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Dopo aver trattato del gioco della Roulette e del Lotto, questo certamente il momento opportuno per occuparsi della pi diffusa e radicata credenza superstiziosa circa i giochi d'azzardo: la fallacia del ritardo, detta anche la fallacia di Montecarlo. Moltissime persone credono, anche se magari non esprimono la propria opinione precisamente in questi termini, che se un numero non uscito da molto tempo sulla ruota della roulette o su una ruota del lotto, allora la sua prossima uscita sia diventata pi probabile. Questa illusione si fonda su un'erronea, bench popolarissima, interpretazione di quella che abbiamo chiamata la regola generale dei giochi d'azzardo. Indagheremo nella seconda parte la possibile origine di questa erronea interpretazione. Adesso ci limiteremo a mostrare che chi crede in questa interpretazione crede in due cose fra di loro contraddittorie. Immaginiamo di giocare 10 partite a testa o croce alla pari, puntando 1000 lire a ogni partita: il gioco perfettamente equo e il suo valore previsto zero. Supponiamo adesso di essere sotto di 3000 lire dopo 5 partite. Nuda e cruda, la fallacia di Montecarlo consiste nel credere di essere in credito con la fortuna per le prossime 5 partite: poich, per la regola generale, il valore previsto di 10 partite zero, allora ci aspettiamo di dover recuperare, in tutto o in parte, queste 3000 lire. Questo ragionamento contiene un errore puramente logico: infatti la sua conclusione in contraddizione con una delle sue premesse. Le premesse: (A)La regola generale vera, perci il valore previsto di 10 partite di un gioco equo 0. (B)Dopo 5 partite perdo 3000 lire. La conclusione: (C)I1 valore previsto delle prossime 5 partite dello stesso gioco +3000. La conclusione (C) in contraddizione con la premessa (A), perch la stessa regola ci deve far concludere che il valore previsto di 5 partite di un gioco equo sempre zero: non possiamo credere contemporaneamente vere (A) e (C). Se torniamo ad osservare gli alberi del valore previsto delle Figure 5 e 6 (pp. 20-21) ci renderemo conto di come la regola presupponga che la probabilit di vincere rsti sempre la stessa in ogni partita: nella fallacia di Montecarlo questo fatto , contemporaneamente, affermato (nelle premesse) e negato (nella conclusione). Qualcuno potrebbe ribattere: Ebbene, rinuncio alla regola e nego che la probabilit resti sempre la stessa. Che cosa si pu rispondere? Immaginiamo che il nostro interlocutore punti sul numero 55 della ruota di Firenze e che questo numero non sia uscito nelle ultime 144 estrazioni. Chiediamo: come fai a dire che questo numero sia in ritardo? Risponder: Perch in 144 estrazioni avrebbe gi dovuto uscire!. Perch avrebbe dovuto uscire? Se tu credi che la probabilit del numero 55 cambi ma non sai n come n quanto cambia, non puoi dire se avrebbe gi dovuto uscire: semplicemente senza senso dire che il numero ritarda. Se, invece, ammettiamo che la probabilit resti costante ad ogni estrazione (cio 1/18) allora possiamo calcolare che in 144 giocate il pi probabile numero di estrazioni di un qualsiasi numero della ruota 8. Infatti il pi probabile numero di uscite quando la probabilit costante
dato dal numero di estrazioni moltiplicato per la probabilit di uscita: (144x1/18) = 8. Ma se calcoliamo il pi probabile numero di uscite in questo modo, allora stiamo supponendo che la probabilit resti costante a ogni estrazione, e dunque crediamo che la fortuna non possa darci alcun risarcimento. Qualcuno potrebbe ancora obiettare: Ma che la probabilit sia 1/18 la mia opinione prima di giocare. Dopo un certo numero di partite io ho ricevuto una nuova informazione in base alla quale posso legittimamente cambiare opinione. Se il numero "ritarda" molto, successo qualcosa che io credevo poco probabile e ci mi fa modificare le mie previsioni iniziali. Attenzione: in che modo si devono modificare le opinioni iniziali? Ci che io posso concludere in maniera logicamente corretta che, se il numero ritarda troppo, allora la sua probabilit , forse, differente da 1/18. Ma se cos , allora essa era diversa da 1/18 fin dall'inizio e non cambiata in corsa. E il ritardo del numero mi dovrebbe portare semmai a ipotizzare non che la sua probabilit sia maggiore di 1/18, bens che sia minore! La fallacia di Montecarlo un tipo di pregiudizio che probabilmente impossibile da estirpare, perch, perversamente, si autorinforza. Ogni qual volta si verifica una grossa vincita perch esce un numero ritardatario, la notizia appare sui giornali e in televisione (in genere senza alcun commento critico, anzi, il giornalista si fa allegramente portavoce di amenit e stupidaggini varie) e il pubblico, allettato dall'ammontare delle vincite, naturalmente portato a pensare che dar retta alla fallacia di Montecarlo sia veramente conveniente. Le vincite sono alte non perch le ragioni di scommessa siano cambiate, ma semplicemente perch sono state puntate grosse cifre su quel numero. Recentemente (settembre 1997) uscito, dopo 153 settimane, il 3 sulla ruota di Cagliari, e si sono registrate vincite per 310 miliardi. La singola vincita pi alta si avuta a Terni dove, con una puntata di 2.500.000 lire su un terno, un gruppo di giocatori ha vinto 1 miliardo, 62 milioni e 500.000 lire. Un bel gruzzolo, non c' che dire, ma anche due milioni e mezzo sono una bella cifra: pi del salario mensile di moltissimi italiani. Se il gioco fosse equo, puntando due milioni e mezzo su un terno secco si dovrebbero vincere 29 miliardi, 674 milioni e 498.000 lire! Come avrebbe detto Pierre Bayle, le gazzette hanno riportato le somme vinte titolando Sbancato il Lotto!, ma non hanno riportato il totale delle somme puntate, e perse, su quel numero nelle precedenti 153 settimane.
