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CHE COSA HA DETTO VERAMENTE CASTELLS SULLA DELLINFORMAZIONE E IL DECLINO DELLA DEMOCRAZIA di Federico Repetto

SOCIET

Quando lEgea avr finito la traduzione dellultimo volume (End of Millenium) della monumentale trilogia di Manuel Castells sullInformation Age (1400 pagine nelloriginale inglese), alla quale si pu aggiungere Galassia Internet (Feltrinelli, 2002), il mercato sar maturo per un manualetto su che cosa ha veramente detto Castells, il sociologo della network society. Gi allievo di Poulantzas e Touraine, dal 1979 docente a Stanford, stato paragonato ad Adam Smith, a Marx e a Weber. Ai lettori di Nuvole, diffidenti di fronte a lodi iperboliche, neanche se vengono dallo Wall Street Journal, dallEconomist e dal Guardian, nonch da Touraine e Giddens, baster per ora di una sintesi sul declino della democrazia nel contesto della sua analisi della societ informazionale. Leconomia informazionale Per Castells le nuove tecnologie dellinformazione, che nascono dalla ristrutturazione capitalistica dopo la crisi degli anni 70, debbono moltissimo allintervento dello Stato. Esse si sono sviluppate negli USA grazie a una singolare sinergia tra lesercito (che ha finanziato la ricerca informatica e telematica di base senza chiedere ricadute immediate e lasciando ampia libert agli studiosi), le grandi istituzioni della ricerca, una generazione di intellettuali indipendenti se non addirittura libertari e, solo da ultimo - quando la rivoluzione tecnologica era ormai compiuta e risultava redditizia - le imprese private. Da questa sinergia nata una forma rapidissima ed efficiente di comunicazione e di collaborazione in rete, che ha reso obsoleta lorganizzazione verticale e centralizzata della fabbrica e dellufficio tradizionali. Da ci poi la possibilit crescente delloutsourcing per le grandi aziende e del collegamento orizzontale di quelle piccole attraverso le reti telematiche, che permettono istantaneit dellinformazione, messa in comune di risorse e di innovazioni e flessibilit estrema nella produzione e nella distribuzione. Da ci ancora la globalizzazione di produzione e commercio, con la crescente possibilit di disinvestire dalle aree in cui i costi del lavoro e dei servizi sono pi elevati e di reinvestire altrove, nonch di eludere il fisco, e la formazione di un nuovo mercato finanziario globale in cui le contrattazioni viaggiano alla velocit del computer. Il risultato finale lindebolimento dello Stato-nazione. Castells insiste sulla eccezionale rivoluzione della produttivit che, dopo alcuni anni di esitazioni e adattamenti, consegu dalla trasformazione tecnologica. Insiste anche sullaumento globale dellofferta di lavoro che si manifestato l dove la resistenza sindacale non ha impedito linnovazione e la flessibilit. Perci molti lo hanno considerato un apologeta delleconomia informazionale. In realt fin dallinizio egli non manca di sottolineare la segmentazione e lindividualizzazione del lavoro, che avvantaggiano i lavoratori della fascia alta (autoprogrammabili, dotati cio di una cultura che li rende capaci di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato, e poco interessati alla solidariet di classe), ma rendono sempre pi precari e isolati i lavoratori della fascia bassa, il cui reddito negli USA venuto declinando (nel periodo 89-94 il reddito mediano delle famiglie americane diminuito dell1,1%). Societ in rete e cultura Quanto alla cultura della societ in rete - la cultura della virtualit reale, essa accetta e ingloba qualunque forma di religione, moralit, autorit, valori tradizionali, ideologia politica. Essi per non scompaiono, ma vengono indeboliti e adattati al nuovo sistema. Nella virtualit reale, la realt sociale, che per sua natura simbolica, polisemica, virtuale cio passibile di essere reinterpretata e rivissuta in molteplici modi - interamente catturata in un mondo di immagini, in cui le apparenze mediali diventano esperienza vissuta e lesperienza vissuta rieccheggiata nel sistema mediale, in uno scambio continuo. Un esempio interessante fornito da Castells quello dello scontro tra il vicepresidente Dan Quayle e un personaggio di un grande serial tv (una femminista che decide di avere un figlio senza marito), attaccato da Quayle in tv come esempio di immoralit liberal. Il

