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-M

t^

filli
VOLGARI
DI

n/.^,

GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTE SU
I

TESTI A PENNA

EDIZIONE PRIMA
VOL.
II.

FIRENZE
PER
IL Mjg n e ri
MDCCCXXVII.

-^^'

Col benigno Sovrano

rescritto del d

9 Giu-

gno iSiGfJu conceduta ad Ignazio Moutier


la privativa per anni otto della stampa delle

Opere volgari di Giovanni Boccaccio

PQ

TT't,ft^?fr'T'

^cammn
DI

GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTO ED ILLUSTRATO
on

0U

TOM.

II.

<
.^\

PER
'

IL

MAGHERI

1837.

f'>i^OfS

>,

OSSERVAZIONI ISTORICHE

SOPRA

IL

DECAMERON
DI

GIOVANNI BOCCACCIO
GIORNATA TERZA

PROEMIO

No

OVELL

I.

Masetto

Una vecchia tradizione che corre in quel contado,


che presso a Lamporecchio fosse

un convento di mo*
trasferite altro-

nache, che questo convento/osse demolito, e le monache per qualche


ve.

mancanza fossero

Questa o falsa o vera tradizione pare aver dato al Boccaccio bastante argomento da formarvi
.

sopra questa Novella

Novella

II.

Un palafreniere
s*

Pietro

Giannone
1

nella sua istoria


DECAM. T.
II.

affatica di giustificare la regi-

OSSERVAZIONI
(i)
,

na Teodelinga

nominata in questa lYovellaj


che
il

trattando di falsa

V ingiuria

Boccaccio dice

fattale ingannevolmente dal palafreniere, ci che,

anco essendo vero, non macchi quella di Lucrezia.

Leggi

il

Manni sulla

illustrazione di questa No<^>.

ove troverai bellissime erudizion.

Novella III. Il fatto contenuto in questa Novella


si

crede dagli eruditi di ricordi antichi esser vericchis-

ramente seguito in Firenze, dove lanaiuoli


simi erano
sto
.

Una

bella morale
e,

da

trarsi

da

que-

pi acevol racconto , ed

che qualunque mecca-

nico, sia ricco quanto si vuole, sar sempre disprez-

zato da donna nobile che


siccome lo fu

ei

prenda per moglie


il

in vendetta della sua bassezza


beff'ato,
il

pia delle volte

nostro lanaiuolo, del quail

le il

Boccaccio dice che sapeva

nome ;

la quale

assoluta asserzione autentica in gran parte la verit di questo scherzo

Novella IV. Frate Puccio. Dice


aver sentito parlare di questo
ricordi dello spedale di
s.

il

Boccaccio di
.

frate

Puccio

e nei

Maria Nuova di Fi-

renze
stui

si

legge che nel i3oo ai 3o di gennaio co-

emancipasse un suo figliuolo per nome Rinieri,

e abitasse

s.

Brancazio Pare che monsignor del.

la

Casa va alla moglie, delle prediche di frate Nastagio,


credesse vero
il
si

racconto che costui face-

nello indirizzare che egli fa queir aureo libretto

del Galateo al suo nipote, ove dice: non


tiiio le

raccoa-

prediclie di frate Nastagio alle giovani

donne

(i)

Te nclellngn .lBoccacco
alili scriltori

per entro alla Novella

la

chiama 7Vu-

delinga, fJ

Teodelinda,

ISTORICHE
quando
elle

7
,

haaao voglia
abit

di schcruzai

come quel
a;

buon uomo che


Braucnzio

nou lungi da

te, vicino

4^

Novvlla V. Il
sta

Zima Toccante
.

le verit di que-

Nov. non

si

ha

se

non che

il

cavalicr messer

Francesco f^crgelli , o Vergioiosi ,


ambasciatore a Parigi

fu mandato
3
;

V anno

tal fatto

racconta Alichclagnolo Salvi nelle Istorie di Pistoia P. a lib. y.

Novella FI. Ricciardo


istorico napolitano
f

Filiberto

Campanile

pare non discredere che que-

sto fatto di Ricciardo

Minatolo veramente avve-

c^G dice cos : nou fa di poco momento r onorata memoria che Giovauui Boccaccio fa di questa famiglia nel suo Dccameronc ove favellando di
nisse
,
,

Ricciardo Miiintolo, non scio dice che egli era splen-

dido per molte ricchezze

ma

chiaro per nobilt di

sangue
casa.

essendo che egli era di quella nobilissima

Novella FII. Tedaldo


i

Tanto

gli Elisei , che

Palermini , che sono le duefatniglie nominate in questa Novella , si sa da Riccardaccio o Ricorda-

no Malespini, non meno che da Giovanni Fili ani, ambi istorici di cose fiorentine , Fiorentini essere
stati
,

e d* antichissimo legnaggio
si

ma

del fatto
.

che qui

narra non

si

ha

traccia veivna

Novella

FUI. Ferondo.

Questa ingegnosa Noquale nelle


, il

vella stata dall' autore fondata principalmente

sopra una polvere di maravigliusa virt


parli di levante avuta aveva da

la

un gran principe

quale allcrmnva quella


della

solei-si

usare per lu \ eglio

Montagna, quando alcuno voleva dormendo man-

OSSERVAZIONI
,

dare nel suo paradiso


Milione^ ove

cavata dal libro intitola.

una

istoria toccante il

Veglio della

Montagna , principe tartaro , scritta da Marco Polo


,

e si legge inserita nelle Navigazioni del

Ra-

musio al cap. XXVIII., e degna della curiosit di qualunque lettore , troppo lunga per una nota
.

Novella IX. Giletta. Giovanni Villani nel lib. VII. della sua Istoria mentova un Beltramo della

famiglia del personaggio di questa Novella


sto stesso

sta-

to condottiere di Fiorentini , e forse intese di que.

Novella X. Alihech Questo fatto d'Alihech si crede stato dal Boccaccio mascherato per alcun suo riguardo, e che seguisse verameute non nel deserto della Tebaida , ma nelle vicinanze di Todi
.

Motivo a questa credenza d Franco Sacchetti, che nella sua XL. Novella lo racconta medesimamen" te y e presso a Todi lo dice seguito
,

GIORNATA QUARTA.

PROEMIO.

Ah contenuto del

seguente Proemio, dove

l'autore si lagna che le sue Novelle venivano calun-

niate di falsit

e la sua condotta ripresa

come

ISTORICHE
che troppo devoto ei
si

mostrasse del delicato fem-

mineo
le

a conoscere che Novelle delle tre precedenti Giornate egli avea


sesso
,

egli chiaramente

gi divolgate. Che
sar

io farei

pi discreta mente a pen,

donde

io dovessi

aver del pane

che dietro a que.

ste frasche

andarmi pascendo
il

di vento

Da
;

questo

passo risulta che

Boccaccio non

mancava di un
la guai

onesto domestico e proprio sostentamento

cosa dovea esser nota anche ai suoi morditori: oiU

de per conciliare che tanto


di morderlo
,

questi avessero ragione

quanto egli di difendersi da* loro


i

morsi, diremo cos, die

Fiorentini pensando merpadre medesimo del Boccaccio avea pensato nel dargli la prima educazione riguardavano come per pazzo colui che, aven" do talenti da far denari , non procurasse in ogni

cantilmente

siccome

il

modo

di arricchire

laddove

il

Boccaccio le

rie*

chezze altamente spregiava, la sua felicit po-

nendo nel vivere da gentiluomo filosofo, contento


dell*

aurea mediocrit delle sue fortune


I.

Novella

Tancredi

Novella II. Frate Alberto

Anton -francesco

Grazzini cliiama questa Novella di frate Alberto


favola:

La

favola dell'

Agnol Gabbrello

Iacopo Gaddi sta in dubbio se favola o istoria


sia
.

Novella III. Tre giovani

io

OSSERVAZIONI
.

Novella IV. Gerbino


de Scrlptoribus non
to di

//

Gaddi

nel suo libro

ecclesiasticis

racconta questo fat-

Gerbino come cosa realmente accaduta, e conclude questo suo racconto con dire : utinam similes
fabulas
cius
.
,

vel historias

plures

descripsisset Boccac-

Novella V. I Fratelli
questo fatto non
si

Toccante la verit di
,

trova altra cosa


l'

se

non che
;

nella terra di

s.

Gimignanofu
il

arte della lana

ma non
si

si

trova chi fosse

padre dei giovani che

trasferirono a Messina, mentovati in questa


.

No-

vella

Solo dicono

Deputati che quella canzone ,

la quale Filomena dice che fu fatta sopra quel vaso di terra


,

in cui la Lisabetta avea posta la testa


si

deir amante,
caccio
.

cantava tuttavia ai tempi del BocQuello che rende mirabile questo

Novella

VIL

frano e repentino caso della morte dei due amanti, si

do

sotto

una botta o rospo tanto mortifero che, stanuna pianta di salvia , la potesse col suo

alito rendere capace d' uccidere istantaneamente

una o pih foglie di essafregassesi i denti il sentimento di tutta la medica facolt ^ che tale attivit non ha saputa trovare nelV alito
chi con
.

Contro

dei rospi ,

da rendere istantaneamente mortifera

colla sola fregagione d' alcuna delle sue foglie

una pianta , si trov un medico tedesco , chiamato Giovanni Shenh di Graffenberg , il quale V asser
per vera
,

questa sua verit corroborando col


,

te-

stimonio di questa Novella del Boccaccio


quello d' altro caso simile
,

e con
,

seguito in Tolosa

di

due mercanti che similmente per un

tale accidente

ISTORICHE
morirono
lib. VII.
:

\3,
,

Osservaziooi med. rare

ouovc e mirabili

Novella Vili. Girolamo

Fu veramente in

jTir,

reme la famiglia
1

dei Sigliierij ed esiste o/tQora

un

testamento di Giovannonc Sighieri colla data del


G'i
y

ove sono nominati effetti che questa 'fami-

glia possedeva nel territorio di Carpentrasso in

Provenza Novella IX. Messer Guiglielmo Prova auten.


,

tica della verit di questo successo del Rossiglione

e del Guardastagno
sto ultimo

si

legga nella vita die di queil

ha tradotta dal Provenzale


si

Crescim-

heni

dove

trova narrato poco

meno che parola

per parola.

Era

questo Guardasta gno famoso poeclii

ta provenzale , e

chiama Capestain , e chi Cabestain, e il Crescimbeni lo nomina italicamente Cabestano, l suoi bei versi innamorarono la molo
}

glie del Rossiglione y e cagionarono la sua morte


ci die il Petrarca spiega dicendo
:

e quel

Guglielmo

Che per

cantar

ha

'1

fior de' suoi di

scemo

X. Girolamo Maestro Mazzeo della vien creduto quello stesso che da Scipione Mazzellay istorico napolitano , dicesi che visse in Salerno y e che tra il 1^09 e il l'i^i ad
Ncn^ella
.

Montagna

istanza del re Roberto scrisse le Pandette della

medicina ,

le quali furono in

pia lingue tradotte ;

e che Pasquale Gallo e Pietro Castellano nelle

,2
vite dei

OSSERVAZIONI
medici

Mantuanus;

dicono Matthaeus Sylvaticus avvertendo che Matteo e Mazzeo era


illustri

sia errore, in quei tempi lo stesso , e che Mantuanus e debba dirsi Montaniis
.

FINISCE

LA SECONDA GIORNATA

DEL DECAMERON
INCOMINCIA

LA TERZA
Nella quale
si

ragiona sotto

il

reggimento di Nei-

FiLS di chi alcuna cosa molto

da lui disiderata
ricompe-

con industria acquistasse , o la perduta


rasse
.

T
I

^
J

aurora gih di vermiglia cominciava


il

tippre*-

sandosi

sole, a divenir rancia (i),

nica la Reina levata ^ e fatta tutta


levare
,

quando la domela sua compagnia


pezzo davanti
,

e avendo gi
al

il

siniscalco gran

mandato

luogo

dove andar doveano

assai

delle

cose opportune e chi quivi preparasse quello clie biso-

gnava; veggondo gi
te fatta

la

Reina incammino, prestamenil

ogn' altra cosa caricare , quasi quindi

capo

levato, con la salmeria (a) n'

and e con
e de' Signori
.

la famiglia

rimasa appresso delle

Donne
,

La Reina

adunque con lento passo


le

accompagnata e seguita dal,

sue

Donne

e da' tre Giovani

alla

guida del canto


,

di forse venti usignuoli e altri uccelli

per una vietta

(i)

Rancia

color d'arancio, gialla.


di

()

Salmeria, mollttodne

some, carriaggio.

ol l^q

ul

, , ,

i4

GIORNATA TERZA
,

non troppo usata


li

ma

piena di verdi erbette e di


s'

fiori

quali per lo sopravvegnente sole tutti


il

incominciaoccidente
,

vano ad aprire, preso

cammino

verso

1'

e cianciando e motteggiando e ridendo colla sua brigata


,

senza essere andata oltre a duniilia passi

assai a-

vanti die

mezza
il

terza forse

ad un bellissimo e ricco

palagio

quale alquanto rilevato dal piano sopra


,

un

poggetlo era posto


ti

gli

ebbe condotti
le

Se

quale entra,

e per tutto andati, e

vedendo

gran sale

le pulite

e ornate

camere compiutamente ripiene


,

di ci

che a

camera s' appartiene sommamente


e magnifico reputarono so discesi
lo
,

il

commendarono
.

il

signor di quello

Poi a basquel-

veduta

1'

ampissima e

lieta corte di

le volte

piene d' ottimi vini eia freddissima acqua,


,

e in gran copia

che quivi surgea

pi ancora
,

il

lo-

darono Quindi
.

quasi di riposo vaghi

sopra una log-

gia

che

la

corte tutta signoreggiava ( essendo


il

ogni
e di

cosa piena di quei fiori che concedeva

tempo

frondi ) postesi a sedere


e loro

venne

il

discreto siniscalco

con preziosissimi
.

confetti e ottimi vini ricevette


,

e riconfort

x\ppresso la qual cosa

fattosi aprire

un
che

giardino che

di costa era al palagio, in quello,

tutto era dattorno

murato,

se n' entrarono; e

parendo

loro nella

prima

entrata di maravigliosa bellezza tutto

insieme, pi attentamente le parti d quello comincia-

rono a riguardare. Esso avea dintorno da s e per lo

mezzo
strale
,

in assai parti vie

ampissime

tutte diritte
,

come

e coperte di pergolati di viti

le quali facevan

gran vista di dovere quello anno assai uve fare; e tutte


allora fiorite
s

grande odore per lo giardin rendevano

che

mescolato insieme con quello di molte altre cose


lo giardino olivano ,

che per

pareva loro essere tra

,,

NOVFXLA
tutta la spczicrla

I.

i5

che mai nacque in oriente.

Le

lato-

ra (i) delle (piali vie tutte di rosai bianchi e vermigli

e di gelsomini erano quasi chiuse': per le quali coe

non che

la

mattina

ma

qualora

il

sole era pi
,

alto

sotto odorifera e dilettevole

ombra senza

esser tocco

da quello
quali e

vi

si

poteva per tutto andare . Quante e


e-

come

ordinate poste fossero le piante che

rano
ninna

in

quel luogo, lungo sarebbe a raccontarej


<>

ma
,

n'

laudevole
sia

la

quale

il

nostro aere patisca

di

che quivi non

abbondevol mente. Nel mezxo del

quale (quello che non

men commendabile che


,

altra

molto pi ) era ini prato di cosa che vi fosse, minutissima erba e verde tanto che quasi nera parca
dipinto tutto forse di mille variet di fiori
,

ma

chiuso
li

dintorno d vei-dissimi e vivi aranci e di cedri

quali

avendo

vecchi

frutti

nuovi ed
agli

fiori
,

ancora ,non
ancora
al-

solamente piacevole ombra


l'

occhi

ma

odorato facevan piacere

Nel mezzo del qual prato

era

una fonte

di

marmo

bianchissimo e con maravi-

gliosi intagli. Iv'

entro, non so seda naturai vena o


,

da

artificiosa

per una figura

la

quale sopra una co,

lonna che nel

mezzo

di quella diritta era

gittava

tanta acqua (a) e

s alla

verso

il

cielo (

che poi non

(i)

Latora Fuso
Itili.

il

Sannauaro

in reni,

ma

in prosa rincirtl>>e af-

feUato,
(a)

Mari.
variet
8are])l)e

Gran

d'
il

opinioni

tra' critici

su questo luogo. Troppo

lungo afTare
il

riferire lutto ci ch'essi

hanno
regga

detto, e
la

rimando

lettore

air edizione

parmense; Accenner solamente che

con^u^ione

di questo luogo nasci; dal

non

sajiere

qual

nome
si

il

verlto gitlaya,

e dal rimaner sospeso il


giira. Io Tforisio
il

pronome

la f/iuile, che

trova doj>o la yoctjt-

Tcrlio giltnvn alla


e<l

fonie di
il

marmo
il

nominata nel

hrrre periodo antecedente,

aggiungo

Terho dopo

pronome ta
Itr^

^uale; tanto che

il

questionato ^>erodo vien rdoUo coti:

entro

la

i6

GIORNATA TERZA
cliiarissima rica.

senza dilettevol suono nella fonte

dea

che di meno avria macinato un mulino


al

La
,

qual poi (quella dico che soprabbondava


della fonte ) per occulta via del

pieno

pratello usciva

per canaletti
ri

assai belli e artificiosamente fatti, fuo;

di quello divenuta palese, tutto lo intorniava

quindi per canaletti slmili quasi per ogni parte


glardin discorrea, raccogliendosi ultimamente in

del

una

parte, dalla quale del bel giardino avea l'uscita 3 e

quindi verso

il

pian discendendo chiarissima


( )
i
,

avanti

che a quel divenisse

con grandissima forza e con

non piccola

utilit del signore


.

due mulina volgea

Il

veder questo giardino


la

il

suo bello ordine , le piante e


,

fontana co' ruscelletti procedenti da quella


a' tre
,

tanto
tutti

piacque a ciascuna Donna e

Giovani

che
si

cominciarono ad affermare che


in terra fare
,

se paradiso

potesse

non sapevano conoscere che


,

altra

forma,

che quella di quel giardino

gli si

potesse dare , n
gli si

pensare oltre a questo qual bellezza


giugnere
.

potesse ag-

Andando adunque
,

contentissimi dintorno

per quello
bellissime

faccendosi di vari rami d' albori ghirlande


tuttavia
,

udendo

forse
l'

venti

maniere di

canti d' uccelli


s'

quasi a pruova

un dell'
,

altro cantare

accorsero d' una dilettevol bellezza


soprappresi, non
il s'

della quale

dall' altre

erano ancora accorti.

Che

essi

videro

giardin pieno forse di cento variet


l'

di belli animali; e

uno all'

altro

mostrandolo, d' una


,

parte uscir conigli , d' altra parte correr lepri


fonte,

dove

non so

se

da naturai vena o da

artificiosa

per una figura, la


,

quale sopra una colonna , che nel mezzo di quella diritta era
lava tanta acqua ec. FIACCHI.
(1)

git~

divenisse, pervenisse

, .

GIORNATA TERZA
giacer cavriuoli
,

17

e in alcuna cerbiatti giovani andar


<{uesti

pascendo ; e oltre a
nocivi animali
,

altre

pi!i

maniere d non

ciascuno a suo diletto , quasi dime-

stichi, andarsi a sollazzo.

Le

quali cose, oltre altri

piaceri

un
,

vie

maggior piacere aggiunsero.

Ma
,

poi-

ch

assai

or questa cosa or quella veggendo

andati

furono, fatto dintorno alla bella fonte metter le tavole


li
,

e quivi prima
,

sei

canzonette cantate e alquanti bal-

fatti

come
e di
si

alla

Reina piacque, andarono a manriposato ordine

giare: e con grandissimo e bello e


serviti
lieti,

buone

e dilicate vivande, divenuti


a'

pi

su
si

levarono, e

suoni e

a' canti

e a' balli da

capo

dicrono infno che alla Reina per lo caldo so,

pravvegnente parve ora che


se a

a cui piacesse

s'

andas-

dormire. De' quali chi vi and e chi vinto dalla

bellezza del luogo andar

non

vi volle j
,

ma
,

quivi di-

moratisi

chi a legger romanzi


,

chi a giucare e scac-

chi e chi a tavole

mentre

gli altri
,

dormiron
si
,

si

diede
il

Ma

poich

passata la

nona levato
s'

fu

viso
,

colla fresca

acqua rinfrescato
,

ebbero

nel prato

si

come

alla

Reina piacque
il

vicini alla fontana venutine

e in quello secondo

modo
.

usato postisi a sedere ad


,

aspettar cominciarono di dover novellare sopra la


teria dalla
la

ma-

Reina proposta

De' quali

il

primo
,

a cui

Reina

tal

carico impose , fu Filostrato

il

quale

cominci in questa guisa:

i8

GIORNx'lTAL

NOVELLA L
Masetto da Lamporecchio (i)
si

fa mutolo

e di,

viene ortolano di uno monistero di donne


.

le

quali tutte concorrono a giacersi con lui .

bellissime donne, assai B.

sono di quegli uomini e


stolli, clie

di quelle

femmine che
clie
,

si

sono

credono tropil

po bene
che

come ad una giovane


sia

sopra

capo

posta la benda bianca e indosso messale la nera cocolla


,

ella

pi non
se

femmina
se

piii senta
1'

dei

femminili appetiti
fatta divenire
il

non come

di pietra

avesse

farla

monaca :

e se forse alcuna cosa


,

contra

questa lor credenza odono


se contra natura

cos

si

turbano

come

un grandissimo

e scelerato

male

fosse stato

commesso 5 non pensando n volendo aver


medesimi
,

rispetto a s

li

quali la piena licenza di


,

poter far quel

che vogliono non pu saziare

n an.

cora alle gran forze dell' ozio e della solitudine

similemente sono ancora di quegli

assai

che credono

troppo bene che la zappa e

la

vanga e le grosse vivan-

de e
i

disagi tolgano del tutto a' lavoratori della terra


,

concupiscevoli appetiti

e rendan loro d' intelletto e


.

d' avvedimento grossissimi

Ma quanto
,

tutti

coloro che

cosi credono sieno ingannati

mi

piace, poich la Reidella proposta

na comandato

me

1'

ha

non uscendo

(1)

Lamporecchio,

villa deliziosa dei signor! Rospigliosi, A'icino a


Lil).

Pi-

sloia. Il

Berni nel suo Orlando Innamorato


,,

IH. Canto VII.

Costui, ch'io dico, a Lamporecchio nacque,


cjuel

Ch' celebre caste! per

Masetto

NOVFXLAL
fatta

19

da

lei,

di

farveae pi chiare eoo una picciola

Novelletta

In queste nostre contrade fu ed ancora


stero di

un moniquale non

donne

assai

famoso di

santit

il

nomer per non diminuiru


sua
;

in parte alcuna la
,

fama

nel (|uale

non ha gran tempo

non essendovi
,

allora

pi che otto donne con una badessa


,

e tutte

un buono omicciuolo d' un loro bellissimo giardino ortolano il quale non contentandosi
giovani
era
,

del salario

fatta la

ragion sua col castaido delle don,

ne

Lamporecchio
tra gli altri
,

ond' egli era


il

se ne

torn

Quivi

che lietamente
,

raccolsono , fu

un
di
,

giovane lavoratore
villa
,

forte e robusto e,
,

secondo

uom

con bella persona

il

cui

nome era Masetto


stalo

domandollo dove tanto tempo

fosse

Il

buono

uomo, che Nulo avea nome, gliele disse. Il quale Masetto domand di che egli il monislero servisse A cui Nuto rispose io lavorava un loro giardino bello
.

e grande

e oltre a questo andava alcuna volta al bosco


,

per

le

legne
;

attigneva acqua e faceva colali altri ser-

vigetti

ma

le

donne mi davano

si

poco salario che


i

io

non ne poteva pure appena pagare


che non

calzari

oltre a questo elle son tulle giovani, e parnii eh' elle

abbiano
ninna
volta

il

diavolo in corpo

si

pu

far

cosa

al lor
1'

modo
,

anzi

quand' io lavorava alcuna


,

orto

l'

una diceva
,

pon qui questo e


,

l'

altra

pon qui quello e


no e diceva
seccaggine
dell' orto
volli star
;
,
,

l'

altra

mi
sta

toglieva la

zappa di ma-

questo non

bene
il

davanmi
,

tanta

che io lasciava
che
,

stare

lavorio
l'

e uscivami

si

tra

l'

una cosa e per


.

altra io

non vi
il

pi
,

sonmene venuto
io

Anzi mi preg
,

castaido loro

quando

me ne

venni

che

se io n' a-

ao
vessi

GIORNATA TERZA
alcuno
,

alle

mani che
io
,

fosse
;

da ci

che
il

io gliele

mandassi

e io gliele promisi
,

ma

tanto

faccia
gli

Dio

san delle reni

quanto

o ne procaccer o ne

man-

der ninno
to,

A Masetto

udendo egli
si

le

parole di

Nu-

venne nell'animo un desiderio

grande d'esser con


,

queste

monache che

tutto se

ne struggea

compren-

dendo per

le parole di

Nuto che

a lui dovrebbe poter


.

venir fatto di quello che egli disiderava


dosi che fatto niente
,

avvisan-

non
:

gli

verrebbe se a Nuto ne dicesse


facesti a

gli disse

deh come ben

venirtene

che un uomo a

star
:

con femmine? egli sarebbe meglio

a star con diavoli


sei

elle
si

non sanno

delle sette volte le


.

quello che elle


il

vogliono elleno stesse


,

Ma

poi

partito

lor ragionare

cominci Masetto a pensare

che
loro

modo
}

dovesse tenere a dover potere essere con

e conoscendo che egli sapeva

ben fare quegli


di

servigi

che Nuto diceva


,

non dubit

perder per

quello

ma

temette di non dovervi esser ricevuto

perciocch troppo era giovane e appariscente. Per

che
sai

molte cose divisate seco imagin :


, ,

il

luogo asse io so far


.

lontano di qui

e ninno
,

mi

vi conosce

vista d' esser

mutolo per certo

io vi sar ricevuto

in questa imaginazione fei'matosi, con in collo , senza dire ad alcuno dove


sa d'
s'

una sua scure


andasse , in gui-

un povero uomo se
,

n'

and

al

monistero : dove
il

pervenuto

entr dentro e trov per ventura

castaido
i

nella corte j al quale faccendo suoi atti

come

mutoli
1'

fanno
di

mostr di domandargli mangiare per


,

amor
e

Dio

e che egli
.

se bisognasse

gli

spezzerebbe del,

le legne

Il

castaido gli dio da

mangiar volentieri

appresso questo gli mise innanzi certi ceppi che Nuto

non avea pututo spezzare 5

li

quali costui

che

fortis-

, ,

NOWXLA
simo era
,

I.
.

ai
II

a pocn d' ora


d'

ehbc tut spezzati


al

castai-

do che bisogno aven


u quivi
gli

nudare

bosco

il

men seco

iece tagliare delle legue: {>oscia messogli


,

l'asino innanzi

cou suoi cenni


.

gli

fece intendere clie

a casa ne

le recasse

Costui

il

lece molto

bene
gli

per
eraa

che

il

castaido a far iare certe bisogne clic

luogo, pi giorni vel tenne. De' quali avvenne cbe un


di la bnilcs^sa
il

vide, e

domand
madonna,
il

il

castaido chi

egli

fosse. 11 quale le disse:

(jucsti

un povero
vened hogli
sai>es-

uomo mutolo

e sordo
,

quale uu di

(Questi di ci

ne per limosina

si

che

io gli

ho
e'

fatto

bene
.

latte fare assai cose

che bisogno

erano Se egli

ae lavorar l'orto, e volcsseci rimanere, io

mi credo
fare ci

che noi
bisogna

n'
,

avremmo buon
egli
:

servigio; perciocch egli ci

ed

forte , e potrebbeue

V uom

che volesse

e oltre a questo

non

vi

bisognerebbe di

aver pensiero che egli motteggiasse queste vostre giovani .

A cui

la

badessa disse
,

in ( di

Dio tu di

il

vero.

Sappi se egli

sa lavore

e ingegnati di ritenercelo: dagli

qualche paio di scarpette, qualche cappuccio vecchio


e lusingalo, fagli vezzi, dagli
castaido disse di farlo
.

ben da mangiare.

Il

Masetto non era guari lontano

ma

facceudo
,

vista di

spazzar la corte, tutte queste pa:

role udiva

e seco lieto diceva


si
I'

se voi
,

mi mettete cost
vi

entro

io vi lavorr (i)
.

orto

che mai non

fu

cosi lavorato

Ora avendo
sl;ir (juivi

il

castaido veduto che egli

ottimamente sapoa lavorare e con cenni domandatolo


,

se egli voleva

e costui con cenni rispostogli


,

che
g'

far voleva ci

che
1'

egli volesse

avendolo ricevuto

impose che

egli

orto lavorasse, e mostrgli quel-

(i)

Cioi lavorter.
'

DECAM. T.

II.

j ,

aa

GIORNATA TERZA
:

lo che a fare avesse

poi and per altre bisogne del


Il

monistero, e lui lasci.


appresso
noia
,

quale lavorando

1'

un

di

l'

altro

le

monache incominciarono
,

a dargli

e a metterlo in novelle
altri fa de'

come spesse volte avviele

ne che

mutoli , e dicevangli

pi scelerate

parole del

mondo, non credendo da


favella fosse , di ci

lui essere intese

e la badessa, che forse estimava che egli cosi senza co-

da come senza
rava
.

poco o niente

si

cu-

Or pure avvenne che


,

costui

un

di avendo lavo-

rato molto

e riposandosi ,

due
,

giovinette

monache

che per lo giardino andavano


egli era, e lui,

s'

appressarono l dove

che sembiante facea di dormire, co1'

minciarono a riguardare. Per che


era pi baldanzosa, disse
,

una che alquanto


,

all' altra;

se io credessi

che

tu mi tenessi credenza io ti ho avuto pi volte il quale


,
.

direi

un

pensiero che io

forse

anche a te potrebbe
,

giovare L' altra rispose : di sicuramente


io noi dir

che per certo

mai a persona Allora


.

la

baldanzosa inco-

minci: io non so se tu

t'

hai posto mente

come

noi

siamo tenute

strette
,

n che mai qua entro


il

uomo alcu,

no osa entrare

se

non

castaido

eh' vecchio, e

questo mutolo : e io ho pi volte a pi donne

che a

noi son venute, udito dire che tutte l'altre dolcezze


del
la

mondo sono una

beffe a rispetto di quello


l'

quando

femmina usa con


animo

uomo Per che


.

io

m' ho pi
,

volte messo in

poich con altrui non posso di


.

volere con questo mutolo provare se cosi

Ed egli il
pur

miglior del
volesse
,

mondo da

ci costui j che, perch egli

egli noi

potrebbe n saprebbe ridire.

Tu vedi

cVegli un colai giovlnaccio sciocco, cresciuto innanzi


al senno: volentieri udirei

quello che a te ne pai'e. Oim !


sai

disse

1'

altra ,

che quello che tu di ? non

tu che

NOVFXLAI.
noi ab1)iam promessa la
8C colei
,

a3

\ irglnii
si

nostra a

Dio

?
'1

O
di

d'isr

((iintitc

cose gli

promettono tutto
!

che

non

se ne gli attiene ninna


,

se nui gliele ubbiain pr(^

messa

truovisi un' altra

dell' altre

die

gliele atten-

gano

cui

la

compagna
il

disse
?

o se nui ingravidasdi^M.*:

simo

come andrebbe
:

fallo

Quella allora

tu
ti

cominci ad aver pensiero del mal prima che


venga
sare
:

egli

quando

cotesto avvenisse

allora
s

si

vorr pensi

egli ci Hs r mille
,

modi

di fare

che mai non


.

saprk

pur che noi medesime noi diciamo


ci
,

Costei
l'

udendo

avendo gih maggior voglia che


fosse
1'

altra
,

di provare

che bestia
?

uomo
:

disse: or

bene

come faremo
in su la

A
io

cui colei rispose

tu vedi eh' egli

nona
,

dormire
ci : e
s'

se

mi credo che le suore sien tutte a non noi Guatiam per l' orto se persona
: .

egli

non

ci

persona

che abbiam noi a

fare,

se

non

a pigliarlo per
Ih

mnno
lu

e menarlo in questo ca?

pannetto,

dove

egli

fugge l'acqua (i)


,

e quivi

r una
dia
:

si

stea dentro
si
.

con
,

l' s'

altra faccia la guai>

egli

sciocco

che

egli

acconceri

comunque
se

noi vorremo

Masetto udiva tutto questo ragionamen-

to; e disposto
l'

ad ubbidire, ninna cosa aspettava,

non

esser preso dall'


,

una

di loro

Queste

guardato ben

per tutto

e veggendo che da ninna parte potevano es,

ser vedute

appressandosi quella
,

che mosse avea

le

parole

a Masetto
pi>
.

lui dest

ed
atti

egli incontanente si

lev in

Per che costei con


egli

lusinghevoli presolo
risa
,

per la mano, ed

faccendo colali
,

sciocche
farsi
,

il

men
p

nel capannirtto
,

dove Masetto
ella volle

senza

trop
si

invitare

quel fece che

La quale

co-

fi)

Dove fgti/ugg tacqma,

cio dor'cgK

irkoTfnqaMiJoi>ioc.

2*4

GIORNATA TERZA
leale

me
tra
il

compagna, avuto quel che volea, diede


,

all'al-

luogo

e Masetto
.

pur mostrandosi semplice faceva


si

lor volere
,

Per che avanti che quindi

dipartisil

sono

da una volta .in

su ciascuna provar volle come


:

mutolo sapeva cavalcare

e poi seco spesse voi te ragiocos dolce cosa e piii


,

nando dicevano che bene era

come
tempo

udito aveanoj e prendendo a convenevoli ore


,

col

mutolo

s'

andavano a

trastullare

Avvenne
finestretta

un

giorno che una lor

compagna da una
,

della sua cella di questo fatto avvedutasi

due

altre il

mostr

prima tennero ragionamento insieme di

doverle accusare alla badessa: poi, mutato consiglio

e con loro accordatesi, partecipi divennero del podere


di Masetto
.

Alle quali

l'

altre tre

per diversi accidenti


.

divenner compagne in vari tempi


badessa
,

Ultimamente
s'

la
,

che ancora di queste cose non


di tutta sola per lo giardino
,

accorgea

andando un

essendo

il

caldo grande
il

trov Masetto ( il qnal di poca fatica


,

per lo troppo cavalcar della notte


all'

avea assai )
:

(i) tutto disteso

ombra
i

d'

un mandorlo dormirsi

ed avendogli

il

vento
.

panni davanti levati indietro

tutto stava scoperto

La qual
,

cosa riguardando la don-

na de

e sola vedendosi

in quel
le

medesimo appetito cad:

che cadute erano

sue monacelle

e destato
,

Ma-

setto seco nella sua

camera nel men


a lavorar

dove parecfatta
,

chi giorni con gran querimonia dalle

monache
orto
,

che

1'

ortolano

non venia

1'

il

tenne

provando e riprovando quella dolcezza la quale essa prima all' altre solca biasimare Ultimamente del.

(i)

Di pocajalica avea

assai, cio ogni poca fatica gli bastava, gli

eza soverchia, oiodo di dire assai bello.

NOVELLA L
la

a5
che parte vo-

sua camera alla stanza di lui riiuandatolnc, e mol-

to spesso rivolendolo, e olire a ci pi

lendo da
s'

lui

non potendo Masetto


suo esser mutolo
gli

sodisfare a tante,

avvin che
,

il

potrebbe
.

se pi

stesse

in troppo gran

danno

resultare
,

|)erci

una

notte

colla badcsw essondo

rotto lo scilinguagnolo
,

(i)

cominci

a dire

madonna
fatica

io

ho

inteso

che u

gallo basta assai bene a dieci galline, ma che dieci uomi-

ni possono

male o con

una femmina sodisfare,


nove 3
al clic

dove a
del

me

ne conviene
io

servir

per cosa

mondo

non

potrei durare; anzi sono io per quel-

lo che infino a qui

ho

fatto

tal

venuto
,

che

io

non

posso far n poco n molto j e perci

o voi mi

lasciate

andar con Dio, o voi a questa cosa trovate modo. La

donna udendo
che tu

costui parlare,

il

quale

ella

teneva
io

mu-

tolo, tutta stord, e disse:


fossi
,
.

che questo?
,

credeva
,

mutolo Madonna
per natura
tolse
, ,

disse Masetto

io era

ben
t

cosi

ma non

anzi per

una infermiprima questa


e domandollo
scr\ire.

che

la favella

mi

e solamente da

notte la

mi

sento essere restituita : di che io lodo Iddio


.

quant' io posso

La donna

sei credette

che volesse dir ci che


Masetto
s'

egli a
.

nove aveva a
la badessa

le disse il fatto

II

che

udendo
savia

accorse che

monaca non avea che molto pi


per che,

non

fosse di lei:

come

discreta

senza lasciar

Masetto partire, dispose di voler colle sue monache


trovar

modo

a questi

fatti

acciocch da Masetto non

(1)

Romper
li

io scilinguagnolo yet cotniicare a

imAtn.^ftr roUo
favella

sciollo lo scilinguagnolo. Varchi Ereol. to.

D' uno che

aai,

'wsa
lua

dire: egli ha rollo o taglialo le


filetto

scili npiagnolo, il

quolo

chile

neon
aoUo

che quel inuKolino che UgUfeiw


a'

le

pi volle

ba-

lie di

la

lingua

bamlt.

,,

ii6
fosse
il

GIORNATA TERZA
monistero vituperato
il
.

Ed

essendo di que' di
,

morto

lor castaido

di pari consentimento

aper-

tosi tra tutte ci clie

per addietro da tutte era stato


clie le genti

fatto ,

con piacer di Masetto ordinarono

circunstanti credettero che per le loro orazioni e per


gli

meriti del santo


,

in cui intitolato era


,

il

monistero

a Masetto
restituita
j

stato

lungamente mutolo

la favella fosse
si fatta

e lui castaido fecero : e per


,

maniera

le sue fatiche partirono

che

egli le pot

comportare.
genei-asse,

Nelle quali

come che

esso assai

monachin
,

pur
ne

si

discretamente procedette la cosa


,

che niente se
,

sent

se

non dopo

la

morte della badessa essendo

gi Masetto presso

che vecchio e disideroso di tornarsi


.

ricco a casa

la

qual cosa saputa

di leggier gli fece


,

venir fatto
ricco
,

Cosi adunque Masetto vecchio

padre e

senza aver fatica di nutricar figliuoli e spesa di


,

di quegli

per lo suo avvedimento avendo saputo la


,

sua giovanezza bene adoperare


in collo partito
s'

donde con una scure


,

era

se

ne torn
poneva

affermando che
le corna sopra
'1

cosi trattava Cristo chi gli

cappello

NOVELLA
di che Agilulf tacitamente
e tondelo
s
:

II.

Un pallafrenier giace colla moglie


s'

d* jigilulf re ,

accorge , truovalo

il

tonduto

tutti gli altri


.

tonde , e co^

campa dalla mala ventura

ssendo la fine venuta della novella di Filostrato

della quale erano alcuna volta

un poco

le

Donne

ar-

NOVELLA
TOisae
,

IL
,

17
piacque

e alcun' altra se ne avevan riso

alla Ileina
le
s

che Pampinea novellando seguisse. Ija({ua.

con ridente viso incominciando disse

Sono alcuni
di conosce-

poco

discreti nel voler

pur (i) mostrare

re e di sentire quello che per lor

non

fa di
i

sapere, che

alcuna volta per questo riprendendo


fetti in altrui
,

disavveduti di-

si

credono

la

loro vergogna scemare

dove

essi

l'

accrescono in iuGnito.

che ci

sia vero,

nel suo contrario ( mostrandovi


se
d'

V astuzia

d'

un

for-

di

minor valore tenuto che Masetto)


re
,

nel senno

un valoroso

vaghe Donne

intendo che per

me

vi sia dimostrato

gilulf re de' Longobardi,


sori in

si

come
,

suoi predecesfatto
,

Pavia

citth di

Lombardia
,

avevan

fer-

i 1

solio del
,

suo regno

avendo presa per moglie


,

Teudelinga

rimasa vedova d' Autari


,

re stato simil-

mente
re.

de' Longobardi

la

quale fu bellissima donna,


avventurata in amado-

savia e onesta molto,

ma male

Ed
,

essendo alquanto per

la virt e

per lo senno di

questo re Agilulf le cose de' Longobardi prospere e in


quiete

avvenne che un pallafreniere della detta


,

rei-

na

uomo

quanto a nazione (a)

di vilissima condivii

zione,
stiere
,

ma

per altro da troppo pi che da cosi

meil

e della persona bello e grande cosi

come

re

fosse, senza

misura della reina s'innamor.


gli

per-

ciocch

il

suo basso stato non

aveva tolto che egli


esser fuor d' ogni
il

non conoscesse questo suo amore


convenienza
eziandio a
,

come
con
gli

savio

a ninno

palesava
scoprirlo

lei

occhi ardiva

tli

(1)
(1)

Pur

qui valr in tultii modi.


il

Nazione

Doccarrio lo prentlr qui e in albi luoghi prrsignilic*-

R eiIraxSone,

Huteita,

Mart

28

GIORNATA TERZA
di

quantunque senza alcuna speranza vivesse

dover

mai

lei

piacere

pur seco
i

si

gloriava che in alta


j

parte avesse allogati


tutto ardeva in
oltre

suoi pensieri
,

come

colui che

amoroso fuoco
-de' suoi

studiosamente faceva,
,

ad ogn' altro
clie

compagni

ogni cosa la
.

qual credeva

alla ^reina la

dovesse piacere
,

Per
,

clie interveniva

che

reina

dovendo cavalcare

pi volentieri
cava
,

il

pallafreno da costui guardato cavalaltro


:

che alcuno

il

che quando avveniva costui


,

in grandissima grazia sei reputava

mai

dalla staffa
i

non

le si partiva,

beato tenendosi qualora pure


.

pan-

ni toccar le

poteva
,

Ma, come noi veggiamo


la

assai so,

vente avvenire
tanto
l'

quanto

speranza diventa minore


,

amor maggior farsi


,

cosi in questo

povero palil

lafreniere avvenia

in tanto che gravissimo gli era


il

poter comportare
facea
,

gran disio cos nascoso

come

non essendo da alcuna speranza

atato^ e pi
disciogliersi,

volte seco, di questo

amor non potendo


pensando seco del

diliher di morire.

modo
,

prese

por partito di voler questa morte per cosa per


apparisse lui morire per lo

la

quale

amore che

alla reina

aveva

portato e portava
tal fosse
,

e questa cosa propose di voler che


la

che

egli in essa tentasse

sua fortuna

in
fe-

potere o tutto o parte aver del suo desiderio.

N si

ce a voler dir parole alla reina


far sentire
il

o a voler per lettere


in

suo amore
j

che sapeva che

vano o

direbbe o scriverebbe

ma

a voler provare se per in.

gegno colla Reina giacer potesse


via
e'

altro
egli

ingegno n
in persona
lei

era
il

se

non trovar modo come

del re ,

quale sapea che del continuo con

non
che

giacca, potesse a lei pervenire e nella sua

camera entrae in

re .

Per che, acciocch vedesse in che m.aniera

NOVEIXA n.
bito
il

a9

re

quando a

lei

andava , andasse, pi volte di

nolle in una gran sala del {lalagio del re (la (juale in

mezzo

era tra la

camera del re e quella della reina)


il

si

nascase: e in tra l'altre una notte vide

re uscire della
,

sua camera inviluppato in un gran mantello


dall'

o aver

una mano un
,

torcluetlo acceso e dall' altra

una

Lncciietta

e andare alla

camera

della reina

e senza

dire alcuna cosa percuotere una volta o


della

due V uscio

camera con quella

bacclietta

e incontanente es.

sergli aperto e toltogli di

mano
:

il

tordi ietto

La qual
,

cosa vetluta

e similmente vedutolo ritornare


fare egli altres

pens
avere
,

di cosi dover

e trovato

modo d'

un mantello simile a quello che al re veduto avea e un tordi ietto e una mazzuola, e prima in una stufa
lavatosi

bene,

accioccliti

non

forse l'odore del

letame

la reina noiasse

la facesse

accorger dello inganno


,

con queste cose, come usato era


nascose
.

nelle gran sala


si

si

sentendo che gih per tutto

dormia

tempo parendogli o
effetto

di dovere al suo desiderio dare


alta

o di far via con

cagione

alla
,

bramata morte,

fatto colla pietra e collo acciaio

die seco portato


,

avoa

un poco
camera

di

fuoco

il

suo torchietto accese

chiuvso e avviluppato nel mantello, se n'

and

all'

uscio
.

della

e due volte

il

percosse colla bacchetta


tutta sonnocchiosa

La camera da una cameriera


aporta
,

fu

il

lume preso
,

e occultato: laonde egli, senza

alcuna cosa dire


to
il

dentro alla cortina trapassato, e posa,

mantello
.

se n' entr nel letto

nel quale la reina


,

dormiva

Egli disiderosa mente in braccio recatalasi

mostrandosi turbato ( perciocch costume del re esser sapea che , quando turbato era , ninna cosa voleva
udire ) senza dire alcuna cosa o senza essere a lui det^

3o
ta,

GIORNATA TERZA
pi volte carnalmente
gli

la reina
,

cognobbe.

E come
la
diletil

che grave

paresse
gli fosse
,

il

partire

pur temendo non


1'

troppa stanza
to in tristizia
,

cagione di volgere
,

avuto

si

lev

e ripreso
,

il

suo mantello e
,

lume senza alcuna


pena
esser poteva

cosa dire

se n'

and e come pixi


camera

tosto pot si torn al letto suo


,

Nel quale ancora ap,

quando

il

re levatosi
s

alla

and

della reina

di che ella
,

maravigli forte ; ed

essendo egli nel letto entrato


ella
,

e lietamente salutatala,
,

dalla sua letizia preso ardire

disse

o signor

mio questa che


,

novit stanotte
1'

voi vi partite pur


di

test

da

me
,

e oltre

usato

modo

me
j
,

avete preso

piacere

e cos tosto da capo ritornate


.

guardate ci

che voi

fate

Il

re

udendo queste parole

subitamente

presunse la reina da similitudine di costumi e di persona essere stata ingannata


;

ma come
,

savio

subita-

mente pens
n' era
,

poi vide (i) la reina accorta non se


altro
,

n alcuno

di

non volemela

fare accorfatto
,

gere

Il

che molti sciocchi non avrebbon


io

ma
fu ?

avrebbon detto:

non

ci fu' io:
?

chi fu colui che

ci

come and
rebbouo
la
,

chi ci venne

di che molte cose nate sa-

per

le quali egli

avrebbe a torto contristata

donna e datole materia


che gi

di disiderare altra volta quel,

lo

sentito avea j e quello


gli

che tacendo niuna


s'

vergogna

poteva tornare
.

parlando
il
,

arebbe (2) don-

vitupero recato

Risposele adunque

re pi nella
:

mente
na
,

che nel viso o che nella parole turbato


vi
,

non

sembro

io

uomo

da

poterci altra volte es?

sere stato Poi

e ancora appresso questa tornarci


che
che.

A
al

cui.

(i)
(2)

vide, poi

\>ide

Parlando i arebbe.

R. emendo

si in /t

e diede senso

pe-

riodo. Rolli.

NOVELLA
la

n.
,

3i

donna

rispose

signor

mio

si |

ma
il

tuttavia io vi
.

prlego clic voi guardiate alla vostra salute


re disse
:

Allora

il

ed

egli

mi piace
,

di seguire

vostro consi-

glio; e questa volta

senza dar>i pi impaccio,

me

ne vo' tornare
di
to

avendo V animo gih pieno d' che vedeva


s'

ira

mal
,

talento per quello


il

gli

era stato fat-

ripreso

suo mantello,

usci della camera, e

pen-

s di voler chetamente trovare chi questo avesse fatto,

imaginando

lui della casa


,

dovere essere

qualun.

que

si

fosse

non

esser potuto di quella uscire

Preso
,

adunque un
se n'

plcciolissimo

lume

in
,

una lantemetla

and

in

una lunghissima casa


,

che nel suo panella quale quasi

lagio era sopra le stalle de' cavalli


tutta la sua famiglia in diversi letti

dormiva
che ci
ancora

ed

esti-

mando che qualunque


,

fosse colui

fatto avesil

se

che

la

donna diceva
tacitamente
,

non

gli fosse

polso

e'I

battimento del cuore per lo durato affanno potuto


;
,

riposare

cominciato

dall'

imo

de' capi
il

della casa
to
,

a tutti cominci ad andare toccando


gli
,

pet-

per sapere se

battesse

Come

che ciascuno

altro

dormisse forte

colui che colla


:

rcina stato era


,

non dormiva ancora


nire
forte
il

per

la

quale cosa

vedendo ve-

re e avvisandosi ci che esso cercando andava,


,

cominci a temere

tanto che sopra il battimen-

to della fatica avuta la

paura n' aggiunse un maggiore |


se
il

e avvisossi
se
,

fermamente che,
il

re di ci
.

s'

avvedesvarie
,

senza indugio

facesse

morire

E come che

cose gli andasser per lo pensiero di doversi fare

pur

vedendo

il

re senza alcuna

arme

diliber di far vista


il
,

di dormire, e d'attender quello che

re far dovesse

Avendone adunque
vandone,
il

il

re molti cerchi

n alcuno

tro-

quale giudicasse essere stato desso,

pci^

32

GIORNATA TERZA
e trovandogli batter forte
.

venne a costui j
disse
;

il

cuore

seco

questi desso

Ma

si

come colui che di


che
si sentisse

ci che
,

fare intendeva ninna cosa voleva


altra cosa gli fece se
le quali portate

ninna
,

non che con un paio


,

di forfcette

avea
li

gli

tonde alquanto

dall'

una

delle

parti

capelli
,

quali essi a quel

tempo portavano
dipart e tor-

lunghissimi

acciocch a quel segnale la mattina se,

guente

il

riconoscesse
.

e questo fatto

si

nossi alla
s

camera sua Costui , che


,

tutto ci sentito avea,

come

colui che malizioso era


:

chiaramente
egli

s'

avvis

per che cos segnato era stato


aspettar
si

laonde

senza alcuno
,

lev

e trovato

un paio

di forfcette

delle

quali per avventura v' erano alcun paio (i ) per la stalla

per lo servigio de' cavalli

pianamente andando a
,

quanti in quella cosa ne giacevano

a tutti in simil
3

maniera sopra

l'

orecchie tagli
,

capegli

e ci fatto
.

senza essere stato sentito


levato la mattina
,

se

ne torn a dormire
le

Il re

comand che avanti che


,

porte del
venisse

palagio
davanti
sa in

s'
5

aprissono

tutta la
.

sua famiglia

gli

e cos fu fatto

Li quali tutti senza alcuna co,

capo davanti standogli


il

esso cominci a guardare


5 e veggendo la magun medesimo modo ta:

per conoscere

tonduto da lui

gior parte di loro co' capelli ad


gliati
,

si

nxaravigli
,

e disse seco stesso

costui

il

quasia
,

le io

vo cercando

quantunque di bassa condizion


senno
.

assai

ben mostra

d' essei-e d' alto

Poi veggendo
egli cerca-

che senza romore non poteva avere quel oh'

(1)

AvYeiti

/ erano

alcun paio
,

al

modo

latino

il

verho nel

numero
seco pi

maggiore col
<!'

nome

nel minore

quando

nome che comprende

uno

NOVELLA
va
,

IL

33

disposto a

non volcn; per piccola vendetta (i) ac,

quistar gran vergogna


nirlo
,

con una sola parola

d'
,

ammogli pia-

e dimostrargli cbc avveduto se ne fosse e a tutti rivolto disse


:

cque
pi
,

chi

'1

fece noi faccia

mai

e andatevi con

Dio

Un

altro gli

avrebbe voluti

far collare, martoriare,

esaminare e domandare} e
(juello

ci facendo

avrebbe scoperto

cbe ciascun dee

andar cercando di ricoprirej ed essendosi scoperto, ancora cbe intera vendetta n' avesse presa
,

non scemata
,

ma

molto cresciuta n' avrebbe


l'

la

sua vergogna
,

e con-

taminata

onest della donna sua


si

Coloro cbe quella

parola udirono
s

maravigliarono, e lungamente fra


il

esaminarono cbe avesse


;

re voluto per
,

quella

dire

ma
il

ninno ve ne fu cbe
.

la intendesse
,

se

non co,

lui solo a cui toccava

Il

quale
,

si

come

savio

mai

vivente

re

non

la

scoperse

n pi la sua

vita in si

fatto atto

commise

alla

fortuna

NOVELLA

III.

Sotto spezie di confessione e di purissima coscien-

za una donna , innamorata d' un giovane , mduce un solenne frate , senza avvedersene egli ,

a dar modo
effetto .

alieni

piacer di

lei

avesse intero
;

aceva gi Pampinea

1'

ardire e la cautela del


,

pallafrenierc era da' pi di loro stata lodata

e simil-

(i)

gnnilissima

Piccola vendetta chiama, non per risprtlo eST offen, ch'era , ma peich aiebbe CiiU in uomo vile.

li
mente
tatasi ,
il

GIORNATA TERZA
senno del
re,

quando la Reina a Filomena

vol-

le impose il seguitare : per la qual cosa Filomena


.

vezzosamente cos incominci a parlare

Io intendo di

raccontarvi una beffe clie fu da do vero fatta da una


bella

donna ad un solenne
,

religioso
essi
il

tanto pi ad ogni
,

secolar da piacere

quanto

pi stoltissimi
,

uomini di nuove maniere e costumi


elle gli altri in

si

credono pi
,

ogni cosa valere e sapere

dove

essi di

gran lunga sono da molto

meno
si

si

come
,

quegli clie

per
altri

vilt d'

animo non avendo argomento


,

come

gli

uomini

di civanzarsi (i)
,

rifuggono dove aver


.

possano da mangiar
cevoli

come

il

porco
,

La quale o
,

piase-

Donne
l'

io racconter
,

non solamente per

guire

ordine imposto
i

ma
a'

ancora per farvi accorte

die eziandio

religiosi

quali noi oltre


,

modo
,

cre-

dule troppa fede prestiamo alcuna volta


,

possono essere
,

e sono

non che

dagli

uomini

ma da
,

alcuna di

noi cautamente beffati

Nella nostra

citt

pi

d' inganni piena

che d'amore
,

o di fede

non sono ancora molti anni


,

passati
,

fu una

gentil donna di bellezze ornata

e di costumi
,

d' altezaltra
,

za d' animo e sottili avvedimenti


dalla natura dotataj
tro che alla
io gli sappia
,

quanto alcun'

il

cui nome, n ancora alcuno


,

al-

presente novella appartenga

come che

non intendo

di palesare

perciocch ancarlcherebber

cora vivono di quegli che per questo


di sdegno, dove
iZoste

si

di ci sarebbe

con

risa

da trapassare
,

adunque

d' alto legnagglo veggendosi nata

(i)

Cwanzarsi. Questo termine

s'

usa anche

al

presente in vane

parti di Lomlardia, e vale avanzarsi, ulilizzursi. Mart.


Il Ruscelli spiega

nialamcnte civanzarsi per pascersi, nudrirsi, e ice


dei golosi

che

si

pone quasi sempre in mala parte parlandosi

ed

altri tali.

NOVELLA III.
maritata ad uno arlcGce lanaiulo
era
, ,

35
perciocch artefice
terra,
,

uoii ]KJtcnilu Io

sdegno dell'animo porre in

per lo quale estimava niuno

uomo di bassa

condizione

({unutun([ue ricchissimo fosse, esser di

gentil

donna

degno; e voggcndo lui ancora con tutte le sue ricchezze da ninna altra cosa essere pi avanti
divisare
,

che da
tela
,

sajK'r

un mescolato o
,

fare ordire
j

una

o con

una

filatrice

dispulare del filato

propose di non volere


,

de' suoi abbracciamenti in alcuna niciuiera

se

non in

quanto negare non


zione di so
ci
,

gli

potesse;

ma

di volere asodisfa,

medesima trovare alcuno


lanaiuolo
,

il

quale pi di

che

il

le paresse

che

fosse

degno

innamorossi d* uno assai valoroso


et
f

uomo

e di

mezza
la se-

tanto che qual di

noi vedeva
.

non poteva
ed

guente notte senza noia passare


ci

Ma il valente uomo di
,

non accorgendosi
,

niente ne curava

ella

che

molto cauta era


per

n per ambasciata di femmina n


,

lettera ardiva di fargliele sentire

temendo de' pe-

ricoli

possibili

ad avvenire
con un

Ed

essendosi accorta
(il

che
per-

costui usava molto

religioso
,

quale, quan
,

tunque

fosse

tondo e grosso

uomo nondimeno
,

ciocch di santissima vita era

quasi da tutti avea di

valentissimo frate fama ) estim costui dovere essere

ottimo mezzano

tra lei e

il

suo amante
,

avendo

se-

co pensato che
venevole ora
cliiamare
confessare
,

modo

tener dovesse

se n'

and

a confattosel

alla chiesa
,

dove
gli

egli

dimorava; e
,

disse
.

quando

piacesse
,

da lui

si

voleva

Il frate

vedendola

ed eslimandola gentil

donna
disse
:

l'ascolt volentieri:
,

ed

essa

dopo

la

confessione

padre mio

me

convien ricorrere a voi per


Io so
i

aiuto e per consiglio di ci che voi udirete

come

colei

che detto ve

l'

ho, che voi conoscete

miei

. ,

36
parenti e
vita sua
s
'1

GIORNATA TERZA
mio marito
riccliissimo
,

dal quale io sono pi che la


,

amata 5 n alcuna cosa disidero

clie

da

lui
,

come da
1'

uomo
j

e che

'1

pu ben fare

io

non

abbia incontanente

per

le quali cose io

pi che
,

me

stessa

P arno

e lasciamo stare che io facessi


al

ma,

se io pur pensassi cosa ninna che contro

suo onore

e piacer fosse, ninna rea

gna come sarei


so
il
,

io

Ora uno

femmina fu mai del fuoco dedel quale nel vero io non


,

nome ma persona dabbene mi pare,


,

e, se io

non

ne sono ingannata
della persona
se
,

usa molto con voi

bello e grande
,

vestito di

panni bruni

assai onesti

for,

non avvisandosi che


io

io cosi fatta intenzione abbia

come
che

ho

pare che

m' abbia
si

posto
,

1'

assedio

posso farmi n ad uscio n a finestra


egli

n uscir di casa,
:

incontanente non mi

pari innanzi
5

e mara-

vigliomi io

come

egli

non

ora qui
fatti

di

che

io

mi dol-

go forte

perciocch questi cosi

modi fanno soven-

te senza colpa alle oneste

donne acquistar biasimo

Hommi
a'

posto in cuore di fargliele alcuna volta dire


;

miei

fratelli

ma

poscia
volta
1'

m' ho pensato che


ambasciate per
,

gli
,

uo-

mini fanno alcuna

modo

che
,

le risposte seguitan cattive

di

che nascon parole


per che,

dalle parole

si

perviene

a' fatti:
,

acciocch ma,

le e scandalo

non ne

nascesse

me
,

ne son taciuta
,

diliberami (i) di dirlo pi tosto a voi


si

che ad

altrui,

perch pare che suo amico

slate
,

si

ancora perch
gli

a voi sta
gli

bene

di cosi fatte cose


.

non che

amici,

ma

sUaui ripigliare (2)

Per che

io vi priego

per solo

(1)

DUherami per deliberai mi,


facili

devesi scrivere delibera'

mi:

trovegli

rai

non

di rado talmente scritti tali verbi, e questo

avvertimento te

renda

a comprendere. Rolli.

(a) Ri/jigliiire,

riprendere castigar con parole.

NOVELLA
Iddio che voi di ci
il

in.
,

^7
e pregare
altre

dobbiate riprendere
.

che pi questi modi non tenga

EgH ci sono dell'

donne

assai
,

le

quali per avventura son disposte a que-

ste cose

e placer loro d'esser guatate (i) e vaglieglui


;

giale

da

laddove a

me
ho
,

gravissima noia,
1'

si

come

a colei che in niuuo atto

animo

disposto a tal

materia

E
.

detto questo
Il

quasi lagrimare volesse, bas-

so la testa

santo frate comprese incontanente che


;

di colui dicesse di cui veramente diceva

commea*
buona
,

data mollo la donna di questa sua disposizion

fermamente credendo quello


ceva
,

esser vero

che

ella di,

le

promise

d'

operar
le

si

e per tal

modo
:

che

pi da quel cotale non


noscendola ricca molto
e
della limosina,
il
,

sarebbe dato noia

e cocarit
.

le

lod

l'

opera della

suo bisogno raccontaudole


s'

cui la donna disse: io ve ne priego per Dio; e

egli

questo negasse, sicuramente

gli dite

che io

sia stata

quella che questo v' abbia detto, e siamevene(ia) doluta.

E quinci
,

fatta la

confessione e presa la peniten-

za , ricordandosi dei conforti datile dal frate dell' opera


della limosina

empiutagli nascosamente
l'

la

man

denari
li

il

preg che messe dicesse per


,

anima de'morne torn


era
,
.

suoi

e da' pi di lui levatasi


frate

a casa se

Al santo
ne
il

non dopo molto,

si

come usato

ven-

valente

uomo

col quale poich d'

una cosa e
,

d' altra

ebbero insieme alquanto ragionato


per assai cortese
,

tiratoi

da

parie

modo il riprese dello

intendere

e del guardare
(i)

che

egli

credeva che esso facesse a

Guatare

gaarclare.

(a)

Siamei'ene,

me

ne sia a voi; e
il

si

proferisce con

T accento

oclla

prima, ed

di quelle che allega

Bembo

che

ai

reggono cinque tllab*

aoUo UDO accento

DECAM. T.

II.

. , .

38
quella donna
Il
,

GIORNATA TERZA
si

come ella
si

gli

aveva dato ad intendere


,

valente

uomo
l'

maravigli
,

si

come

colui clic

mai

guatata non

avea

e radissime volte era usato di pas,

sare davanti a casa sua

e cominci a volersi scusare 5

ma
lo
,

il

frate

non

lasci dire ,
,

ma
.

disse egli

or non far

vista

di maravigliarti

n perder parole in negarIo


,

percioccli tu
:

non puoi
ella

non

lio

queste cose

sapute da' vicini

medesima
dico io di

forte di te dolendosi

me
non

l'

ha dette

quantunque a
,

te
lei

queste ciance omai


cotanto
,

ti

stean bene

ti

che

se
,

mai
ne di
Il

io

ne trovai alcuna di queste scioccliezze schifa


;

ella dessa
lei ti

e perci per onor di te

e per consolazio-

priego te ne rimaughi e lascila stare in pace

valente

uomo

pi accorto che

'1

santo frate

senza
j

troppo indugio la sagacit della donna comprese

mostrando alquanto di vergognarsi


intramettersene per innanzi
la casa n'
:

disse di

pi non
,

e dal frate partitosi


la

dal-

and della donna

quale sempre attenta


,

stava

ad una picciola

finestretta

per doverlo vedere,


,

se vi passasse.

vedendol venire
,

tanto lieta e tanto

graziosa gli

si

mostr
il

che

egli assai

bene pot com-

prendere s avere
frate
:

vero compreso dalie parole del

e da quel di innanzi assai

cautamente con suo

piacere e con grandissimo diletto e consolazion della

donna

faccendo sembianti che altra faccenda ne


,

fos.

se cagione

continu di passar per quella contrada alquanto gi accortasi che


egli a lei
,

]Ma la donna dopo


costui cosi piacea

ella a

come

disiderosa di volerlo
ella
gli

pi accendere e certificare dello amore che


portava
torn
,

preso luogo e tempo

al santo frate se
a'

ne
,

e postaglisi nella chiesa a sedere


.

piedi
,

piagnere incominci

11 frate

questo vedendo

la

do-

, ,

NOVELLA
mand
altre

HI.
ella ave&sc

39
La
Ioa-

pietosa mente
:

che novelle
,

na rispose

piiilrc

mio

le novelle

che

iu

ho non sono
,

che

d (|uel

mnlndclto da Diu vostro amico


1'

(li

cui io lul vi rnmmnricai

allr' ieri

]K'rolocclu'^

io

credo che egli

sia

nato per

mio grandissimo slimolo


lieta
,
,

e per farmi far cosa che io non sar mai

mai ardir poi


il

di pi

ponuivi

a'

piedi

Come
?

disse

Irate
,

non

s'

egli rimaso di darti pi noia


,

Certo

no

disse la

donna

anzi

poich io mi ve ne dolsi
,

come per un dispetto avendo forse avuto per male che io mi ve ne sia doluta, per ogni volta che pasqwasi
sar vi solca, credo

che poscia

vi sia passato sette

or

volesse Iddio che ilpassar\-ie


to,

il

guatarmi
sfacciato

gli fosse basta,

ma

egli stato si ardito e

si

che pure

ieri

mi mand una femmina in casa con sue novelle e con sue frasche, e, quasi come se io non avessi delle borse e delle cintole mi mand una borsa e una cintola il che io ho avuto od ho si forte per male che io credo,
,

se io
stro

uou

avessi guardato al peccato, e poscia


,

per vo-

amore
non

io avrei fatto
nt^

il

diavolo

ma
.

pure mi sou

rattemperata ,

ho voluto

fare n dire cosa alcuna

che
sto
la
,

io

vel faccia
io gih

prima assapere

E
,

oltre a

que-

avendo

rcnduta indietro la borsa e


1'

la cinto-

alla

femminetta che recata


,

avea

che

gliele ri-

portasse

e brutto

commiato

datole,

temendo che
io
1'

ella

per s noli

la tenesse e a lui dicesse

che

avessi ri-

cevuta, si coni' io intendo che elle fanno alcuna volta,


la

richiamai indietro, e piena di stizza gliele


bolla recata a voi
,

tolsi

di

mano, od

acciocch voi gliele rendi sue caso


,

diate e gli diciate che io

non ho bisogno
che
ve

porciocch>

la

merco

di

Dio e del marito


,

mio

io

ho

laute borse e tante cintole

io

l'

affogherei en-

4o
tro
.

