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La ragazza con la valigia della Nmirovsky

Morta a 83 anni la figlia Denise, che nel 2004 pubblic il manoscritto dimenticato di Suite francese. Da allora la scrittrice oggetto di un vero arrembaggio editoriale
A sinistra Denise Epstein nel 2004 mentre sfoglia Suite francese. Nellovale, in una foto dei primi anni Trenta con la mamma Irne Nmirovsky

GABRIELLA BOSCO

desso anche lei non c pi. Aveva 83 anni, lha uccisa il cancro. E con Denise Epstein, con il suo sorriso franco, i suoi modi gentili, la voce roca da grande fumatrice, se ne va un mondo. Il mondo di Irne Nmirovsky, della sua famiglia, di quelli che avevano fatto della loro vita un impegno volto alla testimonianza. Laltra figlia di Irne, Elisabeth Gille, era morta gi tanti anni fa, nel 1996. Erano due bambine, quando furono private di padre e madre, arrestati dalla polizia di Vichy e uccisi entrambi a distanza di poche settimane ad Auschwitz. Per lunghi decenni, come unica memoria di quella mamma scomparsa, avevano serbato una valigia, dentro alla quale cera tra le altre cose un manoscritto, rimasto inedito fino al 2004, quello di Suite francese, il capolavoro della Nmirovsky.

Quando incontrai Denise Epstein nel 2009, nella sua bella e luminosa casa tolosana, mi raccont generosamente la sua esperienza e quella della sorella. Di come la differenza di et Denise aveva 13 anni, otto pi di Elisabeth, nel 1942 avesse determinato la diversit di reazione. Tanto Elisabeth aveva avuto bisogno di compensare, di inventarsi una madre di fantasia (ne nacque il ro-

manzo Le mirador), tanto Denise aveva invece puntato, attraverso un lavoro duro di accettazione e poi di elaborazione della perdita, alla preservazione della sua opera. Innanzitutto il famoso manoscritto. Fu proprio Denise, mi raccont quel pomeriggio, ad accollarsi il compito, non facile n materialmente n emotivamente, della trascrizione delle tante pagine di scrittura minuta, con continue correzioni, della madre. Denise Epstein se n andata allo scadere dei 70 anni di protezione dei diritti per i titoli di Irne (da noi in Italia; in Francia, gli autori che il governo dichiara morti per la Francia godono di unestensione della protezione di 30 anni mi pare di sentire la voce di Denise: Irne Nmirovsky morta per la Francia? Ma come?). Ricordando quanto, insieme agli inevitabili momenti di commozione superati con naturalezza, Denise si fosse consentita quel giorno che trascorsi con lei parole esplicite e dirette in merito a certi at-

teggiamenti che erano stati soprusi nei confronti della madre (un solo esempio: le accuse di antisemitismo), cerco di immaginare come vivrebbe ora il prevedibile arrembaggio editoriale. Del resto, anche prima Irne Nmirovsky stata usata si consenta lespressione come una gallina dalle uova doro. Fermo restando che per i cultori dellautrice il suo editore italiano Adelphi, innegabile che sono sta-

IRNE NMIROVSKY

vuota. Si precipit fuori dalluscio per primo, come di consueto, come se fuggisse da un edificio in fiamme. Cionondimeno per un breve istante si appoggi a quel muro freddo, con un vago senso di piacere, assetato di oscurit e silenzio. Tast nervosamente le tasche del cappotto, da cui sfil laccendino e le sigarette; ne prese una con una tale frenesia che gli si spezz; la gett e ne accese unaltra aspirando avidamente il fumo. Lestremit delle dita continuava a tremargli. Si strofin a lungo le palpebre, ferite dal bagliore delle lampade, serr gli occhi a met, sbadigli e cominci a scendere. Unaltra giornata trascorsa Un giorno in meno da vivere Grazie al cielo Come un tuono in lontananza i passi degli impiegati che uscivano dagli

er oggi ho finito mormor Christophe Bohun, nellombra fitta della scala

Lultimo inedito

Un giorno in meno da vivere. Grazie al cielo


La pedina sullo scacchiere, in una intristita Parigi anni Trenta
Si intitola La pedina sullo scacchiere ed il nuovo romanzo inedito di Irne Nmirovsky, in libreria il 10 aprile per gli Editori Riuniti (pp. 169, 14,50). Sullo sfondo di una Parigi anni Trenta ingrigita e ormai lontana dalleuforia della Belle Epoque, racconta linquietudine di Christophe Bohun, sopraffatto dalla perdita di ogni senso e di ogni speranza, dopo il crac finanziario del padre, e lo spegnimento della sua volont di vivere. Ne anticipiamo le pagine iniziali. usci scuotevano le scale. Emergevano dalloscurit della rampa, passavano di corsa davanti alla vetrata inondata dal crepuscolo giallo di ottobre e si inabissavano di nuovo nellombra. Le lenti dei pince-nez e degli occhiali, colpite dalla luce, restituivano un bagliore vivo, che si spegneva allistante. Al piano inferiore la fiamma del gas sibil. Ledificio era vecchio, dallaspetto severo e poco accogliente: Beryl aveva scrupolosamente conservato quellaria austera e vieille France, voluta dal vecchio Bohun, che ispirava fiducia. Christophe osserv la fiumana grigia di impiegati, i cappelli frusti, gli ombrelli neri, chiusi e stretti al petto, i cappotti logori; ascolt per lennesima volta il fremito, che si elevava da quella folla, dei respiri affannati e dei sospiri rotti dalle prime tossi di stagione. Qualcuno, passando, apr leggermente la finestra, ma era proprio laria della strada opprimente, pesante e satura di un vago odore nauseabondo, come quello che esala dalle viscere della metropolitana. Christophe ud: Se arrivi prima di me, Charles, metti la minestra sul fuoco. Se piove, vi aspetto nei corridoi della metro. Un appartamento di due stanze con quattro ragazzini, non so se vi rendete conto che il carcere sarebbe meglio. Qua e l, fra i cappotti e i feltri scuri, il rosso di un cappello da donna spiccava come un ostinato grido di speranza. Christophe rallent il passo per non essere pi sballottolato, per non vederli

