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Cooperation in Urban Development and Dialogue

THIS PROJECT IS FUNDED BY THE


EUROPEAN UNION
Roman Empire Common Heritage
in Southern and Eastern ENPI Countries
A project implemented by South-East Archeritage Partners
La via del grano
La cultura del pane
Il viaggio nella storia della Trexenta
Il paesaggio si pu denire come il risultato dellazione delluomo
sullambiente. Unattivit, quella umana, che ha plasmato il territorio
attraverso i secoli e che ne ha denito la sionomia con cui attualmente si
presenta ai nostri occhi.
Esso quindi un libro aperto su cui possiamo non solo leggere la nostra
storia antica e moderna ma sul quale possiamo scrivere nuove pagine.
In questo senso il paesaggio odierno, in quanto caratterizzato dalluomo
esso stesso un bene culturale e deve essere inteso come la somma dei
paesaggi del passato.
Questi paesaggi antichi sono ricostruibili grazie alle testimonianze
materiali ancora visibili o di cui nota lesistenza in base a fonti archeolo-
giche, documentarie e iconograche (cio riportate da disegni, pitture
ecc.). Abbiamo inoltre la fortuna, in genere, di poter accedere anche alle
fonti orali (racconti tradizionali, abe, aneddoti) oppure ai dati a cui si
pu risalire in base allo studio della toponomastica (i nomi dei luoghi). In
tempi recenti alla tradizionale ricognizione archeologica si sono aggiunte
altre tecniche di indagine quali ad esempio laerofotointerpretazione (lo
studio delle immagini fotograche realizzate da un aeroplano) e lanalisi
di immagini da satellite.
THIS PROJECT IS FUNDED BY THE
EUROPEAN UNION
Cooperation in Urban Development and Dialogue
Roman Empire Common Heritage
in Southern and Eastern ENPI Countries
This publication was prepared with the assistance of the European Union. The contents of this publication are the
sole responsibility of the project partners in South-East Archeritage and can not possibly be regarded as reecting
the views of the European Union
This publication was developed in the activity A1 of project coordinated by Dipartimento di Scienze Archeologiche
e Storico-Artistiche (now Dip. di Storia, Beni culturali e Territorio, Universit degli Studi di Cagliari - Italia and
CRENoS.
This publication was produced as part of SOUTH-EAST ARCHERITAGE project, funded by the European
Union within the framework of CIUDAD - Cooperation In Urban Development And Dialogue. The draft
South East Archeritage aims to follow the trail of the Roman Empire, in order to develop a tourism
interactive local heritage. The project, ocially launched in Cagliari in Italy, brings together partners
from Italy, Romania, Tunisia, and Russian.
South-East Archeritage intends to promote tourism development in the province of Cagliari (Sardinia),
in the county of Hunedoara (Romania), in Cap Bon (Tunisia), and in the Krasnodar region (Russian
Federation). These regions share a common historical and cultural heritage due to the long presence of
the Roman Empire in their territories. The basic idea of the project is to recover production processes,
methods and materials used by the Romans and to turn them into products that are part of the local
tourist oer. Specically, the goal is to provide an exciting interactive product which allows tourists to
see and try out the processes, methods and materials used by the Romans to make pottery, oil, wine,
etc., and create an international itinerary of production processes and lifestyles of the Roman era. The
network of contacts between the four countries will gather so craftsmen, companies and small local
operators (including women and youth)"
Texts: Maria Grazia Arru, Giulia Balzano, Gianfranco Canino, Donatella Cocco, Ilaria Montis
2012
La via del grano
La cultura del pane
Il viaggio nella storia della Trexenta
Cagar
Capoterra
Ouartu
Sant'Eena
Assemn
Sestu
Monserrato
Ouartuccu
Snna
Aeroporto Militare "C. Farina" Decimomannu
Cagliari-Elmas Airport
Cagliari-Elmas Airport
SS196
SS197
SS554bis
SS466
SS547
SS131
SS130
SS131
SS197
SS197
SS131
SS131
S130
SS196dir
SS195
SS547
SS128
SS128
SS128
SS195
SS195
196dir
Ortacesus
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Il paesaggio si pu defnire come il ri-
sultato dellazione delluomo sullambien-
te.
Unattivit, quella umana, che ha pla-
smato il territorio attraverso i secoli e che
ne ha defnito la fsionomia con cui attual-
mente si presenta ai nostri occhi.
Esso quindi un libro aperto su cui
possiamo non solo leggere la nostra storia
antica e moderna ma sul quale possiamo
scrivere nuove pagine.
In questo senso il paesaggio odierno,
in quanto caratterizzato dalluomo esso
stesso un bene culturale e deve essere
inteso come la somma dei paesaggi del
passato.
Questi paesaggi antichi sono ricostru-
ibili grazie alle testimonianze materiali
ancora visibili o di cui nota lesistenza in
base a fonti archeologiche, documentarie
e iconografche (cio riportate da disegni,
pitture ecc.). Abbiamo inoltre la fortuna, in
genere, di poter accedere anche alle fonti
orali (racconti tradizionali, fabe, aneddoti)
oppure ai dati a cui si pu risalire in base
allo studio della toponomastica (i nomi
dei luoghi). In tempi recenti alla tradizio-
nale ricognizione archeologica si sono ag-
giunte altre tecniche di indagine quali ad
esempio laerofotointerpretazione (studio
delle immagini fotografche realizzate da
un aeroplano) e lanalisi di immagini da
satellite.
Grazie agli studi degli archeologi spe-
cialisti di analisi territoriale possibile
quindi comprendere le modifcazioni di
un territorio con i suoi monumenti inseriti
nel contesto ambientale. Guidati da loro
e dai loro scritti, cos possibile fare un
vero e proprio viaggio nel tempo, percor-
rendo le stesse strade, vedendo gli stessi
monumenti, individuando le aree di col-
tura e di produzione e soprattutto verif-
cando come molte delle tecniche antiche
Il paesaggio come bene culturale: la Trexenta
THIS PROJECT IS FUNDED BY THE
EUROPEAN UNION
Cooperation in Urban Development and Dialogue
Roman Empire Common Heritage
in Southern and Eastern ENPI Countries
This publication was prepared with the assistance of the European Union. The contents of this publication are the
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the views of the European Union
This publication was developed in the activity A1 of project coordinated by Dipartimento di Scienze Archeologiche
e Storico-Artistiche (now Dip. di Storia, Beni culturali e Territorio, Universit degli Studi di Cagliari - Italia and
CRENoS.
This publication was produced as part of SOUTH-EAST ARCHERITAGE project, funded by the European
Union within the framework of CIUDAD - Cooperation In Urban Development And Dialogue. The draft
South East Archeritage aims to follow the trail of the Roman Empire, in order to develop a tourism
interactive local heritage. The project, ocially launched in Cagliari in Italy, brings together partners
from Italy, Romania, Tunisia, and Russian.
