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LO STILE VERDUN PER BALLARE IL TANGO Lidia Ferrari Nella mia precedente casa-studio del mio amato barrio

(quartiere, ndt) di Palermo Viejo, quando ancora non si era convertito nel vanesio Palermo Hollywood, avevo un vicino chiamato Verdun. Condividevamo il corridoio in questa casa di costruzione tradizionale del barrio di Palermo. Quelle case chiamate PH o casa-chorizo (= casa salsiccia: tipo di abitazione tradizionale a Buenos Aires caratterizzata da un cortile centrale con le stanze tutt'attorno, raggiungibili sia dal cortile sia attraverso porte intercomunicanti. ndt) che sono rimaste relegate dalla nuova fisionomia degli elegantissimi e carissimi alti edifici che non portano solo ombra ai patio delle case. Sapevo che il mio vicino si chiamava Verdun poich vedevo la sua corrispondenza all'entrata. Era ingegnere, specialista in caldaie. Era di quegli ingegneri, specie in estinzione, che lavorano duro con le loro mani. In un angolino della sua casa costruiva e inventava caldaie con un aiutante pi giovane che eseguiva, con sicurezza, il compito pi pesante. Verdun (cos lo chiamavamo), aveva abbastanza pi di 75 anni. Era snello e dal portamento elegante. Non aveva la raffinatezza di un elegante signore di Recoleta, ma la dignitosa eleganza di un portegno che ha vissuto quello che deve vivere. Balli, donne, famiglia, lavoro. Un uomo di Buenos Aires, senza dubbio. Ma non il suo stereotipo. Con la prestanza semplice della verit. Un autentico signore di quartiere, ingegnere, conoscitore del suo lavoro e del suo ambiente. Di un signore cos non si sarebbe potuto fare alcun rilievo particolare, poich non aveva nulla di speciale. Doveva essere vedovo o divorziato da molto tempo. La sua figlia viveva in Spagna e aveva una fidanzata giovane e psicotica. Verdun si vestiva come quei tanghri o quegli appassionati di corse di cavalli che vanno la domenica all'ippodromo di Palermo col loro vestito migliore, un po' invecchiato e passato di moda, un po' adattato al corpo, per quando l'occasione lo richiede. Niente di particolare in Verdun, salvo che un giorno, avendo saputo che insegnavo tango nel mio studio, mi espresse il suo desiderio di venire alle mie lezioni di gruppo. E come no, Verdun! Sar un piacere per me! Verdun venne, e ci mettemmo a ballare. E il vecchio ballava. Ballava tango. Non aveva bisogno di imparare. Vabb, non che non potesse imparare, ma non aveva bisogno di imparare, a mio parere. Verdun ballava come tanti, tantissimi uomini portegni e argentini. Quelli che hanno ballato da giovani, che hanno ballato molto o sufficientemente. Quelli che nei decenni del '40 o del '50 (calcolo approssimativamente) ballavano nelle sale da ballo, nei club, nelle feste. Verdun non era andato a nessuna scuola. Verdun ballava con la semplicit e la precisione di un uomo che la prima cosa che sente la musica. La musica succhiata da bambino, immersa dentro il corpo e che sempre lo aveva fatto ballare. Ballava bene. Ballava come se fosse la musica a portarlo, e non come se fosse lui a seguire la musica. Avanzava con un dondolio e con un abbraccio fermo e sicuro. Mi offriva quel piacere, uno dei pi belli di ballare il tango, di essere cullata da due braccia forti. Qualcosa del piacere femminile nel tango deve provenire dal ricordo di un certo primitivo essere ninnate, quelle braccia virili che possono cullarci dolcemente.

