro che Luigi ha visto a casa di amichetti, e non riuscito a dirgli di no. Cos, stanco della routine di lavoro, alle cinque meno un quarto ha infilato impermeabile ed ombrello e ha messo piede dentro la libreria, inzuppato fradicio ma contento. C caldo nella libreria, laria che si respira di un bel tepore e latmosfera quella dei luoghi in cui si sta bene. Enrico si mescola allandirivieni di persone che affollano i vari locali, gli occhi gli cadono ogni tanto qua e l, indifferentemente, senza un motivo preciso o un interesse particolare. Poi la nota. Poco distante da lui, immersa nella lettura di un romanzo che tiene delicatamente aperto a met sulle proprie mani, c Sandra. I capelli sono pi lunghi, le cadono sciolti sulle 37
spalle, morbidi, di un castano luminoso. La vista sprofondata nella lettura, tutta la sua postura emana raccoglimento interiore. La visione gli sembra precisa e perfetta come un quadro di un pittore fiammingo. attratto, come se lei fosse il magnete e lui il minerale di ferro. Quale incredibile forza abita luniverso che spinge due persone a reincontrarsi come fosse la prima volta bench fosse per loro non si darebbero pi una seconda possibilit? Dun tratto si passa le dita fra i capelli per mettere a posto una ciocca ribelle, e cos facendo alza per un attimo gli occhi esattamente verso la direzione in cui appostato Enrico quasi in trans. Nei suoi occhi vibra un lampo di indecisione, poi lespressione si atteggia a calcolata misura. La rassegnazione evidente. Ciao. Ciao. Cosa stai leggendo?. Lei gli alza il libro. Persuasione. Jane Austen. Oh, capisco. Come puoi capire? le balena nella mente. Hai mai letto niente di suo?. No. Allora devi assolutamente cominciare. Prenditi qualche suo libro visto che sei qui. E come sta Luigi?. Nel pronunciare il nome del bambino una nota di tenerezza nella voce. Benone. Sono qui per lui. Vuole il libro dellultimo cartone animato della Disney. Ah, s, lho visto. l in fondo e allunga il braccio verso una precisa direzione. Ovviamente, lei sa dov. Sai sempre tutto dei bambini, grazie. E Tommaso?. E tutto a posto, la sua vita scorre tranquilla tra la scuola, il gioco, i pasti, le favole, la tv, le nanne. 38
Lo sai anche tu come sia la vita dei bambini, non devono preoccuparsi di niente. Beati loro. S, alcuni di loro sono fortunati. E tu come stai? chiede titubante. Passa un attimo prima che lei risponda. Sai che far un master?. una fantastica notizia! Ti faccio le mie sincere congratulazioni. Un master un bel traguardo, specialmente dopo la laurea. Lhai sempre detto che ti sarebbe piaciuto. Uno dei traguardi le sale alla mente. Lei sorride. Beh, allora ciao gli dice. Ciao. In quel saluto c un universo intero: orgoglio ferito per lessersi sentito abbandonato di nuovo con un figlio, quella notte, non-senso dei fatti della vita, rabbia, volont di riscatto, cuore che sanguina e che miracolosamente spera. In che cosa spera? Appena otto mesi trascorsi sono sembrati lunghi come otto anni. Si sorridono per circostanza, poi lei torna a inclinare leggermente la testa sulla pagina che stava leggendo e che per tutto il colloquio rimasta aperta nella stessa posizione. Enrico vorrebbe attraversare il corridoio che li separa, strapparle quel dannatissimo libro e indurla ad uscire con lui. Parlare. Spiegare ci che non si sono ancora detti. Ma come fare? La sua attenzione riattirata dai libri disposti sul bancone, dedica loro qualche noiosissimo minuto. Sfiora con le dita le copertine dei libri, quasi contenessero la sapienza che gli serve per fermare Sandra per sempre e ricondurla a lui. Si ricorda che deve prendere il libro per Luigi, cos si dirige verso il fondo della libreria dove c langolo dei bambini. Lo trova subito, ce n una 39
pila intera altissima. Torna a scrutare in direzione di Sandra ma lei sparita. Col cuore in gola la cerca per tutta la libreria. Niente. Deve essere uscita in quel breve lasso di tempo. Una tristezza indicibile lo afferra, non riesce a scrollarla di dosso. Paga col bancomat, afferra lombrello ed esce fuori sotto unacqua torrenziale. Enrico!. Una voce lo chiama. Lui si volta in direzione della voce. Sandra che, per ripararsi dalle intemperie, sta sotto la tenda del bar li accanto. Il suo viso assume unespressione di gioia. Sandra! Cosa ci fai l?. Le parole gli arrivano intercalate da raffiche di vento e spruzzi violenti dacqua. Ho visto che uscivi. Ti va un caff o devi tornare in ufficio?. Sia benedetto il caff, siano benedetti gli italiani che lo bevono ogni momento! Certo che mi va! Anzi, cos mi scaldo per bene. Con un braccio le cinge la vita e le apre la porta del bar. Adesso prendere liniziativa dopo che Sandra ha rotto il ghiaccio facilissimo. Gli pare di essere tornato lEnrico di sempre, quello che aveva un sacco di confidenza con Sandra. Un anno lungo da passare comincia lei seduta ad uno dei pochi tavolini liberi. Cosa hai fatto in tutto questo tempo?. Otto mesi per la precisione. Te ne sei andata otto mesi fa. Va bene, otto mesi. Adesso come stai?. Ho lavorato sodo; c stato parecchio da fare. Intendi dire che hai venduto tante case?. Le sue labbra si piegano in un sorriso. In quel momento sente linutilit di tutti i suoi ragionamenti per convincersi che Enrico non la merita: per chi nutre sentimenti memori e tenaci otto mesi sono pi che nulla. 40
S, certo. E poi affitti, mutui, riscatti ipotecari, investimenti edilizi sembra che questanno la gente che ha soldi si sia buttata sul buon sano e inossidabile mattone. Beh, sarai contento!. Enrico assume unespressione sorniona. Certo, ho fatto un bel gruzzoletto. E tu che mi dici?. Sandra sospira. Parto per Praga. Ho vinto un master in pubbliche relazioni. Mi piacerebbe venire a salutarti prima che tu parta. Unombra attraversa lo sguardo di Sandra. C qualcosa che non va?. per via di Tommaso, quelle volte che ti vede attacca a dire che vuole venire a trovare Luigi. Allora perch non siete mai venuti?. C da chiedermelo?. Capisco, scusa. Per intanto Sandra si irrigidita. Hai qualcuno? le domanda Enrico. No. E tu?. Neanchio. Pausa, imbarazzo, occhi che vagano per il locale in cerca di soprammobili come isole di pace su cui posare lo sguardo, anche se dopo una simile rivelazione Enrico, che non sta pi nella pelle, passa ad un tono pi accorato: Dai Sandra, riprendiamo a frequentarci, che male c? Io vorrei stare di pi con te, lo sai che lho sempre voluto. Stavamo cos bene io e Luigi quando ceri tu, le giornate ci sono sembrate tristi e monotone da quando te ne sei andata. In realt qualche telefonata, per, lho fatta a Luigi accenna con un sorriso tirato. Qualche telefonata? ripete come un pappagallo. Quante?. Un po. 41
Luigi non mi ha mai detto nulla! strabuzza gli occhi. Per adesso capisce anche il motivo della ritrovata tranquillit, da poco, di suo figlio. Glielho fatto promettere io di non dirti nulla. Era il nostro segreto. Da quanto gli telefoni? accigliato. Da tre, quattro mesi; non saprei con precisione. In un attimo Enrico diventa geloso e arrabbiato. Si sente tradito, gli pare di unevidenza matematica che lei e Luigi si sono coalizzati contro di lui. Anzi, si sente doppiamente tradito: la prima volta quando lei li ha lasciati, la seconda adesso che viene a scoprire che Luigi e Sandra si telefonano di nascosto. Alla fine, a suo modo Sandra ha ancora potere su loro due. Mi avete messo da parte. Perch?. Perch sei tu che mi avevi gi messo da parte quella sera, Enrico. Non ricordi pi? Non mi hai chiesto se avrei voluto far parte della tua, della vostra vita in maniera seria, definitiva, e ti assicuro che anche per me, stando cos le cose, quella sera significava la fine di tutto. Poi successo che qualche tempo dopo Luigi mi ha cercato al telefono, e siamo stati a parlare tanto insieme. Lui piangeva ed io lo rassicuravo. Alla fine ci siamo promessi che gli avrei telefonato tutte le settimane. E cos ho fatto. Veleno bollente scorre per le vene di Enrico. furente. Non lho mai saputo. Perch non lhai mai capito. Quante altre cose non ho capito secondo te?. Non so Enrico, non so cosa ti passi per la mente. Beh, te lo dico io: in questo momento sono deluso, vuoto. Vengo a sapere che, per interi mesi, tu e mio figlio vi parlavate perch non me lavete detto? Non mi sarei opposto!... E pensare che non mi sono mai accorto di nulla!. 42
Enrico, non devi fartene una colpa; quando torni a casa, Luigi, poco dopo, va a letto; al sabato ed alla domenica spesse volte lo lasci dai nonni; come credi che stia tuo figlio? ovvio che ti racconta solo quello che lui sa ti fa piacere ascoltare. per questo che mi hai domandato di bere un caff insieme? Volevi toglierti un peso dallo stomaco?. Lei sorpresa. Assolutamente no. Mi devi credere. Va bene, ti credo. Perch allora?. Come perch?! Perch voglio parlarti, vedere come stai, vedere se si pu ricucire qualcosa butta l. Ma adesso Enrico ha perso lentusiasmo. Cosa c da ricucire se non si parte dalla verit?. Sandra si arrabbia. E va bene, allora, partiamo da questa tanto osannata verit. Avanti, c altro che devi chiedermi? Perch io ho una lista lunga un chilometro di cose da domandarti! pronuncia a denti stretti, incollerita. Hai intenzione di frequentare me o Luigi? butta l sarcastico Enrico. Sei un cretino. Ti ho tenuto nascosta questa cosa solo per Luigi, perch non volevo soffrisse pi di cos. E per rispetto verso me stessa. Devo pur proteggermi da te, non trovi? Quella sera, alla fine, tu non mi hai voluto con te. Eh? COSA? S che ti avrei voluto, te lho anche detto! che non mi sentivo pronto per quello che mi chiedevi tu!. Oh poverino, e cosa avremmo dovuto fare? Quando mai ti saresti deciso? E intanto cosa sarei stata: la tata di Luigi o la tua fidanzata? O tutte e due?. Daccordo, lo ammetto. Ho peccato di indecisione. Per poi tu sei sparita. 43
Lhai avuta la tua occasione. Era da parecchio che aspettavo quel momento. Non potevo darti altro tempo. E fiducia. Hai lasciato che io e Luigi ci dovessimo arrangiare. Certo! Che altro potevo fare per farti capire la situazione?!. Basta recriminazioni sbotta Enrico ad un certo punto. Non ne posso pi. Neanchio, se per questo. Amici?. Gli allunga una mano. Lei lo guarda dritto negli occhi, il suo sguardo sferzante. Amici no. Chiamami quando vuoi riprendere dal punto in cui eravamo rimasti. Si alza, paga il suo caff ed esce a passo spedito dal bar. Tutto succede in pochi secondi, Enrico quasi nemmeno capisce cosabbia detto di male; comincia a riprendersi poco dopo dallo shock. Fino ad un secondo prima lei era l di fronte a lui, ora non cera pi. Solo perch lui aveva pronunciato la parola amici. Evidentemente era unaltra la parola che Sandra voleva sentirsi dire. Laveva capito. Era trascorso quasi un anno e, nonostante tutto, era come se le cose tra loro due fossero rimaste ferme sempre allo stesso punto. Amici no gli risuonavano in testa le parole di Sandra. Se non amici, cosa potevano diventare allora? Non riusciva ancora ad ammettere con se stesso che la parola fatidica era unaltra. E aveva poco tempo, perch la rabbia e lavvilimento montavano dentro di lui come lalta marea che non lascia scampo. ************************ Il mese di Maggio non avrebbe potuto protrarsi pi a lungo. 44
Enrico aveva fatto balenare la possibilit di rifarsi vivo prima della partenza di Sandra, ragion per cui lei passava da uno stato di perenne rassegnazione ad un altro di manifesta agitazione; si diceva che con Enrico era finita prima ancora di poter cominciare, ma daltronde sperava anche che lui si convincesse dei suoi errori e le chiedesse di iniziare una nuova storia tra loro due, questa volta seriamente. Sandra lo capiva: non poteva perdonarla ma non poteva essere insensibile. Sebbene la condannasse per ci che riguardava il passato e la considerasse con estremo e ingiusto risentimento, tuttavia, per qualche motivo a lei sconosciuto, Enrico seguitava ad essere attratto da lei. Il momento fatidico giunge unassolata mattina in cui, a sorpresa, Sandra si vista recapitare un bouquet di fiori con in mezzo un biglietto: Ti va un pranzo al nostro bar (quello da cui sei sparita alla velocit della luce)?. Ora sono di nuovo a quel bar. Quanto starai via?. Sei mesi. Sono tanti. Lo so. Ci mancherai molto. Sandra guarda commossa Luigi, la sua manina stringe la mano forte e sicura del pap. Ha lo sguardo fiero e tenero al tempo stesso, un bambino che vuol farsi vedere diverso da come invece . Anche voi mi mancherete tanto, tutti e due. Enrico abbozza non credere che non voglia stare con voi, questo lhai capito ormai, vero?. S, credo di s. Per difficile per me capirti. Sospira. Anche per me. difficile parlare la stessa lingua. 45
Come mai cosi difficile? Perch non riusciamo a stare insieme?. Sandra scrolla il capo: Forse non ancora giunto il momento per noi. E si ritrova a pensare: come se non avessimo ancora trovato il modo di capirci fino in fondo, veramente. Ognuno di noi cerca di stanare laltro senza riuscirci. Possibile che il tempo sia cos crudele con noi?. Il tempo fa solo il suo mestiere. Sei mesi non mi passeranno mai. Senti, nemmeno a me passeranno se per quello. Ma cosa ci posso fare, devo pur vivere, non trovi? Ci scriveremo, se vuoi. Mi racconterai come state. E di nuovo pensa: E quando torner, constateremo se le nostre vite potranno incrociarsi ancora. Lo spero. Anchio. C una stretta di mani che pi di una tenera amicizia, ma non ancora il suggello di un amore conclamato. La constatazione per lui di guardare a lei ancora come punto di riferimento gli fa sentire in quella stretta di mani il suo orgoglio ferito. Per questo cortese ma non ancora cordiale, non sincero fino in fondo. Non c nessun sorriso, nessun calore umano, solo reciproci confini ben definiti ad alleviare lintima sofferenza del cuore. Passer, tutto passer. *********************** Praga, citt dai mille colori riflessi nelle ceramiche di cui sono piene le vetrine dei negozi, dai cieli azzurri che si specchiano nelle acque del Danubio; la vita scorre intensa per Sandra. Il master le fa conoscere un settore a cui si appassiona, si fa nuovi amici, la vita sembra rilanciarle quelle gioie di cui si sentita privata 46
durante lanno con Enrico. Si fa pi bella e leggera, il colorito aumenta, perde qualche chilo, gli ammiratori si destano. Decide di vivere per vivere. Il cuore le sembra muoversi al ritmo dei valzer viennesi, piano, elegantemente; i passi di danza sono misurati, la musica conosciuta. Batte sempre per Enrico, ma sa anche che lui forse destinato ad un giro di valzer gi concluso. Sei mesi. mezzo anno. Tutto pu succedere in mezzo anno: che Sandra si sia trovata bene a Praga e sia tornata entusiasta dellesperienza vissuta, che la ruota della fortuna abbia preso a girare per lei tanto da farle trovare un nuovo lavoro che le piace tantissimo. Che in questi mesi Tommaso sia cresciuto al punto che Sandra scopra in lui, rientrata a casa, nuovi atteggiamenti, nuovi stati danimo e nuove ombre del carattere. Che sua sorella abbia cambiato fidanzato. E che Enrico non si sia fatto sentire durante questa prolungata assenza se non con brevi mail. Tutto cambia, la vita scorre senza posa e, a volte, senza senso. Delusioni, sofferenze, amori, pianti, irruzioni di felicit, gioie, amicizie, noia, fatica la vita il susseguirsi di tutto questo, ma un susseguirsi mai monotono, mai lo stesso copione, mai un dja-vu. A volte ripetitiva, s; per, a conti fatti, c da ammettere che gli avvenimenti non si susseguono mai uguali gli uni agli altri. La vita muove sempre un passo di danza nuovo: pu essere eseguito bene o male, eseguito al momento giusto o fuori tempo massimo; a volte anticipiamo noi il passo, altre volte lui che ci sorprende e ci trova impreparati. Alcune volte dovrebbe essere un Arabesque invece si finisce per compiere un Attitude: del resto, quando manca il coreografo, difficile da soli scegliere il passo esatto. 47
cos che una sera di Gennaio, a casa di Enrico e Luigi, si sarebbe potuto assistere un balletto ben architettato, se solo ci fosse stata un minimo di coreografia. Ma si sa, la vita d e toglie senza sosta, senza ripensamenti. Enrico sta buttando gi la pasta. Con un orecchio ascolta la tv sintonizzata sul canale del tg, laltro orecchio tirato per ascoltare Luigi che, dal salotto, sta parlando al telefono con Sandra. Ha capito che lei gli sta raccontando qualcosa della sua permanenza a Praga. Quand che mi porti il regalo, quand!. Luigi imperioso, sta facendo rumore puntando i piedi. Poi meraviglia. Beellooo! Sandra, mi piace tantissimo, grazie!. Silenzio. Poi di nuovo brontolii: troppo fra tre giorni, non puoi portarmelo prima? Ti prego. Altro silenzio. Luigi, la pasta nel piatto! grida dalla cucina Enrico. Fai presto senn si raffredda!. Luigi non sembra sentire lappello del padre. Sandrina, passa di qui prima di andare al cinema attacca con un lugubre tono lamentevole. Enrico dalla cucina si agita. Guarda che non ti riscaldo le penne! Vieni subito, Luigi, senn mi arrabbio tantissimo!. Passi di qui, mi allunghi il regalo e poi vai al cinema guarda che so dov il cinema, ci siamo andati insieme tre volte, ricordi?. Luigiii!!!. dove c il negozio dei maglioni e il bar in cui mi compravi le caramelle, qui vicino. Enrico compare in salotto con il mestolo in mano, alzato. Conto fino a tre poi arriva il mestolo sul tuo fondoschiena! Uno. 48
La faccia di Luigi si illumina di un tenero sorriso mentre lorecchio sta incollato alla cornetta del telefono e i suoi occhi guardano spaventati il padre. Due. Grazie Sandrina, bacione bacione anchio!. Tre!. Luigi depone immediatamente la cornetta come avesse appena riposto la cosa pi preziosa che possiede. Eccomi, arrivo pap!. Corre in cucina per salire sulla sua sedia. Cosa ti ha detto Sandra?. Che prima di andare al cinema passa di qua a darmi il regalo. Me lha promesso. euforico. Enrico scocca unocchiata allorologio in cucina. Sono le diciannove e venti. Calcola che, se il film inizia alle venti, entro breve sar da loro. Vabb, intanto mangia che senn si raffredda il sugo e la pasta non pi buona. Papi, sei contento che viene Sandra? chiede Luigi tra un boccone e laltro. Anche Enrico comincia a mangiare, pur essendogli di colpo passato lappetito. Certo, solo vorrei averlo saputo prima, cos mi preparavo. Perch devi prepararti? domanda stupito. Enrico si scruta i vestiti. Sono in tuta da ginnastica, ho i capelli unti e sono stanco dopo una giornata di lavoro avrei voluto essere pi presentabile, tutto qui. Ma Sandra ci conosce, lei ci vuole bene cos come siamo. S, lo so. Papi, posso chiederle se qualche volta possiamo andare anche noi al cinema con lei?. Perch vuoi che andiamo al cinema tutti e tre? Non vuoi andarci solo con lei o solo con me?. Insieme pi bello. 49
Enrico pensa che questaffermazione sia di una disarmante chiarezza. S, glielo chiederemo. Cos mi piace!. Gli occhi di Enrico si posano con infinito amore paterno sul figlio mentre questi spazzola il piatto e fa la scarpetta con il pane; si chiede come sia possibile che gli basti cos poco per essere felice. Un regalo. La promessa di un cinema. E di colpo gli viene in mente che non ha mai fatto un regalo a Sandra. Si d dello stupido egoista. Poco dopo suona il campanello. Luigi si precipita ad aprire la porta e a correre gi, lungo le scale del condominio. Fa sempre cos ogni volta che viene qualcuno a trovarli. la gioia di aspettare qualcuno o qualcosa. Sandra arriva tenendo per mano Luigi. Nellaltra mano tiene i cordoni di una bella borsa di cartone con ghirigori particolari. Trasuda aria di Praga. Sandra, accomodati! esclama, in piedi sulla soglia di casa. Si scosta per farli entrare. Grazie Enrico, sto qui poco, Luigi al telefono non mi ha lasciato altra possibilit che venire immediatamente sorride. Soprattutto sorride a Luigi, che di fatti si slancia verso il pacco che Sandra gli sta allungando. Poi corre in cucina per tagliare con le forbici i nastri ed aprirlo. Sandra, ti trovo benissimo! Laria di Praga ti ha giovato! afferma Enrico sorpreso di trovarla cos bella, fresca, piena di vita e di energia. Non lha mai vista truccata cos bene, e vestita cos a modo. Il suo volto si copr di un violento rossore. Sandra gli sorride. Per la prima volta da quando hanno ripreso a frequentarsi, Sandra sente che dei due lei a tradire una meno intensa emozione. Ha su di lui il vantaggio di essere preparata. 50
Grazie, s, stata una rigenerazione per me. La distanza a volte salutare, rimette le cose nella giusta proporzione. Enrico si chiede se stia parlando di loro due, ma non osa domandarglielo. Ti sei trovata bene l? Raccontami, vuoi che intanto ti prepari un caff?. Sandra continua a sorridere. Grazie che questa volta sei tu ad offrirmi il caff. Lo accetto molto volentieri, lo sai che mi piace!. S, ti sempre piaciuto. E si avvia in cucina dove Luigi ha gi sfasciato il pacco incartato con una stupenda carta per tirare fuori dalla scatola una confezione di soldatini in miniatura, con tanto di cavalli, armi ed altro materiale simile. Gli hai regalato lesercito? scherza Enrico. A Praga cera pieno di questi giochi di legno, sono robusti e ben costruiti. Ne ho preso uno anche per Tommaso, ci gioca per ore e ore. Benissimo, basta che non mi dichiari guerra. Beh, tu difenditi!. E come potrei?. Ti presto qualche carro armato di mio nipote, ma guarda che il massimo che posso fare, per ora. Scoppiano a ridere. Mi costruir un armamento segreto allora. Papi, ti ho sentito! grida dal salotto Luigi, mentre sta disponendo in file regolari la fanteria, dietro cui ha gi piazzato la cavalleria. Dopo giochi con me, vero, pap?. Questa la fatidica domanda che nessun padre vorrebbe sentire alle otto di sera, dopo una giornata di massacrante lavoro sospira Enrico. Daltronde se non giochi ti senti in colpa. Esatto.
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Non hai scampo. Forse hai qualche speranza di cavartela in fretta se ricorri allaviazione. Ho notato che manca nella confezione. Vuoi dire i miei modellini di aereo? esclama inorridito. Mai!. Allora non hai speranza, il gioco sar lungo. Tieni, ecco il caff. Allunga una tazzina dai colori allegri verso di lei. Sandra ci versa dentro un cucchiaino di zucchero e lo sorseggia. Mentre gira il cucchiaino nella tazzina, Enrico la vede armeggiare nella borsa a tracolla. Che c?. Ho una cosa anche per te, visto che sono qui te la do subito. Arrossisce impercettibilmente mentre parla, pi forte di lei. Enrico si sente un verme, gli ritorna in mente che lui non le ha mai fatto alcun regalo. Infatti attacca basito: Sandra, non dovevi se penso che io non ti ho mai regalato niente mi sento molto avvilito, sai? tenta di sorridere. Anche lei gli sorride, ma ora ha assunto unespressione seria. Ricambierai il pensiero per il mio compleanno. Ci conto. Gli porge un pacchetto minuscolo, ben confezionato. Chiss cos?. Inizia subito a scartarlo. Lho trovato frugando per le bancarelle del mercato a Praga. Bella citt, vero?. Stupenda afferma con gli occhi umidi. Si sta commuovendo ma Enrico non se ne accorge, immerso nel disfare il pacchetto. Sorpresa. Dal velluto blu che regge nella sua mano esce un fermacravatte placcato doro, a forma di ramoscello. molto delicato, la silouhette graziosa, elegante. 52
Mi hai preso un ramoscello dulivo per fare pace tra di noi? commenta Enrico; nonostante la burla, il tono sincero ed emozionato. stupendo, non ho parole. Grazie Sandra!. Si china a baciarle la guancia. Non c di che risponde imbarazzata. Ho pensato che ti stesse bene. Domani lo indosso al lavoro, grazie ancora. Prego. Lulivo borbotta non mi venuto in mente che fosse ulivo. A me s, guarda le foglie. Le porge il fermacravatta che, in effetti, adesso che lo vede meglio simile ad un ramoscello dulivo. Davvero splendido. Non potevi trovare di meglio. Lei fa per andarsene: ora che vada, il cinema inizia alle otto in punto. Vai sola?. No, vado con un amico. Ah. solo un amico, se minviti ad uscire esco anche con te si sforza di scherzare. Non mi far attendere allora. Poi si ricorda: Anzi, mi sa che dovrai uscire con due uomini: me e Luigi. Me lha fatto promettere che te lavrei chiesto. Va benissimo. Lo sai che vi voglio bene. Anche noi te ne vogliamo. Sandra sospira. ora che vada. Torna presto a trovarci. Tu invitami che vengo. Luigi, vieni a salutare Sandra che via via! chiama Enrico. Luigi molla tutti i soldatini e corre ad abbracciarla. Ciao Sandra! le si attacca al collo. 53
Lei ride divertita. Luigi, basta, smettila! Ah, ah ciao Luigi!. Sandra non vedeva nulla, non pensava nulla del cinema. La sua felicit veniva dal cuore. Gli occhi le splendevano, le gote ardevano di rossore, ma lei non se ne rendeva conto. Pensava solo allultima mezzora. Tutto rivelava che il cuore di Enrico stava finalmente ritornando a lei; che la rabbia, il risentimento, il desiderio di evitarla non cerano pi; che cera, al loro posto, qualcosa di pi dellamicizia e della stima: la tenerezza del passato. S, un po della tenerezza del passato! Non le riusciva, contemplando tale mutamento, a interpretarlo altrimenti. Lui lamava: doveva essere cos. notte fonda. Luigi nella sua cameretta dorme con la luce accesa. Ha ancora paura del buio. Enrico chino sul tavolo in cucina. Scrive. Non sa da quanto tempo non gli succede di avvertire lesigenza di scrivere. Per riordinare le idee. Rivedere Sandra in mezzo a quelle mura di casa a lui cos intime e familiari gli ha messo il cuore in subbuglio. Sente il bisogno di mettere nero su bianco qualcosa, una sorta di pagina di diario che poi forse strapper e getter nel cestino. Ma intanto le parole gli affiorano come balsamo capace di addolcire lamarezza della sua vita. C in lui come una nuova indefinibile consapevolezza. Carissima Sandra, mia dolcissima amica, pozzo segreto da cui attingo i miei sospiri damore, io qui ti confesso che non ho amato altri che te. Fin da quando ci conoscemmo quando cominciasti a frequentarci io mi accorsi che mi piacevi. Mi piacevano i tuoi modi delicati, la tua pelle, il tuo sorriso, la tua figura esile, la tua gentilezza, la tua 54
sensibilit, la tua dolcezza. Tutto avevi che mi piaceva. Per questo ebbi paura. Fu per paura che quella sera in pizzeria non ebbi il coraggio di dirti ci che ti aspettavi da me, fu per questa mia pazzesca codardia che non ti cercai pi. Sparii. Fu un momento stupendo il rivederti in libreria quella giornata che pioveva a dirotto benedetta pioggia che ci costrinse a starcene un po al riparo in quel bar, a parlare di noi! Ma io ero ancora ottuso e troppo orgoglioso. Ero ferito, perch mi rendevo conto che tu eri sempre, involontariamente, il mio segreto metro di paragone per ogni cosa: per le altre donne, per come dovevo comportarmi con mio figlio, per quello che dovevo fare, dire e anche solo pensare. Quando te ne andasti, rimasi l da solo a sforzarmi di ripetere: Amici no Ha detto: amici no, ma le parole che volevi tu non venivano ancora fuori dalla mia mente. Meglio, il cuore le intuiva ma la volont si offendeva e, sprezzante, tornava a piegare il mio essere ai suoi comandi. Solo, nientaltro che solo sarei stato. E sai perch? Perch la mia testa mi diceva che non mi meritavo una seconda possibilit. Che non sarei riuscito a tenerti stretta a me. Che lamore un fuoco di paglia, che brucia e poi passa. Che una seconda volta avrei fallito, avrei fatto qualcosa per cui tu saresti stata delusa di me e te ne saresti andata, come la madre di Luigi. E questo sarebbe stato un dolore troppo acuto da sopportare di nuovo. Meglio tagliare in partenza la possibilit che succedesse di nuovo. Capisci perch sono cos restio con te? Perch mi chiudo a riccio? Chiss cosa devi pensare di me Se solo potessi se solo riuscissi 55
Dimmi come si fa, amore mio, ad amarti veramente? Non ho ancora trovato la risposta. Enrico depone la penna e si massaggia le tempie. Guarda la lettera, poi prova limpulso bruciante di accartocciarla e gettarla via. Con uno sforzo sovrumano si trattiene. La prende, la piega in quattro parti, la depone nel portafoglio. Va a letto. Chiss se dormir. ************************ una domenica sera e a teatro c la prima del tour invernale dei Nomadi. A Enrico sono sempre piaciuti. Ora l che si aggira confuso per il foyer, ha in mano il biglietto che gli ha offerto un suo cliente, un tipo per cui lui ha sgobbato sodo per una grande casa colonica che questi ha comprato, cos, come regalo, gli ha procurato un biglietto per il concerto. In poltronissima. Devono ancora aprire le porte del teatro, per cui tutti si accalcano nellampio salone dingresso. uno dei teatri minori della citt, non tanto spazioso ma ben tenuto, pulito, in cui c sempre un vivace giro di gente. noto come i Nomadi preferiscano esibirsi in luoghi dove si senta a pelle lo stretto rapporto con il loro pubblico. I suoi occhi si posano di qua e di l, ammira le rifiniture tirate a lucido, i grappoli di persone che parlano animatamente; osserva come vestita la gente, come appare sciolta, rilassata. Non come lui che se ne sta in disparte, a disagio, col pensiero che corre a Luigi lasciato con la nonna. Lemozione galoppa, l dentro difficile placare il senso di solitudine con cui pure abituato a convivere. Finalmente le porte si aprono e una maschera lo accompagna lungo la platea. Giungono al suo posto: ventesima fila, niente male. Abbastanza di lato. Gli sembra un ottimo posto, per quel che ne 56
capisce lui. Fa mente locale che lindomani deve telefonare al suo anfitrione per ringraziarlo. Il concerto inizia, la musica si spande per lampiezza della sala. potente, avvolgente. Enrico chiude gli occhi e la assapora. Conosce tutte le canzoni, una per una. Ne gusta ogni nota. La musica compie il piccolo miracolo di fargli dimenticare che accanto a lui stanno seduti dei perfetti sconosciuti. Per il tempo dellesecuzione dei brani tutto possibile: che lui sia il vagabondo a cui lass rimasto Dio, che sia laviatore de gli aironi neri, che sia linnamorato di Jenny, lamico della canzone per unamica, il cuore che soffre di gelosia in un pugno di sabbia. Passa il primo atto senza quasi che se ne accorga. Durante la pausa decide di prendere un caff. Si alza per dirigersi verso il bar del foyer, facendosi gentilmente largo tra i presenti. Un caff, per piacere ordina al barista affaccendato tra la macchina del caff e il bancone. Enrico, che comincia ad essere stanco, tira gli occhi verso una figura in abito rosso. strano, gli pare di conoscerla. leggermente di spalle, il volto ben truccato, il vestito rosso liscio le lascia scoperte le ginocchia e le gambe. Sta ridendo con il suo accompagnatore, si capisce che tra i due c confidenza. Enrico continua a guardarla, incuriosito della familiarit che emana da quella donna. Forse cos che dovrebbe essere lamicizia, pensa, un uomo ed una donna che parlano, divertendosi tra loro. Lei scrolla per un attimo la testa indietro, ride. I capelli ondeggiano. Poi si volta per tornare in sala. l che la riconosce. Sandra. Con un altro uomo. Anche lei lo riconosce subito.
