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LALIMENTAZIONE VIVA

A cura del Prof. Armando DElia

LUOMO E QUEL CHE MANGIA Tutti i vegetariani concordano nel ritenere che in linea di principio luomo dovrebbe consumare solo alimenti vegetali e nello stato in cui essi si trovano in natura, cio freschi, crudi e nella loro integralit, cotti a fuoco lento dai raggi del sole. Sappiamo tuttavia che tra i vegetariani soltanto i crudisti si attengono completamente a tale principio sul piano pratico, mentre gli altri coprono solo in parte i loro pasti quotidiani con cibi crudi, oppure praticano il crudismo solo per qualche giorno o per alcuni pasti. Dobbiamo riconoscere che quanto meno innaturale sottoporre a cottura, quasi a correggere la natura, i cibi offertici crudi dalla natura stessa; e del resto 1'uomo, prima di scoprire il fuoco e di imparare a utilizzarlo, producendolo a volont, a scopo culinario, per moltissimi millenni non ha potuto che cibarsi di cibi crudi. La cottura dei cibi in realt risulta estremamente dannosa in quanto denatura, devitalizza e uccide il cibo che, se non era gi morto prima di essere sottoposto a cottura, diviene certamente morto dopo cotto e come tale non pi adatto alla nutrizione ottimale del corpo vivo delluomo e degli altri animali assoggettati alluomo: un corpo vivo dovrebbe infatti alimentarsi solo con cibi vivi , giacch i cibi morti sono mortiferi. Torneremo pi tardi su questo argomento. Luomo lunico animale che sottopone a cottura il proprio cibo. Non solo, ma obbliga anche gli animali che ha assoggettato pensiamo per esempio al cane e al gatto) a mangiare cibi cotti. E uomo lunico animale che si ammala e che fa ammalare gli animali cosiddetti domestici, alimentati nella stessa maniera, tanto che come tutti sanno una apposita categoria di medici, i veterinari si interessa esclusivamente di tali animali. Ma esiste veramente una cos lineare relazione di causa ed effetto tra la cottura dei cibi e i danni alla salute delluomo e degli animali domestici? Indubbiamente non soltanto la cottura dei cibi a produrre lo stato di malattia e la morte prematura delluomo; vi sono altre cause, o meglio concause, ma la cottura del cibi , senza alcun dubbio, se non lunica, la causa di gran lunga pi rlevante di tali disastrosi effetti. Si potr certo obiettare che si pu cuocere anche un cibo gi morto, per esempio il cadavere di un animale e il corpo gi morto di un vegetale (piante o frutta disseccate, semi tanto vecchi da aver perduto la facolt germinativa, ecc.) ma noi qui vogliamo in particolar modo riferirci alla cottura di cibi che, pur potendo essere consumati allo stato crudo con gran vantaggio delluomo, sono sottoposti, invece, irrazionalmente, allazione del calore artificiale con effetti senzaltro devastanti e degni della nostra massima attenzione, come tra poco vedremo. Lo spunto a questo mio intervento mi stato offerto da quel bellissimo volumetto, che lAssociazione Vegetariana Italiana (AVI) giustamente diffonde e raccomanda, dal titolo Non pi alimenti morti per vivere e nel quale sono magistralmente esposti, da tutti i validissimi autori che hanno collaborato alla sua stesura (tra i quali mi fa piacere ricordare un medico assai stimato, il dott. Delor), i contributi delle diverse discipline scientifiche al processo, in atto, di recupero della nostra alimentazione naturale, soprattutto medante la esclusione degli alimenti morti. In realta

ci sarebbe da aggiungere ben poco a detto lavoro, ma egualmente voglio dare il mio modesto contributo a tale importante fine esponendovi alcune considerazioni, corredate da notizie che ritengo possano essere interessanti. Chiedo sin dora venia se, per esigenze d chiarezza, sar costretto ad affermazioni che sono probabilmente ai limiti della ovviet. Un seme, cotto, non germina p; un uovo di gallina, fecondato, se covato dopo cotto, non dar mai pi un pulcino; una pianta erbacea, appena estirpata e con lapparato radicale integro, se cotta, non riattecchir pi nel terreno; e gli esempi potrebbero continuare. La cottura, quindi, uccide la vitalit questo evidente. Le tecniche usate per la cottura dei cibi vanno dallarrostimento diretto su griglie a quello su superfici arroventate, dai fornia legna o a combustibile liquido alla bollitura in recipienti adatti, dai forni elettrici a quelli a raggi infrarossi o a microonde, dai forni a gas metano a quelli a bombole,ecc., ecc. Ma tutte codeste tecniche servono a raggiungere solamente un effetto: elevare la temperatura del cibo sottoposto a cottura per indurvi delle modifiche supposte utili ai fini digestivi, ma soprattutto che aumentino lappetibilit dei cibi cos trattati, cio per soddisfare il palato. E in effetti la cottura crea nuovi odori e nuovi sapori; inoltre ammorbidisce e disgrega il prodotto facilitandone la masticazione incoraggiando cos, purtroppo, la dannosa abitudine di mangiare in fretta masticando poco. Nellottica della caccia al microbo di pasteuriana si attribuisce alla cottura il merito di operare un risanamento dei cibi sul piano microbiologico; ma questa considerazine perde pressoch completamente di valore quando si pensa che la cottura distrugge, come vedremo fra poco, proprio quel compesso di fattori che sono alla base delle nostre difese naturali che dovrebbero difenderci dai microbi. Si adduce unaltra motivazione alla cottura e cio che lalimento cotto si presta pi di quello crudo a costituire un supporto per condmenti ed ingredienti aggiuntivi, quali salse pi o meno piccanti, sughi, intingoli vari, sostanze aromatiche, grassi, ecc.; ma in effetti lo scadimento di vitalit conseguente alla cottura che spesso determina tale bisogno di condimenti violenti, che sono poi in sostanza degli eccitanti, ai quali purtroppo il palato si abitua, avendo perduto la capacit di gustare le cose semplici e naturali con i loro relativi tenui e delicati sapori. In sostanza, il ricorso ai condimenti forti diviene di fatto per lorganismo una vera e propria causa di intossicazione. In conclusione, non dobbiamo tener conto dei fini edonistici anzidetti (della pretesa giustificazione della cottura imperniata sulla necessit di prolungare la conservazione dei cibi, diremo pi avanti); dobbiamo invece sentirci interessati ad indagare scientificamente per sapere se la cottura incide veramente, e in quale misura, sulle caratteristiche vitali e nutrizionali dellalimento. Passiamo, quindi, ad una analisi, necessariamente succinta per questioni di spazio, delle conseguenze della cottura sui diversi componenti nutritivi dei cibi. Cominciamo dalle proteine, le quali subiscono un brusco decadimento del loro valore biologico, dovuto in gran parte alla parziale (in qualche caso totale) di aminoacidi essenziali ; tale distruzione e particolarmente intensa in caso di bollitura in quanto questa provoca la idrolizzazione dei composti proteici e la susseguente dispersione, nel mezzo liquido, degli aminoacidi. Se poi la cottura delle proteine si effettua o mediante la frittura, che avviene a temperatura pi elevata, o mediante forni a raggi infrarossi, che sono molto penetranti, si verificano effetti ancora pi negativi di quelli provocati dallarrostimento. Considerando poi laspetto digeribilit, si deve tener

