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Alberto Clerici Contro luguaglianza, contro il privilegio.

Il giovane Guizot e i suoi critici (1820-1821)

Callicle. [] Infatti, io credo che in questo consista il giusto secondo natura: che chi migliore e pi assennato comandi ed abbia di pi di quelli che sono meno capaci. Platone, Gorgia, 490a

1. Premessa A lungo considerato dalla storiografia come un mero intermezzo tra la Grande Rivoluzione e il Quarantotto,1 il periodo della Restaurazione in Francia rappresenta in realt una sorprendente fabbrica di idee e proposte politiche, un momento del tutto particolare caratterizzato da un vivace clima culturale favorito dalla Carta octroye del 1814 e dominato dalla percezione di una rinascita degli spiriti dopo un periodo dinattivit forzata. Lo confessava nel 1818 il giovane Guizot:
Noi abbiamo vissuto un periodo nel quale la minima opinione era espressa in modo celato, e il pensiero, ancora prima di generarsi, perdeva ogni vigore mascherandosi. Ne scaturita unabitudine allindecisione e al tergiversare, che dai libri si trasferita sullo spirito degli autori e persino dei lettori. Non si esprimevano che pensieri dimezzati, che nessuno osava pronunciare se non dopo averli mutilati.2
1. Cfr. Rpenser la Restauration, a cura di J.-Y. Mollier, M. Reid, J.-C. Yon, Nouveau Monde, Paris 2005; M. Price, The Perilous Crown. France between Revolutions 18141848, Macmillan, London 2007. 2. F. Guizot, recensione a De la Monarchie Franaise depuis la seconde restauration jusqu la fin de la session de 1816 [] par M. le comte de Montlosier, in Archives philosophiques, politiques et littraires, III (1818), pp. 385-386.

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Dal punto di vista politico, al di l della riuscita, pi o meno solida, del compromesso o per dirla ancora con Guizot della transazione3 rappresentata dalla monarchia costituzionale di Luigi XVIII, restavano aperte molte delle questioni e dei problemi sollevati dallOttantanove, quel grande evento che neanche Napoleone Bonaparte aveva saputo domare.4 Proprio a Guizot, e pi in generale ai dottrinari,5 sarebbe spettato larduo compito di delineare una via duscita dai dilemmi della Rivoluzione, teorizzando una terza via tra lopzione monarchico-conservatrice la Chateaubriand e quella propriamente liberale simboleggiata dal pensiero di Benjamin Constant. Lo studio del vivace dibattito sprigionato dalle prime opere filosofico-politiche mature di Guizot, in particolare il Du gouvernement de la France depuis la Restauration et du ministre actuel (1820) e il Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France (1821), cui si affianca la pi o meno coeva stesura del manoscritto a lungo inedito Philosophie politique,6 ci restituisce il senso del polarizzato orizzonte politico di quella stagione, evidenziando, a nostro avviso nitidamente, come agli occhi dei suoi oppositori royalistes, nel 1820-21, Guizot potesse apparire come un pericoloso discendente dei giacobini, o comunque un figlio della Rivoluzione.7
3. Il termine compare in un manoscritto inedito di Guizot, un commento articolo per articolo alla Charte del 1814, conservato alle Archives Nationales di Parigi (Fonds Guizot, 42 AP/297, qui fol. 25). In una prospettiva simile si situa anche il De la doctrine politique qui peut runir les partis en France di Constant, che esce nel dicembre 1816 e si conclude con un appello a tutte le classi a ricercare un accordo leale e durevole (Delaunay, Paris 1816, p. 10). 4. Valga per tutte la testimonianza rilasciata da uno dei doctrinaires, Charles de Rmusat, in Mmoires de ma vie, a cura di Ch.H. Pouthas, vol. I, Plon, Paris 1958, p. 203: Ed eccoci l, dopo diciotto anni, ancora allo stesso punto, incapaci di veder chiaro lavvenire, n di confidare nel presente. 5. Su questo termine cfr. P. Cella Ristaino, Il termine doctrinaire nella pubblicistica dellOttocento, in Il pensiero politico, 2 (1992), pp. 287-297. 6. F. Guizot, Philosophie politique: de la souverainet, in Id., Histoire de la civilisation en Europe, a cura di P. Rosanvallon, Hachette, Paris 1985, pp. 319-389; trad. it. Della sovranit, a cura di M. Mancini, Editoriale Scientifica, Napoli 1998. Hanno discusso questo manoscritto M. Griffo, Sovranit e governo limitato in Franois Guizot, in Il pensiero politico, 1 (2001), pp. 95-104 e R. Pozzi, Guizot e la critica al principio della maggioranza numerica, in La democrazia tra libert e tirannide della maggioranza nellOttocento, a cura di G.M. Bravo, Olschki, Firenze 2004, pp. 259-264. 7. O. Tort, La polmique royaliste suscite par les crits de Guizot pendant la Restauration, in Franois Guizot 1787-1874. Pass-Prsent, Harmattan, Paris 2010, pp. 69-82.

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Parlare di Guizot come di un sovversivo parr strano, specie a coloro che sono oggi abituati a vedere in lui il liberale conservatore nemico del suffragio universale e della sovranit popolare, il borghese rigido (troit), anglomane, detestato da Michelet,8 il feroce reazionario messo alla berlina da Marx nel Manifesto del partito comunista.9 Che il liberalismo dottrinario abbia poi un qualcosa di elitista lo sappiamo, gi Pareto aveva assegnato a Guizot la patente di profeta dellelitismo,10 e tale giudizio (non senza una vena polemica) stato ribadito recentemente da Lucien Jaume11 e Olivia Leboyer,12 e tuttavia va allora contestualizzato, spiegato il perch la sua proposta politica fosse agli inizi tacciata di radicalismo. Essenzialmente, si tratta di una questione di punti di vista, che necessita pertanto di un approccio contestualista per essere chiarita. Intendo dire che come nel 1848, dal punto di vista di un Marx, appariva lecito considerare Guizot un oligarca nemico del nuovo che avanza, cos nel 1821 egli era il nuovo che avanzava, la France nouvelle che, per lappunto, spaventava gli ancor forti difensori del sistema socio-politico pre-rivoluzionario (e lassassinio del duca di Berry lo avrebbe dimostrato). Del resto, al di l della semplicistica interpretazione di quellinvito ad arricchirsi rivolto alla nuova Francia emersa dalla Rivoluzione, la ricerca storica ha oramai restituito unimmagine pi complessa e problematica del teorico della civilisation, figura niente affatto rigida e sbiadita, ma anzi caratterizzata dallo sforzo costante di unire teoria e prassi, ideale e reale, riflessione alta e impegno politico contingente.13
8. F. Furet, Prface, in Franois Guizot et la culture politique de son temps, a cura di M. Valensise, Gallimard-Le Seuil, Paris 1991, p. 8. 9. K. Marx, F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, Introduzione di E. Sanguineti, Meltemi, Roma 1998, p. 26: Uno spettro si aggira per lEuropa lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro. 10. V. Pareto, Les systmes socialistes, Droz, Genve 1978, p. 53. 11. L. Jaume, Lindividu effac, ou le paradoxe du libralisme franais, Fayard, Paris 1997, pp. 120-169, che parla anche di autoritarismo dei dottrinari, diverso per dallautoritarismo di matrice controrivoluzionaria. 12. O. Leboyer, lite et libralisme, ditions du CNRS, Paris 2012. 13. Per aver raggiunto le pi alte vette sia nel pensiero che nellazione, Rosanvallon pone Guizot persino sopra Constant e Tocqueville: cfr. P. Rosanvallon, Introduction a F. Guizot, Histoire de la civilisation en Europe, a cura di P. Rosanvallon, Hachette, Paris 1985, pp. 16-17.

