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Universit degli Studi di Torino

Facolt di lettere e filosofia Corso di laurea in Filosofia

Tesi di laurea in Filosofia teoretica

LO STATUTO DEGLI OGGETTI MATERIALI TRA METAFISICHE DESCRITTIVE E REVISIONARIE

Relatore: Prof. Maurizio Ferraris

Candidato: Marco Viola matricola n 331682

Anno accademico 2009-2010


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Indice
0. Introduzione 1. Struttura dellopera 2. Scelte terminologiche 1. Oggetti materiali nel senso comune 1. Corpi materiali come particolari di base 2. Uno, nessuno, centomila schemi concettuali 3. Apologia del tavolo 4. Riassumendo 5. Navi di Teseo e crisi didentit: problemi degli oggetti materiali
nellontologia del senso comune

2. Oggetti materiali nelle metafisiche revisionarie 1. Identit in senso stretto e in senso ampio 2. Tre o quattro dimensioni? 3. Teorie a confronto 4. Una risposta scettica 5. In favore di una metafisica revisionaria 3. Che farsene del senso comune? 1. Un solo mondo, diverse ontologie 2. La psicologia come tribunale della metafisica descrittiva 4. Bibliografia

Introduzione
Il successo della specie umana dovuto in misura significativa dalla sua capacit di interagire efficacemente con gli oggetti che popolano il suo ambiente: la postura eretta, che lascia libere le mani, il pollice opponibile, che ci permette di afferrare e manipolare con estrema precisione, nonch lestrema sofisticatezza e il grande numero delle aree neurali deputate allinterazione con gli oggetti hanno permesso agli esseri umani un rapporto privilegiato con gli oggetti materiali, con cui siamo incomparabilmente pi intimi di qualsiasi altro animale. La storia del genere umano dunque anche la storia dellaffinarsi delle capacit delluomo di addomesticare oggetti, a partire dalle prime rozze armi utilizzate dagli uomini primitivi per la difesa e la caccia fino alla realizzazione di grandi opere ingegneristiche quali grattacieli e shuttle spaziali. Nella nostra vita quotidiana abbiamo di continuo a che fare con oggetti: io ad esempio sto scrivendo queste pagine su un computer, che appoggiato su un tavolo, la schiena comodamente appoggiata allo schienale di una sedia. Avere a che fare con degli oggetti e pensare al mondo che ci circonda in termini di oggetti ci sembrano operazioni tanto istintive da non richiedere nemmeno una giustificazione; e ci nonostante alcuni filosofi hanno sostenuto cose come: il senso comune ci lascia dunque completamente alloscuro per ci che riguarda la vera e intrinseca natura degli oggetti fisici 1 . Com possibile, a fronte dellevidente disinvoltura con cui adoperiamo oggetti, sostenere che non conosciamo la loro natura? Se non il senso comune, chi pu dirci quale sia questa vera ed intrinseca natura? Problematizzare una nozione familiare come il concetto di oggetto materiale pu sembrare una velleit filosofica totalmente superflua fintantoch non si prendono in esame certe domande: ad esempio gli oggetti con cui abbiamo a che fare non sono eterni, hanno un inizio e una fine. corretto dire che si tratta sempre degli stessi oggetti anche in diversi momenti della loro esistenza? Quanti e quali cambiamenti deve subire un oggetto perch smetta di essere tale? Oppure ancora: se viviamo in un mondo di tavoli e sedie, com che le scienze fisiche parlano invece di atomi e campi magnetici? Che rapporto c tra gli oggetti del primo tipo, cio quelli

Russell 1912: pag. 44.

normali, della vita quotidiana, e le entit astratte descritte dagli scienziati? Sembrerebbe che la scienza, proponendosi di spiegare le entit concrete dellesperienza, finisca col tirare in ballo nozioni teoriche molto lontane dalle nostre intuizioni quotidiane. Secondo Einstein,
Levoluzione [della fisica] procede nella direzione di una crescente semplicit dei fondamenti logici. Per avvicinarsi sempre pi a questa meta, dobbiamo rassegnarci ad accettare il fatto che i fondamenti logici si allontanano in maniera sempre pi accentuata dai fatti dellesperienza, e che il cammino del nostro pensiero dale basi fondamentali a questi teoremi derivati, riferentesi allesperienza sensoriale, diventa continuamente pi difficile e pi lungo 2 .

Storicamente, il divario incolmabile tra lesperienza e la sua descrizione scientifica si aperto con laffermarsi della fisica e della metodologia scientifica di Galileo, che ha introdotto una differenza tra qualit primarie, quantitativamente misurabili e intrinseche agli oggetti, e qualit secondarie, dipendenti dal rapporto tra oggetti e osservatori. Con laccentuarsi di questo divario a causa del procedere del sapere scientifico, qual il compito del filosofo? Rassegnatisi allimpossibilit di una riconciliazione, secondo Ferraris la storia della filosofia ebbe due opzioni:
La prima quella della metafisica prescrittiva: se il mondo della scienza diverso da quello dellesperienza, allora questultima che va tradotta nella prima, non importa a che prezzo (al limite, quello della stessa esclusione della ontologia). La seconda quella della metafisica descrittiva, per cui si pu fare ontologia lasciando da parte ci che ci dicono le scienze, che riguardano una periferia importantissima ma anche specialistica, mentre il nocciolo dellesperienza umana ha a che fare con cose che non cambiano, o cambiano molto poco, cio con un mondo che non mutato granch dai tempi di Tolomeo 3 .

In questa tesi intendo prendere in esame e confrontare le concezioni degli oggetti materiali offerte da alcune metafisiche descrittive e alcune metafisiche prescrittive (o meglio revisionarie: vedi 0.2), soppesando le argomentazioni in difesa delluna o dellaltra posizione e cercando di individuare le metodologie e le finalit di entrambe. Mi concentrer solamente su alcuni problemi relativi alla metafisica degli oggetti materiali, ovvero su cose come tavoli, sedie, montagne e treni, e non sugli esseri viventi quali gatti o persone. Questa scelta non dettata da motivi di priorit (i problemi metafisici inerenti agli esseri viventi si possono legittimamente considerare pi importanti viste le numerose implicazioni dal punto di vista etico), quanto piuttosto dalla convinzione che sia metodologicamente pi efficace iniziare unindagine metafisica dallanalisi delle entit pi

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Einstein 1950: pag. 74. Ferraris 2003: pag. .47-48

semplici, e solo dopo aver fatto luce sulla natura di queste passare in esame entit pi complesse.

0.1 Struttura dellopera


Nel capitolo primo presenter alcune scoperte sullo statuto degli oggetti materiali nellontologia del senso comune esponendo le posizioni di due metafisici descrittivi (Peter Frederick Strawson e Maurizio Ferraris) e alcune critiche mosse al loro progetto e allidea stessa di metafisica descrittiva; infine, attraverso il celebre rompicapo della Nave di Teseo cercher di evidenziare alcuni problemi dellontologia del senso comune, quali quello dellidentit degli oggetti attraverso il tempo. Il capitolo secondo si apre valutando alcune soluzioni che le metafisiche revisionarie possono offrire ai problemi di identit attraverso il tempo (ovvero di persistenza) degli oggetti. Prender in esame due famiglie di posizioni denominate comunemente tridimensionalismo e quadridimensionalismo, soppesando pregi e difetti, e presenter le obiezioni scettiche di Eli Hirsch, secondo cui la disputa meramente verbale e va risolta con lappello al senso comune, per rifiutarle in favore della metafisica revisionaria. Nel terzo capitolo cercher traccerr un bilancio volto a chiarire lo statuto del senso comune: argomenter che lontologia del senso comune (e in particolare la fisica ingenua, ovvero la metafisica ingenua degli oggetti materiali) un insieme di teorie utili ma spesso false, sostenendo cos linadeguatezza della metafisica descrittiva quale descrizione veridica del mondo, ma riabilitandola come indagine cognitiva sulla nostra struttura mentale imprescindibilmente connessa alle scienze cognitive.