Verdun mi cullava come tanti altri uomini anziani con i quali ebbi l'opportunit di incontrarmi in feste e matrimoni. Tutti luoghi per nulla convenzionali del tango, al contrario delle milonghe. Il tango esiste anche in questi luoghi non tanghri. Esiste in tutta la vita sociale argentina. In qualche compleanno ballavo con lo zio di una amica di mia sorella, e questo signore era per me la grande emozione della notte. Non era di quei giovani vecchi milongheri che ballano nelle milonghe o nei club. Quelli che mai smisero di frequentare con poca o sufficiente assiduit i luoghi di tango. Lo stile Verdun non era questo. Mi raccont che da giovane aveva ballato molto nei club. Per poi si era sposato e come tanti non era tornato a ballare, a parte occasionali feste familiari. Altri, anch'essi dello stile Verdun, avevano continuato andando sporadicamente a questi club. Nell'interno dell'Argentina come in Buenos Aires esistono questi piccoli club o luoghi dove si ballano la cumbia e il tango. Dove convivono tutti i balli popolari del momento, e anche il tango. In questi piccoli club, nei Centri per Pensionati, nelle Associazioni e Societ di Patrocinio di quartiere si organizzano balli, feste dove la gente pi anziana va a ballare per mantenere il vizio. E loro ballano come ballavano molto tempo fa. In modo semplice. Alla Verdun. Verdun camminava con qualche controtempo quando la musica glielo richiedeva. Faceva pochi ocho per la donna, solo nelle occasioni in cui collocava l'arcaico corte. Fermava il movimento e muoveva la donna perch facesse qualche piccolo ocho. E con la mano, poich non sapeva condurre col torso. Per questo arresto, per nulla pronunciato o evidente stava in relazione ad alcuni accordi pi forti, con qualche accento ritmico che chiamava il taglio. Mai un incrocio. Mai un adornato incrocio. Era un camminare in modo semplice e ritmato. Per era una felicit ballare con Verdun, perch la sua semplicit lasciava tutto il posto al ballo nell'abbraccio con la musica. Verdun mi chiedeva che gli insegnassi a ballare come lo stavo facendo con il gruppo. Molte donne facevano fatica a ballare con lui perch non si facevano portare sufficientemente. Perch non capivano la sua maniera. E non era che non le sapesse marcare. Bisognava entrare in sintonia con la sua sensibilit. Qui si nota quando una ballerina preparata, ossia quando pu farsi portare da qualunque compagno, in qualunque stile le proponga l'uomo. Verdun poteva ballare con quelle che si lasciano portare dalla cadenza della musica, da questo abbraccio semplice e profondo. Niente sequenze basiche, giri, strani pivot. Un dolce farsi cullare dalla musica. Un tango ascoltato come lo si deve ascoltare. Un tango sentito profondamente, naturalmente, essenzialmente. Verdun questo protagonista della storia del tango. il soldato sconosciuto del tango. Quello che ball nei club, segu le orchestre, compr i dischi, ascolt le radio. Verdun uno di questi innumerevoli uomini orgogliosi di esserlo. questo portegno o uruguagio che faceva sbocciare il ballo come la cosa pi naturale della sua vita. Ascoltare Gardel o ballarsi qualche tango erano cose tanto essenziali come bere mate o cucinare un asado. Tanto naturale e impercettibile per la sua vita. Ora sembra che questo si sia convertito in un atto quasi eroico. S, in un certo senso lo . Come

eroico vivere e continuare la vita di una comunit amandola senza darsene conto. Amare le cose proprie della vita della comunit perch sono cos, solo per questo. Verdun il portatore di un segreto che si trasmette e si riceve da mano a mano. Io proposi a Verdun che venisse a ballare nelle mie lezioni, dato che gli piaceva moltissimo. Per lui era ritrovarsi con la sua giovent, con i suoi propri desideri. Veniva incantato alle lezioni ad abbracciare queste giovani un poco reticenti a ballare con lui. Loro desideravano braccia giovani e un ballo un po' pi complesso. Io godevo nel ballare qualche tango con lui. Gli proposi che venisse solo a ballare. Cercammo, a sua richiesta, di trasmettergli qualche passo. Gli risultava un po' difficile. Cosa risultava difficile, a quest'uomo, che era tutto fatto di tango? Gli costava entrare in un lavoro di assorbire una nuova maniera. Il suo stile di ballare tango era il suo. Era di tutta la vita. Gli dissi che non aveva senso che imparasse qualcosa, poich gi sapeva. Pensai anche che la esperienza poteva essere inversa. Che Verdun potesse insegnarci qualcosa. Per lui voleva solo ballare. Mi pareva che l'esperienza pi interessante era che ballasse con le ragazze e che io cercassi di trasmettere loro quale fosse l'incanto del suo ballo, anche quando loro ancora non lo potessero capire.