presente che le sostanze proteiche gi a 60C iniziano a flocculare e poi coagulano del tutto, divenendo inattaccabili dai succhi gastrici e quindi indigeste. Passiamo ora ai carboidrati (per brevit ci limitiamo ad esemplificarli con il pane, della cui componente proteica abbiamo detto prima). Il noto cancerologo dott. Alberto Donzelli (v.Girasole 1984 n. 3) ci mette in guardia dallusare parti imbrunite dei prodotti da forno (tutti!), che contengono composti mutageni. Il calore, infatti, prima destrinizza i carboidrati (amidi) e poi li riduce a zuccheri, zuccheri per riducenti che sono capaci di legarsi ad alcuni costituenti delle proteine, dando prodotti cancerogeni. In merito alla maggiore digeribilit degli amidi cotti bene (ad esempio la crosta del pane, in confronto alla mollica interna), derivante dallazione della temperatura (come si diceva sopra, destrinizzazione e poi zuccheri), si tenga presente che il corpo umano capace di fare la stessa cosa con i propri enzimi (ptialina, ecc.) amilolitici, senza ricorrere alla cottura: lamido (farina), insapore allinizio della masticazione, continuando a sottoporlo allazione della saliva, diviene dolce. Pertanto questo preteso gran vantaggio della cottura ai fini di gestivi, non proprio tale da riscattare la cottura stessa dalle schiaccianti conseguenze negative che essa comporta! In quanto allazione del calore sui grassi, esso causa fenomeni di ossidazione, che portano dapprima alla formazione di perossidi e di idroperossidi, e poi di acidi grassi a catena corta, olfattivamente sgradevoli; inoltre la glicerina che si libera tende a decomporsi trasformandosi in acroleina composto oltremodo tossico. Infine, lacido linoleico, come il finolenico, preziosi per la sintesi dei fosfolipidi, subiscono, con il calore, delle modifiche strutturali che li rendono inattivi e quindi incapaci della predetta sintesi. Da tener presente inoltre che in commercio, al dichiarato scopo di impedire i suddetti effetti negativi della ossidazione dei grassi indotta dal calore, si impiegano, come additivi, i cosiddetti antiossidanti ( per esempio, il butil-idrossianisolo, gallati vari, lalfa-tocoferolo ecc.). Ma in realt tali additivi non impediscono un bel niente perch il calore pare che ossidi, inattivandoli, i medesimi antiossidanti prima che i grassi. Ma la cottura crea danni molto gravi distruggendo o denaturando irrimediabilmente, e pressoche integralmente, il corredo vitaminico dei cibi, specie le vitamine termolabili come ovvio. Tuttavia lopera distruttiva pi grave quella che viene effettuata a carico di quell insieme di fattori vitali che costituiscono il carattere distintivo dei cibi vivi nei confronti dei cibi morti e cio : enzimi, ormoni, pigmenti vari, essenze volatili, auxine, biostimoline, complessi antibiotici e antiossidanti naturali, aromi, complessi germinativi ecc. La perdita, per effetto della cottura, di questi fattori vitali irrimediabile e gravissima in quanto essi costituiscono la base biologica delle difese naturali dellorganismo. Inoltre la clorofilla, durante la cottura delle parti verdi dei vegetali, subisce la degradazione a feofitina, di colore bruniccio, inutilizzabile dallorganismo. Da tener presente infine che tra le peggiori conseguenze della cottura da annoverare la perdita, nell acqua di cottura, o per altre vie, degli oligoelementi e dei preziosi sali minerali. Ma vi sono molteplici altri elementi che concorrono tutti a farci affermare, sulla scia di Marziale,

che vivo non esser vivo, ma star bene e che, per star bene, cio per essere vivi, occorre alimentarsi con cibi vivi. Per un semplice motivo : che la vita procede dalla vita, mentre come ammonisce Lon Behar gli alimenti morti sono portatori di morte. Il noto igienista A.I. Mossri ci dice (nel suo famoso trattato La sant par la nourriture) Gli alimenti cotti non sono adatti allalimentazione umana, essendo denaturati, devitaminizzati e demineralizzati. Il prof. Byron Tyler ripete .Gli alimenti cotti sono alimenti morti. Il prof. Lino Businco, docente di patologia generale allUniversit di Roma, cosi si esprime a proposito del crudismo : La vita cruda perch tutti i suoi processi biologici si svolgono in un ambiente naturale, nei limiti della temperatura alla quale cellule e tessuti svolgono le loro attiivit vitali. Luomo primitivo, come sappiamo, assumeva dallambiente materie nutritive che consumava crude. Poi con lavvento del fuoco ha abbandonato il suo integrale crudismo dietologico e questo abbandono ha infranto una fondamentale legge nutrizionistica che ha nel crudismo la sua base essenziale. Nel mondo animale, del resto, non vi alcuna altra specie che cuocia i suoi cibi. Labbandono del crudismo ha molto contribuito a favorire nelluomo linsorgenza e lo sviluppo di molte malattie a decorso cronico, come larteriosclerosi , le affezioni del ricambio, le avitaminosi, ecc. gran parte delle quali assenti o rare nel restante mondo animale (dalla introduzione al libro di Nico Valerio sul crudismo, cui accenner dopo).

Cadavere non quindi solo il corpo di un animale morto, crudo o cotto che sia, ma cadavere anche un vegetale ucciso con la cottura. Accenneremo fra poco alle scoperte del medico di Losanna P. Kouchakoff e dellingegnere francese A. Simoneton, che hanno dimostrato scientificamente ed inequivocabilmente la negativit dei cibi cotti. Ma dopo tante citazioni di studiosi stranieri non possiamo fare a meno, per amore di verit e non certo per un malinteso nazionalismo (da cui peraltro noi siamo certamente esenti), di ricordare qui lanaloga opera notevolmente meritoria di molti medici italiani, tra i quali mi piace ricordare i seguenti, sconosciuti purtroppo, a molti, se non ai pi : Giuseppe Tallarico medico e biologo, autore del famoso libro La vita degli alimenti, meritorio anche perch gett le basi per la critica scientifica, clinico-biologica, dellalimentazione delladulto umano con latte vaccino, fatta poi propria, anche allestero da molti insigni medici e studiosi; Ettore Piccoli, milanese, fondatore dellUnione Naturista Italiana, autore di lavori, tra i quali Lalimentazione delluomo (Milano, 1921) e Norme di Igiene Nuova (Milano, 1923), il quale soleva esemplificare i cibi morti citando le marmellate, da lui definite autentiche composte di cadaveri; Oscar Montanari, che scrisse un libro, pi noto allestero che in Italia, in difesa del crudismo, dal titolo lapidario Gli alimenti cotti indeboliscono, ammalano, uccidono il corpo umano (Roma, 1912); G. P. Penne, autore di Rivoluzione in cucina con il regime fruttarlano (Roma, 1935); Giuseppe Paneqrossi, noto clinico dellUniversit di Roma, autore del libro in difesa del fruttarismo Il naturismo nei confronti della scienza e della civilt (Roma, 1937); Giorqio Oreglia, torinese, autore di Mangiare per vivere, in difesa del crudismo (Torino, 1953). Aggiungo ancora Nico Valerio, il cui libro sul crudismo (Tutto crudo Prima guida completa degli alimenti vivi Oscar Mondadori, 1985) ha riscosso notevoli e meritati consensi in campo medico. E, infine, E. Alliata di