0.2 Scelte terminologiche


Data la delicatezza e lastrattezza delle tematiche, desidero esplicitare fin da subito il significato dei termini che utilizzer Parler di ontologia per intendere il catalogo di entit, propriet e relazioni che risponde alla domanda che cosa c?.

Per ontologia del senso comune o ontologia ingenua (ing. folk ontology) intendo quel complesso di entit sottese al modo di pensare e parlare quotidiano 4 . Per ontologia emendate (o revisionate) intendo quei cataloghi di entit che si riferiscono a una descrizione del mondo in qualche modo distanziatasi da quella del senso comune, quali ad esempio sono le ontologie delle singole scienze. Per metafisica intendo linsieme di strutture e di leggi inerenti ad una determinata ontologia nonch lanalisi della natura delle entit, nonch lindagine volta a scoprire o formulare queste leggi, cio a rispondere alla domanda cos ci che c 5 . La metafisica descrittiva lindagine delle strutture innate del nostro pensiero, ovvero lanalisi delle leggi dellontologia del senso comune e dello statuto delle sue entit. La metafisica revisionaria (ing. revisionare/prescriptvie metaphysics) indica la formulazione delle leggi sottese ad unontologia revisionata ed il chiarimento della natura delle sue entit. Accogliendo un suggerimento di Casati 6 prediliger luso di metafisica revisionaria ai sinonimi metafisica prescrittiva/correttiva/revisionista, esclusion fatta per i casi di citazione da testi italiani gi tradotti. In quei casi i termini metafisica prescrittiva/correttiva/revisionista vanno letti come sinonimi di metafisica revisionaria. Utilizzer indifferentemente le locuzioni oggetti materiali e oggetti fisici per indicare gli aggregati di materia continui che costituiscono un ingrediente primario e primitivo dellontologia del senso comune. Ulteriori lemmi o espressioni tecniche verranno presentati in corso dopera.

Come illustrer in pi punti, lespressione affetta da una certa indeterminatezza perch non chiaro quali siano le entit del senso comune. Ai fini della presente trattazione pu bastare, almeno inizialmente, la nozione vaga e intuitiva di senso comune. 5 Per una spiegazione dettagliata della differenza tra metafisica e ontologia rimando a Varzi 2005. 6 Vedi Casati 2008. Nonostante la sua brevit, questa dissertazione ha beneficiate dei contribut di svariate persone. Non potendole menzionare tutte, mi preme per ringraziarne almeno tre: Alessio Bucci, che ha letto e commentato questa tesi suggerendomi alcune correzioni. Roberto Casati, il cui corso Ontologia e scienza cognitiva ha ispirato largomento di questa tesi, e che mi ha gentilmente inviato un suo manoscritto ancora inedito. Un particolare ringraziamento va a Giuliano Torrengo, non solo per i contributi essenziali alla stesura di questa dissertazione, ma anche per la disponibilit e la passione con cui ha risposto a tutti i miei dubbi durante il mio corso di studi.

Capitolo primo
Oggetti materiali nel senso comune
Il tavolo un mobile costituito da un piano orizzontale di legno, metallo o altro materiale rigido sostenuto da tre, quattro o pi gambe, di forma e dimensioni diverse a seconda dell'uso a cui adibito. Pu anche essere sostenuto da una colonna centrale, in questo caso di solito ha un aspetto pi elegante e una superficie pi limitata e spesso circolare. Il tavolo viene usato in cucina o in sala da pranzo per consumarvi le vivande. Pu essere per usato in alternativa alla scrivania in uno studio o in ufficio. Wikipedia 7

Immaginiamo un fisico che, dopo una giornata passata in laboratorio per sondare il comportamento di particelle di materia microscopiche, torni a casa a cena. Pur sapendo molte pi cose sulla natura della materia, ragionevole supporre che cucinando e apparecchiando agir proprio come una qualsiasi altra persona: verosimilmente penser ora devo versare dellacqua nella pentola, quindi metterla sul fuoco, non a t devo versare la quantit n di HO in questo corpo metallico concavo, successivamente a t poggiare il corpo metallico contenente HO in prossimit di una zona capace di elevarne la temperatura. Parimenti, se invitasse un collega a cena, pi facile immaginare che questi dica lacqua bolle! piuttosto che la quantit discreta di HO che hai versato nel recipiente metallico sta passando dallo stato liquido allo stato gassoso, a meno che non voglia scherzare. Molti filosofi inoltre hanno messo in discussione la natura degli oggetti fisici: Cartesio si chiedeva se non fossero inganni di un genio maligno, Berkeley era certo che fossero idee nella mente di Dio, Schopenahuer riteneva che fossero solo illusioni. Ma ognuno di loro ha adoperato carta e penna per scrivere queste idee. Perfino i filosofi che in tempi recenti hanno fatto affermazioni come non ci sono tavoli 8 non esitano a parlare di tavoli. Insomma: anche gli specialisti che hanno ampiamente a che fare con entit appartenenti alle ontologie delle scienze o i filosofi che mettono in dubbio lesistenza degli oggetti materiali

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http://it.wikipedia.org/wiki/Tavolo. Van Inwagen 1980: pag. 1.

cos come siamo soliti pensarli non possono fare a meno di avere a che fare, nellagire e nel parlare quotidiano, con oggetti quali tavoli e libri. Chiediamoci allora innanzitutto: che ruolo svolgono questi oggetti della vita di tutti i giorni nel nostro schema concettuale? Quali sono le ragioni per cui cataloghiamo il mondo in oggetti materiali? Potremmo farne a meno?