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Ciao Enrico! Anche tu qui? chiede serena. lemblema della tranquillit e della fiducia negli altri. Ciao. Lui invece rigido e sospettoso. Nello sforzarsi di non sembrarlo, stona ancora di pi. Un cliente mi ha dato il biglietto. Davvero un gran bel concerto! Tu come stai?. Bene sorride. Poi indica laccompagnatore: Lui Pietr, ci siamo conosciuti a Praga. qui per uno scambio universitario. Ah, adesso tocca a lui venire in Italia!. S, cos. Meno male che ci sono gli scambi. Sandra saccorge del turbamento di Enrico, del suo commento detto in tono sarcastico, ma rimane rilassata. Adesso dobbiamo andare. Se dopo hai tempo, possiamo andare a bere qualcosa insieme. Pietr davvero di compagnia. Pietr accenna di s col capo. Si stringono le mani goffamente e si salutano. Andare a bere qualcosa insieme col ceco no che non ci vengo rimugina Enrico rimasto solo. In un attimo si fatto spento, la mente annebbiata, il cuore in tumulto e la volont fradicia. Geloso di Pietr! S, era questa lunica spiegazione intelligibile. Paga la consumazione e si avvia verso il suo posto. cos poco abituato allambiente che non saccorge che in giro rimasto solo lui, e quando arriva davanti alle porte della sala le trova chiuse. Signore, in ritardo. Non pu pi entrare. Come?. Il concerto gi iniziato. Mi spiace. la regola. E adesso cosa faccio?. Suppongo che lunica cosa che le rimanga sia di andare a casa. Dopo aver protestato inutilmente, Enrico fa dietrofront deluso e scoraggiato. 58
Non c nulla per cui valga la pena di restare, sentenzia dentro di s. Un fruscio rosso desta la sua attenzione. Si dirige verso la zona del guardaroba, dove ha visto andare fruscio rosso. Sorpreso, si trova davanti Sandra che si sta infilando il cappotto. Enrico, cosa c? Te ne vai anche tu?. Tu dove stai andando? domanda esterrefatto. Mi ha mandato un messaggio mia sorella. Tommaso sta male. Ha la febbre alta, lo portiamo al pronto soccorso. Vuoi che venga con voi? le chiede mentre anche lui afferra la sua giacca e se la infila. Grazie, sei un vero amico. Luigi con la nonna?. S. Dai che andiamo con la mia macchina!. S, io e mia sorella siamo troppo agitate per guidare. Dove hai la macchina?. Qui vicino, dietro il teatro, in una via laterale. Benissimo. Sono in strada, lei sottobraccio a lui, che corrono verso la macchina. A quanto hai detto che ha la febbre?. Oltre i 40 gradi. Ma da un giorno e mezzo che ce lha altissima e non scende. per questo che lo portiamo al pronto soccorso. Fate bene. Dai che in un attimo siamo l. Passiamo da casa nostra a prendere Tommaso e mia sorella allora. Perfetto. In poco tempo tutti e quattro sono allospedale, in sala dattesa. Tommaso, febbricitante, in braccio alla zia, mentre Sandra ed Enrico aspettano in piedi, ansiosi che il pediatra si liberi delle altre visite. incredibile come anche di notte ci sia gente in Pronto Soccorso Pediatrico. Altre famiglie con altrettanti bambini che stanno male; negli occhi dei genitori la stessa profonda angoscia. 59
Dun tratto esce uninfermiera e viene verso Sandra. Voi siete i prossimi. Intanto qualcuno di voi vada allaccettazione e compili i moduli. Cos quando il pediatra vedr il bimbo sarete gi a posto dice consegnando loro un plico di carte. Sandra lo prende, ringrazia e comincia ad infilarsi il cappotto per correre difilato verso laccettazione. Non le passa per la testa di chiedere ad Enrico di andare con lei. Solo, senza pensarci, prima che si allontani Enrico le offre le chiavi della macchina ed il portafoglio: Laccettazione lontana, prendi la macchina. E qualora ti servissero dei soldi non si sa mai ecco il mio portafoglio. Grazie, ma non dovrebbe servire obbietta Sandra, che respinge il portafoglio ma accetta le chiavi. Tienilo, magari c un ticket da pagare, o una telefonata da fare e ti serve la carta prepagata tutto nel portafoglio insiste Enrico. Daccordo, faccio come dici. In questi casi la prudenza non mai troppa. Anche la sorella accondiscende. Enrico guarda Sandra allontanarsi: una parte di s, che sfugge alla sua coscienza vigile, sa che in quel portafogli c ancora una lettera che non stata stracciata. Quella parte spera che succeda linsperabile. Che dire di pi? Sta di fatto che allaccettazione Sandra scopre che deve pagare un ticket, e nello sfilare le banconote attratta da quel foglio ben piegato. Intuisce che possa essere una lettera; di pi, una lettera rivolta a lei. Da qualche parte dentro di s sa che cos. La legge e ogni parola la trasporta in un mondo di estasi e felicit. 60
Poi la ripiega e la ripone perfettamente dove lha trovata, col cuore in subbuglio, battiti di gioia purissima si mescolano allagitazione per la sorte di Tommaso. Torna che tutto sembra come lha lasciato. Sua sorella, Tommaso ed Enrico. Sembrano proprio una famiglia. Finalmente il turno di Tommaso. Un quarto dora basta a trasformare lapprensione in calma. Tutto finito bene. Adesso sono tutti pi sereni. Enrico in macchina le sta accompagnando a casa. Grazie per quello che hai fatto dice Sandra. S, grazie. Da sole avremmo avuto meno selfcontrol riprende la sorella. Non c di che ragazze conferma. Sono felice che Tommy abbia trovato la cura giusta adesso. Il silenzio dellabitacolo accompagna Enrico mentre guida. Un silenzio che si avvolge insieme a quella notte nera, una notte dinverno umida e fredda, un silenzio rotto dal fatto che uno di quei quattro cuori in realt colmo di indicibile gioia. Una gioia tale che potrebbe persino arrivare ad incrinare quel silenzio. Tommy si fida di noi afferma ad un certo punto Sandra, e mentre lo dice gli accarezza la fronte. Sa che ci siamo e che faremmo tutto per lui, e questa la sua sicurezza. Che lo amiamo. Tutti si commuovono, specialmente Enrico. Anchio farei qualunque cosa per mio figlio. E allo stesso modo voglio tanto bene al nostro Tommy. Fidarsi tutto gli dice Sandra. Chiss perch, Enrico intuisce che dietro quelle parole si possa celare dellaltro. Ma non osa chiedere. Arrivati a casa si salutano. 61
Arrivederci ragazze. Date un bacio da parte mia a Tommy. Buonanotte. Buonanotte. ************************** C un messaggio di Sandra sulla segreteria telefonica di Enrico. Lo aspetta insieme ai suoi amici di Praga se ha voglia di bere una birra e fare quattro chiacchiere. Enrico spegne la segreteria con lo stomaco indurito dalla tensione, sa che non ci passerebbe nemmeno una goccia di birra, figuriamoci una lattina. Quanto a voglia di parlare, poi, anche peggio. Guarda sul polso lorologio: le diciannove. Telefona a sua madre per chiederle se pu ritardare di unora, il tempo di vedere Sandra al bar, insieme ad amici in comune. Immagina che Luigi protester perch vorr venire anche lui, ma la nonna sapr gestire gli scoppi dumore del nipotino. Incassato il s della nonna, infila cappotto, sciarpa e berretto e si dirige a piedi verso il locale. Non dista molto da casa sua, Sandra fa bene ogni cosa, lo invita in un posto che non sia difficile da raggiungere. Lungo la strada nota le vetrine dei negozi, la merce in saldo. Dalle esposizioni nei negozi la mente corre ad analizzare s stesso: anche lui un ottimo acquisto? Sono merce in saldo lui e Luigi? No, certo che no. Ma facile dirlo, pi difficile crederlo. Nota la gente che gli sfila accanto. Chi preso dalla fretta di rincasare, chi si attarda nei negozi per fare le ultime spese, chi chiacchiera, chi risponde al cellulare, chi corre per non perdere lautobus che sintravvede infondo alla via, chi 62
sospettoso, chi distratto, chi curioso scruta lui. Il mondo uno scrutarsi a vicenda. Dieci minuti a passo spedito gli sono pi che sufficienti per arrivare puntuale al luogo del ritrovo. Dieci minuti di monologo con s stesso e di osservazione della quotidiana scena di umanit attorno a lui. Tanto basta. Spinge la porta per entrare e subito invaso da unaria di allegria, di frizzante vivacit. Sente la musica, una bella canzone orecchiabile, con le note della chitarra elettrica nei punti giusti e la tastiera che sembra quella di Elton John. Lumore di Enrico schizza su quasi da solo. Respira profondamente, gi si gusta quella piacevole ora di libert. Fruga con lo sguardo tra le persone in cerca di Sandra, dellodioso Pietr e degli amici di Praga. Ma quanta gente arrivata da Praga, si chiede? Speriamo di riuscire a parlarle da solo almeno un po, pensa. Tra un crocchio e laltro di amici ai tavoli, coppiette e gente varia, finalmente la intravede. infondo alla sala, ad un tavolo dangolo con due robuste panche sulle quali sono sedute una decina di persone che parlano e ridono. Sul tavolo sono accatastate patatine, e disposte una lunga serie di lattine. Enrico guarda quel quadretto commovente di giovent e non ha il coraggio di avvicinarsi. Ritorna lombra della consapevolezza, che cio nessuna birra potr cancellare ci che , che un uomo senza una donna con un figlio da crescere. Poi pensa che anche lui uno di loro, un uomo giovane che ha voglia di divertirsi, di stare insieme ad altri, di amare di nuovo. Vede le teste che si voltano tra loro, parlano e scherzano, sente il chiasso, annusa laria pregna di buon umore, quasi tocca la felicit, capisce che il 63
momento ora, adesso gli data la sua seconda chance. Torna a concentrarsi su Sandra, la distingue tra le altre figure, si domanda se lo stia cercando o almeno aspettando. Poi lidea, pazzesca ed improvvisa come un temporale estivo. Mavvicino lentamente. Se nel mentre, lei si volta, mi vede e mi chiama per presentarmi agli altri, Sandra sar mia. Scopriamo lamore quando sappiamo di appartenere a qualcuno. Non pot esserci momento pi bello, intenso, pieno, giusto, a lungo desiderato e sospirato. Benedetto ed atteso come lacqua nel deserto. Immensamente meraviglioso. Fonte di parole trattenute e gioia indicibile. Gli occhi di Enrico incrociarono quelli di lei, e lui si sent chiamato per nome. Il braccio di lei si allung per stringergli la mano appena le fu vicino; quello che vide fu solo sorriso. Posso accompagnarti a casa? Avrei una cosa da discutere con te le sussurra allorecchio, dopo esserle venuto cos vicino da farla arrossire. Sandra, sorpresa, acconsente. Ma ormai sono i loro occhi, muti, a parlare. Ad annunciare che quel che c fra di loro amore. Basta cos poco a Sandra per intuire quel che passa nella testa di Enrico: il modo di guardarla, di sfiorarla, di rivolgersi a lei. Mai silenzio stato pi eloquente. Per entrambi quellora pass lenta come un fiume in piena, ingombrante e difficile da attraversare. I mille rumori, le distrazioni, tutte le parole ascoltate e pronunciate, gli scherzi e le risate, contribuivano a renderli irrequieti, desiderosi solo di potersi congedare ed avviare verso casa finalmente insieme, soli. 64
Quando furono fuori dal locale, allaperto, respirarono laria fresca della sera come una salubre medicina, a pieni polmoni. Non pareva loro vero di essere finalmente luno accanto allaltra, legati insieme da una nuova consapevolezza. E percorrendo la strada del ritorno, si riscambiarono quelle frasi e rivissero quei sentimenti che nel passato erano stati cos ben destati e subito esiliati. E tornarono al passato, squisitamente pi felici della loro riunione appena riconfermata, pi di quanto si immaginassero potessero esserlo. Una tale gioia, una tale esplosione di vita, una tale acelerazione dei battiti del cuore! Che sinfonia di note, che crescendo musicale, quale connubio di spartito e coreografia finalmente approdati sulla scena! Si sentivano cos felici e leggeri che sembrava loro di camminare a passo di danza, sulle ali della musica del cuore, melodie musicali finalmente orchestrate allunisono.
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Quello che colpisce in Persuasion la potente macchina narrativa che la Austen mette a punto fin da subito. Senza mezze misure ci mette davanti il fatto compiuto, e ci che sarebbe logicamente la fine (il lieto fine) qui diventa il punto di partenza. La storia damore, che avrebbe tutte le carte in regola per decollare, affonda. Nessuno dei romanzi della Austen ha un simile prologo: di solito le sue eroine si innamorano in mezzo a mille vicissitudini (Emma, Elisabeth), altre volte lei segretamente innamorata di lui (Marianne, Fanny, Catherine) e deve a lungo sospirare il momento fatidico in cui essere finalmente riamata. Ma qui limpianto rovesciato: Anne gi amata, ricambiata, da Frederick, e solo per motivi di convenienza sociale lei viene persuasa a rifiutare la proposta matrimoniale. E tutto il romanzo non sar altro che la lenta, ma inesorabile ricostruzione sentimentale della coppia. Ecco che allora, cimentandomi in un racconto lungo che (pur con tutti i distinguo del caso) fosse la trasposizione attualizzata di questo romanzo, mi sono trovata di fronte allo snodo cruciale di tutta la storia: come si pu volontariamente rompere un amore sbocciato e dichiarato? I personaggi, come sono venuti dinnanzi a me, non sono marionette. Hanno una loro personalit, una loro fisionomia, una loro storia. Non potevo modellarli con lo stampino di quelli di Jane. Ma ho cercato di far rivivere le stesse emozioni, perch quelle s, sono sempre le stesse, a distanza di anni; in tutti i tempi. 69
Cos, piano piano, si sono abbozzati da soli i due caratteri: uno innamoratissimo ma orgoglioso, frenato dalla paura di sbagliare. Che dopo essersi dichiarato (a modo suo) si sente respinto dalla saggia prudenza di lei che non osa l dove invece dovrebbe osare. Laltra pure innamoratissima, ma che, lasciandosi persuadere dalla indecisione di lui, finisce per convincersi che per il bene di lui (pi che per il suo) sia meglio troncare la relazione e non vedersi pi. Accetta di aspettare a tempo indeterminato. Limpedimento da esterno (la famiglia di lei che ostacolava il matrimonio, Lady Russel, ecc.) lho trasformato in interno (paura, indecisione). Rimane il legame, secondo me, tra Frederick ed Enrico: entrambi sono dei partiti perdenti agli occhi di chi non ha la vera vista del cuore: uno perch povero, laltro perch un ragazzo padre. Anche se a rompere lidillio (che avrebbe condotto al matrimonio) nel mio caso lui, mentre in Jane Austen lei. Ho introdotto i bambini (Luigi e Tommaso), conscia del fatto che cerano anche in Persuasion (i figli di Mary, a cui spessissimo Anne, in quanto zia, fa da baby-sitter). Una piccola precisazione dei paralleli delle due trame. In Jane Austen, quando Anne rivede Frederick (dopo aver tracciato il prologo della storia subito, nelle prime pagine del romanzo), ad Uppercross (letteralmente: sovra-croce, non penso sia casuale il nome, come per quanto riguarda la scelta del cognome della protagonista in Mansfield 70
Park: Fanny Price). I sentimenti sono rabbia, orgoglio ferito e volont di riscatto per lui (datemi una ragazza tra i 15 ed i 30 e mi sposo), quieta rassegnazione per lei (speriamo che tutto finisca presto). Si pu dire che la Austen traccia qui un primo grado della ricostruzione sentimentale: erano perfetti estranei . La Austen dipinge Frederick come isolato da Anne ed Anne come isolata da Frederick . Nella mia ricostruzione, essendo un racconto, gli otto anni sono diventati otto mesi (ma lunghi come otto anni). Rimane che entrambi si comportano da estranei luno per laltra. Sandra ha ventisette anni, esattamente come Anne. Poi si assiste, per, ad un lento e costante riavvicinamento. Enrico, quando rivede Sandra in libreria, riprova di nuovo laffetto che nutriva una volta, ma non sa come esprimersi. Prevale il senso di abbandono che ha provato (per la seconda volta una donna lha deluso), perci pure, in parte, arrabbiato. Daltronde Sandra distaccata, allinizio non gli da tanta confidenza anche se, poi, lo invita a bere un caff, forse per parlare di Luigi. Ma qui gi inizia il secondo grado della ricostruzione amorosa: la tenerezza reciproca . Il fatto che non si pu dimenticare il bene che si provato per una persona. Soprattutto se c un motivo per rivedersi (nel mio caso Luigi, che obbliga i protagonisti a reincontrarsi varie volte). In Jane Austen questo secondo grado inizia durante la passeggiata in campagna dove Frederick apprende che Anne ha 71
rifiutato, oltre a lui, anche Charles Hayter; cos quando la vede stanca non ha dubbi su quel che deve fare: la issa sulla carrozza della sorella e del cognato per concederle un ritorno tranquillo. Un gesto di cortesia che da lei interpretato come il fatto che lui ha pena di lei. Magari non pi innamorato, ma non pu dimenticare appunto lamore passato, al punto da accorgersi che lei stanca di camminare e di volerla porre in un luogo riparato. Il riaccendersi dei sentimenti esplode a Lyme , con la ferita di Luisa quando questultima cade dal muricciolo della passeggiata al porto. Anne si prodiga per curarla, manifestando il suo temperamento forte e risoluto. qui che Frederick si accorge che i suoi sentimenti per Anne non sono mutati di molto a dispetto degli otto anni passati; cos, mentre tutti pensano che finir per sposare Luisa, il suo cuore riprende a battere per Anne, suo malgrado. La terza fase ha inizio quando si rivedono a Bath , nel negozio mentre fuori piove, e Anne invita Frederick al concerto. E quando poi si rivedono a teatro: entrambe le volte Frederick nota che Anne accompagnata dal cugino Mr. Elliot, e la cosa lo fa ingelosire. Questo uno snodo centrale della narrazione: il momento in cui si ritrovano luno di fronte allaltra, entrambi liberi dopo varie peripezie, con lunica preoccupazione di non sapere esattamente cosa laltro provi per loro. la terza fase della ricostruzione sentimentale: lamore e la gelosia .
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Anche Enrico e Sandra arrivano a questo punto, che non pu che preludere al lieto fine. Spero di aver ricostituito, almeno in piccolissima parte, la magia dei personaggi e delle ambientazioni di Jane Austen. Sono consapevole che Jane sia inimitabile ed inavvicinabile, per mi piace pensare a come questa grande scrittrice possa rimanere, a distanza di secoli, perenne fonte dispirazione per tanti altri scrittori e lettori .
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appartamento n. 34, scala b, al n.125 di via Cavour, a due passi dal Parco della citt, consisteva in un arioso bilocale, arredato deliziosamente con un connubio di stile un po kitsch, un po naf (nutrito direttamente dalle riviste preferite della padrona di casa) al sesto piano di un anonimo palazzone che aveva tutta laria di un ferro vecchio arrugginito lasciato l per caso. Allinterno dellappartamento abbastanza recente porta blindata, serrature di buona fattura, impianto elettrico a norma con collegamento in fibre ottiche, riscaldamento autonomo, tinteggiatura fresca e un gradevole odore di nuovo al primo risveglio da quella fredda mattina invernale era accesa soltanto la luce del bagno. Il calendario con vedute di Venezia appeso al muro dingresso rammentava che era lultimo giorno di Novembre. Fuori era ancora buio. Tuttavia le tapparelle erano gi alzate e laria gelida e pungente della notte pareva spingersi fin dentro la stanza attraverso i vetri lindi delle finestre. Nel frattempo la luce pass dal bagno alla camera da letto. Quando la sveglia sul frigorifero segn le 7.20, si accese la moka elettrica che cominci a gorgogliare freneticamente. Poich sembrava pi impazzita del solito, Rosanna si precipit dalla camera da letto al ripiano di marmo della cucina per staccare la spina della caffettiera. Era vestita solo per la met superiore, cos, dopo aver controllato che il caff non fosse traboccato dalla moka, si affrett ad infilarsi la gonna di tartan, appoggiando allo schienale della sedia pi vicina la giacca di lana che reggeva in braccio. 77
Vers lintero contenuto della moka in una tazza da the, e lo bevve a sorsi. Lo bevve cos: scuro, senza latte n zucchero, mentre fuori dalla finestra il manto ombroso della notte iniziava appena a diradare. Sbirci con curiosit al di l dei vetri, scostando appena le tende di pizzo; di tanto in tanto scoccava rapide occhiate al suo orologio da polso: le sette e venticinque, le sette e trenta. Il momento si avvicinava. Nel breve giro di quei pochi minuti cominciarono ad intravedersi i contorni ancora scuri delle cose: era uno spettacolo che le era sempre piaciuto osservare. Si distinguevano le sagome delle persone che avevano gi oltrepassato i cancelli di casa per inoltrarsi nella anonima giornata lavorativa di quello spoglio Novembre; o altrettanti passanti frettolosi intirizziti nei loro pesanti cappotti che si dirigevano chi alla fermata della metropolitana, chi alle proprie autovetture ricoperte di brina a causa del gelo della notte. Scorse le luci dei lampioni ancora accese, i profili grigi degli alberi sullaltro lato della strada e i fari gialli delle auto che rombavano veloci nella strada sottostante. Si scost dalla finestra. Le pareva di sentire addosso tutto il freddo di quella mattina. Si volt allora verso il filo di luce che proveniva dalla sua camera da letto, alla ricerca di un po di tepore. Poi vag con lo sguardo perso nel vuoto per tutta lestensione della stanza, finch scorse la sua immagine riflessa nello specchio depoca appeso accanto alla porta dentrata: nella penombra vide una donna di trentatr anni minuta, dalla vita e dal collo sottili, il cui viso era incoronato da un caschetto di capelli castani che sapeva essere sfumati di viola, il colore delle more, il suo frutto preferito. Quella mattina vedendosi cos, una sottile linea dipinta su una lastra di vetro, si sent fragile come i 78
rami spogli degli alberi che si stagliavano contro la finestra della sua cucina, e pens che anche per lei era proprio giunto linverno. Rosanna usciva di casa alle 7.45 precise, per rientrarvi la sera solo dopo le 19.00. Tutta quella valanga di tempo veniva consumata dietro lauto stipendio dentro la cittadella Spazio Verde fiorito, uno dei numerosi centri commerciali urbani. Rosanna era la responsabile dellufficio personale dellipermercato: lavoro che lei definiva soltanto una enorme grana. Allepoca in cui aveva cominciato a muovere i primi passi in quellufficio, infatti, Rosanna era laiutante di una certa De Stefani. Non era passato molto tempo che gi si era resa conto che la selezione del personale non era affatto quello che pensava: anche se un candidato si fosse dimostrato assolutamente una persona doro, cerano certe sane regole imposte dai Direttori del Personale (i cinque capi del centro commerciale) che non potevano essere evase in alcun modo. Dopo un paio danni la De Stefani era stata promossa ad un altro incarico, cos Rosanna era rimasta sola nella gestione del personale. Ma ormai a questo punto aveva imparato di controvoglia a mietere i curriculum dei candidati come si sgranocchia un pacchetto di noccioline: limportante era finire il lavoro. Per questo aveva sviluppato certe doti niente affatto male: tatto, fiuto, preveggenza, sensibilit. Purtroppo tanta bravura era secondo lei decisamente sprecata, perch si sentiva costretta a muoversi con tutta la cautela che si richiede sul filo di un equilibrista. La sola rete di protezione di cui disponeva, infatti, erano le direttive dei superiori scolpite nella sua testa come enormi pali stradali, e non le andavano per niente a genio. 79
A forza di selezionare le persone, aveva finito col ritrovarsi a selezionare anche gli uomini con cui usciva. Se ne era resa conto, ma non riusciva a scindere le due cose. In questo secondo caso, per, il risultato era a suo svantaggio: mentre nel primo campo quello strettamente lavorativo era bravissima, nel secondo non si poteva dire che riscuotesse gli stessi successi. A chi tra le sue amiche (poche, in verit) le chiedeva perch a trentatr anni era ancora single, lei rispondeva che era single per scelta: almeno finch non avesse trovato un uomo degno di tale appellativo. Solo che gli uomini migliori come era prevedibile risultavano gi tutti felicemente accasati, e a questo non poteva farci niente. In realt questamara constatazione le si contorceva dentro come un bruciore di stomaco mal curato, che lei celava dietro un carattere apparentemente spontaneo e frizzante. Per quella mattina, da sola con s stessa, complice la semioscurit della strada e della casa (lunica luce che filtrava era quella della camera da letto e quella dei lampioni), mentre stava sorseggiando il caff, non poteva fare a meno di pensare alluomo con cui era uscita la sera precedente; e soprattutto alle parole che lui aveva usato mentre bevevano un drink in un locale alla moda del centro citt. Rosanna, scusa se te lo dico, ma mi sembri un tantino depressa le aveva rivelato con una calma superprofessionale. Al che lei si era immediatamente risentita. Da quando in qua un uomo pu permettersi di dire ad una donna, al loro primo appuntamento per giunta, che depressa? aveva subito pensato. E dentro di lei era montata la rabbia; ma naturalmente aveva fatto s che il suo interlocutore non se ne avvedesse affatto. Si era 80
limitata a reclinare il capo, facendo ciondolare il medaglione che le pendeva sul petto e scuotendo il caschetto di capelli castani dai riflessi violetto, luminosi sotto le lampade alogene del locale. Non sapreigli rispose. Forse hai ragione tu. Lui ne fu compiaciuto. Scost rabbiosamente lo sguardo dallo specchio su cui era ancora riflessa la sua immagine, e ritorn subito col pensiero al suo caff e alla magra colazione che in quel momento stava terminando: il ricordo della sera precedente le dava fastidio. E anche se lo fosse stata, un tantino depressa? Beh, che bisogno cera di dirlo? Cio, no, di sottolinearlo a quel modo ?! Non sarebbe stato meglio se Fabio lavesse fatta sorridere con qualche battuta spiritosa, o se lavesse fatta sentire una donna felice, corteggiata, sfoggiando dei meravigliosi complimenti? Invece niente. Peccato che quelluomo ora la stesse attendendo gi in macchina per accompagnarla al lavoro; e peccato anche che fosse uno dei proprietari del centro commerciale. Scacci il pensiero della sera precedente, per concentrarsi sugli ultimi preparativi prima di uscire di casa. Doveva terminare di vestirsi: per cui si lisci la gonna scozzese e infil la giacca scura. Poi corse allarmadietto delle scarpe da dove ne tir fuori un paio nuove di zecca dai tacchi alti. Infine and a prendere borsa, guanti e cappotto e reggendo in mano le chiavi di casa apr la porta, pronta per uscire. Ciao, da tanto che aspetti? domand Rosanna salendo in macchina. Era una Lancia ultimissimo modello, sportiva. Fuori dallabitacolo era una giornata uggiosa, una di quelle in cui la bruma umidiccia si appiccica ai vestiti, sotto una cappa 81
cinerea capace di ingoiare anche il pensiero pi lieto. Lui le sfior la guancia con un leggerissimo bacio, che Rosanna non cap se fosse sincero o soltanto di rito. Le disse: Non mai troppo il tempo passato ad aspettare una donna. Rosanna gli sorrise. Sent che odorava di un buonissimo dopobarba, e not che alla luce plumbea del sole (che stava sempre pi spuntando ormai, anche se da sotto un denso strato di nubi) Fabio era pi carino di quanto le era sembrato la sera precedente. Det era poco pi grande di lei, snello e molto ben curato daspetto. Portava i capelli cortissimi e quel tanto di barba che bastava, proprio appena accennata, per dargli un piglio vissuto davvero molto intrigante. Sei troppo cortese, quindi non ti posso credere lo arring Rosanna. Oh, ma io non scherzo mai su queste cose. Lo sai bene le rispose. E avvi il motore. In effetti Rosanna lo sapeva fin troppo bene, glielaveva raccontato lui per filo e per segno la sera precedente. Fabio si era aperto con lei come una cassaforte si apre con la chiave giusta: in unora di conversazione le aveva riassunto in maniera precisa i suoi ultimi dodici anni. E che cio era stato sposato appena per un anno, dopo un tira e molla della sua ex-moglie durato invece dieci anni; e quando finalmente erano convolati a nozze, il matrimonio allinizio felice era diventato via via sempre pi burrascoso. Dopo dieci mesi era successo il colpo di grazia, quello che aveva decapitato definitivamente la loro unione. Aveva scoperto che sua moglie aveva abortito di nascosto. Trafitto dal dolore per la perdita di quello che lui riteneva essere suo figlio, avvenuta completamente a sua insaputa, aveva lasciato di punto in bianco lappartamento in cui viveva insieme alla moglie, e 82
non aveva pi voluto vederla. Lei era parsa sollevata, nonostante Fabio le avesse brutalmente rinfacciato che tutti quei dieci anni di attesa per sposarsi erano dovuti soltanto alla sua paura di avere dei bambini, e che anche dopo il matrimonio lei non era affatto migliorata. Col tempo avevano trovato tutti e due un loro regolare menage di vita: si erano stabiliti ognuno in unabitazione diversa, e si sentivano solo per scambiarsi gli auguri di Natale e di Pasqua. Assorta in tali pensieri, Rosanna rimase in silenzio per dieci minuti, mentre Fabio guidava sicuro lungo le strade trafficate della citt. Forse perch non riusciva a smettere di pensare alla sfortunata storia di Fabio, forse perch il tempo le metteva addosso una malinconia maggiore del solito, ad un certo punto gli domand a bruciapelo: Posso farti una domanda personale?. Spara comment lui, leggermente curioso. E che pensavo a quello che mi hai raccontato ieri sera, di quello che ti capitato, e mi chiedevo se, per caso insomma, ci pensi mai a tuo figlio?. Ma subito dopo si pent davergli fatto una domanda simile, tanto che non os pi guardarlo. Lui si volt impercettibilmente, poi riposizion lo sguardo fisso sulla strada, dicendo: Ogni tanto mi viene in mente beh, spesso per la verit. Adesso avrebbe gi un anno. E qualcosa che avviene cos, che mi capita, e non dipende nemmeno dal tempo: mi accade quando piove e sono depresso, come quando c il sole non posso farci niente. Sai, gli ho dato un nome. Secondo te ho fatto male? Rosanna rimase allibita. Che senso poteva avere dare un nome ad un essere che neanche si sapeva se fosse esistito, o meno? Ma gli rispose cercando di rassicurarlo: 83
Non so, credo di s comunque. Per te tuo figlio. Adesso sar in un posto bellissimo. E bello che puoi chiamarlo per nome. Ma Fabio, caricato dalle parole di Rosanna, continu sullonda delle sue emozioni: Senti, dimmi unaltra cosa: a volte gli parlo cio, gli racconto delle cose, oppure gli domando consigli. Non che lui mi risponda, ma sento che c e che mi ascolta. Dici che sono matto? La mia exmoglie diceva che volevo un figlio a tutti i costi, e che ora mi sono aggrappato allidea del figlio che abbiamo avuto. Solo allidea, nientaltro. Rosanna non era abituata a considerazioni esistenziali sulla vita, per cui opt per una frase di rito: Basta che agisci secondo la tua ispirazione interiore, stai tranquillo. Io parlo persino alla mia moka!. Fabio scoppi a ridere. Anche Rosanna sorrise di rimando. Senti, poi c unaltra cosa che volevo chiarire. Rosanna rimase ad aspettare titubante. Devi scusarmi per ieri sera, quando ti ho detto che sembri depressa in realt mi sono spiegato male. Volevo solo dire che sembri un po stanca, tutto qua. Non voglio intromettermi troppo nella tua vita, insomma, non adesso. Non ti conosco ancora abbastanza bene per dire se sei depressa o meno, giusto, no? Quindi, scusami, daccordo?. Lei gli rispose che andava tutto bene e che non cera di che preoccuparsi. Dentro di lei, per, qualcosa nelle sue parole risuon falso. Anche se non era proprio depressa, era demotivata e fiaccata da tutte le storie sentimentali precedenti andate male, o non andate proprio. E ora anche Fabio si dimostrava incerto, voleva conoscerla, ma mettendo subito dei paletti fra loro due. Decisamente la giornata cominciava in maniera pesante. 84
Intanto erano arrivati. Parcheggiarono nellarea riservata ai dipendenti, e scesero dallauto. Fuori ormai era pieno giorno, anche se il cielo non lasciava presagire nulla di buono perch nel frattempo nubi cariche di pioggia si erano affacciate allorizzonte, e galoppavano veloci incontro a loro. Scesero dallauto in fretta, con la paura che iniziasse a piovere da un momento allaltro, e si incamminarono a passo sostenuto verso lentrata degli uffici. A che ora smetti, stasera? le chiese Fabio. Alle cinque, forse anche dopo gli rispose. Era incerta se prenderlo sotto braccio. Alla fine non fece nulla. Io proprio alle 17.00 ho una riunione. Mi dispiace: credo che dovrai tornare a casa in metropolitana. Mi far accompagnare a casa da Mirella. E la mia segretaria, e per fortuna anche tanto simpatica. E una collaboratrice davvero utile. Lo dici per rassicurarmi, dal momento che vi pago lo stipendio? scherz. Ma a Rosanna non piacque la battuta. Noi svolgiamo egregiamente il nostro lavoro. Se hai qualche vuoto di memoria, vai a consultare le circolari emesse dagli uffici della Presidenza, oppure le comunicazioni o le note di richiamo, se ce n mai stata qualcuna indirizzata al mio ufficio. Noi siamo assolutamente a posto da questo punto di vista. Hai ancora da ridire qualcosa?. Assolutamente no. Vedi di ripeterti anche questanno e andr tutto bene. E proprio quello che voglio. A proposito: quand che pronta la tua macchina dal meccanico?. Rosanna si stup di quella domanda. Che lui si fosse gi stufato di accompagnarla al lavoro? Eppure era solo da una settimana che la cosa 85
andava avanti. Per giunta si era offerto lui di passare a prenderla tutte le mattine. Luned sera passo a ritirarla, quando stacco dal lavoro. Cos non sarai pi schiavo di venirmi a prendere ogni mattina gli rispose maliziosamente. Ma in realt aveva mentito: la macchina sarebbe stata pronta solo verso la fine della settimana, quindi avrebbe dovuto arrangiarsi in qualche altra maniera per arrivare puntuale al lavoro, se Fabio non fosse pi andato a prenderla. Lui si ferm, ormai erano davanti alla porta dingresso. La guard dallalto (era notevolmente pi alto di lei) e le sfior i capelli con le mani: Vorrei sempre venire a prenderti io, se ti fa piacere. Lei si imbarazz, ondeggi sui tacchi e gli mise una mano sulla spalla, come per avvicinarlo a s. Fabio si chin su di lei, e le sussurr allorecchio: Ti chiamo stasera quando arrivo a casa. Poi spar dietro la porta di metallo. Rosanna rimase in silenzio, non sapendo bene cosa pensare. Quel vorrei sempre venire a prenderti io le risuonava nelle orecchie come un ronzio pungente. Aveva imparato, a sue spese, che frasi del genere non significano un bel niente. O lei si trovava davanti un bel messaggio del tipo: La tua macchina puoi anche venderla: domani passo io, e cos tutte le altre mattine; ma un bel verbo al condizionale, per giunta con vicino un aggettivo indefinito, poteva alludere a qualsiasi cosa. La prima goccia di pioggia la fece trasalire. Rabbrivid per il freddo. Allung la mano fasciata dal guanto, e attravers il vano della porta. *** Sulla scrivania dellufficio trov i curriculum dei candidati che avrebbe dovuto esaminare quella 86
mattina. L cont: erano cinque fogli in tutto. Mirella glieli aveva appoggiati esattamente al centro dello scrittoio, con accanto il consueto bicchierino in plastica del caff macchiato e un cioccolatino. Quella mattina era un cioccolatino fondente. Ogni mattina Mirella le preparava il caff (il secondo della giornata) con la macchina del loro ufficio, e dal momento che il rapporto tra di loro era allinsegna della massima simpatia e cordialit, la segretaria si riservava di mettere accanto al bicchierino del caff un cioccolatino a sua scelta. Era una specie di tacito augurio: bianco stava per rilassati: oggi una piacevole giornata; oppure gianduia per ora di risollevarsi (dalle pene damore); alle nocciole significava mettici pi grinta, e via dicendo. Normalmente Rosanna lo trovava al latte (alias: giornata di routine), ma quella mattina un cioccolatino fondente poteva significare solo una cosa: dacci dentro !. Rosanna appoggi guanti e borsa sulla scrivania, mentre un sorriso piacevole le si disegnava sul volto. Ingoll velocemente il caff e col cappotto sbottonato and da Mirella, che in quel momento stava compilando un modulo nella stanza accanto. Non perse tempo. Come sarebbe a dire fondente? apostrof la sua aiutante sistemando il cioccolatino che teneva in mano proprio sul modulo che Mirella stava scrivendo. Mirella lev gli occhi con aria innocente. Come andata ieri sera? domand incuriosita. Rosanna scoppi a ridere. Al che Mirella non riusc pi a trattenersi: Dai, puoi dirmi qualcosa, no?. La sua espressione tradiva la curiosit pi viva. E chi ti dice che lo voglia raccontare proprio a te? Perch sono la tua migliore segretaria, naturalmente Rosanna fece il giro della scrivania, e si appoggi al tavolo, accanto alla segretaria. 87
Allora, da dove cominciare disse con finta aria meditabonda. Lui stato davvero molto carino con me, abbiamo parlato a lungo. Poi mi ha portato a casa, e per strada canticchiava ed era felice come una pasqua. E infine stamani venuto a prendermi sotto casa. Mentre parlava Mirella sgranava gli occhi e faceva con la bocca un Ooooh ! sempre pi grande. Le chiese: E come ti sembrato? Ti cortegger? E presto per dirlo. Non saprei. Ci ha provato? Rosanna assunse unaria fintamente indignata. Certo che no! Se proprio ci tieni a saperlo, ebbene non ha allungato nemmeno un mignolo! Anzi, secondo me uno che ha un certo stile: non farebbe mai una cosa del genere ad un primo appuntamento. Per questo mi piace: un tipo a posto, carino e gentile. Speriamo solo che ci siano dei prossimi appuntamenti! si augur. Rosanna si guardava bene dal confessare a Mirella che luomo con cui era uscita era proprio quel Fabio Monti, che era uno dei comproprietari del centro commerciale. Non voleva che la sua segretaria pensasse che usciva con lui solo per fare carriera rapidamente; perch la verit pi semplicemente consisteva nel fatto che Rosanna era stufa di rimanere da sola a casa tutte le sere, e per questo aveva accettato linvito di Fabio a portarla fuori. Mirella pass dagli occhi che le luccicavano, ad unespressione corrucciata sul volto: Non uno di quelli che va troppo piano e non passa mai alla fase della dichiarazione, vero? domand con ansia. E poi le sfugg un leggero gemito: Ah, gli uomini! Non si sa mai come acchiapparli! 88
E soprattutto come tenerli stretti! comment Rosanna sopprapensiero. Stava riflettendo sul fatto che aveva omesso alla sua segretaria per prudenza alcuni dettagli importanti: che la sera precedente, dopo averla accompagnata a casa, con la scusa di augurarle la buona notte Fabio le aveva passato una mano fra i capelli e aveva serrato le mani di lei dentro le sue. E omise anche il bacio velocissimo sulla guancia di quella mattina. Dovrebbero brevettare il guinzaglio acchiappauomini: che ne dici? Io lo userei subito! scherz Mirella. Rosanna guard la sua segretaria mentre sul viso le si distendeva unespressione davvero divertita. Poi tutte e due scoppiarono di nuovo in una sonora risata. Rosanna fu la prima a smettere. Coraggio: al lavoro! le intim ad un certo punto. E si alz di buona lena dal tavolo su cui era appoggiata, per togliersi il cappotto e appenderlo al gancio dellattaccapanni nel suo ufficio. Quando arriva il primo del colloquio, dammi un colpo sulla mia linea telefonica privata disse a Mirella. Vuoi anche il codice segreto? Rosanna ci pens su. Significava che per ogni candidato Mirella avrebbe detto in codice segreto una sua personale impressione. Questo valeva soprattutto per gli uomini. No rispose Rosanna. Ho gi il mio cavaliere di ieri sera che mi d abbastanza filo da torcerenon voglio che ti ci metti anche tu ad interferire con i miei candidati. Ma solo commenti professionali azzard. Neanche quelli. Finiresti col propormi questo troppo mingherlino, di salute cagionevole: c il rischio che se ne stia sempre a casa. Il tal altro troppo intelligentese ne andrebbe appena trova di 89