South-East Archeritage intends to promote tourism development in the province of Cagliari (Sardinia),
in the county of Hunedoara (Romania), in Cap Bon (Tunisia), and in the Krasnodar region (Russian
Federation). These regions share a common historical and cultural heritage due to the long presence of
the Roman Empire in their territories. The basic idea of the project is to recover production processes,
methods and materials used by the Romans and to turn them into products that are part of the local
tourist oer. Specically, the goal is to provide an exciting interactive product which allows tourists to
see and try out the processes, methods and materials used by the Romans to make pottery, oil, wine,
etc., and create an international itinerary of production processes and lifestyles of the Roman era. The
network of contacts between the four countries will gather so craftsmen, companies and small local
operators (including women and youth)"
Texts: Maria Grazia Arru, Giulia Balzano, Gianfranco Canino, Donatella Cocco, Ilaria Montis
2012
La via del grano
La cultura del pane
Il viaggio nella storia della Trexenta
Cagar
Capoterra
Ouartu
Sant'Eena
Assemn
Sestu
Monserrato
Ouartuccu
Snna
Aeroporto Militare "C. Farina" Decimomannu
Cagliari-Elmas Airport
Cagliari-Elmas Airport
SS196
SS197
SS554bis
SS466
SS547
SS131
SS130
SS131
SS197
SS197
SS131
SS131
S130
SS196dir
SS195
SS547
SS128
SS128
SS128
SS195
SS195
196dir
Ortacesus
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di produzione permangono nelle attuali
tradizioni. quindi possibile in defnitiva
mangiare lo stesso pane, bere lo stesso
vino, bagnarsi con la stessa acqua terma-
le ed usare le stesse stoviglie del mondo
antico semplicemente confrontandosi,
da viaggiatore attento, con le realt loca-
li che, nelle nostre aree, sono quanto mai
conservative se non, addirittura, intatte.
A prescindere dal valore estetico, arti-
stico e monetario, ogni testimonianza del
passato, in quanto testimonianza storica,
riveste interesse per la collettivit e fa par-
te del patrimonio culturale locale.
Il paesaggio della Trexenta comprende
quindi i resti di insediamenti antichi che si
vanno a sommare alle caratteristiche fsi-
che del territorio, alla sua fora e alla sua
fauna. Tali testimonianze coprono un arco
cronologico che va dal Neolitico allet
contemporanea.Questo patrimonio cultu-
rale a sua volta indissolubilmente legato
allidentit storico-culturale del territorio
e lo rende distinguibile e riconoscibile ri-
spetto a tutti gli altri.
Lidentit di un territorio determinata
quindi in gran parte dalla tradizione cultu-
rale dei suoi abitanti oltre che ovviamente
dalla presenza o assenza di monumenti.
In questo senso il paesaggio della
Trexenta particolarmente ricco per il vi-
sitatore si caratterizza per le dolci colline
e le piane occupate in massima parte da
coltivazioni e pascoli, defnito da piccoli
villaggi che, a distanza di pochi chilome-
tri, mantengono tradizioni proprie e cu-
stodiscono perle archeologiche di alto
valore. Ma la grande ricchezza del terri-
torio esaltata dalla possibilit che viene
riservata al visitatore attento e curioso di
assaporare e vedere cibi diversi, verifcare
la messa in opera di colture particolari e di
scoprire come in territori per certi aspetti
uguali ma nel contempo diversi la storia
delluomo si concentri in semplici valori
che rimangono immutati: la religiosit,
Delimitare geografcamente il terri-
torio della Trexenta non unoperazio-
ne sempre facile. A seconda che si faccia
riferimento a documenti storici, alla sua
conformazione geografca o al senso di
appartenenza della sua popolazione alla
propria terra i suoi confni variano, inclu-
dendo ora un comune, ora escludendone
un altro.
Nel nostro testo considereremo quindi
come Trexenta quella porzione della Sar-
degna centro-meridionale, in gran parte
occupata da basse e dolci colline dal so-
strato marnoso, compresa tra il comune
di Mandas a nord, i rilievi scistosi che ca-
ratterizzano il Gerrei ad est, le formazioni
vulcaniche che la separano dal Parteolla
a sud, le emergenze trachitiche e tufacee
che delimitano il Campidano e il corso del
rio Mannu ad ovest. Al suo interno com-
prenderemo quindi i comuni di Mandas,
Siurgus Donigala, Gesico, Guasila, Gua-
maggiore, Selegas (con la frazione di Seu-
ni), Ortacesus, Suelli, Senorb (con le fra-
zioni di Sisini e Arixi), San Basilio, Pimentel
e Samatzai.
Il nome della regione sembra proveni-
re dal numerale latino trecenta (trecento)
che, secondo uninterpretazione popola-
re, indicherebbe la resa in grano delle sue
fertili terre; tuttavia labate Vittorio Angius
(XIX sec.) scrisse nel suo Dizionario che,
come si rilevava in altre regioni storiche
della Sardegna che prendono il nome da
curatorie medievali, Trexenta fosse il nome
del suo antico capoluogo; al contrario per
il canonico Giovanni Spano (XIX sec.), pa-
dre dellarcheologia sarda, il toponimo ha
origine dal numero delle ville presenti nel
suo territorio. (GC)
il vivere aggregandosi in comunit pi o
meno grandi e il cercare di migliorare di
continuo la propria qualit di vita. (IM)
***
5
Serramanna
Serrent
Segaru
Nuramns
Samatza
Guasa
Pmente
Guamaggore
Ortacesus
Seegas
Donor
Sue
Sant'AndreaFrus
SurgusDongaa
SanBaso
Sus
Furte
Vamar
Vanovafranca
Senorb
Gon
Mandas
Gesco
Barra
SS197
SS197
SS197
SP 29
SP 29
SS387
SS387
SS387
SS547
SS131
SS197
SS197
SS131
SS196dir
SP 29
SP 29
SP32
SS128
SS128
SS128
SS128
S196dir
SP46
3
2
1
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5
6
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8
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TREXENTA
Carta dei siti
LEGENDA
1) Mandas - Nuraghe Bangius; 2) Gesico - Nuraghe San Sebastiano; 3) Gesico - Tombe
nuragiche di Muttas Nieddas; 4) Siurgus Donigala - Nuraghe Su Nuraxi; 5) Sisin - Nu-
raghe Su Nuraxi; 6) Suelli - Nuraghe Piscu; 7) Selegas - Seuni-Nuraghe Nuritzi; 8) Gua-
maggiore - Pozzo nuragico di Santa Maria Maddalena; 9) Guasila - Tempio a pozzo di
Riu Sabiu; 10) Guasila - Necropoli a domus de janas de Is Concas; 11) Selegas - Terme
romane di N.S. dItria; 12) Senorb - Museo Civico Archeologico Sa Domu Nosta; 13)
Senorb - Area archeologica di Santu Teru-Monte Luna; 14) San Basilio - Terme romane di
Campusantu Becciu; 15) Ortacesus - Necropoli romana di Mitza de Siddi; 16) Pimentel -
Necropoli a domus de janas di SAcqua Salida; 17) Pimentel - Domu de janas di Corongiu;
18) Samatzai - Nuraghe Su Nuraxi.