1.1 Corpi materiali come particolari di base


Peter Frederick Strawson (1919-2006) fu uno dei filosofi pi importanti della scuola di Oxford. Conscio delle innovazioni metodologiche della filosofia anglo-americana durante la cos detta svolta linguistica, e in particolare dellanalisi del linguaggio ordinario, sent tuttavia lesigenza di spingersi oltre ai soli problemi di linguaggio per riprendere ad occuparsi di metafisica dopo il lungo oblio cui i positivisti logici lavevano condannata. Nel 1959 pubblica Individuals- An essay in descriptive metaphysics. il primo scritto dove compaiano lespressione metafisica descrittiva e metafisica correttiva, caratterizzate in relazione reciproca:
La metafisica descrittiva si accontenta di descrivere leffettiva struttura del nostro pensiero sul mondo, la metafisica correttiva si interessa di produrre una struttura migliore. 9

Delineare questa contrapposizione serve a Strawson per dichiarare i suoi obiettivi: operare unindagine sulla struttura dello schema concettuale sotteso alle forme grammaticali del linguaggio e alle forme dellesperienza in generale. Un progetto dal vago sapore kantiano: non a caso Strawson considera le filosofie di Kant e di Aristotele come paradigmi di metafisica descrittiva. Questo tipo di indagine, se pure ispirata dallanalisi del linguaggio ordinario ampiamente praticata a Oxford in quel periodo (ad esempio da Austin 10 e Ryle 11 ), non pu operare solamente a livello linguistico:
Quando infatti ci chiediamo come usiamo questa o quella espressione, le nostre risposte, per quanto rivelatrici a un certo livello, sono portate ad assumere, e non a mettere in luce, quegli elementi

Strawson 1959: pag. 23. Vedi ad esempio Austin 1962. 11 Vedi ad esempio Ryle1949.
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strutturali generali che il metafisico vuole siano rivelati. La struttura che egli cerca non si manifesta in modo semplice sulla superficie del linguaggio, ma rimane immersa. 12

Lambizione di Strawson gli richiede di avventurarsi in un tipo di ricerca inedita (quantomeno in quel panorama culturale): immergersi sotto la superficie del linguaggio, per rintracciare i fondamenti delle strutture grammaticali nella struttura stessa del pensiero. Lautore stesso conscio che oltrepassare il piano linguistico comporta delle incertezze e dei rischi (nel prossimo paragrafo ne esamineremo alcuni), ma disposto a correrli perch interessato a comprendere la morfologia di quella realt a cui il linguaggio si riferisce e che quindi rende veri o falsi i suoi enunciati:
Il metafisico deve abbandonare la sua unica guida sicura quando questa non pu portarlo tanto lontano quanto egli desidera. 13

Individuals diviso in due parti: Particolari e Soggetti logici. Si pu dire con una certa approssimazione che la prima di queste si occupa dello statuto metafisico dei corpi materiali, mentre la seconda ne rintraccia le implicazioni sul piano linguistico. In un certo senso, Strawson elabora degli argomenti ontologici per dimostrare che la grammatica inglese (o qualsiasi altra grammatica che privilegi la forma soggetto-predicato) la migliore delle grammatiche possibili data la natura della nostra struttura concettuale, perch la funzione logica di soggetto incarna comodamente sul piano linguistico un corrispettivo dei particolari di base, colonne portanti della nostra ontologia. Rispecchiando dal punto di vista logico-linguistico la loro centralit nellontologia innata dei nostri schemi concettuali, i particolari di base o individui sarebbero ci che esiste in senso primario 14 . Ai fini della presente trattazione ci concentreremo sulla prima met dellopera (Particolari), tenendo a mente che i risultati di questa indagine metafisica troveranno nella seconda met un riscontro nella prassi linguistica.

La trattazione di Strawson apre con la constatazione che la nostra ontologia contiene particolari oggettivi, ovvero che noi pensiamo che il mondo sia pieno di cose particolari.

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Strawson 1959: pag. 23-24. Strawson 1959: pag. 24. 14 Strawson 1959: pag. 237.

Condizione necessaria affinch questi particolari trovino posto allontologia nonch condizione necessaria per la loro comunicabilit la possibilit della loro identificazione. Ci sono pratiche comunicative che permettono di identificare un particolare attraverso la sua relazione con un altro (luomo che ha sposato Jane); ma perch una simile forma di identificazione sia possibile deve esistere una classe di particolari identificabili di per s tali per cui ogni altro particolare possa essere identificato in riferimento a questi. Perch sia possibile una loro identificazione autonoma, questi particolari devono essere passibili di una definizione ostensiva, e perci occupare una porzione di spazio. Strawson rivendica come necessaria e fondamentale per il nostro schema concettuale il possesso di una struttura spazio-temporale unificata, costellata e al contempo composta da un arcipelago di particolari spazio-temporalmente determinati: sono oggetti inclusi nella struttura e condizioni necessarie alla struttura stessa, ed in virt delle loro relazioni reciproche che la struttura acquisisce una (relativa) stabilit e che noi abbiamo la possibilit di orientarci in un sistema spazio-temporale unificato ove noi stessi abbiamo una nostra collocazione. Per poter garantire coerenza e continuit a questa struttura non basta per saper identificare questi particolari: avremo bisogno altres di poterli reidentificare, ovvero di stabilire lidentit tra un particolare incontrato in un dato momento rispetto allo stesso incontrato in un momento precedente. Questoperazione di reidentificazione dei particolari, non essendoci possibile esperire in ogni momento la totalit della struttura, dovr fondarsi su ricorrenze qualitative: pur conscio che dallesperire uno stesso particolare in momenti diversi non si pu che concludere unidentit qualitativa o una somiglianza, il filosofo oxoniense ritiene indispensabile ai fini dellimpiego del nostro schema concettuale accettare lidentit numerica tra particolari almeno in alcuni casi di osservazione non continua. Sulla base delle operazioni che devono rendere possibili (identificare tutti gli altri particolari, garantire dei punti di riferimento nello spazio), Strawson individua le caratteristiche che delle entit devono rispettare per svolgere la funzione di particolari di base:
1. 2. Essi devono essere [] oggetti tridimensionali con una certa durata attraverso il tempo. Devono inoltre essere accessibili agli strumenti di osservazione che abbiamo 15 , e []

Si potrebbe precisare, accogliendo la distinzione di Ferraris tra oggetti ontologici ed oggetti epistemologici, che i corpi materiali che aspirino allo status di base devono essere accessibili agli strumenti di osservazione che competono una dimensione ecologica (i.e. occhi, occhiali, binocoli) e non gi a strumenti di osservazione specialistici (i.e. microscopi, telescopi). Vedi 1.3.
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3.

devono avere nel loro insieme abbastanza diversit, ricchezza e stabilit e durata da rendere possibile e naturale proprio quella concezione di una singola struttura unitaria che abbiamo. 16

Al vaglio di questi requisiti possiamo concludere che lunica categoria di particolari di cui disponiamo capace di assolvere le funzioni di particolari di base sono i corpi materiali, o quelle cose che possiedono un corpo materiale: unentit deve cio possederealcune qualit nellambito tattile 17 , per quanto in linea di principio anche gli occupatori-di-spaziopuramente visivi (i.e. allucinazioni, ombre, fantasmi, ologrammi) potrebbero svolgere questa funzione, salvo il fatto che i pochi casi di occupatori-di-spazio-puramente-visivi in cui ci pu capitare di imbatterci non rispettano le condizioni di durata e/o stabilit. Lidea della centralit della dimensione spazio-temporale nellidentificazione dei corpi materiali non nuova nella storia della metafisica: gi Tommaso dAquino attribuiva il ruolo di principio di individuazione alla materia segnata, cio che viene considerata sotto determinate dimensioni 18 . Le analogie non sono casuali: proprio come nella tradizione scolastica, la scuola oxoniense in cui Strawson si forma permeata da assunzioni metafisiche di matrice aristotelica, e si pu legittimamente asserire che in Individuals venga rivendicata la priorit ontologica della nozione di sostanza, non a caso una categoria centrale proprio in quegli autori (Aristotele e Kant) che lautore considera i pi insigni metafisici descrittivi. Va puntualizzato che, sebbene tutti i corpi materiali siano identificabili ostensivamente, non tutti i corpi materiali sono sufficientemente diversi tra loro, stabili e longevi da svolgere un ruolo di primo piano nella nostra struttura concettuale: volendo dare indicazioni stradali ci riferiremmo piuttosto ai semafori e alla case che alle macchine; nel disegnare una cartina geografica riporteremmo dapprima le entit pi significative dal punto di vista dellindividuazione, per esempio montagne e citt (in ordine decrescente di mutevolezza), e solo in relazione ad esse e in seguito definiremmo cose come le fasce climatiche: siamo pi inclini a considerare le fasce climatiche come propriet che interessano con regolarit certe zone (sulle Alpi c un clima rigido) piuttosto che non il contrario (nel clima rigido ci sono le Alpi). Bench non tutti i corpi materiali siano ugualmente eleggibili come scheletro ed arredo del nostro schema spazio-temporale, nessun altro tipo di particolare pu svolgere questa funzione:

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Strawson 1959: pag. 51 [corsivo ed elenchi puntati miei]. Strawson 1959: pag. 51. 18 Tommaso DAquino, De ente et essentia, parte prima.