meglio col guaio che la sottoscritta farebbe una magra figura. E aspetta: se avessi davanti a me il tuo tipo ideale, saresti capace di supplicarmi: assumilo e poi lascialo a me! e via dicendo! No: assolutamente no rispose secca. Mirella abbass il capo imbronciata e riprese a scrivere. *** Rosanna si era messa nel frattempo di buona lena a valutare le cinque schede dei candidati che quella mattina attendeva per il secondo colloquio. Si trattava di cinque fogli dattiloscritti (riposti in altrettante cartelline di plastica colorate) contenenti i profili lavorativi dei candidati che avevano superato pi o meno egregiamente il colloquio di lavoro preliminare, quello in cui avveniva la prima vera e propria scrematura a tutte le risposte pervenute in seguito allofferta di lavoro pubblicata dal maggiore quotidiano della citt. Alle dieci in punto gracchi linterfono: C qui il primo candidato, dottoressa: il signor Torri Domenico. Lo faccio accomodare?. La voce di Mirella risuonava assolutamente neutrale, cosicch Rosanna non poteva immaginarsi cosa la sua segretaria pensasse di lui. S, va bene rispose. Dopo alcuni secondi la porta dello studio si apr, e Mirella entr accompagnata da un uomo sulla trentina, magro, che pareva appena uscito da un libro di racconti per ragazzi talmente emanava unimpressione schietta. Indossava una camicia felpata a sgargianti quadratoni colorati, con sotto una dolcevita dal collo alto e pantaloni neri di velluto. Sottobraccio reggeva un montgomery verde pino. Ad un primo colpo docchio sembrava dare buone garanzie. Aveva dei capelli fulvi leggermente 90
mossi, e delle lentiggini sulle guance. Per il resto era ben rasato e ben pettinato. Rosanna lo squadr da cima a fondo in un battibaleno. Nel mentre lo preg di accomodarsi di fronte a lei, sempre tenendolo sotto tiro con lo sguardo ma senza che lui se ne accorgesse. Mirella si affrett a richiudersi la porta alle spalle. Quando furono soli Rosanna gli parl: Dunque, sig.Torri, lei ha risposto allannuncio sul giornale che noi abbiamo trasmesso allagenziaPer quale motivo vuole cambiare lavoro? Non si trova bene dove adesso?. Scocc uno sguardo furtivo sul curriculum vitae, per adocchiare in fretta quale fosse lultimo tipo di impiego di quelluomo. Risultava essere un architetto che lavorava da due anni in uno studio. Dove lavoravo prima hanno ridotto il personale. Dal momento che io sono stato uno degli ultimi arrivati, sono diventato anche uno dei primi ad andarmene. Ora ho urgenza di lavorare perch ho contratto certe spese fisse. Poich Rosanna lo scrutava attentamente, lui si sent in dovere di dirle la verit: Tanto vale che glielo dica: devo pagarmi il mutuo dellappartamento; un vecchio trilocale: lho scovato che aveva un prezzo abbordabile e cos mi sono buttato su questinvestimento. Ora per devo assolutamente rispettare le scadenze con la banca, perci posso garantire che lavorerei sodo, anche solo per sei mesi, come richiesto dal vostro annuncio. Certo, mi piacerebbe che mi si potesse rinnovare il contratto finiti i sei mesi a tempo indeterminatoma mi rendo conto che non dipende solo da me. Mentre parlava, Rosanna cap che era sincero, e ci la rallegr. In effetti era meglio trattare di lavoro con persone oneste, piuttosto che con certuni scaltri come le volpi. Ma not che cera anche dellaltro: si sentiva stranamente a suo agio con 91
quelluomo. Sentendosi allarmata da quella sensazione, cambi discorso: Quanto prendeva dove era prima? Mille euro al mese. Lo sa che qui ne prenderebbe di meno, vero? Glielho gi detto: ho il mutuo da pagare. Vorr dire che manger panini finch non trover un lavoro pi sicuro. Rosanna sorrise. Anche il giovane sorrise. Lei un architetto. Per giunta vedo che si laureato in maniera brillante. Non desidererebbe cercare un posto di lavoro nel suo campo? Lho fatto e continuo a farlo. Finora non si aperta nessuna porta, per. Capisce anche lei che a questo punto mi va benissimo anche un lavoro pi manualepoi si vedr. Lei ragiona dal suo punto di vista e va benissimo. Mi permetto di dirle, per, che la direzione preferirebbe una persona che possedesse un profilo come dire meno qualificato di lei. Lei un laureato, a noi va benissimo un giovane diplomato che abbia esperienza di fatture, bolle, ordinazioni, preventivi e di magazzino. Lei di cosa si occupava nello studio di architettura? Il giovane sospir. Disegnavo . Cominciava a rassegnarsi, per questo rispose in maniera vaga. Cosa?. Rosanna invece era incuriosita. A che poteva servire? luomo pensava nella sua testa. Si sforz di rispondere con garbo: Strade, planimetriee quantaltro serva per i rilievi stradali. Niente bolle, spedizioni, ordinativi? No. E aggiunse: Per imparerei in fretta. Vengo dalla scuola per ragionieri. Rosanna guard nuovamente il curriculum e disse: E vero; questo depone a suo favore. Almeno un po di esperienza lha fatta, anche se a scuola. 92
Il giovane rimase in silenzio. Cap che il colloquio era finito. Infatti Rosanna continu: Le faremo sapere presto. Tra uno o due giorni al massimo; la far chiamare dalla mia segretaria, sia che la prendiamo sia che non la prendiamo. Grazie. Daccordo rispose il giovane. Il suo volto era impercettibilmente triste. Si alz per andare verso la porta, ma prima che potesse uscire Rosanna lo interpell per lultima volta: Mi scusi, non dovrei intromettermi su questioni private: se vuole pu anche fare a meno di rispondermi. Volevo sapere se ha fatto tanti colloqui in questo periodo. Di lavoro, intende? S Altro sospiro. Questo di oggi il decimo in un mese. Temo di essere un po scoraggiato: si vede tanto? Non si preoccupi, naturale essere stressati in una situazione come la sua. Le ripeto, ad ogni modo, che il fatto che lei venga da un istituto tecnico depone a suo vantaggio. Stia tranquillo, ho perfettamente presente la sua situazione. Lui la guard con uno sguardo impercettibile di sfida: che cosa ne poteva sapere della sua situazione? Era forse licenziata con un mutuo da pagare? Accenn per pura cortesia ad un saluto e apr la porta, dileguandosi in un attimo. Il secondo candidato alle 10.30 puntuali fu annunciato dal solito rumoraccio dellinterfono che prese a ronzare: Dottoressa, arrivato il signor Fasoli. Lo faccio passare? S, pu farlo accomodare. 93
La porta si apr di scatto e comparve un ragazzo giovanissimo, sui ventiquattro anni, in jeans e giacca a vento grigio-metallizzato, con degli adesivi luccicanti che ricordarono a Rosanna i segnali stradali franginebbia. Mirella lo fece accomodare nello studio e si richiuse la porta alle spalle, con un rapido dietrofront. Rosanna accenn al ragazzo di sedersi, e questi si sbotton la giacca a vento e si sedette di fronte a lei. Vedo che lei sta ancora studiando alluniversitEconomia e Commercio, per la precisione attacc Rosanna. Esattamente disse il ragazzo. Ho lavorato tutte le estati come magazziniere, ogni volta nella stessa ditta. Rosanna lanci unocchiata veloce al curriculum e si accorse che il cognome del ragazzo e il nome della ditta nella quale lui aveva lavorato erano identici. La ditta di suo padre? S rispose il ragazzo leggermente stizzito. Cosa la spinge ora a voler lavorare nel nostro supermercato? Voglio allargare la mia esperienza, innanzitutto. Ormai quattro estati che mio padre mi fa sempre fare il magazziniere. Rosanna not che il ragazzo era gi passato dal tono distaccato con cui allinizio aveva accennato ai suoi precedenti impieghi, ad un tono pi informale nel momento in cui lei aveva scoperto lempasse. E le aveva pure rivelato senza tanti scrupoli che era suo padre secondo lui a tenerlo a freno. Il ragazzo continu: Adesso vorrei provare qualcosa daltro, anche perch a questo punto mi manca solo la tesi e ho tutto il tempo per dedicarmi ad unoccupazione pi stabile di quella dei tre mesi estivi. Rosanna pens che il ragazzo volesse prendersi una rivincita sul padre. Avrebbe voluto 94
domandargli se era suo padre che aveva poca fiducia in lui, e che gli faceva fare sempre e solo il magazziniere, o se effettivamente le sue capacit non andavano molto oltre lo svolgere quella mansione. Ma ovviamente si trattenne. Quale si aspetta che saranno le sue mansioni, dunque? Presumo che avranno a che fare con lo scarico delle merci, fatture, bolle, ordinazioni. Cose di questo genere, insomma. Almeno cos mi ha indicato anche lagenzia a cui vi siete rivolti. S, esatto conferm Rosanna. In effetti il ragazzo aveva ragione. Le andrebbe di stare al banco, invece, o in cassa? prov a saggiare le sue reazioni. Il ragazzo fece una smorfia. Pensavo si trattasse di un lavoro dufficio. Cerchiamo pi persone, in realt. Preferirei il lavoro dufficio. Non c problema. Daccordo. Rosanna aveva inquadrato il ragazzo, e lo conged amabilmente. Disse che anche a lui avrebbero fatto sapere nel giro di qualche giorno. Appena il ragazzo fu uscito dalla porta, si chin sul suo block-notes per segnare qualche appunto; era importante che si annotasse limpressione generale che ogni colloquio le suscitava, senza timore che ci comportasse lo spreco di tempo prezioso: di fatti a sue spese aveva fatto lamara constatazione di quanto facile dimenticarsi delle impressioni suscitate, anche le pi vive. Alla voce Torri Domenico dunque aveva gi scritto: Il candidato dimostra di possedere un profilo interessante: una persona matura e affidabile. Ha per poca esperienza nel settore, praticamente solo scolastica. Buone possibilit di effettivo e serio impegno. 95
Poi seguivano altre notizie meno rilevanti sullaspirante, che dovevano andare a completare il suo profilo informativo. Sotto il secondo esaminato segn le seguenti note: Il candidato ha una sufficientemente approfondita conoscenza del settore. Dimostra per un carattere poco incline alla flessibilit e al lavoro in team. Probabilmente potrebbe svelarsi un tantino egocentrico. Per il resto si limit a riempire come meglio pot le pagine di appunti che doveva prendere, con le notizie sufficienti di cui disponeva. Per ogni candidato lattendeva un lavoro simile. Alle undici fu la volta di un altro ragazzo venticinquenne, che aveva bisogno di lavorare nel periodo natalizio per raggranellare una buona cifra con cui pagarsi luniversit e lassicurazione dellauto. Ma non aveva mai lavorato prima, per cui dopo le solite domande di rito, Rosanna scrisse fra le altre cose sul suo taccuino: Il candidato molto volonteroso ed intelligente. Purtroppo non ha alcuna esperienza in campo lavorativo. Ottimo curriculum scolastico. Si capisce che vorrebbe essere messo alla prova nel mondo degli adulti, oltre che guadagnarsi un primo stipendio. Alle undici e un quarto fu la volta del quarto. Era un uomo di trentacinque anni, leggermente basso, che indossava una giacca scura con la cravatta abbinata. Raccont di voler cambiare lavoro perch dove al momento si trovava latmosfera tra colleghi era arrivata al limite dellumana sopportazione. Era disposto anche a firmare un contratto a tempo determinato, pur di venir via da l il pi presto possibile. Laspirazione era pi che naturale, pens Rosanna, per le risuon lo stesso nella mente un campanello dallarme: controll fugacemente il curriculum delluomo, e come sospettato vide che 96
non si era mai fermato pi di un anno nello stesso posto di lavoro. Rosanna si accert pi per curiosit che per altro che non fosse sposato e non avesse famiglia, di fatti risult vivere ancora con i genitori. La conversazione comunque era piuttosto monotona, per cui lei lo liquid in fretta, e poi si chin a buttare gi sul foglietto poche significative parole: Il candidato una persona che ha maturato sufficiente esperienza in pi ambiti lavorativi; curriculum interessante; al momento vive una difficile situazione lavorativa. Possibilit che si trovi male anche qui. Alle undici e quaranta si present il quinto ed ultimo candidato della giornata: una donna. Si chiamava Rosa Artusi. Mirella laccompagn gentilmente nello studio di Rosanna, e poi si dilegu come al solito. Anche questa volta la segretaria dissimul benissimo limpressione che le aveva dato la giovane donna, perch sul suo viso non comparve traccia di alcunch. Buongiorno, signora o signorina?. Rosanna sapeva benissimo che la giovane donna era sposata, laveva letto un attimo prima sul curriculum. Ma voleva saggiare quanto lei era davvero disposta a lavorare nonostante gli impegni familiari. Signora. Sono sposata. Rosanna la fiss: non dimostrava pi di trentanni. Bene. Qual lultimo lavoro che ha svolto?. Di nuovo sapeva benissimo che la donna non aveva lavorato. Voleva sapere il perch, anche se lo immaginava gi. Per la verit da un po di tempo che ho smesso di lavorare. Spero che questo non interferisca con lidea che lei, dottoressa, si pu fare di me. Ho scelto di stare a casa per crescere i miei figli. E una cosa che succede a tante donne, e purtroppo poi 97
difficile reinserirsi nel circuito lavorativo disse la donna con accenti di amara verit. Quanti figli ha, signora Rosa? le domand Rosanna per pura prammatica. Tre. Poich Rosanna si dimostr incuriosita, la giovane donna spieg prontamente: Mi sono sposata molto giovane e insieme a mio marito abbiamo deciso che io dedicassi i primi anni di matrimonio alla crescita dei bambini. Ora vanno tutti a scuola, anche il pi piccolo che frequenta la scuola dellinfanzia, ed io vorrei riprendere a lavorare. Purtroppo ho poca esperienza: da ragazza ho fatto due anni la segretaria in un ufficio commerciale, poi mi sono licenziata quando nato Giovanni, il mio primo bambino. Rosanna la ascoltava molto attentamente, vagamente attirata da quella figura di mamma giovane, forte ed energica, che aveva cresciuto tre figli ed ora voleva reinserirsi nel mondo lavorativo. Lei da ammirare, signora. Dimostra un coraggio da leoni. Davvero mi complimento con la sua scelta di tornare a lavorare, le fa onore disse Rosanna. Poi abbass lo sguardo sul curriculum, e assunse allimprovviso unespressione di disappunto sul viso, anche se involontaria: Per vedo solo ora che lei desidererebbe il part-time e lasci la frase in sospeso. La giovane donna trem leggermente, per non si scoraggi: E cos: vorrei lavorare la mattina, quando i miei figli sono a scuola. Ma il pomeriggio non proprio possibile. A meno che non mi diate dei turni, al che cercherei di arrangiarmi in qualche modo. Sa: una volta i nonni, una volta le babysitterCerto sarei dispostissima a lavorare nel vostro supermercato. Rosanna cominciava a provare un flebile moto di antipatia per quella donna. Nella sua sensibilit di donna approdata ad un buona posizione lavorativa, 98
per giunta single e quindi con una enorme riserva di flessibilit sugli orari, le dava fastidio trovarsi di fronte una donna che aveva messo la sua famiglia al primo posto nella scala delle priorit, al punto di rimanere a casa dal lavoro per quasi dieci anni; e che ora si rimetteva in moto per cercare unoccupazione, ma con dei saldi principi di politica familiare da rispettare assolutamente. Faremo il possibile, non si preoccupi la rassicur Rosanna. Per lo sguardo della donna lasciava trasparire che lei non riponeva tanta fiducia nelle sue parole. Dottoressa, io vorrei veramente lavorareora. Stia tranquilla. Ho perfettamente presente la sua situazione, si tratta di vedere se un part-time si pu accordare allinterno della nostra sinergia lavorativa che stata scelta per questo quinquennio. Purtroppo io stessa ricevo delle direttive dai miei superiori, i quali decidono che politiche lavorative adottare con scadenze ogni cinque anni. Adesso siamo nel pieno dellultima strategia pianificata adottata. Vedr comunque di fare il possibile. Visto che la donna respirava aria di malumore, Rosanna cerc di rassicurarla in un altro modo, spinta pi dal desiderio che la donna se ne andasse un po pi risollevata, piuttosto che dal fatto di credere veramente in quello che le proponeva: Sarebbe disposta a stare al banco, o in cassa? Anche se ho fatto solo esperienza di lavoro alla scrivania? S: non tanto difficile affettare i salumi, mettere il pane nei sacchetti o stare in cassa. Che ne dice?. Cerc di dirlo in modo serio, che non sembrasse una presa in giro. Se almeno l possibile un part-time, ve benissimo. La donna aveva ripreso a sperare, un colorito roseo le si era acceso sul volto. 99
Anche se fosse a turni?. Che significa? Che ogni giorno lavorerebbe sette ore, dalle sette del mattino alle due del pomeriggio. Potrebbe andarle bene?. La donna ci pens su un attimo, evidentemente pensava ai bambini da portare a scuola. S, ci sarebbe mio marito per accompagnare i miei figli a scuola borbott la donna. Bene. Allora le faremo sapere nel giro di due o tre giorni al massimo. La ringrazio. Rosanna strinse la mano alla giovane donna, e poi quella lasci lufficio un po pi rasserenata. A questo punto Rosanna fin di scrivere gli appunti che riguardavano lultima esaminata: La candidata dimostra unottima volont lavorativa, e sicuramente matura e responsabile. Poca esperienza, ma anche sposata con figli: quindi abituata a fare le cose bene, con metodo e velocit. Unico particolarit: necessita del part-time o del lavoro a turni. Scroll le spalle: era quasi impossibile che il suo capo rilasciasse un part-time. Aveva visto tante volte le sue colleghe licenziarsi perch il capo non dava loro il part-time, quando queste lo richiedevano per necessit familiari. Eppure ora si avvicinava il Natale, pens Rosanna: chiss che per qualche motivo miracoloso al suo capo non venisse in mente di ottemperare per una volta tanto la richiesta di un part-time, anche solo per sei mesi. Ma lei sapeva anche che era una strada veramente in salita: occorreva reperire una sola figura, una soltanto, in supporto agli impiegati commerciali dellufficio amministrativo. Quindi non era previsto alcun addetto in pi ai banchi o alle casse. Effettivamente non avrebbe saputo come far figurare lesigenza di 100
una persona in pi, part-time per giunta, allinterno delle corsie del supermercato quando non ce nera affatto bisogno. Rosanna diede una rapida occhiata alle lancette dellorologio da polso: le 12.20. Dal momento che si gestiva la pausa pranzo in assoluta flessibilit di orario, decise che per quel giorno la mattinata poteva anche terminare, con buona pace di tutti, e che era giunta lora di dedicarsi ad un sobrio pasto. Schiacci il bottone dellinterfono e disse alla sua segretaria: Mirella, io per ora ho finito. Vado gi alla tavola calda a pranzare. Non vuoi che venga con te? Hai gi finito le tue scartoffie? Non ancora rispose imbronciata in realt ne avrei ancora per mezzora abbondante. Che vuoi che faccia? E meglio che le finisci, allora. Nel pomeriggio devi redigermi il profilo informativo di ogni candidato selezionato, in base agli appunti che ho annotato e che adesso ti porto; perch domani mattina salgo dal gran capo a sottoporgli il candidato che mi pare abbia pi probabilit sapeva di stuzzicare Mirella. Infatti la segretaria non perse loccasione di domandare : Vuoi prendere quello in giacca e cravatta, per caso? Era bassino, ma molto caloroso. Che intendi dire? domand incuriosita. Beh, mentre aspettava da me di poter entrare nel tuo ufficio, stato molto carino con me: mi ha detto che sono simpatica, brava, precisa. Mi ha fatto un sacco di complimenti. E poi anche piuttosto attraente.. Rosanna non si ricordava che fosse cos carino, comunque indag meglio: Ma tu cosa stavi 101
facendo, mentre quello ti faceva cos tanti complimenti?. Oh, assolutamente niente. Anzi, siccome mi stava simpatico fin dal momento che entrato, gli ho fatto il caff. Rosanna si mise a ridere: Per forza che ti ha adulato, te lo si legge in faccia che cedi ai complimenti: ci caschi tutte le volte. Uno ti fa delle moine, perch magari vuole avere una spintarella, e tu gli riveli i segreti dellufficio e gli prepari il caff. Magari gli hai dato anche un cioccolatino? No, quello no. Per gli ho detto che se lo assumi, gli preparer sempre il caff col cioccolatino, proprio come a te. Guarda che lesclusiva la voglio io. E poi il capo a decidere, io semplicemente propongo il candidato. Era vero. Rosanna sospir, perch domani mattina avrebbe dovuto parlare con Fabio per il posto vacante. Allora, come ti sono parsi? Pi o meno nessuno va bene. Mirella sbuff. E a te che non va mai bene nessuno. E a te vanno bene tutti, invece. Ricordati che sono io che faccio le selezioni. Tu pensa solo a finire di stampare le fatture che stavi facendo, e a battermi al computer i profili dei candidati cos come li ho riassunti sul mio block-notes. Daccordo si limit a dire Mirella. E riagganci. Quando scese nel grande corridoio del centro commerciale, era quasi luna e ledificio era brulicante di persone. Rosanna si guard intorno, mentre si dirigeva alla consueta tavola calda alla quale si era fatta labbonamento settimanale: scorse donne con i bambini, giovani, anziani, famiglie intere (non si spiegava come mai fossero l genitori e figli insieme, alle ore tredici di una 102
comunissima giornata lavorativa), anche alcuni colleghi che la salutarono di sfuggita. Il centro commerciale era straripante di decorazioni natalizie, addobbi di polistirolo rivestiti di carta luccicante che pendevano dal soffitto, stelle di Natale allentrata dei vari negozi, Babbi Natale con tanto di renne vere che regalavano caramelle ai bambini. Tra quelloceano di folla Rosanna cercava Fabio con la coda dellocchio, ma inutilmente. Ogni minuto che passava le aumentava lansia. Eppure lui doveva esserci: come tutti i giorni precedenti, si aspettavano o lungo il corridoio, o alla tavola calda. Si erano conosciuti in quel posto una decina di giorni prima. Lei era seduta davanti ai resti del suo pranzo gi terminato, e stava massaggiandosi le tempie con i polpastrelli delle dita. Mentre si stava rilassando a quel modo, Fabio laveva colta alla sprovvista comparendole davanti con un piccolo vassoio su cui erano posate due tazzine di caff. Posso offrirle il caff? le aveva chiesto, con un sorriso meraviglioso e uno charme irresistibile. Non era vestito con la solita la giacca da lavoro, che lo faceva pi serio e ufficiale, ma soltanto con un morbido cardigan color paglia ed una camicia marrone chiaro che lo rendevano alto e dinoccolato. Per Rosanna fu impossibile rifiutare. Lo conosceva di vista: sapeva che era uno dei capi del centro commerciale, ma lo si vedeva molto poco in giro. Motivo per cui si era fatta lidea che il potere, quello vero, fossero altri a gestirlo. Lei, ad esempio, era stata assunta cinque anni prima da un altro dei comproprietari dello stabile. E questultimo, al contrario, non mancava occasione di venire a controllare ogni singolo negozio, ogni singolo ufficio, ogni singolo prezzo. Fabio dimostr subito di non essere cos. Era gentile e discreto al punto giusto, mai fuori luogo. 103
Per di pi si rivel assai sensibile dal momento che lui stesso disse di rendersi perfettamente conto che era il suo capo, ma che non era minimamente alla ricerca di una storia futile soltanto per divertirsi e approfittare delle sue impiegate. Quando lei gli obiett che quel bel discorsetto pareva confezionato a bella posta, lui si fece di colpo serio e si prodig per convincerla del contrario. Ci riusc perfettamente, tanto che aveva preso ad accompagnarla a pranzo ogni giorno. Quando le si ruppe la macchina, si offr di passare a prenderla la mattina e di riportarla a casa la sera. E, da ultimo, la sera precedente erano usciti insieme per la prima volta. Davvero Rosanna cominciava a pensare che Fabio si stesse innamorando di lei; lei daltro canto si era gi ammorbidita parecchio nei suoi confronti. Cos anche quel giorno lo aspettava come al solito, alluna, nel loro consueto tavolino dangolo. Ebbe un tuffo al cuore quando riconobbe che il loro tavolino era gi occupato. Guard impaziente gli addetti del self-service, ma tanto quelli erano al di l dei pannelli di vetro e non potevano minimamente farci nulla. Osserv i camerieri, che gironzolavano frettolosi da un tavolo allaltro. Prov a fermarne uno domandandogli: Scusi, di solito il mio tavolo prenotato. Ma quello la apostrof dicendole che non si prenotavano tavoli in quel posto, e soprattutto a quellora. Rosanna ricadde nello sconforto. Si ricord che Fabio laveva sempre aspettata lui per primo, e che con tutta probabilit era stato pure lui ogni volta ad occupare il solito tavolino, magari con la complicit di qualche cameriere riconoscente. Ma perch di lui non cera traccia quel giorno? La domanda con furia maniacale le martellava in testa. 104
Si trascin delusa verso la pila dei vassoi, decisa a ingoiare in fretta qualcosa e poi ad affogare il suo malumore in una abbondante cioccolata calda. Si fece dare una insalata mista, un panino ed un piatto allapparenza stomachevole di polpettone, poi si diresse a malincuore verso il suo tavolo che in quel momento continuava ad essere occupato per met. Avvicinandosi scorse un ragazzo coi capelli rossicci, crespi, che indossava una camicia felpata a quadri con sotto un dolcevita. Di colpo si sent pi sollevata perch laveva riconosciuto: era il giovanotto del colloquio, quello col mutuo da pagare. Bh, almeno il suo tavolo non era stato occupato da un perfetto sconosciuto. In effetti quel Torri Domenico se ne ricordava pure il nome era uno dei candidati che voleva proporre a Fabio. O lui, o la donna: pensava; ammesso che Fabio avesse concesso alla donna di lavorare a turni. Pensare che potesse assumere entrambi era come pensare che il giorno fosse fatto di trentasei ore. Gli altri non le sembravano degni della massima fiducia, che era la qualit che lei apprezzava di pi. Tuttavia immaginava anche che Fabio potesse preferire allaffidabilit e alla discrezione di un candidato, altre qualit come lesperienza maturata nel settore, la flessibilit, quel genere di cose insomma che potevano appartenere anche ad una persona poco responsabile. Erano due modi diversi di selezionare il personale: lei se ne rendeva perfettamente conto, ma sperava che una volta tanto Fabio le desse ascolto. Era da un anno che occasionalmente le capitava di doverlo consultare (quando toccava a lui scegliere tra le varie candidature), e quasi ogni volta era successo che lui preferisse persone relativamente di qualit, ma con molta esperienza, piuttosto che persone mature e assai discrete, ma 105
con lunico handicap di dover marciare in fretta per imparare. Ad un certo punto, quando ormai gli era molto vicino, le balen il pensiero che non era il caso che pranzassero insieme; era una remora anche banale, ma che allimprovviso si stava ingigantendo sempre di pi: in fondo lei era una specie di capo, mentre lui era solo un disperato in cerca di lavoro. L per l rimase immobile qualche secondo, incerta sul da farsi. Quando alla fine si decise a fare marcia indietro, inspiegabilmente il giovanotto si volt verso la direzione dalla quale lei stava arrivando. Luomo teneva sollevato in una mano il bicchiere, apparentemente per andare a prendere un po dacqua. I loro sguardi si incrociarono in quellistante, ed il volto del giovane pass prima dalla noia, poi alla meraviglia, infine allincertezza. Salve le disse luomo, sembrando optare per un atteggiamento di buonumore. Buongiorno. Ci si rivede. Rosanna ricambi con lo stesso registro informale. Era in piedi di fronte a lui, col vassoio in mano. Il giovane scocc unocchiata veloce alle pietanze che lei si era scelta. Si vuole accomodare? le domand il giovane. Rosanna per non seppe riconoscere, dal tono della domanda, se era un invito sincero, o fatto pi per cortesia. Davvero non la disturbo? butt l Rosanna. In quel momento si sentiva un tantino ridicola. Ha paura che mi vada di traverso il boccone in gola? scherz il giovanotto. E poi aggiunse: Prego, si sieda. Vado a prendermi da bere, e poi sono da lei. Lavverto: non le domander nulla del mio colloquio. Sono stufo di parlare di lavoro. Forse se smetto di pensarci, magari la volta buona che arriva. Rosanna gli sorrise. Al che il giovane si affrett a precisare: Non intendevo dire che lei dovrebbe assumermi, naturalmente solo che ho 106
mandato un sacco di curriculum in giro, e spero che qualcuno si accorga che esisto e che ho bisogno di lavorare. Rosanna lo capiva perfettamente e glielo disse: Guardi che lei mi ha fatto una davvero gran bella impressione. In effetti la sua candidatura ha delle buone possibilit. E vero che lei ha pochissima esperienza nel settore, ma dimostra un alto grado di affidabilit e seriet come persona, ma poich il giovane le fece segno di smettere di parlare di lavoro, Rosanna and a sedersi al tavolo, mentre il giovane si dirigeva al distributore automatico delle bevande. Torn con un bicchiere dacqua anche per lei. Ho visto che le manca da bere disse. Grazie. Rosanna percepiva sempre la stranezza di quella situazione, tuttavia si stupiva di come stessero filando cos naturalmente le cose tra loro due. Come mai lei si trova ancora qui allinterno del centro commerciale? Lei uscito dal mio ufficio a met mattina, ed ora quasi luna domand Rosanna incuriosita. Nel frattempo cominci ad addentare il polpettone. Lui la fissava divertito. Ho preso dei regali di Natale per i miei familiari rispose vago il giovanotto, e poi aggiunse con un tono pi cordiale: E buono il polpettone? Ero incerto se prenderlo oppure no. Alla fine io ho preferito la braciola di maiale con le patate. Dallespressione di Rosanna lui cap che aveva fatto la scelta migliore. Dopo qualche minuto di silenzio, lui le domand in modo semplice e spontaneo: Allora, che far per Natale?. Per un attimo Rosanna non seppe cosa rispondere. Si era quasi dimenticata che ci sarebbero state le ferie di Natale, semplicemente per il momento non ci pensava. Era talmente oberata di lavoro 107
daltronde accadeva sempre in questo periodo che puntualmente vi si buttava dentro anima e corpo, e finiva col risvegliarsi da questa specie di torpore solo la vigilia, rimediando in un solo giorno ai regali di Natale spendendo una valanga di soldi. Il guaio era che non trovava quasi mai quello che voleva. Visto che qualcosa doveva pur rispondergli, e non voleva dilungarsi in confidenze pericolose, gliss sullargomento: Questanno vorrei che nevicasse, cos me ne andrei in montagna. Mi piacciono molto i rifugi ad alta quota, e naturalmente andrei a sciare. S, credo che mi piacerebbe trascorrere il Natale in montagna si ritrov ad ammettere con quel giovanotto. Anche se gli aveva risposto la prima cosa che le era venuta in mente, le aumentava dentro in continuazione la sensazione di trovarsi perfettamente a suo agio con lui. E lei? domand a sua volta. Niente montagna, almeno il giorno di Natale. Andr a casa di mia sorella, di mio cognato e dei miei nipotini. Mia madre invece vive in unaltra citt. Qui siamo solo io e mia sorella. Che bello! esclam. Io non trascorro mai il giorno del pranzo di Natale con i miei, da un po di tempo che non li sentocos preferisco trascorrere il giorno di Natale in tutto relax, di solito andando al ristorante. Beh, non da sola, spero!? Sarebbe tristissimo! Oh no ! ment prontamente. Questanno ci vado con una carissima amica. Ecco, gli aveva fatto capire che era single al momento. Affond la forchetta nellinsalata per evitare di guardarlo, perch non era brava a dire bugie: non cera in vista alcun ristorante e nessuna amica. Al massimo Mirella lavrebbe invitata a trascorrere il Natale a casa sua. Per, se aveva capito bene, anche lui era single. 108
Passare il Natale al ristorante con unamica non le sembra poco natalizio? Che so: a pranzo fuori ci si va per un compleanno, una ricorrenza, un invitoma a Natale ho sempre creduto che la cosa migliore sia trascorre la giornata in famiglia. Abbuffarsi di tortellini e cappone, scambiarsi i regali, chiacchierare di gusto per ore. Per il giovane si accorse subito che aveva sbagliato tasto. Di fatti mentre parlava Rosanna si fece ombrosa e taciturna, intenta solo a terminare il polpettone. Mi scusi, ho detto qualcosa che non va constat luomo. Mi sembrava di aver detto chiaramente che da un po di tempo che non vedo i miei familiari, e anche questanno temo che andr cos. Tuttal pi dopo lEpifania mi prender delle ferie, cos star insieme a loro. disse laconica. Mi dispiace. E perch vivono lontano? chiese luomo. No. Abitano a due isolati da casa mia. Il giovane fece una faccia allibita. Ma non os commentare. Forse passer il giorno di Natale a casa della mia segretaria, c un buon rapporto tra di noi e lanno scorso andata pi che bene rilanci Rosanna che non voleva che luomo se ne andasse con lidea che lei avrebbe trascorso il giorno di Natale a casa da sola come un baccal. Ah s, lho conosciuta. Ha tentato di farmi il caff, ma lho fatta desistere. Davvero?. Sul volto di Rosanna si disegn unespressione sorniona. Eccome! rispose divertito il giovane, anche lui mostr di aver capito di che pasta era fatta la segretaria. Bene: meglio che da soli aggiunse lui. Per un altro po rimasero di nuovo in silenzio: lui si guardava intorno, spostando a zig zag il suo bicchiere vuoto, mentre lei finiva linsalata. 109
Vado a prenderle ancora da bere? le domand. No, grazie. Va bene cos, ormai ho quasi finito di mangiare. Posso offrirle il caff, allora? A quelle parole Rosanna rimase turbata. Non rispose nulla. Il giovane aspett ancora un attimo, poi glielo richiese: Io non ho ancora bevuto il caff. Ne porto uno anche a lei?. Rosanna cominci a pensare che gli uomini erano tutti uguali: premurosi nella fase della conquista, salvo poi squagliarsela una volta agguantata la preda. Naturalmente pensava soprattutto a Fabio. Glielo si poteva leggere in faccia che la stavano turbando certi cattivi pensieri; solo che il giovane dallaltro lato del tavolo pens che ci fosse dovuto a causa sua, che cio avesse detto qualcosa di spiacevole. Perci le disse, alzandosi come per accomiatarsi: Mi dispiace, forse vuole stare da sola e la mia compagnia la annoia. Mi scusi, adesso vado. Allung la mano per stringergliela. Rosanna si accorse di essere stata fraintesa e lo scrut con due occhi disperati che lo supplicavano di non abbandonarla l da sola, proprio al momento del caff. No, la prego, ero distrattasopprapensiero. Mi scusi lei disse speranzosa. Non c di che. Comunque adesso devo proprio andare, arrivederci. Luomo stava veramente per andarsene. A malincuore Rosanna fu costretta a stringergli la mano. Tanti auguri, allora. Le auguro di passare un felice Natale, e soprattutto non da sola. Sarebbe deprimente: soltanto le persone depresse stanno da sole in un giorno bello come il Natale! disse luomo con calore. 110
Rosanna sbianc, ma lui non se ne avvide. Complice la confusione del locale, luomo non poteva accorgersi di aver pronunciato lunica parola che Rosanna odiava con tutte le sue forze. Le aveva appena detto che gli sembrava depressa. Poi lui la salut e si gir in direzione delluscita. Rosanna era talmente stizzita che fin per non bere nemmeno il suo caff del dopopranzo. *** Quella sera inizi a nevicare. Sembrava che il fato avesse ascoltato il desiderio di Rosanna e avesse deciso di esaudirlo. Se ne stava acciambellata sul divano, con davanti una tazza di t fumante e una fetta enorme di panettone: la sua cena. Non aveva abbassato le tapparelle per contemplare lo spettacolo dei fiocchi di neve danzanti che si posavano sullasfalto gi tutto bianco. La neve pareva attaccare benissimo, e Rosanna era preoccupata perch il mattino dopo avrebbe dovuto prendere la metropolitana con notevole anticipo. A meno che Fabio non la chiamasse e lavvisasse che sarebbe passato a prenderla anche lindomani. Ma Fabio non aveva ancora telefonato. Rosanna lanci unocchiata implorante alla sveglia sul frigorifero: segnava le ventuno. Allora scocc lo stesso sguardo implorante al telefono: chiamami, Fabio, maledizione, chiamami, pensava in continuazione. Siccome alle nove e trenta lui non si era ancora fatto sentire, Rosanna fu assalita da pensieri vorticosi. La conversazione col giovane alla tavola calda non le era mai uscita di mente in realt, e si mise a pensare che anche a lei sarebbe potuto accadere di non poter pagare pi il mutuo di casa, che sarebbe stata disperata, che sarebbe stata 111
sola guard fuori dalla finestra: la neve continuava a fioccare; intravedeva solo il buio della notte e i vortici sinuosi dei puntini di neve illuminati dai lampioni sulla strada. Le parve di scivolare dentro una galleria buia che la portava via, sempre pi lontano da tutti, mentre attorno a lei sincuneavano solo il freddo e la solitudine. Si riscosse. Si alz per prendere in mano i profili gi scritti dalla sua segretaria. Li aveva portati a casa per studiarli, e prepararsi cos al colloquio dellindomani con uno dei soci del centro commerciale. Non posso cambiarli, rimuginava. Cambiali. No che non posso. E invece fallo, puoi. Sei tu la responsabile del personale. No, non sono io; a decidere sar uno dei miei superiori. S, per sei tu che fai i colloqui e scrivi i profili. Dai, non se ne accorgerebbe nessuno se cambi qualcosinacos domani Fabio magari sceglie Domenicocerto che se non ti dai da fare lui sparir per sempre dalla tua vita, e chiss come far col suo mutuo da pagare. Sei impazzita, che pensieri ti saltano in testa? Non puoi cambiare i file dei profili, ritoccandoli qua e l al computer: se Fabio lo scopre, rischi di perdere il posto. E un atto indebito, forse anche illegale. Non lo scoprirebbe mai. Mirella potrebbe dirglielo. Cosa vuoi che se ne accorga, quella pensa solo a fare bella figura e a inseguire i pettegolezzi Squill il telefono. Rosanna si precipit al cordless, appoggiando i fogli sul divano: Pronto? Sono io, ciao amore. Hai visto che fuori nevica? 112
S rispose senza convinzione. Era di pessimo umore. C qualcosa che non va? Ho mal di testa. Oggi stata una giornata faticosa. Come mai non sei venuto a pranzo? La riunione si protratta fino alle quattordici. Mi sono fatto portare dei tramezzini dalla mia segretaria. Lo so che potevo dirtelo, mi dispiace: mi sono accorto solo allultimo che si era fatto troppo tardi, e cos ho pensato che tu fossi gi tornata alla tua scrivania. La prossima volta prometto di avvisarti: non succeder pi. Piuttosto, come andato il rientro a casa? Sulle rotaie della metropolitana. Oh, mi dispiace. Non ti ha portato Mirella? Aveva fretta. Domani passo io, se sei daccordo. Soprattutto se mi perdoni per oggi. Rosanna si rincuor. Allora ci tieni gli bisbigli. Se ci tengo? Io voglio venirti a prendere: voglio vederti, parlarti. Potevi parlarmi anche oggi a pranzo, almeno per dirmi che eri in riunione. Lo so, scusami. Te lho detto: mi passato di mente. Suonava poco romantico, ma assolutamente sincero. Ma limportante che voglio stare con te le disse. Daccordo, perdonato. Ti aspetto domani mattina alla solita ora. Un bacio. Bacio. Quando Rosanna riattacc il ricevitore era nuovamente felice e di buon umore. Mise i profili sul tavolo accanto al divano senza dare loro nemmeno unocchiata, ingoi il panettone e mand gi il t che nel frattempo si era raffreddato, spandendone un po sui fogli. Imprec per quella svista, perch Mirella avrebbe dovuto ribattere da 113
capo quei profili e poteva giustamente aversene a male. Si alz dal divano per riporre piatto e tazza nella lavastoviglie. Spinse lo sguardo oltre la finestra: la neve continuava a danzare ritmicamente nel buio della notte; ma ora le sembrava solo che al di l dei vetri ci fossero tanti puntini luminosi che ricoprivano volute interminabili soltanto per lei. Nel giro di due minuti si era gi dimenticata di Mirella e della noia di dover ritrascrivere a computer i profili. Decise che era ora di prepararsi per andare a dormire, lindomani avrebbe avuto due regali: Fabio che passava di nuovo a prenderla e la neve. Davvero non era il caso di dire che era depressa. Il giorno dopo si svegli con la citt tutta coperta di bianco. La neve aveva continuato a cadere per tutta la notte, complice il vento freddo pungente che soffiava dalla Val di Susa. Cos al mattino, anche se alle sette era ancora buio fitto ed era presto per farsi unidea precisa di quanta neve ci fosse per le strade, fuori dalla finestra della sua cucina Rosanna intravide uno scenario da cartolina: le strade e i giardini tutti ricoperti da un soffice strato di neve, intonsa perch nessuno ci aveva ancora camminato sopra; i rami degli alberi che non parevano pi spogli, ma ricamati da due o tre dita di neve, e i tetti dei palazzoni suburbani che davano lidea che un imbianchino fosse passato durante la notte a dare un po di pennellate alle tegole, cos da trasformarle in tanti blocchi bianchi e morbidi. Rosanna si vest in fretta , ingoll il suo solito caff nero e fugg fuori dalla porta di casa quando trill il cellulare nella borsa: segno che Fabio era arrivato 114