Perch Verdun, come quell'illustre soldato sconosciuto degli eserciti del tango, non quello che nei club emergeva per il suo ballo. In ogni barrio c'era, cos lo raccontano alcuni vecchi ballerini, un club o un salone dove si ballava tango. E l emergeva qualcuno, che potremmo riconoscere ora come maestro, come Portalea di Sin Rumbo. Ogni ballo, ogni barrio aveva qualche ballerino di tango rinomato. Dicono che un abile ballerino di un barrio non andava a ballare al centro di riunione di un altro barrio. Colui che si distingueva era unico, e aveva cura del suo posto. E anche i suoi vicini avevano cura del suo posto. In ogni locale o club c'erano ballerini pi bravi che erano in grado di fare effettuare l'incrocio alla donna, che erano in grado di fare il giro, che sapevano mostrare le loro abilit con i piedi. Erano quelli che forse avano imparato in qualche scuola, anche se la maggioranza avevano appreso dai genitori, o dai fratelli maggiori, dagli amici del barrio, dagli altri ballerini del club. Erano quelli che avevano cominciato a ballare da piccoli e che cercavano di ballare sempre un po' meglio, di aggiungere figure, mostrare le loro destrezze. Questi anziani che ci raccontano la loro storia ci dicono che in ogni barrio c'erano differenze nel modo di ballare. Ci raccontano che fra barrio e barrio c'erano differenze... piccole, per grandi per quelli che erano immersi nel micromondo del quartiere. I pi osservatori, i pi impegnati, i ballerini assidui di ogni barrio lo notavano. Lo stile Verdun lo stile di quelli che, semplicemente, ballavano. Piaceva loro ascoltare certe orchestre. Avevano i loro cantanti o vocalisti prediletti. Ballavano e impararono a ballare in modo semplice. molto probabile che nessuno avesse loro insegnato. Che entrassero nell'arena della pista e l, spontaneamente, la danza cominciasse. Poi, con il tempo, si stabilirono in uno stile personale e semplice, e

continuarono cos. Ogni tango che ballavano era una sfida, non di destrezza tecnica, ma la sfida di rinnovare un piacere. Verdun smise di venire a queste lezioni del sabato. Per sempre quando mi vedeva entrare nel corridoio mi diceva Sabato prossimo, vengo!... I suoi occhi brillavano quando lo diceva. Si capiva la felicit nel suo modo di dirlo, sul suo volto. La sua vita era abbastanza opaca, in quei giorni. Recuperava la sua brillantezza, quando ballava tango. Si potrebbe pensare che lo stile Verdun era pi autentico di altri? Sarebbe uno sproposito dirlo. Si potrebbe dire che la semplicit di Verdun quella del vero tango? Nulla di pi lontano dal vero. Si tratta di convertire Verdun in un modello da imitare? No, poich inimitabile. La potenza della musica per Verdun e per il suo ballo la medesima della potenza della musica per un ballerino straordinario come Gustavo Naveira[1]. Tutti e due sono spinti, dominati, dalla musica. Per chiaro: ci sono grandi differenze. Gustavo sa quello che sta facendo. Questo sapere un tipo di dominio di ci che fa. Per tuttavia la sua sensibilit di fronte alla musica la stessa che quella di Verdun. La musica li prende tutti e due alla pancia e li fa ballare. Gustavo pu sezionare in piccole particelle ci che fa, quando spiega la ragion d'essere di ognuno dei suoi movimenti. Inoltre pu arricchire i suoi movimenti di ballo, pu dominare il suo corpo perch l'interpretazione sia pi ricca, pi abile, pi variata. Per tutti e due condividono qualcosa che fa che un ballerino di tango sia un autentico ballerino, e cio che la musica li colpisce in maniera tale che il loro ballo viene determinato da essa. La distanza che c' fra Gustavo e Verdun enorme se li vediamo dalla distanza piccola del barrio. Cos come si vedevano piccole differenze fra barrio e barrio, allo stesso modo possiamo vedere grandi differenze di stile fra Gustavo Naveira e Verdun. Ma sono poi differenze di stile? Forse s, forse no. Dipende dalla distanza del luogo da dove si osservi. Per in qualcosa non sono differenti. Nessuno dei due pu smettere di godere di ballare il tango con la musica. Se scegliamo di guardare dalla distanza che ci permessa dall'epoca di Google Earth, vedremo che le differenze si riducono, e che Gustavo e Verdun sono vicini di casa dello stesso barrio, della stessa sensibilit. Forse nello stile che ora viene chiamato milonguero si riflette qualcosa di questo spirito semplice dello stile Verdun. Per lo stile milonguero si ormai trasformato in uno stile sofisticato, rispetto al Verdun propriamente detto. E perch no? Perch non andare acquisendo nuove destrezze, nel momento in cui si conservi lo stesso piacere del ballo? Verdun voleva arricchire il suo ballo. Voleva ricrearlo. Non per tradire il suo stile, ma per godere di qualcosa di nuovo. Io gli proposi di insegnargli qualche piccola cosa conservando il suo stile. Per imparare a ballare come lo facevamo noi era dovere mettere una grande parentesi in quello che faceva. Certamente, Verdun