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per dimostrarlo Strawson passa in esame altri tipi di particolari e constata come la loro identificazione e reidentificazione dipenda dai particolari di base: i particolari privati, tra i quali eventi mentali e dati sensoriali: nonostante molta filosofia di matrice cartesiana rivendichi la priorit epistemologica del punto di vista del soggetto, lintrinseca soggettivit immanente a queste entit li rende dipendenti, per la loro identificazione, da persone o animali, in quanto non passibili di unidentificazione ostensiva valida inter-soggettivamente; i costrutti teorici, quali le particelle della fisica: anche se pensassimo che, in ultima analisi, siano i costituenti ultimi di tutti i corpi, essendo inaccessibili ai nostri strumenti dosservazione ordinari siamo costretti ad identificarli attraverso la loro relazione con oggetti di taglia ecologica, ovvero a quelli immediatamente accessibili alla percezione; gli eventi, o cose-processo 19 : sebbene sia possibile, in alcuni casi, effettuare con successo alcune identificazioni ostensive ad eventi senza il richiamo ad altri tipi di entit (ad esempio: quel temporale), molto pi complicato collocarli allinterno dellintero sistema spazio-temporale senza richiamarsi ad oggetti tridimensionali meno mutevoli. Sembrerebbe perci una vantaggiosa disposizione innata quella di distinguere tra cose ed eventi che le riguardano:
noi distinguiamo tra una cosa e la sua storia, o le fasi della sua storia; non possiamo parlare appropriatamente delluna nei modi che sono appropriati allaltra, e non parliamo di nessuna delle due in modi appropriati alla categoria delle cose-processo 20 .

Qui come altrove, largomentazione poggia su un terreno pericoloso: dal modo in cui siamo soliti parlare delle cose Strawson inferisce che esista una struttura concettuale soggiacente al linguaggio e che questi sia conformato in modo da esprimere nel modo pi economico possibile le categorie di questa. Vedremo nel paragrafo seguente come sulla base delle differenze grammaticali presenti in altre lingue si possano e siano state effettivamente sollevate delle obiezioni a riguardo delluniversalit del progetto della metafisica descrittiva delineato in Individuals.

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Qui Strawson ha evidentemente in mente gli oggetti quadrimensionali descritti da Quine: cfr. 2.3. Strawson 1959: pag. 66.

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Nel tentativo di fortificare i suoi argomenti, Strawson si premura di mostrare il carattere necessario di questo schema aprioristico dedicando il secondo capitolo del libro ad un interessante esperimento mentale: immaginare e descrivere un mondo composto solamente di suoni, ovvero privo di una dimensione spaziale, mettendo alla prova lasserto kantiano per cui impossibile rappresentare a noi stessi lassenza spazio. La povert delle informazioni esperibili per via uditiiva renderebbe molto complessa la reidentificazione di suoni particolari, e di conseguenza la difficolt di attribuire a se stessi e agli altri abitanti di questo mondo un analogo del corpo renderebbe impossibile o molto difficile rifuggire dal solipsismo 21 . Linteresse del filosofo qui dichiaratamente solo quello di dimostrare quanto poco intelligibile sarebbe per noi un mondo che offra di esperienze cos diverso da quello che possiamo catturare con i nostri schemi. Nel capitolo terzo viene vendicata inoltre la primitivit logica, accanto alla categoria dei corpi materiali, delle persone, intese per come entit che possiedono un corpo materiale. Per saggiare la consistenza dei suoi argomenti, nel quarto capitolo Strawson prende nuovamente in esame una metafisica che rivendichi il ruolo di particolari di base a delle monadi leibniziane, concludendo che lassenza di propriet spazio-temporali le renderebbe impassibili di unidentificazione dimostrativa, e perci incapaci di garantire un orientamento spazio-temporale e di permettere lidentificazione di altri particolari.

La rivendicazione dellapriorit e della necessit del sistema spazio-temporale in cui siamo immersi raccoglie in maniera diretta leredit di Kant. Inoltre, la rivendicazione della priorit ontologica di corpi e persone fa eco alla centralit della nozione aristotelica di sostanza, lunica categoria a godere di esistenza in senso pieno e rispetto alla quale le altre categorie dipendono in qualche modo. importante precisare che Strawson non asserisce che questo schema concettuale sia lunica via percorribile per concettualizzare e parlare del mondo; tuttavia, bench teoreticamente praticabili, schemi concettuali alternativi (ad esempio quelle metafisiche che neghino

Forse per le difficolt riscontrate da Strawson stanno pi nei limiti del suo esperimento che nellimpossibilit di immaginare davvero un mondo di suoni. Un simile esperimento mentale infatti presentato in Flatlandia nella descrizione del mondo a una dimensione: in questo mondo diverse coppie entit sono disposte simmetricamente ai due lati al re del mondo a una dimensione, e questi le riconosce (e addirittura vi si accoppia) tramite un elaborato sistema di suoni. Vedi Abbott 1882.
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lesistenza di oggetti particolari) risulterebbero controintuitivi per il nostro modo di fare esperienza e per il linguaggio ordinario. Nelle efficaci parole di Edwin Burtt:
Ci possibile escogitare un linguaggio con cui operare che non implichi alcun riferimento a particolari? La sua [di Strawson] risposta a questa domanda [] che teoreticamente possibile ma che come minimo sarebbe scomodo e ci obbligherebbe ad utilizzare costruzioni molto tortuose; diventa chiaro che il nostro linguaggio ordinario con il suo fiducioso riferimento allesistenza di particolari ci fornisce un medium pi semplice e pi praticabile per le nostre esigenze 22 .

Oltre al merito storico di aver descritto la differenza tra metafisiche descrittive e revisionarie, a Strawson spetta il merito di aver attualizzato consolidate nozioni kantiane ed aristoteliche impletmentandovi le metodologie diffuse nel suo tempo (ad esempio lanalisi concettuale) ed attuando un sincretismo che svelasse la centralit e limportanza degli oggetti materiali nella nostra economia cognitiva e linguistica.