Salaparuta che con il suo libro Cucina vegetariana e naturismo crudo Palermo 1971 esponeva la sua gastrosofia naturista con 120 ricette crudiste. Come si vede, studiosi italiani, medici e non medici, che hanno, con specifiche pubblicazioni, denunciato i misfatti della cottura, ce ne sono. Tuttavia, molti di loro sono rimasti pressoch sconosciuti nel passato, giacch allora non esisteva un ente o una associazione a carattere nazionale che fungesse da centro coordinatore e propulsore di una cos importante tematica nel campo della dietetica umana e da trait dunion fra tutti coloro che si interessavano del graduale ritorno delluomo alla sua originaria alimentazione viva. A colmare questo vuoto culturale ed associativo c stato un primo tentativo purtroppo fallito del quale ci dette notizia, al Convegno nazionale dellAssociazione suolo e salute (tenutosi a Torino nel 1978) il prof. Luciano Pecchiai, direttore ospedale per bambini Buzzi di Milano e noto cultore di eubiotica, il quale rifer che gi nel 1960 lui e Alfredo Ghiotti avevano deciso di fondare lAIRAN, cio lAssociazione Italiana per il Ritorno allAlimentazione Naturale, che per per vari motivi non potette concretizzarsi (Atti del 1 Convegno nazionale Associazione suolo e salute Torino, 1979). In Francia esiste per ancora lAFRAN (Association Francaise Retour Alimentation Naturelle). Oggi finalmente sorta la Lega per lalimentazione viva che ha ripreso saldamente in mano la predetta iniziativa di Pecchiai, ed intende assolutamente portarla avanti anzitutto richiamando alla coscienza di tutti gli italiani la necessit di rivedere senza indugi il proprio modo di vivere, a cominciare dallalimentazione.

Occorre quindi rivedere tutta lalimentazione tradizionale alla luce dei criteri fondamentali che presiedono allalimentazione viva e che nel presente opuscolo sia pure succintamente vengono esposti. Bisogna operare delle scelte, decise e coraggiose: ne va di mezzo il nostro bene supremo, cio la nostra salute fisiopsichica, data la strettissima correlazione tra la nostra salute fisica e quella mentale mirabilmente espressa, come ben si sa, dalla famosa frase di Giovenale Mens sana in corpore sano. E poich le potenti industrie alimentari ci impongono, attraverso i convincimenti operati sulla nostra mente dai mass-media, (con lausilio di medici ignoranti o senza scrupoli o, peggio, assoldati dalle industrie farmaceutiche o alimentari) cibi morti ed avvelenati, autentici cibi-spazzatura (felice espressione, usata recentemente dicembre 1990 da Siegmund Ginzberg, corrispondente da New York di un grande quotidiano italiano, per indicare i cibi, tutti da eliminare, che provocano avvelenamenti di massa e che sono un grande affare per le industrie alimentari che li producono). Ma non dimentichiamo che gi nel 1973 Gerald Messadi nel suo famoso libro Lalimentaton suicide aveva denunciato senza mezzi termini i misfatti operati dal cibo spazzatura e ne aveva dimostrato i rovinosi effetti sulla nostra salute mentale, concludendo sinistramente che Luomo si scava la fossa con i propri denti. Si deve insomma ritenere per certo che una siffatta alimentazione non possa che drogare anche la nostra mente. Partendo da tale considerazione c chi ha proposto, pur senza intenti spregiativi, di definire uomini-spazzatura coloro che, avendo subito per troppo tempo gli effetti del cibo-spazzatura, dovrebbero per questo essere ritenuti

ormai irrecuperabili. Di diverso avviso invece la Lega per lalimentazione viva la quale ritiene che, qualunque sia il livello di degradazione fisio-psichica causata da una alimentazione impropria, lindividuo possa risalire la china e operare una vera e propria rinascita di s stesso mediante il graduale ripristino della alimentazione naturale viva. A tal riguardo mi torna alla memoria il Nobel Isaac Singer il quale, convertitosi al vegetarismo in et avanzata, ammoniva Non e mai troppo tardi! Naturalmente lalimentazione viva opera con efficacia risolutiva, oltre che sul piano curativo, anche su quello preventivo in quanto, tenendo luomo lontano dal cibo-spazzatura, attiva la migliore tutela possibile della sua salute fisica, mentale e morale. Torniamo un momento ad accennare, come ho prima promesso che avrei fatto, ai due studiosi stranieri Kouchakoff e Simoneton che ci hanno fornito con i loro originali lavori scientifici le prove della validit e addirittura della necessit fisiologica dellalimento crudo, cosa che stata messa in giusto risalto dal dott. Delor (per il Dott. Kouchakoff, sul n. 61 de LIdea Vegetariana e, per ling. Simoneton, sul gi citato libretto Non pi alimenti morti per vivere). A proposito del medico di Losanna (Kouchakoff) mi limito qui a ricordare, sia pure molto succintamente, che egli ha dimostrato, a conclusione di migliaia di esperimenti condotti su molti soggetti e su lui stesso, che un alimento cotto provoca la moltiplicazione quasi immediata (sin dai primi atti masticatori, giacch la reazione fagocitaria innescata addirittura nella cavit orale) dei globuli bianchi, che come noto servono a difenderci da corpi estranei a noi dannosi, soprattutto di natura microbica, mentre lalimento crudo non la provoca mai. Esiste, insomma, nel nostro organismo una sorta di automatismo fisiologico in forza del quale lalimento cotto trattato come un aggressore, contro il quale il corpo mobilita il suo pi potente mezzo di difesa, cosa che non fa con lalimento crudo, che evidentemente il corpo accetta come un amico, cio come il cibo naturale delluomo. Queste scoperte sono di basilare importanza perch da esse scaturisce una verit fondamentale, a proposito della quale preferisco riferire il pensiero di un autorevole studioso, il prof. A. Delaval, che cos si esprime :Luomo fa cuocere i suoi cibi ormai da parecchie centinaia di generazioni; ebbene, dopo tanto tempo non si verificato alcun adattamento anatomo-fisiologico allalimento cotto, che continua ad essere rifiutato dallorganismo mediante lazione di rigetto evidenziata sperimentalmente da Kouchakoff. Insomma luomo continua a reagire oggi allalimento cotto come ha fatto la prima volta migliaia di anni fa. Dopo tanto tempo il corpo continua a rifiutarsi di adattarsi a tale nostra incosciente perseveranza. Pertanto la scoperta di Kouchakoff ci ha reso edotti di una esperienza gigantesca sulluomo, cominciata nella preistoria e deve costituire per noi un serio ammonimento. Le nostre difese sollecitate diverse volte al giorno, devono inevitabilmente indebolirsi e forse in questo risiede la nostra grande vulnerabilit alle infezioni. Inoltre, ogni individuo possiede un certo capitale energetico al quale attingono tutti i mezzi di difesa dellorganismo. Leffetto Kouchakoff dovuto alla alimentazione cotta diminuisce dunque la resistenza dellorganismo a tutte le aggressioni. Cos il prof. Delaval, che dedica un intero lungo capitolo del suo libro a questo argomento. (A. Delaval La nature nest pas daccord Paris, 1970). La scoperta del dott. Kouchakoff cos importante da potere essere paragonata a quella dellabate Gregorio Mendel, che si pu considerare il padre della genetica. Ma Kouchakoff accomunabile a Mendel per un altro importante fatto. Mendel pubblic le sue scoperte nel 1865, ma tutte le societ scientifiche del tempo le ignorarono e Mendel mor nel 1884, senza alcun riconoscimento ufficiale dei suoi lavori di ricerca. Solo nel 1900, dopo 35 anni di silenzio, finalmente la scienza