personaggio (al secolo Candice Bergen) gli risponde per le rime dallo schermo nelle successive puntate, con conseguenze negative per limmagine politica reale dellincauto aggressore. Comunque luso dei media e in particolare di Internet da parte delle famiglie obbedisce finora di solito ad una sostanziale razionalit ed essi Internet soprattutto - sono unopportunit positiva. Il vero problema non per Castells linclusione nella societ in rete, ma lesclusione, le cui conseguenze sono miseria, abbandono, insicurezza, violenza politica, criminalit, ecc. Tale esclusione colpisce non solo il Sud del mondo, ma anche le aree metropolitane pi avanzate, dove gli esclusi vivono separati e ghettizzati. Llite economica globale vive invece in una dimensione delocalizzata, in cui Internet permette di trattare qualsiasi affare o di entrare in contatto allistante con qualsiasi persona, mentre tutto un mondo variopinto ed esotico, ma fornito ovunque degli stessi servizi di lusso, facilmente accessibile in jet. Il suo tempo tempo senza tempo, un rapido fluire in cui si incontrano tutti insieme i dati del passato e le previsioni per il futuro, in una presenza virtuale sullo schermo di tutti gli oggetti. Sul rifiuto delle responsabilit, sul cosmopolitismo, sul culto del guadagno immediato e il gusto delleffimero di questa lite lanalisi di Castells coincide per molti aspetti con quella di Bauman. La resistenza delle identit particolari Il capitalismo informazionalista, cosmopolita e scettico, astorico e tollerante, efficiente e amorale, tende a mettere in difficolt le identit tradizionali, locali e particolari, senza essere capace di produrne una nuova e universale (la stessa lite globale composta da individui senza identit). Ma non si tratta di un puro scontro di civilt, di culture: lesclusione dal mercato globale ha anche una connotazione materiale. La crisi del patriarcato e dellidentit maschile tradizionale, una delle conseguenze principali dello sviluppo della societ in rete, ha infatti aspetti culturali e materiali. Il patriarcato non minacciato solo dalla cultura antitradizionalista, ma anche dal nuovo mercato del lavoro, che preferisce il pi flessibile lavoro femminile. Non che le donne a parit di lavoro abbiano ora pari salario. Per limpiego femminile ha fatto un balzo in avanti negli ultimi decenni e le donne dato che gli uomini sono relativamente meno occupati di prima - portano un contributo determinante al bilancio familiare. La crisi dello Stato-nazione, poi, consiste nella messa in questione delle identit legittimanti che sono la base del suo consenso. Identit legittimanti per Castells (che riprende Touraine) sono quelle della societ civile nel suo rapporto forte con lo Stato: i sindacati, le organizzazioni artigianali e padronali, i partiti, le chiese, ecc. che mantengono il consenso allo Stato pur condizionandolo e premendo per la sua trasformazione. La frammentazione del lavoro comporta un sostanziale indebolimento del movimento operaio, mentre lo Stato-Nazione non in grado di mantenere le promesse di Welfare per la necessit di attrarre investimenti capitalistici e per le imposizioni del FMI. In questo modo, per la debolezza dei sindacati e dello Stato, non pu pi reggere il fondamento della societ industriale, lo storico contratto sociale tra capitale, lavoro e Stato (e c un aumento dellautorit del management sulla manodopera). Ma Castells non enfatizza la vittoria capitalistica: per lui il capitale globale resta un meccanismo anonimo e automatico, anche perch tra gli investitori capitalistici del mercato finanziario globale c anche la fascia alta dei lavoratori (autoprogrammabili). I lavoratori meno istruiti e pi poveri, direttamente colpiti dalla crisi dello Welfare State, sono talora indotti a rifugiarsi in identit particolari, locali, corporative. Regionalismo, nazionalismo, fondamentalismo religioso costituiscono le identit elementari, primarie, che, quando i sindacati e i partiti operai sono fuori gioco o non pi rappresentativi, permettono in qualche modo di raggrupparsi per resistere contro la globalizzazione (forniscono unidentit di resistenza). Negli USA, una di queste identit particolari in rivolta data per esempio dagli angry white men che trovano la loro voce nei talk show delle radio private di destra in cui la reazione contro lo Stato federale si unisce a quella contro il femminismo, collegata alla crisi del patriarcato. Castells analizza in modo attento il fondamentalismo protestante, lAmerican Militia, il movimento dei