GIORNATA TERZA
E
appresso questo,
s

come
si

a padre

mi

vi senso

che, se egli di
rito

questo non

rimane, io

il

dir al

ma-

mio

a' fratei

miei, e avvegnane che puj che io


egli riceva villania
,

ho molto pi caro che


ne
sta
la
.

se ricevere

dee

che

io abbia

biasimo per

lui

frate
,

bene
trasse

detto questo, tuttavia piangendo forte

si

di sotto alla guarnacca

una bellissima e

ricca borsa

con

una

leggiadra e cara cinturetta, e gltolle in

grembo
la

al frate, il

quale pienamente credendo ci che


,

don:

na diceva
glmola
,

turbato oltre misura la prese


li

e disse

fi-

se tu di queste cose

crucci
j

io

non me ne
ripresi

maraviglio, n te ne so ripigliare
tu in questo segua
tr'ieri,
il

ma
.

lodo molto che


il
l'

mio

consiglio

Io

al-

ed

egli

m'ha male
tra
,

attenuto quello che mi

promise: per che

per quello e per questo che nuo-

vamente

fatto

ha

io gli credo

per

s fatta

maniera
ti

rij

scaldare gli orecchi, che egli pi briga non

dar

tu colla benedlzion d' Iddio


all' ira
,

non ti

lasciassi
il
.

vincer tanto
:

che tu ad alcuno de' tuoi

dicessi

che

gli

ne potrebbe troppo di mal seguire

dubitar che

mai

di questo

biasimo

ti

segua

che

io sar

sempre e
testi-

dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini fermissimo

monio
colei

della tua onest


;

La donna

fece sembiante di
,

riconfortarsi alquanto

e lasciate queste parole


,

come
disse
:

che
,

l'

avarizia sua e degli altri conoscea

messere
renti
,

a queste notti

mi sono

appariti pi miei pa-

parmi che

egli sieno in grandissime

pene; e

non domandano

altro

che

lira osi ne^

e spezialmente la
e cattivella,'

mamma

mia

la

quale mi pare
.

s afflitta

che una piet

a vedere

Credo che

ella porti

gran-

dissime pene di vedermi in questa tribulazione di

questo nemico d' Iddio: e perci vorrei che voi

mi di-

NOVELLA
CMte per r anime loro
gorio e
(Ielle

ni.

le

quaranta messe di anGri-

vostro orazioni, acciocch Iddio gli traggli


il

ga di quel fuoco pcnuncc (i)j ^ ^^^1 detto,


in

poso

mano un

fiorino

11

santo frate lietamente

prese;
la

e con

buone parole e con molli esempli coufcrai


dni.tlc In

divozion di costei, e
sci andare.

sua benedizione,

In la-

partita la

donna , non accorgendosi che


per l'amico suo:
il

egli era uccellato ('j),

mand

qual

venuto, e \edeudoI turbato, incontanente s'avvis che


egli

avrebbe novelle dalla donna ^ e aspett che dir


il

volesse

frate. 11
,

quale ripetendogli

le

parole altre

volte dettegli

e di

nuovo ingiuriosamente e crucciato


molto
di ci

parlandogli
la

il

riprese

che detto

gli

avea

donna

che

egli

doveva aver
il

fatto. Il

valente

uomo

che ancor non vcdea a che

frate riuscir volesse, assai


la

tiepidamente negava s aver mandata


cintura
,

borsa e la

acciocch

al frate

non

togliesse fede di ci,

se forse data gliele avesse la


forte disse:

donna.
,

Ma

il

fiale acceso

come

il

pu' tu negare

malvagio uomo?

eccole, che ellu

medesima piangendo
.

me

1'

ha recate^
di

vedi se tu le conosci

Il

valente

uomo mostrando

vergoguarsi forte, disse: mais! (3), che io le conosco,

(i)
"t

Fuoco

pennttce (tlcKo cos in


dissero tal\olta

Ptnnace
buon

non

in burla,

hmh) fuoco prtinre. Matt. ma seriamente gli


ant. ser Piillo;

autoti

del

secolo in vece di

pcnace. Rim.
c/i'

Peri
(a)

(T

un foco

assentbru pennace^

Che mi
(S) 3Jai., e

dis/ace lo core e la mente.

Uccellare, beffare ingannare.

maino,

cio certo

, eerto no, e sono ccortiile

ila

quello the

LoinlMirdi dicono mtidest e madiasi,

toci tulle, per quel

eh' io cretlo, lolle dalgreco, che dice m.idia, cio

per Ckx'c
sia

Io credo che

il

modiast

de' Lumlutnli altro

non

che una cor-

nisione della voce toacana madie, usala da ia Gotdano da alui

42

GIORNATA TERZA
givirovi clie
,

e confessovi che io feci malcj e


io cosi la veggio disposta
,

poich

che mai

di questo voi

non

sentirete pi parola

Ora

le parole fur
la

molte

alla fi-

ne

il

frate
:

montone diede
e
'1

borsa e la cintura allo a-

mico suo

dopo (i) molto averlo ammaestrato e


,

pregato che pi a queste cose non attendesse


avendogliele promesso,
il

ed egli

licenzi. Il valente

uomo

lietissimo e della certezza

che aver

gli

parca dello adal frate partialla

mor
to fu

della
,

donna

e del bel dono,

come
e

in parte n'

and dove cautamente fece


egli

sua
:

donna vedere che


che ch
la

avea e

1'

una

1'

altra cosa

di

donna fu molto contenta, e pi ancora perciocparca che'l suo avviso andasse di bene in meglio.
cosa aspettando se
,

le

E ninna altra

non che

il

marito an-

dasse in alcuna parte

per dare all'opera compimento,


,

avvenne che per alcuna cagione


questo
,
,

non molto dopo a

convenne

al

marito andare infino a Genova

E come
scrillori del
Il
l'

egli fu la

mattina montato a cavallo e anda-

tempo suo. Dicevano


-vuole
sl la

essi

madib, madie,

ma die si
all'

e masi.
al-

Menagio

che mais derivi dal latino magis


particola

sic. S'

aggiunta

aflermativa

mai

per dare pi di forza

affermazione,
all'

alla slessa

guisa die con aggiugnere la medesima particella


fatto

avverLio

sempre,
dio per

s'

maisempre ;

e alla particella

mai

s'

aggiunta la voce di

una

certa propriet di nostra lingua di

ammettere

soprappi

(pesta voce nella composizione di alcune particole congiuntive. Cosi di

eziam, che in vece di anclie solcano

dire gli antichi toscani,


.

fu fatto

eziandio, e di avvegnach avvegnadioche


io scriverei

Di
sl

evenuto madia (che

pi volentieri mcC dio , acciocch

vedesse che se n' tolto


fosse

via

l'

i ),

e, con plcclola variazione


alla

madie e madies, senza che

hisogno di ricorrere
pi da qualche dotto.

lingua greca , a mala pena conosciuta in que' tem-

la quanto poi a madesi, da notarsi che usano


i

questa voce non solo

Lombardi , ma
le

Toscani

1'

usarono medesima-

mente, come
(i)

sl

pu vedere
dopo

nella Cofanarla di

Francesco d'Ambra.

t 'Z dopo.
e
il

Cosi hanno tutte


ec.

migliori edizioni; anzi quella

del

1627 ha

. ,

NOVELLA
lo vin
,

IIL
al santo frate,

43
e dopo
,

cos la

donna n'nnd

molte qucrmonio piangendo

gli disse:

padre mio
:

or

vi dico io bene elio io non posso pi soflcrre

ma

percioccli l'altr'ieri io vi promisi di ninna cosa

fame

che
vi
}

io

prima noi

vi dicessi

son vemitn ad Iscusanni-

e acciocch voi crediate che io abbia ragione e di


,

piagnere e di rammaricarmi

io vi voglio dire ci
,

che

il

vostro amico, anzi diavolo del ninforno (i)

mi

fece stamane

poco innanzi mattutino


gli facesse

lo non so qual
il

mala ventura

assapere che
j

marito mio

andasse icrmattina a
all'

Genova
,

se

non che stamane

ora che io v'

ho

detta

egli entr in

un mio

giardi-

no e vennosene su per uno albero


camera mia
,

alla finestra
:

della

la

quale sopra

il

giardino

e gik aveva

la finestra aperta e

voleva nella camera entrare, quan-

do

io

destatami
,

subito

mi

levai

e aveva cominciato
,

a gridare

e avrei gridato, se non che egli


,

che ancor

dentro non era

mi

chiese

merc per Dio e per voi


io nac(pii

dicendomi chi
di voi tacqui
,

egli era:

laonde io udendolo, per amor


,

e ignuda

come
ed

corsi e ser-

ragli la finestra nel visoj

egli nella sua

mal'ora cresentii

do che

se n' andasse

perciocch poi pi noi

Ora
zi

se questa bella cosa

ed da

sofTerire

vedetel

voi: io per

me non
io

intendo di pi comportargliene, anIl

ne
(i)

gli

ho

bene per amor di voi sollerte troppe.


dello, inferno.

Ninferno sclienosamcntc
il

\ Forse

Boccaccio noi disse scherzosamente; essendoch qiirsU


a'

voce era usilalissnm


e nelle Predidie
nllrc scritture di
ili

tempi suoi. Trovasi cos ninferno come inferno

fra

Giordano e m-lla Inlrodutione


il

alle

Virt
gli

e in

quelP aureo secolo: ed

Salvati

ossena che

autur

del trecento or
si

delV una or dell' altra

di queste

due tocI

ji

servivano,

pu

cretlere,

a lor fantasia , e come giudicavano tomaue meglio

aWoreccIUo.

44
frale

GIORNATA TERZA
udendo questo, fu
il

pi turbato
,

uomo
clie

del

monla

do

non sapeva

clie dirsi

se

non

pi volte
egli

domand
dio, se io

se ella aveva

ben conosciuto die


:

non

fosse stato altri.

cui la donna rispose


lui
egli

lodato
.

sia Id-

non conosco ancor


,

da un
il

altro
,

Io vi di-

co eh'

e'

fu egli , e

perch
il frate:

negasse

non

gliel

credete. Disse allora


altro

figliuola,

qui non ha (i)

da dire

se

non che questo


fatta cosa
, ;

slato troppo grande

ardire e troppo
far

mal

e tu facesti quello che


facesti
.

dovevi

di
,

mandamelo

come
ti

Ma

io

ti

\oglio pregare

poscia che Iddio

guard di vergoil

gna

che,

come due

volte seguito hai


,

mio
,

consiglio,

cos ancora questa volta facci

cio che

senza doler,

tene ad alcun tuo parente

lasci fare a

me

a vedere

(2)

se io posso raffrenare questo diavolo scatenalo,

che

io credeva

che fosse un santo


tolga
,

se io posso tanto fa,

re che io
io

il

da questa

bestialit

bene

sta

se
ti

non potr

infino ad ora con la

mia benedizione
1'

do la parola (3) che tu ne facci quello che


ti

animo
donna,

giudica che ben sia fatto.


io

Ora ecco

disse la

per questa volta


re:

non

vi voglio turbare
si

n disubbidi-

ma

si

adopeiate che egli

guardi di pi noiarmij

che

io vi
',

prometto di non tornar pi per questa cagioe


,

ne a voi
parti
.

senza pi dire

quasi turbata dal frate


la

si

N
il
,

era appena ancor fuor della chiesa

don-

na

che

valente
al

uomo
,

sopravvenne

e fu chiamato
,

dal frate

quale

da parte

tiratolo

esso disse la

maggior

villauia

che mai ad

uomo

fosse detta, dislea-

(1) (a) (3)

i;

Ha per molto spesso usa Bocc A l'edere, cio per vedere. E (legna di osservazione questa forma
il
.

di dire

dar la parola ia

senso di ptrmetlere

NOVELLA in.
le e

45
Costui
,

spergiuro e traditur chiamandolo .


altre \oIte conosciuto frale

che
i

gih

due

avea che montavano


,

mordimenli (1) di questo


risposte perplesse (2)
,

stando attento, e con


,

ingegnandosi di farlo parlare


p<'rch questo cruccio
?
,

priuiieraniciUo disse

messe:

re

ho

io crucifisso Cristo
!

A cui
e'

il
!

frate rispose
egli

ve-

di svergognato

odi ci eh'

dice

parla n pi

n meno come se uno anno o due


la

fosser passati, e

per

lunghezza del tempo avesse

le

sue

tristizie

e diso-

nest dimenticate. Etti egli da stamane a mattutino in

qua
st

uscito di

mente
ove

1'

avere altrui ingiuriato


al

ove

fo-

stamane poco avanti


io io

giorno

Rispose
tosto
il

il

valente

uomo: non so
il

mi

fui:

mollo

ve

n'

giunto

messo. Egli

il

vero, disse il frate, che


ti

messo me n'
il

giunto: io m'avviso che tu


to

credesti, perciocch
ti

mari-

non c'era, che la

gentil
.

donna

dovesse incontanente
:

ricevere in braccio

Hi meccere (3)

ecco onesto uo,

mo

divenuto (4) andator di notte


.

apritor di giar-

dini e salitor d' alberi

Credi tu per improntitudine


questa donna
la notte
, ,

(5) vincere
finestre su

la sautilh di

che

le vai alle

per

gli alberi lei

Ninna cosa
fai

al

mondo

che a

dispiaccia

come

tu

e tu pur

(1)
(9)

3fordimenti
Perplesse,

ptr maldieeme, riprensioni.

duliliie,

ambigue che non negavano, n afTermaTan*

in tutto.
(5)

Hi meceere
Non
t

(dello per isrherio,

ma

in collera)

Ih messere.

Mnrt.

Irovansi queste toc di dspreuo nella tre edisioni d* A.

G.

e R. Rolli.
(4)

b
le

divenuto. Cos leggono anche

Deputali, e cori hanno pa-

rimente

due impressioni

citate nel Vocabolario.

Nel

testo

Minneili

i ecco onesto onesto


(5)

uomo,

et

divenuto ec: e nella edisione del iSi"] ecco

uomo,

eh' i divenuto

ec

ImpronliiudUf o importunit, ed

TOM

molto antica.

46
ti

GIORNATA TERZA
.

vai riprovando

In verit

lasciamo stare clie

ella te

r abbia

in molte cose mostrato,


li

ma

tu

ti

se'
.

molto becosi
ti

ne ammendato per
vo' dire
ti
:

miei gastigaraenti

Ma
,

ella

ha

infino a qui,

non per amore

clie ella

porti

ma

ad instanzia de' prieghi mici


,

taciuto di

ci che fatto bai


l'

ma
,

essa

non

tacer pi; conceduta

ho
,

la licenzia

cbe
il

se tu pi. in cosa
.

alcuna

le spiail

ci

cb' ella faccia

parer suo

Cbe

farai tu, se ella

dice a' fratelli? Il valente uomo, avendo assai compreso di quello cbe gli bisognava
,

come meglio seppe


il

pot con molte ampie promesse l'accbet


lui partitosi
,

frate

e da

come

il

mattutino della seguente notte

fu, cosi egli nel giardino entrato e su


lito e

per lo albero

sa-

trovata la finestra aperta


^

se n' entr nella ca-

mera
bella

come pi
si

tosto pot, nelle braccia della sua


.

donna

mise

La quale con grandissimo


,

desi,

derio avendolo aspettato

lietamente

il

ricevette

di-

cendo
t'
1'

gran merc a messer lo frate cbe cos bene


.

insegn la via da venirci

appresso prendendo

un

dell' altro piacere

ragionando e ridendo molto


,

della semplicit del frate bestia

biasimando

lucidilet-

gnoli
to
si
,

e'

pettini e gli scardassi


.

insieme con gran


a' lor fatti
,

sollazzarono

dato ordine

si

fecero

cbe

senza aver pi a tornare a messer lo frate, mol-

te altre notti

con pari

letizia

insieme

si

ritrovarono

alle quali io priego

Iddio per la sua santa misericordia

cbe tosto conduca


voglia ne

me

e tutte

l'

anime

cristiane

cbe

hamio

, ,

47

NOVELLA
Don Felice
vctr beato
,

IV.

insegna a frate Puccio come egli difncceulo una sua pentenzia


:

la

quale frate Puccio

fa,e

don Felice
si

in questo

mezzo con la moglie del frate

d buon tempo.

JL oici

Filomena

finita la

sua novella
l'

si

tacque

avendo Dioneo con dolci parole molto


la

ingegno del-

donna commendato e ancora


,

la preghiera

da

l'ilo-

mena ultimamente

fatta

la

Reina ridendo guard ver,

so Panfilo , e disse : ora appresso Panfilo , continua con

alcuna piacevol cosetta

il

nostro diletto. Panfilo presta,


.

mente rispose clic volentieri e cominci Madonna,


sai

as-

persone sonoclie mentre che


,

essisi

sforzano d'andar-

ne in paradiso
il

senza avvedersene vi
,

mandano

altnii

che ad una nostra vicina (i)


,

non ha ancor lungo


,

tempo

come

voi potrete udire

intervenne

Secondo che
cazio (a) stette

io udii gih dire, vicino di san

Bran-

un buono uomo e
si

ricco,
poi-,

il

quale fu

chiamato Puccio di Rinieri , che


dato allo spirito
,

essendo tutto
quegli di san

fece bizzoco di

Francesco, e fu chiamato frate Puccio: e seguendo


questa sua vita spiritale (3)
,

perciocch altra famiglia


fante
,

non Rvea che una donna ed una


ad alcuna arte attender
chiesa .
gli

n per questo
la

bisognava

usava molto

perciocch uomo idiota era e di grossa pasta

(i) (a)

Ad un

nostro vicino hnnno alcuni

il

tosti a
si

penna.

Brancao

tcto nome,

ma

ora

dic

comunemente Paner^

tio . Mart.
(3)

Spirituale nclT ctlijoDe del 1718.

4S
alle
i

GIORNATA TERZA
,

diceva suoi paternostri

andava

alle

prediche ,

stava

messe, u mai falliva che alle laude , che cantavano


,

secolari

esso

non

fosse

e digiunava e disciplinava.

si; e

bucinavasi (i) che egli era degli scopatori


,

La

moglie che monna Isabella avea


ra di venlotto in trenta anni
ta,
,

nome

giovane anco-

fresca e bella e ritondetla

che pareva una mela casolana, per


,

santit del

marito

e forse perla vecchiezza

faceva molto spesso

troppo pi lunghe diete che voluto non avrebbe^ e

quand'

ella si
,

sarebbe voluta dormire , o forse scherzar


egli le

con

lui

ed

raccontava la vita di Cristo e le


,

prediche di frate Nastagio


lena
gi
,

il

lamento della Madda-

o cos fatte cose.

Torn

in questi tempi da Pari,

un monaco chiamato douFelice conventuale


,

di san

Brancazio

il

quale assai giovane e bello della perso,

na era e d' aguto (2) ingegno e di profonda scienza


col

qual frate Puccio prese una

stretta

dimestichezza.
gli

perciocch costui ogni suo dubbio molto bene


,

solvea
sciuta
frate

e oltre a ci
gli si

avendo

la

sua condizion
,

cono-

mostrava santissimo

se lo

incominci

Puccio a menare
,

talvolta a casa e a dargli desigli

nare e cena
altres

secondo che fatto

\euia

e la

donna

per amor di fra Puccio era sua dimestica divegli

nuta e volentier

faceva onore

Continuando adun,

que

il

monaco

a casa di fra Puccio


,

veggendo

la

moglie cos fresca e ritoudetta

s'

avvis qual dovesse

(1)

Bucinavasi

cio si bisbigliava

si

diceva

cosi

Ja qnalcK" uno, e
si

questo dice, perch quei che sono di

tai

compagnie non

sanno

ne

si

conoscono
J-

boce, che in luogo


,

di

voce solcano dire


.

gli

antichi toscani,

Tenuto bucinare
(2)

come da voce vociferare

Acuto.

NO\TXLA IV.
ewere quella cosa della quale
difetto
;

49
maggior
per tot
fatica a fra

ella patisse
,

e pensossi se egli potesse

Puccio, di volerla supplire.


so e
egli

E postole rocchio

addos-

una

volta e altra
nella

bene

astutamente, tanto fece

che

r accese

che aveva
destro
gli

egli: di

che accortosi

mente quello medesimo desiderio il manaco, come prima


lei

venne

con

ragion

il

suo piacere.

Ma

quantunque bene
all'opera

la trovasse disposta a
,

dover dare

compimento non
esser col
si

si

poteva trovar

modo,
voleva
j

perciocch costei in niun luogo del


fidare

mondo
in casa

si

ad

monaco
,

se

non

sua

e in

casa sua

non

polca

perdio
,

fra
il

Pucc io non andava

mai fuor

della terra
.

di che
gli

malinconia

E dopo
,

molto

monaco avea gran venne pensato un modonna in casa sua


Pucrio in casa fosfra

do da dover potere
senza sospetto
se.

essere colla

non ostante che

Ed
,

essendosi

un
:

d andato a star

con

lui frate

Puc,

cio

gli disse cos

io
il

ho

gih assai volle

compreso

fra
,

Puccio, che tutto


alla

tuo desiderio di divenir santo

qual cosa mi par che tu vada per una lunga via


,

Ik

dove ce n' una che molto corta


gli altri
,

la

quale

il

pa-

pa e
usano
l'

suoi maggior prelati, che la


ella
il

sanno e

non vogliono che


,

si

mostri

perciocch
,

ordine chericato

che

pi di llmosine vive
,

in-

contanente sarebbe disfallo

si

come

quello al quale

pi

secolari

n con limosino n con altro attendereb-

bono.Ma,pcrciocchtuse' mio amico, ed


rato molto
,

hammi
,

ono-

dove
1'

io credessi
,

che tu a ninna persona


io la

del
t'

mondo

appalesassi

e volessila seguire

insegnerei. Frale Puccio divenuto disidcraso di que-

sta cosa,

prima cominci

a pregare
,

con grandissima ina giurare

stanzia che gliele insegnasse

e poi

che

5o
mai
,

GIORNATA TERZA
se

nou quanto

gli piacesse

ad alcuno noi direb-

be, affermando clie, se tal fosse, che esso seguir la potesse


il
,

di mettervisl
,

Poich tu cos mi prometti, disse


mostrer
.

monaco

e io la

ti

Tu

dei sapere che

santi dottori

tengono "che a chi vuol divenir beato


la

si

convien fare

penitenzia che tu udirai

ma

intendi

sanamente. Io non dico che dopo


sii
i

la penitenzia tu

non
,

peccatore

come

tu

ti

se'j

ma

avverr questo

che

peccati che tu hai infin all'ora della penitenzia

fatti,

tutti s

purgheranno

e sarannoti
,

per quella perdonati,


scritti

e quegli che tu farai poi

non saranno
1'

a tua

dannazione
detta
,

anzi se n' andranno con


.

acqua bene-

come ora fanno i veniali Convlensi adunque l'uomo principalmente con gran diligenzia confessare
de' suoi peccati,
zia
',

quando viene

a cominciar la peniten-

e appresso questo gli convien cominciare


,

un

di-

giuno e una astinenzia grandissima

la

qual convien
altra
ti

che duri quaranta di

ne' quali,
la

non che da

fem-

mina

ma

da toccare
.

propria tua moglie


si

convie-

ne astenere

E
,

oltre a questo
,

conviene avere nella


possi la notte

tua propria casa alcun luogo

donde tu

vedere

il

cielo
5

e in su

1'

ora della compieta andare in

questo luogo

e quivi avere
,

mia

tavola molto larga


,

ordinata in guisa che


ni appoggiare
le
,

stando tu in pie
gli

vi possi le re,

e tenendo

piedi in terra
j

distender

braccia a guisa di crocifisso

e
,

se tu quelle volessi

appoggiare ad alcun cavigliuolo


sta

puoil fare; e in que,

maniera

guardando

il
.

cielo

star senza

muoverti
,

punto infino a mattutino

se tu fossi littcrato
cei'te

ti

converrebbe in questo mezzo dire


io
ti

orazioni che
tre-

darei

ma

perch non

se', ti

converr dire

cento paternostri con trecento avemmarie a reverenzia

NOVELLA
della Trinila
nella
;

IV.
il

5i
,

e riguardando

ciclo

sempre aver

memoria Iddio
,

essere stato creatore del cielo e


,

della terra

e la passion di Cri.sto
stette egli in
,

stando in quella
,

maniera che
tutino suona

su la croce. Fui
,

come mat-

te

ne puoi
'1

se tu \uogli

andare, e cosi

vestito giitarti sopra

letto tuo,

e dormire: e la matti,

na appresso

si

vuole .nudare
,

alla cliicsa

e juivi udire

almeno

tre

messe

e dir cinquanta paternostri ed al:

trettante

avemmarie

e appresso questo con simplicit


,

fare alcuni tuoi fatti, se a far n' hai alcuno

e poi de-

sinare, ed essere appresso al vespro nella chiesa, e quivi dire certe orazioni

che

io

ti

dar

scritte

senza le

quali non
re al
gih
,

si

pu

fare, e poi in
.

su la compieta ritorna,

mudo

detto
,

faccendo questo

si

come

io feci

spero che

anzi che la fine della {wnitenzia ven-

ga

tu sentirai maravigliosa cosa della beatitudine


,

etema

se

con divozione
:

fatta

avrai

Frate Puccio
,

disse allora

(juesta

non

tioppo grave cosa


}

n trop-

po lunga
gho
al

e deesi assai ben poter fare


di

e perci io vo:

nome

Dio cominciar domenica


,

e da liy
,

partitosene e andatosene a casa

ordinatamente

con

sua licenzia perci, alla moglie disse ogni cosa.

La don-

na intese troppo bene

per lo star fermo infino a matil

tutino senza muoversi, ci che

monaco voleva dire;


,

per che parendole


sto e d' ogni altro

assai

buon modo
egli
,

disse

che di queface-

bene che
j

per

l'

anima sua

va

ella

era contenta

e che

acciocci

Iddio gK

facesse la sua penitenzia profittevole, ella voleva con

esso lui digiunare

ma

fare altro
la

no Rimasi adun.

que

in coiicordia

venuta

domenica
,

frate

Puc-

cio cominci la sua

penitenzia
,

raesscr lo

mo-

naco convenutosi colla donna

ad ora che veduto

5a

GlOPtNATA TERZA
essere, le

non poteva

pi delle sere con lei se ne veniva a

cenare, seco sempre recando e ben da mangiare e bea

da bere ; poi con lei si giaceva infino


tino^ al quale levandosi se n'

all'
,

ora del mattu-

andava
il
,

e frate Puccio

tornava al letto. Era

il

luogo,

quale frate Puccio


alialo alla

aveva

alla

sua penitenzia eletto

camera

nella quale giaceva la


diviso,

donna

n da altro era da quella

che da un sottilissimo muro: per che, ruzzando


alla scapestrata

messerlo monaco troppo colla donna


ella

ed

con

lui,

parve a

frate

Puccio sentire alcun dimena-

mento di palco

della casa: di che,


,

avendo

gi detti cento
,

de' suoi paternostri

fatto
,

punto (i) quivi

chiam

la

donna senza muoversi


va
.

domandolla ci che
,

ella face-

La donna

che motteggevole era mollo


la bestia di
,

forse ca-

valcando allora

san Benedetto
:

o vero di
,

san Giovan Gualberto


io

rispose

gnaffe

marito mio

mi dimeno quanto io posso. cio come ti dimeni? che vuol La donna ridendo e di buona
:
,

Disse allora frate Pucdir questo dimenare


aria (
?

che valente don,

na era ) e forse avendo cagion di ridere

rispose
dii-e?

co-

me

non sapete voi quello che questo vuol


dimena

ora io

ve l'ho udito dire mille vollej chi


tutta notte
si
.

la sera

non cena
il

Credettesi frate Puccio che

digiuno

le fosse cagione di
si
,

non poter dormire


detto
,

e per-

ci per lo letto

dimenasse: per che egh di buona


io
t'

fede disse

donna
1'

ho ben
tali

non digiunare j
,

ma
tu

poich pur

hai voluto fare


:

non pensare a ci
,

pensa di riposarli
fai

tu dai

volte per lo letto


.

che
i

dimenar ci che

ci

Disse allora la donna

(i)

Fatto punto,

0& fermatosi,

traslazione

della

scrittura,

ch

_fiaita una sentenza, fa puuto fermo.

NOVFXLAIV.
non ve no
fate

53
eli' i*

caglia (i) no) io so


io

ben

ci

mi

fot

pur ben voi, che

far

bene
,

io, se io jwlr.

Slettesi
a'

adunque cheto
:

frate

Puccio

e rimise roano
lo

suoi paternostri

e la
,

donna e messcr

monaco da
tempo
fe,

(questa notte innanzi

fatto in altra parte della casa


,

ordinare

un

letto

In quello

quanto durava
,

il

della pcnitenzia di frate Puccio


sta si

cou grandissima
se n'

stavano

e ad

una ora

il

monaco

andava

e la donna al suo letto tornava, e poco stante dalla penilen/n a quello se ne venia frale Puccio. Continuan-

do adunque in
e la douna col

cosi falla

maniera

il

frate la pcnitenzia^
,

monaco

il

suo diletto

pi volte mot-

teggiando disse con


te

lui: tu fai fare la

pcnitenzia a frail

Puccio, per la quale noi abbiamo guadagnato

pa-

radiso.

parendo mollo bene stare


del

alla

donna,

si

s'av-

vezz

a' cibi

monaco cbe
,

essendo dal marito


,

lungamente slata tenuta in dieta


tenzia di frale

ancora che
,

la

peni-

Puccio

si

consumasse (a)

modo

trov

di cibarsi in altra parte con lui, e con discrezione lun^

ga mente ne prese
1'

il

suo piacere

Di che

( acciocch

ullime parole non sleuo discoi*danti alle prime ) av,

venne che

dove

frate

Puccio

faccendo pcnitenzia
,

s credette mettere in paradiso

egli vi

mise

il

monala
clie

co

clic
,

da andarvi

tosto gli

avca mostrata la via e

moglie

che con lui in gran necessith vivca di ci


^

mcsser lo monaco
le fece

come

misericordioso

gran divizia

()

Non
se

ve ne caglia t noo te ne curate, non o ne mettete yttne-

to, voce iiroTcnsale e atollo uu(a:

ma

calere esxntlo Terbo impersonale

non ha
(a)

non

le terse

persone.

Consumasse
II*

cioi Jlniise posto al

modo

latino, avvertilo.

DBGAM. T.

54

GIORNATA TERZA

NOVELLA
//

V.

Zima dona a

messer Francesco VergcUesi un

suo palla/reno , e per quello con licenzia di lui

parla alla sua donna, ed ella tacendo, egli in persona d lei si risponde , e secondo la sua ri'
sposta poi

V effetto

segue

.veva Panfilo JLJLi

non senza
,

risa delle

Donne

finita la

novella di frate Puccio

quando donnescamente

la

Reina ad Elisa impose che seguisse.


betta che

La quale anzi acerper antico costu-

no

non per malizia

ma

me

cos

cominci a parlare. Credonsi molti, molto


,

sappiendo

che

altri

non sappi nulla


si

li

quali spesse
,

volte, mentre altrui


to s

credono uccellare

dopo
:

il

fat-

da altrui essere

stati

uccellati conoscono
follia

per

la

qual cosa io reputo gran

quella di chi

si

mette
.

senza bisogno a tentar le forze dello altrui ingegno

Ma

perch forse ogni


,

uomo

della

mia opinione non

sarebbe
venisse
,

quello che ad un cavalier pistoiese n' addil'ordine dato del ragionar seguitando,

mi
ca-

piace di raccontarvi

Fu
valier

in Pistoia nella famiglia dei Vergellesi

un

nominato messer Francesco


,

uomo molto

ricco

e savio ed avveduto per altro

ma

avarissimo senza

modo

il

quale dovendo andar podest di Melano ,

d' ogni cosa

opportuna a dovere onoievolmente andaera


,

re fornito

s'

se

non
j

d'

un

pallafrcno solamente
gli

che bello fosse per lui


piacesse
,

n trovandone alcuno che


.

ne stava in pensiero

Era

allora

un giovano

, .

NOVELLA
in Pisluia
,

V.
,

55
di piccola na-

il

cui nuiuc era Ilicciardu


ricco molto
,

zione (i),
lito della

ma

il

(|ual(! *

ornato u

pu-

persona nudava
il

che generalmente da luUi


,

era chiamato

Zima (a)

e avca lun^o

tempo amala
l'

a VDghe^'^iata inlclicemenle la donna di mcicier


cesco
,

rau-

la

quale era bellissima e onesta molto. Ora


belli pallai'reni di
la

aveva costui un de' pi


avevnlo molto caro per
ogni

Toscano

sua bclle^zaj ed esseudu ad


la

uom

pubblico
,

lui

vagheggiare

moglie di metr
,

ser Francesco

fu chi

gli dicesse
1'

che

se egli quello
1'

addimandasse
quale
il

che
alla

egli

avrebbe per

amore

il

Zima

sua donna portava. Messcr Franceil

sco da avarizia tirato, lattosi chiamare


dita gli

Zima,

in venil

domand

il

suo pallafreno, acciocch


Il

Zima
do-

gliele profercsse in

dono.

Zima udendo
:

ci, gli pia-

c([ue

e rispose al cavaliere

messere
voi

se voi

mi

naste ci che voi avete al


via di vendita avere
poti'estc voi
sta
il

mondo,
quando

non
:

potreste per
in

mio
,

pallafreno

ma
il

dono

il

bene avere
,

vi piacesse,

con que-

coudi/one

che

io

prima che voi

prendiate

possa con la grazia vostra e in vostra presenzia parlare

alquante parole alla donna vostra , tanto da ogni


separato
,

uom

che

io

da

altrui

che da

lei

udito non sia

Il cavaliere

da avarizia

tirato, e

sperando di dover bef,

far costui

rispose che gli piacca

quantunque
,

egli

volesse

lui nella sala del suo palagio lasciato


alla

an-

nella

camera

donna
il

({uando detto V ebbe

come agevolmente poteva


(i)
"t

pallafreno guadagnare, le

Cio di oscura imscila,


al

(a)Qanlo
stire pulito

Ziiua non

vi

Uro ae non che atzimarsi tuoI dire ve-

con una iprcie di ricercata lindura, che sari stato cagione

drl u|^tciinuga>e di

Zima

dato a costui.

56

GIORNATA TEUZA
il

impose che ad udire

Zima
,

venisse

ma ben
,

si

guar-

dasse che a niuna cosa

che

egli dicesse

rispondesse

n poco n molto
cosa
rito
, ,

La donna biasim molto

questa

ma

pure convenendole seguirei piaceri del ma;

disse di farlo

e appresso al marito and nella


il

sala

ad udire ci che
i

Zima

volesse dire
,

Il

quale

avendo col cavaliere

patti rifermati

da una parte
colla

della sala assai lontano da ogni

uomo
:

donna

si

pose a sedere

e cosi cominci a dire


esser certo

valorosa don-

na

egli

mi pare
,

che voi
,

siete si savia,

che

assai

bene
a

gi gran

tempo

avete potuto comprenla

dere

quanLo amor portarvi m' abbia condotto


,

vo-

stra bellezza

la

qual senza alcun fallo trapassa quella

di ciascun' altra
stare de'

che veder mi paresse giammai^ lascio

costumi laudevoli e delle virt singolari che


,

in voi sono

le quali

avrebbon forza di pigliare

cia-

scuno alto animo di qualunque

uomo ;

e perci

non

bisogna che io vi dimostri con parole quello essere


stato
il

maggiore e

il

pii
;

fervente che

mai uomo ad
mentre

alcuna donna portasse


la

e cosi senza fallo far


j

mia msera
,

vita sosterr questi

pi
v'

che
.

se di l

come

di

qua

s'

membri e ancor ama in perpetuo


,

amer

per questo vi potete render sicura che


,

niuna cosa avete

qua! che

ella si sia

o cara o

vile

che tanto vostra possiate tenere e

cosi in ogni atto farsa


,

ne conto

come

di

me

da quanto che io mi
.

il

simigliante delle

mie cose

acciocch voi di questo


,

prendiate cortissimo argomento

vi dico

che

io

mi

re-

puterei maggior grazia, che voi cosa che io far potes-

mi comandaste che io non terrei che, comandando io, tutto il mondo prestissimo m'ubidisse Adunque se cosi son vostro come udite che
si
,

che

vi piacesse

NOVFXLA
sono
,

V.
porgere
i

57
prieghi

non immeritameate

arilir di

miei alla vo&lra altezza, dalla qual sola ogni mia pace
ogni mio bene e
altronde.
la

mia

salute venir

mi puote , e non

come umilissimo

servidur vi priego,

caro mio bene e sola speranza dell'anima mia (che


nellu

amoroso fuoco, sperando in voi,


,

si

nutiica}
la

che

la vostra benignit sia tanta

ammollita
,

vo-

stra passata

durezza verso

me

dimostrata

che vostro

sono

che

io dalla vostra piet liconfortato possa dire la vostra bellezza


:

che

come per

innamorato sono
,

cos per quella av er la vita

la

quale
s'
,

se a' miei prie,

ghi

altiero vostro

animo non

inchina

senza alcun

fallo verr
d'\

meno
.

morrommi
,

e potrete esser detta


la
,

me

micidiale

E
,

lasciamo stare che

mia morte
rimorden-

non

vi fosse

onore

nondimeno credo che


la couscienza
,

dovene alcuna volta


d' averlo fatto
,

ve ne dorrebbe

e talvolta meglio disposta con voi

mo

desima

direste

deh quanto mal

feci a

non aver misenon aven.

ricordia del

Zima mio!

e questo pcntere (i)

do luogo
che
,

vi sarebbe di

maggior noia cagione


,

Per

acciocch ci non ar\ cnga


,

ora che sovvenir


,

mi
il

potete

di ci v' incresca

e anzi che io muoia


,

a mi-

sericordia di

me

vi

movete
il

perciocch in voi sola

farmi

il
.

pi lieto e

pi dolente

uomo che
,

viva

di-

murn

Spero tanta essere

la vostra cortesia

che non
riceva

soifcrrete

che

io per tanto e tale


,

amore morte
,

per guiderdone

ma

con

lieta risposta
,

e piena di gra-

zia riconforterete gli spiriti miei


tutti

li

quali spaventati
quinci tacendo
,

liieman nel vostro cospetto

(1)

t Pentire dissero
l'iisa

li

antichi pi voleutirri die pentirt.

Qui

to iu

di iiunic ed ctjuTalc a peiUiincnlu

58

GIORNATA TERZA
mangli ocelli fuori
,

alquante lagrime dietro a profondissimi sospiri


date per

cominci ad attender quello


.

che
le
il
1'

la gentil

donna

gli

rispondesse

La donna, la quale mattinate

lungo vagheggiare, l'armeggiare,


-a

altre cose simili

queste , per

amor

di lei fatte dal


le affettuo-

Zima, muovere non avean potuto, mossero


se parole dette dal ferventissimo amante a sentire ci che prima mai non avea
,

e cominci
,

sentito

cio
co-

che amor

si

fosse

quantunque

per seguire

il

mandamento
ri

fattole dal marito, tacesse, non pot per,

ci alcun sospiretto nascondere quello


,

che volentiemanifesto
.

rispondendo

al

Zima avrebbe
,

fatto

Il

Zima

avendo alquanto atteso


,

veggendo che ninna


s'
;

risposta seguiva

si

maravigli^ e poscia

incominci

ad accorgere

dell' arte usata dal cavaliere


,

ma pur

lei

riguardando nel viso

veggendo alcun lampeggiare


,

d' occhi di lei verso di lui alcuna volta

e oltre a ci tutta la

raccogliendo

sospiri

li

quali essa
^

non con

forza loro del petto lasciava uscire

alcuna buona spe-

ranza prese 5 e da quella aiutalo


glio
,

prese

nuovo

consi-

e cominci in

forma della donna, udendolo ella,


in cotal guisa:

a rispondere a s

medesimo

Zima mio,
il

senza dubbio gran tempo ha che io

m' accorsi
,

tuo

amore verso
per
contenta ^

me

esser grandissimo e perfetto

e ora

le tue parole
si

maggiormente
io
.

il

conosco
fiata
,

e sonne

come
ti

debbo Tutta
,

se

dura e

crudele paruta
io nello

sono

non voglio che tu creda che


che nel viso mi son
di-

animo
;

stata sia quello


t'

mostrata

anzi

ho sempre amato

e avuto caro in-

nanzi ad ogni altro


fare e per

uomo ma
:

cosi

m'

convenuto

paura
.

d' altrui e

per servare la fama della

mia onest

Ma

ora ne viene quel

tempo

nel quale io

NOVELLA
ti

V.
l*

59

potr diiaramenlc mostrnrc se io


il

amo

e renderli

guiderdone dello amore


porti
;

qiial portato

m* hai e mi
in fra

e perci confortati e sta 'a buona speranza (1)5

perciocclit^

messer Francesco per andare


p<'r podcslji
gli lini
il
,

pochi

di a

Melano

si

come

tu sai,
il

che per mio


quale

nniorc donalo

bel pnllafrcno:
ti

come
la

andato sar
f e
fra

scnz' alcun fallo


il

prometto sopra
io
,

mia

per lo buono amore


pochi di tu
ti

quale

ti

porto

che in

trovcrrai

meco

e al nostro
.

amore
mate-

daremo piacevole
io
ria

e intero

compimento

acciocch

non
,

t'

abbia

altra volta a far parlar di questa


il

inOno ad ora quel giorno

qual tu vedrai due


,

sciugntoi tesi alla fincslrn della

camera mia
che per

la
,

quale
guar-

sopra

il

nostro giardino

quella sera di notte


sii
:

dando ben che veduto non


giardino a
spetter
re
1'
,

fa'

l'

uscio del

me te

ne venghi

tu

mi

trovcrrai

che t'a-

e insieme
,

avrem

tutta la notte festa e piace-

un

dell' altro

si

come

disideriamo

Come
, :

il

Zi-

ma

in persona della
s*>

donna ebbe
,

cos palato

egli in-

cominci per
donna
,

a parlare

e cosi rispose

carissima

egli
s

per soverchia

letizia della vostra


,

buona

risposta

ogni mia virt occupata

che appena posso


;

a rendervi debite

grazie formar la lisposta


io disldero
,

se io

pur

si

potessi,

come

favellare,

niun termine
rin-

lungo che mi bastasse a pienamente potervi

graziare

come

io vorrei e

come

me

di far

si

conviesi ri-

ne; e perci nella vostra discreta considerazion


nianga a conoscer quello che io disiderando
,

fornir

con parole non posso


imposto m'avete
,

iSol

tanto vi dico the

come

cosi

penser

di far seiua fallose

(1)

Sta' a buona tperanta, aYTcli

il

moilo

ili

clirr.

6o

GIORNATA TERZA
dono quanto con-

allora forse pi. rassicurato di tanto

ceduto m' avete, m' ingegner a mo potere di rendervi grazie


,

quali per

me

si

potranno maggiori
;

Or

qui

non

resta a dire al presente altro


,

e per

carissima

mia donna Dio


Per
tutto questo
il

vi
il

dea quella allegrezza e quel bene

che voi disiderate

maggiore e a Dio
,

v'

accomando.
sola parola

non
si
:

disse la
,

donna una
e verso
il

Laonde

Zima

lev suso
il

cavaliere co,

minci a tornare
fece incontro
,

qual veggendolo levato


:

gli si

e ridendo disse

clie

ti
,

pare

Hott' io
il

bene

la

promessa servata? Messer no

rispose

Zima^

che poi mi prometteste di farmi parlare colla donna


vostra
,

e voi
.

m'

avete fatto parlar con

una

statua di
,

marmo
quale
,

Questa parola piacque molto

al cavaliere

il

come che buona opinione


,

avesse della donna,


:

ancora ne la prese migliore


il

e disse
il

ornai

ben mio
mes-

pallafreno
s 5

che fu tuo

A cui
,

Zima

i-ispose:

ser

ma

se io avessi creduto trarre di questa grazia

ricevuta da voi tal frutto

cliente tratto n'


:

ho senza
,

domandatavi ve
che
il

l'

avrei donalo
,

e or volesse Iddio

io fatto

1'

avessi

perciocch voi avete comperato


l'

pallafreno
si rise

e io
,

non

ho venduto
e verso

Il cavaliere di
,

questo

ed essendo fornito di pallafreno


,

ivi

pochi d entr in cammino

Melano

se n' an-

d in podesteria
casa
,

ripensando

alle

La donna rimasa libera nella sua parole del Zima e all' amore il
amor
di lei dona-

qual le portava, e al pallafreno per


to
,

e veggendol da casa sua molto spesso passare, dis-

se seco

medesima : che
?

fo io

perch perdo

io la

mia
tor-

giovanezza

questi se n' andato a


sei

Melano e non

ner di questi

mesi 5 e quando
io sar

me
?

gli ristorer egli

giammai

quando

vecchia

E oltre a questo,

NOVELLA
quando trovcrr
Zi ma
?

V.

G
amante comc
il

io
,

mai un

cos fatto

io

8on sola

u ho d' alcuna persona paura. Io


cjuesto

non so ho
j

pcrci io

non mi prendo

buon tempo

mentre che
io

io posso. Io
.

non avr sempre spazio come


egli meglio
seco

al presente
,

Questa cosa non sapr mai persosi

na

se egli

pur
,

dovesse risapere

si

fare e pcntcre

che
,

starsi

e penlersi

E cosi

mefi-

desima consigllntn

un
,

d pose
il

due

asciugatoi alla
.

nestra del giardino

quali

il

Zima aveva dotto Li Zima vedendo lietissimo come la notte fu

come
,

venuta

segretamente e solo se n' and


,

all'

uscio del
j

giardino della donna


n'

e quello trov aperto

e quindi

and ad un

altro uscio

che nella casa entrava, dove


l'

trov la gentil donna che

aspetteva
,

La qual \eg-

gendol venire
festa
il

levataglisi incontro
j
,

con grandissima

ricevette

ed

egli

abbracciandola e basciandola
la

centomilia volte

su per le scale
,

seguit

e senza

alcuno indugio

coricatisi

gli

ultimi termini conobber


fosse,

d'amore.

questa volta,

come che la prima


,

fu

per l'ultima; perciocch

mentre

il

cavaller fu a
,

Melano e ancor dopo


,

la

sua tornata

vi

torn con
il

grandissimo piacere di ciascuna delle parti

Zima

molte

dell' altre volte

62

GIORNATA TERZA

NOVELLA
Ricciardo Minutolo

VI.

ama

la moglie di Filippello
,

Fighinolji , la qicale sentendo gelosa

col

mo-

strare Filippello il d seguente con la moglie di


lui dovere essere

ad un bagno, fa
.

che ella vi va,


,

e credendosi col marito essere stata

si

truova

che con Ricciardo h dimorata

Nilente restava pi avanti a dire ad Elisa


comnendata
alla
la

quando,

sagacit del

Zima

la

Reina impose
.

Fiammetta die procedesse con una


:

La qual
e
,

tutta ridente rispose

madonna

volentieri

cominla

ci
le
,

Alquanto da uscire della nostra

citth

qua-

come

d' ogn' altra cosa copiosa


:

cos d'

esem-

pli

ad ogni materia

delle cose clie per

1'

come Elisa lia fatto, alquanto altro mondo [avvenute son race,
,

contare

e perci a Napoli trapassando

dir

come
scliife

una
si

di queste san tesi


,

(i)

che

cos d'
d'

amore

mostrano

fosse dallo

ingegno

un suo amante
,

prima

a sentir d'

amore
:

il

frutto condotta

clie

fiori

avesse conosciuti

il

clie

ad mia ora a voi presterr


,

cautela nelle cose che possono avvenire


diletto delle

e daravvi

avvenute
,

In Napoli
le
,

citt

antichissima e forse cosi dilettevo,

o pi come ne
,

sia

alcuna altra in

Italia

fu gi

un

(i) "i
!

Ossenisi snnfese nel gen. femminile, rropriamcnte cliiamasi


clic

snntese colui
vale

ha cura

della chiesa

noi

diremmo sagrestano

Qui

sp/golistro, picchiapetto.

L' ediz, del

XXVII

ha una di queste

santesse

NOVFXLA
molle ricchezze,
11
il

VI.

63
Minulolo

giovane per nobilth di snnguo rliinro, e splendido per


cui

nome

fu Ricciardo

quale, non ostante clic una bellissima giovane e vaga


,

per moglie avesse

s'

innamora d'una
,

la

quale , secon-

do r opinion
za tutte
la,
1'

di lutti

di gran lunga passava di bellez,

altre

donne napoletane e fu chiamata Catelquale

moglie d'un giovane siniilmenle gentile uomo,


Filipjiel Fighinolfo,
il

chiamato
sima
pii\

ella onestis-

che

altra cosa

amava

e aveva caro.

Amando
tutte
1'

adunque Ricciardo Minutolo questa Catella, e


(pielle coso

operando, per
si

le

quali

la

grazia e
,

amor

d'

una donna

dee potere acquistare e per tutto ci

a niuna cosa potendo del suo desiderio per\enire, quasi


si

disperava j e da

amore o non sappiendo o non po,

lendo disciogliersi
di vivere.

n morir sapeva n

gli

giovava

in cotal disposizion

dimorando, avvenne
assai
,

che da donne, che sue parenti erano, fu un d


confortato che
di tsle

amore si dovesse rimanere per,

ciocch in vano faticava

conci fosse cosa che Catella


,

niimo

altro

bene avesse che Filippello

del quale ell'

la in tanta gelosia

viveva , che ogni uccel che per


.

aere

volava credeva gliele togliesse


la gelosia di

Ricciardo

udito dela' suoi

Catella

subitamente prese consiglio

piaceri

e cominci a mostrarsi dello


,

amor

di Catella

disperato

e perci in un' altra gentil donna averlo

posto j e per

amor

di lei

cominci

mostrar d' armeg-

giare e d giostrare e di far tutte quelle cose le qiali per

Catella solca fare. N guari di

tempo ci
picsta

fece,

che quas?

tutti

Napoletani, e a Catella altres, era nell'ani-

mo
che

che non pi Catella ,

ma

seconda donna

sommamente amasse : e
si

tanto in questo persever

per fermo da

tutti si

teneva che , non eh'

altri

, ,

64

GIORNATA TERZA
Catella lasci

ma

una

salvaticliczza

che con

lui

avfa
,

dell'

amor che
,

portar le solca, e dimesticamente


il
,

cofa-

me vicino
ceva

andando e vegnendo
i

salutava
il

come
1'

gli altri

Ora avvenne che essendo

tempo

cal-

do e molte brigate di donne e

di cavalieri secondo
a' liti

u-

sanza de' Napoletani andassero a diportarsi

del

mare
do
ne

e a desinarvi, e a cenarvi j Ricciardo, sappien,

Catella con sua brigata esservi andata


v'

similmente

con sua compagnia


di

and

e nella brigata delle don-

Catella fu ricevuto

faccendosi prima molto

invitare, quasi

non
,

fosse

molto vago di rimanervi.

Quivi

le

donne

e Catella insieme

con loro incomin,

ciarono con lui a motteggiare del suo novello amore


del quale egli

mostrandosi acceso forte


materia
.

pivi loro d
,

ragionare dava
l'

lungo andare
e
l'

essenda

una donna

andata in
,

qua

altra in l

come
lei
,

si

fa in que'

luoghi

essendo Catella con poche rimasa


,

quivi dove Ricciardo era

gitt

Ricciardo verso

un

motto

d'

un

certo amoi-e di Filippello suo marito

per

lo quale ella entr in subita gelosia, e dentro

comin-

ci ad arder tutta di desiderio di sapere ci che Ric-

ciardo volesse dire

poich alquanto tenuta


,

si

fu
a-

non potendo pi

tenersi
la

preg Ricciardo che per


gli

mor

di quella

donna
quale

quale egli pi amava

do-

vesse piacere di farla chiara di ci che detto aveva di

Filippello

Il
,

le disse

voi

m' avete

scongiurato

per persona

che

io

non oso negar cosa che voi mi doio son

mandiate j e perci

presto a dirlovi (i), sol

che voi mi promettiate che ninna parola ne farete mai

(i)

Dirlovi, dirlo a \oi,

ma

dircelo pi regolare e

proporzionalo

col resto della line"-'

NOVELLA
n con
lui

VI.

65
effetto
j

n con

altrui

se

non quando per

vedrete esser vero quello clic io vi conter

che

quando

vogliate

v'

insegnerA

come vedere

il

potrete
i

Alla donna piacque questo che egli


piCi
il

addomandava
mai non

credette esser vero

e giurgli di
,

dir-

lo

Tirati

adunque da una parte


,

the da

altrui uditi
:

non
na
,

fossero
se io

Ricciardo cominci cosi a dire


,

madon-

V* amassi

come

gii

amai

io

non avrei

ardire di dirvi cosa che io credessi che noiar vi do-

ma, perciocch quello amore Spassato, me ne curer meno d' apiirvi il vero d' ogni cosa. Io non
vesse
j

so se Filippello

si
,

prese

giammai onta

dello

amore
io

il

quale io vi portai

se avuto

ha credenza che

mai
ora

da voi amato
nella

fossi;

ma, come che questo

sia stato
:

o no,
,

mia persona niuna cosa no mostr mai


di sospetto, mostra di volere fare a

ma

forse aspettando

tempo, quando ha creduto che io ab-

bia

men
io

me

quello,

che

dubito che egli non tema ch'io

facessi a lui,
j

cio di volere al suo piacere avere la

donna mia

per

quello che io tniovo


in

egli

l'

ha da non troppo

tempo

qua segretissimamente con pi ambasciate


.

sollicitata

Le

quali io

ho

tutte

da

lei risapute,

ed

ella

ha fate

le risposte
,

secondo che io l'ho imposto:


io

ma

pure slamane
con
glio
la
,

anzich

qui venissi

io

trovai (i)

donna mia
quale
:

in casa

una femmina
chiamai

a stretto consi-

la

io credetti

inconlancnle che fosse ci


la

che

ella era

per che

io

donna mia
.

e la

dimandai quello che

colei

dimandasse Ella mi disse:


,

egli lo slimol di Filippello

il

qual tu con

fargli

(i)

11 testo

Mann, secondo

la

stampa di Locca

lia

trovarti,
'

'*"

il

Dionisi crede che avesse a star trova*

m, cio

nt trovai.

, ,

66

GIORNATA TEUZA.
m'
hai fatto recare addosso
,

risposte e dargli speianza

e dice che del tutto vuol sapere quello che io inten-

do

di fare

e che egli

quando

io volessi

farebbe che

io potrei essere

segretamente ad un bagno in questa

teiTa

e di questo
fatto

mj prega
,

e grava
,

se

non

fosse

che tu m' ha'


cati
,

non so perdio

tener questi mer,

io

me

1'

avrei per maniera levato di dosso


l

che
.

egli

mai non avrebbe guatato

dove

io fossi stata

Allora
e

mi parve che questi procedesse troppo innanzi che pi non fosse da sofferire, e di dirlovi, acciocla vostra intera
.

ch voi conosceste che merito riceve


fede
,

per la quale io fui gi presso alla morte

ac,

ciocch voi non credeste queste esser parole e favole

ma
te

il

poteste

quando

voglia ve ne venisse , apertamen,

e vedere e toccare
,

io feci fare alla

donna mia a
;

colei

che

l'

aspettava

questa risposta
,

che

ella era

presta d' esser

domani
da

in su la
:

nona quando
la

la gente

dorme
tissima

a questo bagno
si

di

che

femmina contenio

parti

lei

Ora non credo


;

che voi cre-

diate che io la vi mandassi

ma,
e

se io fossi in vostro

luogo

io farei

che

egli vi troverrebbe

me

in luogo di

colei cui trovar vi


lui

si
,

crede
il

quando alquanto con


avvedere con cui stato

dimorata
,

fossi

io

fai-ei

fosse

e quello onore

che a

lui se

ne convenisse
si

ne
gli

gli farei.
fia,

questo faccendo, credo


l'

fatta

vergogna

che ad un' ora

ingiuria che a voi e a

me far

vuole

vendicata sarebbe. Catella udendo questo , senza avere

alcuna considerazione a chi era colui che gliele dicea

a'

suoi inganni

secondo

il

costume
,

de' gelosi

subi-

tamente diede fede

alle parole

e certe cose state da-

vanti cominci ad attare a questo fatto; e di subita ira

accesa rispose che questo far ella certamente

non

NOVELLA VL
era egli
s\

67
,

gran

fatica a fare

e che fermamente
si fatta

m:

egli vi venisse, ella gli

farebbe

vergogna
,

che,

sempre che
be per
cedesse
lo

egli

alcuna donna vedesse


.

gli si

girereb,

capo (i)
'1

Ricciardo contento di questo

parendogli che
,

suo consiglio fosse stato buono e proaltre parole la vi

con molte

conferm su

fece la fede maggiore, pregandola

nondimeno che
da
lui,
il

dir
ella

non dovesse giammai


sapra so
se
gli

d' averlo udito

che

promise

La

mattina seguente Hicciardo

n'and ad una biiona femmina che quel bagno, che


aveva a Catella detto
,

egli
egli

teneva

e le disse ci che

intendeva di fare, e pregolla che in ci fosse favore-

vole quanto potesse.


era teimla
,

La buona femmina^ che mollo


,

gli

disse di farlo volentieri


.

e con lui ordin


costei nella
,

quello che a fare o a dire avesse


casa
,

Aveva

ove

il

bagno era

una camera oscura molto

si

come

quella nella quale niuna finestra che


.

lume

ren-

desse risjwudea

Questa secondo

1'

ammaestramento
,

di Ricciardo acconci la

buona femmina
,

e fecevi
nel qua-

entro
le

un

letto,
,

secondo che pot

il

migliore

Ricciardo

ad aspellare
ciardo
,

tome desinato ebbe si mise e cominci Catella La donna udite le parole di Ric,
.

e a quelle data

])ii

fede che non le bisognava


,

piena di sdegno torn

la

sera a casa

dove per av-

ventura Fillppello pieno d' altro pensiero similmente


torn
,

le fece forse
.

quella dimestichezza che era

usato di fare

11

che

ella ella

vedendo

entr in troppo
,

maggior sospetto che

non era

seco

medesima

(1)

sa ila

Si girerebbe per lo capo per ricorderebbe; dello eoo molta gniuna persona ioftiriata cui lai porolf iOTTCDgono, quale allpra
,

dM[H>iou loro,

clic

eoo uiaui e coQ tcaU e cou gambe

lutti

'

aa-

giiuuo.

^8
con

GIORNATA TERZA
1'

dicendo: veramente costui ha


la

animo a quella donna


e sopra cotal

qual domane

si

crede aver piacere e diletto j


;

ma fermamente
pensiero
,

questo non avverr

e imaginando

come

dir gli dovesse


la notte

quando

con

lui stata fosse, quasi tutta


?

dimor.

Ma

che pi
gnia
,

venuta la nona

Catella prese sua

compase n' an-

e senza

mutare altramente consiglio ,


il

d
to
j

a quel

bagno

quale Ricciardo

le

aveva insegnala

e quivi trovata la

buona femmina,
.

dimand

se

Filippello stato vi fosse quel d

cui la

buona femCatella

mina
la

ammaestrala da Ricciardo,
gli
.

disse: sete voi quel?

donna che
:

dovete venire a parlare


,

ri,

spose

si

sono

Adunque

disse la

buona femmina

andatevene da
lo

lui. Catella,

che cercando andava quel,

che

ella

non avrebbe voluto trovare


era
.

fattasi

alla,

camera menare dove Ricciardo


in quella entr
,

col

capo coperto

e dentro serrossi
,

Ricciardo veden-

dola venire
tola
tella
,

lieto si lev in pie


:

e in braccio ricevu1'

disse
,

pianamente

ben vegna

anima mia
che
ella

Cano.n

per mostrarsi ben d' essere

altra

era

abbracci e basci lui, e fecegli la


pai'ola,

festa grandis-.
,

sima senza dire alcuna

temendo

se parlasse,

non

fosse

da lui conosciuta. La camei'a era oscurissima,

di che ciascuna delle parti era contenta^ n per lunga-

mente dimorarvi riprendevan


Ricciardo la condusse in su
favellare in guisa

gli
'1

occhi pi di potere.
,

letto

e quivi

senza
,

che iscorger

si

potesse la voce

per

grandissimo spazio con maggior diletto e piacere dell'

una parte

che

dell' alti'a

stettero
il

Ma

poich a

Catella parve

tempo

di dovere

concetto sdegno

man-

dar fuori,

cos di fervente ira accesa

cominci a parla-

le: ahi quanto

misera la fortuna delle donne, e

NOVELLA
come
Io
,

VI.

69
t'

male impicgnto l'amor

di molte ne' mariti!

misera
vita

me

gih

souo otto anni ,


,

ho

pii\
,

che

la

mia

amato, e
iicllu

tu

come
d'
.

io sentito liu

tutto ardi
,

e cousumiti

amore
tu se'

umi donna strana


cui
ti

reo e

malvagio
serc stato

uom che
?

Or con

credi tu e-

tu se' stato con colei la ([ual con false lusinassai,

ghe tu hai, gih

ingannata mostrandolo amore,

ed essendo altrove innamorato, lo son Calcila, nonsou


la

moglie di Ricciardo, traditor disleale che tu


la

se'

Ascolta se tu riconosci

voce mia:

io

son ben dessa;


ti

e panni mille anni che noi siamo al lume, che io


sa

pos-

svergognare
.

che tu se'

come tu se' degno, sozzo cane vituperato Oim misera me a cui ho io cotanti
,
!

anni portato cotanto amore! a questo can disleale che,

credendosi in braccio avere una donna strana

m' ha
altro

pi di carezze e d' amorevolezze


di

fatte in

questo po<;o
l'

tempo che qui

stata

son con lui , che in tutto

rimanente che

stata

son sua.

Tu

se'

bene oggi, can


ti

rinnegato, stato gagliardo, che a casa


re cosi debole e vinto e senza possa
.

suogli mostra-

Ma

lodato sia

Iddio, che

il

tuo camjH), non l'altrui hai lavorato


.

come tu li credevi Non non mi ti apprcsatisti^ tu


altrove
,

maraviglia che sta notte tu


aspettavi di scaricar le

some

e volevi giugnere molto fresco cavaliere alla

battaglia.
l'

Ma
,

lodalo sia Iddio e


alla in
?

acqua pur corsa

gi

il mio avvedimento, come ella doveva Ch


.

non rispondi reo uomo


se'

ch non

di

qualche cosa
f di
ti

tu divenuto mutolo
so a che io
negli occhi

udendomi? In
io

Dio
ficco

io
le

non

mi tengo che
,

non

mani

e traggogliti

Credesti molto ce-

latamcnle saper

faix*

questo tradimento; per Dio

tanto sa altri quanto altri;

non

l'

venuto fatto.

Io

DECAM. T.

II.

,.

7
t'

GIORNATA TERZA
alla

ho avuti miglior bracchi

coda

che tu non credi queste pa-

devi . Ricciardo in s
role , e
,

medesimo godeva
,

senza rispondere alcuna cosa

l'abbracciava e

basciava e pi che mai le faceva le carezze grandi

Per che

ella

seguendo

il

suo parlar diceva


,

tu

mi

credi ora con tue carezze infinte (i) lusingare, can


fastidioso

che tu
.

se'

e rappacificare e racconsolare

tu

se'

errato

Io

non sar mai


non
te

di questa cosa consolata

infino a tanto che io

ne vitupero in presenzia

di quaiui parenti e amici e vicini noi

abbiamo. Or

non sono io
donna
pi di

malvagio

uomo
,

cos bella
?

come

sia

la

moglie di Ricciardo Minutolo


?

non son
?

io cos gentil

che non rispondi


Fatti in cost
d'
,

sozzo cane

che ha colei
,

me ?

non mi toccare
.

che tu hai

troppo fatto

arme per oggi

lo so

bene che oggi,

mai

poscia che tu conosci chi io sono


,

che tu ci che
la gra-

tu facessi
zia sua
,

faresti a forza

ma ,

se

Dio mi dea
j

io te

ne far ancor patir voglia (2)


,

non so

a che io
il

mi tengo che io non mando per Ricciardo, qual pi che s m' ha amata e mai non pot van,

tarsi

che
si

io

il

guatassi
.

pure una volta

non so che

male
qui
,

fosse a farlo
se

Tu

hai creduto avere la moglie


1'

ed come
:

avuto
,

avessi

in quanto per te
,

non
e

rimaso

dunque

se io avessi lui
.

non mi

potresti
,

con laglone biasimare


il

Ora

le

parole furono assai

rammarichio (3) della donna grande : pure alla fine Ricciardo pensando che se andar ne la lasciasse con
,

questa credenza

molto di male ne potrebbe seguire

(1) Infiille,
(2)

Mannelli.
per aver carestia, avTertilo per molto ben detto.
detto,

Pulir

votali a

(5)

Rammarichio , anticamente
.

rammarico dicono

pi mo-

derni


dilihcr
(l

NOVFIJ.A

VI.

71
inganno nel quale
tA

pnlcsnrsi e di trarla dello

era) e recatasela in braccio, e presala bene


partire non
si

che
vi

poteva
,

disse

anima mia dolce

non

turbate

quello
,

che

io seQiplicemonte

amando aver
,

non

potei
il

amor con inganno m' ha


11

insegnato avere

e sono

vostro Ricciardo.

che Catella
si

udendo

conoscendolo
letto,

alla voce, sul)itaraente

volle gitlarc del


j

ma non
,

pott'j otid' ella volle gridare


la

ma
,

Rice dis-

ciardo le
se
:

chiuse con V una delle mani


egli
sia

bocca

madonna
stato

non pu oggi mai


pure
stato
j
,

essere

che quello
tutto
,

che

non

se voi gridaste

il

tempo

della vita vostra

e, se voi

griderrete
si

o in

alcuna maniera farete che questo


alcuna persona
fa (
,

senta

mai per
.

due cose ne avverranno (i)


vi

L* una

di

che non poco

dee calere ) che


fia

il

vostro ono-

re e la vostra

buona fama
che
io
qtii

guasta: perciocch,
v'

come
fatta
fat-

che voi
venire
,

diciate
io dir

ad inganno

abbia

che non

sia

vero, anzi vi ci abbia


v'

ta venire
si
,

per denari e per doni che io

abbia promes-

li

quali perciocch cos compiutamente dati

non

v'

ho come
e questo

speravate vi siete turbata

e queste paro-

le

romor ne

fate

e voi sapete che la gente

pi acconcia a credere

il

male che

il

bene ; e perci
.

non Ga men
nimist

tosto creduto a

me

che a voi

Appresmortai

so questo ne seguir tra vostro marito e


,

me

e potrebbe
,

si

andare
egli

la cosa
:

che io ucciderei

altres tosto lui

come
n

me

di

che mai voi non do-

vreste esser poi

lieta

n contenta.

perci

cuor

del corpo

mio non
,

vogliate

ad una ora vituperar voi


il

e mettere in pericolo e in bnga

vostro marito e

me.