sotto casa sua e la stava chiamando perch scendesse. Anche se la neve aveva cessato di cadere alle prime luci dellalba, il cielo era ancora biancastro, fitto di dense nubi che emanavano uno splendore perlaceo, come se minacciasse altra neve. Fabio era preoccupato per le condizioni metereologiche, e perci quella mattina non sprizzava allegria come al solito. La conversazione in macchina fu alquanto monotona: Fabio era irritato da tutta quella neve e aveva impiegato mezzora quella mattina a montare le catene alle ruote dellauto. Aveva anche lasciato capire che gli si era affacciata alla mente lidea di prendere la metropolitana, ma che alla fine aveva scelto la macchina solo perch Rosanna laspettava e non gli piaceva cambiare programma allultimo minuto. Lei aveva afferrato benissimo i sottintesi per altro abbastanza espliciti e aveva provato a cercare terreni neutri di conversazione, ma che non esulassero troppo dalla loro situazione di inscatolati in fila indiana su una delle vie centrali della citt. Si procedeva lentamente, a venti chilometri lora. Ma Fabio rispondeva di malavoglia, mugugnando a denti stretti contro tutta quella dannata neve. Giunsero parecchio in ritardo al lavoro e ci aument il pessimo umore di Fabio. Rosanna lo vide sparire come un fulmine dietro la porta dingresso delledificio adibito agli uffici dopo avere appena accennato ad un saluto, mentre lei appena smontata dallauto aveva deciso di camminare adagio lungo il viottolo ricoperto di neve per assaporarsi la fresca fragranza di neve ghiacciata in quella mattina invernale. Quando arriv nel suo ufficio, Mirella era puntualmente al lavoro: stava incollando dei francobolli su alcune buste pronte da spedire. 115
Ciao! Hai visto che razza di nevicata? Era da anni che non ne vedevo una cos! Stamattina ho impiegato unora per venire: andavamo tutti a passo duomo, come tante lumachine in fila! esclam la segretaria. Anche io ed il mio accompagnatore eravamo tra le lumachine in coda rispose Rosanna. Si lev il cappotto e cominci a sorseggiare il caff che come consuetudine la segretaria le aveva da pochissimo preparato. Quella mattina il cioccolatino era alla gianduia. Oooh ! E non hai nientaltro da aggiungere? continu Mirella. Rosanna guard di sghembo la segretaria attraverso la porta aperta della sua stanza: Mirella possedeva tutta laria di una che la sa lunga. Sputa il rospo le intim. Mirella fece qualche smorfia, poi fece finta di lasciarsi scappare unesclamazione: Se i miei occhi non mingannano, stamattina sei arrivata in dolce compagnia! borbott mentre finiva di incollare i rimanenti francobolli. Rosanna arross, e si ricord anche che Fabio le aveva fatto capire che voleva che la storia tra loro due rimanesse al momento riservata. Hai visto male tagli corto. Va bene, mi sar sbagliata le fece eco Mirella, con il tono di voce di una che in realt pensava lesatto contrario. Sai, con fuori tutto quel bianco, una pu prendere degli abbagli. Rosanna finse di non aver udito nemmeno una parola. Anzi, cambi discorso: Mettiamoci al lavoro: devi sentire la segretaria degli uffici della Presidenza, la De Stefani, e fatti dire a che ora posso vedere uno dei capi per sottoporgli i profili dei candidati da assumere per il periodo natalizio. Daccordo, sar fatto comment prontamente Mirella. 116
E poi devi ritrascrivermi i profili: ieri sera distrattamente li ho macchiati di t disse allungandoglieli sulla scrivania. Mirella la squadr per un attimo con una espressione indecifrabile, poi si riprese e la rassicur che non cera alcun problema. Lavrebbe fatto immediatamente. Dopo di che Rosanna si chiuse nel suo ufficio e aspett pazientemente che le giungesse voce di quando salire al piano di sopra, quello degli uffici della Presidenza. A met mattina tuon linterfono, tanto che Rosanna fece un balzo sulla sedia. Sono appena riuscita a parlare con la De Stefani e mi ha fissato un appuntamento con il dott. Monti per le due. Va bene, vorr dire che salir ai piani superiori dopo pranzo, allora comment. Devo riferire qualcosa daltro alla De Stefani? No, se mi viene in mente qualcosa ti faccio sapere. Va bene il dott. Monti per esaminare i profili dei candidati, o ti faccio scambiare con un altro dei capi del centro? Il tono di Mirella suonava un po troppo allegro per i suoi gusti. Monti va benissimo rispose fredda Rosanna. Ah, lo sapevo sussurr la segretaria con aria soddisfatta. Hai detto qualcosa? Che mi immaginavo gi che Monti andasse pi che bene. Ottima perspicacia. Ora vedi di usare il tuo enorme acume sugli auguri natalizi da spedire ai fornitori. E vedi pure di portare su da Monti i profili, appena li avrai battuti al computer. E importante che lui li riceva per tempo, cos da poterli studiare con un certo anticipo lammon Rosanna accigliata. 117
Agli ordini ! E Mirella spense il bottone dellinterfono. Da sola nel suo ufficio, Rosanna tir fuori dalla borsa le cartelle di plastica contenenti ciascuna i profili dei candidati esaminati appena il giorno precedente. In quel periodo al centro commerciale erano veramente sotto di personale, quasi al limite dellemergenza, altrimenti non era abitudine del pool di soci che uno di loro si prendesse la briga di scegliere il personale da assumere cos in fretta. Normalmente trascorrevano da due a quattro settimane tra un colloquio generale ed un secondo pi dettagliato, per poi procedere ad una scrematura ulteriore fino a redigere una rosa di candidati da sottoporre appunto ai piani alti. Il giorno precedente erano stati sentiti i cinque selezionati tra una trentina di curricoli arrivati allagenzia alla quale Rosanna si era rivolta per cercare personale che lavorasse nel supermercato durante il periodo natalizio, per lesattezza negli uffici amministrativi. Il personale normale infatti non riusciva a stare dietro alle pila di bolle, fatture, ordinativi, buste paga e quantaltro girava per quegli uffici durante il periodo natalizio. Il peggior periodo in assoluto, quello in cui lavoravano di pi: cera da contattare i fornitori per recapitare i biglietti dauguri di Natale, con annessi i rispettivi doni e cesti natalizi; inventariare tutte le fatture dellanno quasi trascorso, smistare le varie pratiche, fare le buste paga e le tredicesime, e cos via. Quei cinque fogli nelle loro rispettive cartelline la scrutavano in maniera enigmatica. Rosanna li immagin prendere vita: ogni profilo celava un certo tipo di carattere, una storia da raccontare, dei legami familiari da scoprire; ognuna di quelle cinque persone viveva in un mondo fatto di piccole incombenze quotidiane, di relazioni, di parole e di 118
gestipoi inevitabilmente lo sguardo le cadde sulla cartellina di Torri Domenico. E pens che avrebbe voluto aiutarlo di pi. S, era imparziale: lo sapeva; ma dopo la loro conversazione alla tavola calda, per lei pi nulla era come prima. Si erano parlati come due conoscenti, avevano abbozzato a delle confidenze reciproche, a pelle aveva sentito che lui era ben disposto verso di lei e altrettanto lei verso di lui: come faceva ora a tornare indietro, ad essere fredda e neutrale? Si pent di aver pranzato con lui; le sembr di udire la sua vocina interna del giudizio che la rimbrottava: mai fare amicizia con la gente da selezionare, lo sai benissimo che estremamente pericoloso. Ma daltra parte, allora, nel tentativo di assolversi se la prese con Fabio che proprio quel giorno per la prima volta non era sceso a pranzare con lei, senza minimamente avvisarla. Se lavesse saputo, magari anche lei si sarebbe fatta portare dei panini da Mirella, piuttosto che addentrarsi nel grande corridoio del centro commerciale con la prospettiva di starsene da sola tutto il tempo. Non c cosa pi triste che mangiare da soli, in mezzo a tanta gente che invece sincontra, gi si conosce, si accorda per sedersi ad un tavoloanche lei avrebbe dovuto aspettare qualcuno, pens; il giorno prima si era fidata come sempre di Fabio, ed invece aveva trovato Domenico. Decise che a ora di pranzo non sarebbe andata alla tavola calda, a meno che Fabio non fosse comparso a chiederglielo di persona o lavesse chiamata sul suo cellulare. Ma poich alluna e trenta nessuno laveva ancora cercata, mand Mirella a prenderle dei toast imbottiti, e aspett che venissero le due, mentre tutta quella strana situazione le fomentava dentro soltanto il malumore e la rabbia. Meno di 119
ventiquattro ore prima si ricordava che Fabio le aveva promesso che non sarebbe pi accaduto che pranzassero divisi. Invece, ecco, capitava gi una seconda volta. E cos presto: appena il giorno dopo. Le pareva che Fabio giocasse a tirare troppo la corda con lei, o forse, pi semplicemente, era lei che non era fatta per essere la donna di uno dei capi del centro commerciale. *** Buss alla porta. Le due meno dieci. Nessuna risposta. Non sapendo che fare, Rosanna ritorn nel suo ufficio; un post-it sulla scrivania di Mirella richiamava lattenzione: Sono in pausa pranzo. Rientro per le quattordici e trenta. Rosanna passeggi in su e gi per entrambi gli uffici vuoti, tesa e confusa, per poi risalire alle due e cinque. Buss di nuovo. Avanti! esclam questa volta una voce forte. Rosanna apr la porta ed entr nellufficio personale dellingegnere Monti. Era un luogo rifinito con cura maniacale fin nei minimi dettagli: il tavolo in legno di mogano massiccio con sopra uno scrittoio di vera pelle, un tagliacarte con la fibbia in oro, un portalettere e porta-documenti sempre di cuoio, cucito a mano, che occupava un terzo della scrivania, un portapenne con le iniziali dargento del nome dellingegnere e pure una mini-scultura lignea della Nativit in puro artigianato della Val Gardena. Alle pareti quadri del Novecento, due poltrone di pelle in mezzo alla stanza su un kilim turco, un armadio sempre in mogano che fungeva da archivio e pure un angolo cottura, dotato di minifrigorifero, tavolino e sedie reclinabili. Rosanna accenn col capo ad un saluto e si richiuse la porta alle spalle. 120
Accomodati! le disse Fabio, indicandole una delle due poltrone in pelle di fronte a lui. Rosanna si sedette senza dire una parola. Di fronte a s, sulla scrivania, vide i cinque profili dei candidati da selezionare gettati alla rinfusa. Per un attimo in cuor suo si arrabbi con Mirella, che li aveva appoggiati l malamente, come dadi gettati a casaccio. Aspett con ansia che lui aprisse le cartelline e desse una prima occhiata al contenuto. Nel mentre spazi con lo sguardo intorno con unocchiata fugace e si accorse che il tavolino dellangolo cottura era ancora aperto, e vi erano sopra due piatti con gli avanzi di panini imbottiti e due bicchieri di carta. Si accigli alquanto, ma subito torn a scrutare il suo capo che stava leggendo attentamente il primo profilo. Quello che stai tenendo in mano adesso mi sembra il pi idoneoda un certo punto di vista naturalmente gli rifer Rosanna senza battere ciglio. Ah, ecco. Perch altrimenti cominciavo pensare che stai uscendo di cervello: non ha un briciolo di esperienza nel settore! S, vedo che qui accenni al fatto che ha fatto la scuola per ragionieri, ma stato un secolo fa! Perch lo ritieni il pi adatto? Perch il pi serio e motivato. Molto volonteroso. Imparerebbe in una settimana; in fondo, cosa vuoi che ci voglia per imparare ad archiviare una pratica, fare due conti con la calcolatrice e rispondere ad una telefonata? Io voglio assumere uno che sappia fare tutte queste cose fin dal primo giorno di lavoro sentenzi Fabio. S, lo so gi. Ma tanto vale che parliamo francamente: a noi serve pi che altro un fattorino che consegni i doni di Natale ai fornitori, che risponda al telefono e al massimo esegua gli ordini 121
che gli danno gli altri dellufficio amministrativo. Secondo me meglio puntare su uno che ha per qualit destrezza, intelligenza, responsabilit, voglia di fare tanti straordinari e via dicendo. Rosanna si irrigid mentre gli riferiva il suo modo di vedere le cose. Se vuoi che ne assuma uno di intelligente, vedo qui che il terzo profilo non affatto male scrupoloso, affidabile, intelligente. Peccato che non abbia mai lavorato prima rispose secco. Io sono dellidea di dare spazio a qualche giovane. Per premiare il loro senso pratico, la loro voglia di riuscire al meglio, il loro spirito di sacrificio cerc di chiarire. Non sapeva come perorare la causa. Mi sembra che stai difendendo una causa persa in partenza. Un po mi stupisco di questo tuo comportamento: da pi di un anno che lavoriamo insieme, e sai gi come la penso in materia. Voglio efficienza immediata. Sempre. Voglio uno al quale dici cosa deve fare e lo fa. Non voglio che qualcuno dellufficio amministrativo perda tempo in inutili spiegazioni dietro ad uno che non ha un briciolo di esperienza!. Fabio cominciava a spazientirsi e aveva alzato gi il tono di voce. E la donna, che ne dici? Lei un po di esperienza lha fatta ribatt Rosanna, sempre inflessibile come un carro armato nella sua linea di dare fiducia o al giovane Torri, o alla donna. Fabio si fece viola dalla rabbia. Ma sei la mia selezionatrice del personale o che altro? Stamattina non ti riconosco pi! esclam fattosi burbero Mi pare di essere stato chiaro che non voglio concedere riduzioni di orario al personale: mentre qui sul profilo della signora c scritto chiaramente che desidererebbe il part-time o lorario a turni. Ma capisci che pagare una dipendente con orario ridotto mi costa una fortuna! 122
E questo lunico motivo per cui non voglio prendere donne a part-time, anche perch non si creino pericolosi precedenti. Come vuoi tu. In tal caso non resta che uno degli altri due. Il ragazzo che ha sempre lavorato nella ditta del padre, come puoi vedere; e laltro quarantenne che ha cambiato vari lavori. Entrambi conoscono bene il tipo di lavoro richiesto, cos da inserirsi subito tra i nostri dipendenti, solo potrebbero aversene a male se diamo loro incombenze troppo basse. In fondo firmerebbero un contratto da quarto livello commerciale. Senza contare che sono dei tipi molto svegli, e potrebbero portare un po di subbuglio nel personale, magari pompare sul malcontento generale dellufficio soprattutto il quarantenne mi sembrato uno che porta malumore nei posti di lavoro in cui stato. Ma glielhai chiesto, scusa tanto? la rimbrott infastidito. No. E allora perch presumi cose di cui non sei certa? il tono quasi incollerito. Si tratta di sfumature che possono emergere dal colloquio di lavoro. Io non mi occupo del colloquio, anche se forse dovrei fare anchio qualche colloquio orientativo con i candidati da selezionare. Mi sembra che usiamo criteri differenti noi due. Io valuto in base alle referenze accumulate con i lavori precedenti, non in base a insondabili sfumature. Perfetto, il capo sei tu. Mi stai prendendo in giro? minacci. Rosanna si avvide che era ora di smettere di tirare la corda. Sforz di tranquillizzarsi, abbozz un sorriso e prov a cambiare registro di voce: Senti, scusami. Ho provato, una volta tanto, a manifestarti la sensibilit che adopero nei colloqui per selezionare i nostri futuri dipendenti. Ma mi 123
rendo conto che meglio che torni a fare come ho sempre fatto, cio a mettere in conto anche le direttive della Presidenza del centro commerciale. E voi volete gente che parta gi avvantaggiata da esperienze precedenti nello stesso settore di lavoro. Esatto? Oh, bene! Adesso si comincia a ragionare esclam Fabio soddisfatto. Allora, vuoi il ragazzo o il quarantenne? domand incerta su quale dei due sarebbe caduta la scelta del suo capo. Uhm, stendi il contratto per il ragazzo. E il figlio di un mio conoscente: chiss che, se io gli assumo il figlio per Natale, lui in cambio non mi faccia qualche altro favore! disse tutto contento, rimuginando a voce alta. Rosanna non pot fare a meno di sentire ogni parola di quel ragionamento, e le venne voglia di mettersi le mani nei capelli. Considerava lo scambio di simili favori una cosa semplicemente repellente. Fiss col cuore gelido il suo capo, anche se non poteva esternare tutto il suo disappunto perch ormai si era esposta troppo nella conversazione di poco prima: E tutto? Posso andare? S. Allora, vedi di chiamare il ragazzo, e digli che comincia da luned, con un contratto a tempo determinato per sei mesi. Pu passare a firmarlo anche uno di questi giorni? domand. Era mercoled. S, certamente. Fabio la conged amabilmente, ora che avevano trovato un punto daccordo. Ma prima che Rosanna uscisse dalla porta dellufficio le parl unultima volta: Ah, fagli un contratto di quinto livello, per! Con suo padre me la sbrigo io. 124
E se lui vuole un quarto livello?. Rosanna era in piedi sulla soglia, con la porta gi spalancata sul corridoio esterno. Tu digli che il contratto quello, e che se il dipendente manifesta delle buone potenzialit, ci sono i premi di produzione. Questo dovrebbe accontentarlo. Rosanna aveva capito: Fabio voleva in un certo qual modo accaparrarsi il padre del ragazzo, elargendo una ricompensa non prevista al figlio. Per questo un contratto pi basso avrebbe reso la somma da versargli (come premio di produzione) pi apprezzabile ed interessante. Quando si chiuse la porta alle spalle, Rosanna aveva un vago senso di nausea. Si domand se qualcosa fosse cambiato definitivamente dentro di lei, perch era la prima volta che le succedeva una cosa simile. Torn da Mirella con la faccia spenta. Ma che successo? Hai la faccia cos scura! Avete litigato? domand col suo solito modo di fare piagnucoloso che metteva in scena quando voleva ottenere pi prontamente le risposte. Si vede cos tanto? Beh, s. Ma lingegnere si accorto del tuo stato danimo? Purtroppo, temo di s. Ahia, ma allora un guaio! esclam Mirella, mostrando una faccia tutta contrita. E perch mai? lapostrof Rosanna. Non le piaceva il modo in cui la segretaria stava conducendo la conversazione. Ma evidente con quella faccia: ti sei messa contro di lui, vero ?! E tu come diavolo fai a saperlo? Mirella la fiss per un attimo spaesata. Ma si riprese in fretta e rispose: 125
E la prima cosa a cui ho pensato appena ti ho visto entrare dalla porta dellufficio, naturale, non trovi? Hai tutta laria di una che ha combattuto un regolare duello verbale. Beh, sai che ti dico? Che hai proprio ragione. Brava! concluse amareggiata Rosanna, facendo finta di consegnare un premio alla sua segretaria. Quella imit i movimenti di chi riceve lo riceve di controvoglia. E ora cosa farai? le domand la segretaria. In che senso? chiese incuriosita Rosanna. Chi devi assumere, intendevo dire. Ah, s, adesso ti capisco. Devo redigere il contratto dassunzione per il ragazzo che ha il padre con lazienda. E poi si corresse: Anzi, tu stendi e prepari il contratto, mentre io chiamo al telefono il ragazzo annunciandogli che venga a firmarlo. E mentre Mirella cominciava a prendere in mano i fogli che servivano per redigere un contratto, Rosanna si chiuse nel suo ufficio con lidea di chiamare il giovane che era stato appena scelto. *** Era trascorsa una settimana da quando Rosanna aveva assunto per conto dellingegnere Monti il giovane studente di Economia e Commercio. Ma non aveva ancora fatto visita allufficio dellamministrazione per sentire come stavano andando le cose. Era anche da una settimana che si erano allentati i rapporti con Fabio. Lui aveva ripreso regolarmente a venire a trovarla allora di pranzo, per mangiare insieme a lei alla tavola calda. Ma, un giorno con la scusa di doversi recare in anticipo al lavoro, un altro con lassillo di doversi intrattenere in certi posti a parlare con dei clienti, Fabio aveva cessato di passare a prenderla 126
la mattina. In compenso la macchina di Rosanna era stata egregiamente riparata, perci lei aveva ripreso a spostarsi da casa al lavoro e dal lavoro a casa con la propria autovettura. Fabio non laveva pi invitata ad uscire la sera, forse perch pensava Rosanna gli era sembrata troppo depressa. In tal caso forse non sarebbe mai piaciuta a nessun uomo. Era amareggiata, e alla depressione per le sue vicende sentimentali si aggiungeva il fastidio che provava in mezzo allaria di gioiosa festivit che si respirava nel centro commerciale per le imminenti vacanze di Natale. Ciliegina sulla torta: Fabio laveva invitata a prendersi un po di giorni di ferie: incredibile a dirsi per uno come lui che non era solito concedere ferie con troppa leggerezza. Per questo si era ancor pi sentita fragile e incerta sul suo futuro: che il capo cominciasse ad essere insoddisfatto del suo lavoro? Mirella poi canticchiava tutta contenta durante il suo lavoro, e ci le aumentava lacredine. Se provava a intimarle di smettere, lei sosteneva che le avrebbe tolto lunica sua magra consolazione, in una vita gi abbastanza vuota di momenti felici. E vuota specialmente di una presenza maschile. Perci Rosanna cercava di sopportarla pazientemente, nella speranza che prima o poi la fase troppo positiva della segretaria avesse un termine. Una di quelle noiose mattinate di met Dicembre, rosa dallidea che Fabio la stesse sottoponendo ad una specie di test preventivo e avendo finito ogni briciolo di pazienza con le canzoncine di Mirella, decise di prendersi un quarto dora di pausa per andare a prendere il caff ad uno dei bar del centro commerciale. Di solito ci stava alla larga da quei posti, ma quella mattina era pi depressa del solito e la voglia di staccare dalla sua scrivania era pi grande del necessario sforzo di sopportazione delle 127
mielose decorazioni natalizie del centro commerciale. Zigzag tra i Babbi Natale che volevano offrirle caramelle, cerc di evitare le stelline dorate di carta che ritmicamente cadevano dalle sfere natalizie appese al soffitto, guard di sfuggita le vetrine dipinte con la neve artificiale, e ad un certo punto scorse una cosa che non si aspettava affatto di vedere. Al bancone del caff della solita tavola calda, quel giorno cera Domenico. Stava armeggiando con la macchina del caff, e ad un giudizio approssimativo doveva essere la prima volta che faceva quel lavoro, perch era piuttosto goffo e lento. Sulle prime volle cercare un altro bar, ma poi lui la vide e allora lei non pot pi comportarsi come se nulla fosse. Si avvicin al bancone e ricambi il saluto del giovane dai capelli fulvi, che in quel momento erano tutti spettinati. Alla fine ha trovato lavoro constat Rosanna. In effetti, s. Meglio questo che niente si affrett a dire, mentre non smetteva di fare caff uno dopo laltro alla macchina. E le piace o no questo lavoro? Non male; non sprizzo scintille, certo, al pensiero di starmene qui sette ore al giorno. Ma va bene anche questo, pur di avere uno stipendio. Tra laltro qui mi hanno assunto per un anno intero. Bene. Sono contenta per lei. Inutile che le dica che il mio capo ha scelto unaltra persona per lufficio amministrativo del supermercato. Rosanna mise appositamente laccento sul fatto che la decisione ultima laveva presa lingegnere Monti. Voleva almeno in extremis tentare di salvarsi la faccia con il giovane simpatico. E evidente. Per mi aspettavo una telefonata, anche solo per dire che non ero stato assunto. Mi pareva che, per correttezza, si fosse accennato a 128
questa eventualit. Rosanna rimase di sasso, e non pot fare altro che assorbire il colpo. Non si aspettava che lui partisse in quarta con le recriminazioni. Ma non fece in tempo a rispondergli, che lui continu: Sa, ci avevo sperato. Mi ero persino procurato dalla cantina i libri di ragioneria dellultimo anno, per vedere come si compilano le fatture, e quelle cose l insomma. Ma ormai un argomento chiuso; cambiamo discorso!. E diede il cappuccino che aveva appena fatto ad una ragazza in minigonna e rossetto vistosissimo, cos esuberante che Rosanna non pot fare a meno di notare come lo sguardo della ragazza sembrasse soffermarsi alquanto sul giovanotto. Mi fa un cappuccino, per favore? gli chiese Rosanna per spezzare un'altra eventuale arringa. Invece il giovane cambi discorso. Per per merito suo che ho questo lavoro. Il gestore del bar mi ha visto parlare con lei quel giorno, e ha pensato che io andassi bene: che fossi un tipo responsabile e giudizioso. E quello che pensavo io, e lho anche detto al mio capo. Ma lui ha preferito assumere uno che avesse esperienza nel settore. Me lo immaginavo: sempre cos, di solito disse il giovane amareggiato. Non sempre: ad esempio qui in questo bar lhanno assunta constat Rosanna, che voleva incoraggiarlo. E tranne lei che ha avuto fiducia in me fin da subito aggiunse lui. Rosanna gli sorrise serena. Aveva appena sentito un complimento sincero, uno di quelli che sinfilano subito dritti al cuore, e l ci restano. Sorseggi il cappuccino bevendo la schiuma col cucchiaino. Ogni tanto puntava gli occhi su Domenico, ma il giovane era troppo intento a 129
prendere ordinazioni e a fare altri caff. Allora controll lorologio al polso, un sottile rigo doro che le aveva regalato lultimo uomo con cui aveva avuto una relazione seria. Le torn in mente che quellorologio le era stato regalato proprio lo scorso Natale, prima che le cose cominciassero ad andare male anche con lui. Erano le dieci ed un quarto. Nella mente fece un rapido calcolo: se Domenico aveva detto che staccava dopo sette ore di lavoro, e supponendo che avesse iniziato verso le nove (allapertura del centro commerciale), avrebbe dovuto essere libero intorno alle sedici. A questo punto sbuff vistosamente: a quellora era in piena attivit pomeridiana, dato che lei rimaneva in ufficio fino alle diciotto. Pens che non ci sarebbe mai stato modo di incrociarlo nel pomeriggio, a meno che non fosse stato lui in persona a chiederle di poterla aspettare alluscita dal lavoro. Appoggi il cucchiaino sporco accanto al piattino della tazza vuota. Rosanna aveva leccato ogni briciolo residuo di schiuma. Lev gli occhi su Domenico unultima volta, ma lui si era addirittura allontanato dal bancone per andare a raccogliere unordinazione da uno dei tavolini adiacenti al bar. In quel momento usc da una stanzetta interna il titolare del bar. Rosanna lo vide e lo salut calorosamente: Ciao, Rosario!. Era un siciliano di mezza et che aveva venduto il bar a Palermo dove risiedeva, e con tutta la famiglia si era trasferito al Nord. Rosanna aveva sentito voci di certi debiti di gioco di Rosario, per estinguere i quali aveva dovuto vendere il locale e sparire dalla citt. Ma per una certa stima che provava nei riguardi del simpatico siciliano, aveva preferito non indagare troppo a fondo. 130
Ciao, Rosanna! Ho notato che parlavi con il mio giovanotto assunto da poco. E da un po che lo conosci?. Rosario aveva una faccia tonda e allegra, con due guance sempre rosse e una pelatina proprio sulla sommit della testa. No, non da tanto. Comunque hai un ottimo fiuto per assumere le persone giuste, Rosario gli disse Rosanna, e allungando un braccio oltre il bancone gli batt una pacca sulla spalla, come per complimentarsi. Grazie, grazie. Per caso, puoi dirmi se vi aveva mandato il curriculum per il posto che cercavate?. Rosanna annu. Mi sa che ve lho rubato, allora. E cos? domand. Pareva allarmato, come se finalmente potesse scrollarsi di dosso un pensiero che da giorni lassillava. Ma scherzi? Noi abbiamo gi assunto il nostro uomo. O meglio, il nostro ragazzo. E uno studente universitario. A quanto pare, lingegnere Monti ha preferito una testa di zucca capace solo di eseguire ordini, piuttosto che premiare la vera intraprendenza. Sono contenta che Domenico labbia assunto tu. Era la prima volta che Rosanna pronunciava il nome di quel giovane, e nel dirlo la trad un leggero imbarazzo. Rosario se ne avvide, ma aveva troppo rispetto di Rosanna per farglielo notare: non voleva metterla a disagio con una domanda confidenziale. Rincuorato invece dalla notizia che quelli del supermercato avevano assunto un altro al posto del bravo Domenico, decise di fare lui una piccola rivelazione a Rosanna: Sai, non dovrei dirtelo, ma penso di aver capito quale studentello universitario avete assunto; si tratta per caso di uno che va in giro con un giubbotto aereo-spaziale su cui sono appese un mucchio di targhette luminose?. 131
Rosanna, che si ricordava perfettamente del giubbotto orrendo del ragazzo, annu con la testa, scoppiando in una allegra risata. S, proprio lui! Uhm, mi sa che hai gi inquadrato di che tipo si tratta, vero Rosario?! Eh, quando uno ha un po di fiuto per queste cose, allora facile per davvero! esclam luomo maturo. A questo punto Rosanna accenn al fatto che doveva congedarsi. Fece gli auguri di Natale a lui e alla sua famiglia, e quando fu sul punto di fare dietrofront, Rosario la prese per un braccio, sussurrandole piano in modo che nessun altro sentisse: Rosanna, ti vedo quasi tutti i giorni venire a pranzare con lingegnere Monti. Lo so che non dovrei dirtelo, che tu sei adulta e vaccinata e soprattutto che spetta a te decidere chi frequentare: ma mi sento in dovere di metterti in guardia; non fidarti di lui e di quello che ti dice. Anzi, se ci riesci, quasi varrebbe la pena che tu tagliassi con lui, sento puzza di bruciato. E poi, permettimi che ti dica unultima cosa, da amico: finch ti farai vedere in giro con lui, nessun altro ti verr a cercare. Rosanna fiss Rosario: la sua faccia di solito paonazza e rubiconda era ora preoccupata. Senza capire bene il senso di quello che il siciliano le aveva appena detto, lei gli rispose che non cera di che allarmarsi e che avrebbe tenuto gli occhi bene aperti; ma che di smettere di pranzare con lui ancora non se la sentiva. In fondo aveva voglia di compagnia e le faceva piacere trascorrere unora di tempo insieme a Fabio. Se poi, quanto allultima affermazione, Rosario si riferiva al fatto che lei avrebbe dovuto mollare Fabio in modo che Domenico magari si facesse avanti, beh, allora non sapeva proprio che pesci pigliare. 132
Si conged dopo aver controllato con la coda dellocchio che non ci fosse modo alcuno di salutare anche Domenico. Purtroppo il ragazzo era intento a risciacquare una decina di tazzine per caricare la lavastoviglie gi aperta. A Rosanna non rimase che tornare da dove era venuta. *** Esattamente un mese dopo che era avvenuto il colloquio con Rosario, nulla nella vita di Rosanna era cambiato; si ritrovava ancora single per scelta, nonch responsabile della selezione del personale di Spazio Verde Fiorito (sempre per larea del supermercato, ma alloccorrenza anche per il resto dei negozi); Mirella non aveva smesso di prepararle i caff mattutini accoppiati ai cioccolatini, e Fabio continuava ad invitarla a pranzo puntualmente alle tredici. La sua macchina non aveva pi fatto capricci e come lei stessa aveva previsto lanno nuovo appena incominciato non le aveva mai regalato una briciola di tempo per prendersi un caff da Rosario. Questo significava che non aveva pi fatto una parola con Domenico: e questo le bruciava dentro al punto da farle venire il solito mal di stomaco almeno un giorno s ed uno no. Era persino giunta a sospettare che Domenico facesse apposta ad evitarla, perch quando arrivava ad ora di pranzo, in compagnia di Fabio per, Domenico era sempre nel retrobottega a preparare sandwich, toast, panini imbottiti e succulenti tramezzini. Inevitabilmente le veniva in mente quello che le aveva detto Rosario lultima volta che si erano parlati. Al bancone stavano Rosario e sua figlia Rosa Maria, che era una ragazza rotondetta come il padre, ma con un bel viso armonioso, due occhi scuri e lunghi capelli neri come lebano. 133
Rosanna temeva che potesse esserci qualcosa tra Domenico e Rosa Maria, perci ogni volta che le riusciva spingeva lo sguardo dalle parti del retrobottega; eppure non aveva mai visto ancora niente che la potesse allarmare. In compenso il lavoro sembrava essersi triplicato, Mirella aveva sostituito i motivetti natalizi che canticchiava con i brani di colonne sonore dei film pi recenti visti con il suo nuovo innamorato, e pure i pranzi di lavoro con Fabio sembrava avessero subito una brusca variante: si erano tramutati chiss come in veloci break di circa mezzora. Siccome Rosanna non era una donna che si arrendeva al primo tentativo, aveva provato pi di una volta a spezzare il ritmo massacrante del lavoro per prendersi una sospirata pausa. Ma ogni volta che si sforzava di far saltare fuori il tempo per una breve intervallo (cos da andare a prendere il caff da chi sapeva lei), sembrava che il destino in persona le remasse contro. Una volta cerano le telefonate urgenti da sbrigare (mentre Mirella aveva iniziato a svolgere degli incarichi un tantino pi prestigiosi per la De Stefani); unaltra volta cerano i colloqui per le selezioni (e Monti aveva insistito per esserci anche lui al momento della seconda fase, quella dei colloqui pi approfonditi); altre volte ancora semplicemente riusciva a ritagliarsi cinque minuti per se, ma appena si alzava dalla sedia qualcuno la chiamava al telefono (normalmente tali telefonate giungevano sempre dagli uffici della Presidenza: si vedeva dalla linea telefonica) o Mirella bussava alla porta per domandarle uninfinit di cose. Da ultimo ci si era messa una circolare di tutti i direttori del centro commerciale (compreso Fabio, dunque) che disponeva che non si potessero fare 134
pause caff, pause per le telefonate, o altri tipi di pause durante le ore di lavoro. Rosanna aveva cominciato a disperare di mettere in piedi una relazione stabile con un uomo; n daltro canto si decideva a rescindere definitivamente il legame un po ammuffito che si era creato tra lei e Fabio. Perch sforzarsi di tagliare un ramo secco, quando gi quasi morto? Preferiva aspettare che cadesse da solo. Il Natale non aveva portato niente di nuovo. Anzi, quando Rosanna ci pensava le veniva un vago senso di noia. Non aveva potuto fare gli auguri a Domenico, che era lunica persona a cui teneva e al quale il destino non le permetteva di avvicinarsi, nonostante i suoi ripetuti tentativi. Mirella le aveva regalato un flacone di Gucci (che a lei non piaceva assolutamente) e Fabio le aveva portato unagendaorganizer: sembrava che le volesse dire di mettersi a lavorare sodo per il nuovo anno. Poi svolgendo un rapido controllo per gli uffici del centro commerciale, aveva scoperto che quello era il regalo che i dirigenti della Presidenza avevano fatto a tutti i loro dipendenti (insieme al classico panettone, ad una confezione di gianduiotti e ad una bottiglia di Barolo). Lunica novit significativa era che il giorno di Natale aveva telefonato a sua madre e suo padre per fare loro gli auguri di Natale; dopodich, per, era rimasta a casa da sola. La telefonata laveva fatta solo perch spinta dalle parole di Domenico, che non avevano mai cessato di ronzarle nella testa a proposito della bellezza di avere una famiglia con cui trascorrere le feste, con cui chiacchierare di cose normalissime e scambiarsi i regali. I suoi genitori erano rimasti contentissimi della telefonata (lavrebbero cercata loro nel pomeriggio, ma con la stessa magra aspettativa di uno che sa gi quale regalo ci sia nel 135
suo pacco, perch lha previsto con largo anticipo). Invece lei li aveva sorpresi in maniera assai gradita. Per contraccambiare tanta gentilezza lavevano anche invitata a pranzo, ma Rosanna aveva declinato gentilmente linvito. Sarebbe stato come arrendersi su tutta la linea. Invece lei voleva conservare la sua decorosa riservatezza. Con Mirella non aveva preso nessun accordo. Tra lei e la segretaria pi si avvicinava il Natale e pi aveva notato una certa freddezza che partiva da lei e che Mirella contraccambiava perfettamente. Non avrebbe mai voluto trattare male la sua segretaria, specialmente perch sarebbe stata una autentica rarit trovarne unaltra con cui stringere un rapporto di lavoro cos sincero e confidenziale. Ma avvicinatisi i giorni delle feste, non riusciva a trattenersi dallessere sgarbata con lei. Forse era risentita del fatto che Mirella prendeva ordini anche dalla De Stefani, anche se questultima era pure una sua superiore e perci non poteva fare nulla a riguardo. Altre volte dava la colpa a Fabio, il quale non perdeva occasione di incoraggiarla a lavorare con energia e profitto, e in tal modo le metteva addosso una tale ansia che lei scaricava prontamente sulla povera Mirella. Lavevano caldamente invitata a prendersi cinque giorni di ferie tra Capodanno e lEpifania (unenormit, sapendo laria di magra che tirava a proposito delle ferie), con la spiegazione che in questo periodo dellanno non era abitudine della Presidenza del centro commerciale fare colloqui di lavoro. Lei aveva docilmente ubbidito, facendosi le ferie che le erano state imposte, pur senza capirne appieno la motivazione: era sempre stata lei a fare i colloqui di lavoro, anche sotto le feste; mai la presidenza si era accollata un compito simile. Che motivo poteva averne ora? 136
Le ferie le pass a casa con lincubo di poter essere licenziata quando avesse rimesso piede al lavoro. In compenso si present da Rosario il primo giorno di sospirata vacanza. Rimase assai delusa quando Rosario le raccont che aveva concesso alcuni giorni di ferie a Domenico per raggiungere la madre che viveva in unaltra citt, cosicch potesse trascorrere gli ultimi giorni delle vacanze di Natale con lei. Rosanna fece finta di niente, ma torn a casa col muso lungo, come un cane bastonato. *** Torn al lavoro che aveva fatto mille progetti sul suo futuro, che era stata sul punto di partire per Amburgo, ma che allultimo minuto era stato annullato il volo a causa di una nevicata troppo forte che aveva costretto laeroporto tedesco a chiudere le piste, e massimamente decisa a troncare con Fabio perch aveva finalmente acquisito la fondata certezza che Domenico non si sarebbe mai fatto avanti fin tanto che lavesse vista pranzare in mensa con uno dei capi del centro commerciale tutti i santi giorni. La mattina fil liscia come lolio. Mirella che non aveva fatto ferie perch ai piani alti si voleva che lufficio del personale rimanesse aperto le aveva fatto trovare sulla scrivania il solito plico di post-it colorati: telefonate urgenti da sbrigare, lamentele dei dipendenti del supermercato da risolvere, un pacco di curriculum da selezionare per un impiego di commessa in una boutique del centro commerciale, alcune buste paga con un punto di domanda gigante alla voce straordinari. Pens subito che quelle le avrebbe girate immediatamente allufficio amministrativo. 137
Dopo aver fatto le urgentissime telefonate, si alz con in mano le buste paga incriminate per andare in fondo al corridoio, dove cera lufficio dellamministrazione. Appena entrata, tutti la squadrarono riottosi e smisero di chiacchierare a voce alta come stavano facendo. Rosanna si diresse al tavolo del commercialista e gli domand il perch di alcuni straordinari che non erano stati pagati del tutto. Lui le mostr una circolare della Direzione della Presidenza, emessa da pochi giorni, che intimava a tutti i contabili di non retribuire le prime otto ore di straordinario. Cos Rosanna torn indietro scoraggiata dalla scoperta che anche a lei non sarebbero pi state pagate le sue prime otto ore di straordinario. Appena entrata nel mini-ufficio di Mirella, comment a voce alta: Stasera stacco alle cinque. Ho scoperto appena adesso che le mie prime otto ore di straordinario non verranno pi pagate. Ma ridicolo!. S, lo so. E una clausola del nuovo contratto. Ma vale solo con i neo-assunti, non con noi. Ma le buste paga che mi hai messo sulla scrivania erano di Busti e di Gaiardoni, e loro sono qui da parecchio tempo. Se non ricordo male. Non che avevano dei contratti a tempo determinato, e ora gli hanno fatto il contratto nuovo? Me ne sarei accorta. Sono io che stilo le assunzioni, diamine!. Mirella simbarazz improvvisamente e chin velocemente la testa come volesse finire di battere al computer il lavoro che aveva iniziato. Ma Rosanna mangi la foglia, e si piazz davanti allo schermo del suo computer coprendolo con tutta la sua statura. 138
Tu mi stai nascondendo qualcosa disse come fosse la cosa pi evidente del mondo. No, ti sbagli. Purtroppo ora ho fretta: mi sono ricordata solo in questo momento che la De Stefani vuole questa relazione al massimo per le due del pomeriggio, e mi mancano ancora dieci pagine da ricopiare dai suoi appunti. Non me la bevo. Tu sei diventata tutto ad un tratto diversa, e ti sei buttata a capofitto sulla relazione, ma soltanto una misera scusa. Ma se quando sono entrata stavi navigando su Internet!. Stavo cercando una cosa che mi aveva detto di cercare simpappin. O mi dici chi ha assunto questi due, o faccio scoppiare una tale bufera che tutto questo piano se lo ricorder per un bel po di tempo! la intim forte. Mirella si mise a tremare di paura, ma evidentemente in lei era pi forte la consapevolezza che doveva tenere la bocca chiusa. Perci depose le mani dalla tastiera, alz lo sguardo divenuto fiero sulla sua direttrice e le rispose con calma: Se proprio lo vuoi sapere, chiedilo ad uno dei capi del centro commerciale. Se vuoi, puoi benissimo domandarlo anche a Monti. Lui lo sa di sicuro. Rosanna la squadr da capo a piedi, bruciante di collera: Mi stai sfottendo? No. Per ti dico la verit: qui dentro le cose stanno cominciando a cambiare. Io stessa ormai da un mese che mi occupo di alcune faccende della Direzione Generale, tramite la De Stefani, e ho sotto gli occhi certe decisioni che stanno venendo prese or ora. Tipo quali? Tipo che non tutto il personale lo assumi tu. Centrano per caso gli ultimi colloqui di selezione che ho fatto?. Rosanna scrut ansiosa la sua 139