6
Alcune note storiche
Per le sue caratteristiche geo-morfolo-
giche e per la fertilit dei suoi suoli, adat-
ti alla coltivazione dei cereali, il territorio
della Trexenta stato abitato da comunit
di agricoltori e allevatori di bestiame fn
dalle fasi medie del Neolitico (4500-3000
anni a.C.) che hanno lasciato, dissemina-
te in tutto il distretto, numerose testimo-
nianze, vasti villaggi e necropoli articola-
te. Proviene probabilmente da un abitato
neolitico la statuina di marmo rinvenuta
nel 1935 da un contadino che arava il suo
campo in localit Turriga, tra Senorb e Se-
legas. Il manufatto rappresenta una fgura
femminile, verosimilmente nuda, realiz-
zata su una placca marmorea cruciforme:
il suo volto, di forma quasi ovale, carat-
terizzato unicamente da un robusto naso
che gli archeologi defniscono a listello,
mentre due incisioni a V tengono distinti
il collo dal petto; le braccia sono fuse con il
busto e due seni prominenti denunciano il
sesso del soggetto rafgurato; nella parte
inferiore troncoconico risaltano sul retro
i glutei in rilievo. Alto 42 cm, oggi uno
degli oggetti di maggior pregio del Museo
Archeologico Nazionale di Cagliari.
Durante let del Rame (3000-2000
a.C.) e nellet del Bronzo (2000-1000
a.C.), si assiste alledifcazione di villaggi,
talvolta molto estesi ed articolati, sulla
sommit dei rilievi o sul bordo di altopia-
ni, a controllo e difesa delle aree destinate
alleconomia produttiva (agricoltura e alle-
vamento). In questo periodo si costruisco-
no i monumenti simbolo della Sardegna
preistorica e protostorica, i nuraghi che,
in Trexenta come in altre regioni storiche
della Sardegna, caratterizzano il paesag-
gio. A breve distanza dal monumento a
torre e dal villaggio si sviluppano gli spazi
per i morti, le necropoli, in cui si individua-
no uno o pi edifci funerari a camera co-
struiti con grosse lastre o blocchi e infne
le cosiddette tombe di giganti, destinate
alle deposizioni di pi defunti.
Quando Cartagine occupa la Sardegna
(seconda met del VI sec. a.C.), la Trexenta
si confgura quasi certamente come una
delle principali fonti di approvvigiona-
mento di grano. Ne sono testimonianza gli
importanti centri di mercato, di scambio,
di raccolta dei prodotti della terra, ed arti-
gianali sorti nel territorio, come il grosso e
ricco villaggio individuato sul Monte Luna
di Senorb.
La nostra area mantiene la sua impor-
tanza anche durante let romana (238
a.C.-V sec. d.C.), quando nella regione assi-
stiamo ad una signifcativa moltiplicazio-
ne dei villaggi agricoli e delle ville rustiche
che, come di prammatica nel mondo ro-
mano, vengono talvolta dotate di impianti
termali. Il territorio viene quindi attraver-
sato da unimportante arteria stradale che
metteva in contatto il meridione della pro-
vincia con il centro montano ed il nord-est
della Sardegna andando a collegare gli
strategici porti di Carales (Cagliari) e Olbia.
7
La statuina di marmo di Turriga
8
Tra i mille itinerari possibili ne propo-
niamo uno che ci sembra particolarmente
completo anche se, ricordiamolo sempre,
la percezione visiva del paesaggio tutta-
via pu diferire notevolmente da un os-
servatore allaltro, sia esso un osservatore
esterno che si avvicina per la prima vol-
ta, o di passaggio, sia esso un abitante
di quel territorio per il quale il paesaggio
avr quindi signifcati ben pi ampi e nu-
merosi. La scoperta del territorio, se col-
legata anche al patrimonio culturale im-
materiale, sempre unesperienza nuova
e diversa e come tale pu essere ripetuta.
Litinerario si svolge allinterno della
Trexenta in direzione nord - sud. Oltrepas-
sato il grosso centro di Mandas, vecchio
snodo ferroviario, si giunge, percorrendo
per un breve tratto uno stradello che ha
origine nella SS 128, al nuraghe Bangius.
Costruito con blocchi poligonali e paralle-
lepipedi di marna, appartiene alla catego-
ria dei nuraghi complessi, essendo com-
posto da una torre originaria, in posizione
Alla scoperta della Trexenta antica
eccentrica, e da un corpo aggiunto con
tre torri. Nel cortile interno si osserva una
piccola e stretta torretta, forse un silos per
limmagazzinamento di derrate alimenta-
ri, probabilmente cereali.
Ripresa la Strada Statale 128 in direzio-
ne sud, si imbocca il bivio per Gesico, gros-
so villaggio agricolo. Qui il centro urbano
ha progressivamente inglobato il nuraghe
San Sebastiano, sui resti del quale si im-
pianta un edifcio di culto del XVII secolo
dedicato al santo omonimo. Il monumen-
to polilobato si compone di una poderosa
torre centrale ed almeno due torri laterali
ed preceduto da un antemurale con 6
torri raccordate da mura rettilinee.
Se si percorre per circa 3,5 km la S.P: 33
per Villanovafranca, sul dolce pendio del
colle di Muttas Nieddas, possibile visitare
una interessante necropoli nuragica com-
posta da 4 o 5 tombe a camera. Tornati
sulla strada SS 128, svoltando sulla S.P. 31
si giunge nel comune di Siurgus Doniga-
la, risultato della fusione di antichi centri
Foto dinsieme del nuraghe Bangius
9
di origine medievale, Siurgus e Donigala.
Presso la chiesa di San Teodoro, allinter-
no dellabitato, svetta la torre centrale del
nuraghe Su Nuraxi, un tempo circondata
da un poderoso bastione trilobato. Nello
scavo del mastio, furono ritrovati nel 1983
i resti dei corredi di alcune sepolture al-
tomedievali che comprendevano alcune
monete dargento, vaghi di collana di pa-
sta vitrea, orecchini e fbbie di cinturone di
bronzo.
Pochi chilometri a sud, raggiungibile
percorrendo la strada provinciale 29 per
Suelli, alla periferia del piccolo borgo di Si-
sini, frazione di Senorb, si eleva per m 5,50
il nuraghe Su Nuraxi. Costruito con blocchi
subsquadrati di marna, la torre ha un dia-
metro di m 9,70.