ufficiale scopri la grandezza di Mendel e limportanza enorme delle sue famose leggi sulla ereditariet dei caratteri che rivoluzionarono la biologia. Per il modesto medico di Losanna, Kouchakoff, continua il silenzio della scienza ufficiale ed egli sta subendo la stessa sorte di Mendel. Ma facile prevedere che non potr rimanere ancora a lungo ignorato. Per quanto ne so io, sembra che il dott. Delor sia stato sinora lunico medico italiano a parlare della scoperta di Kouchakoff (e a scriverne sulla rivista dellAssociazione Vegetariana Italiana, come ho detto prima), mettendone in risalto limportanza ai fini della conferma della positivit dellalimentazione crudista. E doveroso riconoscere al dott. Delor anche questo merito. Il secondo motivo che mi obbliga a parlare di Kouchakoff , mi sembra, egualmente importante. rn breve, la storica pubblicazione del Kouchakoff NOUVELLES LOIS DE LALIMENTATION HUMAINE, BASEES SUR LA LEUCOCYTOSE DIGESTIVE, che ho la fortuna di possedere nelledizione originale (Lausanne, 1937), pu essere oggi integrata e resa completa, in quanto alle finalit scientifiche da un prezioso breve lavoro, ignorato dai pi, che sul medesimo della leucocitosi digestiva fece il medico italiano C. Lusignani, dellUniversit di Parma e che io sono riuscito a scoprire in un numero degli Annali di Clinica terapeutica del lontano 1924. Occorre innanzitutto tener presente che le esperienze di Kouchakoff, conclusesi, con la pubblicazione delle loro risultanze, nel 1936, erano iniziate nel 1912!. Certamente il prof. Lusignani doveva essere a conoscenza degli studi sperimentali del suo collega (che stranamente non cita mai) e doveva averne compreso la grande importanza, come pure certamente sapeva che Kouchakoff non si sarebbbe interessato anche del meccanismo fisiologico che innesca o sospende la leucocitosi digestiva. Il Lusignani si dedica allora escusivamente a questultima ricerca e completa cos il lavoro di Kouchakoff offrendoci una spiegazione lucida e razionale che ha il grande merito di dare compiutezza agli studi sulla leucocitosi digestiva. Il Lusignani, in sostanza, dimostra che le variazioni leucocitarie successive alla ingestione dellalimento sono dovute a meccanismi nervosi centrali e periferici che, regolando il calibro vasale, determinano attraverso fenomeni di vasocostrizione, la leucocitosi e, attraverso fenomeni di vasodilatazione, una relativa leucopenia. Per cui chiara la origine nervosa della reazione vasocostrittiva, quindi di chiusura dellorganismo al cibo cotto e, viceversa, dilatatoria, cio di allentamento della reazione nervosa e di rilassamento delle pareri vasali in caso di ingestione di cibo crudo, evidentemente considerato da quella che non pu non essere chiamata intelligenza del corpo non nocivo allorganismo, confacente ad esso e quindi non necessitante di una azione di rifiuto, di difesa, di rigetto da parte dellorganismo stesso. In margine e a conclusione del dilemma crudo-cotto, c da dire che certamente il nostro organismo in grado di utilizzare financo cibo cotto, ma in questo caso costretto a trasformare un corpo morto in materia vivente e un tale sforzo non pu essere portato a termine che a spese del nostro capitale energetico (o energia vitale), di cui siamo forniti alla nascita e che perci viene eroso. Questo nostro capitale energetico, che potremo chiamare pi semplicemente vitalit, viene pertanto diminuito, in seguito alla cottura dei nostri alimenti, per una duplice causa: per la reazione sanguigna messa in evidenza da Kouchakoff e per lo sforzo supplementare imposto allorganismo per trasformare materia morta in materia viva.

Mi sembra necessario accennare brevemente anche alla scoperta del gi citato ingegnere francese Andr Simoneton. Gravemente ammalato, quasi senza speranza di guarigione, riacquist la salute con il vegetarismo e si dette quindi a studiare la causa delle sottili influenze guaritrici che i vegetali possono cos beneficamente esercitare sul fisico delluomo. Scopr cos che le radiazioni emesse dal nostro corpo quando siamo sani si aggirano, in media, sui 6500 ngstrom, mentre in condizioni di malattia o di cattiva alimentazione scendono sempre al di sotto di tale livello. Per conservarsi in salute occorre pertanto mantenere costante o superare il suddetto livello delle vibrazioni, utilizzando sia le radiazioni cosmiche e telluriche, sia quelle emesse dai nostri alimenti. Simoneton divise gli alimenti in 3 categorie : 1. alimenti morti cibi cotti o conservati, margarina, pasticceria industriale, alcool, liquori, zucchero bianco o grezzo. Questi cibi hanno radiazioni nulle o pressoch nulle; 2. alimenti inferiori : carne, salumi, uova non fresche, latte bollito, caff, the, cioccolato, marmellate, formaggi, pane bianco. Questi cibi hanno radiazioni inferiori a 3000 ngstrom; 3. alimenti superiori o sani frutta fresca, cruda e matura e verdura cruda e fresca. Questi cibi hanno radiazioni molto elevate, tra 8000 e 10000 ngstrom. Simoneton ci dice anche che la frutta che ha dato i migliori risultati sperimentalmente quella appena colta e ben matura e che quindi il consumo di frutta e verdura tanto pi salutare quanto meno tempo trascorso dal momento in cui stata staccata dallalbero o raccolta dal terreno e quanto pi la frutta matura. Noi dobbiamo far tesoro di tali importanti suggerimenti, che sono frutto di cosi serie indagini scientifiche, cibandoci con alimenti facenti parte della terza categoria che prima citammo. In conclusione, possiamo affermare che dalle importanti scoperte di Simoneton esce confermata in pieno la linea nutrizionale del crudismo vegetariano, cio dellalimentazione viva. Possiamo, a questo punto, concludere che un alimento crudo e fresco soddisfa certamente, e nella maniera ottimale, le nostre esigenze nutrizionali, e che la stessa cosa non si pu certo dire per lalimento cotto. I pretesi vantaggi che le varie industrie conserviere dichiarano di ottenere mediante il calore comportano un impoverimento sul piano bionutrizionale cos grave che dovremmo cercare tutti di evitare quanto pi possibile i cibi conservati, preferendo prodotti crudi, freschi ed integrali. Unultima considerazione si impone. Lalimento vegetale naturale, vivo, fresco e maturato sotto