segretaria. In quel momento era lei sullattenti, come stesse aspettando informazioni vitali da Mirella. Centra il fatto che ultimamente hai dato limpressione di essere un po troppo, come diresentimentale nel tracciare i profili dei candidati e nel presentarli alla Direzione, premendo sul versante umano delle situazioni; sai, il giovane che solo un architetto, ma che parrebbe tanto affidabile; oppure la donna che con tutta s stessa disposta a lavorare, ma poverina, vuole il part-time. Insomma, pensano che ti sia rammollita. Mirella aveva cercato di non essere troppo brutale, ma ciononostante si accorse che quello che stava dicendo era una pugnalata dritto al cuore della sua direttrice. E tu come sai tutte queste cose? Monti le dice alla De Stefani, e lei le commenta con mepurtroppo. Io davvero mi trovo in mezzo a due frontivorrei tapparmi le orecchie certe volte. E la verit: devi credermi. Smise di parlare, tuttavia Rosanna le ordin di andare avanti. Lei continu: E una liberazione per me poterti dire queste cose: ho notato che da quando hai iniziato ad uscire con Monti, la De Stefani si fatta guardinga, al punto da chiedermi di lavorare per lei. E la segretaria di Monti tutto sommato, sai, forse anche lei stata una vecchia fiamma dellingegnere, e pu darsi che voglia prendersi una piccola rivincita con lui attraverso di te, purtroppo; fin qui nulla di strano, sappiamo tutte e due che le cose possono andare cos. Rosanna annuiva ogni tanto con la testa, ora che anche lei cominciava ad avere pi chiara la situazione. Intanto Mirella non cessava di parlare, era come un fiume in piena di parole: ma quel che pi strano che anche Monti ha cominciato a darmi degli ordini. Ti parr strano, ma mi diceva 140
che presto sarebbe giunto il momento di passarti solo certe selezioni, e che di questebeh, eccodi darle a te soltanto perch tu redigessi i profili, ma che poi ci avrebbe pensato lui a stilarli in maniera definitiva. E sempre lui avrebbe preso la decisione definitiva riguardo a chi assumere. Insomma, tu facevi i profili di brutta copia, e lui le belle copie. Vuoi dire che Fabiocio lingegnere Monti si corresse ritocca i miei profili? E perch mai? Te lho detto: perch alla fine vuole scegliere lui; anche se, bada bene, non so ancora se abbia gi iniziato a ritoccarli; ma quel che certo che ritoccando i profili in base al suo modo di vedere le cose, in questo modo pu giustificare la scelta agli occhi degli altri presidenti del centro commerciale. E un modo sicuro ed efficace per pararsi il fondoschiena, perch non si fida pi di te, di come lavori e dei criteri con cui selezioni i candidati. Rosanna emise un debole sbuffo,e si accasci sulla scrivania di Mirella. E pensare che mi ero accorta che cera qualcosa che non andavalui che viene ad assistere ai colloqui di lavoro, le ferie proprio adesso che a questi due disse agitando in aria le buste paga dei neo-assunti scadeva il contratto e bisognava riassumerliperch diamine non ci sono arrivata da sola a capirlo! rugg infuriata con se stessa, battendosi la fronte con la mano. Dai, solo un momento passeggero Mirella prov a venirle incontro per consolarla: sar successo che lui, conoscendoti di persona, senza volerlo si fatto unimmagine di te pi realistica; che sei pi sensibile, pi dolce di come gli parevi, e cos ha avuto paura che tu, essendo per davvero cos buona, ti potessi far influenzare dalle varie storie che ti raccontano i candidati. Mi potessi fare infinocchiare, volevi dire? sbott incollerita. 141
Oh, insomma, basta!. Mirella si pass le mani nei capelli aggiustandosi la frangia. Sei tu che hai preso ad uscire con lui. Adesso hai visto come sono andate le cose. Decidi tu cosa fare esclam spazientita. Sembrava che non ne potesse proprio pi. Non potevi mettermi in guardia, anzich incoraggiarmi? Me li ricordo i cioccolatini di quelle mattinefondente, gianduia, e cos via! la rimprover. Tutti del tipo: Dacci dentro!. Ma cosa vuoi che ne sapessi io! piagnucol Mirella. Aveva iniziato ad assumere la sua solita aria di vittima sacrificale. Speravo anchio che lingegnere Monti non fosse lennesimo mollusco viscido che gioca con i sentimenti delle donne Anchio speravo che dietro tanto charme non si celasse un verme meschino sussurr, imitando con la mano il moto sinuoso di un verme. Oh, un brutto, brutto verme verde come un pisello surgelato andato a male Schiacciato dallo zoccolo di un asino Su un terreno ruvido di sassi In un inverno freddo e nevoso come questo Scoppiarono a ridere. Rosanna guard la segretaria che si era notevolmente risollevata, a forza di parlare male degli uomini. Avevano rispolverato il loro vecchio passatempo di usare frasi sconnesse soltanto per stramaledire il genere maschile. Anche ora quel passatempo aveva funzionato a dovere, riportando il buonumore fra loro due. Sai che ti dico? concluse Rosanna. Cosa? Oggi a pranzo gli dico tutto quello che si merita. Ben detto. Vai, e spremilo come un limone. Ebbene, mentre quel giorno erano a tavola not che anche Fabio si era preparato un discorso da dirle. 142
Ma poich la sfortuna vuole che quando capita un guaio, ne capitino anche altri cinque tutti di seguito, per la prima volta da quando loro due avevano preso labitudine dincontrarsi per gustare delle veloci pastasciutte o delle succulenti bistecche, si trovarono davanti Domenico invece che Rosario con il block-notes delle ordinazioni. Infatti nelle ultime settimane succedeva che saltassero regolarmente la coda del self-service, daccordo con Rosario di aspettare direttamente lui al tavolo per fare le consuete ordinazioni. Ma Rosanna non si aspettava certo Domenico al posto di Rosario. Che fosse un avvertimento del suo amico siciliano? Rosanna lo scrut con la coda dellocchio, e concluse che evidentemente Domenico era infastidito. I suoi modi sbrigativi tradivano che era di pessimo umore, e daltro canto aveva mille buone ragioni per irritarsi proprio con loro. A Fabio che gli aveva chiesto quali erano le specialit del giorno, Domenico aveva risposto che gli sembrava che fossero il salmone alla griglia e i ravioli ai funghi porcini. Ma non ne era molto sicuro. Fabio lo scrut inarcando le soppraciglia, come se il giovanotto gli avesse appena reso un insulto. Sono appena entrato in servizio, e non ho fatto in tempo a vedere le offerte del giorno si scus Domenico. Rosanna incamer nella testa quellinformazione, con annesso il rapido calcolo che, dunque, Domenico avrebbe dovuto staccare dal locale alle otto di sera. Se lei avesse voluto, almeno avrebbe potuto raggiungerlo tornando al centro commerciale per quellora. Ordinarono una birra ed una bottiglietta di acqua naturale, due contorni misti e due piatti di ravioli ai funghi. Presi gli appunti, Domenico se ne and rapido come era venuto. 143
Allora, che volevi dirmi? domand tranquillo Fabio. Ho avuto notizia che sono state fatte delle assunzioni scavalcandomi. Ti riferisci ad alcuni dellamministrazione a cui stato rinnovato il contratto senza dirti nulla ? Esattamente. Sono venuti da me a lamentarsi dello stipendio. Ma io che ne potevo sapere, dato che non avevo nemmeno stipulato con loro il contratto? Se almeno glielavessi fatto io, avrei mostrato attenzione a quella clausola assurdale prime otto ore di straordinario non pagate: ma una presa in giro!. Stava discutendo animatamente. Domenico li interruppe per appoggiare sul tavolo la birra e lacqua minerale. Rosanna smise di parlare, per poi riprendere appena Domenico li lasci nuovamente soli. Mi sembra che il mio operato sia troppocontrollato ultimamente; tu che assisti di persona ai colloqui, certe assunzioni che non passano nemmeno da menemmeno per redigere il contratto! E dulcis in fundo: i profili dei candidati selezionati ritoccati! Guarda che non ne posso proprio pi!. Rosanna batt forte una mano sul tavolo. Ma dintorno cera troppa confusione perch si accorgessero di quello che stava succedendo al loro tavolo. Eh? Cos questa storia? domand Fabio con laria di uno che cadeva dalle nuvole, staccando precipitosamente la birra dalle labbra, e rovesciandone pure qualche goccia sul tavolo. Anchio ho le mie fonti, che non vengo certo a sbandierartinon solo tu hai le tue! E ti dico pure che sono stufa di non poter agire liberamente. Stai dando i numeri. Cosa ti fa credere che possa modificare i profili delle persone con cui tu fai i colloqui? Intanto tranne qualche caso sporadico, 144
vero, hai sempre tu in mano lincarico di selezionare il personale. Su questo non ci piove. E ti posso dare tutte le garanzie che vuoi che se ho interferito, era soltanto per accertarmi che non avessi pi attacchi di buonismo nel selezionare i candidati. Voglio che come primo criterio tu usi lesperienza acquisita dal candidato, non le sue buone intenzioni. Ma qui finisce la mia supervisione: credimi. Non so niente dei profili cambiati. E so gi cosa stai per obbiettarmi, ti conosco: che poich tutti i nostri computer sono meravigliosamente collegati in rete, senza alcuna difficolt avrei potuto accedere allarchivio-profili dal mio PC e modificarli. Ma io ti posso garantire che chiunque lavora negli uffici alti pu farlo, e siamo noi cinque soci, pi la De Stefani con le sue collaboratrici; poi aggiungiamo pure allelenco il tuo ufficio del personale e gli uffici amministrativi. E per quanto riguarda i due neo-assunti che si lamentano della busta-paga, beh, che vengano a lamentarsi direttamente con me dei conti che non quadrano! Se poi il loro contratto scadeva proprio nel periodo in cui ti sei presa i giorni di ferie, di questo non posso farci niente: bisognava pure che qualcuno redigesse dei nuovi contratti per la loro riassunzione!. Sei stato tu che mi hai detto che potevo prendermi cinque giorni di ferie dopo Capodanno lo attacc Rosanna. Anchio ho certe regole da rispettare, purtroppo. Ho dovuto cedere alle pressioni dei miei soci. Sono stati loro a volere che quei due venissero riassunti con quella nuova clausola. Se li avessi riassunti tu, ti saresti opposta. Non vero? ammise a malincuore Fabio. E poi aggiunse timidamente: Vedi che un po ti conosco?. Rosanna lo guard incredula. Eppure sent dentro di lei che Fabio non le mentiva. Era la pura verit 145
che anche lui doveva sottostare ad un certo tipo di logica sul lavoro, per il bene di tutti. E per quanto riguardava i profili rimaneggiati, era una considerazione altrettanto lapalissiana quanto Fabio le aveva rivelato; davvero non aveva idea di come potessero venirle modificati gli elaborati sui candidati da presentare ai capi una volta terminato il secondo lavoro di scrematura. Perch era su quegli elaborati che avveniva lultimo vaglio da parte di uno (a turno) dei proprietari del centro commerciale. Rimase in silenzio mentre Fabio sorseggiava la birra. Poi si ricord che anche lui sembrava volerle dire qualcosa, allinizio quando si erano incontrati: Volevi dirmi qualcosa anche tu, per caso? S. Volevo chiederti scusa, appunto, di questa specie di controllo che ti ho fatto durante questi mesi. E stata dura anche per me, soprattutto sapendo che tra me e te ci troviamo cos bene a parlareci troviamo bene insieme. La guard con uno sguardo che Rosanna non gli aveva pi visto da mesi. Lei si ricord del loro primo incontro, di quando lui era stato cos galante da farle abbassare tutte le difese naturali che lei aveva subito alzato alla richiesta di offrirle un caff. Fabio continu con voce morbida: Sono stato costretto dai miei soci a tenerti docchio. Sai, ho ricostruito i fatti e mi sono reso conto che la De Stefani deve aver raccontato ai miei soci della tua ultima selezione, quella dei buoni sentimentidiciamo cos le confid. Era quasi Natale... probabilmente latmosfera natalizia mi ha contagiato sospir. Capisci bene, per, che loro si sono preoccupati comprensibilmente e mi hanno calorosamente chiesto di sorvegliare il tuo lavoro. Capisci anche che ho dovuto dare un taglio al nostro rapportodi controvogliaaltrimenti i miei soci non avrebbero 146
mai creduto che il mio giudizio su di te fosse obbiettivo e quindi insindacabile. A quelle parole sovvenne a Rosanna che un uomo veramente innamorato poteva pure prendere le parti della sua donna, anche a costo di finire nei guai. In fondo, per una vicenda simile non era scoppiata la guerra di Troia? Le sarebbe piaciuto davvero che Fabio le avesse dimostrato sostegno e solidariet. Invece le stava spiegando che le cose nella vita reale funzionavano diversamente. Intanto arriv Domenico con le pietanze. Le depose frettolosamente sul tavolo, facendo cadere per sbaglio dal piatto di Fabio un raviolo. Stia pi attento, per cortesia! lo rimprover Fabio. Domenico si scus e fece marcia indietro. Hai visto quel tipo? Ecco, gente come lui che non bisognerebbe mai assumere! Lavora distrattamente: se fossi io nei panni del padrone, avrei paura che quel tizio mi facesse scappare i clienti con la sua goffaggine!. A quelle parole Rosanna si risent: Oh, basta Fabio: tu presumi troppo. Magari stanco. Che ne sai tu? Tu pensi di sapere sempre tutto, vero? Pensi di sapere come selezionare il personale, pensi di sapere quali siano le persone giuste da assumere, pensi addirittura come sia giusto tenermi docchiosai, il modo pi delicato in modo che io non me ne accorgadannazione! gli url dietro. Cap che anzich tranquillizzarsi, si stava sempre pi arrabbiando. Questa volta dai tavoli vicini cominciarono a girarsi per guardarli. Rosanna blocc lo sproloquio, e si chin a inforcare con la forchetta uno dopo laltro i ravioli nel piatto. Ma Fabio non aspettava altro: E cos tu pensi che abbia fatto male?, alzando la forchetta per aria. Il suo piatto era ancora intatto. S. E ingoi un altro boccone. 147
Per il profilo dello studente universitario che hai assunto lhai redatto tu. E con questo?! A parte il fatto che mi hai detto tu di assumerlo! Beh, sai che ti dico? Che non ci hai azzeccato un bel niente! E che quando sei stata a casa in ferie, met dellufficio amministrativo venuto da me a lamentarsi del giovanotto! Permetti che un po di dubbi sul tuo operato mi possano anche venire, non trovi?. Per Rosanna fu come ricevere un pugno nello stomaco. Le scomparve la fame in un momento. Come sarebbe a dire che ho sbagliato a scrivere il profilo? Che problemi ha dato il ragazzo? Fastidioso, collerico, attaccabrighe, che non vuole fare nessun straordinario Per forza, non glieli pagate Che si rifiutato di consegnare i pacchi-regalo ai fornitori, che non fa quello che gli si dice, che vuole una scrivania tutta sua e un computer per navigare in Internet ogni tanto Ma io avevo scritto che non era un tipo da lavorare in team Noioso, antipatico gi dopo un mese hanno cominciato a supplicarmi che lo mandassi via; ma non posso farlo, sarebbe un dispiacere per suo padreio e lui siamo vecchi conoscenti comment amareggiato. Ripeto: guarda che sei stato tu a dirmi che volevi assumere lui rispose acida. Per forza: mi ha fuorviato il profilo del ragazzo. Ma scusa, non ti ricordi pi quello che hai scritto?. E come un giocoliere si appresta a tirare fuori dal cappello il coniglio, cos Fabio tir fuori dalla borsa una ben pi amara sorpresa. Era il profilo del giovanotto. Fabio lo depose sul tavolo e cominci a leggere: 148
il candidato un giovane studente universitario dotato di una estrema comunicativa, di spigliatezza e di capacit di lavorare in autonomia ed in team. Si dimostra interessato al posto di lavoro, soprattutto assai volonteroso di provarsi su un campo diverso dalla azienda in cui ha precedentemente lavorato per tre estati consecutiveVuoi che vada avanti a leggere?. A Rosanna le si annebbi la vista. Ma io non ho mai scritto quelle cose balbett. Adesso mi prendi anche in giro? Non lo farei mai. Te lo giuro gli assicur con tutta la forza di convinzione di cui era capace. Eppure io ho scelto lui anche in base a questo profilo. Capisci bene che quando lhanno preso in mano i miei soci, dopo le grane sorte a proposito di lui con lufficio amministrativo, mi hanno obbligato a porti sotto stretta vigilanza. Rosanna non sapeva cosa controbattere. Si sentiva in trappola, e non sapeva come uscirne. Decise di temporeggiare: Facciamo cos: cercher il file di quel profilo sul mio computer, e controller che il giudizio che avevo scritto sia proprio quello. Se non lo sar, ne riparleremo. Altrimenti ti chiedo scusa fin dora, e ti autorizzo a farmi tutti i controlli che vuoi. In effetti non capisco perch mai avrei dovuto scrivere una simile cretineria!. Ti do tempo fino alla fine di questa settimana. Stai attenta! Sto rischiando il mio posto di lavoro? Fabio abbass gli occhi, prima di ammettere: Forse so meglio: io ti voglio qui, e credo che tu ormai lo sappia. I discorsi che ti ho fatto non sono mai state parole al vento per me. Ma i miei soci sono furibondi, quasi sul piede di guerra. Hanno paura che tu possa ripetere altri sbagli simili; li capisco, non posso biasimarli. Ma io ti conosco e ho 149
fiducia in te. Qualsiasi cosa ti serva, fammelo sapere. Voglio poterti aiutare, per quanto mi possibile. Rosanna lo guard incerta su cosa pensare. Era rimasta sola al tavolo. Fabio si era congedato dopo aver fulminato i suoi piatti, in appena quindici minuti soltanto: le aveva raccontato di avere una certa terribile incombenza da sbrigare, e che non poteva per nulla al mondo rimandare. Laveva salutata e si era allontanato in tutta fretta. Rosanna pallida come un cencio ed immobile quanto un palo dellelettricit pensava con le rotelle a mille. Si sentiva accerchiata da un pericolo di cui non conosceva il nome, e nemmeno le fattezze. Lunica cosa che aveva chiaro era che Fabio, in un momento dira, si era lasciato sfuggire un particolare che le aveva fatto cogliere la cruda verit: era stato il profilo falso dellultimo ragazzo assunto da lei a mettere i soci sullattenti, compreso Fabio. Non centrava niente come lui le voleva far credere allinizio che la stavano osservando solo per controllare che non si comportasse pi in modo poco professionale, vinta da certi buoni sentimenti che in un colloquio dassunzione non dovevano nemmeno affacciarsi allanticamera del cervello. Ma di pi non capiva. Di soppiatto si avvicin Rosario, reggendo un vassoio con un caff macchiato. Non hai ancora bevuto il caff quel manichino non te lha nemmeno ordinato! comment. Rosanna alz la testa, guardandolo commossa. Grazie, meno male che ci sei tu! rispose, allungando la mano per prendere la tazzina di caff. Vi ho osservati per tutto il tempo che discutevate, e a mio giudizio direi, senza ombra di dubbio, che 150
sei nei guai. Ti serve una mano da un vecchio amico. Sapessi che guai! sospir. Nulla pi terribile che trovarsi da soli. Rosanna lo squadr nuovamente. Hai proprio ragionehai sempre ragione, daltronde. Mi avevi avvertito che Fabio Monti poteva diventare pericoloso. E uno che guarda prima di tutto a conservare i suoi interessi personali. A proposito di interessi sei tu che mi hai mandato Domenico per le ordinazioni? Per poco non mi preso un colpo! Bella pensata, non trovi? Ti serviva una spintarella per piantare quel don Giovanni! Ho soltanto fatto del mio meglio sorrise sardonico. Lo sapevi che stato sposato per un anno? Chi? Domenico? Rosario sgran gli occhi. Rosanna scoppi a ridere. No. Parlo di Fabio. Lavevo sentito dire; stata lei a piantarlo? Cos si spiegherebbe un certo suo subdolo disprezzo per le donnee non chiedermi da dove lo arguisco: se proprio lo vuoi sapere, si vede dal modo in cui ti tratta. No. E stato lui a piantare lei. A quanto mi ha detto, gi poco tempo dopo che erano sposati le cose tra loro avevano preso una brutta piega; il loro rapporto aveva cominciato ad incrinarsi, sempre di pi. Finch accaduto che lei ha abortito di nascosto. Lui non ci ha pi visto dal risentimento e se ne andato. Mi era parso sincero per, quando mi raccontava che era veramente affezionato alla moglie tanto da fare con lei un fidanzamento lungo dieci anni, fin tanto che questa si decisa a sposarlo; e poi dovevi sentire come parlava del figlio che non ha mai avuto: lo trattava come una persona vera. 151
Beh, un figlio non nato sempre un figlio, per un genitore. Anche se esistito solo per un giorno. Sar ma non tutti la pensano cos. E tu come la pensi? Non saprei ho altri pensieri in testa in questo momento per stare a sentirti, non riesco a concentrarmi su discorsi filosofici. Come vuoi tu. Torniamo al tuo problema. Dimmi di che si tratta. E Rosario si sedette al tavolo con lei, mentre Rosanna cominci a raccontargli tutta la vicenda dallinizio. Dopo unora fitta di colloquio tra Rosanna e Rosario, questultimo si era fatto una chiara idea di come dovevano essere andate veramente le cose. Qua stanno cercando di incastrarti. Per non so per quale motivo. Hai dei nemici qui dentro?. Rosanna cadde dalle nuvole. Non credo. Adesso ora che tu vada, sono gi le due e un quarto. Potrebbero incolparti di trascurare il tuo lavoro. Per me diverso perch al banco ci sono i miei due aiutanti. Intanto cercher di farmi venire in mente qualcosa per aiutarti, vedrai la rassicur Rosario, tenendo ben fissi i suoi occhi in quelli di Rosanna. Grazie. Per ora nemmeno io so cosa fare. Non mi resta che tornare a lavorare, ma con gli occhi aperti e le orecchie dritte a captare anche il pi piccolo indizio di manovre contro di me propose. E si alz stringendo forte la mano al suo amico. Per prima cosa quel pomeriggio Rosanna controll i file che riguardavano i profili dei cinque candidati selezionati lo scorso 30 Novembre. Con sua grande meraviglia, scopr che effettivamente su quei file erano state apportate delle minime modifiche, sufficienti tuttavia a fornire nellinsieme un quadro 152
del candidato abbastanza diverso da quello che lei aveva tracciato la prima volta. Si appoggi allo schienale della poltrona, in preda allo sconforto. Davanti a lei lo schermo del computer le rimandava la pagina del profilo che Fabio le aveva letto poco prima alla tavola calda, a proposito del giovane studente neo-assunto. La schermata video, che in quel momento le appariva luminosa al limite dellinsopportabile, quasi quanto lo erano stati per lei i discorsi del suo capo, riproponeva in maniera assolutamente identica le parole che lui aveva pronunciato leggendo il curriculum soltanto unora prima. Controll anche gli altri quattro profili che aveva stilato durante quel 30 Novembre, e si accorse amaramente che in ognuno erano state fatte delle piccole modifiche, come se qualcuno avesse voluto intaccare lintero quadro tracciato del candidato solo quel tanto che bastava a forzare la mano del direttore nelleventuale assunzione, incanalandola apposta verso una direzione precisa. Era incredula a dir poco. Eppure lei non aveva mai ritoccato quei file. Non si capacitava di come qualcuno (ammesso fosse uno) potesse averli aperti (in sua assenza, era ovvio), averli modificati, aver salvato le modifiche, aver cancellato le vecchie copie di back-up dei file e sostituito cos i file precedenti con quelli appena creati, salvo poi in un modo a lei sconosciuto tirare indietro le lancette dellorologio di sistema (quello che datava i file), in modo che quellultimissima versione risalisse proprio al 30 Novembre, il giorno dei colloqui. Con la testa che le girava come una trottola ed il cuore a mille afferr dal mazzo di chiavi gettato alla rinfusa nel primo cassetto la chiave che apriva lo schedario dei curriculum. Si alz e mosse alcuni passi verso la parete di fronte, quella con tutti i vari 153
schedari. Infil la chiave, la fece girare, apr lanta ed estrasse lultimo cassetto. Si ricordava di non aver ancora smistato i cinque fogli nei rispettivi scomparti secondo il loro ordine alfabetico, ma che aveva soltanto appoggiato le cinque cartelline in fondo allultimo cassetto, con lidea che le avrebbe sistemate pi avanti. Fece scivolare fuori dalle cartelline i fogli, e si avvide con stupore che erano tutti macchiati di t. Si ricord solo in quel momento che la sera del 30 Novembre, la sera in cui in preda alla delusione e alla solitudine per lassenza di Fabio (complice leffetto della neve che le faceva sembrare stranamente leggere tutte le cose, anche quelle illegali) meditava di cambiare il profilo di Domenico, di fatto le erano cadute alcune gocce di t sui fogli, e che per questo, essendo tutti bagnati, li aveva fatti ribattere al computer la mattina dopo da Mirella. Che buffo, pens: Io non li ho cambiati, ma qualcun altro lha fatto, accidenti!. Dopo mezzo minuto che continuava a spremersi le meningi alla ricerca di un bandolo, di una spiegazione possibile a cui attribuire gli strani fatti appena scoperti, le sovvenne una seconda considerazione che la fece tremare tutta da capo a piedi: Ma se i profili sono stati cambiati tra la sera del 30 Novembre e il 1 Dicembre entro le 14.00, voleva dire che poteva essere stata benissimo Mirella a modificarli, quando lei le aveva consegnato i fogli da ritrascrivere. Per pens subito dopo era anche vero che non li aveva guardati affatto la sera del 30, quindi potevano gi essere stati modificati. Il suo cervello lavorava febbrilmente su quella piccolissima traccia. S, secondo lei era stata Mirella la mattina del 1 Dicembre. La cosa la mand su tutte le furie, per si sforz di rimanere calma e di continuare a pensare. 154
Rimaneva da capire se Mirella avesse agito per conto proprio, o per conto di terzi. Tutto sommato poteva aver ricevuto ordini dalla De Stefani, in fondo questultima era stata pur sempre una vecchia fiamma di Fabio, perci poteva aver costretto Mirella a farla sporca, spinta dalla gelosia. Oppure poteva essere stata sempre Mirella, per qualche motivo a lei sconosciuto, ad aver falsificato i profili di sua libera iniziativa, salvo poi avere il plauso implicito della De Stefani, o peggio ancora, di Fabio o di uno degli altri soci. Doveva avere delle prove. E al pi presto. Le venne in mente anche lultima selezione appena svolta, quella per la boutique del centro commerciale. Era stato un lavoro extra, e larchivio delle mansioni extra lo teneva in un altro schedario. Lo apr e prese i suoi appunti. Si trattava delle note riguardanti una decina di profili. Li lesse: era tutto giusto. And ad aprire il file corrispondente alla ragazza assunta, e le venne quasi un colpo apoplettico. Anche qui qualche aggiustamento qua e l forniva unimmagine della ragazza leggermente diversa da quello che lei aveva scritto nei suoi appunti, col risultato che per il negoziante del centro commerciale era stata perfetta da assumere, ma che non era stato messo al corrente di certi dettagli che lei, invece, aveva prontamente messo nero su bianco. Per solo sul suo block-notes. Non controll i profili delle altre candidate commesse, tanto era quasi sicura che fossero stati leggermente modificati anche quelli. Si ricord che in quelloccasione, dal momento che il negoziante voleva scegliere direttamente di persona la candidata pi idonea, si era fatto a tale scopo consegnare tutte le schede valutative che avevano passato il vaglio attento e scrupoloso di Rosanna, e si era arrangiato da solo. Era stata sempre Mirella 155
a consegnargli una cartellina contenente una decina di schede. Non le ci volle molto perch pensasse che sempre lei poteva benissimo aver manomesso i profili, salvato sul server centrale i file cos falsificati (dopo aver riposizionato indietro lorologio di sistema e cancellato le vecchie copie di back-up), e portato al negoziante i falsi stampati. Si pass le mani nei capelli, disperata. La ragazza era gi stata assunta, e prevedibilmente avrebbero cominciato ad arrivare altre grane anche dal negoziante. Lui si sarebbe lamentato con i presidenti del centro commerciale, e loro con lei. Prov a percorrere con la mente le piste possibili in sua discolpa: si disse che aveva labitudine di controllare i profili che scriveva, e che ne portava sempre con s una copia quando andava dai suoi superiori per lultima verifica, prima che questi assumessero il candidato pi idoneo. E tutte quelle copie venivano da lei controllate personalmente, stampate direttamente dalla sua stampante in ufficio. Poi le venne in mente un'altra cosa, e si disse che si era sempre comportata come una perfetta idiota: di solito era Mirella che portava le cartelline con i profili al piano superiore quando richiesto o ai negozianti del centro commerciale. Era una mansione che le aveva sempre fatto fare perch non vi dava troppa importanza. Non li portava mai lei perch voleva recapitarli in anticipo, cos che il datore di lavoro avesse tempo di leggerli e studiarli. Tanto si fidava ciecamente di Mirella, e non le sarebbe mai potuto venire in mente nemmeno per tutto loro del mondo! che lei avesse dei profili di un tipo, e il suo capo di un altro tipo! A quel punto visto che le cose stavano cos, ritenne di controllare anche i lavori precedenti al giorno della disgrazia. Estrasse a caso dallarchivio qualche profilo e serrati i fogli nella sua mano sinistra si diresse al computer: not che non 156
cerano differenze tra quei profili e i file corrispondenti. Respiro di sollievo. Quindi Mirella aveva cominciato la sua tresca sempre se era davvero stata lei solo dal primo di Dicembre. Ma chiss quanti altri cambiamenti aveva apportato, ora che si era gi a Gennaio inoltrato: Rosanna frug tra i nuovi file di Gennaio, e si tranquillizz quando si avvide che i colloqui di lavoro svolti erano stati gran pochi. Laveva dimenticato. Li esamin tutti, e rimase sorpresa nellaccorgersi che gli unici profili diversi da quelli stilati da lei nel suo block-notes risultavano essere soltanto i cinque del 30 Novembre, e la serie di dieci per la ricerca della commessa nella boutique. Gli altri erano tutti a posto. Si stup della scoperta, perch non ne capiva la logica. In un attimo di disperazione spense il computer disgustata. Ripens allintera faccenda: dunque, da un lato cerano i suoi appunti esattamente come li aveva scritti (tutti i suoi block-notes giacevano nellultimo cassetto dellarchivio); dallaltro cerano file e profili corrispondenti stampati in versioni tra loro differenti. La tresca era perfetta: i capi avrebbero potuto sindacarle che la sua prima impressione sul candidato si era rivelata giusta, ma che per qualche motivo di cui lei sola era a conoscenza motivo per cui sarebbe stato meglio licenziarla, per lei cambiava tale impressione al momento di stendere il profilo lavorativo, col risultato di trarre in inganno i soci del centro commerciale, o i vari negozianti rivoltisi a lei. Non importava quale che fosse il motivo della sua presunta scorrettezza: che fosse per buoni sentimenti, per voler preferire qualcuno dei candidati o per tramare alle spalle del centro commerciale, il risultato era lo stesso: licenziata per condotta scorretta. 157
Pens che le rimaneva poco tempo, stando a quello che le aveva detto Fabio. Prese il suo cellulare e fece il numero di Rosario (le aveva dato il suo biglietto da visita). Gli spieg che doveva vederlo in fretta, e che avrebbero dovuto preparare insieme una disperatissima strategia difensiva. O lei avrebbe senzaltro perso il posto di lavoro. Stasera a casa mia. Vieni pure quando vuoi: stasera io sono l dalle otto in poi si offr Rosario di aiutarla. Ci sar. Abbiamo pochissimo tempo. Me lo immaginavo. Conosci qualcuno che sia un mago del computer? Certo che lo conosco. Tu vieni, che cos te lo presento ridacchi Rosario. Non vorrai intendere chi penso io, vero? domand col cuore in gola. Ooh! Ma cosa vai a pensare! Tu vieni, e vedi. A stasera allora rispose timorosa Rosanna, e termin la chiamata. *** Era il 17 Gennaio. Al volante della sua automobile Rosanna meditava sul poco tempo che le restava per organizzarsi e scoprire il colpevole che aveva tramato alle sue spalle. Stava guidando verso la zona della citt in cui abitava Rosario, che a quanto aveva capito era dalle parti del Cottolengo. Dopo aver staccato dallufficio (aveva salutato Mirella come se niente fosse), era passata da Rosario e si era fatta spiegare il modo pi veloce per raggiungere la sua abitazione. Rosario le aveva fatto un breve schizzo della strada pi diretta per spostarsi dalla zona del Parco, dove abitava Rosanna, a quella nei pressi di Corso Regina Margherita e dei Lungo Dora. 158
Stranamente Domenico sembrava intento ad ascoltare i loro discorsi con la scusa di prepararle un cappuccino, senza per che lei glielavesse ordinato esplicitamente. Tuttavia lo bevve con piacere, rincuorata anche dal fatto che pareva proprio che Rosario avesse gi previsto tutto quello che sarebbe successo, ancora prima che lei glielo raccontasse. Mi sembra di rivedere certi guai che mi sono capitati in passato aveva spiegato ad una Rosanna incredula. Allora lei cap che si riferiva ai debiti per gioco. Che qualcuno lavesse incastrato? Si immagin che, in quel caso, sarebbero stati accomunati dalla stessa infausta sorte. Forse anche lui ne era venuto fuori con laiuto di un amico, e cos ora si sentiva in dovere di contraccambiare il servizio ricevuto, aiutando lei. Era partita da casa alle sette e trenta dopo essersi concessa una doccia veloce, un cambio dabiti (aveva smesso lelegante completo indossato quella giornata per calzare solo una semplice felpa e dei jeans bordeaux), e aveva ingoiato in mezzo secondo un toast super-farcito. Lungo Corso Vittorio Emanuele II aveva trovato il solito il traffico piuttosto sostenuto, cosicch dopo un paio di sorpassi azzardati aveva ripiegato saggiamente nel lento fluire della corsia di destra e di attendere l con pazienza certosina che la coda procedesse, confortata dai getti di aria calda che uscivano dalle bocchette del riscaldamento. Il buio della sera era spezzato ad intermittenza dai lampioni, che quella sera facevano brillare ancor pi intensamente le case e le fette di strada illuminate perch laria era particolarmente tersa e pulita; era unaria carica di neve. Persino le Alpi ormai semi-scure in lontananza parevano pi vicine. Intenta a guidare a passo duomo per le vie della citt, not per la prima volta certi dettagli di cui 159
non aveva mai fatto caso. Si disse che era sempre di corsa, per osservare certe cose. Invece ora, nonostante il tempo non fosse propriamente dalla sua parte, si riscopriva dello stato danimo giusto per accorgersi di quei particolari che per lei, soltanto il giorno prima, sarebbero risultati assolutamente insignificanti. Vide il cielo solcato da striature viola farsi sempre pi scuro, quasi nero. Vide le finestre accese delle case, mentre la sua auto scorreva piano sulla strada. Not la metropolitana che le pass accanto sferragliando sui binari, e una piazza illuminata da tre bei lampioni depoca sulle cui panchine gelate si era rifugiato un gruppo di senzatetto, che stava spartendosi le poche vettovaglie da mangiare tirandole fuori da un sacchetto di carta. Vide i palazzi possenti, alti ed interminabili in cui riconobbe lo stile neoclassico. Pass accanto alla Consolata ed inavvertitamente una preghiera sal dal suo cuore: Fa che ci sia ancora tempo. Ne ammir la cupola esagonale, riccamente ornata, con le sue cappelle radiali che si aprivano sui fianchi come i petali di un giglio. Quando furono le venti accese il radiogiornale. Dopo la consueta valanga di notizie politiche ed economiche, e dopo i soliti minuti di pubblicit, fu la volta delle previsioni metereologiche: Rosanna le ascolt con le orecchie bene aperte, perch voleva sapere se sarebbe ancora nevicato, oppure no. In tutta quella settimana, infatti, cerano state delle spruzzate di neve. Ed infatti come aveva iniziato ad spiegare il colonnello dellaeronautica proprio per quel fine settimana si attendeva una nevicata fuori dalla norma. Il consiglio era quello di procurarsi delle pile di scorta perch, proprio per ammettere tutte le eventualit, era possibile che si verificasse un guasto alla rete elettrica. Rosanna rimase molto colpita dalle parole del colonnello. 160
Alla fine giunse davanti allabitazione di Rosario. Parcheggi, e scrut incuriosita la casa prima di scendere dalla macchina. Era una villetta appartata, dallo stile vagamente liberty, con un minuscolo pezzo di terra davanti su cui stava a malapena una panchina, ed un piccola edicola a Santa Lucia, la santa patrona di Siracusa. Ne riconobbe le fattezze: una fanciulla vergine in tunica bianca, sul cui viso c una benda al posto degli occhi strappati. Scrut in alto: il tetto spiovente, con un abbaino in mezzo: probabilmente la mansarda. Un grosso balcone sospeso a met della facciata, dalla foggia un po antiquata, con colonne che sorreggevano una balaustra di marmo. Le finestre erano molto belle, grandi, incorniciate dallo stesso tipo di marmo della balaustra. Quattro in tutto, esattamente una sopra laltra. Le parve una casa tale quale la disegnerebbe un bambino della scuola dellinfanzia, e ci la divert molto. Su ogni finestra era appesa una fioriera. Allingresso, un monumentale portone di legno spesso quanto una serie di travi in fila; un piccolo pino si ergeva accanto ai cardini del portone, presumibilmente quello che avevano adoperato per Natale, e che una volta tolti gli addobbi era stato mandato fuori di casa, al freddo, a fare gli onori di casa agli ospiti che entravano per quella porta gigantesca. Rosanna scese dalla macchina e suon al cancello di casa. Not anche che una piccola lanternina in ferro battuto, appesa proprio sopra il pino, illuminava tutta la zona dingresso. Subito il cancello si apr, facendo uno scatto. Rosanna inforc il vialetto dingresso lungo appena due metri e mezzo. Poich il pesante portone non era stato aperto per, risuon il campanello. Non dovette aspettare nemmeno mezzo minuto, che qualcuno le apr la robusta porta dentrata, 161
immettendola su un corridoio illuminato da un bellissimo lampadario di cristallo, che rifrangeva per tutta la lunga stanza sfumature calde e dorate, che rimbalzavano alla fine su di uno specchio rettangolare incorniciato a m di quadro antico. Piantato davanti a lei, come un perfetto padrone di casa, si ergeva Domenico. Rosario mi ha detto di farti accomodare le disse, aprendole la porta. E poi aggiunse: Va bene se ci diamo del tu? Visto che dovremo lavorare parecchio questa notte. E allung la mano verso di lei. Rosanna non cap se doveva per prima cosa salutare Domenico (che non si era certo immaginata di trovare proprio l, di fronte a lei) o se rimirare stupita la stupenda entrata di quella casa. Incerta sul da farsi, allung una mano per stringere il pomolo della porta dingresso, ma appoggi senza accorgersene la mano su quella di Domenico, intenta con gli occhi a fissare il lampadario e lo specchio. Arross e si scus. Certo, diamoci del tu balbett confusa. Poi, mentre con la stessa mano richiudeva la porta, intimorita dalla bellezza confortevole di quelle pareti segu come un cagnolino Domenico che faceva strada verso il salotto. Il tavolo rotondo era gi apparecchiato con una tovaglia bianca di cotone ricamato, e con i bicchieri dellaperitivo. In mezzo un vassoio enorme (a quanto pareva in quella casa ogni cosa era enorme) che conteneva una ciotola di patatine, qualche tramezzino, una bottiglia di acqua minerale e un cabaret di pasticcini. Seduta attorno al tavolo cera lintera famiglia di Rosario, al completo come la guarnigione di una caserma: lui, in pantaloni di velluto e maglione che sembrava nuovo; sua moglie, una signora altrettanto rotondetta e bassa, con addosso una 162