Il Caso e la Fortuna La probabilit che un certo numero esca in un singolo giro della roulette 1/37. Si usa dire che, puntando sempre su quel numero, si dovrebbe vincere in media una volta su trentasette. Questo modo di dire non corretto. Per formulare in maniera corretta ci che si intende, introduciamo un nuovo termine. Diremo che l'uscita di quel particolare numero rappresenta un successo, mentre l'uscita di qualsiasi altro numero rappresenta un insuccesso. Se crediamo: (A) il risultato di una partita (un giro della roulette o un'estrazione del lotto) non in alcun modo influenzato dai risultati delle partite precedenti dello stesso gioco, e (B) la probabilit di successo resta sempre la stessa in ogni partita dello stesso gioco, allora la probabilit che in un dato numero n di partite si verifichi esattamente un numero x di successi si calcola usando quella che conosciuta come la distribuzione di probabilit binomiale o bernoulliana, in onore del matematico svizzero Jakob Bernoulli (1654-1705), che per primo
ne studi le propriet nella sua grande opera, la Ars Conjectandi (Arte della congettura). Inoltre, se crediamo (A) e (B), allora, come gi si detto in precedenza, il numero pi probabile di successi in un numero qualsiasi di partite si ottiene moltiplicando il numero di partite per la probabilit di successo in una singola partita. Infine, se crediamo (A) e (B), la frazione pi probabile di successi in un numero n di partite eguale alla probabilit di successo in una singola partita. Ci che corretto dire, perch un risultato matematico, che, quando vengono giocate pi e pi partite dello stesso gioco, relativamente pi probabile che si verifichi un numero di successi vicino al numero pi probabile, piuttosto che un numero molto distante da esso. Un esempio ser-vir a chiarire che cosa intendiamo con relativamente pi probabile. Se lanciamo 10 volte una moneta, il numero pi probabile di teste (1/2 x 10) = 5; la probabilit di otte-nere esattamente 5 teste calcolata dalla distribuzione bernoulliana 0,246; mentre la probabilit di ottenere 9 teste circa 1 su 100. La probabilit di ottenere esattamente il nu-mero pi probabile non molto alta (meno del 25%) ma molto pi alta della probabilit di ottenere un numero di successi molto distante da esso. Ci che allora veramente interessante indagare se sia possibile calcolare la probabilit che il numero di succes-si si trovi in un certo intervallo intorno al numero pi pro-babile. Nell'esempio appena fatto, la probabilit di ottenere 4 o 6 teste secondo la distribuzione bernoulliana , in am-bedue i casi, pari a 0,205: vediamo perci che la probabilit di ottenere un numero di teste che, se non esattamente eguale al numero pi probabile, molto vicino ad esso, significativamente pi alta: (2.3) Prob.(4o5o6teste) = 0,205 + 0,246 + 0,205 = 0,656 La famosa, e spesso citata a sproposito, legge dei grandi numeri di Jakob Bernoulli (si veda l'Appendice 3) dice che, quando cresce il numero di partite, cresce anche la probabilit che la frazione di successi effettivamente ot-tenuta si trovi molto vicina alla frazione pi probabile di successi, e che tanto pi alto il numero di partite, tanto pi alta questa probabilit. Come si pu vedere, la legge dei grandi numeri non dice affatto quello che molti credono, e cio che dopo un certo numero di partite (quante?) si deve per forza verificare il numero pi probabile di successi. Anzi, tutt'al contrario, al crescere del numero di partite, il numero di successi effet-tivamente ottenuti tender ad allontanarsi dal numero pi probabile di successi (si veda sempre l'Appendice 3). Fortunatamente, il numero di successi, anche se si al- lontana dal numero pi probabile, si distribuisce attorno ad esso secondo una legge matematica che ci permette di cal- colare la probabilit che, dato un numero n di partite, il nu-mero di successi cada in dato intervallo intorno al nume- ro pi probabile. Prendiamo un ritardo al lotto di 144 concorsi nell'estrazione di un numero, ovvero poniamo n = 144; la probabilit a ogni estrazione 1/18 e il numero pi proba-bile di successi (estrazioni di quel numero) in 144 partite 8. I calcoli ci dicono allora che c' una probabilit pari al 95% circa che il numero di successi sia compreso fra 5 e 13 ed una probabilit pari al 99% circa che sia com- preso fra 0 e 16. Dunque un ritardo di 144 concorsi non affatto un evento statisticamente straordinario: al contrario, ci sono 99 probabilit su 100 che il numero di successi cada nell'intervallo [0 - 16], zero compreso!