lazione dei raggi del sole il punto di arrivo, materiale e tangibile, di una serie di processi naturali di condensazione di quelle energie che lo hanno dapprima generato, poi fatto crescere e infine portato a maturazione; se noi ingeriamo un siffatto alimento e lo sottoponiamo ad accurata masticazione queste energie si liberano e vengono cedute allorganismo nei vari tratti dellapparato digerente e nelle varie fasi dei processi digestivi. In sintesi, mentre per giungere alla completa formazione dell alimento si procedette dalla energia alla materia, quando noi ci nutriamo con tale alimento si effettua il cammino inverso, cio dalla materia allenergia, energia che viene ceduta al corpo e a beneficio di questo. La cottura di un alimento lo rende incapace di simile cessione di vitalit, per il semplice fatto che esso non possiede pi vitalit: lha perduta in seguito alla cottura. Solo gli alimenti vivi possono, quindi, trasmettere vitalit al corpo, nutrirlo, mantenerlo in salute e conservare e potenziare le sue difese naturali. In conclusione , lalimentazione vegetariana deve tendere a ripristinare al massimo grado possibile il crudismo, eliminando, sia pure gradualmente, il ricorso alla cottura dei cibi. Spesso mi sento chiedere, anche da qualche vegetariano : E i cibi che non si possono mangiare crudi?. A queste persone viene voglia di rispondere con le parole di Gandhi : Luomo non ha alcun bisogno di cuocere i propri cibi. La cottura distrugge gli elementi pi vitali e gli alimenti che non si possono mangiare crudi non erano evidentemente destinati dalla natura a nutrirci. Noi sciupiamo una enorme quantita del nostro tempo prezioso per cuocere i nostri cibi, senza alcun bisogno. Vivendo solo di vegetali non cotti, quanti quattrini, quanto tempo, quanta energia si potrebbero risparrmiare, devolvendo queste varie forze a scopi infinitamente pi utili e migliori! (Mahatma Gandhi Guida alla salute Ristampato a cura dellIstituto Italiano di medicina sociale Roma , 1983). Questa breve rassegna delle conseguenze della cottura dei cibi ci porta inevitabilmente a domandarci perch luomo, ad un certo punto della sua preistoria, dopo moltissimi millenni di alimentazione cruda, si decise ad utilizzare il fuoco per cuocere i suoi alimenti. Cercher di rispondere a questo quesito, necessariamente in forma sintetica. I paleoantropologi sono concordi nellaffermare che, durante la preistoria dell uomo si verificarono eventi meteorologici e geologici che alterarono profondamente gli ecosistemi da lui abitati. In particolare vennero alterati i biomi vegetali dai quali luomo traeva il proprio nutrimento. Avvennero, infatti: glaciazioni (espansioni dei ghiacciai), interglaciazioni (ritiri dei ghiacciai e avvento di climi piu caldi), periodi di forte inaridimento climatico, aumenti eccezionali della piovosit (pluviali). Particolarmente importante per luomo fu lultima glaciazione denominata Wrm, dellera quaternaria, nel periodo chiamato Pleistocene. Tale immane glaciazione comport lavanzata dei ghiacciai su gran parte delle regioni euroasiatiche, con conseguente distruzione delle foreste e con effetti che si protrassero sino a 10.000 anni fa circa. Coeve di tali glaciazioni furono le intensissime precipitazioni (pluviali) che si verificarono in Africa; anche questi eventi climatici furono gravidi di conseguenze per luomo, poich ai pluviali segu una fase di calo drastico delle piogge e di inaridimento del clima (anche per effetto della formazione della Great Rift Valley, lungo la quale lAfrica si come spaccata per effetto di un grandioso evento tettonico, tuttora in corso) per cui leforeste subirono funeste riduzioni trasformandosi

prevalentemente in savana. Luomo fu conseguentemente costretto a diventare animale da savana e dovette, per sopravvivere, cibarsi di quello che tale ambiente gli offriva. Vi trov le graminacee, piante che richiedono spazi aperti, luce solare diretta, condizioni, queste, presenti nella savana e non nellombrosa foresta, donde luomo proveniva. Ecco cosa ci dice lillustre clinico e scienziato prof. Marcello Comel dellUniversit di Pisa :Luomo per derivazione ancestrale una scimmia dombra essendo vissuto per milioni di anni sugli alberi, allombra delle foglie, nella sua grande patria dorigine, la foresta. Sceso a terra, vag per altri milioni di anni nella savana. (M. Comel Il quaderno Santoriano della salute Milano, 1979). Le graminacee, lo sappiamo tutti, sono piante che producono dei frutti secchi (cariossidi), monospermatici, duri, piccoli, senza odore e senza appetibile sapore, quasi invisibili, senza apprezzabili variazioni cromatiche allatto della maturazione : cibo da uccelli, insomma. La paleobotanica ci dice che le prime graminacee spontanee utilizzate dalluomo furono il frumento (Triticum boeoticum) e lorzo (Hordeum spontaneum); da queste specie selvatiche derivarono poi le specie coltivate (addomesticate) che poi via via portarono alle spighe dei cereali attuali, ben pi ricche di frutti, attraverso incroci e pratiche culturali varie. Lagricoltura, la propriet terriera e la stanzialit delluomo nacquero, cosi, circa 10.000 anni fa, in 3 zone (Asia occidentale, Asia sud-orientale e America centrale). La parte pi vicina a noi, di queste tre zone, la prima, nel vicino medio Oriente, detta Mezzaluna fertile per la sua forma approssimativa, che si estende dalla Palestina allIran attraverso la Turchia : da tale zona lagricoltura si diffuse poi nel bacino del Mediterraneo e nelle altre terre europee. Ma luomo, a causa dellinsufficiente apporto nutritivo delle graminacee spontanee, fu costretto a rivolgere la sua attenzione anche al nutrimento carneo, che poteva procurarsi mangiando gli animali della savana : divenne, quindi, oltre che granivoro, anche carnivoro, nonostante che la sua costituzione fisica fosse lo tuttora quella di un fruttariano, come dimostrano senza alcun dubbio, come sappiamo, la anatomia comparata, la fisiologia comparata, lembriologia, lo studio degli istinti, la immunologia, ecc.

Non posso, naturalmente, soffermarmi qui, come desidererei, sulle tante prove che le tante discipline scientifiche ci offrono sulla essenza dellalimentazione naturale delluomo, che quella basata sui frutti carnosi, dolci e succulenti, che soddisfano totalmente ed in modo ottimale le esigenze nutrizionali del nostro organismo. Nei miei corsi uso, peraltro, ricorrere alla proiezione di mie diapositive per offrire visivamente queste prove scientifiche, perch ritengo che non si debbano mai fare delle affermazioni che non siano documentabili. Non avendo, quindi, luomo, le caratteristiche anatomo-fisiologiche n del granivoro, n (meno ancora) del carnivoro, per rendere commestibile il cereale ed il cadavere di altri animali dovette egli ricorrere al fuoco, come attestano i reperti dei siti dove furono accesi i fuochi culinari. Nasce, cos, la cottura dei cibi, che gradualmente e del tutto irrazionalmente si estese, purtroppo, dalla carne e dai cereali, a tanti altri cibi che assolutamente non la richiedono. Ecco quel che ci dice, di questo periodo preistorico cos decisivo per luomo, una voce autorevole (James Collier Luomo preistorico Newton, 1974) Il Pleistocene fu un periodo stravagante :per quattro volte durante il suo trascorrere i ghiacci avanzarono sino a coprire le regioni del mondo

temperato per poi ritirarsi. I ghiacciai del Pleistocene non raggiunsero lAfrica, ma in questo continente lepoca fu contrassegnata da periodi di grandi precipitazioni piovose alternati a periodi di assoluta siccit. In queste condizioni luomo non potette pi affidarsi completamente alla vegetazione per nutrirsi e dovette completare con la carne la sua dieta. Ma tutti i carnivori sono forniti di qualche attrezzo simile agli utensili del macellaio : basta pensare al becco dellavvoltoio, alle zanne della tigre, agli artigli del leone o del gatto selvatico. Luomo invece, come tutti i primati, non per natura carnivoro. Si sospetta che lantenato delluomo non sia stato tanto un cacciatore quanto uno spazzino che si nutriva delle prede fatte da altri animali, carnivori (sciacallaggio). Forse adoperando sassi e bastoni luomo riusciva ad allontanare il leopardo dallantilope uccisa, se ne impossessava e la trascinava al sicuro nel suo rifugio. Cos Collier. Luomo in conclusione, fu costretto ad operare questa svolta radicale nella sua alimentazione, per poter sopravvivere. Non oper quindi, una scelta, ma semplicemente dovette obbedire ad uno stato di necessit che non offriva alternative. Listinto di sopravvivenza prese il sopravvento e gli istinti alimentari biologicamente connaturati con la specie umana e orientati alla frutta furono soffocati, non potendo pi, luomo, soddisfarli. Si pu parlare quindi, di una deviazione alimentare, imposta da particolari circostanze, ma non di errore, termine che pu anche ipotizzare una possibilit di scelta, in realt inesistente nel caso specifico. Certamente, per, tale deviazione alimentare ha segnato di fatto (per una serie di eventi concatenati, ma tutti necessariamente derivanti da quel deviamento fagico da considerare pertanto come un primum movens), linizio della degradazione fisio-psichica delluomo, che ormai giunta a quei disastrosi livelli che sono oggi di fronte agli occhi di tutti. Luomo mangiava le spoglie degli animali, che sottraeva ad altri animali, carnivori, o che lui stesso uccideva, quasi sempre dopo averle cotte. Tuttavia, studi antropologici accurati fanno ritenere assai probabile che le carogne gi in via di decomposizione (e che pertanto non necessitavano della ulteriore ulteriore azione disgregatrice ed ammorbidente della cottura) nonch le poco consistenti (fegato, cervello, midollo delle ossa, frattaglie) delle prede da poco uccise furono, almeno agli inizi, mangiate crude; la cottura della carne stata, comunque la norma. Il fuoco ha avuto (ed ha) una importanza basilare, certamente rivoluzionaria per luomo.