(1)

f^erranito Mannelli e

stuiup

Ji

Milano.

'

7; Voi non
stro

GIORNATA TERZA
siete la
,

'^

prima n

sarete

l'

ultima la quale
torvi
il

ingannata
,

io

non

v'

ho ingannata per
che
io vi

vo-

ma per soverchio amore


sempre a portarvi
e
sia

porto e sou di-

sposto

ad esser vostro umilissimo


gran tempo che io e
le

servidore.

E come
,

che

mie

cose e ci che io posso o vaglio vostre state sieno e al


vostro servigio, io intendo che da quinci innanzi sieno

pi che mai. Ora voi

siete savia nell'altre cose, e cosi


.

son certo che sarete in questa

Catella

mentre che
,

Ricciardo diceva queste parole, piangeva forte

co-,

me

che molto turbata

fosse e

molto

si

rammaricasse

nondimeno diede

tanto luogo la ragione alle vere pa^

role di Ricciardo, che ella

cognobbe

esser possibile

ad

avvenire ci che Ricciardo diceva j e perci disse:

Ricciardo

io

non

so

come Domeneddio mi

si
l'

conce^

derh che io possa comportare P ingiuria e

inganno
la

che

fatto

m' hai

non voglio gridar qui

dove

mia
que-

simplicit e soperchia gelosia


sto vivi sicuro
,

mi

condussej

ma

di

che io non sar mai

lieta se in

un modo

o in uno che
fatto

altro io

non mi veggio vendica


e perci lasciami,
,

( i ) di ci

m' hai

non mi

tener pi:
sti'aziat^

tu hai avuto ci che disiderato hai

ed hami

(i)

tu

Salviati negli Avvertimenti della lingua

( t.

i,

I. i, e. Il) no-
eli'

t che gli edltoii del

27, seguitando quel

lesto a

penna

egli

denomi-

na

il

terzo, leggono vendicato. Sarelibesi

mai corretto nel


la

testo del

27

questo luogo nel tempo stesso che se ne faceva


forse, oltre alla conlraffalta di Venezia,

stampa? o

sarelJiervi

due diverse edizioni di questo


1'

Libro
io

colla data del


gli

27? Comunque

sia, certo clie

esemplare

il

quale
il

ne ho sotto

occhi ha vendica, e

non vendicala , come afferm


alla stessa

Salviati.

yeiidica per vendicata qui detto

guisa che

com-

pero per comperalo, sgombero per isgomberato, logoro per logorato ec.

NOVELLAVI.
f
quMtit
l*

73
di lasciarmi
1

piaciuto

tempo hai (i)

la-

sciami, io tene prcgo. Ricciardo

che conosceva
avca posto in

l'animo suo aurora troppo lurhnlo


cuore di non
lasciarla

s'

mai

se la sua

pace non riavesse:

perche cominciando con dolcissime parolca raumiliarla,

tanto disse e tanto preg e tanto scongiur, che ella


,

vinta

con

lui si

pacefc; e di pari volonth di ciascuin

no gran peata appresso


rono insieme
.

grandissimo dilotto dimorala

conoscendo allora
i

donna quanto
clie quegli del

pi saporiti fossero

basci dello

amante

marito

voltata la sua durezza in dolce


,

amore verso

Ricciardo

tenerissimamente da quel giorno innanzi

l'am, e savissimamente operando, molte volte goderono del loro amore. Iddio faccia noi godere del nostro.

NOVELLA
Tedaldo turbato con
utta

VII.
,

ma donna

51

fiarte di

Firenze: tornavi informa di peregrino dopo al-

cun tempo i parla con la donna e falla del suo


crror conoscente, e libera
il

marito di

lei

da
,

morte

che lui gli era provato che uTCi'a ucciso


il

e co' fratelli

pacefica; e poi saviamente con la

sua donna

si

gode

G.
la
lia

rih si
,

taceva

Fiammetta

lod<nta

da

tutti,

quando

Reina per non perder tempo, prestamente ad Emi-

commise

il

ragionare

la

qual cominci

A me

(1) Si noti

che nel tetto Mann, slato ranccllato da

mano divena

V hai ,

rtl

in lungo di esso stato aggiunto ornai.

NcU' edis poi dei

i5a7

si

i(^c

tempo U ce

,,

74

GIORNATA TERZA
,

piace nella nostra citt ritornare


sate piacque di dipartirsi
,

donde

alle

due pas-

come un
,

nostro cittadi-

no

la

sua donna perduta racquistasse


in Firenze

mostrarvi
,

Fu adunque

un
,

nobile giovane

il

cui.

nome fu Tedaldo degli Elisei il quale d' una donna monna Ermellina chiamata, e moglie d'uno Aldobrandino Palermini, innamorato oltre misura
,

per

gli

suoi

laudevoli costumi merit di godere del suo desiderio.

Al qual piacere
Perciocch
,

la fortuna

nimica de'
si

felici

s'

oppose

qual che la cagion

fosse

la

donna

avendo di
tutto
si

s a

tolse dal volergli

Tedaldo compiaciuto ini tempo , del pi compiacere n a non


,

volere non solamente alcuna sua ambasciata ascoltare,

ma
ra

vedere in alcuna maniera: di che

egli entr in fie-

malinconia e isplacevolej
celato
,

ma

si

era questo suo

amor
niere

che della sua malinconia ninno credeva


.

ci essere la cagione
si

poich egli in diverse ma-

fu molto ingegnato di racquistare l'amore che


gli

senza sua colpa


fatica

pareva aver perduto (i)


,

e ogni

trovando vana

a doversi dileguar del

mondo
,

per non far


di vederlo

lieta colei,
,

che del suo male era cagione


si

consumare
,

dispose

E
,

presi quegli de-

nari che aver pot

segretamente

senza far motto ad


il

amico od
cona

a parente, fuor
,

che ad un suo compagno,


via
,

quale ogni cosa sapea


,

and

e pervenne

ad An:

Filippo di Sanlodeccio faccendosi chiamare

e quivi con
si

un

ricco mercatante accontatosi


,

con

lui

mise per servidore


u'

e in su una sua nave con lui in.

sieme

and in Cipri

costumi del quale e

le

ma-

(i)

Perduto
se

disse

sempre

il

Boccaccio ed ogni buono scrittore, perso

non mai,

non per

colore misto di

purpureo e di nero.

NOVELLA VU.
ni>re pinr(|iicro
si

y5
com-

aI

mercatante
,

che noa solamente

huun
pagno

salario gli assegn


,

ma

il

fece in parte suo

oltre a ci gran parte de' suoi fatti

mettendo-

gli tra lo

mani
,

li

quali esso fece

si

b<;ne e

con tanta

sollicitudine

che eHso

in }K)chi auni

divenne buono e

ricco mercatante e famoso. Nelle t|uali faccende, ancora

che spesso della sua crudel donna


fosse

si

ricordasse e Me-

ramente

da amor

trafitto e

molto disiderasse di

rivederla, fu di tanta costanza, che sette anni vinse

quella battaglia
in Oipri cantare
la

Ma

avvenne che

udendo

egli

un

una canzone
alla
lei

gih da lui stata fatta, nel-

quale V amore che


,

sua donna portava ed ella a

lui

il

piacer che di

aveva ,

si

raccontava
ella

avvi-

sando questo non dover potere essere che


ticato

dimens'

r avesse

in tonto desiderio di rivederla

acce-

se, che, pi

non potendo

soiferire, si dispose a tornare

a Firenze

messa ogni sua cosa in ordine, se ne ven-

ne con un suo fante solamente ad Ancona: dove essen-

do ogni

vsua

roba giunta

({nella

ne mand a Firenze
egli

ad alcuno amico dell' Ancontano suo compagno, ed


celatamcnte
,

in

forma

di peregrino

che dal Sepolcro

venisse, col fante suo se

ne venne appresso; e in Firendi

ze giunti
telli
,

se n'

and ad uno alberghetto


alla casa della sua
,

due

fra-

che vicino era

donna.

N
di

prilei

ma

and

in altra parte
,

che davanti

alla casa

per vederla

se potesse

Ma
:

egli vide le finestre

le

porte e ogni cosa serrata

di

che

egli

dubit forte
.

clic

morta non

fosse
la

o di (piindi mutatasi
frat'lli

Per che
,

forte

pensoso verso

casa de'

se

n'and

davanti la
;

qiiale vide quattro suoi fratelli tutti di nero vestiti

di

che

egli

si

maravigli molto: e conoscendasi in tanto

transiigurato e d' abito e di persomi

da quello che

ea-

76
ser soleva

GIORNATA TERZA
quando
si

parti,

che di leggieri non potreb,

be

essere stato riconosciuto

sicuramente

s'

accost ad

un

calzolaio

domaudoUo perch
il

di nero fossero ve:

stiti

costoro

Al quale
,

calzolaio rispose
e'

coloro sono

di nero vestiti di

perciocch
,

non sono ancora quindici


e'

che un lor
,

fratello

che di gran tempo non


,

era

stato

che avea nome Tedaldo

fu uccisoj e parmi in-

tendere che egli (i) abbiano provato alla corte che

uno che ha nome Aldobrandino Palermini


preso
,

il

quale

l'

uccidesse

perciocch egli voleva bene alla


,

moglie, ed eraci tornato sconosciuto

per esser con


il

lei.

Maravigliossi forte Tedaldo che alcuno in tanto


migliasse
,

si-

che
gli

fosse creduto lui

e della sciagura d'Alsentito

dobrandino

dolse
,

avendo

che

la

donna

era viva e sana


sieri se

essendo gi notte , pieno di varii penall'

ne torn

albergo

poich cenato ebbe

insieme col fante suo, quasi nel pi alto della casa fu

messo a dormire
lo stimolavano e

e quivi

per

li

molti pensieri che


,

per

la

malvagit del letto


,

e forse

per

la

cena ch'era
andata
;
,

stata
s'

magra

essendo gi la met del-

la notte

non

era ancor potuto


,

Tedaldo adparve in su

dormentare
la

per che essendo desto


il

gli

mezza

notte sentire d' in su


,

tetto della casa scen-

der nella casa persone

e appresso per le fessiu-e dello

uscio della camera vide l su venire

un lume. Per che

chetamente

alla fessura accostatosi


,

cominci a guarda-

re che ci volesse dire

e vide una giovane assai bella


,

tener questo

lume
1'

e verso lei venir tre uomini

che

del tetto quivi eran discesi: e


attasi
,

dopo alcuna
:

festa

insieme
,

disse

un

di loro alla giovane

noi possiamo

(i)

Egli nel numero

del pi, aTveitllo.

NOVELLA
ImUio
sia

VII.
,

77
perciocch noi

Iddio j oggimai star sicuri


clic la

SAppiamo fermamente
stata provata da' lermini, ed egli
zia
\

morte di Tedaldo Elisei

fratelli

addo&so ad Aldohrandin Pa
la

l'

La confessata, e gi scritta
,

scnteu*

ma ben
si

si

vuol nondimeno tacere

perciocch, se

mai

risapesse

che noi fossimo


\

stati

noi

saremmo
.

a>

quel uiedesiino pericolo che


sto detto
ta
, ,

Aldobrandino
si

quelie-

con

la

donna
,

che

forte di ci

mostr

se

ne sccsono
,

e andarsi a dormire. Tedaldo, udi-

to questo
gli errori

cominci a riguardare quanti e quali fosscr

che potevano cadere nelle menti degli uomia' fratelli cie


,

ni

prima pensando

uno strano avevan


e appresso lo inno-

pianto e seppellito in luogo di lui

cente per falsa suspizione accusato, e con testimoni


veri averlo condotto a dover morire; e
olti*e
,

non

a ci la

cieca severit delle leggi e de'


\olte
,

i*ettori

li

quali assai

(juasi solliciti investigatori del vero,


il

incrudelen-

do

famio

falso

provare

e s ministri dicono della


della iniquit e del diavoalla salute d'

giustizia e di

Dio dove sono

lo esecutori

Appresso questo
,

Aldobran-

dino

pose. E,
te
,

comcome levato fu la mattina, lasciato il suo fanquando tempo gli parve solo se n* and verso la
il

pensier volse

e seco ci

che

a fare avesse

casa della sua donna


aperta
ra in
,

e per ventura trovata la porla

entr dentro, e vide la sua donna sedere in tersalctta terrena

una

che
j

ivi era,

ed era

tutta piena

di lagrime e d' amaritudine

e quasi per compassione


:

ne lagrim
tribolate
j

e av>'icinatolesi disse

la vostra
il

pace vicina
viso
,

madonna non vi La donna udendo


,
:

costui

lev alto

e piangendo disse
forestiere:
il

buono

uomo

tu

mi

pari

un percgrin
?

che

sai tu di

pace o di mia

afflizione

Rispose allora

peregrino:

78

GIORNATA TERZA
,

madonna

io son di Costantinopoli

e giungo test qui

mandato da Dio
a diliberar da

a convertir le vostre
il

lagrime in

riso e

morte

vostro marito
,

Come
?

disse la

donna
qui
,

se tu di Costaiitinopoli se'

e giungi
Il

pur

test

sai tu chi

mio marito o

io ci

siamo

peregrino

da capo

fattosi, tutta la istoria della


lei disse

angoscia d' Aldo,

brandino raccont, e a

chi ella era


,

quanto

tempo

stata maritata
,

e altre cose assai


fatti

le quali egli
la
,

molto ben sapeva


maravigli forte
ginocchi
a'
,

de'

suoi

Di che

donna
per

si

e avendolo per un profeta


,

gli s'in-

piedi

per Dio pregandolo che

se

la

salute d'Aldobrandino era venuto,

che

egli s'avacciasse,
,

perciocch

il

tempo

era brieve
,

Il

peregrino mostran,

dosi molto santo

uomo
bene

disse

madonna

levate su e

non piagnete
r
,

e attendete bene a quello che io vi didi

e guardatevi

mai ad alcun non


,

dirlo

Per

quello che Iddio


avete v' per
gi
te
,

mi riveli la tribulazione la qual voi un peccato il qual voi commetteste (i) avvenuta il quale Domeneddio ha voluto in par,

purgare con questa noia


s'

e vuol del tutto

che per

vi

ammendi

se
.

non

ricaderesti (2) in troppo


:

maggiore affanno

Disse allora la donna

messere

io

ho uu
il

peccati assai
altro
si
,

n so qual Domeneddio pi un che

voglia che io

m' ammendi
disse allora

e perci, se voi
io potr

sapete

ditelmi
.

e io

ne far ci che
,

per
,

ammendarlo Madonna
so
f

il

peregrino

io

bene quale

egli

u ve ne domander per saperlo

'

(1)
,

t Commeltesli , Mann,
Si ricaderesti
in
.

1'

edizione di Milano.

'

(2)

R. espertissimo gramalico emend ricadereste


a.

La lerminazione
f

appartiene

tu, e quella in e a voi .

Rolli

con tutto

ci

anche

1'

edizione del 27 e parimente le due citate


^

nel Vocab. della Crusca

hanno ricaderesti

NOVELLA Vn.n
meglio,

79
fatto. Ditef

ma

perciocch voi medesima dicendolo n' ab-

biale pi rimordiraenlo.

Ma vegnamo
,

si

mi

ricordavi
,

egli clic \oi

mai aveste alcuno amante

La donna

udendo questo
,

maravigliossi forte

gitt un non credendo che mai alcuna per


,

gran sospiro, e

sona saputo

l'

avesse

quanlimque

di que' di

che ucci-

so era stalo colui che por Tedaldo fu seppellito, se ne

bucinasse (i)
usate dal
se: io

per corte parolone non ben saviamente


di

compagno

Tedaldo che ci sapea, e rispo-*


tulli
i

veggio che Iddio vi dimostra


j

segreti degli
i

uomini
Egli

e perci io son disposta a

non

celarvi

miei.

il

vero che nella mia giovanezza io amai somcui morte apposta


io

(a)

mamente lo sventurato giovane la al mio marito : la qual morte

ho

tanto pianta

quanto dolente a me; perciocch^, quantunque io rigi-

da e salvatica verso lui mi mostrassi anzi


ta
,

la

sua parti-

la

sua parlila nia sua lunga dimora n ancora

la sventurata

morte

me

l'

hanno potuto
;

trarre del cuo-

re

cui

il

peregria disse

lo sventurato giovane
,

che
si

fu morto non amaste voi mai

ma Tedaldo
la
?

Elisei

Ma

ditemi

qual fu

la

cagione per

quale voi con


cui la donna

lui
ri-

\i turbaste

offesevi egli

giammai
olljpse

spose: certo che egli

non mi

mai:

ma

la cagione
frate, dal
,

del cruccio furono le parole d'

un maladetto
;

quale io una volta

mi

confessai

perciocch

quando

(i)

Buccinare con due e


solo

significa

manifetlare con pubblicit


ce.

con
si

un e

andar dicendo riservalamenle , con riguardo

come

dello sopra, Nov. IV. Giorn. 5.

^
(a)

Il

senso proprio di buccinare sonar la buccina: in tenso di

propalare usasi mclaroricnmente

Apposta, cio imputata , ove leuni

lesti

moderni con mollo ttt

rore

hanno opposta.

a*
io gli dissi
la
1'

GIORNATA TERZA
amore
il

quale io a costui portaTa e


,

dimestichezza che io aveva seco

mi
,

fece

un romo^

re in capo che ancor

mi

spaventa

dicendomi, se io

non

me

ne rimanessi,

io n' andrei in

bocca del diavolo


fuo-*

nel profondo del ninferno (i) e sarei messa nel

co pennace (2). Di che


io

fatta

paura m' entr, che


la

de

tutto

mi
j

disposi a

non voler pi

dime,

stichezza
lettera
,

di lui

per non averne cagione

sua

n sua ambasciata pi

volli ricevere (3)j co-

(1)
(2)

Infrno.

Pennace
\ Nel

Lurlescatnente deilo per pennce. Mari.

(3)

testo

Mannclii era ritenere;

ma
clie

Ja

mano

posteriore y fu

sostituito ricvere f

come appunto

leggesl nella edizione del

1627

e in

quella de' Deputati. Egli da credersi

da prima
si

si

fosse

scritto

ritenere per isLaglio; perciocch, quantunque


ritener lettere,

dica propriss

imamente
ritenere
;

non pare

me

che dir

si

possa con propriet


ricevuta

ambasciate. Aggiungasi che ritenere


tote avea detto di sopra che la

dcesi di cosa gi
si tolse

l'

au"

donna

dal voler alcuna amba-

sciata ascoltare. Sarehhe egli mai da dire che fosse stato qui adoperato

ritenere nel senso di ricevere?

Ma

egli

converehhe mostrare in

tal caso

con esempi o
sto

dello stesso Boccaccio o d' altri autorevoli scrittori che


fatta significazione. Infin a

que-

verho pu avere eziandio cos

tanto che

ci
sia

non

si faccia, io

continuer a credere che non ritenere,

ma

ricevere

da leggersi in questo luogo.


(*)

Io non saprei n vorrei contradire

al Sig.

Colomho, mosso ancora

dall'

aver io trovato ricevere nei tre testi a penna raagliahechiani. Inclino


s

adunque ad ahhracclar l'opinione d'un amico


che noi non
tili

dotto; e solamente vorrei

ci allontanasirao dall'

ottimo

testo, se

non dopo aver

fatto inule

sforzi per sostenerlo.


d'

Io perch esjwrr alcune mie riflessioni,


si

quali

osieno

alcun peso, o no, non rileva :hasta solo che dir non
il

possa che

sia slato troppo Icggcrniente rigettato

testo Mannelli.

Premetto che alcuni


significazione.

verbi ricevendo in princijiio la particella ri

non cangiano

Tener presso
ritornar di

di se, e ritener presso di se; tornar d


,

campagna,
non

campagna

vaglion lo stesso. Ci tanto noto che


il

a]>-

hisogna

d'

esempi. Ora

verho tenere ha tanti significati,

alcuni dei

quali sono anclie fuori del comunale uso, che subito

non

si

pu dire,
non
era

che esso

al

tempo

del Boccaccio in

una

cotale significazione

, y

NOVELLA VU.^
me me
che
,

8t
(co-

io credo

(i), e pi
io

fosse perseverato
,

per quello che

presuma

egli se n'

and dis

sperata ), veggundolo io consumare,


ut've al

come
si

fa

la

sole

il

mio duro proponimento


peregrino

sarebbe

piegato) perciocch niun desiderio al

re avea

Disse allora

il

mondo maggiomadonna questo


,
.

sol ({Ufi paccato che ora vi tribola


te

Io so
:

fermamen-

che Tedaldo nou

\i fece forza
,

alcuna

quando
il

voi
fa-

di lui v' innamoraste

di vostra propria volont


;

ceste
ste
,

piacendovi egli
,

come

voi

medesima vole^
:

a voi venne

e us la vostra dimestichezza

nella

quale e con parole e con


mutiasle
,

fatti tanto di piacevolezza gli

chf?

se egli

prima

v'

amava

in

ben mille

Nella Novella di Martellino, G. a. N.

i.

V oste coi compagni di Martrk


il preg

Uno
ti
i

|iortnlosi

da Sandro Agolanti, con loro insieme

che de^ Juh

d iV/artelUno gli tenesse: cio che ne avesse premura, o

come dicono

DipuUili,

gli

atteneose. Nella Delcolore


,

G.

8.

N.

a.

Ma

la Belcolore

venne
cio
si

in itcreiio col sere

e tennegli favella

insino a
alili

vendemmia
BoccacTedaldo:

rtcnnc dal fnvcllargli.

Ma

possiamo ad

luoghi del

cio clic pi verranno in acconcio.


il

In questa

slessa Novella di

peregrino tantosto n^and a^ quattro Jratelli

e questo fatto , lo-

ro, e le lor donne a dover desinare la seguente mattina con Aldo-

brandino gV invit; ed
lo 'avito
.

essi

liberamente della sua /e sicurati, tennero

G. IO. N.

9. //

Saladino ,

il

quale accortissimo era

, '

av-

vide die questo cavaliere aveva dubitato che essi non avesser tenuto
lo'nvito, se
SimiH).4u

quando

gli trov invitiiti gli avesse

Lorenzo

de'

Medici,

Cap.

6. Ediz. di

Bergamo

p. 1

99.

Credo che
i. p.

allo spedai ter-

re* lo' avito.

Novelle auliche Fir. 1778. T.

272. Socrate rispose

agli ambasciatori , e disse: voi mangerete innanzi te.


invito.

Tennero lo
esporre pi

Or

questo

modo

ili

dire, tener

invito,

non

si

pu

acconciamente che con accettar P invito; e perci tener qui vale Accrltare.

se tra tenere e ritenere per lo pi

non suol essere

diversit

di

significaaione, quel

sua

lettera^

n sua ambasciata pi

volli ritenere

vorr dire pit volli accettare, FIACCHI


(1)

Queste due cUusule

tra loro

slauno assai duramente ordinate di

mal suono.

82

GIORNATA TERZA
faceste
,

doppi
so

l'

amor raddoppiare.
-vi

se cos fu

(che

che fu)

qual cagion

doveva poter muovere a


si

torghvisi cos rlgidatrtente? Queste cose

volean pen,

sare innanzi tratto


di

se credevate
,

mal

far

pentere
,

non

farle

divenne vostro
fosse vostro,

cos diveniste voi

come Cos come egli sua Che egli non


dovervene
,
.

potavate (i) voi fare ad ogni vostro


del vostro
;

piacere

come
,

ma

il

voler tor voi a lui

che sua eravate questa era ruberia e sconvenevole cosa,

dove sua volont

stata
,

non

fosse.
li

Or

voi dovete sa-

pere che io son frate

e perci

loro costumi io coutilit

nosco

tutti

e, se io
si

ne parlo alquanto largo ad

di voi,
egli

non mi

disdice,

come farebbe ad un altro; ed


,

mi

piace di parlarne
,

acciocch per innanzi

meuo-

glio gli conosciate

che per addietro non pare che abgi


i

biate fatto

Furon

frati santissimi e valenti


frati si

mini

y ma

quegli che oggi


,

chiamano, e

cosi vo-

gliono esser tenuti

ninna

altra cosa

hanno
j

di frate se

non

la

cappa

n quella

altres di frate
fi'ati
,

perciocch
strette e

dove dagl' inventori de'


misere e di grossi panni
il

furono ordinate

e dimostratrici dello

animo
il

quale

le

temporali cose disprezzate avea quando


essi

corpo in cos vile abito avviluppavano,

oggi le fan,

no larghe e doppie e lucide e


quelle
le
,

di finissimi panni

in forma

hanno

recate leggiadra e pontificaesse nelle chiese


i

in tanto

che paoneggiar (2) con


,

e nelle piazze

come con

le loro

robe

secolari fan-

(1)

i;

Potavate hanno in questo luogo

tiitte le

migliori edizioni che

ho

vedute
(1)
J"

Paoneggian
del

testo

Mannelli, e nel

marine segge: sic

est tcstus.

La stampa

XXVII

ha pagoneggiar.

NOVKI LA
no
,

VII.

SS
il

non

si

vergognano

e quale col giacchi (i)

pescatore d' occupare nel fiume molli pesci ad


tratto
,

un

cosi costoro colle fimbrie

ampissime avvolgen,

dosi

molte pinzochere

molte vcjJove

molte altre
sotto s'in-

sciocche

femmine

uomini d'avvilupparvi

gegnano, ed lor maggior sollecitudine, che d'altro


esercizio.
le

perci, acciocch io pi vero parli, non


frati
.

cappe de'

hanno costoro

ma

solamente

co-

lor delle

cappe

dove

gli

antichi la salute disile

deravan degli uomini, quegli d' oggi disiderano

fem-

mine e
sto e

le

ricchezze; e tutto

il

lor desiderio

hanno po-

pongono

in spaventare

con romorl e con dipinli-

ture le menti degli sciocchi, e in mostrare che con

mosine
a loro
ti
,

peccati

si

purghino e colle messe

acciocch

che per
,

vilt

non per divozione, sono rifuggi-

a farsi frati
,

e per
il

non durar
vino
,

fatica, porti questi

il

pane

colui
l'

mandi

quello altro faccia la pie.

tanza per

anima

de' lor passati

certo egli
i

il

ve:

ro che le elemosine e le orazioni purgano

peccati

ma
o
il

se coloro

che
,

le

fanno vedessero a cui

le

fanno

conoscessero

piCi tosto
il

oa

il

guarderieno o di.

nanzi ad altrettanti porci


essi

gitterieno
i

perciocch
d'

conoscono quanti

meno sono
s'

possessori

una

gran ricchezza, tanto pi stanno ad agio (a); ognuno

con romori e con ispaventa menti


vere
alti'ui

ingegna di rimuodisi-

da quello a che esso di rimaner solo

li)
s'

Giacrhio,

rete

loiula. Li qtinic gettata m-ll'


al foido si rscrra

acqua dal

|)csraton;
i

{ira, e

avvicinandosi

e cuopre e richiude
,

(icsci.

(a)

Adagio

nel testo

Mann,

e in altre cdixioni

ma

qui aon due

parole
te,

ad agio;

perciocch adagio tutta una parola significa lentamendivise, si^juificaDo


gli altri.

pianamente f ma

a piacere, comodit.

Con

poi

a grande agio, a suo agio e

,,

^4
dera
.

GIORNATA TERZA
Essi sgridano centra
gli

uomini

la lussuria

ac-

ciocch, rimovendosene

gli sgridati, agli sgrldatori ri-

mangano
gi

le

femmine.

Essi

danuan

1'

usura e

malva,

guadagni, acciocch,
le

fatti

restitutori
,

di quegli
i

si

possano fare

cappe pi larghe procacciare

vesco-

vadi e r altre prelature maggiori di ci che mostrato

hanno dover menare

a perdizione chi l'avesse.

quando
fanno
,

di queste cose e di
ripresi
,

molte

altre
:

che sconce

sono
e

1'

avere risposto

fate quello
,

che

noi diciamo

non quello che noi facciamo


d'
l'

estima-

no che

sia

degno scaricamento

ogni grave peso


esser costanti e d
essi

quasi pi alle pecore sia possibile


ferro
,

che

a' pastori.
,

E
,

quanti sica quegli a'quaji


la

fanno cotal risposta

che non

intendono per lo moil

do che
gliono

essi la
gli

dicono

gran parte di loro

sanno.

Vo-

odierni frati che voi facciate quello che dile

cono, cio che voi empiate loro


fidiate loro
i

borse di denari (i),


,

vostri segreti
l'

serviate castit
,

siate

padi-

zienti

perdoniate

ingiurie

guardiatevi del

mal

re

cose tutte buone, tutte oneste, tutte sante;

ma que,

sto (*2)

perch

Perch
,

essi

possano fare quello che

se

secolari fanno

essi fare

non potranno. Chi non sa


non pu durare
il
?

che senza denari


tu ne' tuoi
diletti

la

poltroneria
i

Se

spenderai

denari,

frate

non potr femminon


Se tu non
ar.

poltroneggiare nell'ordine

Se tu andrai
lor

alle
.

ne dattorno

frati

non avranno

luogo
il

sarai paziente o perdonator d'ingiurie,

frate

dir di venirti a casa a contaminare la tua famiglia

Perch vo
(i)

io dietro

ad ogni cosa

essi

s'

accusano

Denaro, danaro, danaio; ma danaro appo


numero
del pi

migliori scrUori si

trova per lo pi usato nel


('j)
"i"

Queste, Maanelli.

NOVELLA
la scusa.

VII.

85

qunntc volte nel cospelto degl' inlcndenli fauno quel-

Perch non

si

stanno egli innanzi (i) a casa,


si

se astinenti e santi
j)urc a questo

non
si

credono
,

|>otcre essere? o, se

dar

vogliono

perdio non segnitano


Evangelio
?
:

quella altra santa parola dello


ci Cristo a fare e ad insegnare

incomin-

Facciano in pri.

ma

essi

|K)i

ainmaestrin

gli
,

altri

Io n' lio de' miei


,

di mille veduti vagheggiatori

amatori
,

visitatori

non
,

solamente delle donue secolari

ma

de' moniateri
i

pur di quegli che maggior romor fanno in su

perga?

mi
'I

A
,

quegli

adunque

cos falli

andrem

dietro

chi

fa

fa (|uel
.

eh' e' vuole,

ma

Iddio sa se egli

fa savia-

mente

Ma
il

posto pur che in questo sia da concedere


,

ci che

frale

che

vi

sgrid

vi disse

cio che

gravissima colpa sia rompere la matrimoniai fede

non

molto

maggiore
l'

il

rubare un
il

uomo

Non

molto maggiore
pinaido per lo

ucciderlo o
?

mandarlo

in esilio ta.

mondo
:

Questo concederh ciascuno

L' usare

la

dimestichezza d' uno


il

uomo una donna


il
.

peccato naturale
ciarlo
ste

rubarlo o ucciderlo o

disc.nc-

da malvagilh di mente procede


,

Che
,

voi ruba-

Tedaldo
,

gi di sopra v' dimostrato

togliendoli
di-

voi

che sua di vostra spontanea volont eravate


.

venuta
l'

Appresso dico che


,

in

quanto in voi fu
,

voi

uccideste

perciocch per voi non rimase


s'
,

mostran-

dovi ognora pi cnidele, che egli non


le

uccidesse con

sue mani

e la legge vuole che colui


si fa fa.
,

che cagio-

ne del male che

sia in

quella

medesima colpa
esilio e dello es-

che colui che

'1

che voi del suo

sere andato lapin per lo

mondo

sette

anni non siato

(l) Arrerti

questo innansi per pi lotto, e nou pcf prepgsuione.

DBCAM. T.

II.

86
cagione
,

GIORNATA TERZA
questo non
si

pu negare.
in

S che molto

mag-

giore peccato avete

commesso
,

qualunque s' l'una


che Tedaldo

di queste tre cose dette

che nella sua dimestichezza


forse

non commetta vate

Ma

veggiamo j

merit queste cose: certo non fece. Voi medesima gi


confessato
s v'
tata
,

l'

avete

senza che io so che egli pi che


esal-

ama. Niuna cosa fu mai tanto onorata, tanto


tanto magnificata
,

quanto eravate voi sopra ogni


parte
si
,

altra

donna da
,

lui, se in

trovava dove onestadi voi potea favella,

mente
re
.

e senza generar sospetto


,

Ogni suo bene

ogni suo onore

ogni sua libert,


.

tutta nelle vostre

mani
?

era da lui rimessa

Non

era

egli nobile giovane

non

era egli tra gli altri suoi cit-

tadini bello
a'

non era

egli valoroso in quelle cose


?

che

giovani
?

s'

appartengono

non amato? non avuto ca-

ro

non

volentieri veduto

da ogni

uomo

n di que-

sto direte
ticello

di

no
,

Adunque come per

detto d'

un
Io
gli

fra-

pazzo

bestiale e

invidioso poteste voi alcun


lui
?

proponimento crudele pigliare contro a


so che errore
s'

non
uo-

quello delle

donne
,

le quali

mini schifano e prezzangli poco dove


a quello die elle sono
,

esse

pensando

e quanta e qua! sia la nobilt

da Dio

oltre

ad ogni

altro

animale data

all'

uomo

si
,

dovrebbon
colui aver

gloriale

quando da alcuno amate sono e


caro
, ,

sommamente

e con ogni sollicitudine

ingegnarsi di compiacergli
si

acciocch da amarla non


faceste,

rimovesse giammai

Il
,

che come voi

mossa
esse-

dalle parole d'

un

frate
,

il

qual per certo doveva


di torte
,

re alcun brodaiuolo

manicator

voi

il

vi sa-

pete

e forse disiderava egli di porre s in quel luogo


egli
s'

onde

ingegnava di cacciare altrui


quello che
la

Questo pec-

cato adunque

divina giustizia, la quale

NOVELLA VIL
con giusta
to
,

^
mena ad effetcome voi
,

bilniicln tutte le

sue operazion

non ha voluto
v'

lasciare impunito: e cosi

srnAa ragione
daldo, cosi
il

ingegnaste di lor

voi medesima a Te-

vostro marito senza ragione per


,

Tedaldo

stato ed ancora in percolo

e voi in tribulazione.
,

Dalla quale se liberata esser volete

quello cbe a voi


,

conviene proniellere
questo
:

e molto maggiormente fare

se

mai avviene che Tedaldo


([ui torni
,

dal suo lungo


il

sbandeggia mento

la vostra grazia,

vostfo
ren-

amore,

la vostra

benivolenza e dimestichezza
il

gli

diate, e in quello stalo


ti il

ripognaleuel quale era avanal

che voi scioccamente credeste


peregrino
le

mallo

frate.

Aveva

sue parole

finite,

quando

la

donna, che

attentissima niente le raccoglieva, perciocch verissime


le

parevan
,

le

sue ragioni, e so per certo per quel pec,

cato

a lui

udendol dire
,

estimava tribolata

disse

amico

di

Dio

assai

conosco vere le cose

le quali ra-

gionate, e in gran

])a rie
i

parla vostra dimostrazione


,

conosco chi sieno


santi tenuti
:

frati

inilno

ad ora da
il

me

tutti

e senza dubbio conosco

mio

difetto es-

sere stato grande in ci che coutro a


rai
;

Tedaldo adope-

se per

me

si

potesse

volentieri

V ammenderei

nella maniera
fare
f

che detta avete:


ci

ma

questo

come

si

pu

Tedaldo non

potrb mai tornare: egli morto;


si

e perci quello che non

dee (i) poter fare


prometta.

non so
per

perche bisogni che


disse
:

io

il

vi

cui

il

peregrin
,

madonna
stato

Tedaldo non

punto

morto
avesse

quello che Iddio mi dimostri,


in

ma

vivo e sano e
.

buono

se egli la vostra grazia

Disse

(l)

l^re Coti ainl>e


Il

le

e strette

dissi*

scm|>r

il

Boccnccio, deve oou

mai.

Pet, eluse sempre

deve ed alcuna

volta per accorciaiucnto

de.

88
allora la

GIORNATA TERZA.
donna
:

guardate che voi diciate j io

il

vidi

morto davanti
bagnai

alla

mia porta
,

di pi

punte

di coltello,

ed ebbilo in queste braccia


gli
il

e di molte

mie lagrime

morto

viso

le quali forse

furon cagione

di farne parlare quel cotanto che parlato se n' diso-

nestamente

Allora disse
,

il

peregrino: madonna, che

che voi
e
,

vi diciate

io vi accerto

che Tedaldo vivo;

dove voi quello prometter


,

vogliate, per doverlo at-

tenere

io spero
:

che voi

il

vedrete tosto.

La donna
che

al-

lora disse

questo fo io e far volentieri j n cosa po,

trebbe avvenire

che simile

letizia

mi

fosse

sa,

rebbe

il

vedere
.

il

mio marito
allora a

libero senza

danno

?>Tedaldo vivo

Parve

Tedaldo tempo

di pa-

lesarsi e di confortare la

donna con pi
: ,

certa speranza

del suo marito

e disse

consoli del vostro marito

madonna acciocch io vi un segi-eto mi convien dila vita vostra voi

mostrare,
.1

il

quale guarderete che per

mai non
e
soli,

manifestiate. Essi erano in parte assai remota

somma
,

coniidenzia avendo la donna presa della


le

santit

che nel peregrino


tratto fuori
,

pareva che fosse

per che

Tedaldo
i

uno

anello guardato da lui con


la

somma
V ultima
le
,

diligenza

il

quale

donna
,

gli

avea donato

>

notte che con lei era stato


:

e mostrandoglie?

disse
il

madonna
,

conoscete voi questo

Come
s,

la

donna
t il

vide

cosi

il

riconobbe, e disse
.

messer

io

donai gi a Tedaldo
,

Il

peregrino allora levatosi in

pi

e prestamente la schiavina gittatasi da dosso, e di


il

capo

cappello, e fiorentino parlando (i) disse; e

me

(i)

Fiorentino parlando, cio in quanto


i

itila

pronunzia, nonpercL

dicesse conosciele con la

nella terza sillaba, conio sciornamenle

hanno

molli testi, quasi che

il

Bocc. in tutto questo libro che scrive conoscere

NOVELLA Vn.
conoscete voi
lui esser
?

89
vide
,

Quando
,

la

donna
,

il

conoscendo

Tedaldo

tutta stord
,

cos di lui

temendo

come
vi

de* morti corji


,

se poi veduti
,

andare come vi-

(1)
,

si

teme} e non
si

pri

a riceverlo gli

come Tedaldo venuto di Cifece incontro mn, come Tedal,

do

dalla sepoltura quivi


.

tornato
:

fuggir
,

si

volle

t^

mendo
te
,

cui
il

Tedaldo

disse

madonna non dubita,

io

sono

vostro

Tedaldo vivo e sano


,

e mai non
fratelli

morii n
si

fu'
.

morto (a)

che die voi ed

miei

credano
la

La donna
,

rassicurata alquanto, e

temendo
,

(3)

sua voce

e alquanto pi riguai*datolo

e seco

alTeruiaudo che per certo egli era Tedaldo, piangendo

ciixa

iiun palli fiorentino,

com

egli slvsso Jir nel

proemio JcUu

ae-

gucntc giornata.
Il testo

Mannelli jhko copra ha conosciele.


vivi /ossero, la
la
ctliz.

(1)

t Come

del

i5a7. N

Deputati
lu

ni-

il

SaKiali approvano gran fatto


chiurikii inamente vi s'

giunta di quella yofX fossero,

ijualc

intende.

(a)

^ Cio nejui
"t

ucciso.
gli editori

(S)

Riconoscendo leggono e

del

47 e

Deputati; e pare

rlie (piesta {virola vi 9 adatti assai

meglio

eliu la

voce {mendo: ad
(

o^i

modo

fu di contrailo avviso
jiarolu

il

Salviati.
la

Chi ben riguarda

die' egli),
dell'

quelle

vanno imitando

mutasionc de' movinicuti

animo
j)cr

di colei: la qual da
lo coittraro

pinma russicuralu ulijuunlo, e appresso quasi


la

temendo

voce

di

Tedaklo, e

{)oi

di

nuovo alifuanto

n pi riguardatolo, e seco iij/crmiindo che per certo egli era desso,


,, si

dclil>cr()

finalmente, e piiingcndo gli si gll alcollo,, .[Awcritn.

1. e. II.).

Ma

osserva

il

Dionisi che., es&cr non piitea nella donna n


la

timor n duhhiexza per


tuono suo naturale per
vece di

voce di Tedaldo quaud' ei

le

parlu\u nel

esser da lei conoaciulo,,. Esso |>er tanto in


il

temendo

legge lenendo; ed , die' egli,

tcneo
il

di Sosia nclli

l'Andria di Tcrenaio; ed esjirime quasi lo stesso


quo' del 27. Certo per
assai facile lo
la

clic

riconoscendo

gran simigliausa delle lellerc


il

cil

si

rende
lirsi

scambio di tenendo con temendo;


;

che non pu

della Toce

riconoscendo

ma
1'

io

non so {xu
egli

e tenere la voce tP

alcuno
e

per conoscerla con certezxa (che cosi


creder
ti

spiega) sia

modo

ti^9C.-<no,

possa che usato

abla

il

Boccaccio.

()o

GIORNATA TERZA
basclollo dicendo
.

gli si gitt al collo e

Tedaldo mio

dolce

tu
,

sii

ben tornato
:

Tedaldo, basciata e abbrac,

ciala lei

disse

madonna

egli

non

or

tempo da

fa-

re pi strette accoglienze: io voglio andare a fare clie

Aldobrandino

vi sia sano e salvo

rendalo

della qual

cosa spero clie avanti che donian sia sera, voi udirete

novelle clie vi piaceranno

veramente

se io

l'ho

buone, come

io credo, della sua salute, io voglio stanot-

te poter venir

da voi e contarlevi per pi agio die al

presente non posso.


lo
,

E
,

rimessasi la schiavina e

'1

cappel-

basciata un' altra volta la donna, e con

buona speand

ranza riconfortatala

da

lei si part

e cola se n'

dove Aldobrandino in

pi-igione era,
,

pi di paura della

soprastante morte pensoso


salute
j

che di speranza di futura

e quasi in guisa di confortatore, col piacer

de' prigioniei'i (i), a lui se n' entr, e postosi con lui


a sedere, gli disse:

Aldobrandino,
la

io

sono un tuo ami,

co

a te

mandato da Dio per

tua salute

al

quale

per

la tua

innocenzia di te venuta piet; e perci, se

a reverenza di lui

un

picciol
,

dono che

io

ti

domandemorte
cui Al-

r conceder

mi

vuoli (2)
,

senza alcun fallo avanti


la sentenzia della

che doman
attendi
,

sia sera

dove tu

quella della tua assoluzione udirai.

dobrandin rispose: valente uomo, poich tu della mia


salute se' soUIcIto
,

come che

io

non

ti

conosca, u

mi

ricordi mai pi averti veduto, amico dei essere, come

tu

di.

nel vero

il

peccato per lo quale

uom

dice (3)

che

io

debbo

essere a

morie giudicalo,

io noi

commisi

{\) (2)
(3)

\ t

Qoh.At^ carcerieri.

Pinogli, ediz. del

iSsy

e Deputati: vagli, Salviali.

t Dal frencescon

dit, o forse dalla lingua provenzale,

dende tante

voci e forme di dire sono venute alla toscana favella.

NOVELLAVO.
ginmmni
za di
,

91
li

nssai dogli altri

ho
.

gik fatti,
cos
ti

quali forse a

cjut'slo roiulollo

m' hanno
ha
al

Ma

dico a reveren-

Dio

se egli
,

presente misericordia di
picciola
,

me
piace

ogiii gran cosa


ri
,

non che una


j

farei volentieti

non

elle io
,

promettessi

e p<T (piello che


,

addoinanda

dio

s<>nza fallo

ov' egli avvenga


Il

che

io

scampi

io lo server

fermamente.

peregrino allora
,

disse; quello

che
a'

io voglio

niun' altra cosa

se

non

che tu perdoni

quattro
,

fratelli di

Tedaldo

l'

averli a

questo punto condotto

te

credendo nella morte del


,

lor fratello esser colpevole

ed abbigli per
ti

fratelli

e
.

per amici

dove

essi

di questo
:

dimnndin perdono

cui Aldobrandin rispose

non

sa

quanto dolce cosa


si

si sia In

vendetta
l'

n con quanto ardor


5
,

desideri

se

non chi riceve


alla

oflese

ma

tuttavia

acciocch Iddio

mia

salute intenda
,

volentieri loro

perdoner ed

ora loro perdonoj e

se io quinci esco vivo e

scampo,
ti ila
.

in ci fare quella mnnicia terr che a grado

Questo piacque
altro,

al

peregrino
il

senza volergli dire


stesse:

sommamente

preg che di buon cuore


il

che per certo avanti che

seguente giorno Guisse egli

udirebbe novella (i) certissima della sua salute.


lui partitosi, se

da

n'and

alla signora,

e in segreto ad

un

cavaliere che quella tenca disse cosi; signor

mio,

ciascun dee volentieri faticarsi iu farcite la veri ih del-

(1)

Novella ha

{li significali .'

Io pur ascollo e non


;

o<]o novella

Non

il'

n$|)ctlato 1)cn fresche

novelle Potr.

che

il

latino ilice

nuncus

V r Ilalin comitneinentc dice

nuove. Significa ancor /'avola,


,

raccon-

tanicnlo di cosa avvenuta vera o verisimile


libro. Significa

come sono

le

cento Ji questo
tali.

ciance o parole^ frascherie o baie, o Coae


a cos fatte novelle ^
;

Che

novelle son queste? Non attendo


e

ed

altre assai

che

ne Iruovano per

lutti gli autori volgari.


il

Novella e novello

nome acuivo

e vaie

medeioo che nuovo.

93
le cose
si

GIORNATA TERZA
conosca, e massi aiamente coloro che tengo,

no

il

luogo che voi tenete

acciocch coloro non poril

tino le

pene che non hanno


.

peccato commesso,
cosa acciocch av1'

peccatori sien puniti


,

La qual
male
.

venga in onor di voi


io

e in

di chi meritato
,

ha
voi

sono (i) qui venuto a voi

come

voi sapete

avete rigidamente contro Aldobrandin Palermini pro-

ceduto

e parvi aver trovato per vero lui essere stato


siete
,

quello che Tedaldo Elisei uccise, e


narloj
il

per condanio

che certissimamente

falso

come

credo

avanti che

mezza notte

sia

dandovi

gli ucciditori
Il

(2)

di quel giovane nelle mani, avervi mostrato.

valo,

roso

uomo
da

al

quale d' Aldobrandino increscea

vo-

lentier diede orecchi alle parole del peregrino j e


te cose

mol-

lui sopra ci ragionate


'1

per sua introdualbergatori e

zione iu su
il

primo sonno

due
5

fratelli

lor fante a

man

salva prese

e lor volendo, per rin-

venire

come

stata fosse la

cosa, porre al martorio,


tutti

noi soffersero j

ma

ciascun per so, e poi

insieme

apertamente confessarono

s essere stati coloro


,

che Te-

daldo Elisei ucciso aveano

non conoscendolo . Do:

mandati della cagione


moglie
go
il
,

dissero

perciocch egli alla


essi nello alber-

dell'

un
Il

di loro,

non essendovi
,

aveva molta noia data e volutala sforzare a fare


.

voler suo

peregrino questo avendo saputo

con
al-

licenza dal gentile


la casa di

uomo

si

part

ed occultamente

madonna Ermellina
Mann, ha
io

se

ne venne
.

lei

so-

(1)
il

II testo

qui venuto a

wi Non pare

clic siasi

taciuto
siasi

verLo sono per

la figura ellissi;

ma

da giudicarsi piuttosto che

omesso per inavvertenza;


altre posteriori.

e certo vi si legge e nell'edizione dol

27

e nelle

(2) Ucciditori

non uccisori;

ma ben

possessori, e posseditori dis-

sero

Toscani antichi.

NOVELLA
la
,

VII.

93

essendo ogni altro della casa andato a dormire^,'*


1*

trov clic

aspettava

parimente disiderosa d' udire

buone novelle del marito e di riconciliarsi pienamenr Alla qual venuto con lieto viso te col suo Tedaldo
.

disse

carissima

donna mia

rallegrati

che per cer-

to tu riavrai

domane qui sano e


le

salvo

il

tuo Aldobran-

dino} e per darle di ci pi intera crcdenra, ci, che


fatto

avea

pienamente

raccont
,

La donna

di

due

cos fatti accidenti e cos subiti

cio di riaver Tedal-

do vivo
to
,

il

quale veramente credeva aver pianto mor,

e di vedere libero dal pericolo Aldobrandino


si

il

quale fra pochi d

credeva dover piagner morto

tanto lieta quanto altra ne fosse

mai
;

affettuosamente

abbracci e basci

il

suo Tedaldo

e andatisene insie-

me
ce
,

al letto, di
l'

buon

volere fecero graziosa e lieta padilettosa gioia


levatosi,
.

un

dell' altro
s'

prendendo
,

co-

me
alla

il

giorno

appress

Tedaldo

avendo gi

donna mostralo

ci che fare intendeva, e dacajx)


,

pregalo che occultissimo fosse

pure
,

in abito peregri,

no

s'

usci della casa della


,

donna

per dovere

quando
.

ora fosse gnoria


,

attendere
il

a' fatti d'


,

Aldobrandino

La

si-

venuto

giorno

e parendole piena informali-

zione avere dell'opera, prestamente Aldobrandino

ber

e pochi di appresso
l'

a'

mafattor (i) dove


la testa
.

com-

messo avevan

omicidio fece tagliar

Essendo

adunque

libero Aldobrandino con gran letizia di lui

(1)

L'edisione del 1718, quella di


;

na niiinnesc hanno a* innl/altori


del

Livomo del 1789, eU moderma mi testo Mannelli e nelle edirioa


iu rece di malJaUori leggesi
io jM-nso,
.

XXVU,

del

LXXIII

e del

LXXXVU

ntaluUori,

tocx- cuinpa'^ta,

scamdo rhe

da ma'

cio

mali, e

Jattor, che quanto a dire mali facitori

Io ne ho titcnula T antioi
lb

lesione uioMo dalla aulotiti di ai riputate odixioui.

94

GlORNxiTA TERZA
i

e della sua douna e di tutti

suoi amici e parenti, e co-

noscendo manifesta mente ci essere per opera del peregrino


tanto
,

avvenuto

lui

alla

lor casa condussero per


;

quanto

nella citt gli piacesse di stare


festa

e quivi
sazii
,

di fargli

onore e
la

non
,

si

potevano veder

spezialmente

donna

che sapeva a cui

farlosi.
i

Ma
fra-

parendogli dopo alcun di (i) tempo di dovere


telli

riducere a concordia con Aldobrandino

li

quali

esso sentiva

non solamente per


,

lo suo

scampo scornati,
la
s essere

ma

armati per tema


.

domand ad Aldobrandino

promessa

Aldobrandino liberamente rispose


.

apparecchiato
te

cui

il

peregrino fece per lo seguen,

d apprestare

un

bel convito

nel quale

gli

disse

che voleva che

egli co' suoi parenti e


fratelli

con

le

sue don,

ne ricevesse

quattro

e le lor donne

aggiu-

gnendo che
invitargli

esso

medesimo andrebbe incontanente ad


al

alla

pace e

suo convito da sua parte.

Ed

essendo Aldobrandino di quanto al peregrino piaceva


contento
telli
, ,

il

peregrino tantosto u' and


,

a'

quattro fratal

e Con loro assai delle parole


si

che intorno a

materia

richiedeano

usate, al fine con ragioni irregli

pugnabili assai agevolmente

condusse a dovere, do-

mandando perdono,
stare
:

l'amist d'Aldobrandino racqui,

e questo fatto

loro e le lor

donne a dover de-

sinare (2) la seguente mattina con Aldobrandino gl'iu-

(i)

Di, gru, re sono

tre soli
i

nomi d'una

slllal)a clic lia la iiosli-a

lin-

gua serventi ad ara])edue


ancor nel verso.
"l

numeri, Lenclu: dic',griie e regi

si

usano

Evvi anche pi, che

dicesi

molto

lienc nel

minore e nel maggior

numero
(1)

Osservisi questa forma di dire invit a dover desiuare in luogo

di invilo

a desinare. Fretjuentcmenle unisce

il

Boccaccio /jt//e/t', dove-

NOVELLA VIL
vit,
l'

9$
ora del

ed

essi

liberamente della sua f sicurali, tennero


s(?guente in su
fratelli di
l'

invito.

La mattina adunque
i

mangiare primieramente
cos vestiti di

quattro
,

Tedaldo

nero

come erano

con alquanti loro


,

amici vennero a casa Aldobrandino


va
j

che

gli

attende-

e quivi davanti a tutti coloro che a fare lor


stati
,

comrimi-

pagnia erano

da Aldobrandino

invitati, gittate
si

l'armi in terra
sero
,

nelje

mani

d'

Aldobrandino

perdonanza domandando di ci che contro a lui

avevano adoperato. Aldobrandino lagrimando pieto-

samente

gli ricevette

tutti

basciandogli in bocca
,

con poche parole spacciandosi

ogni ingiuria ricevuta

rimise. Appresso costoro le sirocchie e le mogli loro,


tutte di

bruno

vestite

vennero, e da

madonna Ermelconvito

lina e dall'altre

donne graziosamente ricevute furono.


magnificamente
le

Ed
gli

essendo

stati

serviti nel

uomini parimente e
cOvsa

donne

n avendo avuto ia
,

quello
la

alcuna altro die laudcvole

se

non una

tacilurnit (i) stala per lo fresco dolore rappresen-

re, volere con


(lare

nllri verl>i
iiii'i

cos jicr

un

certo

tcuo
.

o, a

ilir

meglio, per
lingua no

nlqunnto

ili

energia nll espressione

In questo

tra parteci|)

dcDa inglese, nella quale

iisansi

qunsi Ilo stesso


,

modo

eouldy shnuld, wouWcc.


nel!' infinito,

colla sola ili(Tcrenn

che

tloTC noi gli


la

usiamo
ci die

gl'Inglesi ne

formano

il

80^f;iunlivo. Vctlcsi

onrlic tra le lingue d' indolo nssni dispamtn hncci in certi


gior avvicinamento che altri a prima giunta
(i) Rolli.

punii mag-

non

crcdcrclJie.

Ne

avendo avuto

in quello cosa

alcuna altra, che Imt-

devole, se non ima, la tari tura ita stata per lojresco dolore ec, R.

G. ed A.
darlo e

tonoll)ero

il

disordine di questo |)eriolo, tentarono d' rrorn*

non

\i riuscirono.

R. emend se non una taciturnit

A. e G.

te

non una
Nasce

tale taciturnit: leggasi col

MS.

e co* D. aTTerbialmente,

altro che.
"t
il

dljordine in questo luoqo dair essersi usato


il

il

gerundio in
regolare an-

Tccc del verbo. Osscnisi come

periodo piglierrbbe
stati

wn

damento

se si leggesse,,

ed essendo

msgnificamente

serviti nel

con-

^
,,

GIORNATA TERZA
Tedaldo
:

tato ne' vestimenti oscuri de' parenti di

per
al-

\ito gli

uomini parimente e
clie

le

donne, non ehbe in quello cosa

cuna altro

laudevole,.se

non una,

la taciturnit stata per lo fresco

dolore rappresentato ne' vestimenti oscuri

de' parenti di

Tedaldo

ec.

Da

questo luogo del Boccaccio e da simiglianti delle cento Novelle an-

tiche, di fra Guittone, de' Villani e di altri scrittori loro contemporanei

apparisce avere

gli

antichi autori toscani

assegnata alcuna volta

al

ge-

rundio eziandio

la

funzione del verho;

la

qual cosa a noi, pi

sottili

investigatori del proprio ufficio di ciascuna delle parti del discorso,


si

non

concede di fare.
()

(*)

Gran
.

disordine

hanno trovato
gli

i critici

in questo luogo del Boc-

caccio Messi da parte

antichi, addurr solamente l'osservazione del Slg.

Colombo, che
punto dopo

la pi giudiziosa.
varie

Premetto che in questo luogo hanno

interpunzione varia
il

edizioni . L' edizione del testo Mannelli

ha

la

voce Tedaldo,

ma non

comincia per

lettera

grande la

voce seguente per: e forse quel punto minimo, di che parlali Salvini
nelle Prose

Toscane; Parte 2. pag. 21.


la

Ha

poi

la detta

edizione il punto

fermo dopo

voce iicrorto, e comincia la voce seguente


il

Ma

con
la

lette-

ra maiuscola. I Deputali e

Salviati fanno

punto fcnno dopo

voce
pe-

Tedaldo,
riodo.

ma

noi fanno gi dopo la voce accorto, e seguitano


di

il

La moderna

Livorno del 1789 concorda con


,

la

Parmense.

Ripeter ancora, ci che ho detto altrove


zione nelle stampe
gli

che la cattiva interpun-

fa

spesso nascere

il

disordine de' periodi. Oltre a-

esempi da

me

uddolti ne accenner

un

altro

che pu vedersi nel1.

r Opere del Baccaccio dell'edizione di Napoli 1725. V.


ili

pag.

226

principio, ove tro\asi

un punto fermo, che

stacca

una parte

del pe-

riodo antecedente, e ne fa nuovo periodo affatto sospeso. Finalmente all'

uopo

di esporre

il

mio concetto mi giova


la particella

avvertire che nei tre testi

penna magliuhecliiani manca

Ma

incominciante nuovo pe-

riodo dopo la voce accorto. Posto ci io regolerei l'interpunzione del

periodo in questa guisa

Jid eascndu

stati

mugnijcamentc

serviti nel

convito gli uomini parimente e le donne, ne avendo avuto in quello

cosa alcuna altro che laudevole,se non una, la taciturnit stata per
lo fresco dolore rappresentato
ne''

vestimenti oscuri de' parenti di


il dii'iso e'Z

Te-

daldo (per la

(fual

cosa da alquanti

convito del peregrino

era stato biasimato, ed egli se n' era accorto)


sto

ma,

conte seco dispo-

uvea, venuto

il

tempo di tarla via,


gli

si

lev in pie ec. PotreJdie aJ


la parlicella 7;2.

alcuno parere poco (alzantecon

antecedenti

Ravvici-

nandola a che

si riferisce,

me non

dispiace. JS'oji

avendo avuto nel


...

convito cosa alcuna altro che laudevole, se non la taciturnit

ma

venuto

il

tempo

di torta via, si lev in pie ec, IIACCUI.

^NOVELLA VII.
il

'

97
convito (i) del

In Climi

cosa da al({uanli

diviso e
;

'1

peregrino era stato biasimato


to
.

ed

egli se n' era accoril

Ma come
,

seco

dis|>o.sto
,

avea, venuto

tempo da
gli altri le

torla via

si

lev in pi

mangiiindo ancora

frutte

e disse; niuna cosa mancata a cpiesto convito


,

a doverlo far lieto

se

non Tedaldoj

il

quale

poi-

ch avendolo avuto continuamente con voi non lo avete

conosciuto

io

il

vi

voglio mostrare.

di dosso git-

tatasi la

schiavina ed ognitibito peregrino, in una giubba

di '/.endado verde rimase, e

nou senza grandissima malungamente

raviglia di tutti guatato, e riconosciuto, fu


(),

avanti che alcun

s'

arrischiasse a credere

che '1 fos-

se desso. Il

che Tedaldo vedendo, assai de' lor parentadi,


uomini
il

delle cose tra loro avvenute, de' suoi accidenti raccont.

Perche

fratelli

gli altri

tutti di

lagrime
il

d' allegrezza pieni, ad abbracciare

corsero, e

si-

migliante appresso fecer le donne, cosi le non parenti

come

le part;nti, fuor

che mounaErmellina.

Il

che

Aldobrandino veggendo, disse: che questo, Ermelliua?

come non

fai tu,
,

come

l'altre

donne,

festa

Tedaldo?
na ce
faccia
ta

cui

udenti

tutti, la
gli

donna

rispose: niu-

n'
,

ha che pi volentieri
farei io, si

abbia fatto festa e

che

come

colei

che pi che per

gli

tenu-

che alcuna

altra, cousiderato

le

sue opere

(i)

Cosi legge

il

Mannelli. Gli liUiri <Vl XXVII.,


pcrt'gtino

iicrrl.c

il

con-

vito crasi fallo

non

ilal

ma

da Aldobrandino, lessero

i7

lUviso
il

F invito;

la qvial lesione fu ritenuta cxiandio

W Deputali.

Ma

S>I-

\iali fu

d'avviso che foste meglio attenersi anche [qui alP ottimo lesto:
il

|HTriocch

convito era stato pensamento ed impresa del peregrino; e


il

IMi (Mica dir molto bene

Boccaccio

il

diviso e

'l

coavito d*l pere-

grino
{i)

Ricotioscitdojii e lungamente guatalo, Tcdis. ckl 97.

^
io
t'

GIORNATA TERZA
abbia riavuto ;

ma

le disoneste

parole dette ne' di

che noi piagnemmo colui, che noi credevam Tedaldo,

me
do

ne fanno stare

-A
assai

cui Aldobrandin disse


,

va' via

credi tu che io creda agli abbaiatori? esso


la

procaccianes-

mia salute
,

bene dimostrato ha quello


:

sere stato falso

senza che io mai noi credetti


.

tosto le-

va su

va', abbraccialo
,

La donna che
,

altro
il

non demarito:
ella

siderava

non fu
,

lenta in questo ad ubbidire

per che levatasi


abbracciandolo
d'

come

1'

altre

avevan

fatto

cosi

gli fece lieta festa.

Questa
di
j

liberalit

Aldobrandino piacque molto

a' fratelli

Tedaldo

e a ciascuno

uomo

donna che quivi era


via. Fatta

e ogni rug-

ginuzza (i), che fosse nata nelle menti d'alcuni dalle


parole state, per questo
ciascun f sta a Tedaldo
vestimenti neri in dosso
si tolse
,

adunque da
stracci
li

esso

medesimo
e
i

a' fratelli

bruni

alle siroc-

chie e alle cognate


si

e volle che quivi altri vestimenti

facessero venire

Li quali poich
si

rivestiti

furono

canti e balli e altri sollazzi vi

fecero assai: per la qual

cosa

il

convito
fine.

che

tacito principio

avuto avea

ebbe

sonoro
eran
,

E
;

con grandissima allegrezza cosi, come


,

tutti

a casa di Tedaldo n' andarono

e quivi la

sera cenarono

e pi giorni appresso , questa


.

maniera

tegnendo
giorni
,

la festa continuarono

Li Fiorentini pi
,

quasi
,

come un uomo

risuscitato

e maravia' fra-

gliosa cosa
telli

i-iguardavan Tedaldo j e a molti e

ancora n' era un cotal dubbio debole nel? animo o no


,

se fosse desso

e noi credevano ancor fermamea-

(i)

Ru^ginuzza,

delicata espressione, per denotare


il

mal animo. E

preso dalla ruggine che guasta

ferro. Matt.

NOVFXLA
fatto a
f lor

VII.
,

"y^
se

te

n forse avn>bber

pcxza (i)

un

caso

avvenuto non fosse, che


l'

chiaro chi fosse stato

ucciso j

il

(junle fu questo.

Passavano un giorno fanti


,

di Lunigiana davanti a casa loro


gli si

e vedendo Tedaldo

fe<;ero

incontro dicendo: ben passa stare, Fa-

ziuolo. A'({uali Tctlaldo in presenzia de' fratelli rispose: voi

m'avete colto in iscanibio. Costoro udendo!


,

parlare

si

vergognarono, e clesongli perdono dicen-

do

in verith

che voi risomigliate pi che

uomo che
un
nostro

noi vedessimo mai risomigliarc

un

altro,

compagno
che venne

il

(piale

si

chiama Faziuoloda Pontremoli,


poco pi
si

forse quindici d o

fa

qua

mai potemmo poi sapere che


vero che noi
ci

di lui

fosse.

Bene

maravigliavamo dello abito 3 perciocs

ch esso era,

come
di

noi

siamo, masnadiere.
si

Il

maggior
nanzi , e
ziuolo
.

fratel di

Tedaldo, udendo questo,


che

fece in-

domand
Costoro
il

fosse stato vestito quel

Fa-

dissero} e trovossi
:

appunto
tra
,

cosi es-

sere stato

come

costor dicevano

di

che

per questi
sta-

e per

gli altri
,

segni riconosciuto fu colui

che era
j

to ucciso

essere stato Faziuolo e

non Tedaldo

laon-

de

il

sospetto di lui usci


,

a' fratelli

e a ciascuno altro.
,

Tetlaldo adunque

tornato ricchissimo
la

persever nel
,

suo amare, e, senza pi turbarsi

donna

discreta-

mente operando, lungamente goderondel loro amore.


Dio faccia noi godere del
nostro.

(1]

A peua;

cio d'indi

a molto tempo.

loo

GIORNATA TERZA

NOVELLA Vm.
Ferondo
mangiata certa polvere , sotterrato per morto , e dalV abate , che la moglie di lui si gode , tratto della sepoltura , messo in pri,

gione , e fattogli credere che egli e in purgatorio


;

e poi risuscitato
,

per suo nutrica un

fi-

gliuolo dello abate


rato.

nella moglie di lui gene-

V.enuta
da

la fine della

lunga novella d'Emilia, non


la

perci dispiaciuta ad alcuno per


tutte tenuto

sua lunghezza,

ma

che brievemente narrata

fosse stata, a-

vendo

rispetto alla quantit e alla variet de' casi in essa

raccontati, la Reina, alla Lauretta


strato
il

con un

sol

cenno mo-

suo disio, le die cagione di cos cominciare. Ca-

rissime

Donne, a

me

si

para davanti a doversi far racpii,

contare una verit che ha troppo


ella fu, di

che

di quello

che

menzogna sembianza |
l'

e quella nella

mente

m' ha

ritornata

avere udito

un per un

altro essere

slato pianto e seppellito.

Dico adunque come un vivo


,

per morto seppellito fosse


to
,

come

poi per risuscitaaltri lui

non per vivo

egli stesso e

molti

credes-

sero essere della sepoltura uscito, colui di ci essendo

per santo adorato

che come colpevole ne dovea pi

tosto essere condannato.