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Nel presente contributo cercher di esporre brevemente la posizione juste milieu di Guizot, tra critica del privilegio e critica della sovranit popolare, soffermandomi poi su alcuni scritti apparsi in risposta ai suoi lavori del biennio menzionato, per evidenziare, sul problema delluguaglianza, una incomunicabilit di fondo tra le parti contendenti, caratterizzata da un parziale difetto di comprensione nei confronti del vocabolario e delle tesi dei doctrinaires, ma non senza alcuni rilievi pungenti e profetici da parte dei royalistes.14 2. Fondamenta Il pensiero politico della corrente dottrinaria, di cui Guizot unanimemente riconosciuto come lespressione pi significativa, poggia, come noto, su alcuni elementi sostanziali: lanti-contrattualismo, il rifiuto dellassolutismo (sia monarchico che democratico), la sovranit della ragione, il governo delle capacit. Gli obiettivi che tale corrente portava avanti sono ben riassunti da Rosanvallon: terminare la Rivoluzione, costruire un governo rappresentativo stabile, creare un regime garante delle libert fondate sulla Ragione.15 Per un breve ma significativo lasso di tempo, in effetti, Guizot e i suoi sodali ottennero in Francia dei risultati assai significativi, forse anche pi di quelli raggiunti dai liberali puri.16 In
14. Questo contributo si concentra sulla ricezione degli scritti di Guizot da parte della destra ultras. La sola reazione di parte liberale che si rinvenuta B. Laroche, Lettres de M. Grgoire, ancien vque de Blois, adresses lune tous les journalistes, lautre M. de Richelieu, prcdes et suivies des considrations sur louvrage de M. Guizot, intitul: Du gouvernement de la France depuis la Restauration, etc., Chez tous les marchands de nouveauts, Paris 1820. 15. P. Rosanvallon, Le moment Guizot, Gallimard, Paris 1985, p. 26. 16. P. Costa, Civitas. Storia della cittadinanza in Europa, 2, Let delle rivoluzioni, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 244-245, sottolinea come i dottrinari, a differenza di Constant e dei liberali puri, furono capaci di edificare una teoria del governo e dellordine accanto ad una teoria della libert, evitando di pensare la sovranit esclusivamente in termini negativi, riuscendo pertanto nellintento di creare un liberalismo di governo. questa, in generale, la tesi sia di Rosanvallon, Le moment Guizot, che di A. Craiutu, Liberalism under siege. The Political Thought of the French Doctrinaires, Lanham, Lexington 2003. Cfr. anche le considerazioni di S. Chignola, Il tempo rovesciato. La Restaurazione e il governo della democrazia, il Mulino, Bologna 2011, pp. 70-74, e J. Jennings, Revolution and the Republic. A History of Political Thought in France since the Eighteenth Century, Oxford University Press, Oxford 2011, pp. 169-180.

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questa sede, mi concentrer esclusivamente sulla nozione di uguaglianza nel giovane Guizot e nei suoi critici, partendo dal riconoscimento di alcune fondamenta essenziali del suo pensiero, prima fra tutte la prospettiva anticontrattualista che Guizot condivide con gran parte del liberalismo francese del primo Ottocento17 e che lo porta nella direzione dello storicismo di matrice liberale.18 NellHistoire des origines du gouvernement reprsentatif en Europe egli afferma:
Rousseau pretende di mostrare gli uomini gi riuniti in societ, ma senza regola, e intenti a crearsene una, come se la societ non presupponesse una regola che la faccia esistere. Se non v regola non ci pu essere societ; non vi sono che individui raggruppati e tenuti assieme dalla forza. Questa ipotesi di un contratto primitivo, sola fonte legittima della legge sociale, riposa dunque sullipotesi di un fatto necessariamente falso e impossibile.19

Alla base di questa critica sta il rifiuto della cesura giusnaturalistica tra un prima (lo stato di natura) e un dopo (lo Stato civile) nelle relazioni tra gli individui, e la convinzione che la societ non possa essere separata dal governo,20 o meglio, che la politica non possa avere la presunzione di generare da sola i comportamenti sociali, perch la politica nasce e si sviluppa essa stessa gi allinterno di una complessa serie di rapporti e di strutture preesistenti, che costituiscono appunto la societ. Inoltre, pretendere di fondare la sovranit sulla pura volont, senza riferimento a criteri di moralit e ragione (che Guizot sottrae allarbitrio umano) significherebbe, in ultima
17. Rosanvallon, Le moment Guizot, pp. 45-46 e 77, dove si afferma che quasi tutti gli scrittori del primo Ottocento sono funzionalmente anti-rousseauisti. 18. Secondo E. de Waresquiel, LHistoire rebrousse-poil. Les lites, la Restauration, la Rvolution, Fayard, Paris 2005, p. 38, la storia la chiave di lettura pi adatta per comprendere il discorso sulle lites nellintero periodo della Restaurazione. Sullimportanza della storia e della cultura storica nella formazione del giovane Guizot cfr. M.C. OConnor, The Historical Thought of Franois Guizot, The Catholic University of America Press, Washington 1955; R. Pozzi, Introduzione a F. Guizot, Storia della Civilt in Francia, Utet, Torino 1974, pp. 9-64; Ead., La nascita di un historien. Franois Guizot negli anni 18071812, in Il pensiero politico, X (1977), pp. 41-69. A. Coco, Franois Guizot, Guida, Napoli 1983, pp. 11-60. 19. F. Guizot, Histoire des origines du gouvernement reprsentatif en Europe (1822), Didier, Paris 1851, t. I, p. 87. 20. Su questo aspetto cfr. Rosanvallon, Le moment Guizot, pp. 35-43. Per la sua insistenza sul sociale, Jaume parla di primato del sociologico sul politico in tutto il movimento dottrinario. Cfr. Jaume, Lindividu effac, p. 149.

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analisi, legittimare lassolutismo e il dispotismo.21 Per comprendere appieno tale prospettiva, dobbiamo riferirci a un altro tratto essenziale del quadro filosofico-politico di Guizot, che il protestantesimo. La prima giovinezza passata a Ginevra e la frequentazione di casa Stapfer lasciarono una traccia indelebile sulla sua personalit, una traccia destinata a emergere sempre pi col trascorrere degli anni.22 infatti sul piano teologico che, in Guizot, va ricercata lorigine pi profonda non solo dell orizzonte difettivo e fallibile delle cose umane,23 ma anche di quel principio trascendente che rende possibile la sovranit della ragione,24 sottratta ad ogni tipo di arbitrio in terra.25 In altre parole, per i dottrinari non esistono verit garantite; la ragione non mai posseduta perfettamente da un individuo o da un gruppo ristretto, ma sparsa nella societ, e il governo rappresentativo ha lo scopo di collezionare tali frammenti di verit disseminati nel tessuto sociale. Pertanto, la sovranit della ragione, della giustizia, del diritto ha un fondamento che va oltre singole volont individuali,26 la cui somma (maggioranza) non necessariamente si identifica con la realizzazione dellinteresse generale.27
21. Craiutu, Liberalism under siege, pp. 129-133. 22. Sulla relazione, progressivamente sempre pi conflittuale (fino alla rottura definitiva), tra Guizot e il pastore ed ex ministro elvetico Stapfer, cfr. Ch. Pouthas, La jeunesse de Guizot (1787-1814), Alcan, Paris 1936, pp. 170-199. 23. Guizot, Philosophie politique, in Histoire de la civilisation en Europe, p. 325: Essendo luomo, per sua natura, imperfetto e soggetto agli errori, nessun potere infallibile e perfetto, e pertanto nessun potere investito della sovranit di diritto, pu mai cadere nelle mani delluomo, o scaturire dagli uomini. 24. Chignola, Il tempo rovesciato, pp. 84-94; Griffo, Sovranit e governo limitato, p. 98, sostiene che Guizot fornisce della sovranit una definizione etico-religiosa di chiara ascendenza calvinista. 25. Scrive Guizot: a Dio solo appartiene [] quella sovranit unica ed inalienabile che non ha che una legge, la legge che abbraccia tutte le cose e le regola secondo un disegno eterno. Cfr. Guizot, Della sovranit, p. 39. 26. Id., Philosophie politique, p. 367 : Considerato isolatamente e in se stesso, lindividuo non dispone [] di se stesso arbitrariamente e secondo la sua volont. La sua volont non affatto il suo sovrano legittimo. Non essa che crea e impone alluomo quelle leggi obbligatorie di cui egli non potrebbe negare lesistenza. Egli le riceve pi dallalto. Esse gli vengono da una sfera superiore a quella della libert, da una sfera in cui la libert non esiste, in cui il dibattito si leva non tra quel che vuole o non vuole luomo, ma tra quel che vero o falso, giusto o ingiusto, conforme o contrario alla ragione. 27. Id., Histoire des origines du gouvernement reprsentatif, t. II, pp. 149-150: Esiste in ogni societ una certa somma di idee giuste. Questa somma di idee giuste dispersa negli individui che compongono la societ e ripartita in modo diseguale tra loro []. Il problema di raccogliere ovunque i frammenti sparsi e incompleti di questo potere, di