Giunti nel grazioso villaggio di Suelli,
gi sede della diocesi delle Barbagie, am-
ministrata nel Medioevo da San Giorgio,
al quale dedicato il santuario attiguo
allex cattedrale di San Pietro, si percorre
per un breve tratto verso nord la SS 126,
fno a scorgere uno dei pi celebri nuraghi
dellIsola, il nuraghe Piscu. Indagato fn dal
1862 dallo Spano, il monumento presenta
lo schema tipico dei nuraghi trilobati, seb-
bene le torri che costituiscono il bastione
siano 4. Tra la fortezza e lantemurale si
dispiega un villaggio di et nuragica avan-
zata, esplorato negli anni 80 del secolo
scorso, composto da capanne suddivise
in diversi ambienti, raramente di pianta
circolare.
Sono riprese da qualche anno le inda-
gini nel nuraghe Nuritzi di Seuni (Selegas),
posto in posizione dominante su una fer-
tile piana oggi destinata perlopi ad attivi-
t agricole. Il monumento, dallo sviluppo
complesso ed ancora incerto, costruito
con blocchi subquadrati di marna. Privo
della copertura a tholos, il nuraghe dove-
va svilupparsi su almeno due piani.
A Guamaggiore la chiesa di Santa Ma-
ria Maddalena fu costruita, nella seconda
10
Fibbie medievali
Nuraghe Su Nuraxi di Sisini
Nuraghe Su Nuraxi di Sisini
11
Il nuraghe Piscu di Suelli
met del 700, dirimpetto alla chiesa roma-
nica di san Pietro, sul luogo in passato oc-
cupato da un edifcio nuragico. Nel 2000,
in seguito alla rimozione del pavimento
dellaula stato individuato un profondo
pozzo a canna, per la raccolta dellacqua,
che conteneva un deposito pluristratifca-
to. Gli scavi archeologici hanno cos con-
sentito di recuperare numerosi oggetti
frammentari di ceramica, dosso e di pietra
risalenti allEt del Bronzo recente nuragi-
ca.
Nel territorio comunale di Guasila un
tempio a pozzo, individuato nelle cam-
pagne bagnate dalle acque del Rio Sabiu,
merita approfondite indagini esplorative.
Ledifcio, costruito con blocchi isodomi
di trachite, presenta una camera perfet-
Chiesa di S. Maria Maddalena di Guamaggiore Nuraghe Nuritzi: particolare del vano scala
12
Imboccatura del pozzo nuragico
Tempio a pozzo di Riu Sabiu
13
Guasila-Is Concas: ingresso di una domus de janas
Chiesa di N.S. dItria di Selegas
14
Monte Luna - Particolare di una tomba punica
Senorb: il rilievo di Monte Luna
tamente circolare in cui le antiche genti
nuragiche praticavano il culto delle acque
sorgive.
Nelle campagne dello stesso grosso
borgo agricolo la chiesa di N.Signora dI-
tria sede di afollati festeggiamenti alla
Vergine nel periodo della Pentecoste.
Poco distante, in localit is Concas, due
domus de janas scavate nellarenaria sono
testimonianza di una piccola comunit di
contadini che viveva in un prossimo villag-
gio di capanne, ora scomparso.
Nei vicini poderi di Selegas, coltivati a
frumento, a breve distanza dalla SP 40, la
chiesa di Nostra Signora dItria, oggi un ru-
dere, utilizza in parte i muri in laterizi di un
edifcio termale det romana.
Giunti a Senorb, il pi grosso centro
15
della Trexenta, dedichiamo un po di tem-
po alla visita del contenuto del locale Mu-
seo archeologico Sa Domu Nosta con il
duplice intento di comprendere appieno
levoluzione del popolamento nella re-
gione attraversata dal nostro itinerario e
apprendere importanti nozioni necessarie
per lesplorazione del grosso centro puni-
co di Santu Teru-Monte Luna che sorge a
soli 2 km a sud dal paese moderno. Esso si
compone di una vasta acropoli, contenuta
nellirregolare perimetro delle mura eret-
te sulla sommit pianeggiante del rilievo
tabulare, di alcuni quartieri suburbani e di
unarticolata necropoli composta di tom-
be con pozzetto daccesso verticale, tom-
be a cassone scavato nella roccia, tombe a
fossa con defunto deposto dentro unan-
fora (tomba a enchitrisms). Ricchi corredi
accompagnavano i defunti, generalmente
inumati, talvolta incinerati, composti da
vasellame di produzione locale o dim-
portazione, manufatti di pietra, oggetti
dornamento o legati alla sfera spirituale
dosso, di pietre dure, dargento ed ecce-
zionalmente doro.
Una breve deviazione necessaria per
raggiungere il borgo di San Basilio, al con-
fne con il Gerrei. Nella periferia occidenta-
le del paese, presso lantica chiesa di San
Basilio, in localit Campusantu Ecciu, sono
ancora in bella mostra i resti di un edifcio
termale det romana, riutilizzato nellet
medievale. Sono ancora riconoscibili alcu-
ni ambienti realizzati con tecniche murarie
diverse, talvolta coperti con crociere e in
certi casi con le pareti intonacate e dipinte.
Litinerario giunge ormai al termine.
Ripercorsa in senso inverso la S.P. 23 fno
a Senorb e ripresa la S.S. 128 in direzione
Cagliari, si svolta a destra, in uno stradel-
lo che conduce nella localit di Mitza de
Siddi di Ortacesus, dove ora fruibile una
vasta necropoli det punico romana com-
posta da tombe a fossa e tombe alla cap-
puccina. Un accurato e ricco percorso di-
dattico che si svolge lungo una suggestiva
area disseminata di sepolcri, permette di
comprendere gli articolati rituali funerari
di una semplice comunit agro-pastorale
vissuta nella Trexenta tra il III secolo a.C. ed
il VI secolo d.C. [su questa necropoli vedi
riquadro a p. X]
Quindi ci si dirige verso Pimentel, cen-
tro agricolo ricco di testimonianze preisto-
riche e protostoriche. Superato il paese e
imboccata la S.P. 34 per Guasila, seguendo
la segnaletica si raggiunge la necropoli
preistorica di Pranu Efs o SAcqua Salida.
Il complesso funerario si compone di nove
tombe a camera scavate nellarenaria, del
tipo noto con il nome di domus de janas.
Tra gli ipogei, in parte danneggiati da at-
tivit di cava, si segnala la tomba 2, oggi
priva di softto, che, sulla parete di fondo
della camera sepolcrale presenta ancora
un riquadro rettangolare che include due
protomi taurine stilizzate, dipinti con ver-
nice rossa, oramai sbiadita. Nella parte alta
del rilievo che ospita la necropoli stata
di recente evidenziata unantica cava per
lestrazione di blocchi darenaria.