Fu adunque in
sta, si

Toscana una badia

e ancora , po-

come noineveggiam
il

molte, in luogo non tropnella quale fu fatto abate


,

po frequentato dagli uomini,

un monaco

quale in ogni cosa era santissimo

fuor

NOVELLA vili.
clie nell'

!
l

opero delle femmine: e questo sapeva


il

cau-

tam(!nle fare, che quasi iiiuno, iiou che

sapesse,

ma

n (i) susplcava
to in ogni cosa.

perdili santissimo e giusto era tenu-

Ora avvenne

clic

essendosi molto
,

con Io abate dimesticato un ricchissimo villano


quale avea
senza
,

il

nome Ferondo uomo materiale e grosso modo n per altro la sua dimestichezza pia,

ceva allo abate


quali
talvolta
s'

se

non per alcune recreazioni


sue simplicit
, ,

le

pigliava delle

e in

questa (u)
bellissima

accorse

1'

abate
;

Ferondo avere una


si

donna per moglie


s'

della quale esso

fer-

ventemente

innamor
.

che ad altro non pensava


,

n di n notte

Ma

udendo che

quantunque Feronbene era

do

fosse

in ogni

altra

cosa semplice e dissipito, in


e guardarla
.

amare questa sua moglie

savissi-

mo

quasi se ne dis].>erava

Ma

pure,

come molto a v-

(i)
(q)

In alcuni
"t

testi

a penna trovo
Il

ne pur, e pi mi piace.
ci

E in
che

questa.

Mannelli

avverte

ni-l

in.irj^inc

che cosJ

si

leggeva nel ronniisciilto orginnle.


particola
la ipiale

Mn

egli nlla

iwrticrlla et sostitu la

parve n lui rlie

ci stesse me};lio; e la

lezione del
I

Mannelli fu
tali

stf^uila nelle inipn-ssiuni di


la

Livorno e di Milano.

Depu-

aeilellcro bene di riiuctlorci


il

|Mirticula e/; e (picsla


il

Uiione adotfar questa

t eziandio

Salviati,

con avvertirci che

Mannelli nel

mu<tt

tazione sMnj^nnn sicuramente,

non ricordandosi
s\

(die" egli)

che la

non

\'nl

sempre per copula , e che


(

fatte guise di piirlar rotto tono


t.

assai spesse in quelC opera

Salv. Av^e^t.

i,

lili.

1, cap.

).

Ed

io

aggiuj^er die non solo nel Decameron,

ma

parimente nelle

altre scrit-

ture del l)uon secolo, e de' tempi |Kleriori altres, trovasi talora questa
parlicoUi

non solamente come copulati%a, ma


il

inoltre

conte avverti

molto l)enc

Cinonio

in luogo d' altre priicellc, ovvero eziandio px

una

cotal grazia ed energia del discorso.

Avendo

jwi gli editori del

37

trovato in alcuni testi a penna e in questa dimesliehetxn ^ adottarono


rosi
l'atta

lezione:

ma
s'

si

Dqnitati e
la voci*

il

cav. Salviali la rigettarono,

pensiindo, e et>n ragione, clie

dimesliefietza vi fosse st^la agl'

giunta da chi non

accorse che in quetta ha qui fona

avverbio

DECAM. T.

II.

102
veduto
la
t

GIORNATA TERZA
rec a taato Ferondo
,

die

egli

insieme con

sua donna a prendere alcuno diporto nel giardino


:

della badia venivano alcuna volta

e quivi con loro

della beatitudine di vita eterna e di santissime opere

di molti

uomini e donne passate ragionava modestisloro, e tanto

simamente

che

alla

donna venne desideda Fe-

rio di confessarsi

da lui
.

e chiesene la licenza

rondo

ed ebbe la

Venuta adunque a

confessarsi la

donna allo abate con grandissimo piacer


postaglisi a sedere
,

di lui, ed a pie
,

anzi cbe a dire altro venisse


,

in-

cominci
to,

messere

se Iddio
,

m'

avesse dato mari-

o non

me

co' vostri

mi sarebbe agevole ammaestramenti d'entrare nel cammino ohe


lo avesse dato

forse

ragionato n' avete che


io
,

mena

altrui a vita eterna

Ma
mi
vi,

considerato chi Ferondo


,

e la

sua stultizia

posso dir vedova

e pur maritata sono in quanto

vendo

esso altro marito aver


egli
,

non posso
che

ed

egli
s

cosi

matto come
d' ogni

senza alcuna cagione

fuori

misura geloso di

me

io

per questo altro


lui viver

che in tribulazione e in mala ventura con

non posso Per


.

la
,

qual cosa

prima che

io

ad

altra

confession venga

quanto pi posso umilmente vi

priego che sopra questo vi piaccia darmi alcun consiglio


5

perciocch

se quinci

non comincia
,

la

cagione

del

mio ben potere adoperare

il

confessarmi, o altro

bene, poco

mi

giover.
1'

Questo ragionamento con gran


dello abate
,

piacere tocc

animo

e parvegll

che

la

fortuna gli avesse al suo maggior desiderio aperta la


via
,

e disse

figliuola

mia,

io

credo che gran noia

sia

ad

tina bella e dilicata

donna,
,

come

voi

siete,

aver per
la

marito un mentecatto
essere
1'

ma
:

molto maggiore
,

credo

avere

un

geloso

per che

avendo voi e l'uno

NOVELLA
e
l'

VIIL*?

io3

altro

a gu voi mente ci
,

che

della vostra iribula,

xione dite

vi

credo

Ma

a questo
nt>

brievemeule par-

lando

ninno n consiglio

rimedio veggo, fuorch


si

uno
risca

il
.

quale che T'erondo di questa gelosia


guarirlo so io troppo

guafare
,

La medicina da
il
.

ben

purch a voi dea


vi

cuore di segreto tenere ci che


disse
:

io

ragioner
,

La donna
ad

padre mio

di ci

nou
,

dubitate

perciocch io

mi
si

lascerei innanzi

morire

che

io cosa dicessi
dicessi
,

altrui,

che voi mi diceste che

io

non

Ma come

potr far questo


egli

Rispose
di nccesr

r abate
sita

se uoi

vogliamo che

guarisca

convien che egli vada in purgatorio.


vi potrh egli
e'

come, disse

la

donna,

andare vivendo? Disse l'aba,

te: egli

convien eh'

muoia
,

e cosi v' andr: e quandi questa sua ge-

do

tanta

pena avr
,

solVerta

che egh

losia sar guarltp

noi con
il

ct.'rte

orazioni

pregheremo
far.

Iddio che in questa vita

intorni,
io

ed

egli

il

AdunS, ri-

que, disse
spose
l'

la

donna debbo
,

rimaner vedova?
,

abate

per uu certo tempo

nel quale vi con-

verr molto guardare che voi ad altrui

non

vi lasciate
,

rimaritare

perciocch Iddio
,

1'

avrebbe per male

e
,

tornando Ferondo

vi

converrebbe a lui tornare


.

sarebbe pi geloso che mai

La donna
io

disvse

puit he

egli di questa mala, ventura guarisca,

che

egli

non mi

convenga sempre stare in prigione


fate

son contenta^
il

come
?

vi place

Disse allora l'abate; ed lo


io

farj

ma
ce
,

che gulderdon debbo

aver da voi di cos fatto

servigio

Padre mio

disse la

donna

ci che vi pia-

purcli io possa.
fatto
1'

]NLt
,

che puote una mia pari, che


voi siete
,
,

ad un cosi
vole
?

uomo come
:

sia

convene-

cui

abate disse

madonna
sia

voi potete

nou

meno adoperar per me, che

quello che io

mi met>

^^

GIORNATA TERZA
j

to a far per voi

perciocch

si

come
che
fia

io

mi dispongo
scam-

a far quello clie vostro bene e vostra consolazion dee


essere, cosi voi potete far quello

salute e
;

po

della vita

mia Disse
.

allora la
,

donna
1'

se cosi , io
,

sono apparecchiata
nerete voi
il

Adunque

disse

abate

mi do-

vostro

amore,

e faretemi contento di voi,


.

per

la

quale io ardo tutto e mi consumo


,

La donna
,

udendo questo
voi foste

tutta sbigottita rispose

oim

padre

mio, che ci che voi domandate? Io mi credeva che.

un

santo

or conviensi egli a'santi uomini di

richieder le donne, che a loro vanno per consiglio, di


cosi fatte cose?

A cui
5

1'

abate disse: anima mia bella non


la santit

vi maravigliate

che per questo

non diventa
,

minore

perciocch ella dimora nell' anima

e quello

clie io vi
s sia
,

domando

peccato del

corpo

Ma

che che
,

tanta forza

ha avuta

la vostra

vaga bellezza

che amore mi costrigne a

cosi fare.

dicevi che voi


gloriar vi
,

della vostra bellezza pi che altra

donna

potete

pensando che

ella piaccia a' santi

che sono

usi di vedere quelle del cielo: e oltre a questo, co-

me
vi

che

io sia abate
,

io

sono

uomo come
,

gli altri
.

come

voi vedete

io

non sono ancor vecchio


anzi

non

dee questo esser grave a dover fare


,

il

dovete

disidei'are

perciocch
,

mentre che Ferondo

star in

purgatorio
gnia
,

io vi

dar

faccendovi la notte compaj

quella consolazion che vi dovrebbe dare egli


di questo persona alcuna
s'
,

n mai

accorger

creden-

me quello e pi che voi poco avanti ne credavate. Non rifiutate la grazia che Iddio vi mando ciascun
di
,

da; che assai sono di quelle che quello disiderano che


voi potete avere, ed avrete
consiglio
. ,

se savia crederrete al

mio

Oltre a questo io

ho

di belli gioielli e di

, ,

NOVELLA vili.
cari
,

io5
persona
sic-

li

qtiali io

non intendo
Fate adunque

clic d' altra


,

no t che
per

mostri
([ucllo

dolce speranza mia

me

che

io fo
,

per voi volentieri. La donna


,

teneva

il

viso basso

n sapeva come negarlo


pareva far bene: per
clic

il

concedcrj^liele
te

non

le

1'

abar<-

veggcudola averlo ascoltato e dare indugio alla

ipostn parendogliele avere gih

mezza convertila
,

con

molte

altre

parole
,

alle

prime continuandosi
nel capo messo
,

avanti

che

egli ristesse

V ebbe

che questo

fosse

ben

fatto

perch essa vergognosamente disse s

essere apparecchiata ad ogni suo

comandoj

ma prima
.

non potere

che Ferondo andato

fosse in purgatorio
:

A cui
egli v'

l'

abate contentissimo disse

e noi faremo che

andr incontanente : farete pure che domane


,

l'

altro di
.

egli

qua con meco

se

ne venga a dimo-

rare

Fi

detto (questo, postole celatamente in


,

mano un
del do-

bellissimo anello

la licenzi

La douna
altri
,

lieta

no

e attendendo d*aver degli

alle

compagne
Ivi

tornata, mnravigllosecose
santit dolio abate
,

cominci a raccontare della


.

e con loro a casa se ne torn


se n'
cosi
s'

a pochi d

Ferondo
,

and

alla

badia

il

quale

come
la

l'

abate vide
;

avvis di mandarlo in purdi maravlgllosa virt,

gatorio

e ritrovata

una polvere

quale nelle parti di Levante avuta avea da un gran


il

principe (

quale affermava quella

solersi

usare per

lo Veglio della

Montagna

quando alcun voleva dor,

mendo mandare nel suo paradiso o tra rione; e che ella pi e mcn data senza alcuna lesione faceva per
,

si fatta

maniera pi e

meu dormire
s<^

colui
,

che

la

pren-

deva

che

mentre
,

la

sua virt durava

alcuno non
,

avrebbe mai detto


sta tanta

colui in

aver vita )

e di que-

presane

che a fare

49)^xnirc tre gio rni suf-

io6
fidente fosse
,

GIORNATA TERZA
e ( i ) in
,

un bicchier
,

di vino

non ben

chiaro ancora

nella sua cella

senza

avvedersene

Ferondo
chiostro
,

gliele die

here

e lui appresso

men

nel

e con pi altri de' suoi

monaci

di lui codiletto
.

minciarono e delle sue sciocchezze a pigliar


Il

quale non dur guari che

lavorando

la

polvere , a
,

costui

venne un sonno subito e


in pie
s'

fiero nella testa


,

tale

che stando ancora


tato

addorment

addormen-

cadde
,

L' abate mostrando di tuxbarsi dello ac(2)


,

cidente

fattolo scignere

e fatta recare acqua

fredda e gittargliele nel viso

e molti suoi altri argo-

menti

fatti

fare

quasi da alcuna fumosit di stomaco


1'

o d' altro che occupato


rita vita
e'

avesse

gli volesse la
,

smarabate
,

'1

sentimento rlvocare

veggendo

1'

monaci che per


il

tutto questo egli


,

non

si

risentiva

toccandogli
tutti

polso

e niun sentimento trovandogli


e'

per costante ebbero eh'


alla

fosse
a'

morto

Per che
,

mandatolo a dire

moglie e
:

parenti di lui

tutti

quivi prestamente vennero

e avendolo la moglie col-

(i)

\ La
and

particola e evvi di soprappi, e pare a

me
,

che neccia anzi

che no

al filo del

periodo,
liadia
:

il

quale questo:,, Ivi a pochi d


1'

Ferondo
avvis di

se n'

alla

il

quale come

aliate

vide

cos

s'

mandarlo in purgatorio; e ritrovata una polvere di maravigliosa virt,

la

quale nelle parli di Levante avuta avea da


a fare

un gran

principe; ....adi
fosse,

questa tanta presane, che


in un
re,,.
])iuchier di
altre

dormir

tre giorni sufficiente

vino

senza avvedersene Ferondo, gliele die he-

Le

cose vi stanno per incidenza, e sono puri accessori;


le

ma

perch questi accessori son molti, con disgiungere troppo


1'

idee

principali

una
il

dall'altra vi cagionano

qualche imharazzo. Ond'che,


tra

per toglierlo

pi che io potessi, ho creduto bene di chiudere

parentesi le proposizioni incidenti; avvertenza che io

ho avuta eziandio

-parecchie altre volte, siccome

il

lettore se

ne sar facilmente avveduto.


i

Ci, che qui

si

accenna del Veglio della Montagna, dicono

Deputati

essere stato preso dal


(2]

Milione

di

Marco Polo

Scignere

scingere, sciorre.

NOVELLA
le

vili.
,

107

sue parenti altjuanto pianto

cosi vestito
.

fece

V abate
,

metttrrc in

uno

avello

come era il La donna si toni


,

a casa
disse

o da tni piccol fanciulliu, che di lui aveva


pnrtirsi

che non intendeva


,

gianinmi; e cos

rip

masasi nella casa


era di

il

figliuolo e la ricchezza

che

stata

Ferondo cominci a governare . L' abate con


,

un monaco bolognese
notte tacitamente
lui in

di cui egli

molto

si
,

confidava,
levatosi la

e quel di quivi da Bologna era venuto


,

Ferondo

trassero della sepoltura, e

una tomba

nella quale alcun

lume non

si

ve-

dea

e che per prigione de'


,

monaci che
i

fallissero era

stata fatta

nel portarono

e trattigli
,

suoi vestimenti,

e a gnisa di monaco vestitolo


glia
il

sopra

un

fascio di parisen-

posero

e lasciaronlo stare tanto


il

eli' e' si

tisse.

In questo mezzo

monaco bolognese
,

dallo aba-

te

informalo di (juello che avesse a fare senza sajwme

alcuna altra persona niima cosa, cominci ad attender

che Ferondo

si

risentisse

L' abate

il

di seguente

con

alcun de' suoi monaci per

modo

di visilazion se n'antri-

a casa della
,

donna

la

quale di nero vestita e


,

bolata trov

e confortatala alquanto

pianamente

la

richiese della promessa.

La donna veggendosi
altnii
,

libera e

senza

l'

impaccio di Ferondo o d'

avendogli

veduto in dito
parecchiata
v' andasse.
j

un

altro bello anello

disse

che era ap-

e con lui compose che


la notte,

la

seguente notte
travestilo

Per che, venuta

V abate

de' panni di Ferondo, e dal suo


to v'

monaco accompagnae poi


si

and ; e con
quel

lei infno al
si

mattutino con grandis,

simo
badia

diletto e piacere
,

giacque

ritorn alla

cammino per

cosi fallo servigio faccendo

assai sovente.

da alcuno e nello andare e nel torna-

re alcuna volta essendo scontrato, fu creduto

che fosse

, . .

o8

GIORNATA TERZA

Ferondo che andasse per quella contrada penitenza


faccendoj e poi molte novelle tra la gente grossa della
villa e alla

moglie ancora
.

che ben sapeva ci che


( risensi

era
tito

pi volte fu detto

Il

monaco bolognese
,

Ferondo

e quivi trovandosi

senza saper dove


orribile,

fosse ) entrato dentro

con una voce


,

con certe

verghe in
ra
.

mano

presolo

gli

diede una gran battitualtro

Ferondo piangendo e gridando non faceva


io?

che domandare: dove sono


se
:

A cui
,

il

monaco
s

rispo:

tu

se' in

purgatorio
?

Come
il

disse
:

Ferondo

dun-

que son
Ferondo

io

morto

Disse

monaco
e

mai

Per che

s stesso e la sua
le

donna

'1

suo figliuolo co-

minci a piagnere,
cendo. Al quale
re e da bere
.

pi nuove cose del

mondo
disse
:

di-

il

monaco port alquanto da mangia,

11

che veggendo (i) Ferondo


?

mangiano
io
ti

morti

Disse

il

monaco
,

sj

e questo
,

che

reco ci che la donna

che fu tua
1'

mand stail
ti

mane

alla chiesa a far dir messe per

anima tua 3

che Domeneddio vuole che qui rappresentato


Disse allora ^Ferondo
Io le voleva
:

sia

Domine

dalle

il

buono anno.
,

ben gran bene anzi che

io morissi

tanto

che

io

me la teneva me

tutta notte in braccio e


,

non faceva
,

altro

che bdsciarla

ed anche faceva
.

altro

quando

voglia

ne veniva

E
;

poi

gran voglia avendone


il

cominci a mangiare e a berej e non parendogli

vi-

no troppo buono,
diede
al prete del

disse

Domine,

falla trista,

che

ella

vino della botte di lungo


,

il

muro
il

Ma

poich mangiato ebbe


,

il

monaco da capo
gli

ri-

prese

e con quelle medesime verghe


.

diede una
assai,

gran battitura

A cui

Ferondo avendo gridato


,

(1)

verbo vedere <jui sta per sentire, accorgersi.

NOVELLA
disse
:

Vin.
tu

109
Disse
il

deh

({ucsto

perch mi

fai

monaco:

p(>rciooch cosi lia


d

comandato Domoneddio che ogni


.

due vohc
.

li

sia fatto

E
:

per che cagione? disse Fetu fosti geloso, aven-

rondo

Disse

il

monaco perdio
Ferondo

do

la

miglior donna che fosse nelle tue contrade per


.

moglie
dolce
:

Oim

disse

tu di vero
confetto
;

e la pii
io

ella era

pi melata che

'1

ma
1'

non

sapeva che Domencddio avesse jwr male che


fosse geloso
;

uomo
:

che

io

non

sarei stato

Disse

il

monaco
Ih
,

di questo

ti

dovevi tu avvedere mentre eri di


,

ammendartene: e
fa' che

se egli avviene

che tu mai
io
ti

vi

tomi,
,

tu abbi
sii

si

mente quello che


.

fo ora
:

che

tu
vi
le

non

mai pi geloso

Disse Ferondo

o ritorna-

mai chi muore? Disse


.

il

monaco:

si,

chi Iddio vuo,

disse

Ferondo

se io vi
:

tomo mai

io sar
,

il

miglior marito del

mondo mai non


,

la batter

mai

non

le dir villania

se

non del vino che


ci

ella ci

ha

mandato stamane ; ed anche non


dela ninna
,

ha mandato canal

ed

cmmi
s
,

convenuto mangiare
fece bene
, ,

buio

Disse

il
.

monaco :

ma

elle arsero alle


;

messe

disse

Ferondo

tu dirai vero

e per certo,
ella

se io vi

tomo f

io la lascer fare ci
se'

che
fai?

Ma
ch
loso
ti

dimmi, che
:

tu che questo
,

mi

Disse
:

von^ il mo'
e per-

naco

io sono

anche morto

e fui di Sardigna

io lodai gih
f

molto ad un mio signore V esser ge-

sono stato dannato da Dio a questa pena , che io


cpicste battiture infi-

debba dare mangiare e bere e

no a tanto che Iddio


Disse Ferondo
:

dilil)ererh altro di te e di
e'

me

non

egli pi persona che noi


s
,

due

Disse

il

monaco :

a migliaia;
se

ma

tu non gli
.

puoi n vedere n udire


allora

non come

essi te

Disse

Ferondo : o quanto siam uoi di limgi

dalle no-

1 1

sire

contrade

GIORNATA TERZA O io disse monaco


!

il

sevvl di lungi
,

delle miglia pi di bella cacheremo. Gnaffe

cotesto

bene assai
ia, noi

disse

B'erondo

e per quel che

mi

pa-

dovremmo
in cosi

essere fuor del

mondo

tanto ci
,

ha

Ora

fatti

ragionamenti ed in simili

con

mangiare e con battiture fu tenuto Ferondo da dieci


mesi
5

infra

li

quali assai sovente


la bella

1'

abate bene avvene con


,

turosamente visit
il

donna
.

lei si

diede

pi bel tempo del


,

mondo Ma
:

come avvengono

le sventure

la

donna ingravid, e prestamente accor-

tasene

il

disse all' abate

perche ad amenduni parve


fosse

che senza indugio Ferondo


purgatorio rivocato a vita
ella di lui dicesse
,

da dovere essere di
lei si
.

e che a

tornasse

ed

che gravida fosse

L' abate adiuicontraffatta


;

que

la

seguente notte fece con una voce


nella prigione, e dirgli

chiamar Ferondo
confortati
,

Ferondo
donna

che a Dio piace che tu torni


,

al

mondo j
,

dove tornato
il

tu avrai

un

figliuolo della tua

quale farai che tu nomini Benedetto j perciocch per


prieghi del tuo santo abate e della tua donna e per
di san Benedetto
,

gli

amor
Dio
(i)

ti

fa questa grazia
,

Ferondo
.

udendo questo
gli

fu forte lieto

e disse

ben mi piace

dea

il

buono anno

a messer
alla

Domeneddio

allo abate e a san


,

Benedetto e
.

moglie mia casciala

melata

dolciata

L' abate fattagli dare nel vino


,

che

egli gli

mandava
ore
il

di quella

polvere tanta che


,

forse quattro

facesse

dormire

rimessigli

pantor.

ni suoi

insieme col

monaco suo tacitamente


Ferondo

il

narono nello avello nel quale era

stato seppellito
si risent
,

La mattina
Le duo

in sul far del giorno

(i) {

edizioni citnte nel Vocabolario

hanno caciatu-

NOVELLA Vra.
vide
egli
,

Ili
,

per alcun pertugio dello avello

lume

il

quale

veduto non avea ben dieci mesi


,

per che paren,

dogli esser vivo

cominci a gridare

apritemi

apri-

temi

ed

egli stesso a
s

pontar col capo nel coperchio


,

dello avello

forte

che Ismossolo
,

perciocch poca

ismovilura (i) avea

l'incominciava a mandar via,


,

quando
colh
,

monaci

che detto avean mattutino


la

corson

conobbero

voce di Ferondo

e viderlo gi

del

monimcnto

uscir fuori; di che spaventati tutti per


,

la novit del fatto

cominciarono a fuggire
Il (juale
:

ed allo
lej

abnte n' andarono

sembianti facccndo di
,

varsi d' orazione disse

figliuoli

non abbiate paura


,

prendete
venite
,

la

croce e V acqua santa

ed appresso di

me

e veggiamo ci che la potenza d' Iddio ne


j

vuol mostrare
( come

e cos fece.

Era Ferondo

tutto pallido

colui che tanto

tempo era
.

stato senza
Il

vedere

il

cielo ) fuor dello avello uscito


1'

quale
:

come
,

vide

abate

cos gli corse a' piedi


,

e disse

padre mio, le
e quelle
delle

vostre orazioni

secondo che rivelato mi fu

di sim Beuedetto e della

mia donna m' hanno


:

pene del purgatorio

tratto e tornato in vita


il

di

che io

priego Iddio che vi dea


di (a) oggi e tuttavia
.

buon anno e le buone calen:

L' abate disse


,

lodata sia la
,

potenza d' Iddio


Iddio
t'

Va' dunque
,

figliuolo

poscia che
,

ha qui rimandato

e consola la tua donna

la

(i)

Poca

ismovilura mfea, cio non era molto graTC e duroasrauoil

Tcni, avverli
(a)

modo

<lvl

dire.
si

Calende o colendi

dicono
ti

primi giorni di tutti

mesi
si

colende di maggio ec.,e, quando


per lo d primo
altri,
dell'

dicono sole wna* altro,


i

piglia

anno. Usano questa voce pi

contadini oggi, die


da' Greci
,

ed \occ greca,

ma

usata da'

Romani
le

non

quali

non avcau calrnde


luQc; che con
la

ne' loro mesi,

ma
i

diceano neomenie, cio nuore

luna governavano

loi

mesi, come anco

gli

Ebrei.

112
qual sempre
ta in
,

GIORNATA TERZA
pocli tu d questa vita passasti
,

staservi-

lagrime

sii

da quinci innanzi amico e

dore d' Iddio. Disse Ferondo: messere, egli m' ben


detto cosi; lasciate far

pur
,

me

che

come

la tro-

verr

cos la bascier

tanto

bene

le voglio.

L' abate

rimaso co' monaci suoi, mostr d' avere di questa cosa

una grande ammirazione


tare
il

e fecene divotamente cannella sua villa


far
,

misereie
il
j

Ferondo torn
,

dove

chiunque

vedeva fuggiva

come

si

suole delle

orribili cose

ma
.

egli

richiamandogli

affermava s

essere risuscitato

La moglie similmente
la

aveva di lui

paura

Ma,
,

poich

gente alquanto

si

fu rassicurata
di

con

lui

e videro che egli era vivo,


,

domandandolo

molte cose

quasi savio ritornato

a tutti rispondeva

e diceva loro novelle dell' anime de' parenti loro,


e faceva da s

medesimo

le

pi belle favole del


,

mondo

de' fatti del purgatorio

e in pien popolo
la

raccont la rivelazione statagli fatta per

bocca
.

del Ragnolo Braghiello avanti che risuscitasse


la

Per

qual cosa in casa colla moglie tornatosi


,

e in pos,

sessione rientrato de' suoi beni

l'

ingravid

al

suo

parere

e per ventura
1'

venne che a convenevole tem-

po

secondo

opinione degli sciocchi, che credono la


la

femmina nove mesi appunto portare i figliuoli,


na partor un
figliuol
.

don-

maschio

il

qual fu chiamato

Benedetto Ferondi

La

tornata di

Ferondo e

le

sue

parole, credendo quasi ogni


se
,

uomo che
fama
la

risuscitato fos-

accrebbero senza fine


.

la

della santit dello

abate

Ferondo, che per


s

sua gelosia molte bat-

titure ricevute avea,

come
che

di quella guerito, secon-

do

la

promessa dello abate


:

fatta alla

donna, pi geloso
,

non fu per innanzi

di

la

donna contenta

one-

NOVELLA
sta mento,

vili.

'

ii3
veramente
volentieri col

come
si

soleva

con

lui si visse, si
,

clic

junndo scconciamcnle poteva


ritrovava,
il

santo abate
le ne' suoi

qualrbene e tlillgcntemeuservita
l'

maggior bisogui

avea

NOVELLA

IX.

Giletta di Nerlona guerisce


d* una fistola:

il

re di

Francia

domanda per marito Beltramo


il

di Rossiglione ,
satala
,

quale, cantra sua voglia spose

ne va per isdegno, dove vagheggiando una giovane , in persona di lei Giletta giacque con lui , ed ebbene due figlino-'

a Firenze

li

j)er

che egli poi , avutala cara

per moglie

la tiene (i).

xXestava , non volendo


a Dioneo
,

il

suo privilegio rompere

solamente a dire alla Reina, conci fosse


questi Novella cosi hello e cosi riero
P intreccio,

(i) Il soggetto

(li

corredato
gli, elle

li

tanti ImII riconoscimenti e si teneri Iella

madre e

dei

fi-

111)

tentato
Il

due autori eccellentissimi d'animarne drammatici


io e fra-

coniiionimcnli.
tello di

primo fu Bernardo Accolli nobile aretino,


jicr la

due cardinali, e mollo

sua dottrina stimato e l>encficato


il

da papa Leone X. e da Clemente VII. sotto

cui {MnliGcato mori.


del

Questi ne fece una conimctlia, e

la

intitol firgiiiia,

nome

di

una sua

tij;liuulu

niitumle che fu maritata a


.

un conte Mulalcsli; e fu
la

recitata la

prima vulla in Siena j4ir* ivell^


i

Il

secondo fu Slikes|H-ar, e m- fece


illu!>lralorc

sua commedia
autore dice
elic

thiit

end* wel. L'

di

questo
inferiori

suoi caratteri in questa

commedia sono mollo


il

a quelli di Uwxacciu.
ricordargli
ipieU'

Qui mi

|)crmetta
d'

degnissimo illustratore di

aureo uvvcrlimcnto

Onisio: est i/Hoildam prudire

IcHiis, e d' andare

audie un poco pi innansi, cbe col Boccaccio nom

dutur ultra. Mart.

n4
la

GIORNATA TERZA
sollicitata

cosa clie gi fnlta fosse la novella di Lauretta. Per

qual cosa essa , senza aspettar d' essere

da' suoi, cosi tutta vaga cominci a parlale.

Chi dir

novella ornai che bella paia


ta

avendo

quella di Lauretella

udita?

Certo vantaggio ne fu che


dell' altre

non fu

la

primiera ; che poche poi


ciute
:

ne sarebbon pia-

e cosi spero che avverr di quelle che per


.

questa giornata sono a raccontare

Ma

pure

chente

che

ella si sia

quella che alla proposta materia

m'

oc-

coire , vi conter

Nel reame

di Francia fu

un

gentile

uomo

il

quale
,

chiamato fu Isnardo, conte di Rossiglione:


perciocch poco sano era
,

il

quale

sempre appresso

di s te-

neva un medico, chiamato maestro Gerardo di Nerbona. Aveva


senza
piij
,

il

detto conte

un suo
il

figliuol piccolo
bellis-

chiamato Beltramo,

quale era

simo e piacevole : e con

lui altri fanciulli della

sua et

s'allevavano, tra' quali era una fanciulla del detto

medico, chiamata Giletta. La quale


Beltramo

infinito

amore
,

e oltre al convenevole della tenera et fervente


a questo
nelle
.

pose
e lui

Al quale, morto
,

il

conte

mani
e
,

del re lasciato

ne convenne andare a Papadre di

rigi, di

chela giovinetta fieramente rimase sconso-

lala

non guari appresso essendosi


per veder Boltramo
,

il

lei

morto
tieri

se onesta cagione avesse potuta avere, volen, ,

a Parigi

sarebbe andata

ma

essendo molto guardata


,

perciocch ricca e sola


ella gi

era rimasa
d' et

onesta via
,

non vedea. Ed essendo


quali

da marito
,

non avendo mai potuto Beltramo


,

dimenticare

molti
,

a'

suoi parenti
,

1'

avevan

voluta maritare

rifiutati

n' avea
,

senza la cagion
ella

dimostrare

Ora avvenne che

ardendo

dello

NOVEU.AIX.
amor
di

ii5

Bdlromo pi
al re di

clie

mai, percio<;ch bellissimo

giuvntie udiva ch'era divenuto, le

venne

sentita
,

una
che
era

uuvella

come

Francia

p(>r

una nascenza
,

avuta avea nel petto ed era male

stata curata

gli

rimasa una

fistola

la

quale di grandissima noia e di


:

grandissitua augOMria gli era

s'

era ancor potuto

trovar

medico
,

come che
l'

molti se ne fossero speri,

mentati
l'

che di ci

avesse potuto guerire

ma

tutti

avean peggiorato:
d'

j>er la

qual cosa

il

re disperatose.

ne, pi

alcun non voleva n consiglio n aiuto

Di

che

la

giovane fu oltre

modo

contenta

e pensossi

non solamente per questo aver


dare a Parigi
credeva
,

legittima cagione d'an-

ma
.

se quella infermit fosse


jK)terle venir fatto d'
,

che

ella

leggiermente

aver Bel-

tramo per marito


padre aveva

Laoude

si

come
,

colei

che gihdal

assai cose

apprese

fatta

sua polvere di

certe erbe utili a quella infermit che avvisava


fosse
,

che

mont
,

a cavallo
ella
s'

ed a Parigi n' and

N prima

altro fece

che

ingegn di vedere Beltramo; e


,

appresso nel cospetto del re venuta

di grazia chiese
11

che

la

sua infermit

gli

mostrasse
,

re veggendola

bella

giovane e avvenente
.

non

gliele

seppe disdire

e mostrogliele

Come

costei

l'ebbe veduta, cosi in,

contanente

si
,

confort di doverlo guerire

e disse

monsignore
fatica di voi

quando
io

vi piaccia

senza alcima noia o


d' avervi in otto
.

ho speranza

in

Dio

giorni di questa infermit reuduto sano


in so

Il
,

re

si

fece

medesimo
i

beffe delle parole di costei

dicendo f

quello che

maggiori medici del


,

potuto n saputo

una giovane

mondo non hanno femmina come il po-

trebbe sapere f RingrazioUa adunque della sua buo-

na volont

e rispose che proposto avea seco di pi

ii6
consiglio di
disse
:

medico non seguire


,

GIORNATA TERZA A cui


.

la

giovane
,

monsignore

voi schifate la
:

mia

arte

per-

ch giovane e femmina sono


io

ma
,

io vi ricordo

che

non medico con


con
la

la

mia

scienzia

anzi con lo aiu-

to d' Iddio e

scienza di maestro

Gerardo ner-

bonese
tre

il
.

quale mio padre fu e famoso medico menIl

visse

re allora disse seco


:

forse

m'

costei

mandata da Dio
sa

perch non pruovo

io ci che ella

fare

poi dice senza noia di


?

me

in picciol
,

tempo
damiil

guerirmi
gella
,

accordatosi di provarlo

disse

e se voi

non

ci guerite
,

faccendoci rompere

nostro proponimento

che volete voi che ve ne


,

se-

gua

Monsignore
5

rispose la giovane

fatemi guarguerisco
,

dare

se io infra olio giorni


.

non
,

vi

fa

temi bruciare

Ma

se io vi guerisco
il

che merito

me

ne seguir

A cui
:
.

re rispose
,

voi ne parete

ancor

senza marito
e altamente

se ci farete
la

noi vi mariteremo bene


:

Al quale

giovane disse

monsignore
:

veramente mi piace che voi mi maritiate


glio

ma
,

io vo-

un marito

tale

quale

io vi

domander
figliuoli

senza

dovervi domandare alcun de' vostri


casa reale
.

o della

Il re tantosto le

promise di
,

farlo

La
il

gioter-

vane cominci

la

sua medicina
a sanit
,
.

e in breve anzi

mine r ebbe condotto


sentendosi
,

Di che

il

re

guerito

disse
.

damigella

voi avete
:

ben guada,

gnato

il
,

marito

A cui ella

rispose

adunque

mon-

signore
il

ho

io

guadagnato Beltramo

di Rossiglione,

quale infino nella mia puerizia io cominciai ad ama-

re e

ho poi sempre sommamente amato. Gran cosa


al re dovergliele

parve

dare

ma

poich promesso
'1

l'avea, non volendo della sua f mancare , se

fece

chiamare

gli

disse

Beltramo voi
,

siete

ornai

NOVELLA
a governare
il

IX.

117
clie voi torniate

grande e fornito (i): noi vogliamo


vostro contado
la
,

e con voi ne meniate

una damigella
cui

qual noi v'abbiamo per moglie data.

Disse Beltramo: e chi la damigella, monsignore?


il

re rispose

ella colei la
.

qual n' ha con


,

le

sue

medicine sauilh reuduta


scea e veduta
resse
,

Beltramo

il

(|ualc la

conogli

l'

avea
lei

qiiantuuque molto bella

paalla

conoscendo

non
,

esser di legnaggio

che
:

sua nobilt bene

slesse

tutto sdegnoso disse

monsi-

gnore, dunque mi volete

voi dar medica per mogliere?


io
si

Gih

Dio non

piaccia,
il

che

fatta

femmina prenda
ve-

giammai. A cui
gliamo

re disse;

dunque volete voi che noi

meno di nostra fede, la qual noi per riaver sanit donammo alla damigella che voi in guidcrdon di ci domand par marito ? Monsignore disse Beltramo voi mi potete ton-e quant' io tengo e donarmi, a clii vi piace; ma di questo vi s come vostro uomo
,

rendo sicuro che mai


contento
.

io

non sar di
il

tal

maritaggio (a)
la

Si

sarete

disse

re

perciocch

dami-

gella bella e savia e

amavi molto: per che speriamo


con
lei

che molto pi

lieta vita

avrete

che con una


lac-

dama di pi alto legnaggio non avreste Beltramo si


qxie; e
il

re fece fare

l' il

apparecchio grande per

la festa

delle uo7.ze.

E venuto

giorno a ci dilerminato, quan-*


il

tunque Beltramo mal volentieri

facesse, nella presen1*

za del re la damigella spos, che pi che s

amava^

questo fatto

come

colui che seco


,

gi.h

peusato avea

quello che far dovesse

dicendo che

al

suo conlado

(l) "f Notisi essere Joriiito jK-r essere

uom fatto.
{ler

(a)

Afaritaggio us
i*

({uasi

sempre

il

Bixc.

quello che

Latini diper

cono malrim-'iiiiiin,
rullo
ilei

matrimonio

|Hir clic

sempre

egli isi |ir(>|irio


li

i-on^iungcrsi carnalnieutu . Avveiti pei tutto ov<:

tto\i.

DECAM. T. IL

ii8
tornar
chiese
si

GIORNATA TERZA
voleva
j

e quivi consumale
al r^.
,

il

matrimonio
,

commiato

montalo a cavallo
se

non nel

suo contado se -a' and


saputo che
i

ma

ne venne in Toscana.
,

E
ad

Fiorentini guerreggiavano co' Sanesi


si

essere in lor favore to e

dispose;

dove lietamente ricevu-

con onore

fatto di certa quantit di gente capi-

tano, e da loro avendo


vigio
si

buona provvisione,

al loro ser-

rimase

e fu

buon tempo La
. ,

novella sposa

poco contenta
a Rossiglione
vuta
.

di tal ventura
al

sperando di doverlo per


suo contado, se ne venne

suo bene operare rivocare


,

dove da

tutti
,

come

lor

donna fu

rice-

Quivi trovando

ella

per lo lungo tempo che

senza conte stato


si

v' era,
,

ogni cosa guasta e scapestrata,


sollicitusi

come

savia

donna

con gran diligeuzia e


:

dine ogni cosa rimise in ordine


contenlaron molto
,

di

che

suggetti

lei

ebbero molto cara e poserle


il

grande amore, forte biasimando


di lei

conte di ci ch'egli
la

non
il

si

contentava

Avendo

donna
il

tutto racsignific,
al

concio

paese, per due cavalieri al conte


,

pregandolo che
contado
si
,

se per lei stesse di


,

non venire

suo

gliele significasse
.

ed

ella

per compiacergli
:

partirebbe

A Ili
il

quali esso durissimo disse


:

di que-

sto faccia ella

piacer suo

io per

me

vi torner al-

lora ad esser con lei che ella questo anello avr in


dito e in braccio figliuolo di
l'

me

acquistato
il

Egli avea

anello assai caro

n mai da s

partiva (i), per alegli

cuna virt che

stato gli era dato

ad intendere eh'

avea. I cavalieri intesero la dura condizione posta nelle

due quasi impossibili cose

veggendo che per loro


,

parole dal suo proponimento noi potean muovere

si

(i)

Avviti

/3ar//Va transitivo, cio divideva, o

separava.

NOVELLA
toninnno alla donna
,

IX.

119

Irt

sua risposta le raccontaro-

no, la

(Tualo dolorosa

molto, dopo lungo pensiero di-

libcr di voler sapere se quelle

due cose
che

jxlesser veil

nir fatte e dove

accioccU per conscguente

marito
,

suo riavesse
visato
j

Ed

avendo quello

lar dovesse

av-

raguuata una parte de' maggiori e de' migliori

uomini del suo contado, loro assai ordinatamente e con


pietose parole raccont ci che gih fatto avea per

amor
la

del conte

e mostr quello che di ci seguiva

e ulti-

mamente
zi

disse

che sua intcnzion non era che per


il

sua dimora quivi

conte stesse in perpetuo


il

esilio,

anvita

intendeva di consumare

rimanente della sua

in pcregrinaggi e in servigi misericordiosi per la salute dell'

anima sua

.*

e preggli che la guardia ed


al

il

go-

verno del contado prendessero, e


lei avergli

conte signilicassero

vacua ed espedila

lasciala la possessione, e

dileguatasi con intenzione di

mai

in Rossiglione
,

non

tornare

Quivi

mentre

ella

parlava
,

furon lagrime
molli prie-

sparte assai da' buoni

uomini

e a

lei porli

ghi che le piacesse di mutar consiglio e di rimanere;

ma

niente montarono

Essa

accomandati loro a Dio,


in abito
,

con im suo cugino e con una sua cameriera


di peregrini
,

ben fomiti
s'

a tlenari e care gioie

senza
,

sapere alcuno'ove ella

andasse

entr in

cammino

n mai

rlstcltc s\

fu in Firenze: e quivi per avventura


il

arrivata in

uno
,

alberghetto,

quale una buona donna

vedova teneva
na
si

pianamente a guisa di povera jwregri,

stava (i)

disiderosa di sentire novelle del suo


il

signore.

Avvenne adunque che

st'guenle d ella vide

(l)

t Piiinamente

stavu, vwc o#curini'nte

Nuti quecta bcQa

loctuiuiic

. . ,

I20
sua compagnia
conoscesse
,

GIORNATA TERZA
,

davanti allo albergo passare Beltramo a cavallo con


il

quale quantunque
la

ella

molto bn
del-

nondimeno domand
.

buona donna
quale

lo albergo clii egli fosse

cui

1'

albergatrice rispose:
,

questi
il

un

gentile
,

uom
il

forestiere

il

si

chiama

conte Beltramo
j

piacevole e cortese e molto amato

in questa citt

ed

pi innamorato
,

uom

del

mon,

do

d'

una nostra vicina


.

la

quale

(>

gentil

femmina
,

ma

povera

Vero

che onestissima giovane


,

e per

povert non

si

marita ancora

ma

con una sua madre


,

savissima e buona donna

si sta j

e forse

se questa sua

madre non

fosse

avrebbe

ella gi fatto di
.

quello che

a questo conte fosse piaciuto

La
,

contessa

queste pa-

role intendendo

raccolse

bene

e pi tritamente esa-

minando vegnendo ogni


compresa, ferm
'1
il

particularit, e

bene ogni cosa


la casa e

suo consiglio: e apparata

nome

della

donna e

della sua figliuola dal conte


l se

amata, un giorno tacitamente in abito peregrino


n'

and j e

la
,

donna

e la sua figliuola trovale assai po-

veramente
piacesse
disse
,

salutatele, disse alla

donna, quando
donna
:

le

le

volea parlare

La

gentil

levatasi

che apparecchiata era

d' udirla

ed entratesene

sole in

una sua camera e


:

postesi a sedere,

cominci

la

contessa

madonna

e'
,

mi pare che
io
j

voi siate delle ni,

m.iche della fortuna


leste
,

come sono

per avventura voi potreste

ma dove voi vovoi e me consolare


:

La donna
gna

rispose che niuna cosa dlsiderava quanto di


.

consolarsi onestamente
la vostra fede
,
,

Segu

la contessa

me
i

biso-

nella quale se io
i

mi

rimetto e voi

m' ingannaste
Sicuramente
piace
,

voi guastereste
disse la gentil

fatti
,

vostri e

miei

donna

ogni cosa che vi

mi

dite

che mai da

me non

vi troverete iugan-

NOW.LLA
natn
.

IX.

131

Allora

la contessa
eli'

comlncintosi dal suo

primo

innamoramento, chi
infino a
cjiiel

era e ci che inter>'enuto l'era


s fatta

giorno

le

raccont per
alle

maniera
,

che

la gentil

dunna dando fede

sue parole

co-

me

quella che gih in parte udite l'aveva da altrui, colei

minci di

ad aver compassione
,

e la contessa

suoi casi raccontati


l'altre

segu

udite adunque avete

ira

mie noie
,

qxiali sieno

quelle
il

due cose che aver


le quali

mi convien
ninna
se
'1

se io voglio avere

mio marito :

altra
,

persona conosco, che far

me

le possa aver,
,

non voi
conte

se quello vero cie io intendo

cio che
figliuola.

mio marito sommamente ami vostra


gentil
,

cui la
mia
ti
:

donna

disse:

madonna,
egli

se

il

conte

ama

figliuola

io noi so;

ma
,

ne

fa

gran sembian-

ma
:

che posso
?

io perci in

questo adoperare, che


,

voi disiderate

Madonna

rispose la contessa

io

il

vi

dir

ma

primieramente vi voglio mostrar quello che

io voglio

che ve ne segua

dove voi mi

serviate
e,

Io

veggio vostra figliuola bella e grande da marito,

per
,

quello che io abbia inteso e comprender mi paia

il
.

non aver ben da maritarla ve

la

fa

guardare in casa

Io intendo che in merito del servigio elio mi farete,


di darle prestamente de' miei denari quella dote

che

voi
sia

medesima a maritarla onorevolmente stimerete che


convenevole
.

Alla donna

come

bisognosa

pia-

cque
til
,

la profertaj

ma
,

tuttavia,

avendo l'animo gen-

disse:

madonna
,

ditemi picUo che io po.sso per

voi operare; e
lentieri
,

se egli sai^ onesto a

me,

io

il

far vo-

e voi appresso farete quello che vi pacerii


la

Disse allora

contessa

me

bisogna che voi per al,

cuna persona

di cui voi vi fidiate

facciate al conte

mio marito

dire che vostra figliuola sia presta a fare

122

GIORNATA TERZA
,

ogni suo piacere


cos

dove

ella possa esser certa


j

che

egli

l'ami come dimostra


,

il

che

ella
il

non crederrk
egli porta
.

mai
in

se egli
,

non

le

manda

1'

anello

quale

mano

e che ella

ha udito
,

eh' egli

ama
,

cotanto

Il

quale se egli \i
gli

manda

voi

mi donerete
il

e appresso

manderete a dire vostra


il

figliuola essere apparec-

chiata di fare
"venire
,

piacer suo, e qui

farete occultamente
fi-

nascosamente

me
.

in iscambio di vostra

gliuola gli metterete allato

Forse mi far Iddio gra-

zia d' ingravidare, e cos appresso,

avendo
da
,

il

suo anel,

lo in dito e
il

il

figliuolo in braccio
,

lui generato

io

racquister

e con lui dimorer

dimorar con marito, essendone voi


biasimo ne seguisse alla figliuola

stata cagione.

come moglie dee Graa


pur pensando

cosa parve questa alla gentil donna,


.

temendo non forse

Ma

che onesta cosa era


riavesse
il

il

dare opera che la buona donna


,

suo marito
,

e che essa ad onesto fine a far

ci

si

mettea

nella sua

buona ed onesta
farlo

afFezion conalla contes,

fidandosi,
sa
,

non solamente di

promise

ma
l'

infra

pochi giorni con segreta cautela


lei
,

secon-

do

ordine dato da

ed ebbe
,

l'

anello

quantun-

que gravetto paresse

al conte

e lei in iscambio della^

figliuola a giacer col conte maestrevolmente mise Ne' quali primi cougiugnimenti affettuosissimamente

dal conte cercati

come

fu piacer d' Iddio


,

la

donna

ingravid in due figliuoli maschi

come

il

parto al

suo tempo venuto fece manifesto.


volta content la gentil

N solamente d'un
ab,

donna
,

la contessa degli
s

bracciamenti del marito

ma

molte
se

segrtamente

operando
dosi
la

che mai parola non


il

ne seppe ; creden,

sempre

conte non con la moglie

ma

con colei

quale egli amava, essere slato.

cui, quando a

NOVELLA
pnrlir
si

IX.

ia3

venia la matllna
,

avca parccclii belle e care


la contessa

gioie donate

le qxiali

mite diligentemcntr

gn.nidnvn
la ginilil

La
la

(pinle scnteniiosi gravida, lion volle

pi

donna gravare
,

di tal servigio
la vostra
,

>

ma
ho
si

le disse:

madonna
lo elle v'

Dio merc e

io

ci che io

disidcrava; e perci

tempo che per lue


,

faccia quel-

aggraderh

accioccli io poi

me ne
ella
,

vada

La
ag-

gentil doiuia le disse

che

se ella aveva cosa

che

1*

gradisse
fatto

che

le piaceva

ma

che ci

non avea

per alcuna speranza di guiderdone


.

ma
:

perch

le

pareva doverlo fare, a voler ben fare


:

cui la con-

tessa disse

madonna

questo

mi

piace bene

e cosi

d' altra parte io

non intendo di donarvi quello, che voi


,

mi domanderete che mi pare che


allora
,

por guiderdone

ma
.

per far bene;


gentil

si

debba

cosi fare
,

La

donna

da necessit
lire le

costretta
,

con grandissima vergola figliuola


.

gna cento

domand
le

per maritar

La
ti

contessa cognoscendo la sua vergogna, e

udendo
,

la

Sila cortese

domanda
gioielli

ne don cinquecento e tanal-

belli

e cari
:

, che valevano per avventura

trettanto

di

che
,

la gentil

donna vie pi che contenta


alla contessa rend,

quelle grazio
la ({uale

che maggiori pot,


,

da

lei partitasi
,

se

ne torn

allo albergo

La

gentil

donna

per torre materia a Beltramo di pi n


casa sua, insieme con la figliuola
:

mandare n venire a
se n'

and
a

in contado a casa di suoi parenti

e Beltraa casa

mo ivi
sua,

poco temjx) da' suoi uomini richiamato


la contessa s*era dileguata, se

udendo che

ne tor-

La

contossa sentendo lui di Firenze partito e tor,

nato nel suo contado

fu contenta assai
*1

e tanto in
,

Firenze dimor
partor

che

tempo del parto venne


al

due

figliuoli

maschi simigliantissimi

padre

24
,

GIORNATA TERZA
e quegli f diligentemente nudrire
le
.

loro

quando

tempo
ne

parve, in

cammino

messasi, senza essere da

alcuna persona conosciuta, a Mompelier se ne ven:

e quivi pi giorni riposata

e del conte
il

e dove

fosse

avendo spiato

e sentendo lui

d d' Ognissanti

in Rossiglione dover fare


cavalieri
n' era
,

una gran

festa di
,

donne e di
usata

pure in forma di peregrina


and.

come
e'

l se n'

sentendo le donne

cavalieri

nel palagio del conte adunati per dovere andare a ta-

vola

senza mutare abito

con questi suoi


,

figlioletti

in braccio salita in su la sala


se n' se

tra

uomo

ed

uomo

and dove
:

il

conte vide
,

e gittatglisi a' piedi dis-

piagnendo
,

Signor mio
,

io

sono

la tua sventurata

sposa

la

quale

per lasciar

te tornare e stare in casa


.

tua

lungamente andata son tapinando

Io

ti li

ricleg-

gio per
valieri

Dio
io

clie la
ti

condizion postami per


la

due

ca-

che

mandai tu

mi

osservi
,

ed ecco nelle
,

mie braccia non un


co qui
il

sol figliuol di te
.

ma due
io

ed ec-

tuo anello

Tempo
,

dunque che

debba

da

te

come moglie
.

esser ricevuta secondo la tua

promessa
e

Il
l'

conte udendo questo , tutto misvenne (i),


anello e
disse:
i

conobbe

figliuoli

ancora

simili erano

a luij

ma pur
La

come pu questo

essere interve-

nuto

contessa con gran maraviglia del conte e di

tutti gli altri

che presenti erano


,

ordinatamente ci

che

stato era

come

raccont

Per
,

la

qual cosa

il

conte conoscendo

lei dire il

vero

e veggendo la sua
fi-

perseveranza e
gliuoletti, e

il

suo senno e appresso due cos be'

per servar quello che promesso avea e per

(i)
f

Dice Vincenzo Borgliini che,, mis in congiunzione niega , o


il

pi ul-

tosto guasta

significato primiero della voce,,

NOVELLA
compiacere a
tulli
lei
i

IX.

ia5
donne , che lulU

suoi uomini e alle

pregavanocie

come

sua leggitlima sposa dovesse o-

mai

raccogliere e onorare, pose gi la sua ostinata gralei

vezza, e in pi fece levar la contessa, e

abbracci e

Lasci e per sua legittima moglie riconobbe^ e quegli

per suoi

figliuoli

fattala di vestimenti a lei

con-

venevoli rivestire

con grandissimo piacere di quanti

ve

n' erano e di tulli gli altri suoi vassalli


,

che ci sen,

tirono
tri

fece

non solamente
j

tutto quel di

ma
lei

pi

al-

grandissima festa

e da quel di innanzi
,

sempre

come

sua sposa e moglie onorando

1'

am

somma-

mente ebbe cara

NOVELLA
uiUhech diviene romita
insegna rimettere
il
,

X.
cui Rustico

monaco
:
.

diavolo in infoino

poi

quindi tolta , diventa moglie di Neerbale

'ioneo, che diligentemente Di

la novella della

Reilui

na ascoltata avea sentendo che


,

finita era e

che a

solo restava

il

dire

senza

comandamento
diavolo

aspettare,

sorridendo cominci a dire. Graziose donne, voi non


udiste forse

mai

dire ,

come

il

si

rimetta in

inferno; e perci, senza partirmi guari dallo eflelto

che voi

tutto questo d ragionato avete, io

il

vi vo' dire:
,

forse ancora

ne potrete guadagnare l' anima avendolo

apparato , e potrete anche conoscere che , quantunque

amore i
ri

lieti

palagi e le

morbide camere pi volentie-

che

le

povere capanne abiti, non egli perci, che


lira' folti

alcuna volta esso

boschi e Ira le rigide alpi

126
re . Il perch

GIORNATA TERZA
comprender
.

e nelle diserte spelunche non faccia le sue forze sentisi

pu

alla sua

potenza

es-

sere ogni cosa suggetta

Adunque venendo
,

al fatto

dico clic nella citt

di

Capsa in Barberia fu glk un ricchissimo


altri suoi figliuoli
,

uomo
.

il

quale tra alcuni

aveva una

figlio-

letta bella e gentilesca

il

cui
,

nome

fu Alibech

La

quale non essendo cristiana


ni
,

udendo a molti

cristia-

che nella

cittk
il

erano

molto commendare

la cri-

stiana fede e

servire a
,

Dio

un

di ne

domand
,

alcuno in che maniera


a

e con
Il

meno impedimento

Dio

si

potesse servire.
,

quale le rispose che coloro

meglio a Dio servivano


fuggivano ,
de' deserti

che pi delle cose del

mondo

come

coloro facevano che nelle solitudini


se

diTebaida andati
,

n'erano. La giovane,

che simplicissima era


anni
,

d' et forse di quattordici


,

non da ordinato desiderio


,

ma

da un cotal fan-

ciullesco appetito

senza altro farne ad alcuna persoil

na sentire
to di

la

seguente mattina ad andar verso

diser-

Tebaida nascosamente
,

tutta sola si misej e


ajjpetito
,

con

grati fatica di lei

durando

1'

dopo alcun di

a quelle solitudini pervenne


casetta
,

e veduta di lontano una

a quella n' and


uscio ^
il

dove un santo

uomo

trov

sopra
la, la

l'

quale maravigliandosi di quivi vederquello che ella andasse cercando.

domand

La

quale rispose che spirata da Dio andava cercando


d' essere al

suo servgio e ancora chi


si

le insegnasse

come
nio-,

servire gli

conveniva
,

Il

valente

uomo
il

veg-

gendola giovane e assai bella


se egli la ritenesse
,

temendo non
,

demo-

l'

ingannasse
:

le

commen-

la

sua buona disposizione


d' erbe e

e dandole alquanto da
salvatichi e datteri

mangiare radici

pomi

NOVELLA
e bere acqua
tan di qui
,

X.
mia
,

ia7
non guar lon-

le disse

figliuola
,

un santo uomo

il

quale di ci che tu
io

vai cercando

mollo migliore maestro che


nella via
.

non
ella

sono

a lui te n'andrai: e miscla


,

Ed

pervenuta a lui
parole
,

e avute da lui queste


,

medesime

andata pi avanti
,

pervenne

alla cella d'


il

uno
cui

romito giovane

assai divota
j

persona e buona,

nome

era Rustico

e quella
Il

dimanda

gli fece

che

agli altri

avca fatta.

quale, per volere fare della


,

sua fermezza una gran pruova


la

non , come

gli altr
:

mand
la

via

me seco
,

la ritenne nella

sua cella

e
le

venuta
fece
fatto
,

notte

un

Icltuccio di frondi di
le

palma
.

e sopra quello
,

disse

si

riposasse

Questo
dar

non preser guar

d'

indugio
;

le tentazioni a

battaglia alle forze di costui

il

qual trovatosi di gran

lunga ingannato da quelle


le spalle

senza troppi assalti volt

e rendessi per vinto j e lasciati stare dall' una


i

delle parti

pensier santi e
la

V orazioni e

le discipline

a recarsi per
di costei

memoria
,

la

giovanezza e

la bellezza

cominci

e oltre a questo a pensar che via

e che
essa

modo

egli dovesse
lui

con

lei

tenere

acciocch

non s' accorgesse

come uomo

dissoluto perve.

nire a quello che egli di lei disiderava

tentato

primieramente con certe domande

lei

non aver mai

uomo
vire a

conosciuto conobbe e cos essere semplice co:

me parca

per che
lei

s'

avvis

come,
a'

sotto spezie di ser-

Dio,

dovesse recare

suoi piaceri.
le

priil

mieramente con molte parole


diavolo fosse nemico di

mostr quanto

Domeneddio; e appresso
,

le
si

diede ad intendere che quello servigio


poteva far grato a Dio
inferno , nel cpiale
,

che pi

si

era rimetlbre

il

diavolo in
.

Domeneddio V aveva dannato La

28
il

GIORNATA TERZA
domand come
il

giovinetta

questo

si
^

facesse

Alla

quale Rustico disse: tu


quello elle a
quegli

saprai tosto

e per farai

me

far vedrai: e cominciossi a spogliare


,

pochi vestimenti che aveva

e rimase tutto
,

ignudo (e cos ancora fece

la fanciulla)
,

e posesi gi-

nocchione a guisa che adorar volesse


s fece star lei
.

e dirimpetto a

cosi stando

essendo Rustico pi
cos
ri-

che mai nel suo desiderio acceso per lo vederla


bella
,

venne la resurrezion della carne

la

quale

guardando Alibech, e maravigliatasi, disse; Rustico,


quella che cosa che io
fuori
,

ti

veggio che cosi

si

pigne in

non
il

1'

ho

io

O figliuola mia,
t'

disse Rustico,
:

questo
ora egli

diavolo di che io

ho

parlato
,

e vedi

tu

mi da grandissima
posso sofferire
, .

molestia

tanta che io ap:

pena

la

Allora disse la giovane veggio che


io sto

lodato sia Iddio

che
io

io

meglio che
.

non

stai
:

tu

che

non ho
j

cotesto diavolo io

Disse

Rustico
la

tu di vero

ma

tu hai un' altra cosa che


.

non

ho

io

ed haila

in iscambio di questo
:

Disse Ali-

bech: o che?
e dicoti

A
io

cui Rustico disse

hai
t'

il

ninferno (i),

che

mi credo che mi dark


,

Iddio

abbia qui man-

data per la salute dell' anima mia; perciocch se

questo diavolo pur aver di


il

questa noia

ove tu vogli

me
,

tanta piet

e soiFerire che io in inferno


,

rimetta
farai

tu

mi

darai grandissima consolazione


,

e a

Dio

grandissimo piacere e servigio


se'
,

se tu

per
di

quello fare in queste parti venuta

che tu
,

La giovane
scia

di

buona fede
il

rispose
,

o padre mio
,

po-

che

io

ho

ninferno

sia
:

pure

quando
mia
,

vi pia-

cer-. Disse allora

Rustico

figliuola

benedetta

(i)

V inferno

1'

ediz. del.

1718.

NOVELLA
sia lu
j

X.
si

1^9
che
egli

andiamo dunque

e riracttiamlovi
,

poscia

mi

lasci stare

cos detto
,

menata
insegn

la giova-

ne sopra uno de' loro


si

letlicelli

le

come

star

dovesse a dovere incarcerare quel maladelto da


.

Dio La giovane, che mal pi non aveva in inferno messo diavolo alcuno, per la prima volta senti un
poco di noiaj per che
to, padre
ella disse a

Rustico

per cer^

mio, inala cosa dee essere questo diavolo


duole quando egli
:

e veramente nimico d' Iddio; che ancora al ninfemo,

non
so
.

clic altrui

v'

dentro rimes-

Disse Rustico
.

figliuola, egli

non avverr sempre


,

cosi

per fare che questo non avvenisse da


il

sei vol-

le anzi

che di su

lellicel si

movessero ve

'1

rimisero

tanto che per quella volta

gli trasser si la

superbia del

capo, che egli

si

stette volentieri in pace.

Ma, ritornae la giovane

tagli poi nel seguente

tempo pi
si

volle

ubbidiente sempre a Irarglicle

disponesse, avvenne

che

il

giuoco
:

le

cominci a piacere, e cominci a dire


il

a Rustico
ti

ben veggio che


Capsa
,

ver dicevano que' valen-

uomini
:

in

che

il

scr\ ire a

Dio era

cos dolce

cosa

e per certo io

altra

ne

facessi
il

non mi ricordo che mal alcuna che di tanto diletto e piacer mi fosil

se

quanto

rimettere

diavolo in inlcrno^ e per,

ci io giudico ogn' altra persona


servire a Dio attende
,

che ad altro che a


.

essere

uua

bestia
,

Per
e
gli

la

qual
:

cosa essa spesse volte andava a Rustico

diceva
,

padre mio,
|K;r istare

io

son qui venuta per servire a Dio


:

e non

oziosa

andiamo a rimettere
cosa faccendo
,

il

diavolo lu

iufenio

La qual
ch
il

diceva ella alcuna


diavolo
si
,

volta: Rustico, io

non

so perch

il

fugga di

ninfemo
uinferno

s'

egli vi stesse cosi volentieri


,

come

il

riceve e tiene

egli

non

se

ne uscirebbe

i3o
.

GIORNATA TERZA
spesso la giovane Rusti,

mai Cos adunque invitando


co e
al servigio di

Dio confortandolo

si la

bambagia
ora sene perci

del farsetto tratta gli avea (i), che egli a


tiva

tal'
5

freddo, che

un

altro sarebbe sudato

egli

incominci

a dire alla

giovane che

il

diavolo

non

era da gastlgare n da rimettere in inferno, se

non
la

quando
Iddio di

egli

per superbia levasse


1'

il

capo j e noi per


,

grazia di

Dio

abbiamo
pace
:

si

sgannato

che

egli priega

starsi in

e cosi alquanto
,

impose

di

si-

lenzio alla giovane.

La qual poich
il

vide che Rustico

non

la
,

richiedeva a dovere
gli disse
,

diavolo rimettere in in,

ferno

gastigato

e pi
:

un giorno Rustico se il diavolo tuo non ti d noia me il mio ninferno


:
,

non

lascia stare

per che tu farai bene che tu col tuo

diavolo aiuti attutare (2) la rabbia al

mio ninferno
d'

come
d'

io col

mio ninferno ho
.

aiutato a trarre la super,

bia al tuo diavolo

Rustico

che di radici

erba e
;

acqua vivea

poteva male rispondere alle poste

dissele
il

che troppi diavoli vorrebbono essere


j

a potere

ninferno attutare
si

ma

che

egli

ne farebbe ci che
:

per lui

potesse} e cos alcuna volta le sodisfaceva


,

ma

era di rado

che

altro

non era che


la

gittare
,

una

fava in bocca al leone.

Di che

giovane
,

non paren-

dole tanto servire a Dio quanto voleva


anzi che no
e
il
.

mormorava

Ma
,

mentre che
,

tra

il

diavolo di Rustico

ninferno d' Allbech era

per troppo desiderio e


,

per

men
s'
il

potere

questa quistione
,

avvenne che un

fuoco
arse

apprese in Capsa

il

quale nella propria casa


figliuoli e altra fa-

padre d'Alibech con quanti


bambagia del
,

(1)

S la

farsello tratta gli

avea

una
.

figuiata nia-

nieia dj parlare
(1)

per dire cho lo avea smunto o spremuto

Mart.

Attutare, atlutre , mitigarti,

ammorzare

, ,

NOVELLA
miglia avca
t

X.

i3i

por
.

la

qual cosa Albccb d' ogni suo be-

ne rimase crede
bale
,

Laonde un giovane chiamato Necrcortesia tutte le sue faculth spese


,

avendo

iu

sentendo cosici esser viva, messosi a cercarla


vatala avanti che la corte
i

e ritro,

beni

stali
,

del padre
,

si

come

d'

uomo

senza erede morto

occupasse

eoa

gran piacere di Rustico, e contra

al volere di lei la ri,

men

in Cajisa e por mojjliu la prese

e con
.

lei insie-

me
ella

del gran patrimonio divenne crede

Ma

essendo
servisse
lei

domandata
,

dalle

donne

di

che nel diserto

Dio

non essendo Neerbale ancor


che
il

giaciuto con

rispose

serviva di rimettere

il

diavolo in infer-

no

e che Neerbale aveva fatto gran {Hjccato d' averla

tolta

da cosi
si

fatto servigio
il

Le donne domandarono:
La giovane
tra
.

come
ro
s

rimette

diavolo iu inferno?

con parole e con


gran
risa
,

atti il

mostr loro
,

Di che

esse fece:

che ancor ridono


,

e dissono
egli si fa

non

ti

dar malinconia

figliuola

no

ch

bene an-

che qua

Neerbale ne servir bene con esso teco Do1'

meneddio. Poi

una

all'altra

per

la cilth ridicendolo,
il

vi ridussono in volgar

mollo
,

che

pi placevol seril

vigio che a

Dio

si

facesse

era rimettere

diavolo in

inferno j

il

qual motto passato di qua da mare, ancora


,

dura

perci voi

giovani
,

Donne

alle quali la grail

zia d' Iddio bisogna

apparate (i) a rimellere

dia-

volo in inferno j perclocch egli forte a grado a Dio


e piacer delle parti
seguire

e molto bene ne

pu nascere e
Dioneo a rider

Mille
(i)

fiale

o pi aveva

la novella di

Ajipnrare ed apprendere Axsac


pr contrario

il

Boccaccio, imparar non awi.