1.2 Uno, nessuno, centomila schemi concettuali


La metafisica descrittiva di Individuals aspira a cogliere delle verit universali sullarchitettura del pensiero umano. Strawson presuppone che, al di l dei mutamenti che avvengono sulla superficie del linguaggio, delle peculiarit dellepoca storica e dello stile dei filosofi, esistano relazioni strutturali permanenti:
vi infatti un solido nucleo centrale del pensiero umano che non ha storia, o non ne ha una che sia riportata nelle storie del pensiero 23 ; vi sono categorie e concetti che, nei loro caratteri pi fondamentali, non cambiamo affatto 24 .

Questaffermazione non sorretta da alcun argomento: Strawson la considera tanto ovvia da considerare la metafisica descrittiva per lo pi una riscoperta in termini contemporanei delle scoperte gi fatte dai grandi pensatori del passato. Ad un primo esame, si potrebbe pensare (e cos stato fatto) che il filosofo oxoniense stia rivendicando una posizione di paradigamticit della lingua inglese sulla base della sua adeguatezza nel veicolare le categorie della nostra struttura concettuale sotterranea; pi caritatevolmente, si potrebbe pensare che Strawson ingenuamente e indebitamente

Burtt 1963: pag. 28 [traduzione mia]. si potrebbe per pensare che ne abbia una inscritta nel grande libro della natura, e instanziata nei suoi geni: vedi 2.5 e 3.2. 24 Strawson 1959: pag. 24.
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universalizzi le sue categorie di parlante di lingua anglosassone dando per scontato che valgano per tutta lumanit. Robert Price ha osservato come il tentativo di criticare luniversalit del progetto di metafisica descrittiva sulla base delle differenze meramente grammaticali tra linglese e le altre lingue non colga nel segno 25 : lintento di Strawson infatti quello di penetrare sotto le strutture grammaticali della lingua inglese per rinvenire lo schema di pensiero pre-linguistico, che funzionerebbe essenzialmente in termini di particolari a cui riferirsi e propriet da attribuirvi. Strawson non assume che il nostro linguaggio debba contenere necessariamente categoriesoggetto e categorie-predicato; piuttosto, la grammatica di un linguaggio deve permettere ai suoi parlanti di usare alcuni termini come soggetti a cui riferirsi e altri come predicati da attribuirvi.
Non ci troviamo di fronte a una tirannia delle parole inglesi ma piuttosto a una tirannia dei concetti aristotelici e kantiani che hanno trovato la loro sede naturale nel salotto di Oxford 26 .

Se si prende sul serio lintento di Strawson di penetrare sotto la struttura del linguaggio le critiche empiriche basate sulla grammatica delle lingue naturali perdono parte della loro forza; per possibile e legittimo sollevare dubbi di altro genere sulla pretesa di universalit della metafisica descrittiva. Ammettendo che la metafisica descrittiva riesca a cogliere la struttura del pensiero soggiacente alle pratiche linguistiche, corriamo il rischio di operare unindebita induzione: come possibile inferire, a partire dal fatto che la struttura concettuale di P.F.Strawson o di tutti i parlanti di lingua inglese presenti certe caratteristiche, che queste caratteristiche siano unarchitettura concettuale comune a tutto il genere umano? Casati osserva che
La tesi di Strawson a ben guardare una tesi empirica. Ci si pu domandare: il nucleo profondo davvero immutabile, o nessun tipo di pensiero e intuizione esente dal rischio della variabilit, storica e geografica? Il fatto che il nucleo sia profondo, ovvero riguardi elementi fondamentali della vita mentale [] non lo mette di per s al riparo dalla variabilit 27 .

Accogliendo questi suggerimenti distinguiamo due differenti domande che mettono in discussione il progetto di Strawson: 1. Come facciamo ad essere certi che questo nucleo profondo del pensiero umano esista? 2. Ammettendo che esista, davvero immutabile?

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Price 1964. Price 1964: pag. 110 [traduzione mia]. 27 Casati (in corso di pubblicazione): capitolo 7.

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sulla base di dati empirici che Burtt 28 e Berriman 29 contestano la pretesa di universalit dello schema contettuale descritto in Individuals: entrambi citano le ricerche del linguista Whorf 30 , e in particolare lassenza di espressioni o parafrasi della lingua hopi che sembrino riferirsi a particolari permanenti, impiegando invece proprio quelle cose-processo che Strawson aveva ritenuto innaturali per unontologia del senso comune. Apparentemente queste obiezioni sono soggette alla contro-obiezione di Price in quanto fondate su argomenti linguistici: si potrebbe pensare che nelle strutture categoriali degli hopi il concetto di corpi materiali tridimensionali esiste, solo che non trova espressione immediata nelle loro pratiche linguistiche. Ma sulla base di quali argomenti decidere se Strawson riesca davvero a immergersi nelle profondit della nostra architettura concettuale e Whorf si illuda soltanto di farlo? Ci si potrebbe legittimamente chiedere come sia possibile indagare oggettivamente qualcosa cos sfuggevole come la struttura del pensiero pre-linguistico. Forse, si potrebbe pensare, la filosofia non potr mai definire con precisione se esista un nucleo profondo e immutabile del pensiero umano, o quali confini abbia: in altre parole, potrebbe essere impossibile fare una metafisica puramente descrittiva. Potremmo addirittura pensare che lo stesso Strawson prenda atto delle difficolt di un simile progetto quando dice che Forse nessun metafisico realmente esistito stato mai completamente, tanto nelle intenzioni che nei risultati, luna cosa [descrittivo] o laltra [revisionario]. 31 . Forse, come suggerisce MacDougall, ci dovr sempre essere questa dicotomia tra la struttura del pensiero umano ed il pensiero su questa struttura 32 : per esprimere le nostre intuizioni preteoriche e pre-linguistiche dobbiamo formulare una teoria in un linguaggio, rischiando in tal modo di deformarle per renderle descrivibili e contaminandole con le nostre abitudini linguistiche. Dobbiamo concluderne che la possibilit di una metafisica descrittiva pura sia solo un mito? Dopotutto lo stesso Strawson, quando scrive certe relazioni permanenti sono descritte in un linguaggio non permamente, che riflette tanto il clima di pensiero dellepoca quanto lo stile

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Burtt 1963. Berriman 1967. 30 Whorf 1956. 31 Strawson 1959: pag. 23. 32 MacDougall 1973: pag. 214 [traduzione mia].

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personale di pensiero del singolo filosofo 33 sembra aver coscienza dellintrinseca difficolt di una metafisica puramente descrittiva. Riconoscere questi limiti (limpossibilit di rendere conto delle forme del pensiero preriflessivo senza ricorrere ad una teoria; lindeterminatezza del concetto di schema concettuale) non ci obbliga per ad abbandonare in toto il progetto di una metafisica descrittiva, ma solo a rivederne le pretese e i fondamenti. Possiamo infatti svolgere delle indagini su quei nuclei concettuali che riteniamo pi radicati nel senso comune, e delegare alle scienze empiriche il compito di verificare se e quanto abbiano validit per tutto il genere umano: quanto fa ad esempio il filosofo Barry Smith34 citando a fondamento dellesistenza di unontologia del senso comune universale la distinzione tra teorie primarie e teorie secondarie delineata dallantropologo Horton:
La teoria primaria non differisce molto da comunit a comunit o da cultura a cultura. Una particolare versione di questa pu essere decisamente sviluppata per coprire unarea di esperienza, e tuttavia particolarmente poco sviluppata nella copertura di unaltra. A parte queste differenze, comunque, la cornice generale rimane la stessa. [] La teoria primaria offre al mondo un terreno pieno di oggetti solidi, permanenti e di taglia media (diciamo da un centesimo a cento volte la dimensione degli esseri umani) 35 .