gonna di lana ed un cardigan rosso con una camicia di seta, la loro figlia Rosa Maria, e gli altri figli pi piccoli Antonio, Giuseppe e Pietro. Sembravano un piccolo plotone schierato sullattenti. Rosario si stacc da quella foto di famiglia per venirle incontro: Oh, Rosanna, siamo tutti felici di averti qui con noi! e attacc subito con le presentazioni. Dopo il rito delle strette di mano (e dopo che la moglie ebbe prontamente fatto sparire il cappotto di Rosanna, e messole in mano un bicchiere di analcolico e un piattino con un mix di patatine, tramezzini e pasticcini), si sedettero al tavolo solo Rosario, Rosanna e Domenico. Gli altri componenti della famiglia si volatilizzarono nelle rispettive stanze. Il tempo di varcare le diverse porte di casa, infatti, e si sent un televisore che si accendeva in cucina; lo stereo nella camera dei ragazzi, e Rosa Maria disse che doveva ritirarsi a studiare. Rosanna si stup, e sinform a che corso fosse iscritta. Poi anche la figlia spar nel corridoio, questa volta rimasto al buio, chiudendosi la porta del salotto alle spalle. I tre rimasero soli, seduti a tavola. Rosario non perse tempo: Senti la mia idea, Rosanna. Mentre prima ti aspettavamo, ho parlato con Domenico. Sai, gli ho raccontato tutto per filo e per segno. Rosanna fece una faccia alquanto stupita e indispettita, cos Rosario si affrett ad aggiungere: E stato lui a chiedermelo: si sente responsabile di tutto il guaio che successo e che ora stiamo cercando di risolveresai, lui era uno dei cinque dei famosi colloqui del 30 Novembre. Beh, non solo a causa sua che ora sto rischiando grosso lo corresse Rosanna. 163
S, ma lo stesso. Limportante che lui sia qui. Perch lui lesperto di computer che ti dicevo annunci Rosario con aria solenne, indicando con il braccio dalla parte di Domenico. Come Volevasi Dimostrare sospir Rosanna. E fin di bere in un sorso il suo analcolico, con laria di una che voleva affogarvisi dentro. Domenico intervenne nella conversazione: Mi sento di doverti ricambiare il favore. Tu hai avuto fiducia in me, forse hai anche cercato di mettere una parola buona sul mio conto col tuo capo; adesso sono io che posso e voglio aiutarti. Come facciamo, allora? domand incerta Rosanna. Hai il cd? le ricord Rosario. Infatti lultima cosa su cui si erano accordati al bar, era che lei portasse un cd con registrati tutti i file modificati. Cos era risalita in ufficio (con immenso stupore di Mirella, che comunque aveva creduto alla scusa che Rosanna le aveva propinato), si era chiusa piano a chiave, e aveva copiato su un cd tutti i file che Mirella aveva cambiato. Poi aveva salvato sul cd il lavoro appena svolto, aveva preso con s il blocknotes degli appunti dallo schedario e aveva spento il computer. Poi con aria innocente era uscita, passando davanti a Mirella scherzando e ridendo. E pi semplice a farsi che a dirsi: ho qui il mio portatile. Adesso riscriviamo i tuoi profili in base alla loro prima stesura, poi li salviamo e, soprattutto, riportiamo indietro lorologio di sistema al 30 Novembre. Poi tu, domani mattina, quando arrivi nel tuo ufficio non farai altro che cancellare i file falsi e i rispettivi back-up; copierai sullharddisk i file giusti dal cd, e il gioco fatto spieg fiducioso Domenico. Magari fosse tutto cos semplice sospir di nuovo Rosanna. 164
La tua segretaria deve essere veramente brava con il software, se sei cos preoccupata comment Domenico. Dove pu avere imparato?. Intanto aveva preso a battere velocemente i tasti del suo portatile, dopo aver inserito dentro il cd. Non saprei. Dovrei andare a vedermi il suo curriculum. E pensare che lho assunta io! esclam. Ti sei allevata la classica serpe in seno disse Rosario. Non farmici pensare! replic Rosanna indispettita. Comunque secondo me chiunque sia stato a modificarti questi profili lha fatto in una specie di raptus di follia, o qualcosa di simile. Perch come poteva immaginare che tu non te ne saresti accorta nel giro di breve tempo? ragion Domenico. Rosario annuiva forte con la testa. Il giovane continu sulla stessa riga: E stato spinto da un impulso momentaneo e ha agito. Ma sapeva benissimo che la truffa chiamiamola cos non sarebbe potuta durare a lungo. Voleva soltanto mettermi in cattiva luce, allora, secondo te ? domand Rosanna. Penso proprio di s. Poi magari successo che la manovra gli riuscita perfettamente, ti ha visto parecchio in crisi e ci ha riprovato una seconda volta, riuscendoci ancora. Chiss come si deve sentire ora. Come un leone che sta muovendosi in cerchio attorno alla sua preda biascic aspra Rosanna. E poi domand a Domenico: Allora, stai riscrivendo tutto quello che aveva cancellato Mirella?. Lo osservava mentre lui, senza nemmeno guardare le lettere sulla tastiera, cancellava le righe che Mirella aveva modificato riscrivendo le parole che invece erano state usate da Rosanna sugli appunti. Esattamente, tutto per filo e per segno. Ho visto dallelenco numerico che sono una dozzina i file che 165
sono stati cambiati. Ci vorranno un paio dore solo a ritrascrivere tutto, e poi due minuti per modificare lorologio di sistema. Usa tutto il tempo che vuoi commentarono insieme gli altri due. Ogni tanto rimanevano in silenzio, mentre Domenico non smetteva di battere freneticamente sui tasti del suo portatile, scartabellando in continuazione gli appunti sul block-notes di Rosanna. Ben presto, Rosanna si era offerta di dettargli i suoi profili e lui aveva accettato di buon grado. Al vedere che le cose procedevano bene, tutti e tre si stavano rilassando e rasserenando. E tu dove hai imparato cos bene ad usare il computer? domand dopo un p Rosanna, con voce squillante. Latmosfera di intima familiarit che si era creata inaspettatamente in quella casa le piaceva tantissimo, la faceva sentire importante; aveva due amici che si erano messi a sua disposizione, e quasi sperava che quel magico clima durasse ancora. Afferr due minibign alla crema e si riemp un bicchiere di vino bianco che Rosario le aveva garantito provenire direttamente da Palermo. Mi prendi in giro? rispose velocemente Domenico. Rosario li osservava sgranocchiando le patatine. No, scusa. E che non mi aspettavo di vederti, qui a casa di Rosario. Rosario mio amico, e i suoi amici possono diventare, in certi casi, anche i miei amici le sorrise. Grazie. Te ne sono davvero grata. Vorr dire che mi offrirai una pizza in cambio. Oh, se per questo ti pagherei anche unintera cena al ristorante, se col tuo aiuto potr rimediare a questi dannati file cambiati!. Guarda che ti prendo in parola: sono un mago del computer; il marito di mia sorella ha un negozio di computer: li vende, li ripara, li compra usati per 166
rivenderliinsomma, c un discreto giro. Vado spesso da lui per riparare lhardware, ho imparato da solo e mi sono sempre pi impratichito col tempo. Poi ho cominciato anche a studiare per conto mio i programmi che mi piacevano di picos ho imparato anche quelli. Vedi, sono un architetto molto poliedrico. Al giorno doggi una virt, e anche una necessit intervenne Rosario. Rosanna annu. A che guai vai incontro, se non scopriamo chi lautore di questa vigliaccata? domand sempre Rosario. D pure di questa cosa losca ed infame rugg Domenico. Beh, sicuramente gi in arrivo per me una prima nota di richiamo da parte della Direzione. Me lha fatto capire lingegnere Monti durante lultimo colloquio che abbiamo avuto. Rosanna non volle pronunciare il nome di Fabio davanti a Domenico. Not comunque che Domenico continuava imperturbabile a far correre veloci le dita sulla tastiera. Allora lei and avanti nella descrizione dei suoi possibili guai: Poi c stata unaltra assunzione che stata intaccata da questa specie di sordido virus che mi rovina i profili dei candidati selezionati, e temo che presto questo secondo episodio esploder come una bomba. Mi arriver di filato una seconda nota di richiamo. Se poi dovesse succedere un'altra volta, malauguratamente, riceverei a razzo la terza ed ultima nota di richiamo. Dopo di quella c soltanto il licenziamento concluse triste ed amareggiata. Allora bisogna fare in modo che non succeda un'altra volta propose Rosario. Fosse facile comment sempre pi angustiata Rosanna. Se anche domani risistemo i file, non 167
conosco chi che me li ha modificati, e soprattutto non ho le prove che sia stato lui. Ma almeno i profili valutativi saranno finalmente giusti, e saranno l a testimoniare che non stata tua la colpa, ma del capo, se lui ha assunto una testa di rapa al posto di una persona corretta ed onesta!. I capi non si prendono mai la colpa. Prima regola del sano mantenimento del proprio posto di lavoro annunci come stesse ripetendo a memoria una lezione. La cosa pi importante accertarsi che ci non accada pi disse Domenico. Che vuoi dire? gli domand Rosanna. Che se il nostro signore sconosciuto rimette mano al server centrale per cambiare alcuni dei tuoi file, allora sei di nuovo nei guai!. E di questo che sono terrorizzata! esclam Rosanna con un tono di voce leggermente isterico. Ma se lei domani mattina risistema i file modificati, nessuno lo sapr. Nemmeno il presunto cospiratore nellombra. Rosanna, invece, dovr stare attenta ai profili nuovi che scriver! ragion Rosario. Se mai mi affideranno qualcun altro da selezionare! sbuff. Giunse mezzanotte che si stavano mettendo i cappotti per uscire. Erano tutti palesemente soddisfatti del lavoro compiuto, e speravano che la situazione non fosse ancora del tutto sfuggita dalle loro mani, ma che si potesse ancora arginare. Rosario li accompagn allingresso parlando sottovoce, perch tutta la famiglia, spieg, era gi sotto le coperte da unora almeno. Nel corridoio regnava la penombra, rotta dal raggio di luce che penetrava dal salotto la cui porta era rimasta socchiusa. Lo specchio ed il lampadario di cristallo 168
rifrangevano tuttintorno quei pochi barlumi di luce, mitigando loscurit del piano terra. Li accomiat con grande calore ed entusiasmo, invitandoli a venire ancora a trovarlo. La prossima volta, intim loro per, sarebbero venuti a cena. Senza possibilit di rifiuto. I due giovani ricambiarono i saluti con i loro visi sorridenti, e sparirono dietro la pesante porta dingresso. Fuori, lungo il viottolo, procedettero uno dietro laltro. Domenico davanti, Rosanna dietro. Lui le apr il cancello e la fece passare. Prima di salire sulle rispettive macchine, Domenico le domand a bruciapelo: Lo vedrai ancora, domani, il tuo capo?. Quelle semplici parole sarebbero bastate da sole a farla raggelare, se non fosse perch era gi diventata un ghiacciolo a stare l allaperto, per quei pochi minuti. Ma cap cosa intendeva Domenico. No. C solo una conoscenza discreta tra di noi. S, abbiamo pranzato insieme quasi tutti i giorni per circa due mesima la cosa finisce l, se proprio lo vuoi sapere. E non potevi smettere prima? Rosanna gli sorrise. Se me lo chiedi tu, sono pronta a farlo definitivamente. Mi piace questa risposta. Allora, ci conto e le afferr la mano per stringergliela. Gliela serr forte. In quel momento Rosanna si sent avvampare dentro. Poi lui le disse: In bocca al lupo. Ti va bene se ci vediamo quando sei libera? Posso sperare di avere il tuo telefono, vero?. Domani faccio un salto al bar e te lo lascio. Vuoi anche la mia carta didentit? scherz. Domenico le sorrise pieno di gioia. Poi si salutarono e sinfilarono ognuno nelle loro rispettive macchine. *** 169
Il giorno dopo Rosanna arriv al lavoro con largo anticipo, per essere sicura di avere tutto il tempo che le serviva per riversare i nuovi file sul server centrale senza essere vista da Mirella. Quando la segretaria fece il suo ingresso nel miniufficio a lei destinato, Rosanna aveva abilmente lasciato la sua porta socchiusa, cosicch la sua segretaria potesse scorgere che lei stava leggendo il giornale. Vuoi un cioccolatino bianco, visto che oggi inizi in maniera cos leggera? le domand tranquilla. S, va bene. Ricapitoliamo: un caff macchiato e un cioccolatino bianco, vanno benissimo. E prendi anche tu un caff insieme a me, una volta tanto! le sugger Rosanna. La segretaria annu di buon grado e prepar un vassoio con due caff macchiati e due cioccolatini bianchi. Anche tu oggi pensi di lavorare poco la rimprover scherzosamente Rosanna, alla vista del vassoio. Sei tu che mi tenti rispose allusiva Mirella. Rosanna non cap cosa intendesse la sua segretaria, perci la conged dopo aver sorseggiato il caff e discusso del tempo atmosferico in netto peggioramento. Verr ancora neve, annunciano in TV e sui giornali spieg angosciata Mirella non voglio dover rimontare le catene sulle ruote della mia auto!. A chi lo dici!. Rosanna annu docilmente, e appena si fu richiusa la porta alle spalle controll immediatamente che i suoi file sul server centrale non avessero nel frattempo subito modifiche. Per essere sicura al cento per cento, fece una copia di tutti i file risistemati in maniera corretta, dando loro un nome assolutamente falso, che li faceva sembrare dei file riguardanti le procedure di 170
smistamento e di archivio delle fatture scadute. In tal modo si sent pi sicura. Quel giorno controll il server almeno una dozzina di volte. Non trascorreva giorno che non sorvegliasse in maniera maniacale il server, salendo anche dalla De Stefani se occorreva per sentirsi pi tranquilla, usando le scuse pi assurde (il server si trovava nel suo ufficio infatti), onde verificare che nessuno eccetto la De Stefani lo usasse direttamente. Poi scendeva e verificava di continuo quei file. Mirella osservava con preoccupazione gli spostamenti della sua principale, non riuscendo a spiegarsene il motivo. Diverse volte le aveva domandato se cera qualcosa che la preoccupasse, ma Rosanna rispondeva sempre che era solo un tantino stressata. Non avrebbe mai voluto farle capire che una simile domanda le metteva una voglia matta di prenderla per i capelli e assestarle un bel ceffone. Anche se nutriva ancora dei dubbi se il vero colpevole fosse lei, o non invece la De Stefani. Era trascorsa una settimana, e come previsto aveva ricevuto due note di richiamo; una firmata da Fabio (per lassunzione impropria dello studente universitario rivelatosi un clamoroso buco nellacqua), e laltra da un altro dei soci del centro commerciale che lincolpava del fallimento dellassunzione della commessa nella boutique. Naturalmente la colpa comera prevedibile non poteva ricadere sul poco fiuto del negoziante (o dei soci), ma sulla crudele Rosanna che aveva stilato a bella posta i profili con lidea di riuscire a fuorviare quelli a cui sarebbero andati in mano. Come promesso a Domenico, Rosanna non aveva pi pranzato con Fabio. N daltro canto lui laveva pi cercata. La loro relazione si era definitivamente compromessa. Rosanna credeva che Fabio avesse 171
fatto la sua scelta: si era messo dalla parte dei suoi soci. Incontrava invece Domenico tutte le sere: cercava di rimanere in ufficio fino alle sette di sera (aspettava che Mirella se ne andasse, per poi controllare unultima volta i suoi file preziosi come loro sul server centrale), poi lo raggiungeva al bar restando a chiacchierare con lui fino alle otto, il momento in cui lui staccava dal lavoro. A volte Rosario, se non cera troppa ressa al bar, gli dava il permesso di terminare prima. Cos gironzolavano per il centro commerciale, si concedevano alcune fette di pizza al taglio o trascorrevano la serata al cinema. Davvero Rosanna non si era mai sentita cos felice, almeno sul versante personale. E anche Domenico era sempre allegro e di buon umore. Persino a Mirella non era sfuggito il cambiamento di carattere di Rosanna, ma non sapeva a cosa (o meglio, a chi) attribuirne il motivo. Prima della fine di Gennaio la chiam Fabio nel suo ufficio, e le spieg che insieme con gli altri soci si era accordato per farle fare unaltra selezione per lipermercato. Se anche questa volta qualcosa fosse andato storto, lui non avrebbe potuto proteggerla in alcun modo. Perch, mi hai forse protetto fino ad ora? pens amareggiata Rosanna, mentre si sforzava di sorridere e di mostrasi serena. Ridiscese nel suo ufficio con le gambe pesanti come il piombo. Una paura folle di sbagliare cominci ad attanagliarla, mozzandole il respiro. Ogni tentativo che metteva in pratica per rimanere calma, sprofondava davanti allevidente constatazione che non sapeva ancora il nome del nemico con cui aveva a che fare. E che per questo era lui ad essere in vantaggio, non lei. 172
Era il 30 Gennaio. Quella mattina per Rosanna era cominciata decisamente in salita. Si richiuse nel suo ufficio con un muso lungo fino a terra, persino Mirella si offr di farle compagnia. Ma Rosanna rifiut gentilmente, pensando che non voleva rimanere in compagnia di una serpe. Fuori dalla finestra da settimane resisteva imperterrito lo stesso identico spettacolo: il prato coperto di brina per il gelo pungente della notte le ricordava un gigantesco manto dargento trapuntato di diamanti; ogni mattina verso le dieci quel manto assumeva un altro colore, cominciava a sciogliersi rivelando la nuda terra, al momento che i primi raggi del sole lo trafiggevano al pari di tanti sottili aghi dorati. Intravedeva dalla finestra gli alberi spogli, il cielo livido; leggere folate di vento la facevano rabbrividire nonostante i termosifoni nella stanza fossero al massimo della potenza. Pass anche il giorno dei colloqui, veloce e crudele come lultimo giorno di un condannato a morte. Si trattava ironia della sorte di selezionare unaiutante per Mirella. Che pensassero gi alla sua eliminazione, in modo che Mirella prendesse il suo posto? Scacci dalla testa quel pensiero orribile, e controll ancora una volta i file dei profili appena redatti sul computer. Quella volta, per non correre rischi, li aveva stilati di persona, salvandoli sotto il classico nome con cui aveva labitudine di chiamarli quando faceva quelloperazione. Fece anche una copia di riserva, con lo stesso nome. Caso mai il computer di uno dei soci (non sapeva ancora con chi avrebbe parlato, anche se presumibilmente era Fabio) si fosse azzardato ad incastrarsi proprio mentre visionavano i suoi file, e ci fosse qualche rischio che andasse perduto il 173
lavoro nel caso bisognasse spegnere e riaccendere il computer. Fuori dalla finestra quella mattina del 10 Febbraio nevicava fitto, come se persino la neve volesse punire Rosanna per le sue eventuali negligenze. Uscendo dallufficio Mirella le augur buona fortuna. Rosanna prov un brivido lungo la schiena. Si ricord delle parole di incoraggiamento di Domenico la sera prima, quando lui le aveva promesso che lavrebbe portata a cena fuori per festeggiare il nuovo anno di lavoro appena iniziato, perch secondo lui non cera pi da temere alcunch. Sal le scale rapida e sicura, carica di adrenalina in corpo. Arrivata in cima chiese alle ragazze che aiutavano la De Stefani dove si trovasse la segretaria dei cinque soci, ma le ragazze non lo sapevano. Rosanna la cerc nel suo ufficio, ma niente. Cominci a temere che si fosse chiusa in uno degli uffici dei presidenti per modificare i suoi profili allultimo minuto, e stamparne una copia da fare arrivare al direttore con cui Rosanna avrebbe fatto il colloquio. Tanto pi che la De Stefani conosceva quale dei cinque avrebbe parlato con Rosanna, mentre Rosanna ne era alloscuro. Dopo cinque minuti che Rosanna percorreva il corridoio in lungo e in largo (covando sempre pi rabbia dentro di s), la De Stefani comparve da una porta laterale. Rosanna non ne era sicura, ma le pareva che si trattasse di uno degli uffici per il momento vuoti. La cosa la colp alquanto, causandole un attacco impetuoso e furibondo di malevolenza verso di lei, perfettamente celato dal fatto che si stava costringendo ad usare le buone maniere. Laspetta lingegnere Monti disse rivolta a Rosanna. Era una donna di trentasette anni, snella 174
e ben vestita, con capelli corti corvini e occhiali neri intonati al taglio di capelli. Rosanna deglut impaurita. Benissimo rispose, cercando di dissimulare la tensione nervosa crescente. Sincammin veloce verso lufficio di Fabio, in fondo al corridoio. Se avesse potuto avrebbe corso. Invece si sforz di rimanere serena ed impassibile. Ma la mano sudata tradiva il suo vero stato danimo. Buss alla porta. Avanti! esclam la solita voce forte di Fabio, che lei ormai aveva imparato bene a riconoscere. Rosanna spinse la porta ed entr. Poi si chiuse la porta alle spalle. Si strofin le mani sulla gonna perch erano assai sudate, e non voleva dare limpressione di essere eccessivamente tesa. Fabio la invit a sedersi, dopodich attacc subito a far scorrere le mani sulla tastiera del suo computer. Non ti preoccupare le disse calmo Ho aperto giusto dieci minuti fa i file riguardanti il lavoro che hai svolto; voglio stampare le schede informative dei candidati dalla mia stampante, cos vediamo una volta per tutte se questi benedetti file sono esattamente come li hai redatti tu, o se ci sono delle diversit. Nel qual caso, per, non saprei proprio come spiegarmele. Le sue ultime parole le fecero morire dentro anche lultimo briciolo di speranza che Fabio potesse aiutarla. Alz due occhi felini su di lui, preparandosi alla battaglia. Anche se le risuonava strana laffermazione di Fabio, che cio lui le avesse gi aperto i file dal suo computer. Dentro di s qualcosa le disse di non fidarsi nemmeno di lui. Non hai cercato di cambiarli tu, nel frattempo, vero? cerc di scherzare. Perch nel qual caso sarebbe uno scherzo molto amaro; non so se lo digerirei. 175
Certo che no. Ma che ti salta in mente? la rimprover stupito di quellaccusa niente affatto velata. Rilassati e stai calma. Vedrai che andr tutto bene disse per tranquillizzarla. Daccordo, allora dovrebbe essere una buona idea che li stampi tu rispose fredda. Anche perch lultima volta che li ho controllati stato mezzora fa. Sono i file con la data di cinque giorni fa? le domand, volendosi accertare che fossero i file giusti. Proprio quelli. Fabio li mand in stampa. Mentre attendeva che la stampante laser iniziasse a buttare fuori i fogli, Rosanna ebbe qualche minuto a sua disposizione per esaminare lufficio di Fabio. Not che era tutto in ordine: gli oggetti sulla sua scrivania (aveva tolto la nativit lignea, naturalmente; sostituita con un piccolo busto in pietra di Galileo), i mobili in mogano che fungevano da archivi, i quadri alle pareti, il solito tappetolangolo cottura perfettamente pulito. Solo stonavano in mezzo a cos tanto ordine due tazze da cappuccino vuote, con i resti di due brioche su un vassoio di cartone dorato. Le tazze erano appoggiate sul tavolino aperto, e pure le due sedie pieghevoli erano ancora aperte. Fabio not che Rosanna scrutava in quella direzione, e allungando una mano per prendere tutti i fogli stampati le spieg semplicemente: Ho avuto visite, prima. Faccende personali. S, scusami. Lo so che non mi riguarda. In quel momento Rosanna immagin che lui si stesse gi incontrando con unaltra, e prov un moto di rabbia al pensiero che Fabio non laveva mai invitata nel suo ufficio per una pausa. Scroll le spalle, accavall le gambe e ritorn a osservare il suo capo davanti a lei che disponeva 176
meticolosamente i fogli sulla sua scrivania. Li cont: erano in tutto otto profili. Adesso dammi i tuoi le disse gentilmente. Ma a Rosanna parve di scorgere unombra nel suo sguardo. E che il suo tono di voce fosse controllato. Rosanna gli allung le sue cartelline. Fabio sfil i fogli e uno dopo laltro li depose esattamente sotto gli otto che aveva stampato di persona. Accertandosi che si trattasse per ogni coppia di fogli della stessa persona. Alla fine li esamin attentamente. Ma non passarono nemmeno trenta secondi che Fabio si allarm: Oh santo cielo, Rosanna! Ci risiamo: qui nel primo profilo, ad esempio: tu hai scritto il candidato dimostra unampia padronanza dei mezzi comunicativi ed in grado di svolgere un colloquio di lavoro dallinizio alla fine; e sul foglio che ho stampato io c scritto il candidato dimostra una scarsa padronanza dei mezzi comunicativi ed in grado, solo se aiutato, di svolgere un colloquio di lavoro dallinizio alla fine. Che vuol dire questa discrepanza? A quale dei due profili devo credere?. Ma ovvio: a quello che ti ho stampato io. A quello che era contenuto dentro la cartellina! Di quello sono sicura al mille per mille. Di quello che hai stampato tu, invece, beh, sono passati trenta minuti dallultima volta che ho controllato questi file sul server centralequalcuno deve averli sicuramente cambiati. Non c nessunaltra spiegazione rifer Rosanna facendo appello a tutte le forze che aveva per rimanere calma e lucida. Ah, secondo te la colpa di un perfetto sconosciuto? E io dovrei raccontare ai miei soci che la mia responsabile del personale ha delle paranoieoh, poverina! esegue il suo lavoro con grande senso di responsabilit e giudizio, ma poi viene lorco cattivo di notte a cambiare questo 177
lavoro!Ma siamo matti!? Nessuno ci crede! url incollerito Fabio. Intanto scorreva velocemente il primo profilo della fila superiore, confrontandolo con il suo speculare della fila inferiore. Avrebbero dovuto essere perfettamente identici, invece dalla faccia tremenda di Fabio si capiva che cerano parecchie altre frasi ritoccate. Rosanna sent che non aveva scampo. Si prepar a resistere fino allultimo minuto, sapendo che forse, lindomani, non sarebbe pi stata dipendente del centro commerciale. Ti ripeto che io ho redatto solo i fogli che tu hai disposto lungo la fila superiore. Degli altri neppure io so darmi la bench minima spiegazione, a parte lavere la certezza che non ho scritto io quelle castronerie! E ovvio che non so a chi dare la colpa: pensaci bene, chiunque pu accedere al server centrale e falsificare i miei profili! si difese. E secondo te io devo andare avanti con questa assurdit dei doppi profili, spiegando ai miei soci che qualche pazzo qui dentro ce lha con te, e che per questo manomette i tuoi lavori per screditarti! Ma lo capisci che tutto questo bel discorso sembra una favola!? Come potrebbero crederti? In base a quali prove? Ma tu devi credermiun po mi conosci. Tu sai che sono onesta lo implor. Fabio rimase in silenzio, pensieroso. Io posso anche darti fiducia: quello che ho fatto fino ad ora. In effetti ti ho aiutato fin che ho potuto. Ti ho parlato apertamente lultima volta, quando ci siamo trovati alla tavola calda. Ti ho spiegato che questa storia deve finire, per il tuo bene. E tu cosa hai fatto per farla finire? Un bel niente, mi sembra. E invece ti sbagli. Dovresti aprire uninchiesta interna agli uffici, per capire chi che va sul server centrale, mi apre i file e li falsifica, con lidea di farmi fare una figura il pi possibile meschina. C 178
una mela marcia qui dentro. Tutti ti possono assicurare che ho sempre lavorato correttamente. Controlla pure i file che mi sono stati contestati le due volte precedenti: quella dei profili sbagliati a proposito del giovane universitario assunto in aiuto allamministrazione, e quella delle dieci schede per lassunzione della commessa allinterno della boutique della vostra galleria di negozi. Anche quelli erano stati tutti manomessi, e io ho dovuto ritrascriverli tutti uno ad uno, in base ai miei appunti presi durante i colloqui con i singoli candidati ammise Rosanna, sapendo che si stava giocando anche lultima carta. COSA!? tuon Fabio. Hai cancellato tutti quei file che secondo te erano stati manomessi, e li hai ritrascritti uno per uno?. Uno per uno. Era lunico modo perch apparisse evidente il profilo che avevo tracciato in origine per ogni candidato, prima che il nostro uomo misterioso si prendesse la pena di disfare il mio prezioso lavoro. E in modo cos mirabile, accidenti! Ma non ti passata nemmeno per lanticamera del cervello lidea che io o uno degli altri soci potremmo obiettarti che, in questo modo, hai cancellato tutte le prove della tua negligenza!? Scusa tanto, ma pi LOGICO credere che tu hai lavorato male nei mesi di Dicembre e di Gennaio, che te ne sei resa conto ma hai tirato diritto per la tua strada, e che pure ora ti sei lasciata spingere dalla tua nefanda idea di mettere in cattiva luce alcuni candidati, cosicch noi scegliessimo a nostra insaputa quelli che secondo te potevano farci passare certi seri guainon ti dico cosa ci ha combinato il tuo studentello universitario! Ah, adesso diventato il mio studentello universitario. Pensavo che lavessimo assunto perch tu e suo padre vi conoscevate bene rugg a sua volta Rosanna. 179
La mia logica non fa una piega. E la tua che sembra una barzelletta! Hai le manie di persecuzione! Vedi complotti contro di te dappertutto! Sei paranoica! le url dietro. Rosanna cominciava a temere che fuori dallufficio di Fabio potessero sentire che stavano litigando. Perch ormai era da un po di minuti che entrambi avevano perso la pazienza e avevano completamente abbandonato le belle maniere ed il tono di voce educato. Nella stanza intanto faceva sempre pi buio. Rosanna guard per un attimo fuori dalla finestra: la neve continuava a fioccare tranquillamente, con una delicatezza innaturale; morbida e placida atterrava sul terreno gi ricoperto di uno strato alto almeno venti centimetri. Provava una sensazione strana: l dentro loro due che litigavano furenti, l fuori candidi cristalli di neve che cadevano ricoprendo ogni cosa. Fabio le volt le spalle il tempo di allungare il braccio verso il quadro degli interruttori dietro la sua poltrona. C troppo buio qui dentro! disse gelido come un pezzo di ghiaccio. Di colpo la stanza fu invasa dalla luce fredda dei neon appesi a mezzaria sopra la sua scrivania. Ecco, adesso va meglio!. Poi, evidentemente, ritornando col pensiero al punto della discussione al quale erano rimasti, Fabio corrucci la fronte, batt i pugni sul tavolo e riattacc con il tono burbero e iracondo di poco prima: Cio, no. Non direi proprio. Non va affatto ben. Qualcosa lo interruppe bruscamente. In un istante la stanza ripiomb nella penombra di quella grigia mattina nevosa. I neon e il computer si erano spenti improvvisamente. Fabio si guard intorno allarmato. Anche Rosanna non cap cosa stava succedendo. 180
Cosa diavolo sta? esclam Fabio in preda ad un sottile filo di panico. La De Stefani buss violentemente alla porta per aprirla subito dopo e precipitarsi nella stanza come una palla da biliardo lanciata ad alta velocit: La luce ingegnere! E saltata la luce per tutto il centro commerciale! E tutta colpa della neve: da ieri sera che continua a cadere e la TV stamattina ha messo in guardia su possibili danni ai piloni dellalta tensione tra lItalia e la Francia e su conseguenti brevi black-out! disse palesemente sconvolta. Dalle altre stanze giungevano nel frattempo grida, chiasso, trambusto, tramestii di sedie che si muovevano, di passi che si precipitavano nel corridoio. In quel momento Rosanna benedisse in cuor suo la neve. Si ricordava benissimo lultima schermata aperta sul monitor del computer di Fabio: erano le anteprime di stampa degli otto profili. Che fossero veramente stati modificati dal computer di Fabio i file con il suo lavoro sopra? A questo punto lunica speranza che le rimaneva era che il falsificatore, chiunque fosse, non avesse fatto in tempo a salvare le modifiche apportate sui file. Le sue labbra si schiusero in unimpercettibile invocazione: Ti prego, fa che non abbia salvato i fileti pregoti prego. Se lo augur con tutto il cuore. Le bast quellattimo di domanda accorata e silenziosa per sentirsi finalmente sicura, come se dalle pi intime corde del suo animo le fosse risuonata la certezza che quella preghiera era stata esaudita. Se entrando nellufficio di Fabio aveva scorto il computer di lui gi aperto sui suoi file, poteva benissimo darsi che proprio lui o un altro glieli avesse modificati. Da quella postazione. Sorrise di gioia al pensiero che, se era davvero cos fortunata ma ormai credeva di esserlo quando 181
sarebbe ritornata la corrente elettrica le modifiche apportate sul computer di Fabio si sarebbero sicuramente perse. E sarebbe rimasta consultabile soltanto la precedente versione: quella che lei aveva personalmente scritto. Rosanna si alz in piedi. Dove stai andando? le domand Fabio. Torno nel mio ufficio, ad aspettare che la corrente elettrica venga ripristinata, e mi auguro il pi velocemente possibile. Perch quando si riaccenderanno i tuoi neon e il tuo computer, potrai controllare da te stesso che lultima versione dei file rimasta sul server quella delle cartelline che ti ho consegnato. Non chiedermi come lo so: lo sento. Sento che cos, e basta. Pertanto nel giro dellultima mezzora, prima che io venissi qui da te, qualcuno deve aver usato il tuo computer, non so come deve aver aperto i miei file, e deve averli cambiati con quelle porcherie che tu ora tieni sul tavolo, sotto i fogli giusti estratti dalle mie cartelline. Quando te ne sarai finalmente accorto, aprirai linchiesta come ti ho proposto di fare. Gi fin dora aspetto con ansia i risultati profer Rosanna tutto dun fiato, con leccitazione di chi ha la netta sensazione di tenere finalmente in pugno linterlocutore. Era animata dal fuoco vivo della sensazione che aveva provato un attimo prima. E detto questo, usc dalla stanza lasciando lui e la De Stefani tramortiti dallo stupore. *** La primavera rec con s lo schiudersi delle gemme e dei boccioli sugli alberi, dopo le gelate invernali. Port anche la conclusione dellindagine dei soci del centro commerciale a proposito delle due note di richiamo fatte pervenire a Rosanna. 182
La sensazione di Rosanna si era rivelata esatta. Effettivamente quando ricomparve la corrente nel centro commerciale, Fabio si precipit al suo computer per aprire i file, e accadde proprio come gli aveva detto Rosanna. Con grande meraviglia dovette ricredersi su tutta la linea: Rosanna era riuscita a prevedere ogni cosa. Siccome il fatto aveva davvero dellincredibile, la notizia dellinnocenza della responsabile del personale e del suo finissimo acume si sparse alla velocit della luce per lintero centro commerciale, facendo diventare famosa Rosanna. I suoi colleghi cominciarono a bussare alla porta per domandarle uninfinit di cose: da quali intrugli prendeva per sviluppare doti cos evidenti di chiaroveggenza, a quali fatti salienti sarebbero accaduti quellanno nel centro commerciale, a chi sarebbe stato licenziato, fino anche a che numeri giocare al super enalotto. Quanto a Rosanna, si beava della sua gloria appena ritrovata e andava sbandierando in lungo e in largo che era troppo evidente che qualcuno le aveva manomesso i file, e non potevano essere state n Mirella n lei, dal momento che avevano trascorso lultima mezzora prima del colloquio con Monti a parlare tra di loro. Linchiesta part immediatamente a spron battuto dalla met di Febbraio. In quel periodo Rosanna era particolarmente nervosa, Mirella taciturna, Fabio guardingo allinverosimile, la De Stefani morbida come un cagnolino e tutti gli altri dipendenti degli uffici del centro commerciale vivevano tra la certezza interiore che non erano stati loro a manomettere i file, e la certezza fondata per levidenza con cui era emersa quella truffa che qualcuno doveva pur essere stato. 183
Nessuno per venne allo scoperto. I capi pertanto archiviarono la faccenda come si fosse trattato di un malfunzionamento del computer, che durante quei mesi, appunto, si era messo a dare di matto. Il giorno che la De Stefani consegn a Rosanna (scendendo di persona dal suo ufficio al piano superiore) la nota dei presidenti del centro che la assolvevano da ogni capo daccusa alla fine della lunga procedura che prevedeva lapertura dellinchiesta, lascolto dei testimoni e il verdetto finale per Rosanna fu il giorno pi bello. Mirella le prepar un caff con un vassoio su cui cerano tutti i tipi di cioccolatini. Rosario e Domenico vennero appositamente da lei nel suo ufficio, regalandole un pacco enorme al cui interno scopr esserci un set di pile di ogni grandezza e misura. Nel caso saltasse ancora la corrente elettrica! le aveva spiegato Rosario; mentre Domenico la baci di fronte a tutti. Alla spicciola quasi tutti i dipendenti degli uffici vennero a complimentarsi con lei per il buon esito dellinchiesta. In mezzo a quelleuforia generale, Rosanna si accorse di aver macchiato con il suo caff la nota che le era appena giunta dai piani alti. Si scus con gli astanti intervenuti attorno a lei, dicendo loro che si prendeva cinque minuti di tempo per salire da Monti e chiedergli che le ristampasse la nota, perch voleva incorniciarla e appenderla nel suo ufficio. Sal di corsa le scale e percorse in tutta fretta il corridoio. Quando giunse davanti alla porta di Fabio, intravide la porta socchiusa, e due figure sedute al tavolino allungabile che stavano rilassandosi con cappuccino e brioche. Uno era Fabio, laltra era una donna sconosciuta, alta, bionda e molto attraente. 184
Rosanna si ferm incuriosita. I due non si erano accorti che lei era fuori dalla porta. Allora, cosa mi racconti Giulia?. Era la voce di Fabio. Vuoi sapere come stanno andando le cose?. La seconda voce suonava dolce e affabile. Parlavano come si conoscessero da anni. Certo. Voglio che tu mi parli dei risultati delle analisi la incit Fabio. Rosanna vide che la giovane donna tirava fuori dalla borsa di pelle un plico di analisi, riconobbe anche unecografia in mezzo a quei fogliin un attimo le fu subito tutto chiaro nella testa. Sent Fabio che diceva ancora alla donna: Per non avrei mai immaginato quello che eri disposta a fare, purch ci rimettessimo insieme comment a voce bassa mentre osservava le analisi della moglie. Non ci siamo pi sentiti per un anno intero, se non occasionalmente. Pensavo che tu avessi smesso di amarmi, soprattutto dopo che sono stato io a lasciarti. Credevo di poterti dimenticare, ma non ci sono riuscita. E allora te la sei presa con la mia responsabile del personale?. E stato un raptus di gelosia, perdonami. Tu non lo puoi sapere, ma ultimamente avevo preso labitudine di venire fino qui a fare la spesa: non ti nego che il motivo principale era di riuscire a vederti. Invece ho visto ben altro: eri sempre in sua compagnia allora di pranzo, e non sai quanto la cosa mi ha dato fastidio. Cos ho provato a giocare lultima chance che avevo a disposizione: speravo che se mi avessi visto in un momento in cui potevamo stare da soli, sarei riuscita a risvegliare in te lantico amore. Sai, dieci anni passati insieme ad una persona sono tanti: non si possono dimenticare troppo facilmente. Cos, con una scusa 185
plausibile sono venuta a trovarti per pranzare insieme. Certo non potevo prevedere che quel giorno sarebbe stato proprio quello nel quale tu avresti fatto il colloquio con Rosanna, per assumere la figura di cui avevate bisogno. E stato vedendo le copie che la segretaria aveva prontamente disposto sul tuo tavolo che mi venuta lideatu eri uscito un attimo, Dieci minuti e torno mi avevi detto. Io mi sono seduta alla tua scrivania, ho aperto i file e li ho cambiati quel tanto che bastava a farti assumere il ragazzo pi stronzo. Ho stampato i fogli e li ho rimessi sulla tua scrivania, dopo aver cestinato quelli vecchi. Siccome ho visto che ci era servito ottimamente a mettervi in crisi, ho provveduto a fare la medesima cosa altre due volte. Non ti sei accorto, vero? Venivo qui da te, bevevamo qualcosa e poi io ti allontanavo con qualche scusa per avere il tempo di aprire i file della tua Rosanna e cambiarli. Poi provvedevo a stampare i fogli falsificati e a lasciarteli sulla scrivania, dicendoti che era venuta quella certa Mirella, mi pare, a portarteli. Lunico errore che ho fatto stato di non salvare i file il giorno del black-out: avevo fretta, e speravo che li salvassi tu prima di chiudere la schermata, dopo averli stampati. Comunque quel che stato non importa pi ormai. Poi aggiunse porgendogli i risultati delle analisi e lecografia: E accaduto a Natale... io e te ci siamo riavvicinati al punto che, insommaora aspetto il nostro bambino. Non serve che ti dica che lo rifarei ancora. Io non ho mai smesso di amarti. Mi perdonerai, vero? In fondo Rosanna cosa ha perso in tutta questa storia? S: lavete torchiata per un bel po di tempo, magari si sar sentita anche depressama alla fine lavete reintegrata sana e salva al suo posto di lavoro. Meglio di cos! Non trovi? . 186
Rosanna vide che la donna serrava le mani di Fabio nelle sue. Sent anche Fabio risponderle: E stata tutta colpa mia: non avrei mai dovuto lasciarti! Limportante che ora ci siamo ritrovati, e aspettiamo anche un bambino! pronunci con voce commossa. Rosanna si sent svenire alludire quella rivelazione. Lo stomaco le si contrasse in una nausea immensa, come se avesse appena mangiato una tonnellata di cibo indigesto. Rapida e silenziosa fece dietrofront, appallottolando febbrilmente la nota del responso dellinchiesta macchiata di caff che teneva in mano. No. Lei non era pi depressa. Un vigore sconosciuto si impadron dei suoi nervi, delle sue ossa, dei suoi pensieri. Gett il foglietto stropicciato nel primo cestino lungo il corridoio. Adesso s che linchiesta era finita.