Il clic tutto

vette fatto daJ Petrarca,

cbe imparar diase

empire

, ,

i32
mosse
1'

GIOKN ATA TERZA


oneste

Donne

tali

si fatte

loro parevan le

sue parole. Per che, venuto egli al conchiuder di


quella
,

conoscendo-la Reina che


,

il

termine della sua

signoria era venuto


la assai

levatasi la laui^ea di

capo

quel-

piacevolmente pose sopra

la testa a Filostrato,

e disse: tosto ci

avvedremo
,

se

il

lupo sapr meglio


i

guidare le pecore
dati
.

che

le

pecore abbiano
,

lupi gui:

Filostrato

udendo questo
,

disse ridendo

se

mi

fosse stato creduto

lupi avrebbono alle pecore inse-

gnato rimettere

il

diavolo in inferno non peggio che


:

Rustico facesse ad Alibech


lupi
,

e perci
siete
:

non ne chiamate
tuttavia
,

dove voi

state

pecore non
fia, io
:

secon-

do che conceduto mi
so
ste
.

regger
odi
,

il

regno commes,

A
,

cui Neitle rispose

Filostrato

voi avre,

volendo a noi insegnare

potuto apparar senno


dalle
1'

come appar Masetto da Lamporecchio


che
,

monasenza

e riavere la favella a tale ora

clie
.

ossa

maestro avrebbono apparato a sufolare

Filostrato coegli a-

noscendo che
vesse strali
,

falci si

trovavano non
il

meno che
,

lasciato stare

motteggiare
.

a darsi al
fattosi il

governo del regno commesso cominci


siniscalco chiamare, a che punto

le cose fossero, tutte

volle sentire

e oltre a questo, secondo che avvis

che

bene

stesse e

che dovesse sodisfare

alla

compagnia

per quanto la sua signoria dovea durare, discretamente

ordin

e quindi rivolto alle


,

Donne

disse

amo-

Donne per la mia disavventura poscia che io ben da mal conobbi, sempre per la bellezza d'alcuna di voi stato sono ad amor suggetto n 1' essere umile
rose
,

ne r essere ubbidiente n
s'

il

seguirlo in ci
i

che per

me

conosciuto alla seconda in tutti

suoi costumi

m'

valuto, eh' io

prima per

altro

abbandonato, e poi

NOVELLA X.
non
sin

i33
:

sempre di male
io

in i>cggio

andato
.

e cos

trc-

do che
tra

andr di

tjui alla

morte

perci non d'

al-

materia

domane mi
miei
fatti

piace che
"^

si

ragioni, se
cIo';

non di

<|uella cie a'


li

pi conforme,

di coloro

cui amori ebbero infelice line: perciocch io a lunl'

go andar

aspetto infelicissimo

n per
,

altro
,

il

nome
in

(i) per lo quale voi mi chiamate

da

tale

che sep,

pe ben che
pi levatosi

si

dire

mi

fu imposto.
all'

cos detto

per iniuo
si

ora della cena licenzi


si

ciascuno. Era

bello

il

giardino e

dilettevole,
,

che
per

alcuno non

vi fu che eleggesse di (piello uscire


. ,

pi piacere altrove dover sentire


il

Anzi non l'accendo


i

sol gih tiepido

alcuna noia a seguire

cavriuoli e

conigli e gli altri animali

che erano per quello (e che

lor sedenti forse cento volte per

mezzo

lor saltando

eran venuti a dar noia )


(a)
.

si

dierono alcune a seguitare


a cantare

Dioneo e

la

Fiammetta cominciarono

di messcr

Guiglielmo e della dama del Vcrgi. Filo-

li)
citi.

Peroccbc

Filoetralo in

Greco tuona amico


pii

di gneire e di eser-

(i)

Notti

il

Mannelli in margine che

a seguitare
v'

tenti-

chio: e in alcuno cilziuni ne fu tolto via a seguire, che

prima.

Ma
essi
)

Dc|mlati avcntio ossenato che in tutti

testi a

ranno sono am-

Liihie

questi vcihi, lianno creduto che pi sicuro sia

(come dicono
suo luogo pr

non mutar niente^ avendo ciascuno


alcuna noia a seguire

di essi verbi i7
il

prio. Il senso , a loro avviso, che non facendo


pili
i

sole, gi intepidito,

cavriuoli ecc. (cio a chi avesse voluto aesi

guiili), alcune delle gio>ani

misero a seguitarli.
i

Ma,

secondo questa

interprctasione,

rimanendo
sl.-ito

tuttavia

cavriuoli ecc. quarto caso del veral

bo seguire,
{fucili

sarchlK-

d' uo|>o

dar

verlm seguitare

il

pronome
il

o alcun
die

altro simile, ailiiich

ancor esso avuto avesse

suo quario n-

to caso

gli necessario',

e questo
il

pronome

vi

manca. Laonde
1'

ddiiio a credere che abbia ragione

Mannelli, e che

autore sctivcttc

a seguitare seiua punto


re. Siniigliantc cosa,
[>cr

avvertire che prima vi avca gi scriUo

a segui"

coofcssionc de' medesimi Deputali, gli accad-

de

L\

dove {giorn.

8-,

nov. 3) egli scrisse:

quanto

egli pot

menar

le

DECM. T. IL

. ,

i34

GIORNATA TERZA
e Panfilo
si

mena
1'

diedono a glucare a scacchi


il

e cosi

chi una cosa e chi ahra faccende , fuggendosi

tempo
j

ora della cena appena aspettata sopravvenne


le tavole d' intorno alla bella fonte
,

per

che, messe

quivi
,

con grandissimo

diletto

cenaron la sera

Filostrato

per non uscir del


avanti a lui
cosi

cammin tenuto da quelle che Reine erano state come levate furono le tavole,
,

comand che

la
.

Lauretta una danza prendesse e

dicesse

una canzone

La qual
so
,

disse

signor

mio
n'

delle
al:

altrui canzoni io

non

u delle mie alcuna


s lieta

ho

la

mente che
,

sia assai

convenevole a

brigata

se voi di quelle che io

ho
:

volete

io dir volentieri

Alla quale

il

Re

disse

niuna tua cosa potrebbe es;

sere altro che bella e piacevole

e perci tale qual tu


allora

r hai
sai

cotale la di
,

La Lauretta
:

con voce
,

as-

soave

ma
,

con maniera alquanto pietosa

rispon-

dendo r

altre

cominci cosi

Ninna sconsolata

Da

dolersi

ha

quant' io

Che'n van sospiro lassa innamorata Colui che muove il cielo ed ogni stella

Mi

fece a suo diletto


,

Vaga

leggiadra

graziosa e bella

Per dar qua gi ad ogni

alto intelletto

Alcun segno
braccia
,,

di quella

e'

piedi, tanto le die per tutta

la

persona jnigna e calci, sen-

za lasciarle in capo capello o osso addosso clie macero


il

non

fusse, 1&

diede, niuna cosa valendole


s
vi,

chiedare merc ecc.


,

il

qual luogo co-

come

stava nel testo originale

fedelmente trascritto dal Mannelli (che


troppo ) fu poscia emendato nella

not nel margine diede

v' di

edizione del
sta edizione

XXVII. Comunque
il

sia la cosa, lasciandosi

anche in que1'

testo quale nelle

pi riputate,

s'

a\'nta

avvertenza di

regolare
alla

l'

interpunzione in maniera, che ne risulti

un

senso conforme

spiegazione de' Deputati.

NOVELLA X.
Bilt
,

i35

che sempre a
,

lui sta nel cospetto

Ed il mortai difetto Come mal conosciuta Non mi gradisce anzi m' ha


,
,

disperata ( i )

Gih fu chi m' ebbe cara


Giovinetta

e volentieri

mi

prese
a' suoi pensieri
,

Nelle sue braccia e dentro

de* miei occhi tututto


'1

s'

accese

temjH)
,

che leggieri

Sen vola

tutto in

vagheggiarmi spese

Ed
Di

io

come
il

cortese

me

feci

degno j
,

Ma

or ne son

dolente a

me

privata

Femmisi innanzi poi presuntuoso

Un giovinetto

fiero

S nobil reputando e valoroso.

E presa
Laond'

tienmi

e con falso pensiero


j

Divenuto geloso

io lassa quasi

mi

dispero

Cognoscendo per vero


Per ben di molti
al

mondo

Venuta

da uno essere occupata


,

lo maladico la
,

mia sventura Quando per mutar vesta


Si (a)
,

dissi

mai

s
,

bella nella oscura


in questa

Mi
lo

vidi gi e lieta

dove
,

meno vita dura Vie men che prima


,

reputata onesta

O
('j)

dolorosa festa

(i) Disperata tolta la

speranza.
la

Si, dissi mai, inlemli quando


il

nuova ipoM

dooiancljita

lai

notaio: piacevi
volte.

tale per

vostro marito? ed clLi risixMidc ^, u

all

i36
Morta

GIORNATA TERZA
foss' io avanti
t'

Che

io

avessi in tal caso provata


,

caro amante

del qual
,

prima
,

fui

Pi

che

altra

contenta
se'

Che or Che ne
Di

nel Ciel

davanti a colui

cre
,

deh pietoso diventa


altrui
fa'

me

che per

Te

obliar

non posso:
che per

eh' io senta

Che

quella
sia
,

fiamma spenta

Non
Qui
tesa

me

t'

arse

O cost su
quale notata da
:

m' impetra

la tornata

fece fine Laui'etta alla sua canzone


tutti
,

nella

diversamente da diversi fu inalla

ed ebbevi di quegli che intender vollono


,

melanese

che

fosse

meglio un buon porco

che una

bella tosa (i). Altri furono di pi sublime e miglio-

re e pi vero intelletto

del quale al presente recitare

non accade
ri
,

Il

Re dopo
infin

questa

su

l'

erba e 'n su'


,

fio-

avendo

fatti
,

molti doppieri accendere

ne fece pi

altre cantare

che gi ogni
,

stella a

cader comin,

ci

che

salla

Per che
la

ora parendogli da dormire


alla

comand che con mera si tornasse


.

buona notte ciascuno

sua ca-

(i)
i".

Posa,

il

testo
si

Mannelli,
;

ma

si

potreLLe forse legger tosa.

Anzi
.

cos

dee leggere
anclie nel

e cos leggono

appunto e
:

Deputati e

il

Salviati

Abbiamo

Morgante

del Pulci

,,

Le donne
il

e le toselle scapigliate.

.Questa voce, secondo


cpiali

Menagio,

venuta

a'

Toscant da' Lombardi,

smozzicando V intonsa de' Latini, ne formarono 7osa, col qual nole

me

chiamarono

giovani dal portar

eli'

esse facevano

capelli intonsi.

In alcuni looghi
sente questo
ce spagnuola

del

Veneziano
alle

dalle genti del contado dassi

ancbe

al

pro-

nome

giovani non ancor maritate, ed equivale alla vo-

muchacha.

, ,

FINISCE

LA TERZA GIORNATA

DEL DECAMERON,
ED INCOMINCIA

LA
Nella quale sotto
fine.

QUARTA
il

reggimento di Filostbto
li

si

ragiona di coloro

cui

amori ebbero

infelice

V-i arissime Donne


ni udite e
Ielle
s

si

per

le

parole de' savi nomi-

per

le cose

molte volte da

me
1'

e vedute e

estimava io che V impetuoso vento e ardente del-

la invidia

non dovesse percuotere


j

se

non
io

alle torri

le

pi levate cime degli alberi


:

ma

mi truovo
fiero

dalla

mia estimazione ingannalo

percioccli fuggendo io
il

e sempre essendomi di fuggire ingegnalo

im-

pelo di questo rabbioso spinto, non solamente pe' piani


,

ma

ancora per
.

le
Il

profondissime

valli

mi sono

in-

gegnalo d' andare

che

assai manifesto
,

re a chi le presenti novellette riguarda

pu apparile quali non


per

solamente infioreutin volgare e

in prasa scritte
islilo

me

sonoeseuza
(i)

titolo

(i),

ma

ancora iu

umilissimo

+ Senni

tilotOf nterprrJnno
il

/ironie al libro

che quanto a
Dionisi ,
cui

i Dcpula nenza eueni messo in nome tlelViiutore; ni il Sal>iali senni intilolozione dire sema aver dedicato il libro a veruno. Il can.

non

pttctjue n V

uoa ni

altra di

queste due interpr-

38

GIORNATA QUARTA
il

e rimesso quanto

pi. si

possono

per tutto ci
,

r essere da
tazioni,

cotal vento fieramente scrollato

anzi pres-

s'avvis
.

dispiegare questo luogo del Boccaccio col Boccaccio


egli

me Jesimo Amori
qua
di

Applicando
nel suo

qui mollo ingegnosamente ci che


sopra

il

Boccac-

cio avea detto

Commento
vi
si

Dante parlando
titolo

del libro degli

di Ovidio, dice che si

pu chiamar senza

questo hhro di

not^eZZe, perciocch

non

favella di

una

sola materia continuata,


il

ma
li-

una

e l di un' altra,

appunto come dice


si

Boccaccio che
perch vi
cosa

il

hro degli
vella

Amori

di

Ovidio

pu chiamar senza
,

titolo

si

fa-

non

gi d' alcun suggetto continuato

ma

or

d'una

e ora

d'un'

altra.

certo, considerando hene,


della divisione
dell'

si

trover che

Decameron

piuttosto

un cenno

opera che

bro,

il

quale, per essere composto di cose tanto


si

un vero titolo del lidiverse, non pu aver1'

ne alcuno che indichi ci che vi

contiene.

Io credo non esservi ragione alcuna onde abbandonare


.

opinione

dei Deputati
significati

Per isviluppare pi chiaramente


dato
il

la

questione esporr quali

abbia

Boccaccio medesimo
il

alla

voce titolare o intitolaall'

re . Egli signific con essa


ra, s

porre

il

nome

dell'

autore in fronte
della Vita di

ope-

come manifestamente apparisce da un luogo


:

Dante,

che questo

ni, delle quali

Compose questo glorioso poeta pia opere n" suoi giorordinata memoria credo che sia convenevole fare,
s'

acciocch ne alcuno delle sue

intitolasse ,
il

ne a lui fossero per avBoccaccio per intitolare

ventura intitolate le altrui. Intese eziandio


il

dare

un

certo

nome

all'opera,
,

perciocch

poco appresso

egli

dice:

Compose
libro

in

un suo volumetto
siccome Sonetti
il

il

quale egli intitol Vita nuova , cer-

te operette,

ec.

Questo egregio autore.... fece un

in latina prosa,

cui titolo

Monarchia. Finalmente
al di d'

presso

il

Boccaccio intitolare ancora ci che


indirizzare ad alcuno. Nella slessa
si

oggi

diciamo

dedicare o

legge:

Questo libro della


intitolo

Comintitol

media
al

ec.

La prima

parte, cio V Inferno,


il

a Kguccione

della Faggiuola ec. Lia seconda parte, cio

Purgatorio ,
il

marchese Moruello Malespina.


,

La
.

terza parte, cio

Para-

diso

a Federigo terzo re di Sicilia

Alcuni voglion dire

lui averlo

intitolato tutto a

Messer Cane

della Scala. assai belle


,

pi sotto.

Compointitolate

se

il

detto

Dante due Egloge

le quali

furono

e mandale da lui per risposta di certi versi mandatigli , a maestro

Giovanni del Virgilio


ch'ei fa dire alla

Forse a questa significazione


nella

si

pu ridurre
quale

ci

Fiammetta

Conclusione

al

suo libro. 7'm dei esser


il
,

contento di mostrarti simigliante al tempo


infelicissimo, te di miseria veste,

mio,

essendo
ti

come fa me.

E perci

non

sia

GIORNATA QUARTA
so che diradicato
ser lacerato
, ,

189

e tutto da' morsi della invidia escessare


.

non ho potuto

Per che assai ma-

nifestamente posso comprendere quello esser \ero che

a cura
d

et

alcuno ornamento (ticeome gii

altri sogliono) vere,


,

cio

iioliili

coverte di colori vari tinte e ornale


titoli.
ilei

o di pulita tonditura
uoio

o di leggiadri minii, o di gran

Di

tali tigiiificazioni J'

non contar
tutti
li
il

ipiilla

che

foriiia

il

nome

lihro, poich >

confcttione di
:

nome

Decntneron.
( liliii )

Il

frainnicnto maglialicchiano dice


dilettevole

De^ quati-

infra gli altri

uno molto hello e

ne compose

tolato

Decameron

ec.
il

bisogna jicngarc se
dell'

Decameron

indichi jiiut-

tcato la divisione che

contenuto

oi^ra: n tropjH) sottilmente esaal

minare

jierch sia stalo a grado a

un autore \Mnc
sarelil>e

suo lihro un
i

titolo

pi che un altro. 0[>era ^R-rduta


Notti Attiche, Galateo, perch
il

sindacare

titoli Filostrato,

primo non d indizio


il

di

Poema

degli

mori
J

di Troilo e di Griselda,

secondo di questioni letterarie, n


i

terso di costumanze civili. Restano


il

significati di
il

dedicare, e di poi^

re

nome

dell'

autore.

Il

Sulviuli approva

primo, come ahiaino gli


assai

detto:

bens confessa che


i

lu

credenza dei Deputati a lui sembra

buona,
il

quali s'appigliano iiU'idlro significato. Nel vero a

me

pare che
e che
il

dedicare sia cosa eventuale, che dalle circostanze dijicnde,


ci fatto
il

non aver non


gi

Boccaccio potesse dai detrattori d lui attribuirsi


dell'

all'

avere esso bassamente sentito


il

opera sua
a'

ma

si

all'

es-

sergli

mancato
la

destro.

Laonde

se

il

senza ((7o/o

nteqK-tra
si

senza

dedicazione,

scusa di minore importanza, e

meno

conf con la
in

protesta d'avere scritto [>er fuggire l'invidia in fiorenlin volgare, e


istilo

umilissimo e rimesso. Al contrario se s'inteq>etm senza nome, pi


la

manifestamente apparisce

non curanza che mostra cOn

I'

altre espres)>oi
il

sioni di avere avuto dell' oliera sua lo scrittore. Il dirisamento

del

Can. Dionigi

il

pi lontano

diill'

intenzione del Certaldese,


al

quale

vuol far creder eh' egli non d molla inqiortanza


esso gran
lo<lc

suo scritto, n

da
il

rinomanza ne pretende e ne asinit. Supposto che


pure un iao di molte e varie materie composto,
l'

Decamerone

fosse

ne

viene egli perci che dovesse aver potuto scansare


de' maldicenti ?

invidia e le ingiure

Lascio 8t.ve che

la fantasia di

Mcsser Giovanni sul libro


il

degli

Amor

d'

Ovidio non ha gran fondamento, [crciocch se


per che quel libro in antichi

trattare

di

vane coac

fosse la ragione

testi

a pen-

na e

in vecchie

stampe stato chiamato de sine tiluloy come


del 1/171.,
s

nrll' eIi-

sone di

Roma

doveano chiamare cos pure le Elegie di

Tibullo e di Properzio, e
variet. Io

le

Poesie di Catullo, nelle quali non minor

mi do a credere che per ddicatcua alcuni abbiano voluto sop-

i4o
sogliono
i

GIORNATA QUARTA
savi dire
,

che sola
.

la

miseria senza invi,

dia nelle cose presenti

Sono adunque

discrete don-

ne

stati

alcuni che queste novellette leggendo lianno

primerc

il

titolo

Amornin^

dato dal medesimo Ovidio,


5/|.3.

come

apparisce

nel terzo liiiro

dell'

Arte verso

Deve

trihus librts^'tilulus qaos signat


si

Ainornm , Elige
Dionisi, nel Voi.
5.
p.

L'opinione del Boccaccio, su cui


198. Opere ediz. di Napoli:
nello stesso

fonda

il

ma
il

poi cosa

curiosa clie Messer Giovanni


titolo
il

Volume

pag.

269; prende per

sine Ululo.
il

Nondi-

meno,

egli dice, chi

legge

suo libro (d'Ovidio)


ec.

quale intitola-

to sine titulo, assai chiaro


il

pu vedere
senza
di

Ma

o vero o falso che fosse

pensamento dej Novellatore, basta che


il

egli nella

mente

l'avesse, pers

ch

Dionisi potesse dire che

il

titolo del

Decaraerone da

fatta
egli

maniera di pensare nasceva. Ci


poi vero che
il

huona

voglia concedo:

ma

Decamerone ahhia

in se cos grande variet di materie?

Le

novelle

si

possono elleno gettar tutte nella medesima forma, onde


fisonomia? Composto di varie materie
vi si trovasse la lettera a
ec.
:

ahhian tutte
serehhe
si, poi
,

la stessa

il

Decamerone
de'

se

dopo alcune novelle


dell'

Pino
esso

Rosrag-

alcune Elegie

Ameto, poi Sonetti

ma

un

guaglio di una villeggiatura rallegrata col racconto di dieci novelle per

giorno; e ogni donna, e ogni giovane dice


esser diversa dall' altre gi dette,

la

sua, che dee naturalmente

onde

1'

opera ha unit e condotta pi

che bastante per non dover mancar di


lecito

titolo.
il

in tal proposito

mi

sia

aggiugnere che io reputo alterato

titolo posto in fronte dell'


le

opera

con quelle parole cognominato Prencipe Galeoilo,


cosi

quali

si

trovano

nel testo ottimo e in altri molti,


alle

come

nelle

stampe, che mi son


di

venute
io

mani. Che che ne dica un moderno commentatore

Dante,
possa

stimo che quivi per principe Galeotto altro intendere non


d'

si

Commento sopra Dante, Opere Nap. Voi. 5. p. 021. esponendo il verso Galeotto Ju il libro, e chilo scrisse, narra che Galeotto sena primo che alcun altro T occulto amoe che ad aprire quere di Lancellotto, e della rena Ginevra sto amore con alcuno ejjelto fu il mezzano. Ora non vorr mai credeche mezzano

amore.

Il

Boccaccio nel

re essere stato messer Giovanni cos senza faccia,


stesso

da aver jjotuto egli

chiamare

il

suo libro mezzano

d'

amore

Il

frammento niagliabe-

chiano, come abbiam gi veduto, dice semplicemente titolato

Decame-

ron.
l'

Il

perch

il

Mannelli, che

si

dice aver copiato


d'

dall'

originale del-

autore, d sul bel principio nel titolo sospetto

infedelt. Il titolo di

principe Galeotto debhe essere stato aggiunto da qualche saccente, che

riguard all'effetto che produceva

la lettura del

Cento

novelle.

fiacchi.

Mjl^

GIORNATA QUARTA
detto che voi

i4i

mi

piacete iroppo

e che onesta cosa

non che
aohirvi
}

io tanto diletto

prenda di piacervi e di con,

e alcuni hnn detto ])cggio


Altri pi innturamcntc

di

commendarvi
(i) bene

come io fo.
dire
,

mostrando di voler

hanno

detto che alla

mia

et
,

non

sta

r andare

ornai dietro a queste cose


.

cio a ragionar di
della

donne o a compiacer loro

molto teneri

mia

fama mostrandosi

dicono che io farci pi saviamente


,

a starmi con le JNIuse in Parnaso

che con queste cian,

ce mescolarmi tra voi

son di quegli ancora

che

pi dispettosamente che saviamente parlando, hanno


detto che io farei pi discretamente a pensare dond' io
dovessi aver del pane
,

che dietro a queste frasche


.

an-

danni pascendo di vento


essere state le cose da
vi

certi altri in altra guisa


,

me
in

raccontate

che come

io le

porgo

s'

ingegnano
.

detrimento della mia fatica


cotanti e
,

di dimostrare

Adunque da

da

cosi falli sof,

fiamenti

da cosi atroci denti

da cosi aguti valorose


,

donne
spinto

mentre

io ne' vostri servigi milito

sono so-

molestato e infino nel vivo trafitto.

Le

quali

cose io con piacevole

animo
io

sallo Iddio tutta

ascolto e

inlendo
la

quantunque a voi in ci
,

appartenga
di risparsi

mia
le

difesa

nondimeno
,

non intendo

miar

mie forze j anzi


,

senza ris[K)ndere quanto

converrebbe
gli (vJ)

con alcuna leggiera (a) risposta torme,

dagli orecchi

e questo far seiua indugio

Per-

(>) (3)

Ist,

le

due

cdix. cit nel


si-itM

Vocab.
1

Leggero e leggera

nella feconda iUaba

non mai

ti

osa

da alcuno buono scriUorc.


(3)
le di

t Toi'megli,

il

Icslo

Mann, e

l'cdia. del

iSSy, come pure quel-

Livoruo e di Milauu: tormigliy Tedit. del l5a7, del i575 e

dd

1718.

42

GIORNATA QUARTA
,

ciocch se gi

non essendo
,

io

ancora

al

terzo

della

mia

fatica

venuto

essi

sono molti e molto presumono,


io pervenissi alla fine essi
j

io avviso

che avanti che

potrebbono in guisa

esser multiplicati
,

non avendo
quantun-

prima avuta alcuna repulsa


fatica

che con ogni piccola lor


:

mi metterebbono
grandi
,

in fondo

ne a ci

que
stre

elle sien
.

resistere

varrebbero

le forze vo-

Ma

avanti che io venga a far la risposta ad alcuin favor di

no

mi piace
,

me

raccontare non una no-

vella intera

acciocch non paia che io voglia le mie


,

novelle con quelle di cos laudevole compagnia

qual
parte

fu quella che dimostrata


d'

v'

ho

mescolare

ma

una acciocch
,

il

suo difetto stesso s mostri non es-

sere di quello: e a' miei assalitori favellando dico. nella nostra citt, gi cittadino
,

buono tempo

passato

fu
,

Che un
uoin-

il

qual fu nominalo Filippo Balducci


,

mo
dea

di condizione assai leggiere

ma

ricco e

bene

vialo ed
,

esperto nelle cose quanto lo stato suo richie-

e aveva

una sua donna moglie


ella lui, e

(i), la quale egli

sommamente amava, ed
ta vita si

insieme in riposa-

stavano

a ninna altra cosa tanto studio poall' altra.

nendo

quanto in piacere interamente l'uno


,

Ora avvenne
donna pass
sci

come

di tutti evviene

che

la

buona
quale

di questa vita, n altro di s a Filippo lafigliuolo di lui


.

che un sojo

conceputo

il

forse d' et di

due anni era

Costui per la morte della


,

sua donna tanto sconsolato rimase

quanto mai alcu.

no

altro

amata cosa perdendo

rimanesse

veg-

(i) la de'

{ La

A'oce

moglie non ne nella edizione del 1727 n in quel-

Deputati.

,,

GIORNATA QUARTA
,

43

gendosi di quella compagnia la quale egli pi (i)

amava rimaso solo del tutto si dispose di non \olere pi essere al mondo ma di darsi al servigio di Dio
,

ed

il

simigliante fare del suo piccol figliuolo.

Per che,

data ogni sua cosa per

Dio senza indugio


, ,

se n'

and

sopra

Monte Asinaio (a)

e quivi in una piccola cel-

Ictta si

mise col suo figliuolo, col quale d limosine in


,

digiuni e in orazioni vivendo

sommamente
egli fosse d'

si

guar-

dava

di

non ragionare
,

Ih

dove

alcuna tem,

poral cosa

n di lasciamegli (3) alcuna vedere

ac-

ciocch esse da cosi fatto servigio noi traessero}

ma

sempre
gli

della gloria di vita eterna e di

Dio e

de' santi

ragionava, nulla altro che sante orazioni inseguan:

doli

e in questa vita molti anni

il

tenne

mai

della

cella

non lasciandolo

uscire

n alcuna
valente

altra cosa

che

s dimostrandogli.

Era usato
,

il

uomo

di venire

alcuna volta a Firenze


tunith dagli amici di

e quivi secondo le sue opporalla


il

Dio sovvenuto,
gih

sua cella tor-

nava

Ora avvenne che, essendo

garzone d'et di
il

diciotto anni e Filippo vecchio,

un

domand ove
il

egli andava. Filippo gliele disse.

Al quale

garzone

disse:

padre mio, voi


fatica:
,

siete

oggimai vecchio, e potete

malo durare

perch non mi menate voi una

volta a Firenze

acciocch, faccendomi cognoscere gli


,

amici e divoti di Dio e vostri


posso meglio faticar di voi
,

io

che son giovane e

possa poscia pe' nostri bi-

(l)

Pi per mollo, o sommamente usai

i>|rsso

usa

U lingua nostra
/

e aeiua espressa,
(a)

ma con

sottintesa

comparazione.
Il

Monte Asinaio
sana die vi

detto anche Senario.


.

Ciani lo dice

Sanano

dall' aria
f.1)
"i"

si respira

Mart.
.

Osservisi liiscittrnegU in tcct di aitciargicne

NclT un modo

e ucir altro ci ooacede la lingua di usar questo affisso

lt4
manervi qui ?

GIORNATA QUARTA
quando
vi piacer
,

sogni a Firenze andare


Il

e voi

ri-

valente

uomo pensando
,

clie gi

que-

to suo figliuolo era grande

ed era

si

abituato al ser-

vigio di

Dio
il

elle

malagevolmente

le cose del
tx-arre
,

mon-

do a

dovrebbono omal poter

seco stesso

disse: costui dice bene.

Per che avendovi ad andare,


il

seco

il

men

Quivi

giovane veggendo
l'

palagi

le case,

le chiese e tutte

altre cose delle quali tuts

ta

la

citt

piena

si

vede

come
,

colui clie

mai

pi per ricordanza vedute non avea


a maravigliare
fossero e
egli
,

si

cominci forte
il

e di molte

dimandava
Il

padre che

come

si

chiamassero.
,

padre

gliele diceva,

ed

avendolo udito

rimaneva contento

domandava
il

d'un' altra.

cosi

domandando
si

il

figliuolo e

pa-

dre rispondendo , per avventura


brigata di belle giovani

scontrarono in una
,

donne ed ornate
quali

che da un
,

paio di nozze venieno


cos

le

come
gli

il

giovane vide

domad

il

padre che cosa quelle fossero.


mio, bassa

cui
,

il

padre disse:
le

figliuol

occhi in terra
.

non
il

guatare
:

eh' elle son


si

mala cosa
?

Disse allora
,

fi-

gliuolo

o come

chiamano

Il

padre

per non de-

stare nel concupiscibile appetito del giovane alcuno

inchinevole disiderlo

minare per
elle si

lo propio

men che utile non le volle nonome cio femmine, ma disse:


,

colui

chiamano papere. Maravigllosa cosa ad udire che mai pi alcuna veduta non avea non cu!

ratosi de' palagi


dell' asino
,

non

del

bue

non

del cavallo

non

non

de' danari n d' altra cosa che veduta


;

avesse

subitamente disse

padre mio

io vi priego

che voi facciate che

io abbia
disse
il

una
,

di quelle
taci
,

papere

Olm,
la cosa.

figliuol

mio

padre

elle

son ma-

A cui

il

giovane domandando disse: o son cos

GIORNATA QUARTA
falle le

45

male cose?

Si

disse

il

padre.

Ed

egli allora

disse

io

non so che voi

vi dite

n perch queste sica

ntala cosa:

qunnlo a me, non n' ancora panila vedere

nlciinn cosi bflln, n(>cas piacevole, coniec|iiesle sono.

Kilc son pi belle che

gli

agnoli dipinli che voi m'avete


,

pi volle mostrati.
ce ne

Deh
il

se vi cai di

me,

fate

che noi
,

meniamo una
elle
s'

col su di queste papere

e io le
sai

dar\ beccare. Disse

padre

io

non voglio j

tu

non

donde

imbeccano: e
il

senti incontanente

pi aver

di forza la natura, che

suo ingegno ; e pcntessi (i) di

averlo menato a Firenze.

Ma

avere infino a qui detto


basti
,

della presente novella voglio

che mi

e a coloro

rivolgermi

alli

quali

1'

ho raccontata. Dicono adunque

ahpinnti de' miei riprensori che io fo


ni

male

o giova,

doime

troppo ingegnandomi di piacervi

e che

voi troppo piacete a

me Le
.

quali cose io apertissi-

mamenle
essi si

coiiffsso

cio che voi

mi

piacele

e che io
di questo
gli

m'ingegno

di piacere a voi: e
,

domandogli se
,

maravigliano

riguardando

lasciamo slare
i

aver conoscimi gli amorosi basciari e


bracciari e
i

piacevoli ab-

congiugnimenli dilettevoli che di voi, dolsi

cissime donne, sovente

prendono,

ma
gli
,

solamente ad

aver vediito e veder continuamente


e la vagft bellezza e
la voslra
l'

oniati costumi

ornata leggiadria

e oltre a ci

donnesca onest, quando colui che nudrito,


accresciuto sopra
li

allevato

un monte

salvalico e soli,

tario, infra

termini di ima piccola cella


,

senza altra
sole

compagnia che del padre


disidcrate foste
,

come

vi

vide
sole

da

lui

sole

addomandate,
,

con

l'alTcziou

seguitate.

Riprcndcrannomi

moixlerannomi , lacere-

()

Pentetti, daU' aulico pentere. Oggivlt pentire e penu$$i.

^6

GIORNATA QUARTA
,

rannomi costoro

se lo

il

corpo del quale

il

ciel

prol'a-

dusse tutto atto ad amarvi, e io dalla mia puerizia

nima

vi disposi
,

sentendo la virt della luce degli oc,

chi vostri

la soavit delle parole melliflue


,

e la fiam,

ma

accesa da' pietosi sospiri

se voi

mi

piacete

o se

io di piacervi

m' ingegno

e spezialmente

guardando

che voi prima che

altro piaceste

ad un romitello
,

ad un giovinetto senza sentimento

anzi ad

uno

ani-

mal

selvatico

Per certo chi non v' ama e da voi non

disidera d' essere

amato

si

come persona che

pia-

ceri n la virt della naturale affezione n sente

n
.

conosce

cos

mi

ripiglia

e io poco

me

ne curo

quegli che contro alla mia et parlando vanno, mostra

mal che conoscano che, perch


bianco, chela coda
re
il

il

porro abbia

il

capo
sta-

sia

verde. A' quali, lasciando


io

motteggiare

dall'

un de' lati, rispondo che

mai

me

vergogna non reputer infine nello estremo della


dover compiacere a quelle cose
Alighieri
,
, ,

mia
ser

vita di

alle quali

Guido Cavalcanti e Dante


lor caro

gi vecchi, e
si

mes-

Gino da Pistoia vecchissimo


il

onor
fosse

teunono, e fu

piacer loro .

se

non
,

che uscir sareb-

be del modo usato del ragionare


rie in

io producerei le isto-

mezzo

e quelle tutte piene mosterrei d' antichi


,

uomini e valorosi

ne' loro pi maturi anni


di

sommail

mente avere studiato


se essi
le

compiacere
,

alle

donne:

che

non sanno, vadano

si l'

apparino.
,

Che

lo

con

Muse in Parnaso mi debbia stare affermo che buon consiglio: ma tuttavia n noi possiam dimorare con le Muse n esse con esso noi se quando avviene
, ,

che
che

l'

uomo da
,

lor

si

parte

dilettarsi di

veder cosa

le somigli

non
le

cosa

da biasimare'. Le Muse son


le

donne j

bench

donne quello, che

Muse

vaglio-

GIORNATA QUARTA
no
,

147
non

non vagliano

pure esse hanno nel primo aspetto


.

sirniglinnza di quelle

Si che

quando per

altro

mi

piacessero

per quello

mi dovrebber
di

piacere. Sen-

za che le donne gih


versi
,

mi fur cagione

comporre mille
di

dove

le

Muse mai non mi furono


,

fame alcun
qiuin-

cagione. Aiutaronmi elle bene

e mostra ron mi com,

porre que' mille; e forse a queste cose scrivere

tuncpe sieno umilissime


volte a starsi

si

sono

elle

venute parecchi

meco

in servigio forse e in

onore della

simiglianza che le donne


ste cose tessendo,

hanno adesse : per che, que-

n dal monte Parnaso n dalle

Mus'av-

se

non mi allontano quanto molti per avventura

visano.

Ma

che direm noi a coloro che della mia fame


,

hanno cotanta compassione


io procuri del

che mi consigliano che


,

pane

Certo io non so

se

non che

volendo meco pensare qual sarebbe


se io per

la loro risposta
,

bisogno loro ne dimandassi


:

m' avviso che

dlrebbono

va', cercane tra le favole


i

gih pii

ne

trovarono tra le lor favole


tra' lor tesori.

poeti

che molti ricchi


andan-

assai gih dietro alle lor favole


,

do fecero

la loro et^ fiorire


,

dove in contrario molti

nel cercar d'aver pi

pane che bisogno non era loro,

perirono acerbi

qualora io ne

Che pi ? caccinmi via questi cotali domando loro non che la Dio merco
.

ancora non mi bisogna


il

quando pur sopravvenisse


l'

bisogno

io so
j

secondo

Apostolo abbandonare e

necessilh solTerire

e perci a niun caglia pi di


cosi

me

che
te

me
,

Quegli che queste cose


avrei molto caro

non

essere sta-

dicono
li

che

essi recassero gli ori-

ginali

quali se a quel che io scrvo discordanti fos-

sero

giusta direi la loro riprensione, e

d'ammendar
altro

me

stesso

m" ingegnerei

ma

infiao

che

che pa-

48

GIORNATA QUARTA
non apparisce
seguitando
la
,

role

io gli lascer

con

la loro opinio-

ne
si

mia, di loro dicendo quello che es-

di

me

dicono. E-volendo per questa volta assai aver


,

risposto

dico clie dallo aiuto di Dio e dal vostro

gentilissime

donne
,

nel quale io spero

armato

e di
le

buona pazienza
cli io

con esso proceder avanti, dando


,

spalle a questo vento

e lasciandol soffiare
di

percioc-

non veggio che

me

altro possa avvenire,

che

quello che della minuta polvere avviene, la quale spirante turbo


,

o egli di terra non


,

la

muove

se la

muove
degli

la porta in alto
,

e spesse volte sopra le teste

uomini sopra
,

le

corone dei re e degli imperaalti

dori

e talvolta sopra gli


j

palagi e sopra le eccelse

torri la lascia

delle quali se ella cade, pi gii andar

non pu
tutta la

che

il

luogo onde levata fu

se

mai con

mia

forza a dovervi in cosa alcuna compia-

cere

mi

disposi, ora

pi che mai mi

vi disporr^ per-

ciocch io conosco che altra cosa dir non potr alcun

con ragione,

se

non che

gli altri e io,

che

vi

amiamo,

naturalmente operiamo. Alle cui


tura, voler contrastare
,

leggi, cio della na-

troppe gran forze bisognano


in vano,

e spesse volte

non solamente
faticante
io
s'
l'

ma

con grandit-

simo danno del


io confesso

adoperano. Le quali forze


u d' averle disldero in
le presteri

che
1'

non
,

io

questo; e se lo
rei
,

avessi
1'

pi tosto ad altrui
.

che

io
,

per
e
,

me

adoperassi

Per che tacciansi


si

morditori
rati si

se essi riscaldar

non
,

possono, asside-

vivano
,

e ne' lor diletti

anzi appetiti corrotti


vita
, ,

standosi

me

nel

mio questa brieve


.

che posta

n' , lascino stare


sai vagati

Ma

da ritornare
,

perciocch asci

siamo

o belle donne

onde

dipartim-

mo

1'

ordine cominciato seguire

GIORNATA QUARTA
Cacciata aveva
terra
il

49

sole del cielo gih ogni stella e dalla

Tumida ombra
la

della notte,

quando

Filostrato le-

va Iom tutta

sua brigata fece levare} e nel bel giardino


:

andaticene, quivi s'incominciarono a dijwrtare


ra del mangiar venuta
sata sera cenato
,

e l'ola
il

quivi desinarono, dove


.

passole

aveano

E da dormire
si

essendo

nella sua

maggior sommitli,
bella fonte

levati, nella

maniera usa-

ta vicini alla

posero a sedere.

Lk dove

Filoilralo alla
se alle novelle to le fosse
,

Fiammella comand che principio deci:

la

quale

senza pi aspettare che detcosi

donnescamente (i)

cominci

NOVELLA L
Tancredi (2) preme di Salerno uccide
della figliuola
,

V amante

mandale
,

il

cuore in una cop-

pa

d' oro

la anale

messa sopr' esso acqua av.

velenata

quella

si

bee , e cos muore

JL

iera materia di ragionare n'

ha oggi

il

nostro re

data

pensando che

dove per

rallegrarci venuti sia-

(1)

Donnescamente,

cio

graziosamente .

Il

Vocab. della Crusca

j-

fnoriliitenle.
(a)

Questa Novella, che in cloiucnin

sfida

pi doUi ed eloganti scritla

tori dell' antichit,

piacque tanto a Leonardo Aretino, che

tradusse
si

in latino con infinita graxia ed ele^janM, e questa tradusiouc


tutta intera ripottata dal tersa

lroa

Manai, come pure un

leggiadro capitolo in
d'

rima composto da Francesco Accolti parimente

Arcsso,

il

qual

foni'int'a

Poich P amato cor vide presente


e finalmente una tersa tradusionc
Beroaldo. Anuibal Guasco
d'

latina in Tersi elegaci

di

Filippo

Alessandria delia paglia la trasport in ol-

DECM. T. U.

IO

5o
,

GIORNATA QUARTA
ci

mo
dir

convenga raccontare

1'

altrui

lagrime
l'ode

le quali

non si possono, che cbi le dice


avuta
giorni passati
,

clil

non n'abcbe cbe

bia compassione. Forse per temperare alquanto la letizia


li
1'

ha

fatto
si

ma

se

1'

abbi mosso
il

poich

me non
,

conviene di

mu-

tare

suo piacere ,-un pietoso accidente, anzi sventu-

rato e

degno delle vostre lagrime

racconter

Tancredi principe di Salerno fu signore

assai

uma-

no e

di

benigno ingegno (i), se egh nello amoroso


le

sangue nella sua vecchiezza non s'avesse


tate
.

mani brut-

Il

quale in tutto lo spazio della sua vita non ebfigliuola


. ,

be pi che una
quella avuta

e pi felice sarebbe stato se

non avesse
,

Costei fu dal padre tanto tealtra figliuola

neramente amata

quanto alcuna
j

da paaven-

dre fosse giammai

e per questo tenero


l'

amore

do

ella di

molti anni avanzato


,

eth del dovere avere


s partire
,

avuto marito maritava


:

non sappiendola da

non

la

poi alla fine ad


,

un figliuolo del duca


lui,

di Ca-

peva datala dova


,

poco tempo dimorata con


.

rimase ve-

e al padre toruossi

Era

costei bellissima del


fosse

corpo e del viso quanto alcun'altra femmina

mai,

e giovane e gagliarda e savia pi che a donna per av-

ventura non
dre
,

si

richiedea.

E
,

dimorando

col tenero pa,

come gran donna


il

in molte dilicatezze

e veg,

gendo che
poca cura
sa

padre

per

l'

amor che
si

egli le portava
lei

si
il

dava di pi maritarla, n a
richiedernelo
,

onesta co-

pareva

pens di volere avere, se

lava rima, Girolamo Razzi, Antonio Ja Pistoia, Ottaviano Asinavi conte


^M Cainerano,
il

conte

Pomponio

Torelli, Ridolfo tragedia


.

Campeggi conte

di

Donza ne composero ciascuno una


(i)

Mart.

Ingegno

detto qiii ad imitazion del Ialino, e per (juello che vol-

garmente diciamo natura.

, , ,

NOVELLA L
esser potesse
,

i5i
.

occultamente un valoroso amante

E
e

vergendo molti uomini nella corte del padre usare


gentili
,

e altri

si

come

noi veggiamo nelle corti


i

considerate le maniere e

costumi di molti

',

tra

gli

alui

un giovane
,

valletto del

padre
assai

il

cui
,

nome

era

Guiscardo
tii

uoui di nazione

umile
,

ma

per vir,

e per costumi nobile pi che altro


,

le

piacque

di lui tacitamente

spesso vedendolo, fieramente s'aci

cese
il

ogui ora pi lodando

modi

suoi

il

giovane,

quale ancora non era poco avveduto


1'

essendosi di

lei accorto,

avea per

si fatta

maniera nel cuore rice,

vuta

clic

da ogni

altra cosa quasi


.

clie

da amar

lei

avea

la

mente rimossa In

colai guisa
,

adunque amancon

do

l'

un r

altro segretamente
,

ninna altra cosa tanto


ritrovarsi
lui

disidcrando la giovane

quanto di

u vogliendosi (i) di questo amore in alcuna persona


fidare
,

a dovergli significare
.

il

modo pens
,

(a) una

nuova malizia
ci che a fare
lei
,

Ella scrsse

una

lettera
,

e in quella

il

d seguente avesse (3)

per esser con

gli

di canna

mostr: e poi quella messa iu un bucciuol (4) , sollazzando la diede a Guiscardo , dicendo :

farane (5) questa sera


te, col

un

soffione (6) alla tua servenil

quale

ella

raccenda

fuoco. Guiscardo

il

prese:

(i)

f togliendosi hanno
le

tutte le [ riputate edioiii.

Pistulcst

auuovrra questa voce tra


(a)
(3)

antiche,

t Seco pens, V edi^ tic! 37. ^ Avverte il Mannelli che ncU'


la
ili

originale la toco avesse


;

non

et.

Egli ce

mise crcilcnJovvla necessaria


leggieri vi
s'

niu

il

Salviati la rifiut, pa-

rendogU che
(4)
"t

intcmla ancora che non sia espressa.


ilclla

Bucciuolo

chianiasi la parte

canna che e

tra

nodo e nodo.

(5)

Farane con una n yai/araine


t Sojfione
diccti a

tu, farannty con

uef/uraiuu

altri.
(6j

quella canna tiaforata oon cui li oilia nel

fuoco Yct acceudeilo.

i5a

GIORNATA QUARTA
,

e avvisando costei non senza cagione dovergliele aver

donato e cos detto, partitosi


sua casa, e guardando
la

con esso se ne torn

alla

canna e quella trovando

fessa,

l'apcrsej e dentro trovata la lettera di lei e lettala e

ben

compreso ci
fosse

clie a fare avea,il

pi contento uom. fu che


di dovere a lei an.

giammai, e diedesi a dare opera


il

dare secondo
al palagio del

modo da

lei

dimostratogli

Era

allato
,

preuze una grotta cavata nel monte


fatta
,

di

lunghissimi tempi davanti

nella qual grotta

dava

alquanto lume uno spiraglio fatto per forza nel monte,


il

quale

perciocch abbandonata era

la grotta

quasi
j

da pruni e da erbe

di sopra natevi era riturato


la

e in

questa grotta per una segreta scala (

quale era in
quale
la

una

delle

camere terrene del palagio


poteva andare
,

la

donna

teneva )

si

come che da un
si

fortissimo

uscio serrata fosse.

Ed

era

fuori delle menti di tutti

questa scala
usata

perciocch di grandissimi tempi davanti


,

non
.

s'

era

clie

quasi ninno clic ella vi fosse


,

si

ricordava
sa
si

Ma amore

agli occhi del


l'

quale ninna co-

segreta che

non pervenga,

aveva nella
.

memoaccioc-

ria tornata alla

innamorata donna
si

La quale

ch ninno di ci accorger

potesse, molti di con suoi

ingegni penato avea anzi che venir fatto le potesse d'aprir quell' uscio
;

il

quale aperto
,

e sola nella grotta

discesa e lo spiraglio veduto

per quello aveva a Guis'

scardo mandato a dire che di venire

ingegnasse

a-

vendogli disegnata
terra esser potesse
.

l'

altezza che da quello infno in


,

Alla qual cosa fornire


certi
,

Guiscardo

prestamente ordinata una fune con

nodi e cappi

da potere

scendei-e e salire per essa


il

e s vestito d'

un

cuoio che da' pruni

difendesse

senza farne alcuna

cosa sentire ad alcuno, la seguente notte allo spiraglio

NOVELLAI.
n' nndtS
:

i53

e accomodato ben V uno de' capi della fune

ad un

forte

bronco che nella bocca dello spiraglio era


si
il

nato, per quello

collo (i) nella grotta

e attese la

donna

La quale
,

seguente di faccendo sembianti di


via le sue damigelle
,

voler dormire
Aerratasi nella

mandate
,

e sola

camera

aperto

V
,

uscio, nella grotta di-

scese

dove trovato Guiscardo


.

insieme maravigliosa
,

festa si fecero

nella sua

camera insieme venutine


amori

con grandissimo piacere gran parte


dimorarono: e dato discreto ordine
ciocch segreti fossero
,

di quel giorno si
alli

loro

ac-

tornatosi nella grotta Guiscar,

do

ed

ella serrato
.

l'

uscio

alle

sue damigelle se ne

venne fuori
la

Guiscardo poi
,

la notte

vegnente su per

sua fune salendo

per lo spiraglio donde era entrato


casa
.

se n' usci fuori e tornossi a

avendo questo

cammino appreso
po
vi ritorn
.

pi volte poi in processo di temfortuna


,

Ma

la

iu\idiosa di cosi lungo


la

e di cosi gran diletto


letizia de'

con doloroso avvenimento


rivolse in
tristo

due amanti

plinto

Era

usato Tancredi di venirsene alcuna volta tutto solo nella

camera

della figliuola
.

e quivi con
.

lei

dimorarsi e

ragionare alquanto

e poi partirsi

11

quale un giorno

dietro mangiare (2) laggi venutone ( essendo la don-

na

la

quale Gliisnionda aveva

nome

in

un suo

giardino con tutte le sue damigelle ), in quella, senza


essere stato da alcuno veduto o sentito
,

entratosene

non volendo
nestre della
tute
,

lei torre

dal suo diletto

trovaudo le

fi-

camera chiuse e

le cortine del letto

abbat-

a pi di quello in

un canto sopra un

carello (3)

(1) >Si collo, si cal.


(3]

Dietro mangiare poco di otlo diri appresto mangiare.

(5)

Carello, sgabello.

i54
si

GIORNATA QUARTA
il

pose a sedere j e appoggiato


,

capo

al letto e tirata
si

sopra s la cortina
fosse nascoso
egli
, ,

quasi
s'

come

se studiosaraente
.

quivi
,

addorment

cosi

dormendo
fatto ave-

Ghismonda
-

clie
,

per isventura quel d

va venir Guiscardo
dino

lasciate le

due damigelle nel

giar-

pianamente
,

se n' entr nella

camera

e quella

serrata

senza accorgersi clie alcuna persona vi fosse


uscio a Guiscardo clie
'1
1'

aperto

l'

attendeva
,

e andati-

sene in su

letto

come
,

usati erano

e insieme schersi

zando e sollazzandosi
gli
,

avvenne che Tancredi

sve-

e senti e vide ci che Guiscardo e la figliuola

facevano: e dolente di ci oltre

modo prima
,

gli volle
,

sgridare j poi prese partito di tacersi e starsi nascoso


se egli potesse
,

per potere pi cautamente fare


,

e con

minore sua vergogna


lungo spazio insieme
corgersi di Tancredi
scesi del letto,
:

quello che gi gli era caduto


.

nel? animo di dover fare


,

due amanti

stettero
,

per

si
,

come

usati erano

senza ac,

quando tempo lor parve


Della quale Tancredi

di-

Guiscardo se ne torn nella

grotta,
,

ed

ella s' usci della

camera
,

ancosi

ra che

vecchio fosse
,

da una

finestra di

quella

cal (i) nel giardino

e senza essere da alcuno veduto,


si

dolente a morte alla sua camera

torn

per ordi-

ne da

lui dato
'1

all'

uscir dello spiraglio la seguente


,

notte in su

primo sonno Guiscardo


,

cos

come

era

nel vestimento del cuoio impacciato

fu preso da

due

e segretamente a Tancredi menato

Il

quale,

come il

Gli Accademici della Crusca dicono che carello propriamente


,

guanciale di panno

per lo

pi. fatto

a scacchi di pi colori , e ripie-

no di borra;
(i)

e ne citano questo passo del Boccaccio. di sopra ha detto di

Si cal, poco

Guiscardo

si

collo,

ma

col-

larsi per calarsi al basso pi antico

NOVELLA L
\ide
,

i^5

quasi piangendo disse: Guiscardo, la mia beni-

gnit verst>lenon avea

mentalo
fatta

l'oltraggio e la vergo-

gna

la

quale nelle mie cose

m'hai

si

come io og-

gi vidi

con

gli

occhi miei. Al quale Guiscardo ninna

altra cosa disse se

non questo
possiamo
.

che n voi

n> io

amor pu troj)po pi Comand adunque Tan:

credi che egli chetamente in alcuna camera di la entro

guardato fosse

e cos fu fatto

Venuto

il

di seguente,
,

non sappicndo nulla Ghismonda di queste cose


do seco Tancredi
presso mangiare
n'
,

aven,

varie e diverse novith pensate

ap-

secondo
:

la

sua usanza, nella camera


fattalasl

and della

figliuola
lei
,

dove

chiamare e

ser-

ratosi

dentro con

piangendo

le

cominci a

dire:

Ghismonda, parendomi conoscere la tua virt e la tua onest, mai non mi sarebbe potuto cader nell'animo,
quantunque mi
fosse stato detto
, ,

se lo co'

miei occhi

non lo

avessi
,

veduto

che tu di sottoporti ad alcuno


,

uomo
fatto
)

se

tuo marito stato non fosse


pensato
;

avessi

non che
ri-

ma pur

di

che

io in questo

poco di

manente

di vita,

che
,

la

mia vecchiezza mi serba, semricordandomi


disonestJi
.

pre star dolente


Iddio che
\i
,
,

di ci

or volesse
ti

poich a tanta

conducere

dove-

avessi preso

uomo che alla tua


tra tanti
,

nobilt dccevole ( i )

fosse stato';
eleggesti

ma

che nella mia corte n'usano

Guiscardo
,

giovane di vilisslma condizione,

nella nostra corte

quasi

come per Dio da


:

picciol fanin gran-

citdlo infino a questo di allevato

di

che tu
,

dissimo affanno d' animo messo m' hai


Dcput

non sappien-

(i) Dicex'oley EJii. i.'a7,

e H., cio eonvenenle , onJc dilia il

sdicevolcf cio iconvenevole.

Ma

disdicevole
il

suo Tcrbo disdire pif

discom'enirsi , la ore dicevole non ha

suo \nho dirsi fct convenirsi^

ma

voce

<1a

s sola, n per molto spesso usata

i5fi

GIORNATA QUARTA
che partito
di te

do

io

mi

pigliare

Di Guiscardo

il

quale io feci stanotte prendere quando dello spiraglio


usciva
tito
,

e bollo in prigione)

ho

io gi preso

(i) parso che


t'

che farne 5
.

ma

ditesallo Iddio che io


trae
1'

non

farmi

Dall'

una parte mi

amore il quale io

ho

sempre pi portato che alcun padre portasse a figliuola


^

ed'

altra

mi
;

trae giustissimo sdegno

preso perla

tua gran
sti

follia

quegli vuole che io

ti

perdoni , e quete incrudelisca


.

vuole che contro a mia natura in

Ma
il

prima che

io partito

prenda
:

disidero d' udire


,

quello che tu a questo dei dire


viso
,

e questo detto

basso

pingendo

si

forte

come farebbe un
,

fanciul

ben battuto. Ghismonda udendo il padre e conoscen-

do non solamente
to
,

il

suo segreto amore esser discoper-

ma
,

ancora esser preso


,

Guiscardo

dolore ine-

stimabile sent

e (2) a mostrarlo con romore e con


il

lagrime
vicina
tiero
,

come

pi

le

femmine

fanno, fu assai volte


il

ma

pur questa

vilt

vincendo

suo animo

al-

il

viso suo

con maravigliosa forza ferm^ e seco,

avanti che a dovere alcun priego per s porgere, di pi

non

stare in vita dispose


.

avvisando gi esser morto

il

suo Guiscardo

Per che
fallo,

non come dolente femmina,

o ripresa del suo


sa
,

ma come non curante e valorotur;

con asciutto viso e aperto e da ninna parte


,

bato

cosi al

padre disse
,

Tancredi

n a negare n a
1'

pregare son disposta

perciocch n

un mi
j

var-

rebbe

1'

altro voglio

che mi vaglia

oltre a

ci in ninno atto intendo di rendermi benivola la tua

mansuetudine e

'1

tuo amore

ma

il

ver confessando

prima con vere ragioni difender


(1) "t

la

fama mia

e poi

Meco

preso,

l'ediz. del

27.
di dire.

(2]

Avveili questo Lellissimo

modo

NOVELLAI.
con
fatti

i57
la

fortMimamcnte seguire
.

grandezza dello

animo mio
Guiscardo,
r
,

Egli

il

vero

che

io

ho amato e amo
1'

e,

quanto

io viver,

che sarh poco,


,

ame-

se appresso la
;

morte

s'

ama

non mi rimarr
la

d'amarlo

ma
,

a questo

non mi indusse tanto

mia

femminile fragilitli,quantola tua poca sollecitudine del


maritarmi
e la virt di lui. F^sser
,

ti

dovea, Tancredi,

mniiifesto, essendo tu di carne di carne


,

aver generata fgliuola


;

e
,

non

di pietra

o di ferro
sia

e ricordar
,

ti

do-

vevi e dei

quantunque tu ora

vecchio

clienti

quali e con che forza vengano le leggi della giovanez-

za^ e,
anni

come che
armi

tu

uomo
ti

in parte u' tuoi migliori


sii
,

ncll'

esercitato

non dovevi dimeno

conoscere quello che


ne' vecchi
,

gli ozii

eie dilicatezze possano


.

non che ne' giovani


,

Sono adunque
si

si

come da

te generata

di carne, e

poco vivuta
l'

che

ancor son giovane, e per l'una cosa e per

altra pie-

na di concupiscibile desiderio, 8me forte hanno date


ritata
,

al
,

quale maravigliosisper essere


stata

1'

aver gih

ma-

conosciuto qual piacer sia a cosi fatto desiderio


.

dar compimento
sistere
,

Alle quali forze non potendo io re-

a seguir quello a che elle


,

mi
,

tiravano

si

co-

me

giovane e femmina

mi

disposi

e innamora 'mi.

certo rn questo opposi ogni


te
,

mia virt di non volere


che naturai peccato mi

n a

n a
in

me

di quello a

tirava

quanto per

me

si

potesse operare, vergogna

fare. Alla qual cosa e pietoso


assai occulta via

amore e benigna fortuna


,

m'avean
chi che
,

trovata e mostrata
,

per

la

quale

senza sentirlo alcuno


:

io a'
l'

miei desiderii per-

veniva

e questo
il

ti

se

abbia mostrato o co-

me

che tu

sappi
,

io noi

nego

Guiscardo non per


,

accidente

tolsi

come molte fanno ma con

diliberato

58

GIOUN ATA QUARTA


ad ogni
,

consiglio elessi innanzi

altro

e con avveduto

pensiero a
di

me

lo introdussi
,

e con savia persverenza


disio.

me
,

e di lui
egli

lungamente goduta sono del mio


,

Di che
cato

pare

oltre allo

amorosamente aver pec-

che tu pi
,

la

volgare opinione che la verit se,

guitando

con pi amaritudine mi riprenda


ti

dicendo

(quasi turbato esser non


avessi a questo eletto )

dovessi
io

se io nobile

uomo
non
,

che

con

uom
ti

di bassa con-

dizione
il

mi

son posta
,

In che non

accorgi che

mio peccato ma quello


li

della fortuna riprendi


alto leva
,

la

quale assai sovente


lasciando
i

non degai ad
.

a basso
,

dignissimi
a'

Ma

lasciamo or questo
:

ragguarda alquanto

principli delle cose


tutti la

tu vedrai
,

noi d' una massa di carne

carne avere

da u-

no medesimo creatore
forze
,

tutte
,

l'anime con guali (i)

con iguali potenze


,

con iguali virt create . La

virt primieramente noi che tutti nascemmo e nascia-

mo

iguali

ne distinse

e quegli, che di lei


,

maggior
,

parte avevano e adoperavano

nobili furon detti

ii

rimanente rimase non nobile.

E bench
,

contraria usan-

za poi abbia questa legge nascosa


tolta via,

ella

non

ancor

n guasta dalla natura n da' buon costumi:


,

e perci colui

che virtuosamente adopera, aperta,

mente non

si

mostra gentile

e chi altramenti
,

il

chiama
chiama
i

colui che chiamato


difetto (a).

ma

colui che

commette
(i)

Ragguarda (3)

tra tutti

tuoi

f Iguali hanno
ita affatto

tutte le dizioni che io

n'ho

consultate. Questa

voce

in disuso; n ce n'ha punto bisogno, adendo noegua'

le ed uguale. ~(2)
la

Vedi quanto questa definizione

della nohill sia

pi vera di quel-

che ne fece Aristotile e Cicerone ed ogni altro


(3)

filosofo.

Mart

f Ragguarda adunque,

1'

ediz. del 27.

NOVELLAI.
nobili

iSg
,

uomini

ed esamina
,

la lor \irt

lor costumi

e le

loro maniere
:

e d' altra parte quelle di Guiscardo


,

ragguarda

so tu vorrai senza animosit giudicare


,

tu

dirai lui nobilissimo


villani
.

(|ucsti

tuoi nobili tutti esser

Delle virt e del valore di Guiscardo io

non

credetti al giudicio d'alcuna altra persona,

che a quelil

lo delle tue parole e de' mici occhi

Chi

commen-

d mai
le

tanto

quanto tu

'1

commendavi

in tutte quel-

cose laudevoli che valoroso


?

uomo
;

dee essere comi

mendato
che

e certo non a torto


,

ch se

miei occhi
,

non m' ingannarono


io lui operarla
,

ninna laude da

te data gli fu
,

e pi mirabilmente
,

che
:

le tue

parole non potevano esprimere

non

vedessi
,

se

pure in ci alcuno inganno ricevuto


stata

avessi

da

te sarei

ingannata

Dirai

dunque
posta
?

che io con
tu non dirai

uomo
il
,

di

bassa condizione

mi
,

sia

vero

Ma
un
to
s
;

per avventura
si

se tu dicessi

con povero

con tua

vergogna

potrebbe concedere, che cosi hai saputo

valente

uomo

tuo servidore mettere in buono


,

sla-

ma
,

la

povert non toglie gentilezza ad alcuno


,

ma

avere (i). Molti re

molti gran principi furon gi


,

poveri

e molti di quegli

che la terra zappano e guar-

dan

le

pecore, glh ricchissimi furono e sonne. L' xdti-

mo
si
,

dubbio che tu movevi, cio che di


cacciai del tutto via
,

me

far

ti

doves-

se tu nella tua estrema vec,

chiezza a far quello che giovane non usasti


incrudelir
,

cio
,

ad
la
si

se'

disposto

usa in

me

la

tua crudelt

quale ad alcun priego porgerti disposta non sono

come

in prima cagion di questo peccato, se peccato j


t'

perciocch io

accerto che quello che di Guiscardo

(i)

Avere qui

vai

roba.

i6o
fatto avrai

GIORNATA QUARTA
o farai
,

se di
il

me non fai
Or

il

siraigliante

le

mie mani medesime


mine
a

faranno.

via, va'
,

con

le

fem-

spander le lagrime, e incrudelendo


,

con un me-

desimo colpo (i)


uccidi.
la

se cosi

ti

par che meritato abbiamo,


dell'

Conobbe il prenze la grandezza


che

animo

del-

sua figliuola, ma non credette perci in tutto


,

lei s for-

temente disposta a quello

le

parole sue sonavano,


,

come
delire,

diceva

Per che da

lei partitosi

e da s rimos-

so di V olere in alcuna cosa nella persona di lei incru-

pens con

gli altrui

danni raffreddare
a'

il

suo

fervente

amore
,

comand

due

che Guiscardo
lui la seguente
,

guardavano

che senza alcun romore


,

notte stran golassono


cassero.
cos
il

e trattogli

il

cuore

a lui

il

re-

Li quali
.

cos,

come
,

loro era stato comandato,


il

operarono

Laonde venuto

d seguente, fattasi
,

prenze venire una grande e bella coppa d' oro


il

messo in quella
che quando

cuor di Guiscardo
il

per un suo se,

gretissimo famigliare
segli

mand
,

alla figliuola

impoti

gliele desse

dicesse

il

tuo padre

manda questo per consolarti di quella cosa che tu pi ami come tu hai lui consolato di ci che egli pi amava. Ghismonda non smossa dal suo fiero proponi,

mento

fattesi
il

venire erbe e radici velenose


,

poich

partito fu

padre

quelle

still

e in acqua redusse
ella

per presta averla, se quello di che


se
le
.

temeva avvenis-

Alla quale venuto


,

il

famigliare e col presente e con


la

parole del prenze


,

con forte viso

coppa prese
le

quella scoperchiata
tese
,

come

il

cuor vide e

parole inil

cosi

ebbe per certissimo quello


.

essere
il

cuor di

Gxiiscardo
(i) {

Per che, levato

il

viso verso

famigliare,
Queste

parole lui e

Con un medesimo colpo lui e me; me mi setnbran c[ui necessaire.

ediz.

del 27.

NOVELLA L
disse:

161

non

si

conveniva sepoltura
,

men

degna che d'oro


in

a cos fatto cuore

cliente questo ; discretamente


.

ci ha

il

mio padre adoperato


bocca
,

cosi detto
.

appres-

satoselo alla

il

Lasci

e poi disse

In ogni co-

sa

sempre

e infno a questo estremo della vita

mia ho

verso

me

trovato tenerissimo del

mio padre
l'
,

l'

amore
grazie

ma

ora pi che

giammai

j)erci

ultime

le quali render gli

debbo giammai
gli

di cosi gran pre,

sente da mia parte

renderai

Questo detto

rivolta

sopra

la

coppa,

la

quale

stretta teneva, il

cuor riguari

dando
ceri
,

disse: ahi dolcissimo

albergo di

tutti

miei piagli

meladetta sia la crudclth di colui che con

oc-

chi della fronte or

mi

ti

fa

vedere

Assai

m'
.

era

con
hai
tei

quegli della mente riguardarti a ciascuna ora


il

Tu

tuo corso fornito


,

e di tale
.

chente

la fortuna

concedette

ti

se'

spacciato
.