Sembra cos che per controbattere alle critiche di arbitrariet e soggettivismo delle intuizioni che la guidano la metafisica descrittiva possa (e forse debba) stringere una serrata alleanza con quelle scienze empiriche che indagano il funzionamento della nostra mente, in particolare la psicologia empirica: ne riparleremo nel 3.2. Per ora, forti delle discussioni sulla legittimit di questo progetto, possiamo concludere che il compito del metafisico descrittivo sia quello di delineare unontologia il pi possibile vicina alle assunzioni implicite della vita quotidiana e del linguaggio ordinario.

1.3 Apologia del tavolo


Cos come Strawson suggerisce che forse nessuno dei suoi predecessori sia mai riuscito a fare una metafisica perfettamente descrittiva, Ferraris nellintroduzione di Individuals definisce il professore di Oxford almeno in parte, ma in una parte decisiva, un revisionario che si ignora

33 34

Strawson 1959: pag. 24. Smith 1995. 35 Horton 1982: pag. 228 [traduzione mia].

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o che, per cos dire, se la prende comoda 36 . Le radici dellerrore di Strawson sarebbero a suo avviso da rinvenire in un atteggiamento eccessivamente caritatevole verso il trascendentalismo kantiano, scambiando Kant per un metafisico descrittivo, una sorta di fenomonelogo dellesperienza ordinaria 37 : secondo Ferraris invece Kant spiega, piuttosto che descrivere, lesperienza 38 , inaugurando loblio dellesperienza ordinaria in favore dellesperienza scientifica che segner tutta la filosofia fino ad oggi. Secondo il filosofo italiano infatti, asserire che le intuizioni senza concetto sono cieche porta a disconoscere la peculiarit dellesperienza quotidiana, come se questa avesse valore solo in quanto condizione di possibilit per la scienza: laddove per Kant e Strawson lesperienza come eminentemente preconcettuale, per Ferraris lesperienza anzitutto aconcettuale, viene prima di qualsiasi nostro schema, anzi spesso fa a meno di un qualsivoglia schema 39 . In altre parole: nel rispondere alla domanda come devono essere fatte le cose per esser conosciute da noi il filosofo di Knigsberg si limitato sobriamente, secondo Strawson, a descrivere i limiti della possibilit dellesperienza, mentre secondo Ferraris ha disegnato una dimensione normativa ispirati dalla fisica, oltre la quale lesperienza non pu fornire materiale per una conoscenza certa.

Nel 2001 Ferraris pubblica Il mondo esterno, opera in cui rivendica lesistenza e la cogenza di un livello di esperienza che procede anche senza schemi concettuali. Proponendo unontologia di taglia ecologica e professando un realismo ingenuo a proposito degli oggetti del senso comune Ferraris dichiara i suoi debiti nei confronti dei lavori del percettologo James Gibson 40 e dello psicologo suo maestro Paolo Bozzi: di questultimo sembra far proprio il motto Dio mi ha costretto a stare da questa parte, tra i fenomeni; il resto dunque me lo devo

Introduzione a Strawson 1959: pag. 17. Ferraris 2004: pag. 27. 38 Ferraris 2004: pag. 27. 39 la critica che Ferraris muove a Kant ovviamente molto pi sottile e complessa di quanto non riporteremo in questa trattazione: presente in nuce in Ferraris 2001, sviluppata per esteso in Ferraris 2004 e ribadita in Ferraris 2008. Dato il vivace dibattito che ha seguito la pubblicazione di Goodbye Kant (si veda ad esempio Ferrarin e altri 2006) si pu affermare che lobiettivo di togliere un po di ruggine (pag.8) da un monumento (pag.8) riuscito. 40 in particolare Gibson 1979.
37 36

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immaginare. Fingete che il mondo dellesperienza sia come effettivamente ; poi se ne parla 41 . Nel riferirsi al mondo dellesperienza, piuttosto che ad espressioni strawsoniane quali struttura del pensiero (che potrebbero condurre verso il panconcettualismo kantiano) Ferraris preferisce fare appello alla nozione di senso comune. Oltre che terminologica, la distinzione sostanziale: invece che alle sole modalit formali delle nostre categorizzazioni implicite, il filosofo italiano estende la sua attenzione anche a quella ricca e variopinta ontologia di oggetti che arredano il mondo cos come si presenta nellesperienza ordinaria. In luogo della tradizionale distinzione tra metafisica descrittiva e revisionaria (nonch tra le ontologie da esse studiate), Ferraris rivendica il nome di ontologia per il catalogo di entit che compongono il senso comune, costituiti dagli oggetti gi formati nelle pratiche quotidiane di cui non dobbiamo limitarci che a prendere atto; a questi contrappone i cataloghi composti da teorie sul mondo (specialmente le ontologie delle singole scienze), riferendovisi col nome di epistemologia. In questa cornice lesistenza degli oggetti dellesperienza comune (quali ad esempio tavoli e sedie) risulta pi basilare di quella mediata dai nostri schemi concettuali (quali ad esempio atomi o codici penali): tavoli e sedie esistono di per s in quanto oggetti in cui possiamo imbatterci, mentre atomi e codici penali devono la loro esistenza al fatto di essere postulati dai nostri schemi concettuali. La nozione di senso comune ex hypotesis vaga, o quantomeno elastica perch
il mondo dellesperienza un bric--brac stipato di ogni sorta di oggetti: nozioni di scienza penetrate nelluso comune (paturnie, Alzheimer invece che rimbambimento), espressioni irriducibili a una traduzione scientifica (paturnie, nervoso), teorie di senso comune sui modi in cui ragioniamo e in cui dovremmo ragionare, e infine modi di percepire il mondo, refrattari a tutto ci che sappiamo in materia 42 .

Il filosofo prevede perci un certo grado di permeabilit del senso comune; ci non di meno, rivendica lesistenza di un nocciolo duro (o quantomeno pi duro) dellesperienza, caratterizzato dallinemendabilit, ossia dallindipendenza degli enti dai nostri schemi concettuali:
Possiamo emendare parti del senso comune, magari non il nervoso e le paturnie, ma certo il rimbambimento, allo stesso modo che siamo in grado di correggere le credenze intorno alla generazione spontanea o alla caduta dei gravi, ma non possiamo vedere la Terra rotonda, n ci riesce,

41 42

Bozzi 2008: pag. 7. Ferraris 2001: pag. 172.

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nel ragionamento quotidiano, di far s che il modus tollens risulti altrettanto evidente che il modus ponens 43 .