patrioti e quello per lautonomia delle contee: gran parte di essi, differentemente dalla destra europea, si rifanno ad unantica tradizione di democrazia di base (soprattutto maschile e bianca), in nome della quale rifiutano lautorit dello Stato federale, considerato servo del Fondo Monetario Internazionale e dellONU (siamo nel 95-96). Le identit resistenziali sono numerosissime e il 2 volume dedicato alla loro analisi, con gli esempi pi disparati dallo zapatismo del Chiapas allintegralismo islamico, dal femminismo americano allautonomismo catalano, dallambientalismo tedesco alle sette spiritualistiche giapponesi. Lo sviluppo accelerato del capitalismo informazionale provoca esclusione, ma anche autoesclusione e resistenza. Anche le reti della criminalit globale e quelle del terrorismo attingono al serbatoio dellesclusione e fanno riferimento ad identit comunitarie elementari. Le identit progettuali Alcune identit resistenziali, tuttavia, sono forse capaci di sviluppare nuovi e dinamici progetti di vita e di relazioni sociali. Anzich cercare solo di respingere (o parassitare, come la criminalit organizzata) i flussi infiniti del capitale informazionale, possono convogliarli e utilizzarli in aggregazioni dotate di un nuovo senso, diventando identit progettuali. Questa dinamica manca al movimento operaio industriale, che, almeno nelle sue manifestazioni tradizionali, legato al modo di produzione precedente. Quanto ai movimenti nazionalisti, o localisti, o fondamentalisti, essi non portano nuovi progetti, ma si limitano a difendere vecchie identit, naturalmente re-interpretate e ricostruite alla luce dellaggressione dellinformazionalismo, pur facendo uso dei nuovi strumenti mediali e comunicativi. Solo alcuni movimenti localisti non fanatici (come lo zapatismo del Chiapas, lautonomismo catalano o il federalismo democratico europeo), il femminismo, i movimenti di liberazione sessuale e omosessuale, i movimenti per i diritti umani e, soprattutto, lambientalismo sembrano a Castells capaci di uscire dai loro ambiti di resistenza per costruire progetti pi ampi. In Galassia Internet (finito nellaprile del 2001) il movimento multicolore che va da Seattle a Porto Alegre preso in seria considerazione, anche per la sua capacit di legarsi in una rete globale, orizzontale e decentrata. Esso pu far sperare nello sviluppo di una societ civile globale. Media e democrazia Quanto ai media, Castells nega che costituiscano un potere autonomo. Essi sono per lui il campo delle lotte di potere, e la politica dominata non dai media come istituzioni autonome, ma dalla media logic. La politica si adeguata al formato e alle esigenze dei media: la spettacolarizzazione, la drammatizzazione, la personalizzazione, il pettegolezzo e lo scandalo, il dibattito con toni accesi tra tesi opposte, la semplificazione degli argomenti, il continuo cambiamento di soggetto per non annoiare laudience, la diminuzione costante del tempo concesso agli interventi dei contendenti nei dibattiti (passato negli USA da 42 secondi nel 68 a 10 nel 92), luso continuo dei sondaggi per verificare gli effetti del messaggio, limpiego di consulenti di strategia di marketing, ecc. Lindipendenza dei media garantita dalla concorrenza (anche se si tratta di concorrenza sempre pi oligopolistica) che impone loro di essere neutrali e credibili per poter attrarre e convincere il pubblico: certo questo patrimonio di fiducia pu essere anche venduto sottobanco, ma nel complesso lautorevolezza dei media deriva proprio dalla loro credibilit. Sotto il profilo politico immediato - dellinfluenza sulle decisioni di voto - i media non sono determinanti, ma aumentano la delegittimazione della politica, aumentandone le spese propagandistiche in modo insostenibile, e poi denunciando implacabilmente gli scandali e la corruzione, che ne sono in parte conseguenza (ma in molti Stati importante anche la criminalit organizzata). La <<mediocrazia>> non in contraddizione con la democrazia, perch pluralista e concorrenziale tanto quanto il sistema politico. Cio non molto. Egli comunque accentua la decentralizzazione e frammentazione del potere nelle societ democratiche, legate alla tendenza del capitalismo informazionale a ridurre il peso dei poteri statali a danno di quelli locali e di quelli economici, e, a livello internazionale, il multilateralismo legato allinterdipendenza crescente tra economie e tra Stati. Come dice Touraine: non si tratta di prendere