Venuto

se' alla fine

alla

qual ciascun corre


e le fatiche
,

Lasciate hai le miserie del

mondo

e dal tuo nemico


il

medesimo
.

quella sepol-

tura hai

che

tuo valore ha meritata


,

Niuna cosa d
non
:

mancava ad aver compiute esequie

se

le lagrile

me
li

di colei la qual tu vivendo cotanto amasti


1'

qua-

acciocch(> tu

avessi,

pose Iddio nelP animo al mio

dispietato padre

che a

me ti
con

mandasse

e io le

ti

da-

come che

di morire

gli

occhi asciutti e con

viso da niutia cosa spaventato proposto avessi^ e datoleti


,

senza alcuno indugio far che la

mia anima
,

si

congiugner!:!

con quella

adoperandol tu

che tu gi

cotanto cara guardasti (1).


potre' io andar pi contenta

con qual compagnia ne


a'

o meglio sicura

luoghi

(1)

Cio -queir anima; e questo dice con


il

la

opinione de' Platonici,


>

che vogliono che

cuore sia seggio

dell'

anima.

62

GIORNATA QUARTA
,

non conosciuti
e de' miei
,

che con
,

lei? lo

son certa che


i

ella

ancora quicentro (i)


letti
:

e riguarda

luoghi de' suoi di-

come
mia
,

colei che ancor son certa dalla quale

che

m'ama
amata
d'
.

aspetta la

sommamente
se

cosi detto,
testa
,

non altramenti che

una fonte

acqua nella

avuta avesse, senza fare alcun fem-

mlnll romore

sopra la coppa cliinatasi , piangendo


,

cominci a versare tante lagrime


furono a riguardare
,

che mirabile cosa


il

Lasciando infinite volte


,

morto

cuore

Le

sue damigelle
si

che dattorno le stavano, che


le parole di
,

cuore questo
lei
,

fosse

o che volesson dire


,

non intendevano
,

ma

da compassion vinte

tutte

piagnevano
pianto
glio
la.

lei

pietosamente della cagion del suo


,

domandavano invano
,

e molto pi

come meal-

sapevano e potevano
,

s'

ingegnavano di confortarle

La qual poich quanto


il

parve ebbe pianto,


,

zato

capo

e rasciuttisi gli occhi


,

disse

o molto
j

amato cuore
pi
alti-o

ogni

mio

uficio verso te fornito


,

mi

resta a fare

se

non

di venire
.

con

la

mia
,

anima a
f dare

fare alla tua


orcioletto
,

compagnia

E
1'

questo detto

si

l'

nel quale era


la

acqua che

il

di
il

davanti aveva fatta

qual mise nella coppa ove


:

cuore era da molte delle sue lagrime lavato


alcuna paura
vutala
,
,

e senza
,

postavi la bocca

tutta la

bevve
sopra

e beil

con

la

coppa in mano
si

se

ne

sali

suo

(i)

f Qutneenlro
i

legge in alcuni testi,

ma non approvano

cosi fat-

ta lezione

Deputati. L'avverbio quincentro, a loro avviso, dinota terdella nov. seguente:

mini larghi, come in quelle parole

cognati del,

la

donna avvisando che voi in alcun luogo (luincentro


essi

siale ec,

cio,

eom'

spiegano, in questa casa o in questa contrada: laddove quii

centro rlstiigne

termini mollo pi; e Ghismonda con questa voce


il

(dicono essi),, quasi accenna


f,

luogo con

mano come

che sia intorno

al letto,

non che

In quelle

propnu

stanze,,.

, ,

NOVELLA L
letto
,

|63
compose
il

e quanto pi onestamente seppe


,

cor-

po suo sopra quello

e al suo cuore accost quello del

morto amante 5 e senza dire alcuna cosa , aspettava la morte Le damigelle sue avendo (jucste cose e vedute
.

e udite

come che
quale

esse

non

sapessero che acqua quel,

la fosse la

ella

bevuta avea
.

a Tancredi ogni

cosa avean mandata a dire


lo

11

quale temendo di quel-

che sopravvenne
,

presto nella

camera

scese della

figliuola

nella qual giunse in (ju(?lla ora


letto si

che

essa so-

pra

il

suo

pose; e tardi con dolci parole levai

tosi a

suo conforto, veggendo

termini ne' quali era


la

cominci dolorosamente a piagnere. Al quale


na disse
:

don-

Tancredi
,

serba coleste lagrime a


;

meno
dare

disiderata fortuna

che questa
.

n a

me
?

le

che non
te

le disidero

Chi vide mai alcuno

altro

che
,

piagnere di quello che egli ha voluto


di

Ma

pure

se niente

quello
,

amore
fu

che gih mi

portasti

ancora in te vive

per ultimo dono mi concedi che ,


ti

poich a grado non

che
,

io tacitamente

e di
col

nascoso con Guiscardo vivessi

che

'1

mio corpo
morto
,

suo
stea

dove che tu
.

te

1'

abbi

fatto gittar

palese

L' angoscia del pianto non lasci rispondere al

]ren7,c.

Laonde
,

la

giovane

al

suo line esser venuta senil

tendosi

strignendosi al petto
,

morto cuore
;

disse

rimanete con Dio

che
,

io

mi

parto

e velati

gli
ai

occhi

e ogni senso perduto


(iosl

di questa dolente vita


1'

dipart,

doloroso fine ebbe


,

amordi Guiscardo e di Ghi.

smonda

come
,

udito avete

Li quali Tancredi

dopo
,

mollo pianto

e tardi pentuto della sua crudelt


i

con

general dolore di tutti

Salernitani onorevolmente a-

meuduni

in

un medesimo

sepolcro

gli f

seppellire

64

GIORNATA QUARTA

NOVELLA IL
Idrate Alberto

d a vedere ad una donna


e di lei
si

che

V A-

gnolo Gabriello

innamorato , in forma
lei:

del quale piU volte


d' uno povero d'
il

giace con

poi per paura

de' parenti di lei della casa pittatosi, in casa

uomo ricovera , il quale informa uomo salvatico il d seguente nella piazza mena , dove riconosciuto , e da' suoi frati pre-

so , e incarcerato

XjLveva

la novella dalla

Fiammetta raccomata
su
gli

le

lagrime pi volte

tirate insino in

occhi alle sue


,

compagne

ma

quella gi essendo compiuta


:

il

re

con rigido viso

disse

poco prezzo mi parrebbe la

vita

mia a dover dare per la met diletto di quello che cou Guiscardo ebbe Ghismonda n se ne dee di voi ma:

ravigliare alcuna j conci sia cosa che io vivendo ogni

ora mille morti sento.


particella di diletto
te
Jri

n per
.

tutte quelle

una

sola

m'

data

Ma

lasciando al presen-

li

miei

fatti ne'
,

loro termini stare, voglio che ne' fie-

ragionamenti

e a' miei accidenti in parte simili


seguisca (i): la quale se,

Pampinea ragionando

come

Fiammetta ha cominciato, andr appresso, senza dubbio alcuna rugiada cadere sopra cer a sentire
.

il

mio fuoco cominil

Pampinea

a se sentendo

comanda-

mento venuto, pi per


(l) "f

la sua affezione

cognobbe l'aoi-

pistoiesi colloca la voce seguisca tra le antiche. Usasi tuttavia


si

anche oggid ne' composti ; e comech


yr dire c.ieguisca e cunseguiscu

dica

segua o siegua,

si

do-

NOVELLA
ino dello compagne
role; e perci
, ,

IL
le

i65
sue pa-

che quello del re per

pi disposta a dovei'e nhpiauto recrcar


,

loro
lo
,

che a dovere

fuori
,

che del comandamento so,

il

re contentare
,

a dire una novella


si

senza uscir
.

del proposto

da ridere

dispose

e cominci

Usano

volgari
,

un

cosi fatto proverbio: chi reo e

buono

tenuto

pu

fare

il

male e non creduto

Il

quale ampia materia a ci che m' stato proposto


presta di favellare
,

mi

e ancora a dimostrare quanta e


,

quale

sia la ipocresia de' religiosi

li

quali co' panni

larglii e

lunghi e co'

visi artiicinlmente pallidi


1'

e con
,

le voci

umili e mansuete nel domandar

altrui

altissime e rubeste in

mordere negli

altri

li

loro

menon

desimi

vizii
,

e nel mostrare so per torre, ed altri per

lor donare

venire a salvazione
il

e oltre a ci

come uomini che


come
lo
,

paradiso abbiano a procacciare

noi,

ma

quasi

come

possessori e signori di cjuel-

danti a ciaschedun che

muore , secondo
so

la

quaneccelse cosi

tit de'

danari loro lasciata da lui , pi e


,

meno
,

lente luogo

con questo prima

medesimi

credono

e poscia coloro che in ci alle loro parole


d' ingannare
.

dan fede, sforzandosi


to
si

De' quali se, quanmostrare


,

convenisse

fosse licito a

me di
.

tosto

dichiarerei a molli semplici qxiello che nelle lor cap-

pe larghissime tengon nascoso

Ma

ora fosse piacer di

Dio che cosi delle lor bugie a tutti intervenisse come ad un fiate minore non miga giovane ma di quelli
,

che de' maggior

casesi (i) era tenuto a

Viuegia: del

(i)
la
il

L'eduonc

del testo Mannelli hacassesi: alcune antiche case $i:


la

Livornese come
luogo

Parmense casesi. Per


avendo riguardo
agli

s fatta

Tarict io reputo che


falli>i la

sia corrotto; e

esami
giik

sopra Ja tanti
ri-

dotti, esso per

TTcntura insanabile.

Non

con
1

speransa di

DECAM. T.

II.

i66
quale

GIORNATA QUARTA
sommamente mi
gli

piace di raccontare

per

al-

quanto

animi

vostri
,

pieni di compassione per la

morte di Gliismonda
levare
.

forse

con

rsa e

con piacere

ri-

Fu adunque

valorose

Donne
,

in
il

Imola un

uomo

di scelerata vita e di corrotta

qual fu cliiamato

Berto della Massa


gl'

Le

cui vituperose opere molto dail

Imolesi conosciute a tanto


la

recarono
in

che

non
gli

che

bugia
:

ma

la verit

non era

Imola chi

credesse

per che accorgendosi quivi


,

pi. le

sue gher,

minelle ( I ) non aver luogo

come

disperato

a Vine-

sanailo,

ma

piuttosto con quella di

muovere

altii

iugegni pi penetranti

ad applicarci l'industila loro, dir liberamente ci eh' io ne penso.


citt
d'

La

Assisi fu nel secolo del Boccaccio detta ficlesi


dagli scrittori.

ed discesi co-

munemente
a p. 66.
si

In questa

stessa

Novella poco appresso, cio

legge: era la sua

fama

di santit in quelle parti troppo

maggior che mai nanfa


11. V. 55.

di S.

Francesco ad ascesi. Dante Par. C,

Non

dica Ascesi, che direbbe corto.


si

nel

Commento

di

Ser Agresto, cio del Caro, iSSg. pag. 3g.

trova stampato Scesi:

Trifone un

uomo

perfetto,

amico del nostro poeta, e parente di san


Rosso dicono
luogo corroti.
si

Francesco da Scesi.

Snlvini Discorsi Parte 3. p. 8i.

Pwscio. Cosi Assisi venne a dirsi Ascesi. Ritornando


to del Boccaccio, osservo che -nel
sciitto da.

al

Cod. maglia])echiano Palch.

n. 23. legge,

un monaco

dell'ordine di S. Benedetto nel 1596.

chusciesi, in vece di cusesi.

Fondandomi

perci sopra quello che

ho

esposto poco avanti, ardisco di rahhcrciare, almeno con


hilit,

alcuna proha,

questo luogo cosi: un frate minore, non miga giovane


cZe'

quelli elio
facile
alle

maggior

eli

ha Ascesi, era tenuto a Vinegia

ma di E ])en
come
to-

che nel concorso delle due a ne sia rimasa fognata una. Rispetto
,

due h
il

una

se
la

ne pu

togliere

e se

si

potesse scrivere Sces,


essere, e"

scrisse

Caro,

correzione verrebbe ad

ha Scesi, senza

gliere o aggiugnere

alcuna lettera
e,

alla lezione

del

codice magliabechia-

no,

dall' t

in fuori dopo la
rileva
.

che essendovi per

un

certo strascico di

pronunzia , nulla

Ho

poi veduto che Lucantonio Ridolfi nel suo

Ragionamento stampato in Lione i557. spiega questo luogo del Boccaccio con riferirlo anch' egli alla citt d' Ascesi. (1)

FIACCHI.

Gherminella, inganno, fraude.

,,

NOVELLA
gi d'ogni bruttura ricevitrice

II.
i

167
trasmut, e quivi

pens di trovare
rate
,

altra

maniera

al

suo malvagio adope.

che

l'atto

non avca

in altra jiarte

quasi da

conscienza rimorso delle malvage opere nel preterito


fatte

da
,

lui

da

somma

umillb soprapprcso mostran-

dosi

e oltre
si

ad ogni

altro

uomo
,

divenuto cattolico

and e

fece Irate miiioi*e


:

e fecesi chiamare frate


a far

Alberto da Imola

e in cotale abito cominci

per sembianti una aspra vita e a


la

commendar molto
gli

penitenza e
,

1'

astinenza,

u mai carne mangiava n


piacesse
.

beveva vino
se

quando non avea che


,

N
un

ne fu apjena avveduto alcuno


,

che di ladrone , di
subitamente fu
i

ntlinno

di

falsario, d'

omicida

gran predicatore divenuto, senza aver perci


ti

predetavesse

vizii

abbandonati quando nascostamente


metter in opera
all'
,
.

gli

potuti

oltre a ci fattosi prete


,

sempre
veduto

altare

quando celebrava
la

se

da molti era
,

piangeva

passione del Salvatore


le

conio
le

colui al

quale poco costavano


in brieve tra colle sue

lagrime quando
le

volea

prediche e
li

sue la-

grime
re
,

egli

seppe in

si fatta

guisa

iniziani adescavi
si

che

egli quasi d* ogni

testamento che
,

faceva

era fedel

commessario e dipositario
nfiolti
,

e guardatore di

denari di

confesser e consigliatore quasi della


:

maggior parte degli uomini e delle donne


cendo
,

e cos fncla

di

lupo era divenuto pastore, ed era

sua

fa-

ma

di santith in quelle parti troppo maggior, di san

che mai

non fu

Francesco ad Asciesi

Ora avvenne che


che chiama-

una giovane donna bamba (1) e

sciocca,

li)

Bamho, teuM

cenno, ornipiato, icifflunito.

, ,

68

GIORNATA QUARTA
madonna
Lisetta da ca (i) Quirino, moglie d'
clie era

ta fu

un

gran mercatante, dra


,

andato con

le galee in

Fian-

s'and con "altre donne a confessar da questo


.

santo frate
lei

La quale

essendogli
essi

a'

piedi
tutti
,

si

come

co-

che viniziana era ( ed


,

son

(3)

avendo parte detta de'

fatti

suoi

(2) bergoli ) fu da frate Al-

berto addomandata se alcuno amadore avesse. Al quale ella

con un mal viso rispose


in

deh messer
le

lo frate

non avete voi occhi


fatte

capo

paionvi

mie bellezze

come

quelle di queste altre? Troppi n' avrei (4),


;

se io

ne volessi

ma non
tale

sono

le

mie bellezze da
.

la-

sciare

amare n da

n da quale

Quante ce ne
le

vedete voi, le cui bellezze sien fatte


sarei bella nel paradiso
.

come

mie? che

oltre a ci disse tante co-

se di questa sua bellezza,

che fu un fastidio ad udire.

Frate Alberto conobbe incontanente che costei sentia


dello

scemo

e parendogli terreno da' ferri suoi (5),

di lei subitamente e oltre

modo

s'

innamor
le

ma
,

ri-

serbandosi in pi

comodo tempo

lusinghe

pur

(1)

f Ca

voce accorciata da casa.

Non

iisavasi nel dialetto


al

vene-

ziano se non nel senso Ai famiglia, premettendosi


famiglie che erano dell'ordine patrizio.
(2)
{

nome di

quelle sole

Questo

tulli,

messer Giovanni mio, mi par troppo; e potrebbe


i

far vedere

un

po' di ruggine e d'animosit contea


i vostri

Veneziani. Badate

bene che, mentre


gli altri

cittadini erano intenti a s])andcggiarsi gli


dell'

uni
,

per gl'interessi del papa o


a' fatti

imperatore, qusti bergoli

at-

tendendo

loro, eran venuti a capo di stabilire

un

dei pi saggi e

riputati governi che allora fossero nell'


(5)
al

Europa

Bergolo,
al

leggieri, volubile,

che noi diremmo corr/io , cio presto


da'

credere e

muoversi, da vergalo, barca, cos detta


si

Veneziani

perch di leggieri
(/()

rivolta

L' edizione del 27 ha troppi rC avrei degli amadori, se io ne

volessi; lezione ritenutasi nella stampa del 1718.


(5)

terreno dolce vanga di legno.

M.

NOVFXLA
per mostrarsi santo
,

U.

169

quella volta cominci a volerla

riprendere e a dirle che questa era vanagloria, ed


altre sue
gli

noveHe: per che


bestia
,

la

donna

gli disse

che

csi

era

una

e che egli non conosceva che

fosse pi

una

l)ellezza

che un'

altra

Per che

frate

Alberto non volendola troppo turbare


fessione
,

fattale la con.

la lasci
,

andar via con V altre

E
,

stato al-

quanti di
casa
sala

preso

un suo
:

fido

compagno
altri esser
:

n'

and a
in
,

madonna
con
lei
,

Lisetta

e trattosi da

una parte
veduto
,

una
le si

non potendo da

gitt

davanti ginocchioue e disse

madonna
che
,

io vi

priego per Dio

mi

perdoniate di ci

io

domenica,
:

ragionandomi voi della vostra bellezza


ciocch
si

vi dissi

per-

fieramente la notte seguente gastigato ne fui,

che mai poscia da giacere non mi son potuto levar


se

non oggi
?

Disse allora donna mestola


:

e chi vi ga.

stlg cosi

Disse frate Alberto


,

io

il

vi dir

Stando-

mi
pre

io la notte in orazione
,

si

come

io soglio star

sem-

io vidi
,

subitamente nella mia cella uu grande

splendore
ci fosse
,

n prima mi pot' volgere per veder che


io

che

mi

vidi sopra

un giovane bellissimo
il

con un grosso bastone in mano ;


la

quale, presomi per

cappa e tiratomisi
.

a' pi

tante

mi

die

che tutto

mi ruppe
sti

11
j

quale

io

appresso domandai perch ci


:

fatto avesse

ed

egli rlspOvSc

perciocch tu presume-

oggi di riprendere le celestiali bellezze di


,

madon,

na Lisetta

la

quale io
.

amo
l'

da Dio in fuori
:

sopra
?

ogni altra cosa

io allora

domandai

chi siete voi


.

cui egli rispose che era

Agnolo (1) Gabriello

signor

mio

dissi io

io vi priego

che voi mi perdoiroprc.

(i)

mignolo non mai

(liste il

Pctntca,

ma Angelo

7o
.

GIORNATA QUARTA
Ed
egli allora disse
:

niate

e io

ti

perdono per

tal

convellente (i), che tu a lei vada,


trai
,

come
ella

tu prima poti

e faccili perdonare
,

dove
,

non
io
ti

perdoni,

io ci torner

e darottene tante

che
.

far tristo
egli

per tutto
poi

il

tempo che

tu ci viverai
1'

Quello che

mi

dicesse, io
.

non ve

oso dire, se prima non

mi

perdonate

Donna zucca

al

vento

la

quale era anzi

che no un poco dolce di

sale (li),

godeva tutta uden,

do queste parole
alquanto disse
le
:

e verissime tutte le credea

dopo
,

io vi diceva

bene
:

frate
,

Alberto

che

mie bellezze eran

celestiali

ma
, ,

se

Dio m'

aiuti,

di voi

m' incresce,
male
,

e infiao ad ora

acciocch pi non

vi sia fatto

io vi

perdono

veramente che voi


disse.

mi

diciate ci
:

che l'Agnolo poi vi


,

Frate Alber,

to disse

madonna
j

poich perdonato m' avete

io

11

vi dir volentieri

ma

una cosa

vi ricordo

che cosa,

che

io vi dica

voi vi guardiate di

non non

dire ad alcuna

persona che
re
i

sia nel
,

mondo
siete
.

se voi

volete guasta-

fatti vostri

che

la

pi avventurata donna
dis-

che oggi
se

sia al

mondo

Questo Agnol Gabriel mi


gli

che

io vi dicessi

che voi

piacevate tanto, che pi


,

volte a starsi con voi venuto la notte sarebbe


fosse per

se

non

non

ispaventarvi

Ora

vi

manda

egli dicen,

do per
rarsi

me

che a voi vuol venire una notte


j

dimo,

una pezza con voi


forma
d'

perciocch egli agnolo


,

e venendo in
care
d'
,

agnolo

voi noi potreste toc-

dice che per diletto di voi vuol venire in forma'


:

uomo

e perci dice che voi gli mandiate a dire


,

_ quando Per

volete che egli venga


tal

ed in forma di cui, ed
ma
pi spesso
egli

(1)
s

convenente oh con questo paUo;


.

usa

veramente , ed ancor
(2)

alle folte,
-vale

con

c/ueslo, e

con questo palio.

Proverbialmente,

di poco senno, scipito.

NOVELLA
egli ci verrh
:

II.

171
donna che \iva

di

che voi pi che

altra

tener vi potete beala.


se

Madonna
1*

baderia (1) allora dis1'

che molto
)

le

piaceva se

Agnolo Gabriello
lui
,

ama-

va

perciocch ella
d'

amava ben

n era mai che


accendesse da-

una candela
vanti

un mattapan (2) non


il

gli

dove dipinto
lei

vedeva: e che, quale ora (3) egli


egli fosse
il

volesse a
la

venire

ben venuto che


,

egli

troverebbe
,

tutta sola nella sua

camera

ma

con
la

questo patto

che

egli
1'

non dovesse

lasciar lei

per

Vergine Mariaj che


to

era detto che egli le voleva mol-

bene

ed anche
,

s\

pareva

ch in ogni luogo che


:

ella il

vedeva

le stava

ginocchione innanzi

e oltre

a questo, che a lui stesse di venire in qual forma volesse


,

purch
:

ella

non
,

avesse paura

Allora disse fraj

te Alberto

madonna

voi parlate saviamente

e io

ordiner ben con

lui quello

che voi mi
,

dite

Ma

voi

mi

potete fare
j

una gran

grazia
,

e a voi

non coster
egli

niente

e la grazia questa

che voi vogliate che


.

venga con questo mio corpo


farete grazia
:

udite in che voi

mi

che

egli

mi

trarrh

1'

anima mia

di cor-

po, e mettcralla in paradiso, ed egli entorr in me, e,

quanto

egli starh
.

con voi

tanto

si

star

1'

anima mia

in paradiso

Disse allora donna poco

fila

(4)? ben

mi

piace: io voglio che in luogo delle busse, le quali egli


vi diede a

mie

cagioni

che voi abbiate questa conso:

lazione

Allora disse frate Alberto

or farete che que-

sta notte egli

truovi la porta della vostra casa per

mo-

(1) (a)

Baderia

tletlo jtcr

schcno di femmina frrmpia r

rlic silialort-ht^

^Ffittitrtn alr\xn\ lirono rssere


(li

un'antica moneta Tcnetiana

d' ai^

gentil
(-^)

vi.luta di (^rcllro olii.


le

t Qualoia,

due
si

edii. cit ti-l

Vocah

(4)

Donna poeojila

dice par clierno alle donne Ja nulla.

72

GIORNATA QUARTA
egli possa entrarci
,

do che
corpo
re se

perciocch vegnendo in
,

umano

non per
.

1'

come egU verr non potrebbe entrauscio La donna rispose che fatto sa.

rebbe

Frale Alberto

si

parti

ed

ella

rimase faccenil

do

gran galloria (i), che non


,

le

toccava
1'

cui la

camicia

mille anni parendole che


.

Agnolo Gabriel-

lo a lei venisse

Frate Alberto pensando che cavalieesser gli convenia la notte


s'
,

re

non agnolo
ed
altre

con con-

fetti

buone cose

incominci a confortare
.

acciocch di legger non fosse da cavai gittato


ta la licenzia
,

avu,

con uno compagno

come
,

notte fu

se

n' entr in casa d'

una sua amica

dalla quale altra

volta aveva prese le mosse (2)


le

quando andava
gli

a correr

giumente

di quindi

quando tempo
;

parve,

trasformato se n' and a casa la donna


entrato
si
,

e in quella
,

con sue frasche

che portate avea

in agnolo

trasfgurj e salitosene suso, se n' entr nella

camebenes'

ra della donna.

La

quale,

come

questa cosa cos bianca


j

vide

gli s'

inginocchi innanzi

1'

Agnolo

la

disse e

levoUa in pi e fecele segno che


11
,

al letto

an-

dasse

che

ella volonterosa d' ubbidire fece prestasi

mente

e l'Agnolo appresso colla sua divota

coric.
,

Era
Per

frate

Alberto bello

uomo

del corpo e robusto

e stavangli troppo bene le


la

gambe

in su la persona (3).

qual cosa con donna Lisetta trovandosi, che era

(2)

Galloria: schiainazzo, gonfiezza, alterezza come mostrano


.

galli.

Allegrezza eccessiva manifestata con gesti


zare, riiigalluzzare

I^ar galloria vale galluz-

(i)

Le mosse
il

quel luogo ove

cavalli,

che corrono

al

palio,

comin-

ciano
(i)

corso. Latino, carceres.

Avverti questo

modo

figurato, die le

gambe

stiano in su la per-

sona.

, , ,

NOVELLA
fresca e

n.

173
il

morbida

nllra giacitura facccndolc che


In notte

luaritu
forte si

multe vullo

vol senza

ali

di

che

ella

chiam per contenta: e


.

oltre a ci

molle cose
il

le disse delia gloria celestiale

Poi appressandosi

di

dato ordine al ritornare, co' suoi arnesi fuor se n' uscl


,

e tomossi al

compagno suo

al

quale
la

acciocch

paura non avesse dormendo solo , aveva

buoua fem-

mina
d

della casa fatta

amichevole compagnia La don,

na , come desinato ebbe presa sua compagnia , se u' ana frate Alberto
,

e novelle gli disse dello

Agnolo

Gabriello^ e ci che da lui udito avea della gloria di


\ita eterna e

come
io

egli era fatto,

aggluguendo

oltre

a questo maravigliosc favole.


se
io
:

cui frate Alberto disvoi steste

madonna

non

so

come

con lui : so
io aven-

bene che

stanotte,

\egncndo

egli a

me, e

dogli fatta la vostra ambasciata, egli ne port subita-

mente l'anima mia


che mai non
se

ti'a

tanti fiori e tra tante rose

(i)

ne videro di qua tante, e stettimi in

uno

de' pi dilettevoli luoghi che fosse


il

a stamane a mattutino; quello che


divenisse, io

mai iuGno mio corpo si


,

non

so.

Non
,

ve

'1

dich' io

disse

la

don-

na:

il

vostro corpo stette tutta notte in braccio

mio
granil

con

l'

Agnol Gabriello j e

se voi
k

non mi credete gua,

tatevi sotto la

poppa manca
all'

dove
che

io diedi egli vi

un
si

dissimo bascio

Agnolo,
.

tale

parrh

segnale parecchi d
far oggi

Disse allora frate Alberto:


io

ben

una cosa che


spoglier
,

non

feci gi

gran tempo
il

che

io

mi

per vedere se voi dite

vero .

E
al-

dopo molto

cianciare, la

donna

se

ne torn a casa :

(1)

Fiori e rose dic qui

puUndo soccunente

studio con una

ciocca.

174
la quale in

GIORNATA QUATITA
forma
d'

agnolo frale Alberto and poi


.

molte volte senza alcuno impedimento ricevere Pure avvenne un giorno che, essendo madonna Lisetta con una sua comare, e insieme di bellezze quistionando

per porre
che poco
cui la
tre.

la

sua innanzi ad ogni altra

si

come

colei

sale

aveva in zucca

disse

se voi sapeste a

mia

bellezza piace, in verit voi tacereste dell' al,

La comare vaga d' udire si come colei che ben la disse madonna voi potreste dir vero ma tuttavia non sappieudo chi questi si sia, altri non si
conoscea
,

Allora la donna , che piccola levatura (2) avea , disse : comare egli non si vuol dire, ma l' intendimento mio (3) l'Agno.

rivolgerebbe (i) cosi di leggiero

lo Gabriello

il

quale pi che s
,

pi bella donna
sia nel
,

per quello che egli

mondo o
,

in

m' ama si come la mi dica che maremma (4). La comare allora


, , ,

ebbe voglia di ridere


avanti parlare

ma pur si
.

temie per farla pi


,

e disse

In f di Dio

madonna
,

se

r Agnolo Gabriello
questo
,

vostro intendimento

dicevi

egli

dee bene esser cos 5

ma
.

io

non credeva
:

che

gli

agnoli facesson queste cose


,

Disse la donna

comare
fa

voi siete errata

per

le
:

piaghe di Dio egli


e dicemi che
io gli

il

meglio che mio marido (5)

egli si

fa

anche colass ;

ma

perciocch
,

paio pi bella

che ninna che ne

sia in cielo

s'

egli innamorato di

me

e viensene a star

meco bene

spesso

mo

vedi

(1)

Cio, non

si

rimoverebbe dal fuo sentimento.

(2)

Levatura: essere di poca, o piccola levatura, o avere poca


si

levatura,
(3)

dice di persona leggieri, o di scarso talento.


,

Per

quello che intendo dire


vale per paesi
,

V ytgnolo.
l

Rolli

(4)
(5]

Maremma
Marido

o presso, o di
:

dal mare.

detto venezianamente

marito

NOVELLA
vw
(Ji)
?

n.
ove

175
Lisetta
olla
,

La comare

partltn

da madonna

le

parve mille anni che

ella fosso in parte

po-

tesse queste cose ridire;

e ragunatasi ad una

festa

con

una

brigata di
.

donne

loro ordinatamente raccont


il

la novella

Queste domie

dissero a' mariti e ad altre


,

donne; e quelle a

qucll' altre

e cosi in
.

meno
tra

di

due
,

di ne fu tutta ripiena Vinegia (?.)


a' ([unii

Ma
,

gli altri
i

questa cosa venne agli orecchi


lei
,

furono
,

co-

gnati di

li

([uali

senza alcuna cosa dirle

si

po-

sero in cuore di trovare questo agnolo, e di sapere se


egli sapesse volare; e

pi notti stettero in posta (3)

Avvenne che
ne
der
s'

di questo fatto alcuna novelluzza


,

ne ven-

a frate Alberto agli orecchi


la
,

il

quale
,

per ripren-

donna
che
i

una

notte andatovi
lei
,

appena spogliato
l'

era
,

cognad di
all'

che veduto

avevan ve.

nire
Il

furono

uscio della sua camera per aprirlo


ci<^

che

frate Alberto sentendo, e avvisato

che era,
finestra,
si

levatosi,
i.'i

non avendo
il

altro rifugio, aperse

una

qual sopra

maggior canal rispondea, e quindi


Il

gltt nell'acqua.

fondo v'era grande, ed egli sapeva


si

ben notare

si

che male alcun non

fece

e notato

dall'altra parte del canale, in

una casa, che aperta


,

v'era, prestamente se n'entr

pregando un buono
1'

uomo

che dentro
la vita
,

v' era

che per

amor

di

Dio

gli

scampasse

sue favole dicendo, perch quivi a


.

quella ora e ignudo fosse

Il

buono uomo mosso a

piet, convenendogli andare a far sue bisogne, nel

(1)
(a)

Mo

vedi cu? parimente Tcnesiano: ora vedete volt

Dise r Ariosto:

^
buona o
ria

Glie tosto, o

rLa

la

fama esce

(3)

n Fuor <1' una bocca, io Potta per agguato

infinito cresce^.

ijG
suo
Ietto
il

GIORNATA QUARTA
mise
;
,

e dissegli die quivi iufino alla sua e dentro serratolo


,

tornata
ti

si slesse

and a

fare

fat-

suoi. I cognati della


elle
l'

donna

entrati nella
,

camera

tro-

varono
te

Agnolo Gabriello

quivi avendo lascia,

ali, se n'

era volalo: di clie quasi scornati


lei

gran-

dissima villania dissero alla donna, e


sconsolata lasciarono stare
gli arnesi dell'
,

ultimamente

e a casa lor tornarsi


,

con
il

Agnolo
il

In questo mezzo

fattosi
,

di

chiaro
re

essendo

buono uomo

in sul Rialto

ud di-

come r Agnolo Gabriello era la notte andato a giacere con madonna Lisetta e da' cognati trovato,

vi

s'

era per paura gitlalo nel canale


:

si

sapeva
s'

elle

divenuto se ne fosse
,

per che prestamente


,

avvi-

s colui

che in casa avea


,

esser desso

l
,

venuto-

sene

a riconosciutolo

dopo molte novelle

con

lui

trov

modo che,
.

s'

egli

non

volesse che a' cognati di


5

lei il desse, gli facesse

venire cinquanta ducati


,

e cosi

fu

fatto

appresso questo
,

disiderando frate Alber-

to d' uscir di quindi

gli disse il

buono uomo

qui
fac-

non ha modo alcuno, se


ciamo oggi una
vestito a
festa
,

gi in

uno non voleste. Noi

nella quale chi

mena uno uomo

modo
si

d' orso, e chi a guisa d'


,

uom

salvatico,

e chi d' una cosa


di san

e chi d' un' altra

e in su la piazza
,

Marco
piace
siate

fa

una caccia,

la

qual fornita

finita

la festa 5

e poi ciascun va con quel che


. ,

menato ha
si

dove

gli

Se voi volete anzi che spiar


,

possa

che voi

qui

che io in alcun di questi modi vi

meni
ti

io vi potr

menare dove

voi vorrete
,

altrimen-

non veggio come


siatej e
i

uscir ci possiate
,

che conosciuto

non

cognati della donna


,

avvisando che voi

in alcun luogo quincentro siate


se le guardie

per tutto hanno mesfra-

per avervi

Come

che duro paresse a

NOVELLA n.
tp Alberto

177
pur, per
vi
si
,

r andare

in cotal guisa,
,

la

paura
,

che aveva de' parenti della donna


disse a costui

condusse
il

dove voleva esser


.

menato e come

me-

nasse era contento

Costui avendol gi tutto unto di


di

mele ed empiuto di sopra

penna matta e messagli


,

una catena in gola e una maschera in capo


dall'

e datogli

una mano un gran bastone e


,

dall' altra
,

due gran
al

cani

elle dal

macello avea menati


,

mand uno
1'

Rialto che bandisse

che chi volesse veder


la piazza di

Agnolo
:

Gabriello andasse in su
leallh viniziana

san Marco

e fu
al-

(i) questa.
fuori
,

questo fatto, dopo

quanto

il

men
la

e miseselo innanzi, e andandol


,

tenendo per

catena di dietro
tutti

nou senza gran romos'

redi molti (che

dicean che

quel? che s' quel


,

(a)

^'

condusse in su
eran dietro
,

la piazza

dove tra quegli che


,

venuti

gli
,

e quegli ancora che

udito

il

bando
fine
.

da Rialto venuti v'erano, erano gente senza


l

Questi
il

pervenuto

in luogo rilevato ed alto


,

leg
ti

suo

uomo

selvatico ad una colonna


:

sembian-

faccendo d' attendere la caccia


,

al

quale le mosche

e' tafani

porciocch di mele era unto, davan grandis-

sima noia.

Ma

poich costui vide

le piazza
il

ben piena

faccendo sembianti di volere scatenare


vatico
,

suo
,

uom

sal:

a frate Alberto trasse la


il

maschera

dicendo

signori, poich
fa,

porco non viene alla caccia, e non

si

acciocch voi non siate venuti in vano, io voglio che


il

voi veggiate l'Agnolo Gabriello,

quale di cielo in
.

ter

ra discende la notte a consolare le

donne viniziane Co-

li)

Ironiramcntc , cio non /ti lealt.

(uj Venezinnaiiicnlc citi

quello f

Vvucziaiiaincntc che

xe quel? non Tak ehi qurgli^ ma ehg

quello cio che cosa quella

tjd

GIORNATA QUARTA
maschera fu
tutti
,

me la

fuori, cosi fu frate

Alberto incontasi

nente da

conosciuto: contro al quale

levaron le

grida di tutti

dicendogli le pi vituperose parole e la


gliiotton
si

maggior villania die mai ad alcun

dicesse , e

oltre a questo per lo viso gettandogli chi

una lordura e
tennero , tanto

chi un' altra^ e cosi grandissimo spazio

il

che per ventura

la novella a' suoi frati

pervenuta, in,

fino a sei di loro mossisi, quivi

vennero

e gittatagli

una cappa in dosso, e scatenatolo, non senza grandissimo romor dietro infino a casa loro nel menaro,

no dove incarceratolo
,

dopo misera

vita

si

crede che

egli morisse.

Cosi costui tenuto buono, e male adofarsi


1'

perando, non essendo creduto, ardi di


Gabriello
,

Agnolo
senza

e di questo in
,

uom

selvatico convertito, a
,

lungo andare

come
i

meritato avea
.

vituperato

pr (i) pianse

peccati commessi

Cosi piaccia a Dio

che a

tutti gli altri

possa intervenire

(i)

Pro qui

xa /rutto, utile: io molli altri luoghi Taira valorosa,

prode, gagliardo.

79

NOVELLA
Tre gim^ant (i) amano
fiiggf*no in Crcti
.

IH.

tre sorelle e con

loro si

La maggiore per gelosia il La seconda concedendosi al duca di Greti scampa da morte la prima , l' limante della quale l* uccide , e con la prima si
suo amante uccide.
il

fuggo : enne incolpato


terza sirocclia
,

terzo

amante con la
,

e presi

il

confessano

e per te-

ma

di morire con moneta la guardia corrom^


,

pono
quivi

e fuggonsi poveri a Rodi , e in povert muoiono


.

J7

llostrato, udita la fino del novellar di

Pampinea

sovra so stesso al(|iianto slette, e poi disse verso di

lei :

un poco
della

di

buono

e che
,

mi piacque

fu nella fine

vostra novella

ma
il

troppo pi vi fu

innanzi

H quella

da ridere
.

che avrei

voluto che stato


diss<;
:

non

vi fasse

Poi

alla

Lauretta voltato

Donna

seguite appresso con

una migliore
:

se esser pu.

La
:

Lauretta ridendo disse


ti

troppo

siete

contro agli

amane

crudele

se ptire m.ilvagio fine disiderate di loro


tre, li

io,

per ubbidirvi, ne conter una di


,

quali igual-

mente mal capitarono


fiy Parlanio Taropo GailJi

poco di loro amore esseudo

ili

questa Not. ne fa Im ^uente


est rf/Vf j

crtica:

Sueeedens fabula Iriwn soromm


tiim eiMiUnel, seJ illius
stileiatem ti/Jerunl ob iterala

invcntonum ,

et

casum eurioqua

tra lineae rude

viilentur et impoUtue,
.

quaedam verbo

Il
i

Gaddi scrupoleggia

troppo slitcaraenle su questo dettaglio di nomi,

quali sono enunciali

con iMstwnte chiarcna e con naturaleua maginorc di qucUa del periodo die
e^l

propone per csiirmere


Mart.

le

medesime coae in umfironto

di quel-

lo del Boccaccio.

8o
5

GIORNATA QUARTA
e cosi detto
,

goduti

incomiaci

Giovani Donne
,

si

come voi apertamente pu in gravissima noia


molte volte
d' altrui
:

potete conoscere

ogni \izio
,

tornar di colui che l'usa


gli altri eli e

e tra

con pi ab,

bandonate redine (i)

ne' nostri pericoli


:

ne trasporta

mi

pare che

l'

ira sia quello

la

quale niuna altra cosa


,

che

un movimento
,

subito e inconsiderato

da

senti,

ta tristizia sospinto
gli

il

quale

ogni ragion cacciata


,

e
in

occhi della mente avendo di tenebre offuscati

ferventissimo furore accende

P anima

nostra
,

come

che questo sovente negli uomini avvenga

e pi in

uno che
danni
s'

in

uno

altro

nondimeno

gi

con

maggior
leggier-

nelle

donne veduto^ perciocch pi


s'

mente
chiara

in quelle
,

accende

e ardevi con
le

fiamma pi
.

con meno rattenimento


;

sospinge

di
,

ci maraviglia

perciocch

se

ragguardar vorremo

vedremo che
gravanti

il

fuoco di sua natura pi tosto nelle legs'

gieri e moi'bide cose


5

apprende, che nelle dure e pi


1'

e noi

pur siamo (non

abbiano
,

gli

uomini

a male ) pi delicate che essi non sono e molto pi mobili . Laonde veggendoci a ci naturalmente inchinevoli
,

e appresso lagguardato
sia di

come

la nostra

manira

suetudine e benignit
agli

gran riposo e di piacere


l'

uomini

co' quali a

costumare abbiamo, e cos


;

il

furore essere di grau noia e di pericolo


forte petto ci

accioc-

ch da quella con pi
l'

amor

di tre giovani e d' altrettante


,

guardiamo (2), donne come di


,

sopra

dissi

per

l'

ira

d'

una

di loro di felice essere

(1)

f Questa voce ha due

uscite nel

numero

del

meno, redina e re-

dine, e due nel numero dfl pi, redine e redini.


(2)

Nota Len, donna che

leggi.

M,

NOVELLA
divenuto infelicissimo
,

IlL

i8i

intendo con la mia novella

mostra l'vi.
Marsilia
la
,

s\

come
,

voi sa|)ctc

in Provenza sopra
,

marina posta

antica e nobilissiiua citth

e gi Tu

di ricchi

uomini e
si

di gran uiercaLinti pi copiosa ette

oggi non

vede, tra'4uali ne fu un chinuialo INar,

nald Cluada
fede
,

uomo
,

di unzione infima
,

ma

di chiara

e leal mercatante
il

senza misura di possessioni e


fi-

di danari ricco
gliuoli
,

quale d' una sua donna avca pi

de' quali tre n'erano


gli altri

femmine, ed eran

di

tempo maggiori die


quali le

che maschi erano. Delle


di et di quindici
s'

due nate ad un corpo erano


j

anni

la terza civeva quattordici

u altro

attendeva

per

li

loro parenti a maritarle


il

che

la tornala di ^^ar-

nald,

quale con sua mercatanzia era andato inlspai

gna
ta
,

Erano

nomi

delle

due prime
,

dell'

una Ninetchiamata

e dell' altra
.

Maddalena

la terza era

Berlella

Della Ninetta era un giovane gentile uomo,


fosse
,

avvegna che povero

chiamato Restagnone
,

in-

namorato quanto pi potea


avcvan saputo adoperare
persona del
,

e la giovane di lui
,

si

che

senza saperlo alcuna


.

mondo

essi

godevano del loro amore


u' erano
,

gi

buona pezza goduti

quando avvenne
l'
i

che due giovani compagni

de' quali

uno

era chia,

mato Folco

1'

altro Ughetto, morti

padri loro

ed

essendo rimasi ricchissimi, l'un della Maddalena e


l'

altro della Bertclla

s'

innamorarono. Della qual cosa

avvedutosi Kestagnone, essendogli stalo dalla Ninetta


mostrato, pens di potersi ne' suoi difetti (i) adagiare

per Io costoro amore


Att(tU

con loro presa dimcstichez-

(i)

jetli

yn

biiogni.

DECM. T.

II.

i83
za
,

GIORNATA QUARTA
or
l'

uno e or

1'

altro e talvolta
le lor

araenduni
la

gli ac-

compagnava a veder

donne e

sua

quando
parve

dimestico assai e amico di costoro esser

gli

un giorno
giovani
ti
,

in casa sua

cliianiatigli, disse loro: carissimi

la nostra
sia

usanza (i) vi pu aver renduti cerclie io vi

quanto

l'amore

porto, e che io per

voi adopererei quello che io per


perassi: e percioccli io lo

me medesimo

adonel-

molto
,

v'

amo, quello che

animo caduto mi

sia

intendo di dimostrarvi^ e voi

appresso con naeco insieme quello partito ne prende-

remo che vi parr il migliore \'oi se le vostre panon mentono (2), e per quello ancora che ne'vodi stri atti e di d e di notte mi pare aver compreso
, . ,

role

grandissimo amore delle due giovani amate da voi ardete


,

e io della terza loro sorella


vi vogliate
,

ove voi
trovare

Al quale ardore mi d il cuore (3) di accordare


.

assai dolce e piecevole


.

rimedio
,

il

quale

questo

Voi
:

siete ricchissimi giovani

quello che non

sono io

dove voi vogliate recare

le vostre ricchezze

(j)
(2)

Avveili usanza per amicizia.

Monsignore

della

Casa, grandissimo mitalor del Boccaccio,

nel

suo Galateo o

sia trattato di

Luona creanza biasima

il

costume

di quelle

parole di llestagnone ove dice: voi, se le vostre parole

non mentono:
di

perch non

si

dee recare in dubbio

la fede altrui.

Ci reca non poco

maraviglia monsignore in questa critica, vedendolo scordarsi che in a-

more
mente

gli

uomini egualmente che

la

donne non solamente cangiano


i

facil-

gli affetti,

ma amano
vi

e disamano nello stesso tempo, e


i

giura-

menti degli amanti sono, come


en'elto

voti dei marinari, soggetti a

non avere
il

veruno; n

amator

delicato, che

si

pigli ad offesa

met-

tere in

dubbio

le proleste

dell'amor suo. Restaguone voleva assicurarsi


le

s5

veramente Ughetlo e Folco amavano


egli

due

sorelle

con tanto ardore

quanto

amava

la terza,

per vedere se poteva indargli, siccome fece,

a fuggirsene tutti insieme con lui. Mart.


(3)

Mi

dei il

cuore per mi basta V animo avvertilo

NOVELLA m.
in

i83
con voi imieuie di

uno y e me

far terzo |x>ssoditorc

quelle, e dilibcraru in che |)anc del

mondo vogliamo
,

nudare n vivere in
fallo

lioUi vita

con quelle

senza alcun

mi d^

il

cuor di fare che

le tre sorelle

con gran

parte di quel del padre loro con esso noi dove noi an-

dar ne vorremo ne verranno } e quivi ciascun con


sua
,

la

a guisa di tre fratelli

viver {K)tremo

li

pi conornai
la,

tenti

uomini che

altri

che

al

mondo
oltre

sieno.

A voi

sta

il

prender partito in volervi di ci consolare o


.

sciarlo

Li due giovani
le lor giovani
,

che

modo ardevano

u-

dendo che
che

avrebbono, non penar troppo

a diliberarsi
essi

ma

dissero,

dove questo seguir dovesse,


fare, llestagnone,

erano apparecchiati di cosi


,

avuta (juesta risposta da' giovani

ivi

a poclii giorni

si

trov con la Ninetta, alla quale non senza gran mala-

gevolezza andar poteva

e poich alquanto con


le

lei

fu
,

dimorato , ci cbe co' giovani detto avea


e con molte ragioni
piacere
.

ragion

s'

ingegn di farle questa impresa


gli

Ma
:

poco malagevole

fu

perciocch essa
lui esser sen-

molto pi di
za sos^ietto

lui disiderava di jxtter

con

per che essa lberamente rispostogli che

le piaceva, e

che

le sorelle, e

massimamente
,

in questo,

quel farebbono che


sa

ella volesse
,

gli disse

che ogni co-

opportuna intomo a ci
.

quanto pi

tosto potesse,
li

ordinasse

Restagnone

a'

due giovani

tornato,
il

quali

molto a ci che ragionato avea loro


disse loco

sollicitavano
l'

che dalla parte delle lor donne

opera era

messa in
ti

assetto.

fra so diliberati di

doverne in Grele quali

(i) andare, vendute alcime possessioni


(l) Creti per

ave-

Creta.

Creta quclF ola sul mare Egeo che


il

o^

ilicoDoCiiiuIia, bencli pare qui che

Bnccaccio intenda furae Creti per

tutu r

isola, e

CanJia

^K:r la terra princijMtle

,,

84

GIORNATA QUARTA
titolo di voler

vano, sotto

con denari andar mercatanfatti

do, e d' ogni altra lor cosa

denari, una saettia (i)


di gran

comperarono, e quella segretamente armarono


vantaggio (2)
,

e aspettarono
,

il

termine dato. D' altra

parte la Ninetta

che del desiderio delle sorelle sape-

va

assai
1'

con dolci parole in tanta volont di questo


,

fatto

accese

clie

esse
.

non credevano tanto vivere


Per die
,
,

che a ci pervenissero
salire sopra la saettia

venuta

la

notte che
,

dovevano

le tre sorelle

aperto

un gran

cassone del padre loro, di quello grandissima


,

quantit di denari e di gioie trassono

e con esse di
l'

casa tutte e tre tacitamente uscite secondo

ordine

dato

li

lor tre amanti

che

1'

aspettavano, trovarono:
la saettia
:

con li quali senza alcuno indugio sopra


tate
,

monsenza

dier de' remi in acqua

e andar via

punto
sero a

rattenersi in alcuno luogo, la seguente sera giun-

Genova dove
,

novelli amanti gioia e piacere

primieramente presero del loro amore.


di ci

E
,

rinfrescatisi

che avean bisogno


,

andaron

via

e d'

un porto

anzi che l' in uno altro impedimento giunsero in Greti belle possessioni comperarono

ottavo di fosse
,

senza alcuno

dove grandissime e
alle quali assai vicini

di Candia fecero bellissimi abituri e dilettevoli^ e quivi

con molta famiglia

con cani e con uccelli e con


con
le lor

cavalli in conviti e in festa e in gioia


i

donne

pi contenti uomini del


.

mondo
in tal

a guisa di baroni co-

minciarono a vivere

maniera dimorando

(1) [1)

Saettia, spezie di naviglio, {orse feluca

Di gran

vantaggio; granJissimamenle.

Jat.

quam maxime.

NOVELLA
avvenne
nire che
(
,

IIT.
il

i85
giorno avve,

si

come

noi vcggiamo tutto


le

(|uantunquc
,

cose mollo piacciano


,

aven-

done soperchia copia


ne
,

rincrescono)

che a Rcstagno,

il

qiinl

molto amata avca

la INinctta

potendola
,

egli senza
g'

alcun sospetto ad ogni suo piacere avere

incominci a rincrescere, e per conseguente a manlei

car verso

l'amore.

Ed

essendogli ad

una

festa

som-

mamente
til

piaciuta luia giovane del paese, bella e gen-

donna, e quella con ogni studio seguitando, comin:

ci per lei a far maravigliasc cortesie e feste


la ^[inetta accorgendosi
,

di

che
,

entr di lui in tanta gelosia


,

che

egli
,

non poteva andare un passo

che

ella noi ri-

sapesse

e appresso con parole e con crucci lui e s


.

uou ne
tiplica

tribolasse

Ma

cosi

come

la

copia delle cose

genera fastidio, cos l'esser le disiderate negate mol1'

appetito, cosi
di

crucci della Ninetta le

Gam-

me del

nuovo amore

Restagnone accrescevano . E,

come che

in processo di

tempo

s'

avvenisse, o che

Restagnone l'amislh della donna amata avesse o no,


la Ninetta, chi

che

gliele rapportasse,
,

ebbe per

fei>

mo:
che
,

di che ella in tanta tristizia cadde

e di quella in
trascorse,

tanta ira, e per conseguente in tanto furor


rivoltato
1'

amore

il

tjuale u

Restagnon portava
,

in acerbo odio

accecata dalla sua ira


l'

s'avvis colla
1'

morte

di

Restagnone
.

outa, che ricever

era paruta,

vendicare
di

avuta una vecchia greca, gran maestra


,

compor

veleni

con promesse e con doni a


la

fare

un'acqua mortifera
e che di ci non

condusse,

la

quale essa, senza

altramenti consigliarsi, una sera a Restagnon riscaldato


,

si

guardava

dio bere
il

La

poten-

zia di quella fu tale che, avanti


se
,

che

mattutin venis-

l'

ebbe ucciso

La

cui morte seuleudo Folco e

U-

86

GIORNATA QUARTA
,

ghetto e le lor donne

senza saper che di veleno fosse

morto, insieme con


e onorevolmente
il

la Ninetta

amaramente piansero,
.

fecero seppellire

Ma

non dopo

molti giorni avvenne che per altra malvagia opera fu


presa la vecchia che alla Ninetta
1'

acqua avvelenata
suoi mali marto-

composta avea
riata confess

la

quale tra
,

gli altri

questo

pienamente mostrando ci che


.

per quello avvenuto fosse

Di che

il

duca di Greti

senza alcuna cosa dirne, tacitamente una notte fu d'intorno


al

palagio di Folco, e senza romore, o contrad,

dizione alcuna

presa ne

men la Ninetta

Dalla quale

senza alcun martorio prestissimamente ci che udir


volle
to

ebhe della morte di Restagnone. Folco e Ughet,

occultamente dal duca avean sentito

e da loro le
il

lor

donne

perch presa

la

Ninetta fossej

che forte

dispiacque loro: e ogni studio ponevano in far che dal

fuoco

la

Ninetta dovesse campare


giudicata sarebbe^
l'

al

quale avvisava-

no che

si

come

colei

che molto ben

guadagnato
il

avea^

ma tutto

pareva niente, perciocch


giustizia stava
, .

duca pur fermo a volerne fare

La

Maddalena,
stata

la quale bella giovane era


,

e lungamente

vegheggiata dal duca


gli

senza mai aver voluta far

cosa che

piacesse

immaginando che piacendogli


,

potrebbe la sirocchia dal fuoco sottrarre


to

per un cau'

ambasciadore
,

gli signific s essere

ad ogni suo cola

mandamento
prima
riavere
,

dove due cose ne dovesser seguire j

che
:

ella la
,

sua sorella salva e libera dovesse


fosse segreta
.

altra

che questa cosa

Il

du-

ca, udita

P ambasciata e
il

piaciutagli,

lungamente seco
s'

pens se fare
se eh' era

volesse, e alla fine vi


.

accord, e dis-

presto

Fatto adunque di consentimento


si

della

donna

loro informar ( quasi da

volesse del fat-

NOVELLA m.
to) lortenpre (1)

187
,

una none Folco e Uglctto

(^) ad

Ibergure se n' and segrclamenle colla Maddalena.


l'atto

prima sembiante d' avere


,

la

Ninetta messa in

sacco

e doverla (piella notte stessa farla (3) in


,

un mare
e per

mazzerare (4)

seco la rmen alla sua sorella

(1)

Sostenere

si

dice anche

qnamlo

il

magistitto

comanda che

il

reo

non

li

^rta
il

dalla cotte, tensa

per incarc<>rarlo.

(a) 'f

tcslo

Mann.,

seguitato anche qui dalle cdis. di

Liromo e

di

Milano, hi
editori del
(3) li,

et

ad albergare; ma non
i

ritennero questa lezione n gli

27 n

Deputali ne

il

Salviati.

Doverla.... farla. Questo pleonasmo che nel testo Mannelsi

non

trova n ncU' edizione del

37 n

io quella del 7.^, in


.

cui si

legge e doverla quella notte fare in


appigli air antica edizione.
(4)

mar maiierure Ma

il

Salviati ti

no, hanno qui molti

Mazterare, non macerare, come ben dice il diligentissimo Aluntesti antichi, ma a me non piace ^/acrrar propria.

mente
cisca.

tener tanto

una cosa in acqua, che cominci a marcire o marsi

Onde

jtcr

trasportamento
e..

mette

j>cr

domare e

castigare,

come

macerata dai digiuni


"f

Non

sonc da confonikrai V una con T altra queste due toc.


i

Masi

cerare, dicono

Deputali (pag 71

propriamente quando una cosa


,

si

tiene in acqua tanto che, lasciata la duressa o asprezza sua


la

ven-

ga indolcendo e lasciando no ancora i medesimi,,,


to te

natura di prima,,.

ntutterare, dico-

una
a'

sorte di
la

supplicio... ed era questo


[M-nadc' |tarncidi.

quel medesimo, o simile, che

Romani

mol-

prima
(

di loro

m. Francesco da Duti, commcniundo quel verso di Dan-

/yerrto

JfXf///. )

E matter
area notato che

ti

presso alla Cattolica

manerare
mani

gittare V

nomo

in

mare l^to
al c(Jlo,,.

una gran
vctlel

pietra o, legate le

e' pictli,

con un sasso

Ben

lettore che

non

trattasi in

questo luogo di moerrare,

ma

Ix'nsidi
il

terare, cio di dare a una i'emniinH,cheave\a aweltiiiilu


rito, la

{troprio

matmamavere

pena destinata

a' parricidi

r ad

altii

gran malfattori: e

|>rr
il

lamente alcuni poco pratichi

della lingua, |ier

non

esser loro noto


fa s

enso di questo verbo, ci avevano sostituito macerare, che


profosto in questo luogo.

|ioeo

Non

nego

io gii

che da principio
ortografia
,

altra ilit'

fercnsa

non

fosse tra questi

due vocaboli che nell'

allora

molto

i88

GIORNATA QUARTA
don,
la
la

prezzo di quella notte gliele


partirsi

mattina nel di-

pregandola che quella notte,

qual prima era

stata nel loro sto le

amore non
,

fosse

l'

ultima; e oltre a quela colpevole


,

impose che via ne mandasse

donna,

acciocch a lui non fosse biasimo


se

o non
.

gli

convenis'
se-

da capo contro di

lei

incrudelire

La mattina

guente Folco e Ughetto avendo udito la Ninetta


te essere stata
rati
;

la not-

mazzerata
,

e credendolo

furono libe-

e alla lor casa


sorella

per consolar
tornati
,

le lor

donne della
la

morte della
na
s'

quantunque
,

Maddalei'

ingegnasse di nasconderla molto


ella v' era
:

pur

accorse

Folco che

di

che

egli

si

maravigli molto,
il

e subitamente suspic ( gi avendo sentito che

duca

aveva la Maddalena amata


sto esser potesse

e domandolla

che

la Ninetta quivi fosse.

come queLa Maddaquale a do-

lena ord una lunga favola a volergliene mostrare, po-

co da lui
versi dire

che malizioso era


il

creduta

il
,

vero la costrinse
.

La

quale

dopo molte

parole

gliele disse
,

Folco da dolor vinto e in furor

montato

tirata fuori
:

una spada
e temendo
e con

lei

invano merc ad-

domandante uccise
duca
ove
,

l'

ira e la giustizia del


,

lei lasciata nella


,

camera morta

se n'

and col

la Ninetta era
:

viso infintamente lieto le

disse
la

tosto

andianne dove dilerminato da tua sorel-

che

io

ti
.

meni, acciocch pi non venghi

alle
,

mani

del duca

La qual

cosa la

Ninetta credendo

come

varia ed incerta, e che


sia derivata la

appunto dal mettersi a macerare


cos fallo supplicio,

corpi nell'accpia
iA piantarsi

denominazione di
gli alberi e le viti

come

propuginarsi
a'

deriv

il

nome

della

pena che davasi

traditoli ed agli assassini:

dico

non per tanto che, essendo divenuti


ha
il

coir andare del


ficato

tempo due

differenti verhi, ciascuno de' (juall

signi-

suo proprio, cosa hiasimevole lo scamhiarli

NOVELLA
pitirosa disiderando di partirsi
tro
si
,

IIL

189
,

con Folco
,

senza

al-

commiato

cliiedcrc alla sorella


j

essendo gih notte

mise in via
,

e con que' denari acquali Folco pot


,

por mani

che furon pochi e


,

alla

marina andatisene,
s

sopra una barca montarono


rivati
la
si

n mai

seppe dove ar,

fossero

Venuto

il

di seguente
,

ed essendosi
,

Maddahma

trovata uccisa

furono alcuni che


,

per

invidia e odio che ad


al

Ughetto portavano subitamente


per
la
,

duca l'ebbero
,

fatto sentire:

qual cosa

il

dualla

ca

che molto
,

la

Maddalena amava
la

focosamente
,

casa corso

Ughetto prese e

sua donna

e loro, che

di qiieste cose niente

ancor sapeano, cio della partita

di

Folco

e della Ninetta, costrinse a confessar so insie-

me

con Folco esser della morte della Maddalena col.

pevole
della
gli

Per

la

qual confessione costoro meritamente


,

morte temendo

con grande ingegno coloro che


,

guardavano corruppono
,

dando loro una certa


guardie insie-

quantilh di denari
li

li

quali nella lor casa nascosti per


le

casi
,

opportuni guardavano: e con

me
re a
,

senza avere spazio di potere alcuna lor cosa tor-

sopra una barca montati ^ di notte se ne fuggirono


,

Rodi
.

dove in povert e

in miseria vissero
il

non gran

tempo

Adunque

a cosi fatto partito

folle

amore

di

Restagnonc e l'

ira della

Ninetta s condussero e altrui.

ug

GIORNATA QUARTA

NOVELLA

IV.

Gerbino cantra la fede data dal re Guglielmo suo


avolo combatte una nave del re di Tunisi , per
torre

una sua Jigliuola la quale


,

uccisa

da

que-

gli che su v^ erano, loro uccide, e

a lui

e poi ta-

gliata la testa

J-Ja Lauretta
la brigata clii

finita la
,

sua novella

taceva

e fra

con un
si

chi con
,

un
ch.i

altro della
l'

sciagu-

ra degli amanti

dolca

ira della

Ninetta

biasimava

e chi una cosa e chi altra diceva 5 quasi da profondo pensier tolto
,

quanalz
:

do

il
,

Re

il

viso

e ad Elisa f segno che appresso


.

dicesse
,

la

Piacevoli Donne assai amor solamente dagli occhi son coloro che credono acceso le sue saette mandare coloro schernendo che

quale umilmente incominci

tener vogliono che alcuno per udita


rare
:

si

possa innamo-

li

quali essere ingannati

assai

manifestamente
.

apparir in una novella la qual dire intendo

Nella

quale non solamente ci

la

fama senza
,

aversi veduto

giammai

avere operato vedrete ,


fia

ma
,

ciascuno a mise-

ra morte aver condotto vi

manifesto

Guglielmo secondo re
vogliono
,

di Cicilia
,

come

Ciclianl
,

ebbe due
,

figliuoli

l'

uno maschio
,

e chia-

mato Ruggieri
sci

l'

altra

femmina
il

chiamata Costanla-

za. Il quale Ruggieri, anzi che

padre morendo,
.

un

figliuolo

nominato Gerbino

Il

quale dal suo

avolo con diligenza allevato divenne bellissimo giova-

ne e famoso

in

prodezza e in cortesia

solamente

NOVELLA
dentro
sa
,

IV.

191

a'

termini di Cicilia stette la sua fama racchiu-

ran in varie parti del

mondo sonando
alli

in Barberia

era chiarissima, la (junle in que' tempi al re di Ciciha


tributaria era
gnifica
.

tra gli altri

cui orecchi la

ma-

fama delle virt e


,

della cortesia

delGerbin (i)
,

venne

fu ad una figliuola del re di Tunisi


l'

la

qual
,

secondo che ciascun che veduta

avea ragionava

era

una
stata

delle pi belle creature

che mai dalla natura

fosse

formata
.

e la pi costumata e

con nobile e gran-

de animo La quale
gionare udendo
,

volentieri de' valorosi

uomini ra-

con tanta aficzione

le cose valorosa-

mente operate dal Gerbino , da uno e da un


contate
sa
,

altro

rao

raccolse, e

si

le

piacevano

che

essa seco stes-

imnginando come
s'

fatto esser dovesse,


,

ferventemente
d' altro
.

di lui

innamor
,

e pi volentieri

che

di

lui ragionava

e chi ne ragionava ascoltava

D'

altra

parte era,

si

come altrove,

in Cicilia pervenuta la gran-

dissima fama della bellezza parimente e del valor di


lei,

non senza gran

diletto,

n invano gU orecchi del


lui la gio.

Gerbino aveva tocchi; anzi non meno che di


vane infiammata
Per
la

fosse

lui di lei

aveva infiammato

qual cosa

iiifino a tanto

che onesta cagione (a)

dallo avolo d'audarc a Tunisi la licenza impetras-

(1)

In questa novella col nome


casi*, il

li

Gcr1)ino usa

il

Bocc.

li

mettera

rartict>lo in tutti
(a) "t

che coi nomi propri rarissimo si troTcr osato.


Icjcgcsi

Che

onesta cagione. Cos

ncIP ottimo testo; e questa


testi

lesione adottata fu da' Deputati e altres dal SuUiati . Altri buoni antiehi
lezioni

hanno che con onesta cagione


;

V una e

I'

altra

li

queste due

hanno buon senso im[Krciocch o dicasi che onesta cagione impelicenza di far che che sia , o pure di' egli per onesta
il

tra

ad alcuno la

cfigone la impetra,] costruone buona egualmente, ed

senso tor-

na

afiatto lo stesso.

192
amico che

GIORNATA QUARTA
,

se (i), dlsideroso oltremodo di vederla


l

ad ogni suo

andava imponeva che a suo poterei] suo

segreto e grande
glior gli paresse

amor
,

facesse per quel


,

modo, che mi.

sentire

e di lei novelle gli recasse


il

De' quali alcuno sagacissimamente

fece

gioie
,

da

donne portandole
T; e

come

mercatanti fanno

a vede-

intramente
a'

l'

ardore del Gerbino apertole, lui e


offerse apparecchiate.

le

sue cose

suoi

comandamenti
l'

La quale con

lieto viso e

ambasciadore e l' ambasciata

ricevette, e rispostogli che ella di pari

amore ardeva, una

delle sue pi care gioie in testimonianza di ci gli

mane

d.

La quale

il

Gerbino con tanta allegrezza


si

ricevette,

con quanta qualunque cara cosa ricever


a lei per costui
carissimi doni
versi
,
,

possa

medesimo pi
con

volte scrisse e

mand
da do-

lei certi trattati

tenendo
,

se la fortuna conceduto lo avesse

vedere e toc-

care

Ma

andando

le cose in

questa guisa, e

un poco

pi lunghe che bisognato non sarebbe, ardendo d'una


parte la giovane e d' altra
il

Gerbino

avvenne che
;

il

re di Tunisi la marit al re di Granata

di

che

ella

fu crucciosa oltre

modo pensando che non


,

solamente
,

per lunga distanza

al

suo amante
j

s'

allontanava
se

ma

che quasi del tutto

tolta gli era

modo veduto
non
fosse,

avesse, volentieri, acciocch questo avvenuto

fuggita

si

sarebbe dal padre e venutasene al Gerbino.


il

Similmente

Gerbino questo maritaggio sentendo

senza misura ne viveva dolente, e seco spesso pensava se modo veder potesse di volerla torre per for, ,

za

se avvenisse

che per mare a marito

n'

andasse

11

(i)

Impetrare,
il

transitivo, vale ottenere; impetrarsi, assoluto, usa


.

alcuna volta

verso per farsi Ai pietra

Petr

peich pria tacendo nou ta impetro,,?

. ,

NOVELLA
del proponimento del
la

IV.