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La conseguenza, sotto il profilo antropologico, un atteggiamento fortemente realistico riguardo luomo e la politica.28 A ben vedere, inoltre, dietro alla critica che Guizot muove sia alla monarchia di diritto divino che alla democrazia popolare sta la complessit dellanimo umano, diviso tra due aspirazioni parimenti legittime: il desiderio di distinguerci da coloro che riteniamo inferiori a noi, e il bisogno di essere trattati in maniera uguale a coloro che si ritengono nostri superiori.29 In altre parole, luguaglianza e la disuguaglianza appaiono entrambi attributi connaturati alluomo, naturali e indistruttibili, e ci ha una immediata ricaduta sulla concezione della politica. Tali riflessioni contribuiscono a chiarire il giudizio di Guizot sulla Rivoluzione francese.30 Un problema, quello rappresentato dal decennio rivoluzionario (con lappendice napoleonica) che naturalmente egli condivideva con quasi tutti i giovani e meno giovani liberali dellet della Restaurazione. Figlio di un federalista ghigliottinato durante il Terrore, ed educato, come detto, nella Svizzera calvinista, Guizot aveva precocemente sviluppato unindelebile avversione verso ogni forma di governo definita secondo valori assoluti, o la cui legittimit fosse ritenuta auto-evidente. Al contrario dei reazionari, per, non rigettava in toto lesperienza rivoluzionaria francese, considerata anzi una tappa essenziale del processo di civilizzazione dellOccidente,31 ma ne biasimava al pari di molti suoi contemporanei gli eccessi e le perversioni avutesi dopo il fallimento della
concentrarli e di costituirli in governo. In altri termini, si tratta di scoprire tutti gli elementi di potere legittimo disseminati nella societ e di organizzarli in potere di fatto, vale a dire di concentrarli, di realizzare la ragione pubblica, la morale pubblica e di chiamarle al potere. Ci che si chiama rappresentanza non altro che il modo di arrivare a questo risultato. Non affatto una macchina aritmetica destinata a raccogliere e a contare le volont individuali. una procedura naturale per estrarre dal seno della societ la ragione pubblica, che sola ha il diritto di governare. 28. Ibidem, t. I, pp. 101-102: Tale tuttavia la condizione delle cose umane che esse esigono, in ultima analisi, lintervento di un potere che manifesti la regola del governo, la legge, e che la imponga e la faccia rispettare []. Tale leffetto corruttore del dispotismo che esso distrugge, presto o tardi, in coloro che lesercitano ed in quelli che lo subiscono, financo il sentimento della sua illegittimit. Chiunque sovrano da solo non ha che un passo da fare per credersi infallibile. 29. Ibidem, t. II, pp. 300-306. 30. R. Pozzi, Franois Guizot, in Lalbero della rivoluzione. Le interpretazioni della Rivoluzione francese, a cura di B. Bongiovanni, L. Guerci, Einaudi, Torino 1989, pp. 254-258. 31. Guizot, recensione a De la monarchie franaise, p. 397. In quanto distruttiva, la Rivoluzione terminata; in quanto fondatrice, essa inizia ora (corsivi nelloriginale).

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Costituente, condannando il Terrore come prodotto dellartificialismo politico e della pretesa onnipotenza volontaristica del legislatore.32 In uno dei suoi primi scritti politici, il Du gouvernement reprsentatif et de ltat actuel de la France (1816), Guizot distingue due tipi di rivoluzione: quella che si fa per la libert e la giustizia, e quella che si fa per il potere. La Rivoluzione francese, a suo dire, cominci con il piede giusto, come lotta per raggiungere quello stato morale e civile che la civilt del tempo esigeva; ma ben presto divenne semplice lotta per il potere, o meglio si tradusse nello scontro, e nella vittoria, del Terzo Stato sulla nobilt e sul clero, per poi trasformarsi in lotta dei poveri contro i ricchi, della plebaglia contro la borghesia, della canaglia contro le persone oneste.33 Due anni pi tardi, recensendo Montlosier, chiariva:
La rivoluzione conteneva in s principi buoni e cattivi; quelli cattivi hanno prevalso nei suoi governi, Buonaparte li ha combattuti, e questa stata la sua forza; ma si messo a combattere anche quelli buoni, e questa stata la sua debolezza; il suo successo venuto dallaver ben compreso una parte delle necessit dei suoi tempi; la sua caduta, dal non aver riconosciuto laltra parte.34

Il programma politico liberale, condiviso dai dottrinari, prevedeva dunque la non facile individuazione di una posizione intermedia tra reazionari e rivoluzionari. I dottrinari per, a differenza di Constant, adottavano una prospettiva decisamente anti-individualistica,35 rifiutando lidea di una contrapposizione netta tra individuo e Stato, in favore di una visione organicistica della relazioni umane, di tipo tuttavia assai diverso dalla societ cetuale dantico regime, immobile e fondata sul sangue e i titoli nobiliari.36
32. Rosanvallon, Le moment Guizot, p. 44. 33. F. Guizot, Du gouvernement reprsentatif et de ltat actuel de la France, Maradan, Paris 1816, pp. 2-3. 34. Id., recensione a De la monarchie franaise, p. 397. 35. Tale anti-individualismo ha portato a Guizot anche severi giudizi, sintomo della difficolt di intendere correttamente il rapporto individuo-societ dei dottrinari. Per un esempio si veda E. Faguet, Politiques et moralistes du dix-neuvime sicle, 1ere srie, Lecne, Paris 1891, p. 335. 36. Secondo C. Lefort, Introduction a F. Guizot, Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France, Belin, Paris 2009, p. 21, il messaggio di Guizot segna una rottura con limmagine organicistica dellantico regime, non essendo pi a servizio della monarchia, n indicando pi una gerarchia naturale dei corpi o lunit invisibile di una comunit incarnata in un Dio immortale, e neanche (si pu aggiungere) il Leviatano formato dagli individui-atomi di cui parlava Hobbes. Costa, parlando di oggettivo rispecchiarsi

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Tale prospettiva non implicava il ricorso alla cesura con il passato, ma laccettazione di questo come necessaria premessa del suo superamento.37 Guardando indietro alla sua vita, nel 1858 Guizot scriver:
sono stato allo stesso tempo liberale e antirivoluzionario, devoto ai principi fondamentali della nuova societ francese, e animato, per la vecchia Francia, da un rispetto affettuoso.38