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on un occhio aperto e laltro socchiuso fisso lobiettivo della mia Canon nuova. S, linquadratura buona. Mentre scatto penso che questimmagine si fermer per sempre, impressa nella pellicola. Con il suo tetto scuro di ardesia e le travi a vista in castagno, le finestre spalancate ornate di tremule primule e il portone in ferro battuto. E una casa. Ed normale che lo sia, visto che io fotografo per lo pi case. Ma non per lavoro. Solo perch mi piace catturarle. Case di ogni tipo, basta che abbiano qualcosa di speciale che mi attrae. Questa una solida costruzione rurale a due piani, in pietra, con la facciata dipinta di un rosso vivo secondo luso pi consueto dei palazzi sulla riviera ligure. Su un lato, sotto una fila di portici, ceste di olive appena raccolte sono ammassate con cura. Una fontana zampillante si erge con la sua roccia possente in mezzo al cortile; lerba talmente verde che mi ricorda lacqua profonda di certe baie che ho intravisto qui nel golfo del Tigullio. Devo ammetterlo: le foto sono la passione della mia vita. La scintilla segreta che vibra dentro la mia anima. Laria che respiro. Non so stare senza fotografare. Come ora. In visita ad unamica a Sestri Levante, ho approfittato per spingermi nellentroterra della Val Fontanabuona, famosa per le miniere di ardesia, ed stato proprio percorrendo la Via della Pietra Nera (ci sono ben sei tappe fra Musei e siti archeologici a cielo aperto riguardanti la lavorazione dellardesia) che mi sono imbattuta in questa villa daltri tempi. Ho scattato le foto di rito, cos, una volta rientrata a Verona, la mia citt, avr altro materiale da unire alla collezione di case principesche. 191
Certo, un po di responsabilit in questa fissazione da imputare alla mia famiglia: diplomi scolastici, ritratti, gite, occasioni ufficiali, ricorrenze, ogni angolo di casa nostra tappezzato di cornici. Logico che anchio finissi preda della mania di casa. Allet di undici anni ho ricevuto in regalo la mia prima macchina fotografica; stato l che ho cominciato a scattare foto mie. Prima semplici ritratti, panoramiche di luoghi naturali o di monumenti famosi, scene di gite con i compagni di classe. Poi, quasi per un istinto condizionato, hanno iniziato a calamitare la mia attenzione certi scorci di case, e naturalmente ho assecondato tale inclinazione. Uno scatto ad un particolare della facciata, un altro alle tegole di maiolica che mi ricordavano le guglie dei campanili dellAlto Adige, un altro ancora alla villa in stile liberty o a quella eccentrica a forma di maniero medievale. Col tempo quella delle case diventata unossessione. Viaggio sempre con la mia maxiborsa a tracolla perch, nel caso ne vedessi una che mi piace, devo fotografarla. Solo cos mi sento felice. Non so cosa mi scatti nella testa, ma so che dentro di me si accende unemozione incontenibile, un fremito di gioia. Il richiamo della bellezza. Mi sono persino laureata in architettura, e so bene che in questa scelta c stato lo zampino della mia stramaledetta a volte passione. Le mie case, comunque, sono tutte catalogate: vizio professionale, forma mentis, non so dite voi; compresa quella di cui mi sono innamorata e che merita lunico post-it rosso dentro il fascicolatore. Con lei stato amore a prima vista. E stato tre mesi fa: avevo raggiunto i genitori in vacanza. I miei sono affezionati alla laguna veneziana, sapete, cose tipo pali di legno come ormeggi che spuntano in mezzo ai canali, bracci di 192
terra sabbiosa fasciati da placida acqua salmastra, cieli striati di nuvolaglia grigia e solcati dai voli bassi di gabbiani e cormorani. Non so proprio cosa ci vedano loro in tutta questa piattosit. Sta di fatto che opto per la statale perch lautostrada infestata dal solito traffico vancanziero dagosto. Io non ho fretta darrivare, tanto pi che voglio godermi lo spettacolo mozzafiato (quello s) delle ville venete che si snodano lungo la riviera del Brenta. Un autentica bellezza aristocratica daltri tempi. Da l infilo la strada jesolana che sincunea dentro la laguna; i paesi mi scivolano addosso pigramente: Cavallino, C di Valle, io devo arrivare fino a Punta Sabbioni. Ed l per la via, ad un certo punto, in coda ad un semaforo, che mi cade locchio sonnacchioso su un casolare restaurato come si deve. Allistante mi ricorda larchitettura inglese: tutto in mattoni a vista, con le finestre vagamente gotiche, ben squadrate ed incorniciate da archi di pietra candida e liscia. Sul tetto i tipici camini del posto a tronco di cono, il cui nome deriva dalla loro struttura a cono rovesciato che riesce a raffreddare velocemente le scintille; sullala a nord una porta dingresso monumentale; a sud il cottage termina con una stanza ottagonale, pi bassa rispetto alla linea del tetto, forse un residuato dellantica stalla. Una grande canna fumaria campeggia lungo il lato. Tuttattorno erba falciata da poco, liscia come un campo da golf. E poi enormi vasi di gerani allimboccatura del vialetto daccesso, e ciclamini alle finestre. Gli occhi mi luccicano. In un battibaleno ho gi in mano la mia Canon e comincio a scattare varie inquadrature. Quelle che adesso qui in ufficio, di ritorno dalla mia incursione nel fondovalle ligure, sto rimirando 193
incorniciate sulla mia scrivania; mentre il monitor del computer mi scruta arcigno, in attesa che riprenda numeri e tabelle delle fatture a cui sto lavorando. Fosca, a che punto siamo con le fatture? Ecco, appunto, penso io. Nemmeno il tempo di contemplare in santa pace. La voce del mio capo mi risveglia dalla visione beata in cui mi vedevo gi perfetta padrona di casa dentro la villa dei miei sogni. Si chiama Marco, ha qualche anno pi di me e solitamente molto gentile. Le mie colleghe sostengono che lui mi faccia il filo. Ho quasi finito rispondo, risvegliandomi di malavoglia dal sogno. Per quando ti servono? chiedo. Lavoro in uno studio di architettura e mi occupo di preventivi e fatturazione di materiale edile. Il prima possibile. Appena hai terminato le porto al capomastro, gi al cantiere. Vuole vederle perch alcuni clienti hanno fatto delle recriminazioni sui materiali del loro appartamento, e lui vuole vedere gli ordinativi. Mi metto in allerta: il cantiere in un paesino a venti chilometri da qui. Che Marco torni alla carica per propormi di accompagnarlo dal capomastro? Non sarebbe la prima volta che ci prova. Io ho sempre declinato lofferta. Non che mi dispiaccia, quanto per non alimentare le chiacchiere delle colleghe; specialmente quella malelingua di Susy che ha una vera cotta per Marco. Comincio ad innervosirmi, anche perch Marco ancora dietro di me. Perch diavolo Marco non invita Susy, cos finalmente lei mi lascerebbe in pace? Mi volto. Marco ha lo sguardo vagamente assorto verso le mie amate cornici. Sembra che si aspettasse che mi girassi, perch attacca subito: 194
Senti Fosca, ci sarebbe anche unaltra cosa. Ma una questione un po lunga. Posso offrirti un caff cos ne parliamo? Di che si tratta? domando evasiva. Devo fotografare una casa per un mio amico che ha unagenzia immobiliare. Me lha chiesto come favore. Solo che lui non sa che sono una frana con la macchina fotografica, mentre tu sei bravissima e allunga la mano verso le mie cornici che troneggiano vicino al computer. Ti andrebbe di scattare delle foto al posto mio? Chiss che per te col tempo non possa diventare un lavoro pi serio abbozza con un timido sorriso. Io lo guardo esterrefatta. Caspita, mi dico, ha davvero calato lasso nella manica. Come dirgli di no? E dove sarebbe questa casa? gli domando perplessa. Beh, non proprio qui vicino e comincia a dondolarsi sui piedi. Io mi preoccupo. Vicino al Cavallino sputa tutto dun fiato. Scherzi!? In laguna??? esclamo. Non so se essere eccitata oppure mettermi le mani nei capelli. Gi, perch da Verona al Cavallino unora e mezzo di strada, quando non trafficata. E la parte razionale di me sta gi gridando che non si fanno novanta minuti di macchina solo per fare una foto ad una casa mai vista, se il ragazzo che ti accompagna non tinteressa e per giunta il lavoro gratis. Beh, prendila come una gita, spunta fuori la parte emotiva di me, quella che sarebbe sempre in giro con la Canon a tracolla. Siccome ho urlato a voce alta Marco mi prende per un braccio e mi trascina al distributore di caff, in fondo alla sala. Qui siamo pi tranquilli spiega dopo l arrembaggio. E quand che intendi andarci? sondo. 195
Uno di questi sabati. Che fai allora? Verresti con me?. Mi guarda con i suoi occhi profondi. A dire il vero un belluomo, e si veste pure bene; ma io non riesco a sentire la marcia nuziale quando gli sto accanto, mentre la sento benissimo quando rimiro la mia casa preferita. Lho detto: sono innamorata di una casa. S, si pu fare butto l. Lui sorride. Io mi sento in dovere di specificare: E solo per le foto, visto che sono la mia passione. Andiamo, faccio gli scatti e torniamo. Non ho tanto tempo libero. Mi sembra di essere stata chiarissima. Di fatti la sua espressione si rabbuia. Ma cest la vie, penso io. Allora sabato prossimo? di rimando lui. S, vada per sabato. Le previsioni danno bel tempo. Speriamo, perch fare tanta strada per poi fotografare in condizioni metereologiche non buone sarebbe un vero peccato aggiungo. Vedrai che sar una bella giornata. Me lo sento. Di fatti una splendida giornata di sole. Il cielo terso e luminoso si specchia nel mare che balugina di riflessi dorati. Non c che dire: Marco aveva ragione. In macchina la conversazione langue: per la prima mezzora non parliamo daltro che del tempo. Man mano che ci avviciniamo alla meta passiamo a discutere di lavoro. Mi sembra di non avere nulla in comune con Marco. Forse per questo sono cos distaccata. Lautostrada scivola nella statale, lunga e diritta; da un lato i canali dacqua sulle cui sponde fioriscono cespugli di erica selvatica, dallaltro le terre bonificate, tutte uguali, intercalate dalle antiche case coloniche.
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Finalmente la station wagon di Marco imbocca la strada jesolana, quella che porta diritto fino al Cavallino. Come mai i tuoi genitori ti hanno chiamata Fosca? domanda tutta un tratto. Non sono in vena di confidenze, ma complice il sole di questo fine autunno che scalda ancora e lo splendido paesaggio al di l dei finestrini gli spiego che i miei hanno una vera e propria mania per tutto ci che veneziano. Siccome da fidanzati avevano visitato le famose isole di Burano, Murano e Torcello, ed erano rimasti colpiti dalla chiesa di Santa Fosca a Torcello (che sarebbe ancora pi antica di quella di San Marco), hanno deciso di consacrare in eterno il loro amore per questi luoghi chiamandomi Fosca. Appunto. Quindi se nascevi maschio rischiavi di chiamarti Marco, come me commenta divertito. Io scoppio a ridere; in effetti ha capito al volo lo spirito dei miei. Ci scambiamo qualche altra impressione, quando tutto ad un tratto ho un tuffo al cuore. Sgrano gli occhi. Marco si ferma davanti alla villa dei miei sogni. Spegne il motore e dice semplicemente: Siamo arrivati. Io mi volto e lo scruto impietrita. Tu lo sapevi che quella da fotografare era la casa incorniciata sulla mia scrivania? tuono incollerita. Va bene lamicizia, ma mi sento presa in giro. S. Volevo tenere la sorpresa per ora mi spiega tranquillo. E poi aggiunge: Che c? Non sei contenta?. Io continuo a non dare segni di vita per lemozione di trovarmi l davanti. Caro Marco, vorrei spiegargli, tu non sai che per me vedere questa casa come vedere loggetto dei miei sogni, per cui 197
si diventa balbuzienti, il cuore batte forte e la lucidit si scioglie come neve al sole. Dovevi dirmelo che la casa da fotografare era questa gli rinfaccio. Marco capisce che sono arrabbiata. Smontiamo perch il suo amico ci aspetta. Un tipo atletico, belloccio, della nostra et, nel solito look in giacca e cravatta tipico degli agenti immobiliari. Augusto Farinati si presenta. E, chiss perch, io penso che il suo nome non ha niente a che vedere con la mia storia veneta. Il mio pensiero corre indietro, allantica Roma: mi vedo limperatore Augusto che, a capo delle sue armate, conquista terre non sue. Perbacco, penso: questAugusto quello che vender la mia casa a qualcun altro, e chiunque sia costui non potr amarla quanto la amo io. E in un attimo Augusto mi diventa antipatico. Scatto le foto di rito. Vorrei liquidare in fretta Augusto, ma lui l che non smette di parlare: racconta che gli piace un sacco fare questo lavoro, che un vero peccato che non abbia ancora imparato a fotografare come si deve. Che per questa casa avrebbe gi un compratore tedesco, un ottimo affare. Dentro di me stramaledico Marco quando lo invita a bere un aperitivo al bar prima di dirci addio. Termino il mio cappuccino alla velocit della luce. Dopodich divento silenziosa come una tomba. Marco, che educato, tergiversa. Alla fine anche lui capisce che arrivato il momento di tagliare. Usciamo allaria aperta che il pomeriggio si sta gi tingendo di scuro. Laria odora di salsedine trasportata da folate di vento freddo che mi fanno venire i brividi. 198
Caspita, come cambia velocemente il tempo qui! esclama Augusto, osservando i nuvoloni bassi, neri e minacciosi che si stanno intrufolando dallorizzonte. Ci salutiamo in fretta, ed ecco che gi dopo una decina di minuti una pioggerellina prima fina, poi rumorosa comincia a picchiettare sui vetri. Piove! esclamo spazientita. Adesso ci vorr pi tempo per tornare a casa!. Come il mal tempo mi avesse sentita e trovasse gusto a punzecchiarmi, ecco che lacquazzone diventa un vero e proprio finimondo con la pioggia che scroscia furiosa. Secondo me dovremmo fermarci. Non prudente guidare quando fuori si sta scatenando il diluvio. Non vedo pi niente, e i canali dacqua sul lato della strada mi fanno paura. Non vorrei finirci dentro obietta Marco. In effetti dai vetri annebbiati intravedo che varie macchine si stanno accostando ai margini della strada. Saggiamente anche Marco accosta. Fa freddo lunica cosa che sono in grado di rispondere. Ti prego. Lo so che per te stiamo cadendo dalla padella nella brace; ma non farmela pesare troppo. Sei tu che mi hai trascinata fin qui, vorrei dirgli. Invece sento la mia voce sussurrare un flebile: S, scusa. Hai ragione. Ma adesso non vedo lora di tornare a casa e farmi un bel bagno caldo. Inutile dire che non accetterai altri inviti da me, vero? Esatto. Mi spiace ma cos. E pensare che ti ho portato a vedere la casa dei tuoi sogni... Vorr dire che mi ricambierai il favore. Te lho gi ricambiato. Le foto sono gratis. Eh dai, io lavevo presa come una gita questa avventura. 199
E io come un lavoro. Dici cos perch sei avvilita e per giunta fuori il mal tempo non passa. S, vero. E con questo? Hai per caso la bacchetta magica per farmi tornare a casa con la vasca di acqua bollente pronta e la cena in tavola?. Mentre sto rinfacciando a Marco la situazione con tutta la rabbia che ho nel corpo, vedo che lui sillumina tutto. Ma quanto scemo ? Mi chiedo. Poi capisco il motivo di questa sua estasi improvvisa: S: ho la bacchetta magica. Ti ricordi che, prima, al bar Augusto ci ha raccontato che la casa dei tuoi sogni aveva ancora luce e gas attaccati perch gli inquilini che lavevano presa in affitto se ne sono andati da poco?. Io continuo a guardarlo senza capire dove voglia andare a parare. Quandecco che dalla tasca della giacca tira fuori un mazzo di chiavi con la stessa enfasi con cui un prestigiatore estrae una collana di perle dal suo cappello a cilindro, e lo fa tintinnare davanti ai miei occhi. Mi sono dimenticato di restituire le chiavi ad Augusto. E se ci passassimo la notte?. Io lo guardo allibita. Che hai capito? In due stanze diverse aggiunge. Come hai dimenticato di restituire le chiavi? lunica cosa che riesco a farfugliare. Io non sapevo nemmeno che le aveva lui. S, non te lho detto; Augusto mi aveva dato le chiavi nel caso volessimo fotografare anche gli interni. Ma poi mi sono reso conto che non avevi tanta voglia di fare quelle foto per me. Cos ho lasciato perdere gli interni. Tanto un acquirente pu sempre vedere la casa di persona. Io rimango esterrefatta. E come se Marco mi leggesse dentro e tuttavia non si stancasse di portare pazienza con me. Sono stata scortese, pigra 200
nel fare le foto che gli servivano e pure insolente con il suo amico, e nonostante tutto ancora l che pensa a come rendermi felice. Per forza che un pezzettino del mio gelido cuore comincia a scaldarsi. Ma cosa dico alla mia famiglia? E tu pure? gli rispondo. La verit. Che siamo nel bel mezzo di un temporale, che la strada impraticabile, che c freddo; e dal momento che, guarda caso, siamo capitati davanti ad un bed and breakfast diciamo cos abbiamo deciso di fermarci qui. Torniamo domani. Uhm sono in tensione, i miei non la prenderanno bene. So gi che mi direbbero di aspettare che questa specie di uragano finisca e poi di tornare a casa. Ma come rifiutare la proposta di Marco? Ci tengo troppo ad entrare in quella casa. Daccordo azzardo titubante. Lentusiasmo di Marco intanto come un treno in corsa che travolge ogni mia incertezza: Negli zaini avanzata un sacco di roba. Basta scaldarla. Poi forse l c una dispensa. Domenica ricompreremo quello che abbiamo usato e lo rimetteremo a posto prima di partire. E se la gente del posto si accorge di qualcosa? Ormai sera: basta che teniamo gli scuri chiusi. La macchina la nascondiamo nel retro del cortile. Chi vuoi che ci osservi al buio?. Io lo guardo felice di tanta genialit. Anche lui finalmente contento e ci sorridiamo allegri. Varchiamo il cancello con cautela e agitazione. La pioggia sta diminuendo ma in compenso un vento gelido piega le fronde degli alberi con impietose sferzate. Al lume della torcia percorriamo lingresso nel vestibolo. Marco controlla che tutti gli scuri al piano terra siano chiusi ermeticamente. Quando 201
finalmente preme linterruttore della cucina veniamo investiti da un fascio di luce intensa e calda. E per la prima volta nella giornata mi sento confortata. Cosa vorreste che vi dica ora, miei cari lettori e confidenti? Non sto a descrivervi la meraviglia di osservare comodamente la raffinatezza, lo stile, il gusto e la fantasia degli interni di quella casa. Vi basti sapere che ogni mobile era al posto giusto. Tessuti e colori adatti allarredamento. Tendaggi preziosi. Libri che scorrono in unordinata fila indiana entro una massiccia libreria in noce. Mobili antichi lucidati a testimoniare la cura prodigata per quelle pareti domestiche. Abbiamo impiegato un po di tempo per vincere la naturale ritrosia ad entrare in quelle stanze e ad usare cose non nostre. Alla fine il sano senso pratico di Marco ha avuto la meglio sul mio senso civico. Prendila cos ha detto per convincermi come se Augusto ci prestasse questa casa per la notte. In fondo adesso ce lha lui in gestione. Tecnicamente non sua, ma pu usufruirne. E tramite lui adesso la prendiamo in prestito noi. Mah, sar. Sta di fatto che, vuoi per il sillogismo di Marco, vuoi per il buio che rende tutto pi nascosto, anche le azioni poco nobili, vuoi perch sono tutta fradicia e tremante per il freddo, ammetto che alla fine mi ha fatto piacere sentirmi protetta in un luogo sicuro. Il bagno caldo lho fatto veramente, mentre Marco trafficava in cucina apparecchiando la tavola e mettendo nel forno a scaldare tartine estratte dai nostri zaini. Ha trovato pure una bottiglia di spumante nella dispensa. Al piacere di prendere in prestito questa casa per una notte soltanto! ha brindato Marco, quando sono comparsa in cucina riposata e pimpante. 202
Anchio ho sollevato il mio calice. Allamicizia e ai nostri progetti per lavvenire! ho risposto. Abbiamo persino acceso la televisione, scambiandoci confidenze reciproche che mai mi sarei aspettata uscissero dalle nostre bocche. Alla fine della serata ci siamo diretti ognuno nella propria stanza. Marco ha controllato che avessi tutto quello che mi serviva. Una stretta di mano come saluto per la buonanotte, anche se i nostri sguardi facevano capire che in quellintreccio di mani cera ben altro: gratitudine, tenerezza, complicit. Al mattino il canto stridulo del fringuello a svegliarmi. Stramaledico il volatile mattiniero che gorgheggia probabilmente sul ramo di fronte alla mia finestra. Ma quanto acuto deve essere il vibrare delle corde vocali di questo pennuto, mi chiedo, per sentirsi fin dentro la mia camera? Scendo dal letto e mi trascino con passo felpato fino alla porta della camera di Marco. E socchiusa; spio dentro e intravedo Marco che dorme beato. Guardo lorologio: sono le sei e quaranta. Decido di prepararmi la colazione. Scendo dunque le scale e comincio ad armeggiare in cucina: mi verso in una tazza il latte che ho preso dalla dispensa e lo metto a scaldare nel microonde. Poi sistemo sulla tavola il miele ed i biscotti; ci sono persino dei plum-cake nella credenza. Comincio ad aprire vari cassetti perch cerco le forbici per aprire il pacco del caff. Manca solo la caffettiera sul fornello e poi la colazione servita. Invece delle forbici trovo il contratto di propriet della villa. E intestato a Marco Cerati. E il mio capo. Quello che sta dormendo di sopra. Di primo acchito mi viene da piangere. Ma trattengo le lacrime e con il contratto saldamente in 203
mano salgo i gradini a due a due. In un baleno arrivo in camera sua e scrollo il letto violentemente. Adesso mi spieghi cosa significa questo pezzo di carta! grido esasperata, sventolando il contratto sulla sua faccia assonnata. Ho gli occhi gonfi e la faccia terrea. Mi sento una furia, solo la mia voce non tuona come dovrebbe perch incrinata dallistinto di piangere che pi forte di me. Marco si passa una mano sulla fronte per spostare i capelli ribelli e mi fissa disperato: Se ti dicevo che questa casa era mia non saresti mai venuta qui con me! Per questo ti ho taciuto la verit. Augusto stato al gioco. Perdonami, lo so che non ho scuse; che volevo far colpo su di te e non sapevo come fare. Quando ho visto la cornice sulla tua scrivania che ritraeva la mia villa qui in laguna, mi venuta lidea di portartici le foto sono state una scusa patetica.. Oh, che bel giochetto! E con le altre ragazze funziona questa storia? Che fanno: abboccano? E tu magari ci trovi anche gusto sei un bastardo! Un traditore! urlo inviperita. E siccome non riesco pi a trattenere le lacrime che cominciano a scorrere, mi scappa pure uno schiaffo. Ma quali altre ragazze? mi risponde subito afferrandomi per il braccio per impedirmi di allontanarmi, intanto non ho nessuna ragazza e tanto meno ne ho mai portate qui! E poi non volevo certo che finisse cos la nostra scampagnata in laguna. Ti sbagli se credi che avessi premeditato tutto! Come facevo a sapere che sarebbe venuto gi il diluvio universale proprio ieri sera? E che ci saremmo trovati nella condizione di cercarci un riparo sicuro? E che tu saresti stata stanchissima?. E come mai uno che possiede una villa cos bella ha bisogno di lavorare in uno stupido studio 204
di architettura, a prendere ordini, pedate ed insulti dallingegnere? sbuffo singhiozzando. Perch questa villa leredit lasciata alla famiglia dai miei nonni che hanno trascorso lintera loro vita in laguna. La mia idea sarebbe quella di aprire uno studio di architettura qui, ma solo dopo aver fatto una certa esperienza; dopo aver capito quali sono le mie vere passioni e i lavori per cui sono portato mi spiega calmo. Beh, inizia con un bel corso di fotografia gli rispondo acida. Mi divincolo con uno strattone e faccio dietro-front. Sono sulluscio della porta quando Marco mi chiama. Nella sua voce un accento di speranza che mi colpisce: Fosca, aspetta, ascolta almeno cosho da dirti; fammi finire di parlare mi prega. Se lo aprissimo insieme lo studio di architettura la sua voce dolce, si insinua fin dentro le pieghe del mio cuore e ti occupassi tu delle foto ai cantieri e, perch no, di trattare con chi vuole restaurare la propria casa anzich venderla per costruirsene una nuova? Potremmo specializzarci in attivit di restauro: in fondo, preferisco restaurare vecchie cascine diroccate anzich costruire nuovi complessi immobiliari cos simili ad alveari!. Mi blocco di scatto. Accidenti! Possibile che Marco mi conosca cos bene da propormi lunica cosa che non posso rifiutare? Eppure forse per questo che le case mi hanno attratto da sempre: perch doveva arrivare questo momento. Il momento in cui decidere di trasformare una semplice passione in qualcosa di pi. Mi volto e lo fisso dritto negli occhi. Nei suoi occhi cos profondi. Ci penso un attimo. E come potremmo chiamare lo studio?.
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I mercanti di Venezia ridacchia parafrasando Shackespeare. ma potremmo trovare qualche spunto anche in Goldoni o Molire. A te la scelta. Sospiro, mentre un sorriso mi sboccia sulle labbra. La foschia tra di noi si dipanata nel migliore dei modi. E chi lavrebbe mai detto? Rispetto alla mia primissima impressione mi ritrovo a pensare che qualcosa in comune, invece, io e Marco labbiamo. Mi avvicino a Marco che, questa volta, non mi fissa pi disperato come quando volevo scrollarlo gi dal letto. Anche il suo viso illuminato di gioia. Dovevo proprio dirti una bugia per conquistarti! mi dice, stringendomi le mani. Vabb, andata cos, penso io. Mai pi bugie, per lo rimprovero. Lui in tutta risposta mi attira a s e mi cinge in un dol-cissimo abbraccio.