Da un lato, lautore ammette la distinzione [tra ontologia ed epistemologia] solo tendenziale 44 , essendo pressoch impossibile distinguere ci che sappiamo da ci che c; e tuttavia, per quanto presentino confini sfumati e talvolta si compenetrino, i due domini hanno caratteristiche peculiari e spesso inconciliabili. Laddove la scienza e dunque le entit epistemologiche hanno bisogno di un linguaggio per esistere, lesperienza eminentemente non linguistica. La scienza, a differenza dellesperienza, soggetta a mutamenti storici: le teorie si affinano, diventano obsolete fino a generare nuove teorie. Nelle parole di Ferraris:
Oggi HO, domani chiss cosa sar, e tutto quello che so che lacqua si pu bere, si pu ghiacciare, si pu bollire, si pu usare per lavare o per far venire i reumatismi ecc.: tutte cose alla portata di un liquido che avesse le medesime propriet dellacqua, ma una diversa composizione molecolare; [] Diversamente vanno le cose con lesperienza. Non diciamo: Oggi una sedia, domani chiss cosa diventer, Oggi un dito, ma verr il giorno che sar tuttaltro, Oggi oro ma potrebbe trasformarsi in piombo. 45

Contrariamente al carattere necessario ed immutabile dellesperienza (se sbatto la testa non posso non provare dolore) la scienza si configura quindi come unattivit di libera emendazione potenzialmente infinita (sono libero di continuare a produrre spiegazioni nuove e auspicabilmente pi precise del mio dolore). A differenza di quanto spesso capita nelle filosofie di matrice kantiana, lesperienza non considerata sempre e solo una premessa per la scienza: piuttosto, il processo di emendazioni che subiscono le teorie scientifiche volto a rendere conto in modo sempre pi raffinato e preciso dellesperienza: in altre parole, limpresa epistemologica una ricerca della verit che cerca di rendere conto della realt dellontologia (possiamo dire di una teoria scientifica che sia vera o falsa; ma sbattendo contro il tavolo ci limitiamo a constatare che reale). La caratteristica distintiva dellesperienza, utile criterio di demarcazione tra oggetti ontologici e epistemologici, linemendabilit. Inemendabilit significa refrattariet delle cose ad essere corrette dal pensiero.

43 44

Ferraris 2001: pag. 172-173. Ferraris 2008: pag. 17. 45 Ferraris 2001: pag. 168.

20

Per esempio nel caso dellillusione di Mller-Lyer (figura 1), indipendentemente da quante misurazioni possiamo effettuare, non possiamo correggere limpressione che le due linee non siano lunghe uguali:

Fig.1

EPISTEMOLOGIA emendabile Scienza linguistica storica libera infinita teleologica Verit non nasce dallesperienza, ma risulta teleologicamente orientata verso di essa Mondo interno (agli schemi concettuali) paradigma: lo schema concettuale. nella testa e parla del mondo, quindi lo si pu emendare

ONTOLOGIA Inemendabile Esperienza non necessariamente linguistica non storica necessaria finita non necessariamente teleologica Realt non naturalmente orientata verso la scienza Mondo esterno (agli schemi concettuali) paradigma: tutto ci che non emendabile: nel mondo e non lo si pu cambiare col pensiero

Tab.1: un riassunto comparato delle caratteristiche degli oggetti ontologici e degli oggetti epistemologici 46

Disponiamo inoltre di un altro criterio per circoscrivere lambito degli oggetti dellontologia: la sfera dellesperienza ecologica 47 , cio composta da oggetti di taglia media. Non possiamo incontrare oggetti come le galassie perch sono entit troppo grandi per essere esperite; allo stesso modo, non possiamo esperire entit minuscole quali molecole o quark. Questo appello alla dimensione mesoscopica non si traduce in unidentificazione tout court tra ontologia ed ecologia: se vero che lontologia comprende quegli oggetti esperibili in una

46 47

Lo schema tratto da Ferraris 2001: pag. 89. Ferraris 2001: pag. 157.

21

prospettiva ecologica, non si limita per agli oggetti effettivamente incontrati nella percezione. Cos, se la sfera dellecologia riguarda solo lambiente effettivamente esperito, lontologia (includendo tutte le pi basilari assunzioni del senso comune) prevede il concetto di mondo come somma di tutti gli oggetti esperibili. Ferraris sottolinea che proprio la loro inerenza alla dimensione ecologica a rendere le nozioni del senso comune la guida pi efficace per le nostre azioni:
Il senso comune risulta generalmente adeguato ai suoi scopi, non per un qualche accesso speciale alle cose, che lo porrebbe in una posizione vantaggiosa rispetto alla scienza ( un assunto incredibile e contro intuitivo, giacch allora ci si metterebbe a far scienza solo per imbrogliare la matassa), bens perch risulta ecologicamente adeguato. 48

Nelle pratiche della nostra vita quotidiana non sarebbe pertinente n economico far precedere ogni azione da unanalisi scientifica: le nostre predisposizioni innate e le nostre consuetudini assolvono benissimo le loro funzioni nella maggior parte dei casi.

1.4 Riassumendo
Abbiamo esaminato due posizioni teoriche accomunate dallinteresse a capire il modo di pensare intuitivo piuttosto che a rimaneggiarlo. In entrambe gli oggetti materiali rivendicano un ruolo di entit primarie, centrali e irrinunciabili della nostra ontologia, anche se per motivi differenti: Strawson produce unargomentazione trascendentale, dimostrando la necessit di poter identificare e reidentificare i corpi materiali e le persone, in quanto particolari di base, per limpiego di una struttura spazio-temporale unificata oltre che per identificare altri particolari Ferraris, abbracciando una forma di realismo ingenuo e identificando lontologia con la sfera dellesperienza ordinaria, non ha bisogno di produrre argomenti a favore dellesistenza degli oggetti fisici: questi sono gi ingredienti primari dellesperienza, e ogni metafisica revisionaria che voglia applicarvi strategie riduzioniste o eliminati viste deve prima prenderli in considerazione:

48

Ferraris 2001: pag. 174.

22

Si potrebbe insomma applicare al mondo dellesperienza ci che Austin diceva del linguaggio ordinario: le parole del linguaggio ordinario sono spesso inappropriate, incoerenti, possono accreditare entit vaghe o inesistenti, per sono le prime parole, il primo livello su cui, per continuit o pi spesso per negazione, si costruisce tutto il resto 49 .

Riferirsi ad oggetti materiali di taglia ecologica sembra insomma condizione imprescindibile ed originaria del nostro muoverci nel mondo e del nostro parlare del mondo. Lo stesso Quine, considerato il metafisico revisionario per antonomasia, constatava che siamo naturalmente body-minded 50 , e cio che
Il modo umano spontaneo di suddividere la realt prevede che le unit in cui termina la suddivisione siano degli oggetti materiali coesi, impenetrabili, incapaci di movimento autonomo, pazienti di azioni effettuate nei loro confronti 51 .

Tuttavia, come ogni scelta teorica, laccettazione dellontologia del senso comune comporta vantaggi e svantaggi: se da un lato beneficia di unindubbia priorit epistemica, corrispondendo (o quantomeno avvicinandosi il pi possibile) al modo prioritario e istintivo di pensare il mondo, dallaltro nei nostri metodi ingenui di uso del linguaggio e di interpretazione dellesperienza si nascondono contraddizioni e vaghezze capaci di mandare in cortocircuito le nostre intuizioni. Non esamineremo nei dettagli le numerose questioni sollevate dallontologia del senso comune; ci concentreremo sui problemi di persistenza degli oggetti fisici (cio sulla loro identit attraverso il tempo), che dato il loro status rappresentano un campione significativo.