A brevissima distanza dalla necropoli,
merita una breve visita la semplice tomba
ipogeica di Corongiu che, sulla parete di
fondo del pozzetto daccesso, presenta un
elaborato motivo decorativo inciso com-
posto da elementi spiraliformi e da zig-zag.
Infne, dirigendoci verso la SS 131,
nellimmediata periferia del paese di Sa-
matzai, merita una breve visita il nuraghe
Su Nuraxi, recentemente interessato da
accurate indagini archeologiche. Il nu-
raghe quadrilobato, costruito con grossi
blocchi sbozzati di calcare, ha una torre
centrale svettante per circa 5 metri.
Litinerario si conclude qui, prima di
confuire nella piana del Campidano, ad
una mezzora circa dal porto di Cagliari.
(GC)
16
San Basilio: terme romane
Pimentel-SAcqua Salida: tomba 2
17
Pimentel-SAcqua Salida: cava
Su Nuraxi di Samatzai
18
Ortacesus un piccolo paese ubicato
nella Sardegna meridionale, nella regione
della Trexenta. Alcuni vogliono far deriva-
re il suo nome dal latino Hortus Caesaris, il
giardino, lorto di Cesare con evidente rife-
rimento allabbondanza della sua produ-
zione agricola, nella fattispecie grano, in
et romana. Quale che sia lorigine del suo
nome certo che in et romana larea era
ampiamente frequentata (non mancano
peraltro anche attestazioni di frequenta-
zioni in et precedenti a partire dalla prei-
storia), come dimostra la necropoli venuta
in luce a poca distanza dal moderno abi-
tato in localit Mitza de Siddi, individuata
nel 1994 durante gli scavi per il posiziona-
mento delle condutture per lirrigazione
dei campi. La trincea scavata durante tali
lavori ha sconvolto parte della necropoli,
consentendone tuttavia la scoperta. Le
periodiche campagne di scavo, condotte
Uno sguardo
su Ortacesus
dalla Soprintendenza per i Beni Archeolo-
gici delle Province di Cagliari e Oristano,
con fnanziamenti comunali e regionali,
hanno consentito di riportare alla luce
circa duecento tombe databili ad un arco
di tempo compreso tra let tardo-punica
ed il VI secolo d.C. Le sepolture si dife-
renziano tra loro per le distinte modalit
di realizzazione. Nella maggior parte dei
casi si tratta di tombe a fossa semplice
scavate direttamente nel banco di roccia
che costituiva l antico piano di calpestio.
Hanno una profondit media di 70 cm ed
al loro interno deposto il defunto con il
corredo funerario. Sono presenti, inoltre,
un buon numero di sepolture ad incine-
razione : i resti incinerati dei defunti sono
conservati allinterno di urne in ceramica
deposte dentro piccole fosse circolari sca-
vate nel bancone roccioso oppure sono
collocate nella stessa fossa utilizzata per
19
Dopo le numerose campagne di scavo
archeologico lAmministrazione comunale
di Ortacesus ha manifestato lesigenza di
rendere condivisibili i risultati emersi negli
anni, attraverso un progetto di valorizza-
zione dellintera area che rendesse visita-
bile la necropoli e tutelasse le tombe ed il
banco roccioso che le ospita dallinevita-
bile degrado. Tale opportunit si avuta
attraverso un fnanziamento della R.A.S. a
gravare sulla L.R. 14/96 Programma Inte-
grato darea NU 15 CA 10 Consorzio dei
Ortacesus-Necropoli di Mitza de Siddi:
tomba alla cappuccina
Larea di Mitza de Siddi vista dalla sommit delle colline circostanti
la combustione (bustum) . Unaltra tipo-
logia di sepoltura quella delle tombe a
cappuccina : fosse poco profonde entro
le quali viene deposto il defunto, ricoper-
te da un piccolo tetto a doppio spiovente
realizzato con grandi tegole piatte di ter-
racotta, che risulta, a sua volta, protetto da
un cumulo di pietre e terra. Da segnalare
la presenza di alcune tombe a cista realiz-
zate con tegoloni piatti ed alcuni casi di
scheletri adagiati direttamente sul banco-
ne roccioso.
20
Il percorso di visita stato realizzato
con lastre regolari di arenaria, di eviden-
te richiamo alla roccia ed ai colori locali,
posizionate su malta di calce, che rende il
tutto reversibile; il senso di marcia unico
per permettere anche ai disabili la visione
delle sepolture.
La necropoli , inoltre, illuminata me-
diante proiettori alloggiati allinterno del-
le strutture di copertura ed orientati ad
illuminare il percorso, mentre una rete di
fbre ottiche permette lilluminazione di
ogni singola sepoltura. Il percorso illustra-
tivo risulta contornato da un prato verde
che ricopre il banco di roccia fra le tombe
oggetto di valorizzazione e quelle scava-
te che non si ritenuto di rendere fruibi-
li. Queste ultime sono state parzialmente
coperte con tessuto non tessuto e terra
sterile e, nello strato sommitale, con terra
stabilizzata. Il prato, a cui si accompagna-
no essenze tipiche della macchia mediter-
ranea, anchesso illuminato con proietto-
ri con supporto a terra. Sul lato di accesso
la necropoli stata recintata con un mu-
retto a secco secondo le tecniche tipiche
del territorio della Trexenta. Ritenendo
che il processo di valorizzazione del sito
non potesse prescindere da un controllo
costante dellintera area e da alcuni ser-
vizi primari al pubblico, si proceduto al
riadattamento di una piccola struttura gi
esistente per la guardiania del luogo con
laggiunta di una parte destinata ai servizi
igienici per il pubblico e di un vano desti-
nato a biglietteria ed ufcio informazioni,
allesterno del quale stato posizionato
un pannello illustrativo che racconta la
storia della necropoli e descrive le linee
essenziali del percorso di visita. Riscoperta
delle proprie radici, dunque, e valorizza-
zione delle emergenze archeologiche del
territorio attraverso la condivisione dei ri-
sultati delle ricerche scientifche condotte
nel sito, con lintento di realizzare nuove
forme di turismo sostenibile. (DC)
laghi e turismo fuviale II atto aggiuntivo
dellaccordo di programma stipulato il
10/12/1997.
Linnovativo e suggestivo disegno
progettuale, elaborato dallingegnere
Maurizio Contu e dallarchitetto Pierpaolo
Secci con la consulenza del dottor Anto-
nio Vacca, condiviso e approvato dalla So-
printendenza per i Beni Archeologici delle
province di Cagliari e Oristano, prevede
un percorso di visita alla necropoli che
si snoda attraverso le sepolture scavate,
sofermando lattenzione del visitatore su
quelle pi signifcative. Queste sono state
protette con strutture in ferro e legno, a
singolo o a doppio spiovente, a seconda
della dimensione e della tipologia delle
tombe stesse, la cui copertura stata re-
alizzata in lastrine di ardesia, che trovano
puntuali confronti nelle strutture prote-
zionali presenti, ad esempio, sul Palatino a
riparare gli antichi fondi di capanna. Una
lastra di policarbonato, posizionata sulla
forma di ogni singola sepoltura, protegge
la sua ricontestualizzazione.