Il prof. F. Facchini (ordinario di antropologia allUniversit di Bologna) ci dice che il fuoco stato impiegato, a scopo culinario, dalluomo preistorico soprattutto per cuocere la carne. (Facchini Il cammino dellevoluzione umana Milano, 1985)

Il prof. K. Oaklay afferma che dei tre principali usi del fuoco fatti dalluomo del paleolitico (difesa dai carnivori, creazione di nuovi ambienti fisici e cottura dei cibi), la utilizzazione culinaria quella che ha avuto leffetto pi profondo sullevoluzione fisica delluomo (K.R.Oaklay Lutilisation du feu par lHomme Paris, 1958). Concorda su questo anche C. Perls, docente di preistoria

allUniversit di Parigi (Perls Prehistoire du feu Paris, 1977).

Ma oggi non esistono pi, fortunatamente, le ragioni di forza maggiore che obbligarono, come si detto, luomo preistorico a ricorrere ad alimenti che contrastavano con le sue esigenze nutrizionali naturali di frugivoro-fruttariano e che dovevano, peraltro, essere sottoposti a cottura. Ci riferiamo non solo alla ma anche ai cereali. Di conseguenza, luomo ha potuto intraprendere da tempo il lento viaggio di ritorno alla alimentazione naturale biologicamente a lui confacente e totalmente cruda, cio vva. Ma domandiamoci possibile consumare anche i cereali allo stato crudo, cio vivi? Il loro uso alimentare, come si sa, assai radicato ancora, nonostante che molte Scuole (sopratutto le Scuole Igieniste) li ritengano cibo non adatto alluomo e altri li qualifichino, per questo, cibo di compromesso. In effetti, come vedemmo, il ricorso delluomo preistorico al cereale fu una sorta di compromesso obbligato, accettato (obtorto collo, aggiungo io) sotto limperio della fame, mentre luso attuale del cereale potrebbe invece, chiamarsi compromesso volontario. Tuttavia, poich questa breve tesi ha per tema il dilemma crudo-cotto, mi sembra necessario esporvi in questa sede due maniere per poter consumare anche i cereali allo stato crudo, senza ricorrere ad alcuna fonte di calore, allo scopo di non dover escludere, da una dieta crudista, i cereali, a cui molti non saprebbero rinunciare.

Un primo metodo consiste nel consumare i cereali dopo averli fatti germogliare. La germogliazione incrementa notevolmente il corredo vitaminico del seme e provoca una sorta di predigestione di alcuni dei suoi componenti pi essenziali, conservando nel contempo tutte le vitalie, che anzi dal processo di germogliazione vengono potenziate. Uso dire, ed vero, che i semi germogliati sono un cocktail di vitamine. I germogli sono nutrientissimi, energetici e molto pi digeribili dei prodotti ottenuti con la panificazione (che comporta peraltro la cottura e quindi la morte) degli stessi semi non germinati. Il secondo metodo quello proposto dal medico svizzero dott. Bruker e che lui chiama della pappa di cereale fresco. E semplicissimo. Si macinano grossolanamente 3 cucchiai da minestra di frumento o altro cereale (basta un vecchio macinino da caff). Al macinato cos ottenuto si aggiunge acqua fredda e si mescola. Si lascia in riposo per 12 ore, durante le quali il cereale rigonfia sino ad assorbire tutta lacqua. Indi, si consuma, con eventuale aggiunta di frutta fresca. Tale ricetta descritta nel libro del dott. Bruker La cucina e il tuo destino Lugano, 1974. Una variante per bambini, della pappa di cereali freschi di Bruker, il latte di fiocchi di cereali crudi suggerito dai dottori Herbert Shelton e J.H. Tilden e la cui preparazione descritta nel libro, edito a cura dellAssociazione Vegetariana Italiana (AVI) 1985, Lalimentazione del bambino (Autori vari). Per questa ricetta rimando alla lettura del predetto lodevole opuscolo. In conclusione: la carne e i cereali furono i primi alimenti che nella preistoria luomo sottopose a cottura e che innescarono quindi tale esiziale pratica.

Comunque, il viaggio di ritorno allalimentazione naturale, oltre che essere necessariamente lento, anche lunghissimo, data la enorme differenza, di cui occorre prendere coscienza, tra la nostra attuale alimentazione, artificiale, morta e avvelenata e lalimentazione naturale, viva e vitalizzante. Conviene, quindi, programmare questo viaggio, non senza, per, avere preso conoscenza, che allinizio potr anche essere sommaria, delle nostre reali necessit alimentari fisiologiche in modo da acquisire un minimo di cultura dietetica che consenta di regolarsi adeguatamente. Questo ci consente anche di difenderci dallautentico agguato che ci tendono continuamente le industrie alimentari proponendoci il consumo di sostanze di dubbia convenienza o decisamente nocive. Tutto questo necessario perch noi, come sappiamo, abbiamo perduto gli istinti che ci ponevano in grado di orientarci, per effetto di un automatismo biologico, in modo ottimale nella scelta degli alimenti; oggi noi dobbiamo sopperire a tale perdita ricorrendo alla informazione, alla indagine conoscitiva e alluso della ragione. Tale viaggio che noi vegetariani abbiamo gi intrapreso, data la sua lunghezza deve forzatamente prevedere una serie di obiettivi (che possiamo chiamare anche livelli o gradini) intermedi da raggiungere. Il primo e pi urgente di tali obiettivi senza dubbio la eliminazione dalla propria dieta del cadavere di altri animali, cio la eliminazione della pi grossolana deviazione dalla nostra alimentazione naturale, che ci portiamo dietro dalla preistoria. Questo obiettivo, oltre ad essere il pi urgente ai fini della salute fisica, di basilare importanza sul piano etico perch ci riscatta dallonta della nostra partecipazione al massacro di tanti animali, innocenti e pacifici nostri compagni di vita, che dobbiamo invece amare e rispettare. Io dico sempre e a tutti che letica il fiore allocchiello dei vegetariani. Ma questa solo una prima tappa giacch non basta certo eliminare la carne per poter dire di aver ripristinato la alimentazione naturale. Operata tale prima depurazione della nostra alimentazione, restano, infatti, in vita le altre trasgressioni alle leggi alimentari naturali. In particolare occorrer : -non uccidere i cibi con la cottura, ma mangiarli crudi, cio vivi - eliminare tutti i cosiddetti sottoprodotti animali, pur sempre provenienti dal corpo degli animali che sfruttiamo, e certamente con finalizzati, biologicamente, a servire di nutrimento alluomo (uova, latte di altri mammiferi, e derivati, miele). Sono convinto e sono in ottima compagnia) che i vegetariani mitigati (o ovo latteo-vegetariani) elimineranno tutti dalla loro dieta questi sottoprodotti animali, divenendo, cos, vegetaliani