Uscire definitivamente dalla Rivoluzione signific per i dottrinari intraprendere una revisione generale e profonda delle tradizionali categorie con le quali veniva pensato il concetto di sovranit. Come noto, essi giunsero al recupero e alla rielaborazione della nozione di sovranit della ragione39 proprio a partire dalla critica sia dellassolutismo monarchico che della democrazia fondata sulla tirannia del numero. Punto nodale di questo sforzo teorico il riconoscimento di una nuova aristocrazia politica, quella dei cittadini capaci,40 espressione del ceto medio e definita da Guizot come nuova Francia. La strategia del juste milieu ben riconoscibile gi negli scritti del 1816: la prefazione e le Notes alla traduzione francese dell ber Souvernitt di Johann Peter Friedrich Ancillon,41 e il gi citato Du gouvernement reprsentatif et de ltat actuel de la France. In questultimo libello, che si inserisce
della societ nellordine politico, evidenzia invece unaffinit dimpostazione tra Guizot e Burke (Costa, Civitas, p. 247 e nota). Sul rapporto tra Constant e Guizot le posizioni sono divergenti. In una lettera del 1821 a Pauline de Meulan, sua prima moglie, Guizot definisce Constant il pi lungimirante (clairvoyant) e il pi impotente tra gli uomini. Cfr. Lettres de M. Guizot a sa famille et a ses amis, Hachette, Paris 1884, p. 35. 37. F. Guizot, Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France, Ladvocat, Paris 1821, p. 357: Il Settecento, la Rivoluzione, le loro idee, la loro prassi, tutto ci ha fatto il suo corso e ha prodotto il suo risultato. Noi dobbiamo riceverne leredit, ma per fecondarla di nuovo, non per raccogliere ci che ancora ne resta. 38. F. Guizot, Mmoires pour servir lhistoire de mon temps, Levy, Paris 1858, vol. I, p. 315. 39. Sulle origini di questo concetto, rintracciabili gi nel XVIII secolo, cfr. Craiutu, Liberalism under siege, p. 128. 40. Rosanvallon, Le moment Guizot, pp. 95-140; M. Ferrari, Prospettive del dibattito su aristocrazia e democrazia nella restaurazione francese, in Studi politici in onore di Luigi Firpo, a cura di S. Rota Ghibaudi, F. Barcia, Franco Angeli, Milano 1990, vol. III, pp. 111-136; ma soprattutto Leboyer, lite et libralisme, pp. 127-201. 41. P. Cella Ristaino, Cenni su democrazia, rappresentanza e partito di governo nel pensiero giovanile di Guizot: le note alla traduzione di ber Souvernitt und Staatsverfassung di F. Ancillon (1816), in Studi politici in onore di Luigi Firpo, vol. III, pp. 137-154.

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allinterno del dibattito sul governo rappresentativo generato dalla Charte del 1814,42 Guizot difende il principio delluguaglianza giuridica (non sociale o economica), scagliandosi contro la nozione di privilegio.43 Nelle note critiche al lavoro di Ancillon, invece, prende di mira la chimera della sovranit popolare e il suo pernicioso corollario, il mandato illimitato, che a suo dire, durante la Rivoluzione, avrebbe generato in Francia la tirannia pi spaventosa di cui la storia offre esempio.44 per solo con le opere pi mature del 1820-1821 che Guizot si consacra definitivamente come teorico e pubblicista di razza. A questi contributi, pertanto, rivolgeremo ora la nostra attenzione. 3. Contro il privilegio, contro luguaglianza Lassassinio del duca di Berry nel febbraio 1820 provoc la caduta del governo Decazes e del sogno di una Restaurazione liberale. Fu per Gui42. P. Rosanvallon, Les Doctrinaires et la question du gouvernement reprsentatif, in The French Revolution and the creation of modern political culture, a cura di K.M. Baker, Pergamon Press, Oxford 1989, vol. 3, pp. 411-431; M. Ferrari, Dibattiti sui partis e dinamiche della rappresentanza allepoca della Chambre Introuvable (1815-1816), in La rappresentanza tra due rivoluzioni (1789-1848), a cura di C. Carini, Centro Editoriale Toscano, Firenze 2000, pp. 175-218. Ad animare la polemica fu soprattutto la pubblicazione de La Monarchie selon la Charte di Chateaubriand (1815) e Du Ministre dans le gouvernement reprsentatif del barone di Vitrolles (1815). 43. Guizot, Du gouvernement reprsentatif, p. 69: Noi vediamo in Francia una sola categoria di interessi morali che possa volere una rivoluzione; sono gli interessi dellorgoglio che ferisce luguaglianza dei cittadini di fronte alla legge [] insomma, tutti quegli interessi che si riconducono alla memoria dei privilegi. Per la decisa rivendicazione dei poteri del governo sulle Camere, la brochure di Guizot fu definita ultra-ministrielle. Cfr. Le Censeur Europen, par MM. Comte et Dunoyer, Au bureau du Censeur, Paris 1817, t. I, p. 376. 44. F. Guizot, Note I, in F. Ancillon, De la souverainet et des formes de gouvernement, essai destin la rectification de quelques principes politiques, Lenormand, Paris 1816, pp. 129-130: Non questo il luogo in cui esaminare e combattere la dottrina della sovranit del popolo []. Ci limiteremo a dire che essa stata durante la nostra rivoluzione la base fondamentale a cui sono state costrette ad adattarsi tutte le idee, tutte le espressioni e tutte le istituzioni politiche. Da questa dottrina si concluso che il potere elettivo sia lunico potere legittimo; che il popolo investa della sua sovranit i funzionari che elegge; che i suoi rappresentanti rappresentino necessariamente le sue opinioni e i suoi interessi, e di conseguenza le sue volont; che esso possa conferire un mandato illimitato cos come dei mandati speciali; che, durante la durata del mandato, il mandatario riunisca nella sua persona tutti i poteri, tutte le qualit del mandante, ecc. Poco a poco la sovranit del popolo passata tutta intera nella classe dei mandatari del popolo e la Francia si trovata sottoposta alla pi spaventosa tirannia di cui la storia offra lesempio.

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zot la prima vera sconfitta politica, che lo gett per un istante in uno stato di profondo sconforto. Lasse politico si spost verso la destra ultrarealista.45 I doctrinaires, attaccati da questultima ma anche da sinistra, finirono isolati e vennero allontanati dalle posizioni di governo che ricoprivano.46 Fu cos che Guizot torn allinsegnamento universitario (iniziato nel 1812 e abbandonato nel 1814) e, sebbene egli avesse confessato di non volere pi occuparsi di politica attiva e militante, tuttavia le sue lezioni sulla storia del governo rappresentativo in Europa sono invece la manifestazione di un altro modo di incidere sulla societ, forsanche pi fertile rispetto alla partecipazione alle cariche governative, e certamente altrettanto sgradito, a giudicare dalle riserve espresse dalla curia romana nei confronti dei corsi di Guizot e Cousin.47 Ma sopratutto, tra il 1820 e il 1821, dalle file dellopposizione, Guizot diede alle stampe alcuni solidi e violenti pamphlets, cui la propaganda ultras rispose ben presto e con altrettanto vigore. Il 12 settembre 1820 le trecento pagine manoscritte del Du gouvernement de la France depuis la Restauration et du ministre actuel erano pronte, e Guizot le mostr a Royer-Collard, Barante, de Broglie, e Constant. Tutti loro, nonostante il titolo anodino, ne riconobbero la durezza e la profondit. Lopera apparve in ottobre, in piena campagna elettorale, ed ebbe un immediato riscontro, attestato dalle quattro edizioni avutesi in soli due mesi.48 Alla terza tiratura Guizot aggiunse una fondamentale premessa per replicare ad alcuni critici nel frattempo scesi in campo. Il Du gouvernement de la France un focoso attacco al tentativo della destra conservatrice di reintrodurre in Francia lancien rgime. Riguardo allo stile, nei Mmoires Guizot ammetter di essere stato dominato dallimpulso e dalla rabbia delloppositore. Fu in ogni caso un grande successo editoriale, testimonia45. Waresquiel, LHistoire rebrousse-poil, pp. 60-63. 46. In quel momento, Guizot era membro del Consiglio di Stato. Conviene ricordare che egli era ancora troppo giovane per sedere in parlamento (fu eletto per la prima volta nel collegio normanno del Calvados nel 1830). 47. M. Fioravanti, Un giurista romano a Parigi. Bartolomeo Lasagni dalla Roma napoleonica alla Francia della Restaurazione, in La giustizia dello Stato pontificio in et moderna, a cura di M.R. Di Simone, Viella, Roma 2011, pp. 223-237, segnala un documento depositato presso lArchivio Segreto Vaticano (ASV, AES, Francia, fasc. 249, pos. 357), contenente il resoconto di un incontro avvenuto nel 1828 tra re Carlo X e larcivescovo di Genova Lambruschini, nunzio pontificio a Parigi, nel quale il prelato avrebbe manifestato al monarca forti preoccupazioni per i contenuti delle lezioni di Cousin e Guizot. 48. Per un totale di 7.000 copie, pi 2.000 di Supplment. Cfr. Tort, La polmique royaliste, p. 75.