Per ognuna delle tombe oggetto di va-
lorizzazione e fruizione sono stati ricom-
posti e riposizionati i resti scheletrici e le
copie degli oggetti che facevano parte del
corredo funerario. La storia di ogni sepol-
tura raccontata da un pannello illustra-
tivo collocato nelle immediate adiacenze
e realizzato in legno e metallo, che ripro-
pone il colore della struttura protezionale.
Completano questa parte del progetto,
il restauro, il disegno e la realizzazione di
copie fedeli dei materiali relativi ai vari
corredi funerari da riproporre allinterno
delle tombe di pertinenza; lo studio dei
resti scheletrici degli inumati e, in alcuni
casi, degli incinerati; il restauro, il consoli-
damento e il riposizionamento degli stessi
allinterno delle sepolture a cura del Di-
partimento di Antropologia Sperimentale
dellUniversit di Cagliari .
21
Il complesso di San Sebastiano costitu-
isce un esempio di monumento nuragico
di notevole interesse, in considerazione
delle sue dimensioni, dellimponenza del-
le sue strutture, della peculiarit delle vi-
cende insediative che ne caratterizzano il
percorso storico.
Il monumento prende la propria deno-
minazione dalla presenza di una piccola
chiesa dedicata al martire San Sebastia-
no, ubicata sulla sommit del colle che
ingloba ancora al suo interno parte delle
poderose strutture di et nuragica. Datato
al primo venticinquennio del XVII secolo,
ledifcio religioso ha la tipica conforma-
zione delle chiese campestri coeve: pre-
vede ununica navata, orientata secondo
lasse est-ovest e chiusa probabilmente in
origine a est da una piccola abside. In un
secondo momento essa venne modifcata
con la giustapposizione di un transetto,
che ha conferito alla struttura una plani-
metria a T. Mantenutasi sostanzialmente
integra fno agli anni settanta, la chiesa
versa oggi in condizioni di forte degrado,
priva della copertura e con le strutture
murarie pesantemente compromesse.
Il nuraghe San Sebastiano, inglobato
progressivamente nel tessuto del centro
urbano di Gesico, manifesta tracce eviden-
ti di una articolata sovrapposizione abita-
tiva e di signifcative frequentazioni serio-
ri. Esso presenta una struttura polilobata,
che si compone di un nucleo centrale,
fulcro pi antico del monumento e costi-
tuito a quanto fnora consta di tre torri, e
di unampia e poderosa cinta antemuraria,
formata da ulteriori sei torri connesse da
cortine rettilinee.
Il monumento centrale, per buona par-
te ancora inglobato nello spessore del col-
Focus su Gesico
Il complesso nuragico di San Sebastiano
le, consta di una torre centrale (Torre G),
riconoscibile per le dimensioni e per la po-
sizione mediana, e di due torri periferiche,
inferiori per dimensioni e erette rispetto
al mastio la prima a nord-ovest (Torre E),
la seconda a sud-est (Torre H), a formare
un nuraghe a tre tholoi in asse tra loro. Lo
spazio che si apre tra la torre centrale e la
Torre H comprende lo sviluppo del corti-
le interno al monumento centrale, avente
conformazione a falce e sul quale si afac-
ciano direttamente gli ingressi delle due
torri citate e laccesso dallesterno al mo-
numento polilobato. Il mancato approfon-
dimento delle indagini nei settori a sud-
ovest della torre centrale, non fa escludere
che in questarea possa essere ancora obli-
terato dal terreno un terzo lobo del nura-
ghe, di cui non pertanto ancora possibile
proporre una tipologia defnitiva.
Il nuraghe polilobato circoscritto da
un antemurale di poderoso aspetto e di
ampia estensione, che lo cinge lungo tutti
i suoi lati e che risulta ormai perfettamen-
te leggibile, ad eccezione del fronte meri-
dionale. Questo settore del monumento
non stato sottoposto ad indagine per-
ch al momento delle campagne di scavo
2003-2004 e 2005-2006 esso risultava par-
zialmente tagliato e obliterato dalla linea
di recinzione di una propriet privata con-
fnante con larea archeologica.
Lantemurale si compone di un siste-
ma organico di torri e di spesse cortine
ad andamento rettilineo che fungono da
congiunzione tra i poli turriti. Questi ulti-
mi risultano al momento sei, conservati in
stato diferente di compromissione strut-
turale, in relazione anche della morfolo-
gia del terreno su cui risultano insistere, e
distribuiti attorno al monumento centrale
22
Rilievo del complesso nuragico polilobato San Sebastiano Gesico (CA)
in modo da circoscriverlo lungo tutti i suoi
lati. Il circolo murario cos prodotto chiu-
de il suo giro lungo il fronte meridionale
del nuraghe, ove lantemurale non cinge
ma si addossa direttamente al perimetro
della Torre H. Il sistema si torri e di corti-
ne descritto segue le pendenze, in alcuni
tratti anche sensibili, del colle. Le tholoi
poggiano a diferenti altezze luna rispetto
allaltra, le cortine che le connettono asse-
condando landamento del terreno dan-
do organicit a un monumento che non
rivela spigolose soluzioni di continuit. A
contribuire allimpressione di compattez-
za dellinsieme lomogeneit di aspetto
del pur poderoso tessuto murario. Esso
stato eretto impiegando massi in marna di
notevoli dimensioni, privi di lavorazione
ma messi in opera secondo un criterio re-
golare, che riesce a combinare limponen-
za degli elementi lapidei allefetto di ordi-
ne determinato dal parallelismo dei flari.
Nellarea circostante ledifcio religioso
si sono rinvenute 11 sepolture, giacenti ad
una profondit di 20-30 cm. rispetto al pia-
no iniziale di calpestio e databili ai primi
secoli di utilizzo della chiesa. La distribu-
zione delle tombe sul terreno non sembra
rivelare una precisa logica dispositiva n si
verifca una cura particolare nellorienta-
mento dei corpi allinterno delle fosse. Si
annoverano sia sepolture infantili che di
23
individui adulti, di sesso femminile e ma-
schile, in tutti i casi privi di corredi di ac-
compagnamento e in qualche caso isolato
caratterizzate dalla presenza di monili o
piccoli oggetti personali. Si tratta di mo-
deste sepolture in fosse terragne, senza
delimitazioni lapidee circostanti i corpi n
segnacoli leggibili in superfcie. Le stesse
modalit di sepoltura sembrano rivelare
una certa approssimazione e fretta nel-
le procedure funerarie: i corpi appaiono
spesso scomposti e gli scheletri costretti
in spazi ristretti rispetto alle loro efettive
dimensioni.