La formula usata per questo calcolo si trova in qualsiasi manuale elementare di statistica e si chiama la formula del- lo scarto quadratico medio*. Facciamo questo calcolo an- che per la roulette. Se puntiamo 1000 volte sullo stesso nu- mero, il numero pi probabile di successi 27 e c' una probabilit del 95% che il numero effettivo sia compreso fra 17 e 37. In soldoni, ci significa che se puntiamo 1000 lire a partita, c' una probabilit del 95% che i nostri risultati siano compresi fra una perdita di 405.000 lire (17 suc-cessi) e una vincita di 295.000 lire (37 successi). Se si giocano 10.000 partite, il numero pi probabile 270 e c' una probabilit del 95% che il numero effettivo sia compreso fra 238 e 302. Vale a dire che c' una proba-bilit del 95% che i nostri risultati siano compresi fra una perdita di 1.670.000 lire ed una vincita di 570.000 lire. Se si giocano un milione di partite, il numero pi proba- bile 27.027 e c' una probabilit del 95% che il numero effettivo sia compreso fra 26.703 e 27.351, ovvero c' una probabilit del 95% che i nostri risultati oscillino fra una perdita di 65.395.000 lire e una perdita di 42.715.000 lire! La legge dei grandi numeri funziona davvero, ma a fa-vore del banco! Naturalmente, un singolo giocatore impie-gherebbe molto tempo a fare un milione di puntate, ma 1000 giocatori tutti insieme ne impiegano molto meno, e il casin pu prosperare. Il calcolo dello scarto quadratico medio l'unico meto-do scientifico per vincere alla roulette: si tratta di prendere nota dei risultati di molti giri della stessa ruota e verificare se vi siano degli scostamenti significativi dal numero pi probabile. Se essi dovessero essere verificati, avremmo scoperto qualche imperfezione nel meccanismo della rou-lette. Per esempio, se dopo 1000 partite il numero di successi osservato fosse superiore a 37 o inferiore a 17, potremmo essere al 95% fiduciosi che la probabilit di uscita di quel numero diversa da 1/37 e precisamente minore, se il numero inferiore a 17, e maggiore, se superiore a 37. del tutto normale che ci accada, perch praticamente impossibile che il meccanismo sia perfetto al 100%. Nel secolo scorso un astronomo svizzero lanci 20.000 volte lo stesso dado (il dado di Wolf), ottenendo 10.222 volte un numero pari. In questo secolo l'americano Willard Longcor lanci un dado, con ammirevole pazienza, 1.160.000 volte, ottenendo 588.410 volte un numero pari. N il dado di Wolf n quello di Longcor erano perfetta- mente equilibrati: nel caso del dado di Wolf, il numero di uscite di un numero pari avrebbe dovuto esser compreso, con probabilit 95%, fra 9.859 e 10.141. Il dado di Longcor era ancora pi squilibrato: infatti il numero di uscite di un numero pari avrebbe dovuto oscillare, sempre con probabi-lit 95%, fra 578.924 e 581.076. La realt virtuale ci per- mette di ridurre molto le imperfezioni fisiche: negli anni sessanta, nell'universit americana di Dartmouth, venne si-mulata, con un calcolatore elettronico, una sequenza di un milione di lanci di una moneta comune, ottenendo 499.588 volte testa. La moneta virtuale quanto di pi vicino ci sia ad una moneta perfettamente equilibrata. Ma il metodo scientifico per vincere alla roulette non ci pu essere, purtroppo, di grande aiuto. In primo luogo per-ch, normalmente, l'imperfezione sar cos piccola da ri- chiedere un grande numero di osservazioni per essere rile-vata (si confrontino i numeri di Wolf e di Longcor). In secondo luogo perch, se piccola, il gioco non vale la can- dela. In terzo luogo perch, se fosse invece cos grande da poter garantire un guadagno significativo, la direzione del casin se ne accorgerebbe prima che noi potessimo appro-fittarne.