poteva aggiungere qualche passo per sentirsi meglio. Per anche certo che Verdun gi era arrivato al suo stile. Gi aveva il suo ballo completo. E aveva quello che non tutti tengono: la sensibilit per la musica, e il movimento, il suo. Quello che facciamo noi ora, che ormai abbiamo accademizzato l'insegnamento, che possediamo conoscenze della dinamica dei movimenti, cavalcare sopra un tango molto pi ricco, complesso, interessante nel suo aspetto tecnico. Anche se certo che dobbiamo insegnare ad ascoltare la musica. Nessuno insegn a Verdun come doveva muoversi con certe orchestre, e meno ancora quello che doveva provare, sentire. Nessuno disse a Verdun come doveva sentire la musica. Questo ci fu in lui da sempre. Ora dobbiamo organizzare seminari perch la gente ascolti i timbri, i ritmi, i fraseggi delle differenti orchestre e possa interpretarli. Per non lo insegniamo per imporre un modo. Lo insegniamo perch altrimenti la gente non balla con la musica, fa passi e figure senza metterci quello che la fibra fondamentale dello stile Verdun: la musica ci che ti fa ballare. Sebbene ci capiti soprattuto con gli stranieri, ossia con quelli per i quali la musica del tango qualcosa di strano, nuovo, esotico, anche certo che per molti rioplatensi la musica del tango qualcosa che ha smesso di essere il luogo in cui si nati. Per molti di qui (Buenos Aires, ndt)la musica qualcosa che bisogna lasciare entrare nella nostra sensibilit. Per non si tratta solo del fatto di potere ascoltare la musica, ma che i movimenti che essa provoca rispondano al suo timbro, al suo colore, alla sua cadenza.. Non si tratta solo di andare al ritmo con la musica. Questo si pu fare, e tuttavia la sensibilit del movimento provocato dalla musica non si vede, non si riflette. La sfida che hanno le nuove generazioni con il tango non solo potere ricreare il ballo nel suo aspetto tecnico. chiaro che il momento attuale di una complessit crescente, di cui non possiamo sapere dove finir nel suo accelerato, continuo e sorprendente arricchimento. La sfida che si balli con la musica, con questa sensibilit naturale che fa s che il movimento risponda ai colpi della musica, al suo ritmo, alla sua melodia e al suo fraseggio. La sfida che si continui con questa forte eredit di un ballo segnato dalla musica. Verdun rappresenta l'anonimo popolo che alimenta lo spirito del tango senza saperlo, senza avere idea di quello che fa. Casualmente, Verdun si chiama come quella battaglia della prima guerra mondiale in cui morirono circa mezzo milione di soldati francesi e tedeschi. Sembra che fosse qualcosa come un pareggio (le mie conoscenze della prima guerra mondiale sono scarse). Dicono che fu un pareggio virtuale in una battaglia non decisiva. Credo che Verdun, il mio vicino di casa, sia uno di quei milioni di soldati sconosciuti che combatte in una battaglia, forse non cruciale, per certamente una battaglia, quella del tango, che si continua a sostenere giorno dopo giorno da parte di

ciascuno che lo balli, col suo protagonismo anonimo, forse non decisivo, ma di certo essenziale. [1]Scelgo di nominare Gustavo Naveira per metterlo in relazione con Verdun poich egli il maggior esponente di un certo stile di ballare il tango che alcuni sono molto interessati a separare da altri stili. Sono moltissimi i nomi di ballerini che potrebbero rappresentare qui questa cosa che condividono Gustavo e Verdun, moltissimi nomi di ballerini famosi cos come anonimi. Il contrappunto per ravvicinare questi due, Gustavo e Verdun, che molti vogliono distanziare.

TRADUCCIN: PIER ALDO VIGNAZIA Publicado en castellano en Tango. Arte y misterio de un baile. Edit. Corregidor, Buenos Aires, 2011.
www.buenosairestango.com Lidia Ferrari: trevisotango@gmail.com

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