Le indagini fnora condotte hanno inol-
tre rivelato una pi antica e ben leggibile
sovrapposizione di frequentazione del
colle di San Sebastiano nel corso dei seco-
li. Gli scavi hanno evidenziato la presenza
di strutture ad impianto regolare, disposte
tra loro a formare una sorta di scacchiera.
Se ne contano al momento almeno cin-
que, aforate nelle immediate vicinanze
delledifcio religioso. Non da escludere
possa trattarsi dei resti di costruzioni per-
tinenti ad una fase di riutilizzo dellarea
databile a periodo punico, sulla base di un
esame preliminare degli impianti murari e
di alcuni reperti rinvenuti al loro interno.
Le strutture appena descritte insistono in
parte sullimpianto emergente del monu-
mento nuragico. (GB)
Nuraghe San Sebastiano: foto aerea
24
I Servizi Educativi della Soprintenden-
za per i Beni Archeologici per le Province
di Cagliari e Oristano, oltre ad allestire
attivit ludico-culturali allinterno del Mu-
seo Archeologico Nazionale di Cagliari,
rivolte in modo particolare ai pi piccoli,
si occupa ormai da vari anni, di seguire i
bambini con percorsi formativi realizzati
nellambito scolastico. I progetti, che han-
no coinvolto nel corso degli anni decine di
allievi delle scuole di Cagliari e provincia,
prevedevano un ciclo di lezioni teoriche
in classe, per proseguire lesperienza con
una o pi giornate trascorse nel cantiere
di scavo archeologico di Ortacesus, al fne
di partecipare dal vivo ad una indagine ar-
cheologica.
Gli obiettivi non erano solamente
quelli di far conoscere ai bambini la storia
della Sardegna attraverso le testimonian-
ze archeologiche, ma anche di favorire
lapprendimento dei metodi della ricerca
scientifca, di far capire che la ricostruzione
storica si fonda sulle testimonianze mate-
riali e sui documenti, di conoscere la realt
Gli archeologi in erba al lavoro
25
locale ed inserirla nella storia generale e,
soprattutto, di mostrare ai piccoli studenti
la vita quotidiana dei nostri antenati attra-
verso le testimonianze archeologiche.
In particolare si scelto un percorso
volto a ricostruire i riti funerari dell'et ro-
mana.
Il cantiere di Mitza de Siddi, nel terri-
torio comunale di Ortacesus, ben si pre-
stava per queste attivit didattiche: un sito
archeologico nel cuore della Trexenta, con
sepolture relative ad un arco temporale
che va dall'et tardo-punica all'et romana
repubblicana e imperiale. Le tipologie se-
polcrali presenti (tomba a fossa, ustrinum,
bustum, enchytrisms) davano, infatti, la
possibilit di far conoscere e riconoscere,
dal vivo, ai piccoli alunni quanto studiato
e appreso in classe.
Prima di iniziare lindagine delle sepol-
ture, sempre strettamente seguiti dagli
archeologi e dai loro insegnanti, gli alun-
ni presenti in cantiere venivano divisi in
gruppi di lavoro ai quali venivano asse-
gnati compiti ben precisi: i fotograf, i rile-
vatori, gli addetti allo scavo, i catalogatori,
ecc. e, alla fne della giornata di scavo, una
riunione collettiva serviva a contestualiz-
zare il lavoro svolto ed a stilare una rela-
zione conclusiva.
Ma lesperienza non si concludeva alla
fne della giornata in cantiere: trattandosi
di progetti multidisciplinari i bambini nei
mesi successivi allo scavo avevano la pos-
sibilit di visitare i laboratori di antropolo-
gia della Facolt di Biologia dellUniversit
degli Studi di Cagliari, dove il personale
addetto mostrava loro non solo come si
procede al consolidamento dei reperti os-
sei umani recuperati dagli archeologi, ma
procedeva anche alla spiegazione dei dati
che si possono trarre dallo studio di tali
reperti (et di morte, determinazione del
sesso, eventuali patologie).
Successivamente i piccoli alunni se-
guivano il lavoro dei restauratori: i reperti
rinvenuti in sede di scavo, venivano lavati,
consolidati o restaurati e preparati alle-
sposizione museale.
Alla fne delle attivit pratiche in can-
tiere e nei laboratori, si rientrava in classe,
dove gli archeologi procedevano, con i
bambini, alla raccolta di tutti i dati relati-
vi alle sepolture scavate insieme al fne di
procedere ad una vera e propria pubblica-
zione di quanto scoperto.
Una di queste esperienze confuita,
nel 2007, nella pubblicazione di un Quader-
no Didattico della Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le Province di Cagliari e Ori-
stano (il numero 14/2007), relativo al corso
didattico efettuato con i bambini delle
scuole elementari di Residenza del Poggio
(I Circolo Didattico di Capoterra). (MGA)
26
Il Museo del grano di Ortacesus stato
realizzato grazie ad un contributo della
Regione Autonoma della Sardegna, con
un atto aggiuntivo al Programma Integra-
to darea, Nuoro 15 Cagliari 10, e sorge
nella casa padronale appartenuta ai Serra,
una ricca famiglia di possidenti di Ortace-
sus.
Lidea di realizzare una struttura muse-
ale da destinare al grano, e pi in genera-
le alla vita contadina di Ortacesus e della
Trexenta, nasce nel 1987. A questo pro-
posito, nel 1988 venne acquisita la casa
padronale di propriet di Adolfo Serra.
Limmobile, risalente ai primi del Novecen-
to, era stato realizzato su progetto redatto
dallarchitetto Salvatore Rattu, docente
ad honorem allUniversit di Cagliari.
Inizia cos il percorso progettuale dal ti-
tolo Lavori di recupero e restauro di una
casa rurale da adibirsi a servizio pubblico
socio-culturale per le tradizioni etnogra-
fche della Trexenta, che inizialmente si
articolava in tre fasi: lacquisizione di un
immobile da destinare a sede museale; il
suo restauro e il recupero funzionale con
opere di adattamento impiantistico; e in
conclusione, opere di arredo e di allesti-
mento del museo stesso.
La vecchia Casa Serra, priva di manu-
tenzione da almeno 15 anni, si presenta-
va in gran parte pericolante. Gli ambienti
rustici annessi alla casa, erano fatiscenti
e utilizzabili solo per il recupero del pie-
trame. Linterno della casa, invece, si pre-
sentava intatto, escluse alcune parti della
pavimentazione del piano terra. Questo
studio ha rappresentato la base sulla qua-
le poi si sono innestati tutti gli interventi
di recupero, adattamento e rifacimento
del futuro Museo del Grano.