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to anche dalla duchessa de Broglie, per la quale il testo avrebbe contenuto persino alcune concessioni alla sinistra.49 Guizot presenta la Rivoluzione, e in generale tutta la storia di Francia dal medioevo in poi, come una lotta fra due popoli.50 Riprendendo lantica polemica storiografica settecentesca sullincontro-scontro tra Franchi e Galli, ma rielaborandola fino ad anticipare la lotta di classe marxista,51 con registro metaforico52 Guizot vuole evidenziare lesistenza di due France, una nouvelle e una ancienne, definite ora il popolo della Charte e il popolo del privilegio. Questultimo, da vinto dopo lOttantanove, riuscito a tornare vincitore, e di nuovo si sarebbe installato nel cuore del paese. Dal punto di vista concettuale, il conflitto di cui parla Guizot si traduce nella inconciliabilit tra uguaglianza e privilegio; dal punto di vista sociale, invece, la contrapposizione tra ceto medio e aristocrazia dantico regime.53 Sullo sfondo, leterna battaglia tra due teorie dellorganizzazione sociale, delle quali una riposa sul principio della classificazione degli uomini secondo i loro ranghi, e dunque sul privilegio, laltra su quello delluguaglianza tra gli uomini che possiedono una determinata capacit, e dunque sul diritto.54 Il linguaggio di questo testo, scritto da un Guizot poco pi che trentenne, appare assai lontano dal conservatorismo degli ultimi anni, ad esempio quando con parole chiare e fiducia nel progresso condanna i controrivoluzionari:
Tutte le volte che le idee nuove cercano un sostegno nella morale, unica garanzia di durata, e ogni volta che i principi della libert si realizzano allinterno di leggi regolari, la controrivoluzione raddoppia la sua inquietudine e i suoi sforzi per impedire che lordine nuovo eriga un edificio solido sulle rovine.55

Nella premessa alla terza edizione del Du gouvernement de la France, pur arrivando a definire la Rivoluzione come lotta terribile ma legittima
49. G. de Broglie, Guizot, Perrin, Paris 2002, pp. 80-81. 50. Guizot, Du gouvernement de la France, p. 1: La rivoluzione stata una guerra, una vera guerra [] tra due popoli stranieri. Da tredici secoli in Francia ve ne sono due, un popolo vincitore e un popolo vinto. La nostra storia la storia di questa lotta. 51. La polemica era stata riaperta sia dal De la Monarchie franaise di Montlosier (1814), sia da uno scritto di Chateaubriand apparso su Le Conservateur nel 1819, citato dallo stesso Guizot nellAvant-propos alla terza edizione del Du gouvernement de la France. 52. Pozzi, Introduzione a Guizot, Storia della Civilt in Francia, p. 25. 53. Guizot, Du gouvernement de la France, p. 22: La questione si pone tra luguaglianza e il privilegio, la classe media e lantica aristocrazia. 54. Ibidem, p. 87. 55. Ibidem, p. 171.

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del diritto contro il privilegio,56 Guizot non si lascia per suggestionare dal fascino della sovranit popolare. A dire il vero, in effetti, in tutte le opere del 1820-21 la critica alla tirannia del numero ben pi sviluppata e condotta con assai pi argomenti rispetto a quella della monarchia dantico regime.57 Il punto di partenza lo aveva espresso allinizio del settimo capitolo, intitolato de la legitimit:
Io non credo n al diritto divino, n alla sovranit popolare []. Io credo alla sovranit della ragione, della giustizia, del diritto [] poich la ragione, la verit, la giustizia, non sono mai complete e infallibili. Nessun uomo, nessuna assemblea di uomini le possiede e non pu possederle senza difetti e senza limiti []. Quando un uomo ha preteso essere limmagine di Dio sulla terra e ha reclamato a tale titolo lobbedienza passiva, ha fondato la tirannide. Quando un popolo si contato per testa, e ha proclamato lonnipotenza del numero, ha fondato ugualmente la tirannide. Delle due usurpazioni, la prima la pi insolente, la seconda la pi brutale.58

Nella citata premessa alla terza edizione Guizot sviluppa poi alcune belle considerazioni sulle vicende umane e sulla storia come frutto delle azioni delluomo.59 Citando Montaigne, egli crede di poter trovare, sia nella natura dellindividuo, che in ogni evento del passato, una qualche unit, una certa direzione precisa, spesso nascosta sotto lapparente e talvolta sconfortante complessit del tutto. Ogni avvenimento ha dunque, per lui, un significato profondo, che va ricercato attentamente dallo storico. Si pu parlare, a tal proposito, di un senso comune negli eventi, quasi una vera e propria filosofia della storia di matrice romantica, che porta allaffermazione lenta e difficile del governo rappresentativo, quale tappa inevitabile del processo di civilizzazione europeo.60
56. F. Guizot, Supplment aux deux premires ditions. Du gouvernement de la France depuis la Restauration et du ministre actuel, par F. Guizot. Avant propos de la troisime dition, Ladvocat, Paris 1820, pp. 26-28. 57. Leboyer, lite et libralisme, pp. 145-153. Per unefficace sintesi degli argomenti sia contro laristocrazia del privilegio che contro la sovranit del numero cfr. Griffo, Sovranit e governo limitato, pp. 98-104. 58. Guizot, Du gouvernement de la France, p. 201. 59. Id., Supplment, pp. 23-26. 60. Id., Note I, p. 126: Non c dunque nessun governo in cui il sistema rappresentativo non sia stato introdotto dalla forza stessa delle cose, e questo sistema esiste e si applica da quando esiste la societ. Il giudizio ripetuto in Id., Histoire des origines du gouvernement reprsentatif, t. I, p. 18: quella del sistema rappresentativo come centro e come fine

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Anima di questo nuovo tipo di organizzazione del potere e della societ la borghesia, che Guizot promuove al rango di nuova aristocrazia del merito, contro quella antica del privilegio. Nella parte centrale e finale della premessa, egli si sofferma sul modo di concepire tale nuova classe politica, partendo dalla constatazione quasi aristotelica dellesistenza di una gerarchia naturale tra gli uomini, non solo in relazione alle caratteristiche fisiche, ma anche in ragione dei talenti e delle intelligenze. Nessun uomo di buon senso, spiega Guizot, nega il fatto che tra gli individui vi siano differenze fisiche e di capacit intellettuali; la natura non ha distribuito i suoi frutti in maniera uguale, e tutto il potere delluomo sulluomo e delluomo sulla natura deriva originariamente da una superiorit naturale.61 Ma questo di tipo di disuguaglianza, in s giusta, ha una tendenza che giusta non , e anzi nefasta. Guizot afferma infatti che sempre, nella storia, accaduto che i possessori di una forza fisica o intellettuale superiore, prima o poi abbiano cercato di impedire che altri potessero acquisire una maggiore superiorit naturale su di loro, sia dello stesso tipo che di tipo diverso. Da qui nato il privilegio, come estensione illegittima di una superiorit originaria legittima, al fine di impedire la naturale dinamica delle capacit e dei talenti, e di opporsi al libero sviluppo delle disuguaglianze originarie. Esistono alcuni diritti, quelli che riguardano la sfera della coscienza e i diritti civili, che sono uguali per tutti, tutti li possiedono in nome della comune appartenenza al genere umano. Ma ci sono anche dei diritti disuguali, e quello di partecipare alle elezioni e alle cariche governative esattamente di questo tipo.62 La possibilit di contribuire alla vita politica e pi in generale la capacit di influire nella societ non sono diritti di tutti, ma sono inerenti ai meriti e alle caratteristiche naturali (influences
della storia delle istituzioni politiche europee, non dunque, Signori, una scelta arbitraria, ma una scelta naturale ed obbligata. 61. Guizot, Supplment, pp. 32-33. Qui Guizot sembrerebbe attribuire le disuguaglianze intellettuali esclusivamente alla natura, disinteressandosi al problema dellacquisizione e del perfezionamento di tali capacit attraverso leducazione e i contesti culturali. In altri termini egli, almeno in questo scritto, pare essere convinto che cittadini capaci si nasce, non si diventa. Con gli anni, la sua visione si far pi aperta e dinamica, nella convinzione che anche le capacit vadano costantemente verificate data la possibilit di migliorarle o di perderle. Cfr. Rosanvallon, Le moment Guizot, p. 134, che cita il grand discours del 5 maggio 1837. Ma importanti correttivi sono gi presenti, come vedremo, nel Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France. 62. Guizot, Supplment, pp. 36-37.