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Miracolo di Natale
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Cecilia, 16 Novembre Stamattina mi sono svegliata con la voglia di fare qualcosa di bello e guardami qui: cosa diavolo ci faccio davanti alla Signora con bassotto di De Chirico? I giornali hanno acclamato al ritrovamento del decennio mezza Italia in coda ad ammirare il genio! Certo che la vita strana, buffa, imprevedibile: una mattina ti alzi, vorresti che le cose andassero per un verso, ed invece prendono tuttaltra piega, deludente Potessi dare una scrollata alla mia vita (che, per inciso, se dovessi dipingerla visto che ho velleit di pittura, spazia tra viola, nero e grigio, un totale schifo insomma) ed invece mi ritrovo a sprofondare sempre di pi nel solco della mia quotidianit monotona Per trascinarmi fin qui mia madre mi ha sventolato davanti il vessillo di Ettore, il mio ex Mi sembra ancora di sentirla, mia madre: Fai bene a vedere la mostra. Cos ti svaghi un po In fondo, dovrebbe piacerti; tu dipingi da sempre. E implicitamente: Cos per un paio dore non pensi a Ettore che ti ha piantato per la tua amica Sandra. Mia madre la fa semplice lei! Ha una vita lineare come il percorso di un tram. E anche il suo modo di pensare una linea retta: vieni, fai, dammi, dimmi peccato invece che io sia complicata, e che non mi piaccia vivere il tempo come fosse un binario che ha solo due stazioni: casa-lavoro, lavoro-casa. Io voglio sentirmi viva, parte della mia citt, delle persone che ci abitano, cambiare anche pi lavori se serve non voglio appiattirmi sullunica cosa che so fare e trascinarmela dietro in eterno. Finch morte non vi separi: no, grazie. Non fa per me. Certo che il tempo atmosferico non stato clemente oggi! Per forza che sono finita al Museo! Dopo mia madre, il cielo lanuginoso e la nebbiolina 209
fine con le sue miriadi di odiose goccioline umidicce hanno fatto il resto. Mi sono detta: Meglio rimanersene al riparo in un luogo caldo che passeggiare a zonzo per le vie della citt alla ricerca dellennesimo nuovo lavoro. Solo che, cos, il tenue filo della speranza di una mia piccola felicit volato via, ingoiato da questo impietoso giorno di novembre. Ricordo alle dieci mi sono infilata tra la comitiva di signori di mezza et che mia madre ha scrupolosamente preparato a questa mostra. Se vuoi puoi intervenire anche tu, Cecilia mi ha suggerito lei. Ma pazza? ho pensato. Io con quei matusalemme non aprir certo bocca! C gi lei, c la guida, cosa vuole di pi? Che anchio faccia scena? Io sono venuta qui solo perch fuori la pioggia sta cominciando a picchiettare monotona sui tetti e sui rami spogli. La sento tamburellare sui finestroni. Incredibile come proprio ora mi venga in mente la filastrocca che mia madre mi ripeteva da bambina: Pioggia pioggerellina, fine e argentina, cadi birichina / sui tetti e sulle foglie, sui muri disadorni e sulle mani spoglie,/ lavi piccioni e passanti buoni, ti prego prendi i miei desideri e cambiali in tanti doni!. Luca, 16 Novembre Concentrati sui quadri, Luca, e lascia perdere le bollette che scadono oggi non ti possono di colpo tagliare il telefono, o la corrente! Fai una cosa alla volta: adesso pensi a portare a termine questo lavoro che, tra laltro, ti d una grande soddisfazione. In fondo, la vita non ti ha riservato cattive sorprese: ti sei laureato in lettere per insegnare, ed ecco che almeno qui riesci ad esaudire il tuo sogno di sempre Non avrai un uditorio di alunni, ma con i 210
tempi che corrono forse ti andata pure meglio! Oggigiorno gli studenti se ne infischiano delle lezioni dei loro prof Questa qui invece gente che pende dalle tue labbra! Lha detto anche tua sorella: Campi insegnando larte a chi nozioni di arte non ha non fai certo una gran fatica!. Allora, ecco il dunque: finisci il giro, saluti la gente che ha visitato con pazienza la mostra, passi a ritirare lassegno in banca oggi il tuo giorno di stipendio e questo pomeriggio ti sorbirai buono buono la tua seconda dose di coda quotidiana eh s, perch dopo la banca ti aspettano le poste: fai parte di quel sistema arcaico ma ancora in vigore di italiani che si recano l per pagare le bollette E proprio vero che il mondo una ruota che gira; comunque vadano le cose, fare la coda, tanto per dirne una, tocca a tutti. Se non la fai in banca, la fai alle poste, senn ti tocca al supermercato, e se non l, ti capita lingorgo in macchina, o in edicola, o al centro commerciale, o nellambulatorio medico Mi sa che fare la coda una di quelle cose che non sparir mai, come fare il pane da mangiare o che so io Ehi, per, mica male la biondina accodata in fondo alla comitiva! Chiss cosa ci fa in mezzo a tanta gente di mezza et Devo trovare un modo di avvicinarla. Porca miseria! Faccio la guida per loro, non sar difficile escogitare una banalissima scusa! E ormai mezzogiorno quando la piccola comitiva si sta sciogliendo nei pressi del book-shop del Museo. Chi si attarda a comprare qualche gadget, chi si scambia le ultime impressioni, chi si saluta e si mette daccordo sui prossimi appuntamenti per ritrovarsi insieme. Sono uomini e donne sul finir dellet lavorativa o gi in pensione, per loro 211
importante sapere di poter trascorrere del tempo libero in piacevole compagnia. Lunica ragazza giovane in mezzo a quelle facce solcate gi dalle prime rughe evidenti, un profilo esile con un bel viso aggraziato, incorniciato da biondi capelli lisci fino alle spalle, sta lentamente scivolando lungo gli ultimi quadri. Cecilia Ecco, lo sapevo. Forse facevo meglio ad andare a portare in giro i curriculum. Qui mi sto annoiando e basta! Quel gufo di guida un impiastro che ci snocciola avvenimenti, date ed episodi della vita del pittore uffa! Ad ogni quadro stiamo incollati dieci buoni minuti. Non ce la faccio pi! E poi continua a venirmi in mente Ettore perch mi ha mollata? Cosho che non va? No, forse lo so perch si stufato di me. Io, cos servizievole e pronta a dirgli sempre di s per qualunque cosa ; Sandra invece! Lei s che tosta! Sa quello che vuole. Ha un lavoro, vive gi per conto suo, ha un sacco di hobby, tanto gentile e carina, lei s che ha mostrato di capirlo subito! ... La odio! Luca Peccato che sia cos triste, per chiss cosa le passa per la testa! Di sicuro non felice. Se non minvento presto qualcosa questa qui esce con tutti gli altri della comitiva e non la rivedo pi. Un attimo ecco che si attarda verso gli ultimi quadri, come se non volesse uscire. Si tenuta in disparte dalla comitiva per tutto il percorso della mostra Ora guarda com pensierosa, non c pericolo che si confonda con il branco di sessantenni quelli si muovono in truppa, 212
ascoltano religiosamente, attaccano domande una dietro laltra come si credessero in diritto di reclamare tutto a loro disposizione: tempo, persone lei no, la sua mente lontana da qui; anzi, secondo me non ha seguito nemmeno una parola di quello che ho detto. Vorrei tanto trovare le parole giuste per lanciarle un segnale di vicinanza ehi, eccomi, sono qui! Le si avvicina la giovane guida del gruppo. E un po impacciato nella sua tenuta in giacca e cravatta, lo costringono a vestire in modo serio mentre il casual lo metterebbe pi a suo agio. Ma in un Museo lapparenza tutto. Le piaciuta la Mostra?. Lei lo squadra. Sembrano coetanei. Abbastanza. Solo abbastanza? Perch, un reato non approvare del tutto ?. Continua a scrutarlo guardinga. Il giovane sorride. No, ha ragione. Mi scusi. Io la trovo fenomenale, ma de gustibus non est disputandum. Allarga le braccia in segno di resa. E simpatico. A ognuno i suoi gusti risponde. Adesso lei pi gentile. Cosa ci fa qui con loro?. Mia madre ha organizzato la gita. Mi sono accodata perch anchio dipingo. Caspita! E cosa dipinge? Paesaggi, nature morte non mi sono ancora cimentata con i ritratti per. B, c tempo per ogni cosa vedr che riuscir anche nei ritratti. Speriamo. Le auguro di poter fare anche lei una mostra, un giorno. Il tono spontaneo, volutamente 213
confidenziale. Il ragazzo dimostra una schiettezza naturale. La ringrazio. Lei apprezza la sincerit. Il giovane le porge la mano. Luca Spadoni. Cecilia Risi. Lei gliela stringe forte. Lui la guarda allontanarsi. Non pu fare a meno di seguirla finch gli occhi glielo permettono. Quando lei gira langolo, prova dispiacere. Senza che se ne accorga, subito le sue gambe cominciano a dirigersi nella stessa direzione di Cecilia. Cecilia, 18 Novembre Non capisco perch Luca mi piaccia, cosa mi abbia colpito di lui. E troppo per bene per i miei gusti, eppure provo lo stesso il desiderio di vederlo. La sera del concerto, ad esempio, cio ieri sera, mi veniva da abbracciarlo, e lo conosco appena meno male che non lho fatto! Vista poi come finita! Ma cosa ti prende, Ceci? Lui non il tuo tipo nessuno come lui lo mai stato Per non tutto di questa storia da buttare via: il giorno che lho conosciuto, ad esempio meno male che mi ha rincorso e abbiamo fatto quella chiacchierata fiume al bar. Alla fine mi ha pure offerto il pranzo! Adesso che ci penso, delle cose in comune le abbiamo: lamore per larte, per il buon cinema ognuno di noi tiene un sacco alla sua compagnia di amici; apprezziamo i libri E poi finalmente uno che mi sembra sincero. Peccato che, per, amer soltanto Ettore con Luca forse potr venire fuori una buona storia, unamicizia profonda, ma lamore no lamore fuoco che brucia dentro, fremito, desiderio, istintivit, passione, voglia e uno come Luca non mi accende il desiderio queste cose si sanno a pelle, si riconoscono a prima vista! 214
Luca, 17 Novembre Il bar unottimo posto per chiacchierare e conoscersi non so come potremmo fare senza, noi italiani! Parli del pi e del meno scopri che la ragazza che ti piace ama i concerti e tu cosa fai? La inviti al coro gospel di stasera al Filarmonico! Buon per me che quella vecchia volpe di Gaetano mi ha rimediato in meno di ventiquattrore un altro biglietto per il teatro. Speriamo che il coro le scaldi il cuore e glielo renda un tantino pi malleabile. Ieri m piaciuta un sacco: bella, intelligente, spiritosa, ma ha un pungolo che le fa male chiss cos Per fortuna, ha gusti simili ai miei: la musica classica, il cinema, i concerti dei cantanti italiani, la pittura Ebbene s, cara Cecilia, tu mi stuzzichi. Saranno i tuoi capelli morbidi che ti arricci con le dita, il tuo fisico esile che minvoglia ad abbracciarti, le labbra piccole ma carnose a forma di cuore Caspita, Luca, rallenta e metti un freno allimmaginazione! La sera in una citt darte un momento magico. Il riverbero delle luci soffuse sui palazzi depoca, certi scorci che il tempo pare non aver sfiorato con la sue dita inclementi, i muri con i loro mattoni a vista e i volti in pietra che sembrano trasudare le storie di chi ci ha vissuto dentro, le coppie che passeggiano a braccetto sussurrandosi parole delicate, laria fredda che fa camminare vicini anche due semplici amici. Il coro gospel aveva cantato egregiamente. Cecilia si era persino commossa, bellissima nel suo tubino scuro e stivali aderenti che avevano fatto girare la testa a Luca fin dal primo momento in cui lui laveva vista. 215
Quella sera, poi, latmosfera per le vie del centro era fiabesca, con le vetrine dei negozi addobbate a festa e le luminarie natalizie appese in alto, ai fili della luce. Fra poco verranno le bancarelle di Natale butt l Luca, mentre si dirigevano con calma verso il posteggio. Cecilia, anche se si vedeva che era soddisfatta della serata, non si era dimostrata unamabile compagnia. Aveva trascorso la maggior parte del tempo immersa nei suoi pensieri. Non che mi attirino particolarmentenon ho soldi da spendere. Appena troverai un nuovo lavoro, potrai fare tutto lo shopping che vuoi. S, ma non certo alle bancarelle. Scherzi, vero!? L si trova solo unaccozzaglia di maglioni, calze, ninnoli natalizi no guarda, non invitarmi alle bancarelle. Non le sopporto. Non lo dicevo per lo shopping; per latmosfera calda che sanno suscitare. Ogni anno assaggio le frittelle e compero un rametto di vischio e agrifoglio da regalare. Se poi questanno nevicasse presto, sarebbe fantastico! Pensa che spettacolo la piazza con lo sfarfallio della neve contro i lampioni! E la stella dellArena che meraviglia nel suo biancore lunare! Pare messa l da sempre! E gli arcovoli le fanno corona!. Sei proprio un romanticone. S. E tu no, scusa? Ma forse hai qualcosa che non va. Sei la prima che sento che non ama le bancarelle di Natale.. Dacci un taglio, Luca. Non sar di certo la prima e neppure lultima. E poi Natale ormai una festa solo per chi ha tanti soldi da buttare via, e pu permettersi il ristorante, il viaggio, i regali insomma, tutto quello che fa laria natalizia, come dici tu. 216
Luca si ferm, il volto rabbuiato. Perch dici cos? Lo pensi veramente?. Certo che s! Ma guardati intorno: c qualcuno a cui interessa ancora che la notte di Natale nasca un bambino che si chiama Ges? Nessuno pi ci pensa a lui credimi! Tanto, non mi pare che le cose cambino solo perch lui nasce. Con o senza di lui, tutto uguale. Invece a me interessa quel bambino. Luca tace un po. Poi domanda: E i tuoi cosa dicono del Natale?. Con i miei di queste cose non parlo. O scusa, Luca, lo so che ti sembro cinica senti, che stasera quelle canzoni gospel, cos gioiose ma anche cos lontane dal nostro mondo reale, mi hanno lasciato lamaro nel cuore. Perch diavolo continuo a pensare a Ettore Come vuoi. Lasciamo stare questi discorsi. Le macchine di Luca e Cecilia sono parcheggiate sul lungadige. Pochi metri ancora e sono arrivati. Grazie della serata dice Cecilia frugando nella borsetta alla ricerca delle chiavi. Scusami ancora. Lo so che poteva finire meglio. Il concerto ti piaciuto, no? E allora per me va bene cos. Mi spiace solo che adesso, per te, non alle porte un buon momento dellanno. Sono sicuro che tutta lamarezza che ha dentro che le ha fatto dire quelle cose assurde poco fa S sussurra a malincuore. Non riesco a smettere di pensarci. Luca le si avvicina. Lei sussulta. Eh? Non riesci a non pensare al Natale? Strano O ti riferivi forse a qualcosa daltro. Cecilia trasecola. Come hai detto, scusa? Luca ha uno sguardo penetrante. Sa di colpire nel segno. A chi non riesci a non pensare Cecilia? E tutta la serata che leggo delusione nei tuoi occhi. 217
Trasmetti dolore. E a causa di qualcuno, non vero?. E se anche fosse, perch dovrei venire a dirlo proprio a te? Perch sono tuo amico, o per lo meno vorrei esserlo. Cecilia lo scruta in silenzio. Fatti gli affari tuoi risponde tagliente come una lama di coltello. Poi sale in macchina e con un rombo del motore si allontana. Per fa in tempo a scorgere dallo specchietto retrovisore Luca che, immobile sul marciapiede, la guarda allontanarsi finch sparisce dietro la curva. Luca, 18 Novembre Ma come si fa ad amare larte, a proclamarsi esteti e sinceri estimatori delle cose belle come la musica, la letteratura, e poi non provare amore per il Natale? Come si fa? Natale attesa, speranza, un barlume di meraviglia nuova un bambino che nasce ogni uomo che saffaccia alla vita per la prima volta reca con s una bellezza arcaica, senza tempo, che rimanda al mistero dellinizio Steso sul suo letto in dormiveglia nel pigro pomeriggio, Luca medita sul totale insuccesso della sera precedente con Cecilia. Ha una corazza inscalfibile, chiss chi o che cosa le hanno fatto male a tal punto da diventare cos aspra Prover a domandarle scusa, ammesso serva a riguadagnare terreno con lei certo che incredibile, perch mi interessa ancora uscire con lei dopo che mi ha trattato cos ingiustamente? Mentre scivola nel sonno in quel languido pomeriggio dinverno, certo di avere gi la risposta. Perch intuisce che in lei, sotto quella 218
scorza ruvida e dura, in realt si muove qualcosa daltro in grado di attrarlocome un richiamo che lui solo sa decifrarelui in grado di capire le loro parole potrebbero vibrare insieme su di una stessa lunghezza dondama si tratta di trovare la frequenza giusta, perch si uniscano nella stessa vibrazione. Anche se sta gi dormendo, nel suo animo si affacciano le parole del Cantico: Tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana a lungo ti ho cercata, finch ti ho trovata Cecilia, 22 Novembre Se prima mi sembrava che mi piacesse, adesso sono sicura di essermi sbagliata! Pi ci penso e pi mi sembra che Luca si sia intromesso troppo nella mia vita ma cosa pretende? Accidenti, mi vengono i nervi al pensiero ma come si permesso quellimbecille di farmi lesame di coscienza! Garantito che con me lui ha chiuso! Ho fatto bene a non rispondere ai suoi idioti messaggini di scuse E poi ho saputo che tra Sandra ed Ettore comincia ad esserci mare in burrasca Mi ha scritto una poesia, capisci?. Al telefono Cecilia parla sempre a voce troppo alta. Ma scusa, quel tizio che tu hai piantato in asso la sera del concerto? B, il concerto era finito, comunque. Magari lui gi allora voleva farti una mezza proposta No. Lui voleva solo farmi la predica sui buoni sentimenti e sul Natale. Della serie: a Natale siamo tutti pi buoni 219
Guarda che, per via del Natale, sono daccordo con lui. Gabriella, fammi un piacere. Ragiona! Tu saresti contenta che, al primo appuntamento, il tuo accompagnatore si metta a farti la radiografia ai raggi x del tuo stato danimo Eh dai Ti giuro che mi ha letto dentro! In quel momento stavo pensando ad Ettore. E lui mi ha chiesto: A chi pensi?. Uauha i poteri super-normali! Non che lo presenti a me visto che tu fai tanto la preziosa? No, non il tuo tipo sbotta. E come fai a dirlo? Non il tuo tipo e basta. Ti chiamo domani. Scusa, adesso ho da fare. Riattacca stizzita. Certo che sono proprio acida Luca aveva ragione sul fatto che mi irrito per cose da nulla. Perch mai ho sbattuto in faccia il telefono a Gabriella? Non se lo meritava di certo se penso che non ha una storia decente da tre anni, per forza che vuole conoscere Luca Eppure io non voglio che lo conosca. Che Luca minteressi allora? Ma non capisco esattamente perch mi dovrebbe interessare oh, insomma: perch diavolo Ettore non si decide a mollare Sandra? Uhm forse Luca solo un modo per scacciare lodioso tarlo di Ettore, la saggezza popolare chiara in questo senso: chiodo scaccia chiodo per non potrei sopportare una seconda volta che una mia amica mi rubi il ragazzooddio, ho pensato a Luca come al mio ragazzo! Ma quanto fuori sono! Cecilia deciditi: o fai sul serio con Luca, o tanto vale che lo presenti a Gabriella! *********************** 220
A volte lamore imprevedibile. Nasce, sparisce, risorge. Sempre lo stesso, eppure diverso, nuovo. Cecilia ha richiamato Luca per ringraziarlo della poesia e scusarsi del suo comportamento lunatico. Nessuno mi aveva dedicato una poesia prima dora gli dice mentre passeggiano per le vie della citt, diretti allingresso del mercatino dei pastori di Betlemme. Luca ha per mano il suo nipotino. Beniamino ha 5 anni. Ha saputo a scuola che un gruppo di pastori di Betlemme far tappa nella sua citt per fare scorta di viveri e coperte da portare a Ges bambino; ha fatto i salti mortali per farsi accompagnare dallo zio. Luca, a sua volta, ha insistito con Cecilia perch si accodasse a loro. Oltre a me, c qualcun altro a cui interessa il Natale le ha detto per convincerla, al cellulare. Cecilia ha capitolato. Dov questo mercatino? chiede Cecilia. E nel teatro della mia chiesa risponde entusiasta Benny; cos che lo chiamano di solito. E perch devono venire proprio qui, con tutti i posti che ci sono? Perch cos io posso vederli. Ah, giusto! Vengono per te! Anche per me e per te, Ceci interviene Luca. Cos trotterellano mano nella mano tutti e tre verso il luogo dellappuntamento. La grande sala addobbata con luci, stelle di natale, fette di pandoro e termos di th bollente sui tavoli apparecchiati con tovaglie rosse. Appena Benny entra, felice si precipita a portare il pacco che regge sottobraccio dentro lenorme cesto che raccoglie tutti gli altri pacchi che i pastori consegneranno al bambinello.
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Luca, 25 Novembre Cecilia oggi mi parsa contenta. Tutti e tre, dopo la visita ai pastori, siamo andati a bere una cioccolata fumante e abbiamo riso un sacco. Sono queste le cose che contano: gli affetti semplici, genuini. Non sbandierati ai quattro venti come fossero un trofeo da mostrare. Per questo sono resistenti. Pensare che Benny si fida di quei genitori della scuola travestiti da pastori lui crede veramente che siano i pastori che recheranno i regali a Ges bambino. Come non potrebbe essere altrimenti? Daltronde lui un bambinosi fida ciecamente degli adulti che lui ama. Spero tanto che anche Cecilia si fidi di me un po di pi Cecilia, 27 Novembre Vorrei avere una famiglia come quella di Luca. Qualche giorno fa ho conosciuto il suo nipotino, che meravigliosoieri mi portato di nuovo da Benny perch sua sorella doveva sbrigare una commissione e gli ha chiesto di fare da baby-sitter. Io lho accompagnato, cos abbiamo scambiato due parole con Clara, al suo ritorno. Ci ha preparato il caff e ci ha offerto le pastafrolle che fa lei per Benny. Io non sono abituata a parlare cos spontaneamente come fanno loro. Sembra che per loro due non ci siano segreti. Ma come fanno? Se provo a parlare cos a mia madre, lei mi guarda strana e leggo nei suoi occhi diffidenza. Ma scusa mamma, che razza di privacy hai da difendere con me? Sono tua figlia o no? Non credo di rubarti del tempo, quando ti cerco o di esigere qualcosa di speciale quando ti chiedo di anticiparmi dei soldi. Sto cos male che mi viene da piangere no, forse sto sbagliando tutto; faccio solo pena a Luca. Lui sta facendo una buona azione, sta un po con me 222
quando ha tempo, parliamo del pi e del meno, io mi rilasso. Per poi io torno qui nel mio inferno e lui sta sul suo ramo di cielo. Cecilia, 30 Novembre Non mi ha mai baciata Mi ha detto che vorrebbe mettersi con me, vero. Perch non mi bacia allora? Per, anche ammesso succedesse, ho paura di dover cambiare troppo. Lui non vuole che andiamo a vivere insieme, dice che non vero amore. Ma dove vive? Vero amore s, Romeo e Giulietta, Antonio e Cleopatra ma sono solo storie. Tutte storie! Per giunta finite male! Il vero grande amore non esiste, altrimenti perch mio padre ci avrebbe lasciate, me e mia madre?! Che colpe abbiamo avuto? Quando stavo con Ettore se non facevo lamore con lui almeno due, tre volte alla settimana lui cominciava a inquietarsi e poi mi teneva il muso per giorni. O quellaltra volta che, siccome non ho rinnovato labbonamento a Sky, e lui non poteva guardarsi i suoi film preferiti, mi ha dato un sonoro ceffone. In modo che io capissi bene lantifona No, come pu volermi bene uno che troppo perfetto mi ha parlato dellAvvento, del Natale, del bambinello che vuole nascere nei nostri cuori ma io so dove finisce quel bambinello. Su un pezzo di legno nudo! E io, se mi fido di lui, non voglio tornare a soffrire se poi qualcosa va storto Devo darci un taglio. Lui non mi deve pi prendere in giro in questo modo. Non credo a tutte le tiritere sul matrimonio cristiano che ha tirato fuori per convincermi, che lui non approva la convivenza scusa, ma come faccio a capire se lui luomo adatto a me se non lo conosco un po meglio di come lo conosco ora? Cio vivendoci insieme? 223
Cosha di speciale poi sposarsi in chiesa? E tutta una farsa, uno spreco inutile di tempo e soldi tanto anche quei matrimoni l poi falliscono e allora dove sta la differenza degli sposi cristiani con quelli che si sposano in comune, o con quelli che proprio non si sposano? Luca mi ha citato qualcosa della Bibbia o gi di l: Forte come la morte lamore s, lha detto col suo solito modo di fare cos tenero che mi cattura anche quando non vorrei; infatti mi piaciuto quando lha detto Luca ha fascino da vendere. Lamore una forza paragonabile solo alla morte mi ha sussurrato. Per convincermi. Infatti quando finisce la gente sente il bisogno di fargli il funerale, che sarebbe il divorzio Ma a chi crede in Lui, Dio ridona lamore, glielo ridona pi forte di prima, cos forte che nemmeno le grandi acque potranno travolgerloIo ho visto matrimoni rinati in questo modo. Quello che ti dico tutto vero!. Ma io sono pronta a crederci? Quando mio padre se n andato, del suo amore cosa rimasto a me e alla mamma? Niente. Non rimasto niente. Cos che rimane, allora? Appunto: la tomba. Quando lamore finisce rimane la tomba. E tu sei l fuori la guardi, la osservi ti chiedi dov andato il tuo amore, quello che ti faceva gioire il cuore nel petto, le cui carezze erano dolci e leggere, la cui voce respiravi, la cui mano forte tenevi quando ti portava al parco giochi no, non posso pi continuare con questi ricordi, non posso pi ferirmi cos, mi salgono le lacrime agli occhi Luca, 30 Novembre Mi sono dichiarato. Era inutile perdere altro tempo. E lei cosa ha fatto? Mi ha detto: no, grazie tante, tu non sei fatto per me. Anzi, meglio che non ci vediamo pi. 224
Ma che diavolo vuol dire? Che non esce pi con me? Io proprio non la capisco a colpi gentile e finanche commossa. E felice e mi dice che tocca il cielo con le dita. Poi torna in s e si rabbuia. E non mi fa entrare nel suo mondo interiore, nelle prigioni del suo cuore. Se anche avesse incatenato l tutti i suoi desideri pi veri e santi, come potrei scendere fino a quelle profondit e liberarli? Io non posso solo un Altro sarebbe in grado uno che sa leggere dentro fin nei meandri aggrovigliati del nostro animo Tu che sei giusto, Ges di Nazareth, aiuta la mia dolce Cecilia ti prego! Abbi piet di noi! Le ho annunciato che tu stai per nascere, ma lei mi ha detto che non ha bisogno di te. Di un'altra illusione. Tutte storie, roba da preti mi ha risposto beffarda. Avrei voluto mollarle uno schiaffone. *********************** Mezzogiorno di sabato, 20 Dicembre. Cecilia si sentita male sul lavoro e ha mandato un messaggio a Luca, sperando che lui le risponda. Almeno a messaggini, continuano a sentirsi. Ti raggiungo appena stacco qui al Museo. Scrive la sua risposta sul cellulare e poi la invia. Sono in piazza Duomo, al bar lei gli risponde. Aspettami fra mezzora. Ok. Come stai adesso? Mi sento svenire. Ma non credo di linfluenza. Nemmeno quella intestinale. E chi pu dirlo?.
avere
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Ho chiamato la guardia medica che mi ha prescritto unantibiotico blando. Per mi ha detto una cosa che mi ha sconvolta. Cio? Che non dovrei prendere gli antibiotici se sono incinta. Silenzio. E perch mai dovresti essere incinta? Hai i sintomi?. Ho un sacco di nausea; e ho anche vomitato. Luca la scruta rabbioso. Le altre parole sono uno schiaffo in pieno viso: Dai, Luca, tu hai le fette di prosciutto sugli occhi se credi che io mi sia arresa a non rivedere pi Ettore solo perch ho conosciuto te. Luca abbassa gli occhi gonfi dira. Fa fatica a respirare, come se sentisse due mani premergli il costato: una gli schiaccia i polmoni e laltra con una lama affilata gli trapassa il cuore. E tu sei incinta?. Non lo so, uffa! sibila. Ma in realt sa di esserlo. E sta cercando aiuto. E perch queste cose le vieni a raccontare a me?. Non c imbarazzo in lui, nemmeno indignazione, rassegnazione o sconforto. Nemmeno volont di comprendere. C solo odio. Perch tu sei buono. Capisci senza giudicarmi. Per non sono stupido. Neanchio. Tu lo sai quello che provo per te. E allora perch vieni a dirmi che forse saresti incinta? Mi sento trattato come unidiota. Hai tradito la mia fiducia. Non siamo mai stati insieme puntualizza Cecilia. Quindi non hai nessun diritto di sentirti tradito. Luca non le risponde nemmeno. In silenzio afferra una salvietta di carta dopo laltra dal contenitore e comincia a tagliuzzarle. Con chi altro potevo confidarmi riattacca a dire imbarazzata. Sta cambiando strategia perch si 226
accorge che Luca sta peggio del previsto. Senza volerlo gli occhi le si inumidiscono. Capisce di aver fatto uno sbaglio enorme a sperare di poter trovare aiuto da lui. Anche tu non farti illusioni. Io avr il salame sugli occhi, ma tu speri ancora in qualcuno che ha smesso di amarti. Anzi, che forse non ti ha mai amato veramente. Cecilia comincia a piangere piano, silenziosamente. Senza singulti e singhiozzi. Luca le porge il suo fazzoletto. Intanto bisogna vedere se sei incinta veramente. S, lo sono Mio Dio cosa successo! Credevo di potere riconquistare Ettore, ed invece che stupida! Ho gi preso il test. Posso chiamarti se . Prova ad imbastire un discorso. No. Per piacere. Non chiamarmi solo come ripiego. S, ho capito. Guarda che, forse, meglio se non mi chiami proprio. Davvero?. Non chiamarmi pi. E a qualcun altro che devi dirlo. Scommetto che non glielhai ancora detto, vero? le risponde con tutta lamarezza e lastio che ha in corpo. Poi si alza e si allontana, lasciando Cecilia da sola. Esattamente quello che lei non voleva accadesse. Lunico motivo per cui si era decisa a chiamarlo era per provare a chiedergli aiuto. Non voleva sentirsi sola. Cecilia, 20 Dicembre Sono incinta di Ettore, ma lho detto a Luca. E non trovo il coraggio di dirlo al vero padre ma cosa stai facendo, Ceci? Cosa cavolo vuoi tu, dalla vita? Vuoi una storia da schifo con Ettore? Ma anche ammesso 227
Luca mi perdonasse e mi amasse ancora, come potrebbe passare la vita con una che ha un figlio non da lui, anzi, da un tizio che Luca conosce benissimo? Dio in che spirale dinferno sono finita e poi come faccio a mantenerlo, questo bambino? Con il mio stupido lavoro di cameriera? Chi mi terrebbe il bambino mentre sono al lavoro? Chi mi insegnerebbe a svezzarlo? Ad accudirlo? Chiss, forse potrei chiedere aiuto a Clara no, dopo che lavr saputo non vorr pi vedermi. Mia madre? No, so gi che direbbe di farmi fare il timbro e di andare allospedale e farla finita con questa scocciatura. Adesso non ora mi direbbe. Scusa mamma, ma quando sarebbe ora? Ho ventotto anni. Allora, devo farmi forza e dirlo a Ettore. Non mi resta altra scelta logica. Tanto con Sandra si sono mollati da un pezzo. Forse Ettore mi vorr ancora, senn, perch sarebbe venuto a cercarmi? Ma io, lo voglio ancora? Luca, 20 Dicembre Signore, tu mi scruti e mi conosci. Tu sai quando mi alzo e quando mi corico Tu mi vedi, Signore, sono una maschera carica dodio lo so che dovrei rinunciare ai miei pensieri, a questi pensieri di rancore e vendetta ma come fare? Che cosa assurda la vita! Eppure io lamo! O forse no? Mi sto confondendo Non capisco pi niente, non so pi cosa voglio Il mio cuore non ha pi pretese ormai, nudo e sanguina per il dolore di sapere cosa mi ha fatto Cecilia
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Cecilia, 21 Dicembre Ettore mi ha riso in faccia e mi ha detto che quel figlio non lo vuole, ammesso sia mio ha sghignazzato. Mia madre si messa a urlarmi che allora non mi ha insegnato nulla, che esistono gli anticoncezionali, che Ettore instabile e insignificante, che sono una pessima figlia ad essermi innamorata di uno come lui che ho fatto scappare lunico che aveva una posizione sociale decente. Se si riferisce a Luca, b, non so se fare la guida al Museo sia un lavoro degno di ammirazione. E poi stipendiato a progetto, ci sono periodi dellanno che lavora di pi, altri di meno nessun stipendio fisso. Nessuna idennit di malattia, di ferie, di licenziamento. Che mondo schifoso il nostro! Che non tutela i giovani che pur lavorano! Per come ragazza madre potrei domandare una casa in affitto al comune: con la mia dichiarazione dei redditi ce n abbastanza per prendere paura e assegnarmene una in fretta. Se poi metto in moto lassistente sociale, magari sta a vedere che io e il cosino andiamo a vivere per conto nostro, io e lui soli e magari un po felici. Trover qualcuno che me lo tiene. Luca mi aiuter a cercare qualche studentessa che accetta di essere pagata un po meno. Almeno Luca non si tira indietro se c da aiutare qualcuno. E il suo punto debole. Per sto male al pensiero che potrebbe mettersi con una brava ragazza, in futuro Cos che mi ha detto lultima volta che ci siamo sentiti per telefono? Ah s, di cominciare a recitare qualche Ave Maria. Ma quanto matto ? Come fosse una specie di miracolismo magico Allora, l in alto, se c qualcuno di voi in ascolto, ecco cosa voglio: un lavoro pi sicuro. Una casa in fretta. Lettino, fasciatoio, vestiti, pannolini e carrozzina per il cosino. E poi no, questo troppo vorrei Luca! 229
Luca, 22 Dicembre Cecilia capir bene adesso cos il Natale pure lei ha un bimbo nella pancia che provi adesso a dirmi che non le interessa il Natale! Dio mi sento come San Giuseppe! Non dovevi farmi questo! Amo una donna che aspetta un figlio che non mio! Vigilia di Natale, 24 Dicembre Dentro il Duomo tutto un brulichio di persone in cerca di un posto da occupare. La messa di mezzanotte sta per iniziare. La gente infagottata nei cappotti e nelle pellicce si affolla sulle navate, si stringe, si accalca, rotea gli occhi meravigliati sulle volte affrescate, contempla gli addobbi luccicanti. I bimbi hanno gi adocchiato il presepe; le stelle di natale traboccano dalle gradinate del presbiterio e ai lati, ai piedi degli altari maggiori. La Madonna del Popolo illuminata a festa. I candelabri dal soffitto riverberano la loro luce dorata. Nel buio della notte brilla la stella della Chiesa, un altro anno ancora in attesa del lieto evento. Dio non si ancora stancato dellumanit. Di fianco al presepe una donna si appoggia alla colonna. I biondi capelli lisci le ricadono morbidamente sulle spalle. Un caldo cappotto le avvolge il corpo, fasciato in vita da una cintura. Non sembra venire toccata dal movimento intorno; il suo sguardo assorbito dalla contemplazione silenziosa del presepe. Una forza misteriosa lha trascinata fino in chiesa, lei che non ci metteva piede da una vita. Non sa che nome dare a questa forza: disperazione? Paura? Solitudine? Si limita ad abbeverare il suo 230
sguardo in quella grotta illuminata dai fuochi dei pastori, dalla notte stellata in cui brilla la cometa. Ad un tratto sgrana gli occhi. Qualcosa ha catturato la sua attenzione. Su qualche banco pi avanti c lui con tutta la sua famiglia. Occupano un banco intero: lui e la sorella con il marito ed il piccolo Benny, i due vecchi genitori signorili nel loro portamento. Istintivamente abbassa gli occhi, si tocca la pancia e si vergogna. Non si aspettava certo di trovarlo in Duomo, e cos vicino a lei. Che razza di cose che capitano! Forse era meglio se stava a casa. Vorrebbe farsi piccola, diventare invisibile, sparire in mezzo alla folla, ma le impossibile muoversi. C troppa ressa. Cos si rassegna a rimanere l dov. Torna ad appoggiare lo sguardo carico di sofferenza nellunico luogo che le da un po di sollievo. Su Maria. Anche tu ti sei vergognata quando ce lavevi in grembo, Maria? le sorge spontanea in testa la domanda. E intanto fissa la statua che, pur nella sua fissit, sembra protendersi verso il bambinello. Poi rialza lo sguardo e lo ammira: A cosa stai pensando Luca? si domanda. Lo vede immobile sul banco, assorto nella celebrazione. Sembra distante da lei anni luce, lontano dalla sua vita, dai suoi problemi. Chiuso in quel mondo fatto di preghiere ed incenso che non il suo, non lo mai stato. Eppure ora lo vede, lha ritrovato, l accanto, poco pi avanti. Se lo sente anche vicino. E terribilmente vicini si fanno i ricordi. Ricordi vividi, presenti, potenti. La messa scivola lenta, solenne, come proprio delle grandi occasioni. Ora si attarda, ora si desta, ora prende una piega meditativa, ora langue, ora esulta. Ogni momento non mai uguale al precedente. 231
La prima lettura scatena un uragano nel cuore di Cecilia: i suoi occhi si sciolgono in lacrime. Si volta verso la colonna per non farsi vedere. Ma le parole che ha sentito sono troppo forti per il suo debole cuore. E apparsa la grazia di Dio le trivellano dentro senza piet. E un attimo. Come seguendo un istinto misterioso Luca si volta. La vede, pur senza essere visto. Anche lei riprende a scrutare in direzione dellambone ed i loro sguardi ora si incrociano. Le loro labbra si piegano a disegnare un esile sorriso. Il loro sguardo intenso, ma velato, come una carezza gi triste in partenza. Non c odio, ma non c nemmeno speranza semmai delusione, rammarico, amarezza. Il loro animo fa a pugni con quanto si respira nellaria. Per Luca mormora qualcosa allorecchio di sua sorella. Poi con la scusa di far sedere al suo posto una vecchina provvidenzialmente in piedi l vicino, si alza e si avvicina a Cecilia. Le si mette accanto ed ascoltano insieme il Vangelo. Hanno un brivido quando sentono: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, nella mangiatoia. Istintivamente i loro sguardi si cercano, consapevoli che ci che li separa potrebbe diventare anche quello che pu legarli. Forse per sempre. Il presepe sempre l, con i pastori stipati a raggiera attorno alla mangiatoia, con le pecore di lana vera, con la Madonna e San Giuseppe in ginocchio nella grotta. Il bambinello sembra guardare proprio Luca e Cecilia anzich i suoi genitori veri. Cecilia lancia unocchiata significativa a Luca. Lui le sorride. E un sorriso sincero, disarmato. Si capiscono. 232
E intanto a Luca vengono in mente le parole di San Pietro: Signore, abbiamo pescato tutta la notte senza risultato. Ma sulla tua Parola getter le reti!. Che il Signore gli stia dicendo di gettarsi nella storia con Cecilia? Pensa Luca. Eppure gli sembra proprio che sia cos Una gioia immensa allora lo pervade nellintimo del suo essere, come un fiume in piena travolge ogni sua resistenza, ogni ragionamento, ogni logica umana. *************************** La neve ricopre largine del fiume che scorre in mezzo alla citt fasciandolo come fosse una morbida coperta di lana bianca, soffice. E la mattina di Natale. Cecilia ha freddo, avvolta nel suo cappotto. Luca allora le cede la sua sciarpa calda, per offrirle un po pi di tepore sulle spalle. Passeggiano vicini, lei sottobraccio a lui, stando attenti a non scivolare. Come mai hai voluto vedermi? gli chiede lei. Volevo sapere come stai. Come vuoi che stia? Non credere che stia meglio di te. Ieri notte credo di averti perdonata. Ho sentito che quel bambinello ci stava osservando. Anche tu lhai avvertito, vero? S esattamente come dici tu. E davvero incredibile! Non so spiegarmi a parole quello che ho provato. Io ti voglio bene Cecilia. Lamore che provo per te non stato distrutto da quello che successo. S, in questi giorni ho provato a dire basta mi sono detto: meglio finire qui questa storia, che seguito pu avere; per sono rimaste solo parole nientaltro che parole vuote. Cecilia ascolta in silenzio. Felice. 233
Cos Luca prosegue: Quindi come se anchio amassi un po il tuo piccolino l nella pancia. E non dire che tanto non mio figlio. Ma come fai a dire che te ne importa qualcosa del mio cosino? E un bambino, non un cosino. Sei sempre senza fantasia, Luca. Lascia che lo chiami come voglio. Cecilia si ferma. Gli prende la mano e gliela posa sulla sua pancia. Ci vuoi tutti e due?. Luca li guarda come fissasse in quel momento una cosa nuova, meravigliosa. Si lascia sfuggire un sorriso di gioia, mentre una lacrima di commozione gli spunta da un ciglio. Certo che vi voglio, sciocchina! le risponde abbracciandola. E se ne stanno l abbracciati allaltezza di ponte Pietra, mentre la neve comincia a cadere piano, lenta. E per i due innamorati pare che la vita si sia riazzerata, ed inizi ora, da qui, da un marciapiede velato di bianco come lo strascico di una sposa, dal vento che increspa lacqua del fiume, da un panorama candido sotto un cielo grande come il loro amore appena sbocciato.
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Langolo di Elisabetta su Lulu.com: http://stores.lulu.com/elisabettamodena Della stessa autrice sono disponibili: Il 74 libro La punta di diamante
Europa 2057, uno scritto perduto di San Paolo viene ritrovato.Eforse il 74 libro della Bibbia? Questa scoperta di portata storica si intreccia in modo inprevedibile con le vicende di un movimento eversivo che, sullo sfondo di unUnione Europea in grave crisi, mira a colpirla al cuore per distruggerla definitivamente. A sette uomini comuni il compito di svelare la verit su questa Lettera Apostolica ed al tempo stesso salvare la patria europea da questa minaccia mortale. Il 74 libro una trilogia, di cui La punta di diamante il primo volume. Il 74 libro: un romanzo in tre parti che vi coinvolger e vi far riflettere, con la grande umanit dei suoi personaggi ed unoriginale visione del futuro dellEuropa.
Perch la nonna da tanti anni ormai non appende pi allalbero di Natale quella bellissima palla che faceva felice Carlino quando era piccolo? La nonna gli aveva confidato che quella palla aveva il potere di esaudire qualunque desiderio le venisse richiesto Una storia cristiana per bambini, sullimportanza della fede e la forza che ha in chi laccoglie. Da leggere insieme, grandi e piccini.
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