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La politica, totalmente concentrata sulleconomia, sembra incapace di cogliere qua nto sia radicato il senso di comunit nel nostro

Paese. Il terremoto e la recessione hanno portato alla luce una Italia che ha ben poco in comune con la societ post-moderna raccontata sui media. Gli sfollati si rifiutano di abbandonare le loro case, piangono per le chiese cr ollate, invocano un futuro per e nel proprio territorio. Salvo sporadici episodi di sciacallaggio, le cronache testimoniano di aiuti e so lidariet, di altruismo e volontariato da e per tutta la nazione. Per essere chiari: la Padania non ha mai marcato il confine della solidariet. Din anzi ai monumenti storici abbattuti dalle scosse, ovunque ci sentiti abitanti de l Belpaese, figli dei figli dei costruttori dei campanili, dei palazzi, delle ci tt ferite, di coloro che hanno fatto grande lItalia. A nessuno venuto in mente che quei monumenti erano espressione di una penisola divisa in stati e staterelli. Non solo gli anziani, anche i giovani, spesso con gli occhi umidi, hanno parlato dellimportanza della comunit. La comunit che aiuta, ma anche la comunit alla quale si appartiene. Credo che sia riduttivo considerarla una nuova consapevolezza. Il terremoto ha d ato la forza di dire quello che si sentiva gi, in cui si sempre creduto, accettan do il rischio di apparire fuori moda. Le televisioni hanno filmato messe allaperto e sotto le tende. Nessuno ha osato o pporsi alla ricostruzione delle chiese crollate, anche se le risorse economiche scarseggiano. Dopo tanto tempo, non si sono rivendicati diritti: si sono professati doveri e v incoli di solidariet. Il terremoto una esperienza traumatica. Suscita grandi emozioni, ma listinto di s opravvivenza non ha prevalso. Nello stato di necessit, non la forza ma la fratellanza ad essersi imposta. C, pertanto, da chiedersi cosa rimanga, dopo il terremoto, di quelle biblioteche c he, in questi ultimi decenni, hanno teorizzato la dissoluzione dei legami social i promuovendo la societ degli individui mossi dallinteresse egoistico. Nel terremoto non si visto lhomo homini lupus professato dallideologia liberistica . Non diverso lo spirito con cui, dalle grandi citt ai pi sperduti paesini, si sta c ercando di fronteggiare la crisi economica. Nessuna denuncia di operazioni speculative a danno di coloro che non riescono pi a far fronte alle esigenze quotidiane, che non riescono a pagare il mutuo. Si moltiplicano, invece, le iniziative per venire incontro a chi rimasto indietr o, socialmente ed economicamente. Homo homini sacer. Una eresia per la ideologia liberistica, i cui assiomi - lindi vidualismo, il self-interest, la concorrenza - continuano ad orientare le scelte di politica economica e sociale. Non paradossale, ma emblematico che qualche giorno prima del terremoto, un decre to legge avesse disposto che, in caso di calamit, lo Stato non si sarebbe pi fatto carico degli oneri della ricostruzione. La gravit della situazione dei conti italiani nota. Oggi, non facile governare; m a quando si pensa di far quadrare il bilancio tagliando una voce di costo come q uella delle calamit chiaro che c qualcosa che non va. Non solo colpa del governo dei tecnici (che vincolato negli obiettivi, ma non ne lle opzioni circa gli strumenti per conseguirli). La principale responsabilit di chi ha costruito una Europa senza anima, nella qua le leconomia ha cessato di essere uno strumento per divenire il fine delle Istitu zioni. In questi mesi, si tanto parlato di Europa, ma sempre con riferimento a conti e bilanci. Quando si accennato al progetto politico, stato solo per ipotizzare una soluzione per uscire dalla crisi economica. LEuropa si identificata con lEuro e, con esso, si contratta. E miope pensare di rilanciarne il progetto con misure economiche o con un maquill age istituzionale. Occorre avere il coraggio di mettere in discussione il mainst ream liberistico e ripartire da quel sentimento di comunit che i traumi del terre moto e della recessione hanno mostrato ancora profondamente radicato nella carna

lit della popolazione. Solo cos si potr vincere la dissoluzione dellanti-politica. Antonio Maria Leozappa rubrica Themis rivista Formiche

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