- imparare a masticare correttamente - imparare a respirare correttamente, dopo avere, naturalmente, eliminato il fumo e ripristinando, soprattutto, la funzionalit diaframmatica. Occorre ricordare sempre che laria il nostro primo alimento e che la respirazione diaframmatica influenza `avorevolmente anche lattivit dellapparato digerente e dellapparato circolatorio - dare la massima importanza allattivit fisica, cio al moto, che fra laltro stimola la peristalsi intestinale e la circolazione

- eliminare gli alcoolici (vino, birra, ecc:), i nervini (caff, the, cacao, ecc.), il sale, lo zucchero industriale (bianco o scuro che sia), i grassi da estrazione, le spezie forti (pepe, mostarde, senape, ecc.) - aspettare la comparsa della fame per mangiare - praticare la massima temperanza nel mangiare, in quanto tornare alla alimentazione naturale significa non solo aderenza qualitativa ai nostri fabbisogni nutrizionali biologici, ma anche aderenza quantitativa a tali fabbisogni. Occorre in sostanza mangiare per vivere e non viceversa, in modo da evitare la sovralimentazione, che causa primaria di molti gravi stati patologici che affliggono tanta parte dellumanit - evitare di ingerire contemporaneamente cibi tra loro incompatibili a causa di diverse o addirittura opposte esigenze digestive. Ricordiamo che fra i tanti tristi primati dell uomo ce quello di essere lunico animale che mescola i cibi - imparare a seguire mentalmente, concentrandosi durante la masticazione, il trasferimento della energia vitale, accumulata, come si disse, nel cibo vivo, da questo al nostro organismo Ora, quanti di noi hanno gi realizzato tutte queste tappe? Probabilmente nessuno! Altrettanto probabilmente nessuno sar totalmente soddisfatto della propria condotta alimentare, ma questo, a mio parere, un bene, perch costituisce uno stimolo a migliorare. Chi sta pi avanti e chi sta pi indietro, in questo lungo viaggio. E, daltra parte, che sia veramente necessario percorrere questo lungo cammino ascendente ce lo dice lo stesso termine di cui ci fregiamo .vegetariani. Chi vegetariano?. Chi pratica Il vegetarismo. E che cosa vuol dire vegetarismo?. I termini vegetariano e vegetarismo originano etimologicamente dalla radice indoeuropea VAG, che significa sospingere, accrescere, fare crescere, rendere gagliardo. Tale radice si ritrova poi, nella lingua latina, nel sostantivo VIGor (vigore, salute, gagliardia) e nellaggettivo VEGetus (sano, vigoroso. pieno di vita). TENUTO CONTO DELLETIMOLOGIA DEL TERMINE, PER VEGETARISMO SI DEVE INTENDERE QUINDI UN SISTEMA DI VITA CHE RENDE LINDIVIDUO VEGETUS, CIOE SANO, VIGOROSO. Nel linguaggio comune, tuttavia, il termine vegetarismo indica semplicemente un regime alimentare dal quale sono esclusi i cadaveri di animali (carne) ed il termine vegetariano indica chi accetta e pratica tale esclusione. Le varianti vegetalismo (o veganismo) e vegetaliano (o vegan) si riferiscono ad un regime strettamente vegetale, con esclusione, quindi, anche dei sottoprodotti animali (uova, latte e derivati, miele), sebbene abbiano la stessa etimologia di vegetarismo e vegetariano. Domanda : basta escludere dalla propria dieta i corpi degli altri animali (pesci e volatili compresi) o, pi radicalmente, anche i sottoprodotti animali per potersi dichiarare vegetus? Io sono daccordo con coloro che rispondono a questa domanda con un no, che motivo, portando qualche esemplificazione.

Conosco molte persone che si ritengono vegetariane perch non mangiano carne, ma sostituiscono lapporto proteico delleliminato cadavere con formaggi e legumi; il che, in linea di principio, potrebbe anche andare, ma il guaio che mangiano quantit enormi di formaggi e legumi, percentualmente, peraltro, spesso pi ricchi di proteine della carne eliminata, per cui essi soffrono a causa di stati patologici molto pi gravi di quelli che sarebbero a loro derivati se avessero continuato a mangiare 100 gr. di carne al, giorno; fatto salvo, si intende, il positivo aspetto etico della rinuncia alla carne. La sola e semplice eliminazione della carne, se non accompagnata da quelle altre modificazioni del proprio sistema di vita che gradualmente porteranno ad essere veramente vegetus, perde in effetti molto valore. Occorre, quindi, non solo eliminare la carne (passo, ripeto di primaria importanza, anzi essenziale e che deve pertanto avere la precedenza) ma tradurre in pratica tutte le altre modifiche alimentari cui accennammo, sia pure lentamente e con molta gradualit. Si pu infatti verificare anche il caso di chi, eliminata la carne, e ritenendosi cos assolto dalla colpa di uccidere altri animali, si appiattisce su questo risultato, ritenendo che, essendosi salvata lanima, si sia salvato anche il corpo; continua, quindi, a bere vino e altri alcoolici, a mangiare tutto cotto, a ingozzarsi di formaggi e uova, a fare mescolanze orrende, a ingoiare senza masticare, a supernutrirsi, a fare poco moto. Questa persona, naturalmente, accuser vari malanni e se ne meraviglier. Dir :Ma come, eppure ho eliminato la carne!. Occorre perci cercare di essere vegetariani cio, aspiranti a diventare, col tempo e con la perseveranza, vegetus) a pieno titolo, PERCORRENDO GRADATAMENTE TUTTI I GRADINI CHE ABBIAMO PRIMA ELENCATO. Ritenere che il vegetarismo abbia esaurito il suo compito non appena sia stato eliminato il cibo carneo gravemente riduttivo e costituisce in un certo senso un immiserimento dellideale vegetariano, anche perch luomo nel percorrere il lungo cammino che va dalla necrefagia, e dallonnivorismo di fatto attuale, alla alimentazione viva, realizza una crescente eticit della sua alimentazione. In conclusione, il dettato etimologico dei termine vegetarismo deve avere per ognuno di noi il valore di monito ideale e di affermazione di propositi. Unaltra domanda si impone : dovremmo perdere forse il diritto di chiamarci oggi vegetariani solo perch non abbiamo ancora raggiunto lo stato di vegetus? Io ritengo di no, assolutamente. Noi aspiriamo a diventare vegetus e siamo in marcia per poterlo divenire in futuro : per questa nostra aspirazione siamo vegetariani e in tale prospettiva operiamo nella Lega per lalimentazione viva. Dobbiamo pertanto considerare come una nostra doverosa missione il farci portatori e divulgatori della grandiosit del compito del vegetarismo, che non solo un sistema dietetico, ma un sistema di vita e, se si vuole, una dottrina, una rivoluzione pacifica e pacificatrice.