193
amore
e

re di Tunisi sentendo alcuna cosa di questo

Gerbino

e del suo valore e delil

poH'nxia dubitando, venendo


la

tempo cbe mandar


che n dal
,

ne

dovea

ni re

Guglielmo mand significando ci


,

che faro intendeva

e che sicurato da lui

Gerbino
l'

n^

da

altri
.

per lui in ci impedito sarebbe


Il

intendeva di fare
,

re

Guglielmo, che vecchio

si-

gnore era

n dello innamoramento del Gerbino ave-

va alciina cosa^sentita, non imaginandosi che per questo

addomandata
,

fosse tal sicurt,

liberamente la conal re

cedette

e in segno di ci
.

mand

di Tunisi

un

suo guanto

Il

quale

poich

la sicurt ricevuta

ebbe,

fece una grandissima e bella nave nel porto di Carta-

gine apprestare

e fornirla di ci che bisogno aveva a


,

chi su vi doveva andare, e ornarla e acconciarla

per

su mandarvi

la figliuola in
.

Granata
,

n altro aspetta-

va

che tempo

sapeva e

La giovane donna che tutto questo vedeva, occultamente un suo servidore man,

Palermo

e imposcgli che
gli dicesse

il

bel Gerbino da sua

parte salutasse, e

che

ella infra
si
,

pochi di era

per andarne in Granata: per che ora


cosi fosse valente
l'

parrebbe se
e se cotanto
.

umo come

si

diceva
l'

amasse quanto pi volte significato


imposta fu, ottimamente
f
1'

avea

Costui

a cui

ambasciata, e a

Tunisi ritomossi. Gerbino questo udendo, e sappicndo

che

il

re

Guglielmo suo avolo data avea


,

la sicurt al

re di Tunisi

non sapeva che

farsi

]Ma pur da
intese e

amor
,

sospinto

avendo

le parole della

donna

per

non parer
valenti

vile, andatosene a Messina, quivi prestasottili

mente fece due galee


uomini
,

armare

e messivi su di

con

esse sopra la Sardigna


la

n'and,

avvisando quindi dovere

nave della donna passare

194

GIORNATA QUARTA
l'

N
clii

fu di lungi

effetto al

suo avviso

percioccli po-

di quivi fu stato, che la nave con


al

poco vento non

guari lontana
s'

luogo
.

dove aspettandola riposto

era

sopravvenne

La qual veggendo Gerbino


:

a'

suoi

compagni

disse

signori

se voi cosi valorosi

siete
tito

come
io

io vi tengo

niun di voi senza aver sensia


, ,

o sentire amore credo che

senza

il

quale

si

come
siete

meco medesimo estimo niun mortai pu


fia

al-

cuna virt o bene in

s avere; e se innamorati stati

(i) o sete , leggier cosa vi

comprendere

il

mio
ne

disio. Io
fatica
,

amo, e amor m'

indusse a darvi la presente

e ci che io
,

amo

nella nave che qui davanti


,

vedete dimora
io

la quale insieme

con quella cosa che


le

pi disidero, piena di grandissime ricchezze,


,

quali

se valorosi

uomini

siete

con poca

fatica viril-

mente combattendo acquistar possiamo:


vittoria io

della qual
se

non cerco che


lo cui

in parte
i'

mi venga
1'

non una
altra

donna per

amore

muovo

armcj ogni

cosa sia vostra liberamente infin da ora.

Andiamo

adunque, e bene avventurosamente assagllamo lana\ej Iddio alla nostra Impresa favorevole senza vento
prestarle, la ci tieii ferma.

Non erano al bel Gerbino


i

tante parole bisogno j perciocch


lui erano
,

Messinesi che eoa

vaghi della rapina


il

gi

con

1'

animo erano
nella

a far quello di che

Gerbino

gli

confortava con le

parole. Per che, fatto


fine del suo parlare
,

un grandissimo romore
cosi fosse le

che

trombe sonaroalla

no j

e prese l'armi, dierono de'

remi in acqua e

(i) Osservisi la varia ortografia della

medesima voce verLale. Rolli.

Stati site, o siete. Mart. per fuggire (dice) la cacoibiiia che sarchbe
stati siete o siete, dice sicilianamenle sile,

Site ha r ediz, del 27, io credo per errore di stampa.

NOVELLA IV.
n.ivo

195
nave erano veg,

pervennero Coloro che sopra


.

In

gcnJu
8*

di lontan venir le

galee, non potendosi partire,


.

apprestarono alla difesa

Il
i

bel Gerbino a quella

pei-vennto f
le galee

comandare che

padroni di quella sopra

mandati fossero, se

la battaglia

non voleano
,

Saracini certiicati chi erano e che domandassero

dis-

sero so essere contro alla fede lor data dal re da loro assaliti;

e in segno d i ci mostrarono
,

il

guanto del re Ca-

glici ino

e del tutto negaron di


,

mai, se non per battala

gha
dare

arrendersi
.

o cosa
il

che sopra
la

nave fosse

lor
ire-

Gerbino
la

qual sopra

poppa della nave


bella assai
pii

data aveva

donna troppo
,

])ii

che

egli
,

seco non estimava

infiammato

che prima

al

mostrar del guanto rispose che quivi non avea falconi


al

presente

perch guanto
la

v' avesse
,

luogo ; e perci,

ove dar non volcsser


s'

donna

a ricevere la battaglia
,

apprestassero

La qual
l'

senza pi attendere

a saet-

tare e a giitar pietre

im

verso

l'

altro fieramente

incominciarono

e lungamente con danno di ciascuna


guisa combatterono
util fare
,

delle parti in tal

Ultimamente

veggendosi
to
,

il

Gerbin poco

preso
,

un

legnel-

che di Sardigna menato avcano

e in quel messo

fuoco, con
Il

amendue
i

le galee quello accost alla nave.


,

che voggendo

Saracini

e conoscendo so di necesfatto sopra coverta


,

sita

o doversi arrendere o morire ,


re venire
,

la figliuola del

che sotto coverta piagnea


,

e quella menata alla proda della nave

e chiamato

il

Gei bino
noi la

presente agli ocelli suoi,


,

lei

gridante

merc
:

e aiuto svenarono
ti

e in

mar

gittandola dissono

togli,

diamo qual noi possiamo

e cliente la tua fede

l'ha meritata. Gerbino veggendo la crudelth di costo-

ro

quasi di morir vago

non curando

di saetta n di

ig6
pietra
,

GIORNATA QUARTA
alla

nave

si

fece accostare e quivi su,


,

mal

graclie

do

di quanti ve n' eran

montato ( non altramenti

un leon famelico Tiell' armento di giovenchi venuto, or


questo or qiiello svenando, prima co' denti e con l'ungliie la

sua ira sazia, che la fame) con una spada in

mano

or questo or quel tagliando de' Saracini, crudelmente


molti n' uccise Gerbino : e gi crescente
accesa nave
,

il

fuoco nella
si

fattone a' marinari trarre quello che


,

pot

per appagamento di loro

gi se ne scese con

poco

lieta vittoria de' suoi avversarii

avere acquistata.

Quindi

fatto

il

corpo della bella donna rcoglier di


il

mare, lungamente e con molte lagrime


Cicilia tornandosi
,

pianse, e in

in Ustica piccioletta isola quasi a


il

Trapani dirimpetto onorevolmente


a casa piii doloroso che altro

f seppellire

uomo

si

torn

Il

re di

Tunisi

saputa la novella

suoi ambasciadori di nero


della fede
il

vestiti al re

Guglielmo mand, dogliendosi

che

gli

era stata
il

male osservata

e raccontarono
forte,

co-

me. Di che

re

Guglielmo turbato
ed

n vedendo

via da potere la giustizia negare (che la


fece prendere
il

dimandavano)
,

Gerbino

egli

medesimo

non

essi

sendo alcun de'baron suoi che con prieghi di ci


sforzasse (i) di rimuoverlo
,

il

condann

nella lesta

(i)

Si sforzasse. I
si

libri antichi a

stampa hanno
i

tutti

non

si sforri-

zasse, con che

viene a dire die tutti

haioni
:

si
i

sforzarono anzi di
si

mucyere
a'

il

re dal

suo

fiero
i

proponimento

ma

Deputati

attennero

miglior testi a penna

quali non

hanno avanti

a sforzasse la partico-

la

non. Osservano

essi

che da questa lezione cavasi un senso pi bello;

perch (dicono) cos meglio si mostra la ostinata deliberazione del re eia giustissima querela di coloro sopra la violata fede, dove tanti ami ci e tanto innanzi col re o si disperano che i prieghi vi debbano aver

luogo, osi vergognano

e forse

temono

di porgergliene,,

In quanto

alla

ostinala deliberazione del re, io reputo che meglio mostrata

si saieliba

NOVFXI.A
e in

IV.

197
re sen-

ma

presenzia gliele (i) fece taglinrc, volendo n-

vanti senza ncpole rimanere,

che

esser tenuto

za fede. Adunque cos misera munte iu pochi giorni


i

due amanti
,

senza alcun frutto del loro

amore

aver sentito
detto

di

mala morte morirono ,

coni' io v'

ho

NOVELLA

V.

I fratelli di Lisabetta (a) uccidon l'amante di lei: egli L' apparisce in sogno e mostrale dove sia
sotterrato
i

ella occultamente disotterra la te-

sta e mettela in un testo di bassilico , e quivi su piagnendo ogni d per una grande ora , * fratelli gliele tolgono, ed ella se ne muor di dolO'

re poco appresso

J7 inita mendata
,

la novella d' Elisa,

e alquanto dal

Re com,

Filomena fu imposto che ragionasse

la

quale tutta piena di compassione del misero Gerbino


e della sua donna
ci
. ,

dopo un pietoso sospiro incomin,

La mia

novella

graziose

Donne

non sarh

di

genti di si alta condizione come costoro furono, de'qua-

se gliene foasero siate porte preghiere, ed egli


nlciin

non se ne fcne
<le'

lasciato

in

modo

piegare: nel resto io trovo

la

osserrasione

Deputati assai

(1)

Gliele fece tagliare, otc gliela doTea dirai, rifcrendrisi a lesta.

Ma

di

qimto modo

di dir drl ocr.

ron

tutti

generi e numeri pieno

qnc:<li libro, e noi


(a)
t

nu nhlnarao drlln nrl (ine drlla 2 Giom.

Deir

Isahellii

hanno

in

questo luogo

il

testo
rlla

Mann,
Novella

le

due

edia

citale nel Vocaiwlario,

qnanlnnqu** per entro

li:;;asi

quasi sempre JJitahetln. I Deputati leggono Liiabetla tempre.

UECAM.

T.U.

l3

1 li

9
Elisa

GIOUN ATA QUAP^T


ha raccontato
pietosa
:
,

ma

ella

per avventura non

sa-

men

e a ricordarmi di quella

mi

tira

Mes-

sina

poco innanzi ricordata, dove l'accidente avvenne.


in

Erano adunque
padre loro

Messina

tre giovani fratelli e


la
,

mer-

catanti e assai ricchi


,

uomini rimasi dopo

morte del
e

il

qua! fu da san Gimignano

avevano

una

lor sorella
,

chiamata Lisabctta, giovane


quale
,

assai bella
,

e costumata

la

che che se ne

fosse cagione

ancora maritata nonaveano.


sti

E
i

avevano

oltre a ci que-

tre fratelli in

uno
,

lor fondaco
tutti

un

giovinetto pisano

chiamato Lorenzo
va,
il

che

lor fatti guidava e face-

quale essendo assai bello della persona e leggia-

dro (i) molto, avendolo pi volte Lisabetla guatato,

avvenne che
di

egli le

incominci straniamente a piacere:


altra
,

che Lorenzo accortosi e una volta e


,

simil,

mente
che

lasciati suoi altri


1'

innamoramenti
a lei
j

di fuori
la
,

in-

cominci a porre
,

animo
all'

si

and

bisogna

piacendo

1'

uno

altro
,

igualmente

non pass

gran tempo che assicuratisi


disiderava ciascuno.

fecero di quello che pi

in questo continuando, e avene di piacere,


,

do insieme
seppero
si

assai di

buon tempo
,

non

segretamente fare
la

che una notte


il

andan-

do Lisabetta
de' fratelli
,

dove Lorenzo dormiva, che


,

maggior

senza accorgersene ella

non

se

ne accor,

gesse

Il

quale perciocch savio giovane era


gli fosse a ci sapere,
,

quan-

tunque molto noioso

pur mosso
al-^

da pi onesto consiglio

senza far motto o dir cosa

(i) Noti
li,

ebbero

Toscani antichi

la

voce galante, che oggi ha V Itasi

e certo mollo vaga.


la

Ma
s'

nello istesso significainenld

Irovn

s^-

so usala

parola leggiadro,
ullri

come

in

tjucslo luogo,

quantunque leg-

giadro

molti

modi

accomodi.

NOVFXLAV.
cuna
faltd
,

ip9
Poi
vela
,

vari(

cose fra sA rivolgendo intomo a questo


.

infine alla mattina scj;uente tra|>aM<S

nuto

il

giorno

a'

suoi

l'ratulli

ci che veduto avea

passata notte di Lisabetta e di

Lorenzo raccont
di

con loro insieme dopo lungo consiglio diliher


sta cosa
,

que-

acciocch n a loro n alla sirocchia alcuna


,

infamia ne seguisse
fgnersi del tutto d'
ta
,

di passarsene lacilamcnie

e in-

averne alcuna cosa veduta o sapuessi


,

infno a tanto

che tempo venisse nel quale

senza danno o sconcio di loro, questa vergogna, avanti

che pi andasse

innaii/.i

si

potessero torre dal viso.


,

in tal disposizio^

dimorando
,

cos cianciando e ri-

dendo con Lorenzo

come

usati

erano

avvenne che,
citth

sembianti faccendo d' andare fuori della


tutti

a diletto

e tre

seco menarono Lorenzo


solitario e rinaoto,

e pervenuti in
il

luogo molto

veggendosi

destro( i),

Lorenzo, che di ci ninna guardia prendeva, uccisone,


e sotterrarono in guisa che ninna persona se ne accor*
se
;

e in Messina tornati

dieder voce d' averlo per lor


;

bisogne mandato in alcun luogo creduto fu


,

il

che leggiermente

perciocch spesse volte cran di mandarlo


.

attorno usali

Non

tornando Lorenzo
i

e Lisabetta

molto spesso e sollicitamente


si

fratei

domandandone

come colei a cui la dimora lunga gravava, avvenne un giorno che, domandandone ella molte instantemente
,

che
?

l'

uno

de' fratelli le disse


fare di

che vnol dir que-

sto

che hai tu a
7

Lorenzo ch tu ne domandi
,

cosi spesso

se tn

ne domanderai pi
ti si

noi

ti

faremo
giovane

quella risposta che

conviene

Per che

la

(l)

Destro qui
Mari.

pmo

per

comodo, ed

metafura tuiu dalla

mano

tlcstrii.

200
dolente e

GIORNATA QUARTA
trista
,

temendo
si

non sappiendo

clie, senza

pi domandarne
samente
il

stava

e assai volte le notte pietovenisse, e alcusi

chiamava e pregava che ne

na volta con molte lagrime della sua lunga dimora


doleva
si
,

e senza punto rallegrarsi


.

sempre aspettando
avendo
costei

stava

Avvenne una

notte che
^

molto

pianto Lorenzo che

non tornava ed
l'

essendosi alla fine

piagnendo addormentata, Lorenzo

apparve nel sonno

pallido e tutto rabbuffato e con panni tutti stracciati e


fracidi, e parvele

che

egli dicesse:
,

o Lisabetta,tu non

mi
t'

fai altro
,

che chiamare

e della

mia lunga dimora

attristi

me

con le tue lagrime fieramente accusi: e

perci sappi che io non posso pi ritornarci, percioc-

ch

l'

ultimo d che tu mi vedesti


il

tuoi fratelli
1'

m'ucaveva,

cisonoj e disegnatole

luogo dove sotterrato


l'

no

le disse
.

che pi noi chiamasse n


giovane destatasi
.

aspettasse

disparve
sione
,

La

e
la

dando fede

alla vi-

amaramente pianse Poi

mattina levata, non


,

avendo ardire

di dire alcuna cosa a' fratelli


,

propose

di volere andare al mostrato luogo


fosse vero
,

e di vedere se ci
li-

che nel sonno

1'

era parato; e avuta la

cenzia d' andare alquanto fuor della terra a diporto in

compagnia
tutti
i

d'

una che

altra volta

con loro era

stata e

suoi

fatti

sapeva, quanto pi tosto pot la se n'an-

d ; e

tolte via foglie


le

secche che nel luogo erano, dove


quivi cav
il
.

men
ri

dura

parve
,

la terra

N ebbe
:

gua-

(i) cavato
in

che

ella trov

corpo del suo misero


per
sua
co-

amante

ninna cosa ancora guasto n corrotto

che manifesta mente conobbe essere


visione
.

stata vera la

Di che pi che

altra

femmina dolorosa,

(i)

Guari

tolto dal

guere provenzale, e

vnlc lo slesso, Mari.

NOVELLA
tuto
,

V.

aoi

noscendo che quivi non era da piagnere, se avesse povolentieri tutto


il

corpo n' avrebbe portato


;

per

dargli pix\ convenevole sepoltura

ma
il
,

voggcndo che

ci esser
ti^

non poteva con un


,

coltello
la

meglio che po-

gli

spicc dallo imbusto


,

testa

e quella in
l'

uno

asciugatoio inviluppata
gittata
,

la

terra sopra
alla
si

altro

corpo
essere

messela in

grembo
,

fante
part
,

senza

stata

da alcun veduta
.

quindi

e tornossene a

casa sua

Quivi con questa

testa nella

sua camera rin-

chiusasi, sopra essa

lungamente e amaramente pianse,


le

tanto che tutta con


sci

sue lagrime la lav


.

mille ba-

dandole

in ogni parie

Poi prcse
si

un grande e un
1

bel testo (i) di questi ne' (piali


bassilico, e dentro la vi

pianta

persa o

il

mise fasciata in nn bri drappo;


,

e poi messovi su

la terra

sn vi piant parecchi piedi


,

di bellissimo bassilico salernitano


altra acqua,

e quegli di ninna

che o rosata o di

fior d' aranci


:

o delle sue

lagrime non innaflava giammai


pn?so di sedersi sempre
lo
a

e per usanra avea


,

questo testo vicina


,

e quel-

con tutto
il

il

suo desiderio vagheggiare

si
,

come

quello che

suo Lorenzo teneva nascoso ; e


l'

poich

molto vagheggiato

avea
,

sopr* esso andatasene co,

minciava piagnere
tutto
lo
il

e per lungo spazio


,

tanto che
si

bassilico

bagnava

piangea
,

Il

bassilico
la

per

lungo e continuo studio

come per

grassezza

della terra procedente dalla testa corrotta


v' era
,

che dentro
.

divenne bellissinu) e odorifero molto


la

E
,

serpiilk

vando

giovane questa maniera del continuo


.

volte da' suoi vicini fu veduta

Li quali, maraviglian-

(i)

Tetto

TMo

<Ii

(erra rolla,

dovr

ti

pongono

le

piautc. \t\. testa

testutf testum.

?oa
dosi
i

GIORNATA QUARTA
fratelli della

sua guasta bellezza e di ci che


testa fuggiti
,

gli
:

occhi le parevano della


noi
ci

'il

disser loro

siamo accorti che


Il

ella

ogni d tiene la cotal

ma-

niera.

che udendo

fratelli e

accorgendosene, aven-

donela alcuna volta -ripresa, e non giovando, nascosa-

mente da

lei

fecer portar via c[uesto testo


ella,

Il

quale

non ritrovandolo
volte richiese^ e
il

con grandissima
inferm
.

instanzia molle

nou essendole renduto, non cessando


, ,

pianto e le lagrime

n altro che
I giovani si

il

testo

suo nella infermit domandava

maravi-

gliavan forte di questo addimandare^ e perci vollero

vedere che dentro vi fosse


il

e versata la terra

videro

drappo e

in quello la testa

non ancor consumata, che


non conoscessero
lei

essi alla

capellatura crespa

esser
,

quella di Lorenzo. DI che


e temettero

essi si
si

maravigliaron forte
:

non questa cosa


,

risapesse

e sotterrata
usci-

quella
tisi,

senza altro dire

cautamente di Messina
si

e ordinato

darono a Napoli
re
,

come La giovane non


di quindi
.

ritraessono, se n' an-

restando di piagne,

e
5

pure

il

suo testo addimandando


il

piagnendo

si

mor
ne
.

e cos

suo disavventurato

amore ebbe termicosa mani-

Ma

poi a certo
,

tempo divenuta questa


cauta
cio

festa a molti

fu alcuno che compose quella canzone


si
,

la quale ancora oggi

Quale

esso fu lo

mal

cristiano

Che mi

furo la grasta (i) ec.

(i)

Cos

buoni

testi

penna e stampali, ed
il

grasta (o c^ratca)
-viille

nel

regno

di

Na[>oli quello che

Bocc. in questa novella pi


fioii
.

ha

dello testo, cio vaso

da piantare o seminar erbe e


il

I libri

mo-

derni hanno, che

mi furo

hassilico salernitano, che pure

pu

slaxe.

ao3

NOVELLA VL

V j4ndreion ama
gno veduto ed
,

Gabriotto

raccontagli un so-

egli a lei
:

un altro : muorsi di su-

bito nelle sue braccia

mentre die ella con una

suajante alla casa di lui nel portano , son presi dalla signoria , ed ella dice come V opera sta: il podest la vuole sforzare y ella noi pa-"
lisce
:

sentclo

il

padre di

lei

e lei , innocen,

te trovata, fa liberare} la quale

del tutto

ri-

fiutando di star pi, al mondo ,

si

fa monaca.

\/u*lla novella che Filomena areva detta fu

alle

Donne

cnrissimn, perciocch assai volte avevano quella

canzone udita cantare, n mai avevan potuto, per do-

mandarne, sapere qua]


stata fatta
.

si
il

fosse la cagione

perch fosse

Ma
.

avendo

Re

la fine di

quella udita, a

Panfilo impose che allo ordine andasse dietro. Panfilo


allora disse
tato
Il

sogno nella precedente novella raccon-

mi

d<H

materia di dovervene raccontare una nella


si

quale di due

fa

menzione

Li quali di cosa che a

venire era, come quello di cosa intervenuta, furono (i);

e appena furon

finiti

di dire da coloro che veduti gli

aveano

che

l'eft'eito
,

seguit d'

amenduni

per

amorose Donne

voi dovete sapere che general pas-

II

Redi nelle nnoUiioiii


ilice
i

al

uo fncco in Toscana, pacando


i

li

quril NuT.
dei

che grasla

piescro

Sciliaui dalla

voce tngreUan
il

ProvenuU,

quali T usano nri mpJt-simo cimo che qui


tetra

R(icrac-

ci, cioi per vaso corpacciuto di


ec. Miirl.
(

da panlarri bauilico, diiUnio

1,

Fumio

imdwini,

edis. del

7.

2o4
sioiie di

GIORNATA QUARTA
ciascuno
,

che vive

il

vedere varie cose nel


,

sonno

le

quali quantunque a colui


tutte paian verissime
,

che dorme (i),


,

dormendo
dichi

e desto lui

alcune

vere, alcune verisimili, e parte fuori d' ogni verit giu,

nondimeno molte

esserne avvenute

si

truova.

Per

la
,

qual cosa molti a ciascun sogno tanta fede pre-

stano

quanta presterieno a quelle cose


li

le quali
s'

veg-

ghiando vedessero} e per

lor sogni stessi

attristano

e s'allegrano, secondo che per quegli o

temono o

speci'C-

rano

E
,

in contrario son di quegli che niuno ne

dono
si

se

veggono

non poich nel premostrato pericolo caduti De' quali n l' uno n 1' altro commendo^
.

perciocch n sempre son veri n ogni volta


essi

falsi

Che

non

sien tutti veri

assai volte
essi tutti

pu ciascun
sien falsi
,

di noi
gi di

aver conosciuto} e che


sopra nella novella di

non

Filomena
,

s'

dimostrato, e nella
.

mia

come

davanti dissi

intendo di dimostrarlo

Per

che giudico che nel virtuosamente vivere e operare di


niuno contrario sogno a ci
lo lasciare
i

si

dee temere n per quel, .

buoni proponimenti

Nelle cose perverse

e malvage
revoli
,

quantunque

sogni a quelle palano favogli

e con seconde dimostrazioni chi


,

vede con-

fortino

niuno

se

ne vuol credere
.

e cosi nel contraalla novella


.

rio a tutti dar piena fede

Ma

veniamo

Nella citt di Brescia fu gi

un

gentile
,

uomo

chia-

mato messer Negro da Ponte Carraro


altri figliuoli

il

quale tra pi
,

una

figliuola avea

nominata Andreuola
,

giovane e bella assai e senza marito

la

qual per vens'in-

^ura

d'

un suo
,

vicino

che avea

nome
,

Gabriotto,

namor uomo
(i)

di bassa condizione

ma

di laude voli

Le vede

Irovo in alcuni, e

non dormct

cliB

molto pi mi piace.

NOVELLA

VI.

ao5

costumi pieno, e della persona bello e piacevole; e coll'opera e coUo aiuto della fante della casa oper tanto
la giovane,

che Gabriotto non solamente seppe s

esser

dnlln

Amlreuola amato,
lei

ma
.

ancora in un bel giardino

del padre di

pi e pi volte a diletto dell' una par-

te e dell' altra fu

menato

acciocch ninna cagione

mai, se non morte, potesse tpicstolor dilettevole


separare
,

amor
;

nLirito e moglie segretamente divennero

cosi furtivamente gli lor

congiugnimenti continuando,

avvenne che

alla

giovane una notte dormendo parve

in sogno vedere so essere nel suo giardino con Gabriotto,

e lui con grandissimo piacer di ciascuno tener nelle


,

sue braccia: e , mentre che cosi dimoravan

le

pareva
terri;

veder del corj>o di


bile
,

lui uscire

una cosa oscura e

la

forma della quale

essa

non poteva conoscere

e parevale che questa cosa prendesse Gabriotto, e

mal

grado di

lei

con maravigliosa forza

gliele strappasse di

braccio e con esso ricoverasse sotterra, n


tesse riveder

mai pi podolore e

l'

uno n

l'

altro

di
si

che

assai

inestimabile sentiva, e per quello

dest; e desta, co>


cosi era

me

che

lieta fosse

veggendo che non

come
veduto

sognato avea, nondimeno l'entr del sogno

paura

E per questo
da
lei
,

volendo poi Gabriotto


s*

la

seguen-

te notte venir
la sera

quanto pot
;

ingegn di fare che

non

vi venisse

ma
il

pure

il

suo voler vedendo,

acciocch egli d'altro non sospecciassc (i), la seguente notte nel

suo giardino

ricevette
,

e avendo molte
la

rose bianche e vermiglie colte

perciocch

stagione

era

con

lui a pi d'

ima bellissima fontana e chiara


starsi se n'

che nel giardino era, a

and

E
.

quivi dopo

(i)

Soipeecia$$e dclto

Ila iiiagnu

li, loipeiluts*

Mait.

ao6
grande e
assai

GIORNATA QUARTA
lunga
festa

insieme avuta, Gabriotto la

domand qual

fosse la cagione

perch

la -venuta

gli

aveail di dinanzi vietata. La giovane raccontandogli (i)

(i)

Aldo stamp raccontagli

\nxccc<\\ raccontandogli, e tolse


ti'

affatto

gliele conto: tale \aiia lezione merita

esser la vera. Rolli.

^ Per quanto
6

la

lezione aldina, a delta del

Rolli,
gii

meriti d'esser
testi,

la

Tera, essa tuttavia varia tanto da quella di tulli

altri

che ]wn
essersi

Tede avervi alcuno messa arl)ilrariaraente


lui

la

mano, per non

da
il

ben inteso questo luogo.


lei la notte

Il

senso : la giovane

raccontandogli

sogno da

davanti veduto , gli conto anche la suspezioparticola e

ne presa da quello. La
alla

non

qui copulativa;

essa

posta
il

maniera

de' latini per

anche. UsoUa

in questo senso molte volle


altri

Boccaccio; e l'usarono medesimamente


autori del

autori. Gliele,

che

gli

buon

secolo, e

massime

il

Boccaccio, nd iperavano indeclina1'

hilmente, in questo luogo per gliela, SareLhevi bastato gli; e


fisso la

af-

v'

T^CT

pleonasmo

Usarono alcuna
il

volta gli
il

autori cos fallo

pleonasmo
sola
,

allorach stando tra


le

quarto caso e

suo verbo

alcuna clau-

siccome stanno qui

parole presa

da

quello,, pare
il

che voles-

sero in certa guisa


stovi
(*)

rammemorare con

esso al lettole

qnarlo caso po-

prima
Io trovo
la

spiegazione del Sig.


la

Colombo molto
altra,

plausibile, se
io

non

cbe essendomene passata per


preferirla alla sua,

mente un'

comecch

non ardisca

pur

la

dir.

Gabriotto nel periodo antecedente dola

manda

all'

Andreuola qual fosse


.

cagione per che


il

la

venula
il

gli

evea

il

di dinanzi vietata

L' Andreuola narrandogli

sogno, e

sospello preso

di quello, la richiesta cagione gli dice. In questa


la risposta

guisa a

me

pare che
^Zj'eZff

sia

pi

alla

domanda corrispondente:

e quel dubbioso
.

conto altro non significa cbe la cagione gli disse


giore chiarezza
il

Per esporre con magdi seguito,

raio pensiero, porr


il

due periodi

mulaodo

solamente ad una virgola


la

posto.

Gabriotto la

domand qual fosse


vietata.

cagione perche

In venuta gli
il

avea

il

d dinanzi

La

giola

vane raccontandogli
eziandio usa

sogno da

lei la

notte davanti veduto, e


Il

suspezione presa di quello, gliele cont.


di riferire
il

Boccaccio in

altri

luoghi
periodo

discorso a ci ch'egli ha dello nel


la

witecedenle.

Ne

recher

un esempio, ove

relazione

si

parr anche

pi forzata di questa. Nel


l'

Commento

80])ra

Dante Voi.

5. P.

197. del-

Opere stampale

Napoli parlando del Poeta Orazio dice cos:


:

uomo
possa

ff altissima

scienza, e di profonda ju

massimamente

in poesia fu
si

espertissimo.

La dimora

sua fu, per quello che comprender

*
il

NOWXLA

VI.

907
e la susprxione

sogno dn

lol la

noUe dnvanti veduto,

presa di quello gliele coni. Gabriolto udendo questo


se no rise
,

disse;

che grande sciocclicMa era

yiorre nei

sogni alcuna fede , perciocch per soperchio di cibo o

per mancamento di quello avvenieno, ed esser tutti vani


si

vedeano ogni giorno;


a'

appresso disse
sogni
,

se io fossi vo-

luto andar dietro (i)

io

non

ci sarci

venuto

non tanto per

lo tuo,

quanto per uno che io


feci
,

altres

que-

sta notte passata

ne

il

qual fu

che a
,

me

pareva

essere in

una

bella e dilettcvol selva


,

e in quella nn
beila

dar cacciando

e aver presa
,

una cavriuola tanto


altra se

e tanto piacevole

quanto alcuna

ne vedesse
la

giammai
bianca
,

pareami che

ella fosse

pi che
si

neve

e in brieve spazio divenisse

mia dimestica

che punto da
va averla
le
s

me

non

si

partiva

Tuttavia a nio pare-

cara che, acciocch da


nella gola aver

me non

si

partisse,

mi pareva

messo un collar

d' oro, e
.

quella con una catena d' oro tener colle presso questo
vriuola
se
, ,

mani

ap-

mi pareva che
,

riposandosi questa cail

una

volta

e tenendomi
,

capo

in seno, uscis-

non so
,

di

che parte

una

veltro nera (5)

come
reel-

carbone
renza
,

affannata e spaventevole molto nella appa-

e verso

me

se

ne venisse. Alla quale ninna


per che
egli

sistenza

mi parca

fare:

mi pareva che

nelle uie,

il

pi t Bont, dove venuto merit la grazia iT Ottaviano


i>irc rlie a qurllr parolf

Cesare.

A me

nelle sue

si ilchlta

ollinlcntlrrc

poesie, prrrh^ poesia mptitionatn nelP niemirnte prrioilo.


(1)

FUCCBI.
in

Andar

dietro qui t1 credere,

darjede. Di
ni<1o,

Mpn

qiKtU
li

novrlla ha andiisse dietro, cio seguitasse.


(a)

Nero quuM

sempre, negra mollo


ilitM
.

ili

e forse non mai

legge nel Bocc.

E nondimeno
iliaaa

tempre ntg^iuiaui e lu^rturmo,


i.-\

ma

nerissimo non

mai.

tvft* h

iio<{

,aAMtt^

'

2o8
la

GIORNATA QUARTA
in seno nel sinistro lato, e quello
il

mi mettesse il muso
ella

tanto rodesse, cha al cuor perveniva,

quale pai-eva

che
tiva

mi

strappasse per portarsel via.

Di che
,

io sen-

si fatto

dolore, che

il

mio sonno si ruppe


il

e desto

colla

mano subitamente

corsi a cercarmi

lato se nien-

te v'avessi j
stesso
re.

ma mal non trovandomi, mi feci beffe di me

che cercato v'avea. Ma che vuol questo perci diDe' cos fatti e de' pi spaventevoli assai n' ho gi

veduti, n perci cosa del

mondo pi n meno me
,

n'

intervenuto
darci

',

e perci lasciagli andare


.

e pensiam di

buon tempo La giovane per lo suo sogno assai spaventata udendo questo divenne troppo pi ; ma per non esser cagione d' alcuno sconforto a Gabriotto,
, ,

quanto pi pot

la

sua paura nascose.

come che
,

con da

lui abbracciandolo, e basciandolo alcuna volta


si

lui abbracciata e basciata


,

sollazzasse, suspicando
l'

e non sappiendo che


riguardava nel volto
,

pi che

usato spesse volte

il

e talvolta per lo giardiu riguar-

dava se alcuna cosa nera vedesse venir d' alcuna parte


.

in

tal

maniera dimorando
,

Gabriotto
;

gitta,

un gran sospiro ma mia aiutami


to
,

P abbracci
che
l'

e disse

oim

ani,

io

muoio :

e cos detto
.

ri-

cadde in terra sopra

erba del pratello

Il

che veg-

gendo

la
,

giovane

e lui caduto ritirandosi in grem:

bo (i)
che

quasi piangendo disse

o signor mio dolce


,

ti senti

tu

Gabriotto non rispose


tutto
,

ma

ansando

forte e

sudando

della presente vita.

dopo non guari spazio pass Quanto questo fosse grave e noios
1'

so alla giovane

che pi che
il

amava, ciascuna

sei

dee poter pensare. Ella

pianse assai, e assai volte in

(i)

/ grembo, poco

di sopra lia dello in

seno.

NOVELLA
vano
il

VI.
s'

ao9

chiam

ma

poich pur

accoi'se lui del tut-

to esser mortOi avendolo [>er ogni parie del corpo cer-

cato

e in ciascuna trovandol freddo

non sappiendo

che

far

n die

dirsi
,

(i)

cosi lagrimosa
la

come

era e
,

piena d' angoscia

and

sua fante a chiamare


era
,

la

quale di
ria e
il

([ucsto

amor consapevole
le

e la sua mise-

suo dolore

dimostr.

poich miseramente
il
:

insieme alquanto ebber pianto sopra


Gabriotto
,

morto viso di
poich Iddio
vi-

disse la giovane alla fante


,

m* ha
ta
;

tolto costui

io
io

non intendo

pi stare in
,

ma prima

che

ad uccider mi venga

vorre' io
il

che noi prendessimo modo convenevole a servare

mio onore e il segreto amor tra noi stato, e che il corpo del quale la graziosa anima s' partita, fosse sep,

pellito.

cui la fante disse: figliuola mia,


,

non

dir (a)

di volerti uccidere

perciocch

se tu

1'

hai qui peril

duto, uccidendoti, anche nell'altro


sti
,

mondo
,

perdere-

perciocch tu
la

u' andresti in inferno


,

dove

io

son certa che

sua anima non andata

perciocch

buon giovane^fu ; ma molto meglio


uima sua
bisogno
.

da confortarti
l'

e iK'Msaie d'aiutare con orazioni o con altro bene


,

a-

se forse

per alcun peccalo commesso n' ha


il

Del seppellirlo
il

modo

presto qui in que-

sto giardino;

che ninna persona saprh giammai, per-

(a)

Dirsi, qui noa pauTO,

ma

la si

abboDda per uso ddlalingnat

non so che mi pensare, non sa che


gn* altro.
(l)

si

dirct o che dirsi e

ani

Non

dir.

Degno

eli

coruideraxione

il

edere conte
la

la

lingua no-

stra ncir iiii|>(;ralTu


xisn

u esortativo ({uando non col crbo


vi

paiola

nom

un mollo, e {uando
la

la

non no usa un
iserivere,

altro,

scrivi,

cunttif

mangia; con
cantare;
noi.
il

|iarola

non diremo non


il

non mangiare, non

che non fa

latino se

non

col noli, e di qui l'abbiamo tolto

, ,

GIORNATA QUARTA
ci venisse
;

ciocch niua sa eh' egli mai

e se cosi

non

vuogli, mettiamlo qui fuori del giardino e lasciamlo


stare: egli sar

domattina trovato e portatone a casa sua

e fatto seppellire da' suoi parenti.

La giovane, quancontinuamente pia-

tunque piena

fosse d'amaritudine e
i

gnesse, pure ascoltava

consigli della sua fantej e alla

prima
da

pai'te

non accordatasi, rispose alla seconda dicenmarito che io


sofferi

do: gi Dio non voglia che cos caro giovane e cotanto

me amato e mio
sia seppellito

che

a guisa d'uu

cane

o nella strada in terra


e, in

lasciato.
,

Egli
avr

ha avute

le

mie lagrime
;

quanto
l'

io potr

egli

quelle de' suoi parenti


lo

e gi per

animo mi va quel-

che noi abbiamo in ci a fare


di

prestamente por

una pezza
forziere
la
,
,

drappo di

seta, la quale

aveva in un suo

la

mando,

e venuta quella, in terra distesala te-

su

il

corpo di Gabriotto vi posero, e postagli


,

sta
gli

sopra uno origliere

e con molte lagrime chiusigli


,

occhi e la bocca

e fattagli una ghirlanda di rose

e tutto (i ) delle rose che colte avevano empiutolo


disse alla fante: di qui alla porta della sua casa via, e perci tu

ha poca

come acconcio l'abbiamo quivi il porteremo e dinanzi ad essa il porremmo Egli non andr guari di tempo che giorno fia, e sar ricolto j e come che questo a* suoi ninna consolazion sia pure a me nelle cui braccia egli morto, sar un piaed
io cosi
. ,

cere.

cosi detto, da
il

capo con abbondantissime


gitt, e

lagri-

me

sopra

viso gli

si

per lungo spazio pianse.


il

La qual molto

dalla sua fante solllcitata, perciocch


,

giorno se ne veniva

dirizzatasi

quello anello mede,

simo, col quale da Gabriotto era stata sposata

del di-

()

tutto dattorno delle rose ec.

la

stampa del 27.

NOVELLAVI.
to suo trattosi
,

SII
,

il

mise ucl ditu di


,

lui

con piatito di
le

ceudo

caro mio signore


,

se la tua

anima ora

mie

lagrime vede

o ntua conoscimento o sentimento doquella rimane


di colei
a' corpi, ricevi
,

po

la partita di

benigna-

mente r ultimo dono


tanto amasti
.

la

qual tu vivendo co-

questo detto

tramortila addosso gli

ricadde} e dopo alquanto risentita e levatasi , colla fante

insieme preso

il

drappo sopra

il

quale
,

il

corpo gia-

ceva, con quello del giardino uscirono


di lui
si

e verso la casa

dirizzato

cosi

andando, per caso avvenne


,

che dalla famglia del podest

clie

per caso andava a

quella ora per alcuno accidente , furon trovate e prese col

morto corpo. L'Audreuola pi di morte chi di


,

vita disidei^osa, conosciuta la famiglia della signoria

francamente

disse: io

conosco chi

siete voi

e so che

il

volermi fuggire niente monterebbe (i): io son presta di


venir con voi davanti alla signoria e che ci
contarle;
sia di rac,

ma ninno
se

di voi sia ardito di toccarmi

se io
ri-

obbediente vi sono , n da questo corpo alcuna cosa

muovere,

da

me non vuole
,

essere accusato.

Per che,

senza essere da alcun tocca


briotto

con tutto

il

corpo di Gapodesth sen,

n'and in palagio. La qual cosa


si

il

tendo

lev

e
s'

lei nella

camera avendo
:

di ci che

intervenuto era

inform

e fatto da certi medici riil

guardare se con veleno o altrimenti fosse stato

buoalaf-

no uomo ucciso

>

tutti

affermarono del n,
al

ma
,

che che

cuna posta (a) vicina


Monture
Posta

cuore

gli s'

era rotta

(i)

per giov-ire mo'liuiine olUs


,

ti

Uot

in questo lilir,

coti per

importare
|irr

rilevare e salvare.
si

(a)

postema Jirono alcuni che qui


com>

inlrnil*;

il

chenoa
ai

mi dispiace: pure per vena inlendeadula ucdeiei che molto pi


fucc-aK cui aculimeiilo Iella

coa-

, ,

11a
fegato
l'

GIORNATA QUARTA
avea
.

Il

qual ci udendo

e sentendo costei

in piccola cosa esser nocente (i), s'ingegn di


strar di donarle quello clie

mo,

vender non

le

poteva

disse

dove

ella a' suoi piaceri acconsentir si volesse


.

la libererebbe

Ma

non valendo quelle parole


la forza.

oltre
l'

ad ogni convenevolezza volle usar


rilmente

Ma

Anvi-

dreuola da sdegno accesa e divenuta fortissima


si

difese , lui

con villane parole e


venuto
il

altiere ri-

buttando indietro.

Ma

di chiaro, e queste

cose essendo a messer Negro contate, dolente a


te

mor-

con molti de' suoi amici a palagio n'andj e qui,

vi d' ogni cosa dal podest informato

dolendosi do.

mand cbe
l'

la figliuola gli fosse

renduta

Il

podest

volendosi prima accusare egli della forza che fare

avea voluta , che egli da


la

lei

accusato fosse , lodan,

do prima
cosa
l'

giovane e

la

sua costanzia

per approvar

quella, venne a dire ci che fatto avea: per la qual


,

vedendola di tanta buona fermezza


,

sommo amor

avea posto
lei fosse
,

dove a grado a

lui

che suo padre era

e a

non
,

ostante che marito avesse avuto di


volentieri per sua
,

bassa condizione

donna

la spose-

rebbe. In questo tempo


1'

che costoro

cosi parlavano,
,

Andreuola venne

in cospetto del padre


:

e piangendo

gli si gitt

innanzi e disse

padre mio

io

non credo

eh'

e'

bisogni che io la istoria del


vi racconti,

mio

ardire e della

mia sciagura

che son certa che udita l'a-

vete e sapetela j e perci , quanto pi posso , umilmente

Gli Accacleraici della Crusca nel loro vocabolario


citano
il

alla

voce posta

l (love

presente passo

ilei

Boccaccio pigliano questa voce nel

Benso di postema.
(i)

Nocente,
.

il

contrarlo d'innacenle; molto elegante,

ma

ora

t!

dice reo

Mart.

3,

NOVELLAVI.
perdono
vi

31
cio d' nvcre
,

doinnndu del
,

fallo

mio

sen.

za vostra saputa

chi pi

mi

piaccjuc marito preso


la vita

questo dono uon vi

domando perdio
morire vostra
gli

mi

sia

perdonata

ma

|)er

ligliuola e
a'

non vostra
.

nimica; e cosi piagnendo

cadde
,

piedi

Messer
be-

Negro che
,

antico era oramai

uomo

di natura

nigno e amorevole, queste parole udendo, cominci


a piagnere, e piangendo lev la figliuola teneramente
in pi, e disse: igliuola
pii!i

mia,
tal

io avrei

avuto molto

caro che tu avessi avuto


il

marito

quale a
l'

te setal

condo

parer

mio
ti

si

convenia : e , se tu

avevi

preso (piale egli


piacere;

piacea, questo doveva anche a

me

ma
io

1'

averlo occultato, della tua |K>ca fidanza

mi

fa dolere, e

pi ancora vedendotel prima aver pei>


.

duto che

l'abbia saputo

Ma
,
,

pur

poich cosi
egli
,

quello che io
ri gli

jMir contentarti
,

vivendo
si

volentie-

avrei fatto

cio onore
.

come
s'

mio genero
e a' suoi pa-

facxiaglisi alla

morte

E volto

a' figliuoli

renti

comand

loro che le esequie


.

apparecchiasse-

ro a Gabriotto grandi e onorevoli

Eranvi in questo

mezzo concorsi
quanti nella
della corte
il

parenti e le parenti del giovane, che


,

saputa avevano la novt^la


citt

e quasi
,

dunne e uomiui
posto nel

n'

erano

Per che

mezzo
,

corpo sopra
,

il

drappo della Andreuola

e con tutte le sue rose

quivi

non solamente da

lei

dalle parenti di lui fu piamo,


si

ma

{iul)blicamente qua-

da

tutte le

donne

della cituH e
,

da

assai

uomini; e

non a guisa
te

di plebeio
,

ma

di signore tratto della cor


cittadini

pubblica

sopra

gli

omeri de' pi nobili

con grandissimo onore fu jwrlato


di

alla se|>ollura.
il

Quin-

dopo alquanti
DECM. T. U.

di

seguitando

podest quello che


alla
fi-

addomandato avea, ragionandolo messer Negro

l4

, .

GIORNATA QUARTA
,

gliuola
ci

niuna cosa ne volle udire


il

ma

volendole in
assai

compiacere

padre, in

un monistero

famoso
,

di santit essa e la sua fante

monache

si

renderono

onestamente poi in quello

pe]^

molto tempo vissero

NOVELLA VIL
Lia

Simona ama Pasquino : sono insieme in un or: Pasquino si frega a' denti una foglia di salvia f e muorsi e presa la Simona , la quale 'Volendo mostrare al giudice come morisse Pasquino sfregatasi una di quelle foglie a" denti similmente si muore ( ).
to
:
i

JL anfilo era della sua novella diliberato,

quando
grado

il

Re

nulla compassion mostrando all'Andreuola, riguar,

dando Emilia
fosse

sembianti

le

(2) che

a
,

li

che

essa a coloro

che detto aveano

dicendo

(1)

Quello che reiule mirabile questo strano e repentino caso della


si

morte dei due amanti

una botta o rospo tanto mortifero, che, Blanpotesse rendere capace d'uccidere
di

do sotto una pianta

di

salvia, la

istantaneamente chi con una o pi foglie

essa

fregassesi

denti

Contro

il

sentimento

di

tutta

la

medica

facolt,

che

tale allivil

non ha

saputa trovare

nell' alito dei rospi

da rendere istantaneamente mortifero


si
il

colla sola fregagione

d'alcuna delle sue foglie una pianta,

trov

un

medico tedesco chiamato Giovanni Skenk di Graffenberg,


ser per vera, questa sua verit

quale l'as-

corroborando col testimonio di questa

Nov.
di

del Boccaccio, e con quello d'altro caso simile seguito in Tolosa


tale

due mercanti, che similmente per un

accidente uiorirono. Os-

serv.
(2)

med, rare , nuove

e mirabili,

lib.

VII. Marf.dimostrar con


si

sembianti qui posto ^tt far segno,

gli

oc-

chi e col volto: molto diverso da quante altre volte

trovato fin qui,

che non mai per

altro sia posto

che

^ti fingere

NOVFXLA
8

VII.

iS
,

La quale senza alcuna dimora fare incuminci* Gare compagne, la novella detta da Panfilu mi tira a doverne dire una in ninna cosa altro (i) alla sua simile se non che, come 1' An>
continuasse
.

dreuola ucl
di cui dir

ginixlino

perdio

l'

amante

e cos colei

debbo; e similmente presa


,

come l'An-

dreuola fu (a)

non con
si

forza n con virt


.

con morte inopinata

dilibcr dalla corte

ma E come
,
,

altra volta tra noi stato detto,

quantunque amor voabiti, esso


,

lentieri le case de* nobili


riiluta
si
l'

uomini

perci non

imperio di quelle de' poveri

anzi in quelle

alcuna volta le sue forze dimostra


si

che come po.

tentissimo signore dn' pi ricchi

fa

temere

Il

che

ancora che non in tutto

in gran parte apparir nella


citth

mia novella
rientrare
,

con

la

qunl mi piace nella nostra

della quale questo di diverse cose diversa,

juenie ])arlaiido

per diverse parli del

mondo

avvol-

gendoci

cotanto allontanati ci
,

siamo

Fu adunque
zione
,

non gran tempo

in Firenze
la

una

giovane assai bella e leggiadra secondo


e di povero padre figliuola
le
,

sua condi-

la (]ualc

ebbeno>
e
s

me

Simona: e quantunque
il

convenisse colle proprie


,
,

braccia

pan che mangiar volea guadagnare


,

fi-

lando laua

sua vita reggesse


,

non fu perci
e con

di

po-

vero animo
nella sua

che
,

ella
il

non

ardisse a ricevere
gli atti

amore
paro*

mente
d'

quale con

le

le piacevoli

un

gio\ inetto di

non maggior peso


di voler-

di

lei,

che dando andaNu per un suo maestro lanaiuo-

lo lana a filare,

buona pezza mostrato aveva


del 37. nel

li)
(ti)

t Urti, la Itrap t I) Manne'li not


di-l

margine che qui

la

pnl/w

miMiflua;

e neMa stunips

17 ne

fu

omeaM.

. .

GIORNATA QUARTA
.

vi entrare

Ricevutolo adunque in s col piacevole

aspetto

del giovane
,

che V amava
,

il

cui

nome

era

Pasquino

forte disiderando
,

non attentando

di far

pi avanti
al fuso

filando
,

ad ogni passo

di lana filata

die

avvolgeva

mille sospiri pi cocenti che fuo-

co

gittava, di colui ricordandosi


.

che a

filar gliele

ave-

va data

Quegli

dall' altra parte

molto

sollicito dive,

nuto che ben

si filasse

la lana del
,

suo maestro
e

quasi
altra,

quella sola che la Simona filava


tutta la tela dovesse

non alcuna

compiere
1'

pi spesso che
sollicitando
,

l'

altra

era sollicitata (i)


tra

Per che

un

e all'al-

giovando

d' esser sollicitata,

avvenne che
,

l'

un pi
mol-

d' ardir to della

prendendo che aver non solca

l'

altra

paura e della vergogna cacciando che d'avere


,

era usata

insieme
all'
1'

a'

piaceri

comuni

si

congiunsono
aggradirono

Li quali tanto

una parte e

all' altra

che

non che

un

dall' altro aspettasse d' essere invisi

tato a ci, anzi a dovervi essere


all'

faceva incontro l'uno

altro

invitando
d'

cosi questo lor piacere conti-

nuando
alla

un giorno

in

uno
,

altro

e sempre pi nel
disse

continuare accendendosi

avvenne che Pasquino

Simona che
la voleva

del tutto egli

voleva che ella trovasse


l

modo
nar

di poter venire
,

ad un giardino

dove

egli

me-

acciocch quivi pi ad agio e con


essere insieme
.

men
disse

sospetto potessero

La Simona
alla
,

che
nica

le

piaceva

d ato a vedere

al

padre una dome-

dopo mangiare che andar voleva


,

perdonanza
chiamata
la

a san Gallo

con una sua co;npagna


pcrinilo l'ordine
naturai.,ilelle

(i)

t In questo
,

parole :

DaV ahra
si

parie

divenuto quegli mollo sollicito che la lana del suo maestro

filasse bene, quella sola che filava la

Simona,

e non

altra, quasi

dovesse compiere tutta la tela , eru sollicitata pi spesso che V altra

NOVELLA
Lngina
n'
,

VII.

a 17

al giardino slatulc da PnMjuino insegnato se

nnd

Dove

lui

insieme con un suo compagno, clie

Puccino avca nome,


v: e quivi fatto
la

ma

era chiamato lo Stramba, trotra lo

imo amorazzo nuovo


Stramba e
In

Stramba e
giar*

Lagina^
si

essi a far de' lor piaceri in

una parte del

din

raccolsero, e lo
.

Lagina lasciarono in
,

un' altra

Era

in quella parte del giardino

dove Pa-

squino e

la

Simona andati

se n' erano,

un grandissimo
e molto a-

e bel cesto (i) di salvia: a pi della quale postisi a

sedere

e gran pezza sollazzatisi insieme


d'

veudo ragionato

una merenda che


,

in quello orto

ad

animo
con
gie
,

rijiosato

intcndevan di fare
,

Pasquino

al

gran

cesto della salvia rivolto


essa
s'

di quella colse
i

una

foglia, e

incominci a stropicciare
la salvia

denti le gengli

dicendo che

molto bene

nettava d'o-

gni cosa che sopr'essi rimasa fosse


to.

dopo
gli
,

l'aver

mangia-

E
'1

poich cos alquanto fregati

ebbe, ritorn in

su

ragionamento della merenda


.

della qual

prima
,

diceva
egli
s'

guari di spazio persegu ragionando

che

incominci tutto nel viso a cambiare, e appresistette

so

il

cambiamento non
,

guari

che

egli
.

perde
quali

la vista e la parola

e in bricve egli
,

si

mor

Le

cose la

gridare e a chiamar lo
li

Simona veggendo cominci a piagnere e a Stramba e la Lagina Li qua.

prestamente

Ih corsi
,

e veggendo Pasquino

non

so-

lamente morto
re

ma

gih tutto enfiato e pieno d' oscu-

macchie per

lo viso e

per lo corpo divenuto


:

subiI

tamente grid
tu
l'

lo

Stramba
:

ali
il

malvagia femmina

hai avvelenato

e fatto

romor grande

fu

da

(i)
seiisce

Cesio non tolamenlf per cesta o paniere, ccomeaiUiiicnlcwil

R.

ma

ancota

[icr

pianta di frutice e tt erba:

ai8
molti
,

GIORNATA QUARTA
che
vicini al giardino abitavano
,

sentito

Li

quali corsi al
fiato
,

romore
lo

e trovando costui

morto ed enla Si-

udendo

"Stramba dolersi e accusare


1'

m^ona che con inganno avvelenato

avesse
il

ed

ella

per lo dolore del subito accidente che


tolto avesse
,

suo amante

quasi di s uscita

non sappiendosi scu-

sare, fu reputato

da
la

tutti

che

cos fosse
,

come

lo

Stramella
.

ba diceva

Per
,

qual cosa presala

piagnendo

sempre

forte

al

palagio del podest ne fu menata


lo

Quivi prontando (i)

Stramba
,

e l'Atticciato

e'I

Malagevole compagni di Pasquino che sopravvenuti


erano, un giudice, senza dare indugio
alla cosa
,

si

mise ad esaminarla del

fatto

non potendo comprenes-

dere costei in questa cosa avere operata malizia n


ser

colpevole, volle,
il

lei

presente, vedere

il

morto

corpo e

luogo

e'I

modo da lei raccontatogli


lei

percioc-

ch per

le

parole di

noi comprendeva assai bene.

Fattala adunque senza alcuno tumulto col

menare

dove ancora

il

corpo di Pasquino giaceva gonfiato

come una
tosi del

botte,

ed
lei

egli appresso andatovi, maraviglia-

morto,

domand come
,

stato era

Costei

al cesto della salvia accostatasi

e ogni precedente istoin-

ria

avendo raccontata, per pienamente dargli ad


il

tendere (2)

caso sopravvenuto

cosi fece

come Pafre-

squino aveva fatto, una di quelle foglie di salvia


gatasi a' denti.

Le

quali cose mentre che per lo Slram-

(1)

Prontando insistendo.
propriamente sollecitare con importunit. Questo

t Prontare

mho
d'

ilo in disuso, e cosi pure prontiludine e prontezza nel senso

im[)orlunil nel sollecllare.


(2)

Dare da

intendere in pi luoghi di
il

sopra

s'

veduto per fur


.

credere ilfaUo o

finto i qui sa/ar

capace ed informalo del vero

NOVELLA VH.
ha e per
(li

aig
amici e compagni
tiri

lo Atticciato e

per

(^li

altri

Pn8{iiiiio, s

come

frivole e

vane, in presenza
la

giudice erano schernite, e con pi instan/.ia

sua

malvagith accusata

ninna
il

altra

cosa per lor

domanmalva*

dandosi se non che

fuo<:o fosse di cosi fatta


\

gith punitore; la catti

ella

riu? dal

dolore del perduto

amante

e della

paura della dimandata

pena dallo

Stramba

ristretta stava (i),


,

e per l'aversi la salvia

fregata a' denti

in tpiel

medesimo accidente cadde

che prima caduto era Pas<piino, non senza gran maraviglia di (pianti eran presenti
(piali in
.

felici
il

anime

alle

un medesimo

addivenne
!

fervente
,

amore
se

e la mortai vita terminare

e pi
I

felici

se insieme

ad im medesimo luogo n' andaste


ncll' altra vita s'

e felicissime,
,

ama

e voi v* amate
felice

come
della

di (pia

faceste

ma

nolto pi

P anima

Simona

innanzi tratto, quanto al nostro gindicio, che yivi


dietro a lei rimasi siamo
la
,

la

cui innocenzia non pati

fortuna che sotto

la

testimonianza cadesse dello


forse

Stramba e dell'Atticciato e del Malagevole,


scardassierl

o pi

vili

uomini, pi onesta via trovanal

dole con pari sorte di morte

suo amante a
l'

sviluptanto da

parsi dalla loro infamia, e a seguitar


lei

anima

amata del suo Pas(piino


nonsappiendo che

II

giudice quasi tutto

stupefatto dello accidente insieme con (pianti ve n'e-

rano

dirsi,

lungamente soprastetdiss(>:

te; poi in miglior

senno rinvenuto
vcionosa,
,

mostra che
salvia

questa salvia

sia

il

che della

non

suole avvenire.

Ma

acciocch ella alcuno altro of^

(i) Ristretta

stava ^ ave*

il

cuore ri*trelto per lo timore, e non n.'

pea che dire in Ufcta della lua iooocenaa. Mari.

aao
dici

GIORNATA QUARTA
,

fender non possa in simil


e mettasi nel fuoco
.

modo taglisi inflno alle raLa qual cosa colui che del
,

giardino era guardiano in presenzia del giudice fac-

ceudo
ra
,

non prima abbattuto ebbe


la
.

il

gran cesto in

ter-

che

cagione della morte de' due miseri amanti

apparve

Era

sotto

il

cesto di quella salvia


,

una botta
Al-

di maravigliosa grandezza

dal cui venenifero fiato


.

avvisarono quella salvia esser velenosa divenuta


la

qual botta non avendo alcuno ardire d' appressarsi

fattale d' intorno

una
1'

stipa grandissima
il

quivi insie-

m^e con la salvia

arsero e fu finito

processo di mescattivello
.

ser lo giudice sopra la


11

morte di Pasquino

quale insieme con


,

la

sua Simona cosi enfiati

come

erano

dallo

Stramba

e dallo Atticciato e

da Guccio

Imbratta e dal Malagevole furono nella chiesa di san

Paolo
polani

seppelliti
.

della quale per avventura eran po-

NOVELLA

Vili.

Girolamo ama la Salvestra : va costretto da' prieghi della madre a Parigi: torna ^ e tj^uoi'ala
maritata : entrale di nascoso in casa
allato ; e portato in
vestra allato
,

e muorle

una

chiesa

muore la Sal-

lui

J^veva
~cuni al

la

Novella

d'

Emilia

il

fine suo

quando
.

per comandamento del

Re

Neifle cosi comincio

Al-

mio
1'

giudicio

valorose

Donne sono
,

li

quali
j
,

pi che

altre genti si

credon sapere e sanno


a'

meno

e per questo

non solamente

consigli degli

uomini

NOVELLA
ma
d'

Vin.

aai

ancora contra
il

la

natura delle coae presumono


:

opporre

senno loro

della quale presunzione giU


,

grandissimi mali sono avvenuti

e alcun bene non se


1'

ne vide giammai
cose quella
in cunlrnrio
tosto per su
,

percioccbiN tra

altre naturali

che meno riceve consiglio o operazione


,

amore

la cui

natura tale che


si

pi!i

medesimo consumar
via,

pu , che per
animo
,

av-

vedimento tor
vi

m'

venuto nelP
la

di narrar-

una novella

d'

una donna

quale
lei

mentre che eU
si

la cerc d' esser

pi savia che a
,

non

appartenela cosa

va e che non era

e ancora che
il

non sosteneva
,

in che studiava mostrare

senno suo
,

credendo dello

innamorato cuore trarre amore

il

quale forse \' ave-

vano messo

le stelle

per>'enne a cacciare ad
al figliuolo
,

una ora
an-

amore e

1'

anima del corpo

Fu adunque
tichi
il

nella nostra citUi


,

secondo che

gli

raccontano

un grandissimo mercatante e
,

ricco,

cui

nome

fu

Leonardo Sighicri

il

quale

d'

una sua

donna un

figliuolo ebbe,
,

chiamato Girolamo, appresacconci


.

so la nativit del quale

suoi

fatti

ordinata,

mente

pass di (|uesta vita


la

1 tutori

del fanciullo
le

insieme con

madre
Il

di lui

bene e lealmente

sue

cose guidarono.

fanciullo crescendo co' fanciulli de,

gli altri suoi vicini

pi

che con alcuno

altro della
,

contrada
d'

con una fanciulla del tempo suo


,

figliuola

uu
eth,
,

sarto

si

dimestic
si

venendo pi crescendo

r
ro

V usanza (i)

converti in

amore
,

tanto e

fie-

che Girolamo non sentiva ben


costei vedeva: e certo ella
.

se

non tanto
lui,

quanto

non amava men

che da lui amata fosse

La madre

del fanciullo di ci

(i)

Utanta

per amicitia IUm ancor di opra

il

Bocc.

aal
avvedutasi
,

GIORNATA QUARTA
molte volte n
gli disse
,

male e nel

gasti-

appresso co' tutori di lui


se

non potendosene Giche


si

rolamo rimanere,
credeva per
la

ne dolse j e come colei

gran ricchezza del figliuolo


,

fare del

pruno un melarancio (i)


fanciullo
ci
,

disse loro: questo

nostro

il

quale appena ancora non ha quattordi-

anni

innamorato
,

d'

una
la
,

figliuola d'

un

sarto
,

nostro vicino noi dinanzi


si

che ha
gliele

nome
,

Salvestra

che

se
la
,

non

leviamo

per avventura egli


il
j

prender un giorno
,

senza che alcuno


lieta

sappia

per moglie

e io

non sar mai poscia


,

o egli
:

oi

consumer per
perci
veste

lei

ad altrui
,

la

vedr

maritare
il

mi parrebbe che per


in alcuna parte

fuggir questo, voi

do-

mandare lontano

di qui ne' ser-

vigi del
costei
,

fondaco

perciocch dilungandosi da veder

ella gli uscir dell'

animo

e potremgli poscia
I tutori dis-

dare alcuna giovane ben nata per moglie.


sero che la

donna parlava bene


;

e che essi ci farebil

bero al lor potere


fondaco
,

e fattosi
l'

chiamare

fancmllo nel

g'

incominci

uno a

dire assai amorevol,

mente

fi

gliuol

mio

tu

se'

oggimai grandicello

egli

ben

fatto

che tu incominci tu medesimo a vedere


:

de'

fatti

tuoi

per che noi

ci

contenteremo molto

che tu andassi a
te della

stare a Parigi alquanto,

dove gran partraffica


:

tua ricchezza vedrai

come

si

senza

che (a) tu diventerai molto migliore e pi costumato


(i)

Fare

di un pruno un melarancio
il'

Questo

pioverl)io

pare

ia

certa

maniera preso da quello

Ateneo Lib. V.

Ex

iliymbra

nemo
del

queat conficere lanceam,

e Galiriello Sinieoni

rivoltando quello

Boccaccio, nelle sue Satire disse:

D'un melarancio Jar

spesso

un

pruno.
(2)

Senza che, per quello che


il

oggi

comunemente diciamo oltrech,

mollo spesso disse

Bocc.

