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Nel poetare
il pensiero pulsa
carico di sete
arpeggi in armonia
col cuore in voga
In silenzio
Lungo i calanchi
a trascinar fascine
le braccia corrose
dal duro mestiere
col fascio dell'erba
curva sulla schiena
la fronte rugosa
grondante di sudore
e verso sera
al ritorno in paese
mentre la luna
le ombre ravviva
in braccio nascosto
fra i caldi capelli
al suono del cuore
abbracciato a mia madre
A mio figlio
L'alba mi destò
tra silenziosi rumori
a pensieri lontani
la luce fitta sbirciava
dalle persiane socchiuse
svelando sotto lenzuola bagnate
il viso stordito offuscato perduto
rintanato portavo l'angoscia
ed il male avanzava bugiardo
la valigia era pronta e mio padre
sbraitava al ritardo causato
dalla mia pigra sostanza imperfetta
un'ondata m'avvolse spingendo con forza
ma la mia ostinatezza interiore
combatteva col nulla
La fine del gioco
All'alba l'inverno
coi cocci di vetro
con gli occhi al riparo
nel cielo l'eclisse
il sole veste di nero
oscure le stanze
la mente bloccata
gli affetti lontani
un automa forzato
e in nero il rettore
con stridulo suono sentenzia
la fine del gioco
Prigioniero in collegio
Tagliati ed interrotti
i pensieri al pensiero
il cuore balza agli occhi
spazza suoni e colori
scende con gioia il viso
avvolto sul suo viso
Notte stellata
In roseo tramonto
appeso alla rupe
il borgo lontano
s'accende di luci
un antico presepe
al buio riappare
Candido velo bianco
Rapina il sogno
il canto rauco del merlo
rotta dall'erta
la notte s'assottiglia
in buio di pensieri
al giorno che ritorna
Di nuovo il sole s'alzerà
Sibila il vento
su imposte sbarrate
scroscia la pioggia
su grondaie incurvate
ulula il cane
al laccio legato
batte il mio cuore
di sudore inondato
Tra spazi dell'infanzia
L'immenso giardino
ricco d'ombra e di vita
il vecchio castello
le case una sull'altra
in fila assestate
in bilico lungo la rupe
che guarda verso il fiume
disteso in ampie spalle
e il tempo passa
l'uomo invecchia
più nessuno resta
la vita verso il mare
convulsa si è spostata
e fermasi al ritorno
solo lungo il viale
al canto dei cipressi
Nell’aia
Ricordi in elastico
ovattati passano in cerchio
viali di querce e bradi
ghiande mangiano i maiali
in pacche appesi giganti
ombre abbuiano le scale
bianche strisce di fumo
svaniscono nel cielo
l'aria è calda e l'erba
al vento che accarezza piega
un alto pioppo a sovrastare l'aia
splendente il fiume bigio in lontananza
La rigogliosa costa
Giorno di festa
folti capelli al vento
lungo la via maestra
le ruote del carretto
stridono al passo lento
fascine e ceppi portano
sullo spiazzo in posizione
stasera verrà acceso
il falò ristoratore