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naturelles). Si tratta, insomma, di individuare e dare legittimit alle gerarchie senza privilegi.63 Ora, come afferma Waresquiel, nella Francia della Restaurazione il principio della disuguaglianza politica ammesso dalla maggior parte di coloro che ne discutono pubblicamente,64 cos come scontata una differenza di capacit politica tra borghesia e popolo. Su questo anche Guizot e Thiers, per una volta, concordano.65 Tuttavia, i dottrinari non concepiscono la nuova aristocrazia come classe chiusa, ma al contrario puntano decisamente alla creazione di un libero mercato delle capacit, fondato sulle garanzie costituzionali, sulla pubblicit, sul pluralismo, sullopinione pubblica.66 A questi temi Guizot dedica ampio spazio nel Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France, che vede la luce a Parigi nellottobre del 1821.67 In una bella lettera a Pauline de Meulan lautore ci rende partecipi del suo stato danimo alla vigilia della messa in stampa del testo manifestando, tra laltro, in caso di successo, il desiderio di allontanarsi dalla politica militante per tornare a quegli studi ai quali da tempo cercava di occuparsi (un riferimento al manoscritto Philosophie politique e/o alla contemporanea ideazione del corso sulla storia del governo rappresentativo):
Ti confesser che da tre giorni ho una sincera fiducia nel successo del mio lavoro; Ladvocat e il suo mondo letterario sembrano aver perso la testa; dicono e mi fanno dire che la cosa avr un grande, grandissimo impatto. Se quel
63. Lespressione di Cristina Cassina, che la utilizza per parlare di Saint-Simon, ma che pu essere utilmente sfruttata, mi sembra, anche per i doctrinaires. Cfr. C. Cassina, Gerarchie senza privilegi. Riflessioni intorno alla dottrina sansimoniana, in Il pensiero gerarchico in Europa (XVIII-XIX secolo), a cura di A. Alimento, C. Cassina, Olschki, Firenze 2002, pp. 237-249. 64. Waresquiel, LHistoire rebrousse-poil, p. 69. 65. A. Thiers, La Monarchie de 1830, Mesnier, Paris 1831, pp. 15-16: Il popolo, per il suo ardore naturale, sempre ben disposto a rivoltarsi contro il governo. Ma, per osare tanto, ha bisogno di ricevere il segnale dal ceto medio (classe moyenne), di modo che la sorte di tutti i governi in questa classe, vale a dire nellopinione. 66. Rosanvallon, Le moment Guizot, pp. 96-97, dove si evince che nella proposta politica di Guizot la nuova aristocrazia non statica, non si perpetua per cooptazione come una corporazione medievale, ma invece dinamica, soggetta ad un continuo ricambio grazie alla tutela e alla promozione dei meccanismi di produzione dellopinione pubblica. Per un giudizio analogo cfr. Leboyer, lite et libralisme, p. 135. 67. F. Guizot, Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France, Ladvocat, Paris 1821.

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pubblico la pensa cos, non mi preoccupo certo del nostro pubblico. Ci credo, dunque, e ne sono ben felice. Se riesce, dir certamente addio a questo genere di politica, almeno finch durer lattuale situazione, innanzitutto perch non avrei pi niente di rilevante da dire, in secondo luogo perch pericoloso bussare sempre alla stessa porta. Mi occuper di unaltra politica, e me ne occuper, spero, con autorit. a questo che mi rivolgo ormai da molto tempo. Lonore pi bello che posso ottenere, ai miei occhi, sar quello di contribuire in qualche modo, attraverso il mio nome, alla forza della verit.68

E il successo venne: dellopera furono tirati 6.000 esemplari in due edizioni, seguite da numerose recensioni, quasi sempre ostili, addirittura tre consecutive sul giornale monarchico Le Drapeau blanc e cinque sul Moniteur, mentre Montlosier riempiva di dense annotazioni critiche lesemplare nelle proprie mani.69 Su tali critiche torneremo a breve; per ora preme evidenziare come il Des moyens de gouvernement et dopposition costituisca un vero e proprio manifesto politico lespressione di Claude Lefort70 che fa di Guizot al tempo stesso un leader di partito e un pensatore raffinato. Il governo non fece mancare la sua vendetta: nellottobre 1822 il Consiglio regio decise la sospensione dei corsi universitari di Guizot e Cousin. I motivi, a ben vedere, non mancavano: nel Des moyens de gouvernement et dopposition il nemico infatti, ancora una volta, lantico regime incarnato dagli ultras ora al governo e dagli scrittori reazionari come Montlosier, Bonald e Lamennais (chiamati in causa espressamene nel testo).71 Tuttavia, nel suo procedere alla piena affermazione della nouvelle France contro lantica nobilt feudale, Guizot si ritrova a dover fare i conti con quello che lui chiama il credo popolare, riassunto in tre elementi: sovranit del popolo, rifiuto di ogni aristocrazia, governo fortemente limitato. Alla polemica contro questi concetti sono dedicate le pagine pi profonde dello scritto guizottiano, che rivelano in forma pi o meno nitida la concezione dottrinaria delluguaglianza e della sovranit popolare. Guizot ripete che questultima, generando un rispetto scandaloso per il numero, tende allappiattimento delle superiorit naturali e, idolatrando il principio ci che riguarda tutti, deve essere approvato da tutti, nega in realt il ruolo delle minoranze, le quali in ogni caso devono chinare il capo
68. Lettres de M. Guizot a sa famille et a ses amis, p. 24 69. Sulla ricezione del pamphlet cfr. de Broglie, Guizot, p. 83; Tort, La polmique royaliste, p. 74. 70. Lefort, Introduction, p. 13, e anche Leboyer, lite et libralisme, p. 134. 71. Guizot, Des moyens de gouvernement et dopposition, p. 357.

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di fronte alla decisione maggioritaria.72 La democrazia, dunque, troverebbe la sua legittimazione o in una mera imposizione della volont, oppure in una presunta infallibilit, mentre secondo Guizot, come abbiamo visto, non esiste potere giusto in s e per s, ma solo in conformit con la ragione, la giustizia e il bene comune, e lunica sovranit legittima quella che riconoscer di non esercitarsi se non secondo la verit, e a condizione di convincere lopinione pubblica.73 Ma dietro alla critica della sovranit popolare risiede quella, forse ancor pi radicale, alla nozione di uguaglianza. Diciamo subito che lunica uguaglianza accettata ed anzi ritenuta essenziale al governo rappresentativo , per Guizot, quella di fronte alla legge. Va osservato poi che il desiderio di uguaglianza fa parte in un certo senso delle aspirazioni legittime delluomo, quando serve (come servito in Francia) a spazzare via i privilegi. Passione dunque transitoria, quella delluguaglianza assoluta, tipica dei momenti rivoluzionari allorquando, spiega Guizot, deborda come un fiume in piena, spazzando via tutto ci che la ostacola, anche le superiorit pi belle e pi legittime, creando uno scenario desolante e drammatico. Ma poi, col tempo, i suoi partigiani capiscono che stanno cercando una chimera, e i vantaggi che hanno ottenuto permettono ai loro animi di placarsi, e allora lidea di uguaglianza si presenter davanti a loro in una forma pi calma e pi pura, e non sar rivolta contro ogni tipo di disuguaglianza, ma solo contro quelle artificiali.74 Al di l di questo, per, occorre rendersi conto che i rapporti umani sono fatalmente rapporti tra persone disuguali, animate dal bisogno di elevarsi, di rendersi superiori le une alle altre. In una serie di passaggi dal significativo sapore naturalistico-aristotelico, Guizot esplicita la sua posizione:
Fintanto che nessuna causa esterna e violenta interviene a deviare il corso spontaneo delle cose, il coraggioso che comanda, labile che governa. Tra gli uomini lasciati a se stessi e alle leggi della loro natura, il potere accompagna e rivela la superiorit. Facendosi riconoscere, essa si fa obbedire. l lorigine del potere; non ve n altra. Fra eguali il potere non sarebbe mai nato. La superiorit sentita e accettata il legame primitivo e legittimo delle societ umane; allo stesso tempo il fatto e il diritto, il vero, il solo contratto sociale.75
72. Ibidem, p. 143. 73. Ibidem, p. 147. 74. Ibidem, pp. 156-160. 75. Ibidem, p. 164.