Dal vegetarismo, inteso in tutta lampiezza del termine, deriveranno infatti, inevitabilmente, col tempo, benefiche conseguenze modificatrici del carattere e del comportamento interpersonale dellindividuo. Questo perch laggressivit che era generata dal cibo carneo e dagli altri eccitanti, dalleccesso di proteine e dalla superalimentazione verr, abolendosi tali deviazioni e tali eccessi, gradualmente meno e ceder il posto al rispetto della vita in tutte le sue forme (biocentrismo), alla comprensione, allamore. Concorrer al raggiungimento di tale obiettivo il fatto che, nel contempo, a misura che si diffonder il vegetarismo, si recupereranno i terreni incolti e quelli oggi coltivati a piante voluttuarie e dannose o male finalizzate (caff, the, tabacco, vite da vinificazione, cereali per allevamento di bestiame da macello, ecc.), dedicandoli, invece, a piante alimentari appropriate alluomo : si potrebbe, cos, nutrire abbondantemente una popolazione almeno 15 volte superiore a quell attuale, che di oltre 5 miliardi, cio oltre 75 miliardi di uomini!. Verrebbe meno, di conseguenza, la competitivit e la conseguente aggressivit fra gli uomini e, anche per questo, si instaurerebbe la pace duratura sulla terra e un naturale comportamento nonviolento. Mi piace riportare, a tal proposito, le parole illuminanti di Edoardo Bratina : Lunica nostra possibilit di sopravvivenza consister nel radicale cambiamento dellalimentazione. Se lalimentazione viva venisse adottata universalmente sparirebbero la fame nel, mondo, le rivalit fra nazioni ricche e quelle povere, lincubo della guerra per il possesso delle risorse alimentari ed energetiche, ecc. . C tuttavia da aggiungere che il vegetarismo (ed il nostro statuto lo mette nel giusto rilievo) non pu andare disgiunto dal rispetto ecologico dellintera natura, alla quale occorre riavvicinarsi, pur conservando le principali conquiste tecnologiche fondamentali e pertanto il vegetarismo deve anche comprendere listanza naturista, con tutte le sue implicazioni e deve collaborare con il movimento igienista e con tutte le entit associative che si richiamano allalimentazione naturale. Si verr cos a fondere armoniosamente, in conclusione, razionalit scientifica e motivazione etica, soddisfacendo in tal modo, globalmente, tutte le esigenze psicofisiche delluomo. Solo cos, mi sembra, potremo a giusto titolo fregiarci dellappellativo specifico e sottospecifico di sapiens sapiens, che accompagna il nostro nome generico di Homo. Permettetemi di terminare con una mia riflessione, che pu sembrare immaginifica, ma che ritengo fermamente ancorata ad un reale divenire in atto. Mi piace, cio, immaginare gli attuali oltre 5 miliardi di uomini disposti su una scala lunghissima, ogni gradino della quale sia occupato da un essere umano. Oltre cinque miliardi di scalini. Tutti questi uomini sono impegnati nel viaggio di ritorno allalimentazione naturale, viaggio lunghissimo, che dura gi da parecchio. Ogni gradino rappresenta il punto al quale luomo che lo occupa giunto nel faticoso recupero di tale alimentazione. Questo recupero faticoso perch luomo deve superare pregiudizi, forza delle abitudini errate, ostilit, conformismi, suggestioni, tentazioni, disinformazione, cedimenti della volont di andare controcorrente, ecc. E tuttavia tutto in movimento e il ragionamento, completato e sostenuto dalla motivazione etica, subentrato al posto del soffocato istinto, fa perseverare luomo nellazione di bonifica della propria alimentazione. A misura che un individuo realizza un sia pur modesto, o anche modestissimo, progresso alimentare o etico, passa da un gradino a quello superiore e poi da questo ad un altro ancora pi alto, e cos ancora. Mi piace anche pensare che le zone terminali superiori della scala siano occupate dai fruttariani che sono riusciti a coniugare, nellalimento, la massima eticit con loptimum dei bisogni naturali

nutrizionali dellindividuo, essendo il frutto carnoso e dolce lunico alimento biologicamente adatto alluomo. Tutti siamo, cos, impegnati, chi velocemente, chi lentamente a liberarci da una alimentazione irrazionale, antinaturale e cruenta, che ci ha portato la violenza, la infelicit, lodio, la sofferenza dovuta alle malattie, la morte prematura, la guerra, ecc. Siamo, quindi, tutti in viaggio, viaggio lunghissimo, lunghissimo. Pi alto il gradino occupato in questa lunghissima scala da ognuno di noi, tanto pi grande deve essere la nostra pazienza e la nostra comprensione nei riguardi di chi ancora dietro di noi e che dobbiamo aiutare a salire, con amore, tanto pi che c anche chi sta pi avanti di noi e dal quale dobbiamo apprendere, con umilt e con riconoscenza. Nonostante la manifestata intenzione di dare al presente lavoro i limiti di una breve, prima presentazione della Lega per lalimentazione viva, non si pu concludere tale presentazione senza le seguenti note. Abbiamo accennato prima, qua e l, al biocentrismo, da sostituire alla visione antropocentrica della vita che tanto ha danneggiato sinora luomo il quale da una siffatta distorta angolatura ha ritenuto di trarre il diritto di dominare e di sconvolgere tutta la natura, di schiavizzare gli altri animali, di ucciderli e di mangiarne i cadaveri. Ebbene, i tempi sono fortunatamente cambiati e le recentissime scoperte dei due biologi americani Sarich e Wilson hanno sancito anche sul piano scientifico la inaccettabilit dellantropocentrismo, dopo che tale inaccettabilit era stata decretata da tempo su un piano squisitamente etico. Occorreva per in Italia una accettazione ufficiale del biocentrismo da parte di un ministro della Pubblica Istruzione ed ci che felicemente avvenuto ad opera del ministro Galloni il quale con la famosa circolare n. 49 del 4.2.1989, stabiliva fra 1'altro che Leducazione ambientale deve stimolare negli studenti una particolare sensibilit per i problemi legati allambiente, al fine di CREARE UNA NUOVA CULTURA CHE TRASFORMI LA VISIONE ANTROPOCENTRICA DEL RAPPORTO UOMO-NATURA IN QUELLA BIOCENTRICA CHE CONSIDERA LUOMO QUALE COMPONENTE DELLA BIOSFERA. Questo documento di portata veramente rivoluzionaria, perch radicalmente innovativo nel campo della educazione delle future generazioni. Purtroppo esso rimasto inspiegabilmente inattivato e, data la sua fondamentale importanza, la Lega per lalimentazione viva si propone di renderlo operante al pi presto possibile.

Dicemmo che luomo preistorico fa costretto, da vegetariano, a diventare carnivoro a causa degli stravolgimenti climatici che colpirono le terre da lui abitate.

Esistono per ogi animali vegetariani che, a differenza delluomo, non si sono allontanatl cos radicalmente dalla loro alimentazione vegetariana originaria, come purtroppo facemmo noi. Ebbene, dando un rapido sguardo a questi animali, ci accorgiamo che: l. Gli animali pi forti e resistenti alle fatiche fisiche sono vegetariani. Ad esempio, quelli che 1'uomo ha sempre sfruttato per eseguire pesanti lavori: bue, cavallo, mulo, asino. Ed ancora : lelefante, il rinoceronte, lippopotamo, le scimmie antropomorfe (gorilla, scimpanz, ourang-utan, siamango), ecc. 2. Gli animali pi prolifici sono ve-getariani (ad es. il coniglio). 3. Gli animali pi longevi sono vegetariani (ad es. lelefante). 4. Gli animali pi pacifici sono vegetariani: tutti gli erbivori e tutti i frugivori-fruttariani.

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