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Fig. 3.1 Carta delle isobate della Moho per lItalia, equidistanza 2.5 km (da R. Cassinis et alii, 2003). Tipi crostali: 1 Zolla europea; 2 Zolla afro adriatica; 3 Bacini della Stiria e Pannonico; 4 Crosta di transizione ligure-toscana-peritirrenica. Lo stesso simbolo stato usato per il rift di Pantelleria; 5 Crosta oceanica e suboceanica; 6 Fronti di sovrascorrimento della Moho; 7 Linee di discontinuit verticali nel mantello superiore; 8 Isobate della Moho; 9 Isobate della Moho in subduzione.
Lo spessore della crosta raggiunge i 45-55 km sotto le catene Alpine, mentre nellarea della Toscana occidentale e nel Lazio lo spessore molto minore ed compreso tra i 20 ed 25 km. Nelle aree stabili (Sardegna, mar Adriatico e Puglia), la profondit della Moho si aggira intorno ai 30 km circa. La Moho ha caratteristiche differenti nelle aree italiane (figg. da 3.5-3.8): una Moho giovane caratterizzata da basse velocit e formatasi durante il Neogene presente nel bacino tirrenico e nellAppennino occidentale; una Moho pi antica riconoscibile nelle aree di avampaese e nelle catene Alpine, dove la Moho della placca adriatica sovrascorsa sulle Moho europee. Una finestra sui concetti fondamentali sulla composizione e reologia della Terra inserita alla fine del capitolo (fig. 3.13-3.17). La litosfera (fig. 3.2) molto spessa nelle Alpi occidentali dove raggiunge i 200 km, mentre in corrispondenza delle Alpi centrali ed orientali ha valori intorno ai 140 km. Nelle aree di avampaese, la litosfera si assottiglia nelladriatico settentrionale dove raggiunge i 70 km, mentre raggiunge i 110 km a SE della Puglia. Nel Mar Tirreno la litosfera si assottiglia fino a 20-30 km. La litosfera continentale adriatica e la litosfera oceanica ionica stanno subducendo verso ovest quasi
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Fig. 3.2 Carta degli spessori della litosfera per lItalia. Una anomalia gravimetrica positiva di Bouguer ed unanomalia magnetica si individuano in Piemonte nelle zone di Ivrea Verbano (figg. 3.3 e 3.5). Alte anomalie di Bouguer caratterizzano il mar Tirreno (180 m Gal), le anomalie gravimetriche negative si individuano in corrispondenza dellavanfossa appenninica (Pianura Padana 160 m Gal, Costa Adriatica), mentre anomalie magnetiche positive sono localizzate in corrispondenza di manifestazioni magmatiche.
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Fig. 3.3 Carta gravimetrica delle anomalie di Bouguer (Morelli, 1975). I valori di flusso di calore (fig. 3.8) sono molto alti nel Tirreno, (200 mw/ m2), e negli Appennini occidentali in particolare nella regione Toscana mentre diminuiscono a 30-40 mw/ m2 nelle aree di avampaese come la Pianura Padana, la costa Adriatica, il Mare Ionico).
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Fig. 3.5 Carta della sezioni sismiche a rifrazione riportate sulla carta gravimetrica.
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Fig. 3.9 Profili Mar Tirreno - Appennini Centrali Canale di Sardegna - Tunisia.
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Fig. 3.10 Profilo Mar Tirreno - Appennini Meridionali Arco Calabro Gargano Salento.
Fig. 3.11 Profilo Sicilia Canale di Sicilia e Sicilia Orientale. LItalia una regione sismicamente molto attiva a causa di zone di subduzione attiva attorno la placca Adriatica (figg. 3.12 e 3.13). Le regioni in cui il rischio sismico pi elevato sono il Friuli, lUmbria, lAbruzzo, la Basilicata, Calabria e Sicilia. I meccanismi focali dei maggiori terremoti registrati nella Catena Appenninica mostrano come questi siano da mettere in relazione a faglie normali presenti a profondit comprese tra i 10 ed i 15 km. Meccanismi focali compressivi (legati alla presenza di rampe o scaglie tettoniche) sono tipici dei terremoti registrati lungo il fronte appenninico, nellavanfossa appenninica e nelle Alpi (fig. 3.14). I meccanismi trascorrenti sono comuni nelle Giudicarie, nel Friuli e negli Appennini. Lalta sismicit italiana un grosso problema sociale, come dimostrano i recenti terremoti del Friuli (1976) e nella Campania (1980) che hanno causato migliaia
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di vittime. Altri drammatici terremoti da ricordare sono quelli della Calabria nel 1783, che caus 30.000 vittime, il terremoto di Messina nel 1908 con un tragico bilancio di oltre 100.000 morti, il terremoto di Avezzano dove le vittime furono 30.000 ed il terremoto dellIrpinia nel 1930 e nel 1960.
Fig. 3.12 Sezione tomografica dalla Sardegna Settentrionale allo Ionio attraverso il Tirreno e la Calabria (da Wortel e Spakman, 1992). Pallini bianchi: Ipocentri dei terremoti che indicano la subduzione appenninica. In basso Sezione trasversale del possibile andamento dello slab oceanico con riportata la sismicit profonda del Mar Tirreno (Del Ben 1986).
Fig. 3.13 Modificata da Catalano et alii 2002 Terremoti storici di intensit compresa tra il 10 e 12 grado della scala Mercalli sono stati registrati nelle Alpi nel 1117 e nel 1348. Le regioni circostanti lItalia sono caratterizzate da una sismicit pi bassa e ci dimostra ancor pi lassetto geodinamico attivo nel quale il paese si trova in questo momento. Sismi profondi di scarsa magnitudo si registrano nel Tirreno e sono la testimonianza dellesistenza di uno slab di crosta oceanica che immerge verso ovest e che sta subducendo a circa 550 km (figg. 3.12 e 3.13). In questo quadro la Sardegna si comporta come unarea stabile, ad eccezione del graben (neogenico quaternario) del Campidano nella Sardegna meridionale. Questa zona di distensione rappresenta il prolungamento verso N-O dellallineamento costituito dal Canale di Sicilia, il Bacino della Sirte (Libia) e la zona di Rift del Mar Rosso.
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Fig. 3.14 Ipocentri dei terremoti nellItalia meridionale dal 1990 ad oggi. Con la stella il terremoto del 6 settembre 2002.
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Fig. 3.15 Carta fisica tridimensionale dellItalia e dei mari circostanti; da notare landamento delle Alpi, dellAppennino e dellAvanfossa Appenninica dove maggiormente si concentra la sismicit.
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Fig. 3.20 Rappresentazione schematica degli strati composizionali e reologici della Terra.
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