La copertura esterna venne intera-
mente rifatta, mentre la pavimentazione
del piano inferiore, costituita dalle antiche
mattonelle a mosaico, venne completa-
mente sostituita da quella attuale. Nella
parte esterna della casa, venne costruito
il loggiato, sa lolla, riproponendo quella
che era una caratteristica delle vecchie
case campidanesi. Gli annessi rustici, che
si sviluppavano ai lati del cortile , hanno
subito un restauro conservativo, con lin-
tegrazione di alcune parti necessarie alla
realizzazione e alla completezza del Mu-
seo del Grano.
Nella prima stanza adiacente alla casa,
adibita a vecchia cucina, sono stati realiz-
zati ex novo su forru a linna, sa tziminera
e is forreddus.
Nel secondo locale invece, stata rea-
lizzata Somu de sa moba.
Meno modifche hanno riguardato
lantica lolla de is bois, dove, a parte la co-
pertura che risultava pericolante, tutto
rimasto intatto. In questo ambiente si pos-
sono ancora osservare gli antichi mattoni
crudi de ladiri, e il vecchio impedrau
della pavimentazione, mantenuta origi-
nale solo nella parte prospiciente labita-
zione. Il selciato, sulla falsariga di quello
originale, venne rifatto nella restante par-
te del cortile esterno. (testo dal sito web)
http://www.museodelgrano.it/
THIS PROJECT IS FUNDED BY THE
EUROPEAN UNION
Cooperation in Urban Development and Dialogue
Roman Empire Common Heritage
in Southern and Eastern ENPI Countries
This publication was prepared with the assistance of the European Union. The contents of this publication are the
sole responsibility of the project partners in South-East Archeritage and can not possibly be regarded as reecting
the views of the European Union
This publication was developed in the activity A1 of project coordinated by Dipartimento di Scienze Archeologiche
e Storico-Artistiche (now Dip. di Storia, Beni culturali e Territorio, Universit degli Studi di Cagliari - Italia and
CRENoS.
This publication was produced as part of SOUTH-EAST ARCHERITAGE project, funded by the European
Union within the framework of CIUDAD - Cooperation In Urban Development And Dialogue. The draft
South East Archeritage aims to follow the trail of the Roman Empire, in order to develop a tourism
interactive local heritage. The project, ocially launched in Cagliari in Italy, brings together partners
from Italy, Romania, Tunisia, and Russian.
South-East Archeritage intends to promote tourism development in the province of Cagliari (Sardinia),
in the county of Hunedoara (Romania), in Cap Bon (Tunisia), and in the Krasnodar region (Russian
Federation). These regions share a common historical and cultural heritage due to the long presence of
the Roman Empire in their territories. The basic idea of the project is to recover production processes,
methods and materials used by the Romans and to turn them into products that are part of the local
tourist oer. Specically, the goal is to provide an exciting interactive product which allows tourists to
see and try out the processes, methods and materials used by the Romans to make pottery, oil, wine,
etc., and create an international itinerary of production processes and lifestyles of the Roman era. The
network of contacts between the four countries will gather so craftsmen, companies and small local
operators (including women and youth)"
Texts: Maria Grazia Arru, Giulia Balzano, Gianfranco Canino, Donatella Cocco, Ilaria Montis
2012
La via del grano
La cultura del pane
Il viaggio nella storia della Trexenta
Cagar
Capoterra
Ouartu
Sant'Eena
Assemn
Sestu
Monserrato
Ouartuccu
Snna
Aeroporto Militare "C. Farina" Decimomannu
Cagliari-Elmas Airport
Cagliari-Elmas Airport
SS196
SS197
SS554bis
SS466
SS547
SS131
SS130
SS131
SS197
SS197
SS131
SS131
S130
SS196dir
SS195
SS547
SS128
SS128
SS128
SS195
SS195
196dir
Ortacesus
THIS PROJECT IS FUNDED BY THE
EUROPEAN UNION
Cooperation in Urban Development and Dialogue
Roman Empire Common Heritage
in Southern and Eastern ENPI Countries
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sole responsibility of the project partners in South-East Archeritage and can not possibly be regarded as reecting
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Union within the framework of CIUDAD - Cooperation In Urban Development And Dialogue. The draft
South East Archeritage aims to follow the trail of the Roman Empire, in order to develop a tourism
interactive local heritage. The project, ocially launched in Cagliari in Italy, brings together partners
from Italy, Romania, Tunisia, and Russian.
South-East Archeritage intends to promote tourism development in the province of Cagliari (Sardinia),
in the county of Hunedoara (Romania), in Cap Bon (Tunisia), and in the Krasnodar region (Russian
Federation). These regions share a common historical and cultural heritage due to the long presence of
the Roman Empire in their territories. The basic idea of the project is to recover production processes,
methods and materials used by the Romans and to turn them into products that are part of the local
tourist oer. Specically, the goal is to provide an exciting interactive product which allows tourists to
see and try out the processes, methods and materials used by the Romans to make pottery, oil, wine,
etc., and create an international itinerary of production processes and lifestyles of the Roman era. The
network of contacts between the four countries will gather so craftsmen, companies and small local
operators (including women and youth)"
Texts: Maria Grazia Arru, Giulia Balzano, Gianfranco Canino, Donatella Cocco, Ilaria Montis
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EUROPEAN UNION
Roman Empire Common Heritage
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A project implemented by South-East Archeritage Partners
La via del grano
La cultura del pane
Il viaggio nella storia della Trexenta
Il paesaggio si pu denire come il risultato dellazione delluomo
sullambiente. Unattivit, quella umana, che ha plasmato il territorio
attraverso i secoli e che ne ha denito la sionomia con cui attualmente si
presenta ai nostri occhi.
Esso quindi un libro aperto su cui possiamo non solo leggere la nostra
storia antica e moderna ma sul quale possiamo scrivere nuove pagine.
In questo senso il paesaggio odierno, in quanto caratterizzato dalluomo
esso stesso un bene culturale e deve essere inteso come la somma dei
paesaggi del passato.
Questi paesaggi antichi sono ricostruibili grazie alle testimonianze
materiali ancora visibili o di cui nota lesistenza in base a fonti archeolo-
giche, documentarie e iconograche (cio riportate da disegni, pitture
ecc.). Abbiamo inoltre la fortuna, in genere, di poter accedere anche alle
fonti orali (racconti tradizionali, abe, aneddoti) oppure ai dati a cui si
pu risalire in base allo studio della toponomastica (i nomi dei luoghi). In
tempi recenti alla tradizionale ricognizione archeologica si sono aggiunte
altre tecniche di indagine quali ad esempio laerofotointerpretazione (lo
studio delle immagini fotograche realizzate da un aeroplano) e lanalisi
di immagini da satellite.

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