NOVELLA
e
pii^i

vili.

aa3
quc'sivi so-

da bene

]h*,

che

cfui

non faresU, vegg^ndo


gentili

gnori e <jue' baroni e

cpii;*

uomini

che
te

no
trai

assai, e de' lor

costumi apprendendo, poi

ne p*
,

qui venire

Il

garzone ascoll diligentemente


j

in brieve rispose niente volerne fare

perciocch egli

credeva cos bene


ze
.

come un

altro potersi slare a Firen,

valenti
il

uomini udendo questo


;

ancora con pi
altra

parole
risposta

riprovarono
alla

ma nou

potendo trame

di
gi

madre il dissero . La qual fieramente ci adirata non del non volere egli andare a Parima del suo innamoramento gli disse una gran vil,
,

lania

e poi con dolci parole raumiliandolo

inco-

minci a lusingare e a pregare dolcemente che


vesse piacere di far quello che volevano
i

gli

do-

suoi tiitori:
di dovervi
.

e tanto

gli

seppe dire

che

egli acconsent
j

andare a stare uno anno e non pi

e cos fu fatto

Andato adunque Girolamo a Parigi fieramente


morato
,

inna-

domane ne verrai (i) vi fu due anni tenuto Donde pi innamorato che mai tornatosene, trov la sua Salvestra maritata ad un buon giod' oggi in
.
,

vane che faceva


sura dolente
.

le

trabacche ; di che egli fu oltre mi-

Ma
,

pur veggendo che


:

altro esser

non
dove

poteva

s'

ingegn di darsene pace


a casa

e spinto Ik

ella stesse

secondo V usanza de' giovani innalei


,

morati incominci a passare davanti a

credendo

che

ella
lei

non avesse
;

lui

dimenticato

se

non come egli


.

aveva
si

ma
,

l'

opera stava in ahra guisa


,

Ella

non

ricordava di lui
se

se

non come

se

mai non

Io avesse
si

veduto; e

pure alcuna cosa se ne ricordava,

mo-

li]

J^oggi

in

domane ne

verrai:

tal

parte di petioJo, utati piovcfi*

bialmente. da oaMttani pi che da imitatai. Rlli.

aa4
strava
il il

GIORNATA QUARTA
contrario; di clie in assai piccolo spazio di

tempo

giovane
.

s'

accorse

non senza suo grandis-

simo dolore

Ma
,

nondimeno ogni cosa faceva che po-

teva per rientrarle nello


gli

animo j
,

ma

niente parendo,

adoperare

si

dispose
.

se

morir ne dovesse

di

parlarle esso stesso

da alcuno vicino informatosi


,

come
erano

la ella

casa di lei stesse

una

sera che a vegghiare


,

'1

marito andati con lor vicini


v'

nascolei die-

samente dentro
tro a
se
,

entr
,

e nella

camera
erano
,

di
si

teli

di trabacche

che
,

tesi v'

nasco-

tanto aspett che


,

tornati costoro e
lei

andatise;

ne

al letto

sent

il

marito di

addormentato
la Salvestra

e l

se n'

and dove veduto aveva che


s'

cori-

cata (i)

era

e postale la sua
:

mano
,

sopra

il

petto
?

pianamente

disse
,

o anima mia
,

dormi tu ancora
;

La giovane
io

che non dormiva


:

volle gridare

ma
,
,

il

giovane prestamente disse

per Dio non gridare

che
tutta

sono

il

tuo Girolamo
:

Il

che udendo
,

costei

tremante disse
passato quel
si disdisse 1'

deh per Dio

Gii'olamo, vattene; egli

tempo che

alla nostra fanciullezza


.

non

essere innamorati

Io sono

come

tu ve-

di

maritata; per la qual cosa pi non sta bene a

me
,

d' attendere

ad

altro

uomo

che

al

mio marito: per che


j

io

ti

priego per solo Iddio che tu te ne vada


ti sentisse
,
,

elio

se

mio marito
ne seguisse

pognamo che

altro

male non

si

ne seguirebbe che mai in pace n in

riposo con lui viver potreij dove ora amata da lui, in

bene e in

tranquillit

con
,

lui

mi dimoro

Il
:

giovane

udendo queste parole


(i)

sent noioso dolore

e ricordaNel
fi

Coricarsi e corcarsi usa


si

il

Boccaccio per porsi

giacere

Peliarca

Uova in alcuni

lesti

scritto si

corc, ed in molli pi

coleo

NOVELLA Vm.
Iole
il

aaS

passato

tempo e

'1

suo amore mai per distanzia


prieglii e

non nirnomato (i), e molli


dissime mescolale
,

promesse gran.

ninna cosa ottenne


la

Per cbe

disi-

deroso di morire, ultimamente


rito di tanto
si

preg che in meegli allato a lei


si

amore

ella soficrisse

che

coricasse

tanto che alquanto riscaldar


;

potesse

vh era agghiacciato aspettandola


n
le

promettendole che
e,

direbbe alcuna cosa n


riscaldalo fosso
di
, ,

la

toccherebbe,

come

un poco

se n'andrebbe.
lui
,

La

Salvestra
le condiil

avendo un poco
zioni dato da lui

compassion di
il

con

concedette

Coricossi
,

adunque

giovane allato a
pensiero
il

lei

senza toccarla

e raccolto in

un

lungo amor portatole e


,

la

presente durez-

za d lei e la perduta speranza


vivere;
to fare
,

diliber di pi

non

(^)o

ristretti in

s(>

gli spiriti,

senza alcun motsi

chiuse

le

pugna

allato a lei

mori.

E dopo
,

ahptnnto spazio

la

giovane maravigliandosi della sua


il

contenenza

temendo non
:

marito
,

si

svegliasse
te

co?

minci

a dire

deh Girolamo

ch non

ne vai tu

Ma

non sentendosi rispondere, pens


.

lui essere
,

addorsi

mentato

Per che
,

stesa oltre la

mano
,

acciocch
il

svegliasse

il

cominci a icnLire
,

e toccandolo
si

tro-

come
:

ghiaccio

freddo; di che ella


,

maravigli

forte
egli

e toccandolo con piii forza


si

e sentendo che

non

movea
:

dopo pi
che oltre

ritoccarlo

cognobbe che

egli era

morto

di

modo

dolente, stette gran

(i)

Menomato^
<|urslo Te(bo

hfllinmo h qnnto pr minorato,

ma noa

polrrb-

Iw
del

li

menomare

Hir

uso in tutU
li

la

taa

ctteni''<De

come

vrrho minorare o diminuire che

conitponJono. Mari.

(a} Del |)cnsicro e coa di molla maraviglia da raccontar tra legioTani


lo
:

ma rome

ai

accompagni

col

verisimile,

non che

col vero, coloro

conoscono, che pi Maoti penetrano col tapetc.

226

GIORNATA QUARTA
farsi
.

pezza senza saper che

Alla fine prese consiglio


il

di volere in altrui persona tentar quello che

marito

dicesse da farne

e destatolo

quello che presenzial,

mente (i)

a lui
,

avvenuto era
il

disse essere

ad un

altro

intervenuto

e poi

domand,
.

se a lei avvenisse,

che

consiglio ne prenderebbe

Il

buono uomo
morto

rispose che

a lui parrebbe che colui che

fosse si dovesse

chetamente riportare a casa sua, e quivi lasciarlo, senza alcuna malavoglienza alla donna portarne
le fallato disse
: ,

la

qua-

non

gli

pareva eh' avesse Allora


.

la

giovane

e cosi convien fare a noi

e presagli la
.

mano

gli fece

toccare
si

il

morto giovane
,

Di che
,

egli tutto

smarrito
colla

lev su

e acceso

un lume
,

senza entrare

moglie in

altre novelle

il

morto corpo de' suoi


alcuno indugio (aiu-

panni medesimi

rivestito, e senza

tandola (2) la sua innocenza) levatoselo in su le spalle,


alla

porta della casa di lui nel port


.

e quivi

il

pose

e lasclollo stare

E venuto il
madre j

giorno

e veduto costui

davanti

all'

uscio suo morto^ fu fatto

il

romor grande,

e spezialmente dalla

e cerco (3) per tutto e

riguardato

non trova toglisi n piaga n percossa

(i)
(2)

Piesenlemenle.
{

Nella ediz. del

27 aiutandogli
riferisce

la

sua innocenza A\ Salviati,


lil)ri,

non avendo

trovala questa
si

lezione in alili

la

rigetta; e, per far


alla

vedere che quell'affisso

non

al

marito,

ma

donna, sup-

pone che

Neifile interrompa qui luti' ad

un

tratto la sua narrazione,

e mostri con cos falle parole {le quali, i\c' egh

/ormano un concetto
la

da per se spiccalo in

tutto

dal precedente) che

stessa
il

innocenza
marilo delegli slesso

della Salvestra l'aiutava a rendere s facilmente persuaso


la verit della

cosa.Veggasi quanto ne dice pi diffusamente


il

negli Avvertimenti sopra


(3)

Decani,

t.

1.

1.

1. e.

XI,

pochi

altri

Cerco per cercato, tocco per toccato, mostro per mostrato: t tali ne ha la lingua nostra per vezzo, non per regola; per-

ciocch non cosi dir canto per cantato n altro tale.

NOVELLA
alcuua
,

Vm
.

aa7
lai di

per

li

medici generalmente fu creduto

dolore esser morto cos


cor|)o portato in
sa

come

era

Fu

adunijuc questo
la

una chiesa, e quivi venne


altre

doloro,

madre con molte

donne parenti e vicine


1'

sopra lui

cominf*iaroao dirotUimente secondo

usan-

za nostra a jiingnere e a dolersi.


to

mentre

il

corrotin casa

(i) grandissimo

si

facea

il

buono uomo

cui

morto era

disse alla Snlvestra

deli ponti

alcun

mantello in capo , e va' a quella chiesa dove Girolamo


stato

recato, e melliti ira le donne, e ascolterai


si

quello che di questo fatto


migliante
tra gli

ragioua, e io far

il

si-

uomini

acciocclu^ noi sentiamo se


si

alcuna cosa contro a noi

dicesse
,

Alla giovane
,

he

tardi

ero diveniUa pietosa

piacque

come
e an-

a colei che

morto

(lisid<Tava di

veder colui a cui vi,

vo non avea voluto


dovvi
.

d'

un

sol bascio piacere

Mnravigliosa cosa a pensare quanto sicno

difficili
il

ad investigare

le forze

d'amore. Quel cuore,

(|iiale la lieta
,

fortuna di (nitriamo
1'

non avea potuto

aprire

la

misera

aperse

l'

antiche

fiamme

risu,

scitatevi

(a) tutte
il

subitamente mut in tanta piet


,

come
sa
,

ella

viso

morto vide

che

sotto
,

'1

manici chiu-

tra
al

donna e donna mettendosi

non

ristette

prima

che

corpo fu pervenuta: e quivi mandato fuori un


,

altissimo strido

sopra

il

morto giovane

si

gitt col

suo viso

il

quale non bagn di molte lagrime , pcrci-

(i)

Corrotto

Pitnlo eh

ti fa *

morti.

Si usa questo termine presrntemante in


ai ilice lutto
,

Lombardia,

ma

in Toarana

e cos lutti gli scritturi

MarU
il

(i)
tersi

Avverti risuscitatevi transiiivo, essendo


si

suo proprio

di

met-

assoluto, ed in alcuni
i

legge tuieitatevi, ritvegliattvi} bench io

tutti

modi

sta bene.

aaS
occli

GIORNATA QUARTA
prima noi tocc
, ,

che

come

al

giovane
.

il

dolo-

re la vita avea tolta

cos a costei tolse

Ma
si

poicli

riconfortandola le donne e dicendole che su

levasse

alquanto

non
la
,

si

non conoscendola ancora e poich ella levava levar volendola e immobile trovando, ,

pur sollevandola
.

ad una ora

lei esser la

Salvestra

e morta conobbero

Di che

tutte le
,

donne che quivi


il

erano
assai

vinte da doppia piet


.

ricominciarono

pianto

maggiore

Sparsesi fuor della chiesa tra gli uo,

mini

la novella
lei,

la

qual pervenuta agli orecchi del


,

marito di

che tra loro era

senza ascoltare o con,

solazione o conforto da alcuno

per lungo

spazio

pianse

poi ad assai di quegli che v' erano racconta-

ta la istoria stata la notte di questo giovane e della


glie
,

mo-

manifestamente per

tutti
il
,

si

seppe

la

cagione
.

della

morte di ciascuno ;
la

che a
e
lei

tutti dolse

Presa

adunque
s'

morta giovane
i

cos

ornata

come
let-

acconciano

corpi morti

sopra quel medesimo


a giacere
,

to allato al

giovane la posero
,

e quivi lun-

gamente pianta
seppelliti

una medesima sepoltura furono amenduni : e loro li quali amor vivi non
in
,

aveva potuto congiugnere


separabile compagnia
.

la

morte congiunse con

in-

NOVELLA

IX.

Messer Guigiemo (i) Rossiglione d a mangiare alla sua moglie


il

cuore di messer Guigliel-

mo Guardastagno
il

ucciso

da

lui e

die ella sappiendo poi ,

si gitta

finestra in terra e muore , e col


seppellita
.

amato da lei: da ima alta suo amunte

issendo E,

In novella di Ncifile finita


le

,non senza aver


il

gran compassion messa in tutte


il

sue compagne,
il

Re,

qual non intendeva di guastare


,

privilegio di Dio.

neo

non essendovi
(s)

altri a

dire

incominci
,

E' mi

si

para

dinanzi

pietose

Donne
di

ima novella

alla

qual, poich cos degl' infortunati cos d'amore vi duole


,

vi

converr non

meno

compassione avere
a'

clie

alla passata,

perciocch da pi furono coloro


,

quali

ci

che

io dir

avvenne

e con pi fiero accidente

che quegli

de' quali parlato

Dovete adunque sapere che, secondo che racconta-

no

Provenzali

in

Provenza

fui*on gi

due

nohili ca-

valieri, de' quali

ciascuno e castella e vassalli aveva sotto

di s, e aveva l'uno

nome messer Guiglielrao Rossiglio*

ne V l'altro messer GuiijlielmoGuanlastagno; e perciocch


s'
1'

uno e

l'

alilo era prod'

uomo

molto

nell'

arme,

armavano
(i(

assai,

e in costume avcan d'andar sempre

Gmiglielmo e Guglielmo

si

liora crlto pet

li

Imoui Usti

Man

difTereiiaa.
(q)

l'ammisi parala,
e'

il

lesto

Mann,
27
,

la

rtU.

di

LTtmio e Ji Mi-

lano:

mi

si

para,

le edi*.

ikl

del

73 e

lei .'7.

DEC\M. T. IL

a3o
insieme, e

GIORNATA QUARTA
giostra o
altro fatto d'

ad ogni torniamento o
vestiti

arme
cia-

d'una

assisa (i).

E come

che

scun dimorasse in un suo


tro lontano

castello, e fosse l'un dall'al-

ben diece miglia, pure avvenne che, avenmesser Guiglielmo Guarda1'

do messer Guiglielmo Rossiglione una bellissima e


vaga donna per mglie
stagno fuor di misura
,

non ostante
, s'

amist e la comdi lei, e tanto or

pagnia che era tra loro

innamor
,

con un

atto e or

con un

altro fece

che

la

donna

se

n' accorse, e conoscendolo per valorosissimo cavaliere,


le

piacque e cominci a porre amore a


lui disiderava

lui

in tanto
al-

che ninna cosa pi che


tro attendeva

o amava, n
:

che da

lui essere richiesta


,

il

che non

guari stette che avvenne


ta e altra
,

e insieme furono e una vol.

amandosi forte
,

E men
il

discretamente in,

sieme usando
forte

avvenne che
,

marito se n' accorse


il

e
al

ne sdegn

in tanto

che

grande amore che


j

Guardastagno portava in mortale odio converti


meglio
il

ma

seppe tener nascoso


il
.

che

due amanti non


,

avevan saputo tenere


del tutto d' ucciderlo

loro

amore
,

e seco diliber
il

Per che
,

essendo

Rossiglio-

ne in questa disposizione
torneamento
si

sopravvenne che un gran


il

bandi in Francia,

che

il

Rossiglione
e mandgli
,

incontanente signific al Guardastagno


a dire che
,

se a lui piacesse

da

lui venisse

e insie.

me

diliberrebbono se andar vi volessono

come
fallo
il

Il

Guardastagno lietissimo rispose che senza


seguente andrebbe a cenar con lui
.

Il

Rossiglione

udendo questo
lo uccidere
:

pens

il

tempo

esser venuto di poter-

e armatosi

il

di seguente,

con alcuno suo

(t)

Assisa, divisa, livrea.

,,

NOVELLA IX.
fniuiglian^ monttS a cavniio
,

a3i
un miglio
in
.

e fono
si

fuuri

del suo castello in

l>osco

ripose

guaio (t)
1^

donde doveva

il

Guardastagno passare
,

avendolo

per un buono spazio atteso

venir lo vide disarmalo


,

con due famigliari appresso disarmati

come
in

colui

che

di niente
il

da

lui si

guardava

e
,

come

quella

parte

vide giunto dove voleva

fellone e pieno di
gli usci

mal

talento con
:

una lancia sopra mano


se'

addosil

so gridando
gli di

(a) tu

morto ; e

il

cos dire e
Il

dar-

questa lancia per lo petto fu una cosa.


,

Guar-

dastagno

senza potere alcuna difesa fare o pur dire


,

una parola

passato di quella lancia cadde


I suoi famigliari,
s'

e poco

appresso mor.
to chi ci fatto

senza aver conosciu-

avesse
si

voltate le teste de' cavalli


il

quanto pi poterono
lor signore
il
.

fuggirono verso
,

castello del

Il

Rossiglione

smontato, con un coltello

petto del Guardastagno apr e colle proprie


gli

mani

il

cuor

trasse

e <|uel fallo avviluppare in


,

un

jien-

noncello (3) di lancia


gliari

comand ad un

de' suoi fami-

che nel

])ortasse) e

avendo a ciascun comandato

che niun
la
,

fosse tanto ardito ciie di questo facesse paro-

nmont

a cavallo
.

ed

essendo gi notte

al

suo
il

castello se

ne torn

La donna, che
la sera a
,

udito aveva

Guardastagno dovervi eseer


derio grandissimo
si
1'

cena e con desi,

aspettava

non vedendol veuire


:

maravigli forte
,

e ai marito disse

come

coi,

messere

che
:

il

Guardastagno non venuto


,

cui

il

marito disse

donna

io

ho avuto da

lui

che

egli

non

(i)

In aguato,

l'ctlii. del

iS^T-

(i)
(3)

t Tradlrw,

tu se' morto;
ijucl ]Htro

tampa Jel 37.

Pennoneello :

ili

Irappo che ti |M>ne vicino aiU |>u>.U

tWIU Uocia

guisa di baotlicra, cbe anche klicinniu banderuola.

233
ci

GIORNATA QUARTA
essere di qui

pu

domane
.

(i)j di che la

donna un
si

poco turbata rimase

Il

Rossiglione smontato
:

fece

chiamare

il

cuoco
,

e gli disse

prenderai quel cuor

di cinghiare (2)
la

e fa' che tu ne facci

una vivandetta,
,

migliore e
,

la

pi dilettevole a mangiar
,

che tu

saij

quando

a tavola sar
.

me
,

la

manda in una scodeltutta


1'

la d' argento

Il

cuoco presolo e postavi


sua

arte

e tutta

la sollictudine

minuzzatolo e messevi di

buone

spezie assai

ne fece uno manicaretto (3) tro]>


,

p buono. Messer Guiglielmo quando tempo fu, con la sua donna si mise a tavola La vivanda venne ma egli per lo malificio da lui commesso nel pensie. ,

ro impedito, poco mangi.


nicaretto
s to
,

Il

cuoco

gli

mand
alla

il

mamol-

il

quale egli fece porre davanti


,

donna,

mostrando quella sera svogliato


.

e lodgliele
,

La donna
tutto

che svogliata non era

ne cominci a
ella
il

mangiare,

e parvele
.

buono ^ perla qual cosa


il

mangi
donna
v'

Come

cavaliere
,

ebbe veduto che


:

la

tutto

l'

ebbe mangiato
?

disse

donna

chente

paruta questa vivanda


,

La donna
Io
il

rispose:

monsi-

gnore
ti

in
,

buona
il

f, ella

m'
,

piaciuta molto. Se m'aivi

Iddio

disse

cavaliere

credo

me

ne

maraviglio, se morto v' piaciuto ci che vivo pi che


altra cosa vi piacque.

La donna, udito
?

questo, alquan-

to stette

Poi disse

come
?

che cosa questa che voi


cavalier rispose
;

m'

avete fatta mangiare

Il

quello

che voi avete mangiato

stato

veramente
,

il

cuore di
,

messer Guiglielmo Guardastagno


-disleal

il

qual voi

come

femmina
Di
qui a

tanto amavate

e sappiate di certo

(1)

R.

domane,

infino

a domani,
pi cose appelilose.

(2) (5)

Cirghiare , cinghiale.

Manicaretto, vivanJa comjiosta

di

NOVELLA
cb' egli
fi

IX.

a33
mani
al-

slato dosso

percioccliA io coiv queste


,

gliele strappai

poco avanti

che

io tornassi, del ])etto.

La donna udendo questo di tra cosa amava se dolorosa


,

colui cui ella pi


i\i

che

non da domandare)
che

dopo

al([uaiilo disM.*

voi Taceste quello che disleale


;

e malvagio cavalier dee fare

se io

non sforzanpena

domi

egli

l'

nvea del mio

amor

fatto signore e voi in

questo oltraggiato, non egli,


portare
.

ma

io

ne doveva

la

Ma unque

(i) a Dio non piaccia che sopra


,

a cosi nobii vivanda


d*

come

stata quella del cuore

un

cosi valoroso e cosi cortese cavaliere,


,

come niesvivanda
quale diesi
;
,

ser

Guiglielmo Guardastagno fu
.

mai

altra

vada

levata in pi^ per


,

una

finestra, la

tro a lei era

indietro senza altra diiibcrazione


finestra era
,

la-

sci cadere

La

molto

alta

dn terra

per

che

come

la
si

donna cadde
disfece
, .

non solamente mori

ma

quasi tutta

Messer Guiglielmo vedendo


:

questo

stord forte
d<''

e parvegli aver mal fatto

e tefatti

mendo
sellare

egli
i

paesani e del conte di Proeuza


,

cavalli

and

puto per tutta

la

La mattina seguente contrada come questa casa era


via.

fu saslata:

per che da quegli del castello di messer Guiglielmo

Guardastagno

e da quegli ancora del castello della


i

donna
corpi
la

con grandissimo dolore e pianto furono


e nella chiesa del castello

due
del-

ricolti,

medesimo
posti
,

donna

in

una medesima sepoltura fur

e so-

pr' essa scritti versi significanti chi fosser quegli

che

dentro sepolti
loro morte

v'

erano

il

modo

e la cagione della

(a)

Unque,

cio

Mai. Vnqua

ditte

tempre

il

Peinrca.

i34

GIORNATA QUARTA

NOVELLA
La moglie
tutto lui
sti si

X.

un medico per morto mette un suo amante addoppiato in una arca , la quale con
d'

due usurai
,

se

ne portano in casa
;

Que-

sente

e preso per ladro

la

fante della
messo
laond' egli

donna racconta alla


scampa dalle forche,
e

signoria, se averlo
,

neir arca dagli usurieri imbolata


i

prestatori d'avere
.

V ar-

ca furata sono condennati in denari

^olamente
al

Dioneo

avendo
:

gi
il

il

Re

fatto fine

suo dire

restava la sua fatica

quale ci cono-

scendo, e gi dal

Re
a

essendogli imposto, incominci.


,

Le
voi

miserie dcgP infelici amori raccontate


,

non che a

Donne
:

ma

me hanno
.

gi contristati gli occhi

e
a

'1

petto
se

per che io

capo
,

ne venisse

sommamente disiderato ho che Ora lodato sia Iddio che finite


,

sono
ta

salvo se io

non

volessi a questa
',

malvagia derra-

(i) fare una mala giunta

di

che Iddio mi guardi.


,

Senza andar pii


quanto
indizio

dietx'o a cos

dolorosa materia
,

da

al-

pii lieta e

migliore incomincer

forse

buono
si

dando
.

a ci che nella seguente giornata

dee

raccontare

(l)

Derrata, quello

clie si contratta

in vendila, vale anche per porla der-

Tuone o quantit di qualsivoglia cosa. Prima la giunta, che


rata,
si

lice

quanrlo l'aggiunta supera

il

principale.

{ Potrebbe
derrata

forse tornar in acconcio in qualche

caso dire:

prima la

giunta che la derrata,

ma

il

proverbio usilalo ; pi la giunta che la

TVOVELLA X.
Dovete adunque sapere
,

a35
,

bellissime giovani

che

ancora non gran tempo che in Salerao fu un grandissimo modico in cinigia


,

il

cui

nome
all'

fu maestro

Mazseo

delia

Montagna

il

quale gih

ultima vec-

chiezza venuto, avendo presa per moglie una bella e


gentil giovane della sua citt
,

di

nobili vestimenti

ricchi

e d' altre gioie e tutto ci che ad una

donna

pu piacere, meglio che


ta
s
;

altra del la citt teneva forni,

vero che
colei
.

ella

il

pi del tempo stava infreddata


letto era

come

che nel
,

mal dal maestro tenuta


di Chinzifeste
,

coperta
ca
,

Il

di cui

quale come messer Ricciardo dicemmo alla sua insegnava le


,

cosi

costui a costei mostrava che

il

giacere con una


d
,

donna

(i)

si

penava a

ristorar

non so quanti

e simili

ciance; di che ella vivoa pessimamente contenta.


si

come

savia e di grande
si

animo

per potere quello

da casa risparmiare,

dispose di gittarsi alla strada e


:

voler logorar dello altrui


dati
,

e pi e pi giovani riguar-

nella (ine
la
.

uno ne
clie

le fu all'

animo
il

nel quale ella

pose tutta
il

sua s{)eranza, tutto


il

suo animo e tutto

ben suo

Di

giovane accortosi e piacendogli


tutto
il

forte,

similmente in

lei

suo amor rivolse. Fra

costui chiamato Ruggieri da leroli ,di nazion nobile,

ma

di cattiva vita e di biasimevole stato


s'

in tanto
gli

che

parente nd amico lasciato

avea che ben

volesse

o che
che

il

volesse vedere j e jKir tutto Salerno di ladroalti'c

necci o d'
la

vilissimc cattivit era


,

infamato

di

donna poco cur

piacendogli esso per altro;


,

e con ujia sua fante lauto urdiu

che insieme furono.

(i)

^ Con una donna una

volta,

la

aUinpa del i5l7

fU

chr

sento coti tiihieda.

2 36

GIORNATA QUARTA
,

poich alquanto diletto preso ebbero

la

donna

gli

cominci a biasimare la sua passala vita e a pregarlo


che per amor di
lei di

quelle cose
,

si

rimanesse; e a

dargli materia di farlo

lo

incominci a sovvenire
e

quando d' una quantit di denari

quando

d' un' altra assai di-

in questa
,

maniera perseverando insieme


avvenne che
il

scretamente

al

medico fu messo
l'

tra le

mani uno infermo

quale aveva guasta


il

una

delle
,

gambe

Il

cui difetto avendo

maestro veduto
,

dis-

se a' suoi parenti

che, dove uno osso fracido


,

il

quale
si

aveva nella gamba

non

gli si

cavasse, a costui
la
;

con-

veniva del tutto o tagliare tutta


e a trargli
1'

gamba o morire,

osso potrebbe guerire

ma

che

egli altro

che per morto noi prenderebbe: a che accordatisi


coloro
11

a'

quali apparteneva , per cos gliele diedero


l'

medico avvisando che

infermo senza essere adopla

piato (i)

non sosterrebbe
,

pena n

si

lasceiebbe

medicare
servigio
stillare
,

dovendo attendere in sul vespro a questo


mattina d' una sua certa composizione
la

f la

una acqua

quale

1'

avesse, bevendola, tanto

a far

dormire, quanto esso avvisava di doverlo poter


,

penare a curare j e quella fattasene venire a casa


la

nel-

sua camera (2) la pose


si

senza dire ad alcuno ci


,

che

fosse

Venuta

l'

ora del vespro


,

dovendo

il

maestro andare a costui

gli

venne un messo da
,

certi

suoi grandissimi amici d' Amalfi (3)

che

egli

non

dovesse lasciar per cosa alcuna che incontanente l

non andasse , perciocch una gran


~
(1)

zuffa stata v' era

j4doppiare dar l'oppio sonnifeio: alloppiare.

(2)

t In una finestra della sua camera,


Amaiil
citt lontana

la etlir. del

27. ed alcune

pi aniiche.
(5j

da Salerno

XY

miglia.

NOVELLA
di

X.
.

a37
medico
,

che molti v'erano

stati

fediti

Il

prolunsali

gata nella seguente mattina la cura della


to in su

gamba,
la

una barchetta,

n'

and ad Amalfi: per

qual

cosa

la
,

donna sappiendo

Ini la notte
,

non dover
si

toniart;

a casa

come

usata era

occultamente
il

fece irenireil

Ruggieri, e nella sua ramer


rtS iniiiio

mise e dentro

vi ser-

a tanto cbe certe altre ]>ersouc della casa si


.

andas.sero a dormir*;
la
il

Standosi adunque Ruggieri nella

camera e aspettando
d durala

donna

avendo o per

faticii

jhu'

cibo salalo he mangiato avesse


sete
,

forse per usanza


la iinrstra
il

ima grandissima

gli

venne nella

veduta (piesta guastada d' acqua ( i)


lo

quale

medico per

infermo aveva

fatta
,

e credendola

ac(pia da bere, a bocca postatasi


stette guari
,

tutta la

bevve; n

che un gran sonno


,

il

prese e fussi addor-

mentato. La donna
se

ne venne, e

come prima |)ot, nella camera trovato Ruggieri dormendo lo inco,

minri a tentare e
si

a dire

con sommessa voce che su


:

levasse
si

Ma

piesto era niente


.

egli

non rispondea
tar>

movea punto
pii\ forza

Per che

la

donna alquanto
,

bata con

il

sospinse dicendo: leva su


,

dormi-

glione; ch(> se tu volevi dormire

tu te ne dovevi an.

dare a casa tua

non venir qui

Ruggieri cosi so>


la

spinto cadde a terra d'

una cassa sopra

quale era

altra vista

d'alcun sentimento fece, che avrebbe


.

fatto

un corpo morto
il

Di che

la

donna alquanto spa-

ventata

cominci a voler rilevare e a dimenarlo pi


;

forte e a prenderlo per lo naso e a tirarlo per la barba

ma

tutto era nulla

egli

aveva a buona caviglia legato

(i)

t Nel

letto

Mtnn.

acifua non i. Altri tetti hanno guuttadeUM

f acqua

a38
l'

GIORNATA QUARTA
.

asino

Per che

la

donna cominci
g'

temere non

fos-

se

morto}

ma

pure ancora
e'
:

incominci a strignere

agramente
cesa
j

le carni

a cuocerlo

con una
,

candela ac-

ma

niente era

per che
fosse
il
.

ella

che medica non


,

era

come che medico

marito

senza alcun
so-

fallo lui credette esser

morto

Per che amandolo


,

pra ogni altra cosa


da

come

facea

se fu dolorosa far

non

domandare
lui

non osando

romore

tacita-

mente sopra
donna

cominci a piagnere e a dolersi di


.

cosi fatta disavventura


la

Ma

dopo alquanto
al

temendo
,

di

non aggiugnere

suo danno vergogna


era

pens che senza alcuno indugio da trovare

modo
e

come

lui

morto
,

si

traesse di casa

n a ci sappieu,

dosi consigliare

tacitamente chiam la sua fante


,

la sua disavventura mostratale

le chiese
,

consiglio

La

fante

maravigliandosi forte

e tirandolo ancora

ella e strignendolo e senza

sentimento vedendolo, quel


,

disse

che
;

la

donna dicea

cio veramente lui esser


.

morto

e consigli che

da metterlo fuor di casa era

A cui la
egli

donna
si

disse

dove

il

potrem noi porre, che

non
,

suspichi (i) domattina, quando veduto


sia

sar

che d qua entro


:

stato tratto

A cui

la fan-

te rispose

madonna,

io vidi questa sera al tardi di-

rimpetto

alla

bottega di questo legnaiuolo nostro vi-

cino un' arca

non troppo grande


1'

la

quale

se

'1

maestro non

ha

riposta in casa
;

verr troppo in

concio (2) a' fatti nostri

perciocch dentro vel potre colp d'


il

trem mettere
lo
^

e dargli
.

due o

un

coltel-

e lasciarlo stare
Suspichi,
sos|ielli.

Chi in quella

troverr

non

so

(1)

(2) III

concio, di sopra ha in acconcio, in destro, che sono

il

me-

Jcsimo.

NOVELLA
perchA
pii\

X.
,

239
T se
'1

di

qua entro
si

clic d* altronde
,

cre-

da messo; anzi
vane
stato
,

prederrh
,

porciocch malvagio giofare alcun

che

andando a

male da
,

al-

cuno suo nimico


Piacque
alla

sia stato
il

ucciso e poi messo neirarca.


,

donna

consiglio della fante


,

fuor che

di dargli alcuna fedita

dicendo che non


l'

le

potrebbe

per

(rasa di'l

mondo

soil'erir

animo

di ci fare; e

maugiole

doUa
la

a vedere se quivi fosse


si.

1'

arca dove veduta l'avca:


fante

qual torn e disse di

La

adunque, che

vane e gagliarda era, dalla donna aiutata,


spallo
si

sopra

[M)sc

Ruggieri

e andando la

donna innanzi a

guardar se persona (i) venisse, venute all'arca, dentro vel misero


,

e richiusala^

il

lasciarono stare.
in

Erano

di quei di ahpianto pi oltre (t) tornati

una casa

due
si

giovani,

li

([uali

prestavano ad usura: e volontero-

di

guadagnare

assai e di
il

spender poco, avendo biso-

gno

di nlasserizie,

d davanti

avevan quella arca vese la notte vi rimanes-

duta e insieme
se
te
,

j)osto

(3) che

di

portamela

in casa loro.
,

E
,

venuta

la

mezza not-

di casa usciti

trovandola

senza entrare in altro

ragguardamento (4), prestamente, ancora ch'ella gravetla paresse (5) ne la portarono in casa loro e allo,

garoula allato ad una camera dove lor

femmine dor^
appunto
.

mivano , senza
allora
;

curarsi d' acconciarla troppo


,

e lasciatala stare
,

se u'

andarono a dormire

Ruggieri
(i)

il

quale grandissima pezza dormito avea, e


in altri luoghi
il

t Persona per alcuno os anche

Boccaccio

alla

nisniera de* Francesi


(3} Aliiuanto pi oltre t cio
(S) AvTcrli

un poco {m

in

J quella caaa.

posto per ordinalo.


in altro

(4)

Senza entrare

ragguardamento ^ aenaa pi riguanlat* e

cMminire. Matt.
(r>)

Ancora ehi

lor

graveUa

pareste', reJia. <kt 37.

/
a4o
sumata

GIORNATA QUARTA
il

gi aveva digesto
,

beveraggio e

la virti^i di
,

quel con:

essendo vicino a mattutn


fosse
il

si

dest

come

che rotto
ne

sonno
gli

e'

sensi avessero la

loro virt

recuperata, pur
,

rimase nel cerebro una stupefazio-

la

quale non solamente quella notte,


il

ma

poi pa-

recchi di

tenne stordito^ e aperti


,

gli

occhi e non vegin

gendo alcuna cosa

e sparte le

mani

qua

e in

in questa arca trovandosi, cominci a e a dir seco


:

smemorare (i)
io
X

che questo
Io pur

dove sono

dormo

io

o son desto

mi

ricordo che questa sera io


,

venni nella camera della mia donna


essere in

e ora

mi pare
il

una arca
,

Questo che vuol dire ? Sarebbe


,

medico tornato
lo quale la

o altro accidente sopravvenuto


,

per

donna
,

dormendo

io,

qui m' avesse nasco.

so

Io

il

credo

fermamente

cos sar

per que-

sto

cominci a
j

star cheto e

ad ascoltare
,

se alcuna cosa

sentisse

e cosi gran pezza dimorato

stando anzi a
,

disagio che

no

nell'

arca

che era piccola


,

e doglien-

dogli

il

lato
,

in sul quale era

in su

1'

altro volger vo-

gliendosi
nell'
sta

destramente

il

fece che
la

dato delle reni


stata

un

de' lati della arca

quale non era

po-

sopra luogo iguale (2)


,

la f

piegare e appresso
lo

cadere
le

e cadendo fece
,

un gran romore, per


dormivano
,

quale

femmine
{})

che

ivi allato

si

destarono

A smetnorare

aodac cercando nella sua memoiia

\ SmeinGrare j)ioi>nameiite, secondo gli Accademici della Crusca, perdere la memoria. Qui per siadliludine. Accade spesso agli smemorali di non sapere n quando n come n perch s' ahbian falle le
cose. Cos avveniva
della
allora a Ruggieri.

Non

era egli andalo in camera

donna? Or quando erane uscito?


un'arca? ed
a

e per qual via erasi egli condotegli

to
1'

ili

qual fine? Niente di ci

sapeva; e perci dice

autore con mollo garbo che


(2]

smemorava

Eguale

NOVELLA
1
f'b)rr

X.

a4i

pnnra o per paura tacettono (i). Ruggieri


dell' arca
,

per Io cader

dubit forte j
,

ma

entendola

per

lo

cadcro a|>erla
,

volle avanti

e altro avvenisse,
tra

esserne fuori

che

starvi dentro.
,

che

egli
,

non

Mpe>'a dove

si fosse

e una cosa e un' altra


,

comin-

ci nd andar brancolando per la casa


srnla

per sapere se

o porta trovasse

donde andar
le

se
,

ne potesse

Il

qual brancolare sentendo

femmine che
Ih?

deste era-

no

cominciarono a dire: chi


la

Ruggieri non cole


li

noscendo

boce (a), non rispondca: por che


i

fem-

mine cominciarono a chiamare


n sentivano
le

due giovani,
,

quali,
forte

perciocch molto vogghiato aveano

dormivan
.

d' alcuna di ipieste cose niente


levatesi
:

Laonde
e
fattesi

femmine pi paurose divenute,


,

a certe iinestre

cominciarono a gridare

al

ladro al

ladro. Per
cini chi su

la

qual cosa, per diversi luoghi, pi de' vitetto e chi

per lo

per una parte e chi per


:

un' altra corsono ed entrar nella casa

giovani

si-

milmente
gieri (
il

desti

a questo

romore
,

si

levarono, e

Rug-

qual quivi vedendosi


,

quasi di so per marasi

viglia uscito
tesse

n da qual parte fuggir

dovesse o po>

vedeva) preso dicrono nelle mani della famiglia

dei rettore della terra, la qual quivi gi era al

romor

(l)

^
*(

rneriHono, lacerano, taceltero e taeeUono per tae^iuero

ili-

ero

gli Ditlichi

(3)

Pir

la

fim)(ltansa, che
di

ha

il

anono
gli

tcllc

due IcUere v cooao-

nantr e h, non
t'

mio

le

icamharono
,

antichi tn*r*ni Ttina con

altra, lrendo,
a!

prr ctrcmpio; bort

hoto^ imbolare p^r vnee, vitto,

involare; e

conlraiio/cwv/c, civorio

^x forbici

rbrrio.

Noi mrde-

imi diciamo indilTcrcntrinenlc nerlto e nervo, eerbiallo e rervia/'o.


tleaa cosa fi-ccro pure gli scrittoli Ialini dc'lmssi

La

tempi.

chi

non

m-

pene questo, parrrhbe strano


(le*

il

trorare in alcune srpolcral iscriiioni

ctisliani

bibas in Christo per mcas tu Cliristo.

2 4a
corsa
.

GIORNATA QU ART A
E
davanti
al rettore
tutti

menatolo, percioccli mal,

vagissimo era da
al

tenuto

senza indugio messo

martorio

confess nella casa de' prestator essere


:

per imbolare entrato

per

clie

il

rettor

pens di do-

verlo senza troppo indugio farlo impiccar per la gola.

La

novella fu la mattina per tutto Salerno

clie

Rug-

gieri ei'a stato preso


statori:
il

ad imbolare (i) in casa de' prela

elle la

donna e
s

sua fante udendo, di tanta

maraviglia e di
vicine di far
fatto

nuova fur piene , che quasi eran

credere a s medesime che quello che


,

avevan la notte passata


j

non
olti'e
,

1'

avesser fatto

ma

avesser sognato di farlo


,

a questo del pesi fat-

ricolo

nel quale Ruggieri era


,

la

donna sentiva
.

to dolore

che quasi

n' era
il

per impazzare

Non
d'
,

guari

appresso la mezza terza

medico tornato
gli

Amalfi

domand che
la guastadetta

la

sua acqua
il

fosse l'ccata
j

percioc-

ch medicare voleva

suo

infermo

e trovandosi
,

(2) vota, fece un gran romore


sua durar poteva in islato

che

ninna cosa in casa

(3).

La donna
gran cosa
fate s

che da

altro dolore stimolata era, l'ispose

adirata, dicendo: che direste voi, maestro,


,

d'una

quando

d' una guastadetta d' acqua versata

gran romore? non se ne truova egli pi al moncui


il

do?

maestro disse: donna


:

tu avvisi che quel-

la fosse

acqua chiara

non
j

cos

anzi era

una acqua

lavorata da far dormire


ta
l'

e contoUe per che cagion fat,

avea

Come

la

donna ebbe questo udito

cosi si

avvis che Ruggieri quella avesse beuta, e perci loro

(1) Involare, rubare.


[n]

Guaitacletta dim. di guastada, vaso

di

vetro, corpaeciulo con

piede e collo strallo, carafjn.


(3j

Durar potem

in istalu

in quello stalo in cui esso la

losciava.

, ,

NOVELLA
,

X.
,

a43
noi noi sa pa va-

loMe punito morto


ino, o

e disse

macslro
.

|)crcit) rifatevi cieli' altra

Il

maestro vcggeodo

che

altro essere

non poteva
,

fece far della

nuova

Po-

co appresso

la fante

che per comandamento della donsi

na era andata a saper quello che di Ruggicr


se
,

dices-

torn e disscle
,

madonna

di

Ruggier dice ogni

uoni male

n(>

per ipicllo che


,

io

abbia }M)tuto sentire

sia

amico u parente alcuno che per aiutarlo levato si o si voglia levare j e credesi per fermo che domane

lo stadico

(0

'^

^^^^ impiccare.
,

oltre a

questo vi

\o' dire

una nuova cosa

che

egli

mi

pare aver

com,

preso
udite
al

come come

egli in casa de' prestatori pervenisse

voi sapete bene


l'

il il

legnaiuolo dirimpetto

quale era

arca dove noi


di cui mostra

mettemmo

egli era
at-

test(>

con uno

che quell' arca fosse,

la
i

maggior quistion del mondo ; ch colui domandava


denari dell' arca sua
,

e
l'

il

maestro rispondeva che


,

egli
stata

non aveva venduta


imbolata
1'
.

arca

anzi

gli
:

era la notte

Al quale colui diceva


alli

non
,

cosi

anzi

hai venduta

due giovani
,

prestatori

si

come

essi stanotte

mi

dissero

quando

io in casa loro la

vidi allora

che fu preso Ruggieri.

cui

il

legnaiuolo
In

disse

essi

mentono
essi

perciocch mai io non

ven-

de' loro,

ma

questa notte passala

me

l'avranno

(t)

(Questa Toce non totcana) Giudice criminale.

Stiulico o j//iro(che nelPun


propii.1 mente

moJo e

neirltro

si

trota scrtto)

gniGca

nslag^io, e (ieri** dal latino

ile'

aeroli hassol(-

lirui, siccome aiirlie oslnggio. In questo senso

voce

loacanisaaia e

trovasi in Ricord. Malespini, in Gio. Villani, nel Varchi, nel Guiccar>>

dini e in molli altri scrittori aniichi e mo<lcmi.

Ma

Na|>olelani chia-

mavano stadico

il

|>rcfet(o del crioiioale;


gli

tal

voce in questo senso,


tuacana.

coree STverlonO anche

AcoMkmici della Ctusca, uou epunto

2 44

GIORNATA QUARTA
:

imbolata

andiamo a
i

loro

-,

e
,

si

se

ne andarono di ne son qui ve-

concordia a casa

prestatori

e io
,

me
io

nuta

E, come

voi potete vedere


,

comprendo che
,

in cotal guisa Ruggieri l


fosse
;

dove trovato fu
,

trasportalo

ma come
,

quivi risuscitasse

non

so vedere io
il

La donna
fatto stava

allora
,

comprendendo ottimamente come

disse alla fante ci

che dal maestro udito


di Ruggieri doves,

avea

e pregolla che allo


,

scampo
che
,

se dare aiuto

si

come

colei

volendo
1'

ad una ora
lei
.

poteva Ruggieri scampare e servar


fante disse
:

onor di
,

La

madonna
.

insegnatemi
,

volentieri ogni cosa


le istrgnevano
i

La donna
,

come e io far come colei alla quaa-

cintolini (i)

con subito consiglio


,

vendo avvisato ci che da


quello la fante inform
n'
.

fare era

ordinatamente di
se
:

La quale primieramente
g'

and

al
,

medico
a
il

e piagnendo

incominci a dire

messere

me

conviene domandarvi perdono d'

un
il

gran fallo

quale verso di voi ho commesso. Disse


?

maestro
disse
;

e di che
,

E la fante non restando di


,

lagrimar

messere
,

voi sapete che giovane Ruggieri da

leroli sia

al

quale

piacendogli io
(oi)

tra

per paura e

per amore mi convenne uguanno


e sappiendo egli iersera

diventare amica:

non

ci eravate, tanto

mi lusin-

g, che

io in casa vostra nella

mia camera a dormire me,

co

il

menai: e avendo

egli sete

n io avendo ove pi
,

tosto ricorrere o per

acqua o per vino


la

non volendo

che

la

vostra donna

quale in sala era, mi vedesse,

ricordandomi che nella vostra camera una guastadetcomune

~(i) Istrgnevano

cinfollni, frase

pei-

Jireclie la cosa le

premeva molto. Mari.


(2)

Uguanno,

qicsV annn,
J;i

modo

])asso,

usalo anche

a]

presente nel

contado, alterato credo

hoc anno.

NOVFXLAX.
ta d'

a45
,

acqua aveva veduta

corsi per quella

gliele
:

diedi bere e la giiastada riposi


di

donde

levata

V avea

che

io

truovo che voi in casa un gran romor n' a.

vetc fatto

certo io confesso che io feci

male;
?

ma

chi colui che alcuna volta

mal non
fatto
:

faccia

lo ne

8oa molto dolente d' averlo

non pertanto per


,

questo e per quello che poi ne segui (i)

Ruggieri

n' per perdere la persona (a). Per che io quanto pi

posso vi priego che voi

mi perdoniate
,

mi

diale

li-

cenzia che io vada ad aiutare


si

in quello

che per

me

potrh, Ruggieri
ira avesse

Il
,

medico udendo

costei,

con tutto
te

che (3)

motteggiando rispose: tu
,

n'hai

data la perdonanza tu stessa


desti questa notte
il

perciocch, dove tu cre-

pelliccion

ti

un giovane avere che molto bene scotcsse avesti un dormiglione e per,


:

ci va' e procaccia la salute del tuo amante^ e per in-

nanzi

ti

guarda di pi in casa non menarlo


.

che

io

ti

pagherei di questa volta e di quella

Alla fante

}>er la

prima broccata (4) parendo aver ben procacciato quanto pi tosto pot se n' and alla prigione dove
Ruggieri era
,

e tanto

il

prigionier lusing
.

che

egli

lasci a Ruggieri favellare

La quale

poich infor,

mato

l'

ebbe che rispondere dovesse


,

allo sUidico

se

scampar volesse

tanto fece che allo stadico

and da-

(i)

N<'II

lampa del 37

si
i

legge

non Ionio per queito, quanto per


mi-

quello che poi ne argu;


e
si

ma

Dc(>ulali riptofaroDO coti faUa leaioM,

allennero

all'

altra, nella quale,

dicon esti, couvenguno tutti

gliori letti.

(a)

Perdere la persona, per morire:

coti di lopra dijte ci

terranno

te persone, |ier uccideranno.


(3)

Con
il

tutto

che e

tutto

che per quantunque o bench

qm

alcuaa

volti
(4)

Bucc.,

ma

molto pi spcato V usa og^i tutta P Italia.


riscontro.

Broccata colpo,
II.

Qui

e per metafora.

DECAM. T.

t6

a46
vanti
.

GIORNATA QUARTA
Il

quale prima che ascoltare la volesse


,

per-

ciocch fresca e gagliarda era


care
l'

volle

una

volta attac-

uncino (i)

alla cristianella d' Iddio:


,

ed

ella,

per
dal

essere meglio udita

non ne fu punto
,

schifa

E
il

macinio (2) levatasi


ro

disse

messere
,

voi avete qui


ve-

Ruggieri da leroli preso per ladro


.

e non cosi

E
1'

cominciatasi dal capo, gli cont la storia infino


,

alla fine

nato
piata

avea, e

come ella come

sua amica in casa


gli

il
1'

medico meacqua adopl'

avea data bere


,

non conoscendola

come per morto


,

avea
'1

nell' arca

messo j e appresso questo


il

ci che tra

maestro legnaiuolo e
dito gli disse
,

signor (3) della arca aveva ui

per quella mostrandogli come in casa

prestatori fosse pervenuto Ruggieri.

Lostadico veggen-

do che leggier cosa era

a ritrovare se ci fosse vero, prise vero fosse dell'acqua, e trov


iJ

ma il
che

medico domand

cos era slato: e appresso, fatti richiedere

legna-

iuolo e colui di cui stata era l'arca,

e' prestatori,

dopo

molte novelle trov

li

prestatori la notte passata aver

l'arca imbolata e in casa

messalasi.Ultimamente
la sera

mand
non

per Ruggieri
bergato fosse

domandatolo dove

dinanzi alsi

rispose
si

che dove albergato

fosse

sapeva

ma ben

ricordava che andato era ad alber-

gare con la fante del maestro


della quale aveva bevuta

Mazzeo

nella

camera

acqua per gran

sete ch'aveaj

ma

che poi di

lui stato si fosse, se


s'

non quando

in casa

de' prestatori (4) destandosi

era trovato in

una

arca,

(1)

Attaccar V uncino, in gergo per congiungersi carnalmente.

{2)

Macinio. Qui

per nielaf.

Macinare

fguralanienle

vale usar

l'atto venereo.
(3) Avverti

signor per padrone.

il lesi" (4) "t

Mann, ha

se
di

non quando

i prcstiitorl

destandosi

ec.

il

cav.

Vannelli s'ingegna

mostrare che pu essere aniraessa anche

NOVELLA
egli

X.

47
udendo e

non sapeva

IjO stadico queste cose


,

gran piacer pigliandone

e alla fante e a Ruggieri e


si

al legnaiuolo e a' prestatori pii volte ridir le

fece (i ).

Alla line cognoscendo Ruggieri essere innocente, coo-

dannati

prestatori,
,

che imbolata avevan l'arca, in


.

diece once (a)


fosse caro
,

liber Ruggieri
:

Il

che quanto a

lui

niun ne domandi
.

e alla sua

donna fu cainsieme e

rissimo oltre misura

La

({ual poi
gli

con

lui

con
tella

la cara fante
,

che dare

aveva voluto delle col,

pi volte

rise

ed ebbe

festa

il

loro

amore e

il

loro sollazzo sempre continuando di bene in meglio j


il

che vorrei che

cos a

me avvenisse ma
,

non

d' esser

messo nel? arca Se le prime novelle li


contristati, petti delle

vaghe Donne avevan

questa ultima di Dioneo le fece ben tanto

ridere

e spezialmente
attaccato,

quando
esse
si

disse lo stadico aver

V uncino
che

che

poterono della compas,

sione avuta dell' altro ristorare


il

Ma
e

veggendo
il

il

Re

sole

cominciava a

farsi giallo,

termine della

sua signoria era venuto, con assai piacevoli parole alle


belle

Donne

si

scus di ci che fatto avea, cio d'aver

fatto ragionare di
la infclicil degli

materia cos fiera

come

quella del,

amanti

e fatta la scusa

in pi

si

quesU
girri,

leaion*. la

tal

caso quel destandosi non appartemlilie a


,

Bug-

ma

i>enjl

a'

prcsUlori

e furrbhe
si

le veci

lelP

aMalivo aaaululo.

Ma

il

CHI). Doiiisi

osserva che a ci

op|K>nc quanto stalo iletto di


i

sopra

,.

cio che (panilo Ruggieri si risenti e si trov in un'arca,

pre-

Statuti

dormivano ancora, n
che
la detta
il

si

destarono se non lunga pessa dipoi. Dal

che

a|i|Mirisce

lesione sicuramente erronea

(i) (a)

Ltt/'ecCf

testo

Mannelli e

le

dueedis. citate nel Vocabolario.

Dieee once,

diecc

monete d'oro, chiamate once. Si usano questa


al

niundr in quei regni anco


succhi nu. Msrt.

presente, e vagliouo

un seUimo pi

del

a4B
lev
,

GIORNATA QUARTA
e della testa
si

tolse la laurea
,

e aspettando le
il
:

donne

a cui porre la dovesse

piacevolmente sopra
la

capo biondissimo della Fiammetta


io

pose

dicendo

pongo

a te questa corona

si

come
,

a colei la quale
altra
,

meglio

dell'

aspra giornata d' oggi

che alcuna

con quella di domane queste nostre compagne racconsolar saprai


spi
, .

La Fiammetta

li

cui capelli eran cre-

lunghi e d' oro, e sopra

li

candidi e dilicati ome-

ri ricadenti, e il

viso ritondetto con

un

colore vero di

bianchi

gigli e di

vermiglie rose mescolati tutto splen-

dido, con due occhi in testa che parevan d'


pellegrino
,

un

falcon

e con

una boccuccia piccolina


,

le cui lab:

bra parevan due rubinetti


strato
t'
,

sorridendo rispose
;

Filo-

e io la

prendo volentieri

e acciocch meglio

avveggi di quello che fatto hai, infino ad ora voglio

comando che ciascun

s'apparecchi di dovere

doma-

ne ragionare di ci che ad alcuno amante dopo alcuui


fieri

o sventurati accidenti felicemente avvenisse


tutti

La

qual proposizione a
siniscalco venire
,

piacque

Ed

essa

fattosi il

e delle cose opportune con lui in,

sieme avendo disposto


vandosi
cenzi
.

tutta la brigata

da seder

leli-

per infino

all'

ora della cena lietamente


,

Costoro adunque

parte per lo giardino

la

cui bellezza non era da dover troppo tosto rincrescere,


e parte verso le mulina
,

che fuor di quel macinava,

no, e chi qua


appetiti
,

e chi l a prender
si

secondo
all'

diversi

diversi diletti
,

diedono infno
,

ora della
usati era-

cena

La qual venuta

tutti raccolti

come

no

appresso della bella fonte con grandissimo piace.

re e ben serviti cenarono


usati erano
,

E
,

da quella
si

levati
,

al

danzare e
la

al

cantar

diedono
:

come me-

nando Filomena

danza

disse la

Reina

Filostralo,

NOVELLA X.
io

a49
:

non intendo deviare


hanno
che
,

da' miei passati

ma

sir<omc

essi

fatto

cos intendo

che per
:

Io

mio comaa-

damentu
certa

si

canti

una canzone
le tue

e perciocch io soa
,

tali

sono

canzoni
,

chcnti sono lo tue


,

novelle

acciocch

pii giorni

che questo

non sieuo
dichi,
j

turbati da' tuoi infortunii, vogliamo che

una ne

qual pi

ti

piace

Filostrato rispose

che

volenllcri
:

senza indugio in cotal guisa cominci a cantare

Lagri mando dimostro

Quauto

si

dolga con ragione

il

core

D'esser tradito sotto fede amore (i).


(i)

II

ciT. Vanoetli intende qui che

il

cuore

i lolga

non gi

ili

enere tndito esso atesao,


cusi a|ipnnto
il

ma

che

aia

tradito

amore; e aog^iunge (Iw

si

ejpone questo pano nel Vocabolario della


fatta

CruKa

ma

can. Dlonsi non animelle cosi

ipirgaaione; ed ecco |)erchc.

Quando un
bilmente

rerbo infinito, preceduto dal aegno del secondo caao , di|N>nde


la

da un TcrlK) intransitivo,
riferirsi alP

cosa enunciata dall' inCnilo dee ind!s|>ensa|>er

agente dtl veilio principale. Se io dico,


di desinare oggi

es<'mai

pio, r amico sperava


riferisce all'amico,

meco iasione

del drainare
ai riferisce

che P agente di sperava.

Che

se

non

questo agente, allora in luogo dell'infinito preceduto dalla particola di


converr che
si ado|>eri il

soggiuntivo preceduto dalla particola che\ o

io |K>tr dire in

tal

cbso T amico S|ierava di desinare in og^i seco^,

ma

dovr dire,, l'amico sperava che io desinaui og^i seco,. Avrvhbe


detto,
il

dunque

Boccaccio in
ai

tal

caso non gii core

Quanto
ly esser

dolga con ragione

il

tradito sotto fede

amore.

ma

bens

Quanto
,

ai

dolga con ragione

il

cor*

Che

sia tradito aoUo fede

umore
cuore
dolga di eart
la

Si deve adunque, die'


tiaditu esso

egli,

qui intendere che

il

ai

medesimo.

Ma

perch allora diverrehbe vrauaa


testo, e

roalru"^

lione

sostiene egli che vi aia acorresioae nel

cbe a^^Lhia

leggere:

D'esser

tradito sotto

/ dF amore.

25o

GIORNATA QUARTA
Amore
,

allora

che primieramente

_(

Ponesti in lui colei per cui sospiro

Senza sperar salute

S piena la mostrasti di virtute

Che lieve reputai ogni martiro Che per te nella mente


,

Ch' rimasa dolente


Fosse venuto j

ma

il

mio

errore
.

Ora conosco

non senza dolore

Fatto m' ha conoscente dello inganno

Vedermi abbandonato da
In cui sola sperava
;

colei

Ch' allora eh'

i'

pi esser mi pensava
lei

Nella sua grazia e servidore (i) a

Senza mirare

il

danno
,

Del mio futuro affanno

M'

accorsi lei aver


,

l'

altrui valore

Dentro raccolto

me

cacciato fere
,

Com' io conobbi me di fuor cacciato Nacque nel core un pianto doloroso Che ancor vi dimora 5

E
D'

spesso naaladico

il

giorno e
il

1'

ora

Che

pria

m' apparve

suo viso amoroso


,

alta bllt

(2) ornato

pi che mai 'nfiammato


fede

La

mia

la

speranza e
1'

1'

ardore

Va

bestemmiando
'I

anima che more


sia
,

Quanto
(1) Avverti
(2) Billi

mio duol senza conforto


}ptt

servidore

jw orilo
i

pongono per queste canzoni

testi

stampati, e cos vi

leg-

ge

il

Bemlio.

Ma

o che sia o no (che poco imporla) riconoscesi

per

molto antica ed

affettata voce.

, .

NOVELLA
Signor f tu
'1

X.
,

a5i
ti

puoi sentir tanto

chiamo

Con

dolorosa voce

E dicoti che tanto


Che per minor
Vita crudele e

mi cuoce
morte bramo

raartir la

Venga dunque ,
Termini

e la

mia

ria
,

col suo colpo


io
,

*1

mio furore {
minore
.

Ch' ove eh'

vada

il

sentir

Nuir

altra via

niun' altro conforto


,

Mi

resta piCi

che morte

alla

mia doglia

Ballami dunque omai

Pon

fine

Amor
,

con

essa alll mei guai


.

*1

cor di vita
fallo

misera spoglia

Deh
M'

poich' a torto

gioia tolta e diporto


lieta
,

Fa' costei

morend'

io

signore

Come
Ballata

l'

hai falla di nuovo


,

amadore
,

mia

s'

alcuno non

t'

appara

Io non

men
,

curo

perciocch nessuno

Com' io ti pu cantare Una fatica sola ti vo' dare Che tu ritruovi Amore e Quanto mi sia discara La trista vita amara
,

a lui sol

uno

Dimostri a pien

pregandol che 'n migliore

Porto ne ponga per lo suo valore

Lagrimando dimostro

ec. (i).

Dimastrarono le parole di questa

<*an7.onr assai chiala

ro qual fosse l'animo di Filoslrato, e


Quftla R|iclisione manca
preccilcntr per lo

cagione: e forse

(i)

nell'

edUione

>597; k

quaUr ha

nel

Trno

smo onore.

K<S^

GIORNATA QUARTA
l'

pi dichiarato
nella

avrebbe

1'

aspetto di tal

donna (i)
il

danza

era, se le tenebre della

sopravvenuta notte
.

rossore nel viso di lei venuto

non avesser nascoso


,

Ma

poicb egli ebbe a quella posto fine


tate

molte

altre can-

ne furono infino a tanto che

1'

ora d' andare a


la

dormire sopravvenne: per che ,comandandolo

Rei-

Qa

ciascuna alla sua camera

si

raccolse

(i}

Che

nella.

INDICE
DELLE NOVELLE
CONTENUTE

SECONDO VOLUME

K^ sservazioni
Terza
Quarta

istorcie

sopra la Giornata
pag.
5

Osservazioni istoriche

sopra la

Giornata
8
\

.*.,
GIORNATA TERZA

Nella qule

si

ragiona sotto
clii

il

reggimento di

Neifile di

alcuna cosa molto da lui

disiderata con industria acquistasse ,

ola
i3

perduta ricoverasse

NOVELLA

I.

Masetto da Lamporecchio

si

fa mutolo

e di-

a54
viene ortolano di
le quali tutte

INDICE
un monistero di donne
lui.
\

concorrono a giacersi con

NOVELLA

II.

Un pallafrenier giace
re
,

colla moglie
s'

d'Agiluf
accorge ,
2

di che udgiluf tacitamente


il

truovalo e tondelo:
tri

tonduto

tutti gli al-

tonde, e cos

campa dalla mala ventura.


NOVELLA
in.

Sotto spezie di confessione e di purissima coscienza una

donna , innamorata d'un

gio-

vane, induce un solenne frate , senza avve-

dersene egli , a dar

modo

che

'l

piacer di

lei avesse intero effetto

33

NOVELLA

IV

Don

Felice insegna a frate Puccio come egli

diverr beato , faccenda una sua peniten-

zia

la quale frate Puccio fa

don

Feli'

ce in questo
si

mezzo con

la moglie del frate

d buon tempo
NOVELLA
V.

47

//

Zima dona a

messer Francesco Fefgellesi


e per quello con licen-

un suo pallafreno ,

zia di lui parla alla sua donna , ed ella

INDICE
tacendo, egli in persona di lei
si

a55
risponde,
.

secondo la risposta poi

l'

effetto segue.

54

MOVKixA yu

Bicciardo Mnutolo
pello Figidnolfi
,

ama

la moglie di Filip

la quale sentendo geloil

sa , col mostrare Filippello

d seguente

con la moglie di lui dovere essere ad un

bagno ifa che

ella vi

va ,

e credendosi col

marito essere stata

, si

truova che con JUc'

dardo

dimorata

Ca

NOVELLA ni.

Tedaldo turbato con una sua donna, si parte di Firenze: tomofvi informa di peregrino dopo alcun tempo , parla con la donna e
falla del suo crror conoscente , e libera il marito di lei da morte, che lui gli era prvaio che aveva ucciso, e confratelli
cifica ; e
si
il

pa-

poi saviamente con la sua donna

gode

73

NOVELLA

Vili.

Ferondo , mangiata certa polvere ,


rato per morto
glie di lui si
,

sotter-

e dall* abate , che la

mo-

gode ,

tratto della sepoltura,


,

messo in prigione

e fattogli credere che e poi risuscitato , per

egli in purgatorio

, , ,

^B^6
moglie di
lui

indi<:e

suo nutrica un Jigliuolo dello abate^ nella

generalo

loo

NOVELLA

IX.

Giletta di Nerhona guerisce


d'

il

re di

Francia
Bel-

una jislola

domanda per mai ito

tramo di Rossiglione, il quale, contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno, dos^e vagheggiando una giovane
in persona di lei Giletta giacque con lui ed ebbene due figliuoli j per che egli poi avutala cara , per moglie la tiene

1 1

HOVELLA

X.

Alibech diviene romita


co insegna rimettere

a cui Rustico monadiavolo in inferno:

il

poi quindi tolta


bale

diventa moglie di Neer-

125

GIORNATA QUARTA
Nella quale sotto
infelice Jine
il

reggimento di Filostrali

To si ragiona di coloro

cui

amori ebbero

...j.iSjr
NOVELLA
I.

Tancredi preme di Salerno uccide V amante


della figliuola
,

mandale

il

cuore in

una

INDICE
coppa d* oro
:

a 57

la quale , messa sopr* esso

aerina avvelenata, quella s bee, e cos

muore

^49

ROVELLA

II.

Frate ^liberto d a vedere ad una donna che


/'

yignolo Gabriello di

lei

innamorato,
si

in

forina

del quale pi volte

giace con
lei

lei:

poi per paura de' parenti di

della

casa pittatosi , in casa d' uno povero


ricovera ,
il

uomo

quale informa d* uomo salva-

tico il d seguente nella piazza il mena dove riconosciuto , e da' suoi frati preso ,

incarcerato

64

NOVELLA

III.

Tre giovani amano


in Greti.

tre sorelle

e con toro

si

La maggiore per gelosia fuggono il suo amante uccide. La seconda concedendosi al duca di Greti scampa da morte
la

prima

V amante della quale V uccide,

e con la prima
terzo

si fugge : enne incolpato il amante con la terza sirocchia , e presi il confessano , e per tema di morire con moneta la guardia corrompono , efuggonsi
,

poveri a Rodi
iono

e in povert quivi muo


.

17Q

iS8

INDICE
NOVELLA

IV.

Gerbino cantra la fede data dal re Guigliel-

mo

suo aiuolo combatte una nave del re d

Tunisi, per torre una sua Jigliuola, la

quale uccisa
uccide, e

da quegli che

su v' erano, loro


.
.

lui e poi tagliata la testa

190

MOVELLA

V.

J fratelli di
lei
:

Lisabetta uccidon

V amante

di

egli

V apparisce
.

in sogno e m^ostrale
di--

dove sia sotterrato

Ella occultamente

sotterra la testa e mettela in


bassilico
,

un

testo di

e quivi su

piagnendo ogni d per

una grande ora, i fratelli gliele tolgono, ed ella se ne muor di dolore poco appresso 197
.

NOVELLA

VI.

Z' jdndreuola

ama

Gabriotto

raccontagli

un sogno veduto ,

ed egli a

lei

un
:

altro

muorsi di subito nelle sue braccia

mentre

che ella con una sua fante alla casa di lui

nel portano, son presi dalla signoria


ella dice
~

ed
il

come V opera
lei

sta

il

podest la

vuole sforzare, ella noi patisce : sentelo

padre di
liberare
;

e lei

,
,

innocente trovata , fa del tutto rifiutando di


si

la quale

star pi. al

mondo ,

fa monaca

2o3

INDICE
NOVELLA
VII.

a59

La Simona ama Pasquino : sono insieme


uno orto
:

in

Pasquino
,

si

frega
:

a' denti

ima

foglia di salvia

e muorsi

presa la Si-

mona ,

la quale volendo mostrare al giu'

dice come morisse Pasquino , fregatasi

una
si

di quelle foglie a* denti , similmente

muore
NOVELLA vm.

ai4

Girolamo ama la Salvestra : va costretto da* prieghi della madre a Parigi : toma , e
truovala maritata
:

entrale di nascoso in
;

casa y e muorle allato


cliiesa
,

e portato in una
lui

muore la Salvestra allato a


ROVELLA
IX.

aao
'

Messer Gnigliclmo Rossiglione d a mangiare alla moglie sua


il

cuore di messer
lui e

Guigh'clmo Guardastagno ucciso da

amato da lei : il che ella sappiendo poi , si gitta da una alta finestra in terra e muo* re f e col suo amante seppellita
NOVELLA
X.

a 39

La moglie

d*

un medico per morto mette un


,

suo amante adoppiato in una arca

la qua-

a6o
le

INDICE
con tutto
.

lui
si

due usurai
sente
,

se

ne portano in per ladro }

casa

Questi

preso

la fante della

donna racconta alla signo'

ria se averlo messo nelV arca dagli usurieri

imbolata ; laond' egli scampa dalle

for284

che , ei prestatori d' avere

V arca furata so-

no condennati in denari .,

FISE DEL VOLUME SECONDO.

im

pg
^266
Al

Boccaccio f Giovanni Opere volgari 1. ed.

l8^7 V.2

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