il potere, ma di reinventare la politica, evitare il cieco conflitto tra mercati aperti e comunit chiuse. Castells infatti sembra preconizzare un futuro Stato in rete capace di potenziare la democrazia locale e lo sviluppo delle reti inter-regionali, di cui lUnione Europea potrebbe essere il prototipo. Inoltre, pur prevedendo in modo drastico la fine della capacit di legittimazione della democrazia rappresentativa in quanto fondata sul contratto sociale tra lavoro, Stato e capitale, per convinto che i cittadini degli Stati occidentali siano fortemente attaccati alle libert e che perci esse non siano veramente a rischio. Ma anzich partire dallincapacit dei media di determinare le decisioni di voto, si potrebbe ragionare sulla formazione dei cittadini come fenomeno di lungo periodo. Per Castells, a quanto pare, lapparato e le organizzazioni di base dei partiti, resi in gran parte obsoleti dal rapporto mediale leader-pubblico, sono un residuo funzionalmente irrecuperabile della vecchia societ industriale. Proviamo per, come fa Robert Dahl, a considerare la societ democratica come poliarchia, sistema complesso di poteri non solo politici, ma di tutti i tipi, che si limitano e si equilibrano, e ci accorgeremo che con la sparizione o la perdita di importanza degli strati intermedi della comunicazione politica sparisce anche una funzione di equilibrio e di controllo. Non si tratta solo dei funzionari e dei militanti schierati che tuttavia spesso hanno degli interessi e una volont diversa dalla rispettiva leadership. C anche un attentive public, che fa circolare opinioni politiche qualificate, e funge (o fungeva) in parte da tramite tra i vertici e la gente comune. Quale che fosse il rapporto tra gli apparati di partito, i militanti e lattentive pubblic (gli intellettuali di base) da una parte e la gente comune dallaltra, possiamo ipotizzare che esso sia stato in gran parte sostituito dal rapporto diretto televisivo con i leader. Perch in molti Stati democratici unampia fetta di pubblico diventata disponibile alla politica spettacolare e superficiale, tanto impietosamente descritta da Castells? Il degrado della politica andrebbe studiato comparando gli effetti della disgregazione progressiva del sistema scolastico (per i tagli allo Welfare e per altre molteplici cause) con quelli del curriculum tv (cio delleducazione ad opera di una baby sitter e di una maestra ad immagini) e chiedendosi se esso non sia collegato al declino delluomo guttenberghiano, la cui razionalit e riflessivit erano state costruite sulluso assiduo della carta stampata (Postman). Il sensibile aumento, registrato dai sondaggi, della credibilit della tv rispetto alla carta stampata nel periodo 59-91 per Castells mostra solo che la battaglia politica si trasferita progressivamente sul terreno televisivo, ma potrebbe anche essere interpretato come leffetto del curriculum tv sulla cultura dellamericano medio. D da pensare il fatto che nel 59 la credibilit dei giornali per gli americani fosse lievemente superiore a quella della tv (che gi nel 60 era presente nell89% delle famiglie) mentre nel 91 essa tre volte inferiore. Il dato potrebbe collegarsi almeno in parte con una diminuzione della lettura dei quotidiani, e, ipotesi cosa ancor pi interessante, con una diminuzione dellinfluenza sulla gente comune dei lettori assidui di giornali (gli intellettuali di base). Se Castells ignora questa problematica, egli per, in Galassia Internet, analizza, come esempi di una nuova democrazia informazionale e embrioni di una nuova societ civile, i nuovi movimenti sociali in rete, in particolare quelli sviluppatisi dopo Seattle, e le reti civiche, tra cui quella famosa di Amsterdam. Queste recenti esperienze sono in qualche modo legate alla cultura innovatrice, solidaristica e imbevuta di valori scientifici, razionalistici e libertari della generazione intellettuale che ha fatto nascere Internet. La democrazia in rete sembra cos lerede della razionalit democratica gutemberghiana.

SCHEDA BIOBIBLIOGRAFICA DI CASTELLS Nato nel 1942, il sociologo spagnolo, catalano dadozione, si rifugi a Parigi dopo il 62, dove insegn tra il 67 e il 79. E stato coinvolto nei movimenti del 68 a Nanterre, dove era assistente e collaborava con Poulantzas. In seguito collaborer anche con Touraine, occupandosi di temi di sociologia urbana e di sociologia dei movimenti, nonch della crisi capitalistica degli anni 70. Si trasferito nel 79 alluniversit di Stanford in California, che per pi volte ha lasciato per ricerche in numerosissimi paesi di tutto il globo, intessendo una rete internazionale di collaborazione scientifica che alla base del suo lavoro, come risulta dai ringraziamenti che precedono i volumi e dalla serie innumerevole delle opere a quattro o pi mani a cui ha partecipato. Adesso insegna anche in una universit on line, la UOC (Universit Aperta di Catalogna). OPERE La trilogia: The Information Age: Economy, Society and Culture Vol. I: The rise of Network Society, 1996 1, 2000 2. Vol. II: The Power of Identity, 1997. Vol. III: The End of Millenium, 1998 1, 2000 2. Blackwell, Oxford Traduzione italiana: La nascita della societ in rete, Egea-Universit Bocconi Editore, Milano 2002. Il potere delle identit, Egea-Universit Bocconi Editore, Milano 2003. (Il terzo volume in corso di pubblicazione) Galassia Internet, Feltrinelli, Milano, 2002 (ediz. originale 2001) Altre opere: La questione urbana, Marsilio, Padova, 1974 (ediz. originale 1972) La crise conomique et la socit amricaine, Paris, PUF, 1976. The Informational City : Information Technology, Economic Restructuring, and the UrbanRegional Process, Blackwell, Oxford, 1989. (con Peter Hall) Technopoles of the World: the Making of 21st Century Industrial Complexes, Routledge, London, 1994.

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