determinato una vera e propria bulimia. Vengono via via ripresi tutti i titoli, che alluscita originaria erano stati molto apprezzati ma che poi erano caduti nelloblio. Denise Epstein era rigorosa, filologicamente parlando. ovvio. Era per spiritosa, e capace di aprire il volto a improvvisi lampi di allegria. Cos, nel dire quanto avesse provato soddisfazione per il Prix Renaudot conferito postumo a Suite francese una bella vittoria, non mi piace la parola rivincita: preferisco vittoria aveva poi aggiunto: Ovunque sia maman, deve aver riso di cuore quando ha saputo del premio. S, perch quando si era trattato di darle il Goncourt, ai tempi dei primi grandi successi, negli anni 30, glielo avevano negato dicendo che non era unautrice francese. Sopravvivere e vivere, titolo della toccante autobiografia di Denise edita anchessa da Adelphi nel 2010, riassume in s la postura esistenziale di chi alle 8 di un mattino aveva ancora i genitori e alle 8 e cinque li aveva persi per sempre. Impar allora, tredicenne, a guardare la vita in un certo modo, cio nel presente, visto che tutto pu ribaltarsi da un momento allaltro. Cos, il suo spirito si era fatto anche pratico, necessariamente. E alla domanda inevitabile sulla mitica valigia che tutti dicevano nera, mi aveva risposto: Marrone, la valigia marrone. Allesposizione del Museum of
UN COMPITO DIFFICILE

Trascrisse le pagine, dalla grafia minuta e ricche di correzioni, della madre morta ad Auschwitz
ti in tanti a buttarsi sui numerosi titoli minori pur di avere una Nmirovsky in catalogo. Basta fare una semplice ricerca in rete per verificarlo. A parte i pionieri - la casa editrice Feltrinelli, che aveva pubblicato gi nel 1989 una prima traduzione delle Mosche dautunno - lo sfruttamento intensivo iniziato in seguito alla pubblicazione del capolavoro, il 2005 per lItalia. La grandezza di quel libro, e il suo successo, hanno Jewish Heritage di New York, straordinaria, lhanno messa sotto vetro. Mi ha fatto sorridere vederla cos. sicuramente una valigia che ha avuto una lunga storia. Era di mio nonno, ci sono le sue iniziali incise. Lui viaggiava molto, laveva comprata a Londra, foderata di tessuto verde ed trapuntata allinterno. Credo fosse una specie di cappelliera, quadrata. Se penso ai calci che le ho dato nel trascinarmela dietro per tanti posti sinistri, ritrovarla sotto vetro mi fa un curioso effetto.

n sentirli pi. Sorridono e parlano anche quando dovrebbero fuggire alla vista dei propri simili e augurarsi la loro e la propria morte!. Infine scomparvero. Sotto la porta dellufficio di Beryl passava ancora un raggio di luce. Sulla piccola targa di rame era inciso il suo nome.

Christophe osserv la fiumana grigia degli impiegati, rallent il passo, per non vederli n sentirli pi
Il capo Quante volte, pens Christophe, aveva visto Beryl, quando questi ancora si chiamava Biruleff, chino davanti a lui, davanti al figlio di James Bohun Beryl era un uomo grasso, di una pinguedine flaccida, pallida e tremolante come una gelatina. Nella mente di Christophe, ogni qual volta lo guardava, si riformava la stessa associazione di idee; si rammentava di quegli enormi storioni fred-

di, bianchi, rovesciati su un piatto, i cui occhi opachi e torbidi paiono lanciare un ultimo sguardo altero e sospettoso. Aveva i capelli radi e rossi come rame, ravviati sul cranio in piccoli e lanosi boccoli, per i quali non era stata trovata ancora una brillantina abbastanza grassa e lucida da appiattirli e spegnerne la vivacit. Parlava sempre con un tono di voce sommesso, basso, quasi un sussurro, come se temesse che ciascuna delle sue parole potesse essere ripetuta e snaturata da acerrimi nemici: Ah! Il signor Christophe Bohun mormorava scorgendolo, e senza tendergli la mano, lagitava invece mollemente, da lontano, abbozzando un sorriso. Vecchia canaglia pens Christophe, ma registr, compiaciuto, quel moto dodio che turbava il suo cupo torpore. In quello stesso momento la maniglia della porta gir e Beryl usc. Christophe si tocc la falda del cappello; Beryl fece lo stesso, con uno sguardo freddo. Poi calc ulteriormente la sua bombetta grigia sul largo e pallido volto e scese; dietro di lui Christophe, pi lentamente. [...]

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