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Riconoscere lesistenza ab origine dei rapporti di comando e obbedienza non significa tuttavia cristallizzarli e sottrarli ad una loro vita evolutiva. In effetti, proprio questa la critica principale che Guizot muove alle aristocrazie dantico regime, e qui risiede anche, a mio avviso, il contributo pi originale alla revisione dottrinaria della categoria di sovranit popolare. Si giunge cos a teorizzare un libero mercato delle capacit, un continuo movimento sociale, ascendente e discendente, fondato sulla responsabilit individuale,76 non indirizzato ma garantito dallo Stato attraverso gli strumenti del governo rappresentativo (le Camere, le discussioni pubbliche, le elezioni, la libert di stampa, la giuria popolare), allo scopo di stimolare una circolazione senza sosta tra societ e governo (un denigratore lo definir areopago permanente),77 che sia pubblica e trasparente e possa far emergere la migliore classe politica portandola al potere, ed eventualmente revocare tale potere se essa non ne pi degna:
le Camere, le discussioni pubbliche, le elezioni, la libert di stampa, la giuria popolare [] hanno per obiettivo e come risultato quello di scavare senza sosta nella societ, di mettere in luce le superiorit di ogni genere che essa contiene, di portarle al potere e, dopo avercele condotte, di obbligarle a meritarlo, a pena di perderlo, obbligandole a non gestirlo se non pubblicamente e mediante percorsi accessibili a tutti.78

4. Le critiche Ci che pi interessa, delle risposte polemiche ai due libelli guizottiani del 1820-21, non tanto la loro qualit, n la celebrit dei loro autori, quanto piuttosto la presa datto di una sorta di incomunicabilit tra
76. Ibidem, pp. 156-157: Nessun artificio deve disturbare, nellordine sociale, il movimento di ascensione o di decadenza degli individui. Le superiorit naturali, le preminenze sociali non devono ricevere dalla legge alcun appoggio fittizio. I cittadini devono essere lasciati ai loro propri meriti, alle loro proprie forze; occorre che ciascuno possa, con le sue sole capacit, diventare tutto ci che pu, e non incontrare nelle istituzioni n ostacolo che gli impedisca di elevarsi, se ne capace, n aiuto che lo fermi in una situazione di superiorit, se non la sa mantenere. 77. [M.-M.-E.-V. de Tabari], LAnti-doctrinaire, et rponse a M. Guizot sur ses moyens de gouvernement, prcd dune discussion sur lgalit et sur la souverainet du peuple, Trouv, Paris 1822, p. 110. 78. Guizot, Des moyens de gouvernement et dopposition, pp. 165-166.

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i contendenti derivata da unapparente incapacit della letteratura ultras di comprendere fino in fondo la concezione dottrinaria delluguaglianza. Ci non solo per uneventuale lettura semplicistica e affrettata dei testi, n per la presunta oscurit di linguaggio di Guizot, che ha spinto un recensore su Le Dfenseur a coniare laggettivo Guizotique.79 Qualcosa di pi profondo sembra essersi prodotto, indicazione non solo simbolica di un passaggio di consegne tra un discorso politico antico e uno nuovo, che non ha impedito tuttavia, ai critici, di percepire alcuni punti deboli e qualche contraddizione allinterno delledificio teorico eretto da Guizot. La scure dei royalistes sembra essersi abbattuta su alcuni punti ben precisi, a cominciare dalla famigerata lotta tra i due popoli, il Franco e il Gallo. Lautore di Trois ttes dans un bonnet, mettendo sotto lo stesso berretto (frigio) Constant e Guizot, rileva come lidea dellesistenza, in ogni societ, di uno scontro perenne tra vincitori e vinti sia unosservazione a dir poco banale, e certo non di grande novit.80 Il giudizio ripetuto, lievemente modificato, nel Du systme des doctrinaires (1821) di Jean Cohen, per il quale lo scontro atavico sarebbe tra chi ha e chi non ha, ma nei termini voluti da Guizot si tratterebbe solamente di un fantasma partorito dal suo cervello.81 Pi ironico il commento del Drapeau blanc: di Galli e di Franchi ne restano talmente pochi che [] nessun Gallo ha risposto al suo appello, e i Franchi son rimasti tranquillamente nei loro castelli. Il tratto che accomuna queste critiche, ovviamente, il non aver capito il significato metaforico di Guizot82 il quale, parlava s di lotta tra classi, ma per sottolinearne le differenze a seconda dei momenti storici, non la continuit assoluta, al fine, certamente, di dare forza storica e morale allascesa del Terzo Stato e della borghesia.
79. Des conspirations et de la justice politique, de F. Guizot, par M**, in Le Dfenseur, IV, 9 (17 mars 1821), p. 381. 80. [Anonimo], Trois ttes dans un bonnet, ou MM B. Constant, Jay et Guizot, Ponthieu, Paris 1820. 81. [J. Cohen], Du systme des doctrinaires, ou Observations sur un crit de M. Guizot intitul Du gouvernement de la France depuis la Restauration, et du ministre actuel, Egron, Paris 1821, pp. 24-25. Jean Cohen (1781-1848) era un ebreo olandese emigrato a Parigi sotto lImpero, nominato censore alle pubblicazioni straniere nel 1811, posizione che mantenne sotto la Restaurazione fino a divenire, nel 1824, bibliotecario alla Sainte-Genevive. Cfr. Tort, La polmique royaliste, p. 76. 82. R. Pozzi, Tra storia e politica. Saggi di storia della storiografia, Morano, Napoli 1996, pp. 150-154.

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Altra opinione inesatta, ma condivisa dalla letteratura ultras, la filiazione diretta di Guizot dalle frange pi radicali della Rivoluzione francese. Agli occhi di costoro, infatti, vi era unidentificazione quasi inevitabile tra borghesia e giacobinismo. Ad esempio il conte di Montlosier, che pure sprovveduto non era, si sfogava in questi termini:
ecco qua la democrazia borghese del signor Royer-Collard, perfezionata in aristocrazia borghese dal signor de Barante, illustrata attraverso il governo borghese dal signor Guizot. Mi sembra dessere tornato dun colpo al 1792 e 1793.83

Ancor pi chiaramente, lanonimo artefice del De la restauration, considere comme le terme et non le triomphe de la rvolution (1820) giudica Guizot un imprudente innovatore dalle passioni sovversive,84 mentre il Journal de lanarchie di Lespinasse etichetta i dottrinari come livellatori, amanti della pi disgustosa delle democrazie.85 Costoro, aggiunge lautore di Les fausses positions (1821), sono solo dei sofisti pedanti che hanno preteso di trovare il segreto del diciannovesimo secolo terminando la loro parabola in maniera ridicola. Il loro errore? Quello di voler governare facendo a meno dei royalistes, e chi non vuole i royalistes, del partito della rivoluzione.86 Un ulteriore fraintendimento, almeno apparente, sembrerebbe riguardare la nozione di uguaglianza tra esseri umani. Abbiamo visto come tale ipotesi venisse pi volte rigettata da Guizot, e con forza. Eppure, molti detrattori non esitano ad attribuirgli ideali egalitaristici, mal interpretando, a prima vista, i suoi attacchi alla nobilt dantico regime. Quando Jean Cohen afferma che nessuno Stato pu esistere senza disuguaglianze nelle ricchezze e nelle posizioni sociali (rangs), o quando Tabari scrive che la parola uguaglianza (galit) andrebbe bandita dal codice della societ cos come di fatto bandita dal codice della natura,87 stanno condividendo la medesima
83. F.-D. Montlosier, De la Monarchie franaise au 1er mars 1822, Gide, Paris 1822, p. XXI. 84. [Anonimo], De la restauration, considre comme le terme et non le triomphe de la rvolution, et de labus des doctrines politiques; en rponse louvrage de M. F. Guizot intitul: Du gouvernement de la France et du ministre actuel, a cura di P.L.B., Lenormant, Paris 1820, pp. 13, 37. 85. [E. de Lespinasse de Langeac], Journal de lanarchie, de la terreur, du despotisme, 3, Doctrine des doctrinaires, Delaunay, Paris 1821, pp. 1483-1484. 86. [Anonimo], Les fausses positions; lettre un homme dtat, Grandin, Paris 1821, p. 36. 87. LAnti-doctrinaire, p. 19.