Abbiamo visto che la famosa legge dei grandi numeri non ha nulla a che fare con una supposta tendenza dei successi e degli insuccessi a compensarsi nel lungo periodo: la fallacia di Montecarlo non ha alcuna base scientifica. Essa ha invece origine, molto probabilmente, da modi di pensiero arcaici e prescientifici ai quali, facendo appello alla legge, si vuol dare a posteriori una veste scientifica. Esperimenti di psicologia descrittiva condotti fin dagli anni cinquanta su bambini e adolescenti di et compresa fra i 6 e i 16 anni mostrano che la fallacia di Montecarlo gi presente. Nel nostro studio sperimentale della previsione abbiamo constata to che i soggetti giovani e adolescenti tendono a credere di possedere delle riserve, per cos dire, di fortuna che possono essere esaurite e ricostituite. Se dunque uno dei due giocatori ha vinto durante un certo periodo, egli ha esaurito la sua fortuna, mentre le riserve del suo avversario sono intatte, di modo che quest'ultimo rischia di vincere in futuro pi di lui. (J. Cohen, Chance, Skill and Luck, The Psychology of Guessing and Gambling, 1960, Presses Universitaires de France, Paris 1963, pp. 1012) Fin da bambini abbiamo la tendenza a credere in una sorta di principio redistributivo della sorte. Perch? Noi possiamo avere del caso un concetto puramente ne- gativo: l'assenza di regolarit. A testimoniare la difficolt di pensare il caso sta il fatto che solamente trent'anni fa, unendo insieme idee provenienti dalla teoria dell'informazio-ne e dall'informatica teorica, il grande matematico russo An- drej Kolmogorov (1903-1987) e il giovane logico svedese Per Martin-Lof riuscirono a dare una definizione logicamente rigorosa del concetto di sequenza casuale* di eventi. Una sequenza casuale, cio una sequenza della quale impossibile prevedere come si svilupper basandosi sull'osservazione di un suo segmento iniziale finito, [...] la formalizzazione di un mondo in cui la sola regola esistente che non ci sono regole. (I. Ekeland, A caso. La sorte, la scienza e il mondo, 1991, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 49) Ma un mondo privo di regole un mondo, per noi, privo di senso, e noi abbiamo sempre avuto difficolt a vivere in un mondo privo di senso. Possiamo descrivere questa attitudine anticasualit in termini pi generali, dicendo che la nostra vita mentale si caratterizza per una ricerca costante di significati, per uno sforzo implicito o esplicito di dare un senso alla nostra esistenza, al mondo esteriore cos come alla nostra esperienza personale. (J. Cohen, op. cit, p. 34) Per millenni, forse per decine di millenni, lo sforzo di dare un senso al caso si manifestato nella sua antropomorfizzazione: anche gli eventi apparentemente privi di regole, cio di cause, avevano in realt una causa intenzionale, erano cio prodotti da una volont e da una mente, simile a quella umana, che perseguiva uno scopo, bench per noi imperscrutabile. Questa volont era quella degli dei o quel- la di una potenza anche superiore ad essi, la Fortuna.
In tutte le culture i giochi d'azzardo sono stati in origine strettamente legati alle pratiche della divinazione. Tirare a sorte non significava affidarsi al caso, bens interrogare la volont degli dei. E ci veniva fatto con gli stessi dadi con i quali si giocava. Ancor oggi le carte servono sia a giocare sia a predire l'avvenire. Prerogativa degli dei la giustizia, e della Fortuna l'imparzialit: essi non possono essere sempre favorevoli o sfavorevoli. Se questa ipotesi circa l'origine della fallacia di Monte-carlo corretta, allora non c' da stupirsi n della sua per-sistenza n della sua resistenza ad argomenti razionali, per-ch si tratta di una credenza proveniente da tempi imme-morabili. Folle mortale colui che pensa la sua fortuna assicurata e ne gioisce! Perch la fortuna, come un folle nella sua furia, ora si lancia verso quest'uomo, ora verso quest'altro; e nessun mortale gode mai della stessa immutabile fortuna. (Euripide, Le Troiane, vv. 12036)