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opinione di Guizot, con la differenza che essi sembrano incapaci di afferrare le oramai evidenti trasformazioni del costituzionalismo, dal medioevo allet post-rivoluzionaria. Emblematico in tal senso il giudizio, largamente diffuso tra gli ultras, sulla Carta del 1814. Pi volte infatti essi ripetono che questa non sancirebbe affatto la scomparsa dei privilegi, ma anzi il loro giusto ritorno. Non considerando (o fingendo di non considerare) tutti i primi articoli del documento, Cohen conclude: che cosa una Charte, se non una raccolta di privilegi?.88 Meno netto l autore del De la restauration, per il quale la Carta mirerebbe alla salvaguardia di quei privilegi che non sono contrari ai diritti dei cittadini, ma al sistema delluguaglianza assoluta, obiettivo costante quanto illusorio (chimrique) della rivoluzione.89 A ben vedere, al di l dei percepibili limiti di tali testi, qualche elemento critico sembra penetrare pi a fondo, andando a colpire sia lintelaiatura teorica che la traduzione diremmo pratica della prospettiva di Guizot e compagni. Anzitutto, tra la facile ironia e il commento sprezzante, emerge a volte una reale comprensione delle loro posizioni: lAnti-doctrinarie riconosce che occorre rendere giustizia al signor Guizot: egli non crede al Vangelo rivoluzionario,90 mentre altrove si legge che la lotta costante e inevitabile tra le superiorit e le inferiorit la sola cosa vera in tutta la politica dei dottrinari.91 Questi ultimi, per Montlosier, sono dei rivoluzionari attaccati al principio di legittimit; essi non vogliono, come invece i giacobini, n i diritti delluomo n la sovranit popolare, e nemmeno luguaglianza.92 In altre pagine egli riesce a far vacillare la convinzione di Guizot che la Rivoluzione francese fosse stata guidata dalla morale e dal progresso, chiedendosi se essa non andasse invece considerata, al pari di tutte le altre rivoluzioni, come il semplice risultato dei rapporti di forza allinterno della societ.93 Proliferano, inoltre, le accuse di cinismo e di opportunismo. Ascoltiamo La Foudre: M. Guizot ama la Rivoluzione; i gusti son gusti [] In ogni caso, non crediate che egli si faccia illusioni sui suoi risultati e
88. Du systme des doctrinaires, pp. 13, 20, 21. 89. De la restauration, p. 36. 90. LAnti-doctrinaire, p. 47. 91. De la restauration, p. 27. 92. F.-D. Montlosier, De la Monarchie franaise au 1er janvier 1821, Gide, Paris 1821, p. 34. 93. Ibidem, pp. 104-113.

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sulla condizione in cui essa ha lasciato la Francia; ne ben consapevole.94 Inevitabile, e forse anche facile, diviene quindi linterpretazione del messaggio dei dottrinari come teoria volta alla mera sostituzione di un aristocrazia con unaltra: la loro. quanto sostiene Tabari, e con lui lautore del De la restauration.95 Ancor pi perfido il recensore della Gazette de France incaricato di commentare il Du gouvernement de la France depuis la Restauration. Riferendosi sia alla questione dei due popoli che alla presenza di Guizot tra i membri della corte di Luigi XVIII in esilio a Gand, mentre Parigi acclamava il ritorno di Bonaparte (1815), scrive:
questo scrittore [Guizot] ci dice ad ogni pagina: NOI abbiamo vinto e NOI vinceremo sempre i nemici della rivoluzione. Ora, mentre la rivoluzione trionfava al Campo di Maggio e nella Camera dei rappresentanti, il signor Guizot condivideva in Belgio il momentaneo esilio degli sconfitti: se i rivoluzionari del 20 marzo sono i Galli del signor Guizot, che ci faceva lui tra i Franchi?96

Ma forse le considerazioni pi interessanti sui limiti della riflessione dei dottrinari emergono dallo scritto di Tabari,97 che racchiude al tempo stesso una critica indovinata e una profezia del futuro politico di Guizot.
94. Littrature. M. Guizot Des moyens de gouvernement et dopposition dans ltat actuel de la France, in La Foudre, 43 (10 dicembre 1821), p. 318. 95. LAnti-doctrinaire, p. 47; De la restauration, pp. 131-147. 96. La Gazette de France, 319 (14 novembre 1820), p. 1276. 97. Un caso a parte, perch unico e al di fuori della struttura del presente lavoro (che prende in esame esclusivamente le reazioni della destra ultras), rappresentato dalle gi menzionate Lettres de M. Grgoire (1820) del liberale Benjamin Laroche (1797-1852), che contengono alcune penetranti osservazioni sul Du gouvernement de la France depuis la Restauration. Vale la pena menzionare almeno la critica allidea di nuova aristocrazia delle capacit fondata sulla sovranit della ragione (pp. 16-24). Questa, a detta di Laroche, risulta di fatto irrealizzabile, perch appare impossibile determinare chi possa decidere delle capacit altrui, e perch sia legittimato a farlo. In altri termini, la visione dottrinaria presupporrebbe lesistenza di qualcuno in grado di discernere in maniera giusta ed equa i talenti e i meriti di ciascuno, ma a sua volta quel qualcuno dovrebbe spiegare da chi o da cosa ha ricevuto la facolt di giudicare gli altri, e questo impossibile senza ricorrere alla forza o alla frode. Relegare, come fa Guizot, la sovranit della ragione ad un piano trascendente, non risolve tale problema, dato che ci son ben poche persone al mondo che non credano di essere uomini ragionevoli, e di possedere loro soli la ragione []; non c mai stata penuria di tali persone ragionevoli che, dicendo che loro hanno ragione e i popoli hanno torto, hanno finito con lopprimere i popoli []. Il signor Guizot non si rendeva conto che un tale sistema, che attribuisce la sovranit ad un essere ideale, che egli chiama ragione, non lattribuisce in realt a nessuno, o meglio lattribuisce a tutti, poich il mondo intero pu credersi ragionevole (pp. 22-23).

Contro luguaglianza, contro il privilegio

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La critica riguarda le serie difficolt della nuova aristocrazia delle capacit di darsi una coerente definizione giuridica, e di tradursi in effettive modalit di espressione elettorale, con il conseguente ripiegamento verso il criterio economico (cittadino capace il proprietario). Questo nodo problematico dei dottrinari sar particolarmente evidente durante la Monarchia di Luglio, e porter infine al loro tramonto politico Ma gi nel 1822 sembra essere percepito, allorquando lautore dellAnti-doctrinaire sottolinea come non sempre la ricchezza sia sinonimo di merito, essendo spesso non guadagnata ma ricevuta in eredit, proprio come i privilegi dantico regime.98 Il testo contiene poi una riflessione quasi profetica sul destino di Guizot e sugli avvenimenti del 1848, con la quale vorrei chiudere questo mio contributo:
Non ho il coraggio di seguire il signor Guizot nella sua difesa degli interessi nuovi. Amo credere che un giorno egli abbandoner questo linguaggio da corsaro che pu forse essere tollerato in uno stato di guerra, ma che suscita indignazione allorquando la pace ha riportato lordine e la giustizia, soli elementi durevoli di prosperit sociale. Se le lezioni del signor Guizot potevano un tempo mettere radici nel cuore della giovent, un giorno egli verser lacrime di sangue sul successo delle sue lezioni; vedr, prima di morire, lordine sociale venti volte messo in discussione; gli interessi nuovi diventati ben presto antichi, e cedere il passo a interessi pi nuovi, la forza bruta delle masse confrontarsi quotidianamente con le nuove superiorit; i trionfatori doggi essere le vittime di domani.99

98. LAnti-doctrinaire, pp. 51-54. 99. Ibidem, pp. 104-105 (corsivi nelloriginale).

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