1.5 Navi di Teseo e crisi didentit: problemi degli oggetti materiali nellontologia del senso comune
Nonostante lontologia del senso comune funzioni in una grande maggioranza di occasioni, la filosofia ha da sempre ideato situazioni-limite capaci di mettere in crisi i nostri dispositivi innati di classificazione del mondo: cos come un bravo medico, da secoli diagnostica le malattie del senso comune anche quando queste rimangono sopite. Gi Eraclito scrisse che non ci si pu bagnare nello stesso fiume per due volte, perch sopraggiungono acque sempre nuove. Si potrebbe obiettare che il caso dei fiumi non pu

49 50

Ferraris 2008: pag. 23. Quine 1976. 51 Casati 2008: pag. 446.

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valere come paradigma degli oggetti materiali solidi, in quanto questi non rinnovano continuamente la materia che li costituisce. Ma proprio vero? Immaginiamoci un deserto di sabbia, composto da innumerevoli dune di altezza notevole. Difficilmente le cartine geografiche del luogo segnaleranno i dislivelli tra dune, cos come difficilmente qualcuno attribuir mai il nome a una duna, anche se fosse alta quanto una piccola montagna. Invece ci sembra perfettamente naturale che le montagne abbiano un nome e unaltitudine segnalati sulle mappe: questo perch le dune, a differenza delle montagne, non soddisfano quei criteri di durata e stabilit individuati in Individuals. Eppure sappiamo che le montagne sono soggette a forze di erosione e rispondono alle sollecitazioni della crosta terrestre: non sono l da sempre, non sono sempre state uguali; semplicemente, siamo soliti ignorare i cambiamenti finch non diventano appariscenti, nel caso delle montagne cos come di qualsiasi altro oggetto materiale. Un caso esemplare, ereditato dallantichit52 e ridiscusso da molta letteratura metafisica contemporanea, quello della nave di Teseo: gli ateniesi, per ottemperare ad un voto fatto dalleroe al dio Apollo, avrebbero mandato ogni anno unambasciata sacra al tempio di Delo, sempre con la stessa nave impiegata dalleroe greco. Eppure, ogni anno alcune tavole di legno venivano rimosse per essere sostituite, tanto che dopo molti anni possiamo immaginarci che del legno originario non vi fosse pi neanche unasse. Si tratta davvero ancora della stessa nave? Per negarlo, Hobbes propose di immaginare che le tavole sostituite fossero conservate ed utilizzate per costruire una nuova nave, avendo cura di collocarle nel medesimo ordine in cui erano nella nave originaria; ne concluse che non c dubbio che questa sarebbe stata, numericamente, la stessa che fu al principio: numericamente avremmo avuto due navi identiche, la qual cosa del tutto assurda 53 . Pur concedendo ad Hobbes che sia assurdo di ammettere lidentit numerica tra le due navi, non cos scontato che si debba accettare lidentit tra la nave originaria e la sua ricostruzione. Lesperimento mentale richiede unanalisi pi approfondita. Chiamiamo N la nave originaria impiegata da Teseo; dopo diversi anni ci ritroveremo con una seconda nave N, ottenuta sostituendo gradualmente le tavole di legno di N, e una terza nave N, quella rimontata utilizzando il legno originario di N. Dal momento che N

52 53

vedi Platone, Fedone 58a. Hobbes, Elementi di filosofia, Sezione prima: Del corpo, XI, 7.

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chiaramente distinta da N, evidentemente impossibile che entrambe siano identiche a N. Le nostre intuizioni sembrano in bilico fra queste due opzioni. Probabilmente se nessuno si fosse preso la briga di ricostruire N saremmo stati disposti ad accettare lidentit tra N e N; forse, ma con pi dubbi, se N fosse stata smantellata anzich riparata, ma le sue componenti fossero state conservate e riassemblate in N, saremmo stati parimenti disposti ad accettare identit tra N ed N. Cosa succede? In situazioni ordinarie per concludere che un oggetto x sia identico ad un oggetto y ci accontentiamo di verificare che soddisfino il seguente principio: 1. Principio di non-multilocazione: non si d mai il caso che x e y occupino lo stesso luogo allo stesso istante (se vediamo contemporaneamente qualcosa in due luoghi differenti concludiamo che si tratta di due oggetti), congiuntamente ad almeno uno tra questi: 2. Principio di continuit: Esiste una serie continua di luoghi e tempi successivi tali che x si
trova nel luogo iniziale al momento iniziale e y si trova nel luogo finale al momento finale, e tutti i luoghi intermedi sono occupati nei tempi intermedi da oggetti qualitativamente simili agli oggetti che li precedono e a quelli che li seguono 54 (consideriamo una palla di neve che rotola gi da una montagna la stessa sia a monte che a valle, anche se nel mentre ha guadagnato dellaltra neve o ha perso quella originaria)

3. Principio di identit formale: x ed y hanno la stessa forma o funzione (consideriamo un treno lo stesso treno se parte dalla stessa stazione e arriva alla stessa stazione, indipendentemente dalle carrozze da cui composto) 4. Principio di identit materiale: x ed y sono composti delle stesse parti materiali (consideriamo un piatto lo stesso di ieri se i suoi ingredienti sono identici) Nella maggior parte dei casi 2, 3 e 4 sono estensionalmente equivalenti: raro che le relazioni un x e y soddisfino uno di questi principi ma non tutti gli altri, ed ancora pi raro che ne soddisfino due o pi ma non tutti. Ciascuno di questi principi, se considerato congiuntamente a 1, sembra essere condizione sufficiente per lidentit di x e y. Raro per non significa impossibile: nel caso della nave di Teseo siamo portati a considerare N e N come la medesima nave perch soddisfano, oltre al principio di non-multilocazione, il

54

ho mutuato questa formulazione da Varzi 2001: pag. 100.

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principio di continuit spazio-temporale ed il principio didentit funzionale; daltra parte siamo portati a pensare ad una relazione di identit anche tra N e N poich soddisfano il principio di non-multilocazione nonch quello didentit materiale. Tuttavia, chiaro che N e N non possono essere la stessa nave in quanto non soddisfano il principio di nonmultilocazione. Questo perch in condizioni normali vi una sola entit candidata alla relazione di identit diacronica (cio in tempi diversi), mentre N e N sono aspirano entrambe allidentit di N, ognuna in virt di principi differenti. Intento dellesperimento mentale era per lappunto quello di sottoporre a pressione concettuale le nostre intuizioni a riguardo dellidentit descrivendo un caso-limite in cui queste vadano in conflitto, suggerendoci che non sono cos affidabili come sembrerebbe a prima vista. In questo caso il paradosso pu essere cos formalizzato: 1. N=N [per il principio di identit funzionale e il principio di continuit] 2. N=N [per il principio di identit materiale] 3. N N [per il principio di non-multilocazione] Ma siccome lidentit una relazione transitiva: 4. N=N [da 1 e 2 per transitivit dellidentit] Da tre premesse che singolarmente risultano plausibili, giungiamo ad una conclusione che contraddice una delle premesse, oltre ad essere altamente implausibile di per s. Nonostante la chiara parentela che N e N intrattengono con la nave N infatti difficilmente vorremmo ammettere lidentit di due oggetti spazialmente distinti, composti di materia differente e aventi differente funzione. Un metafisico pu accettare la conclusione rifiutando il principio di non-multilocazione e assumendo cos una nozione di identit profondamente diversa da quella ordinaria, oppure pu rifiutare la conclusione cercando di bloccare linferenza. Di quali opzioni disponiamo? Possiamo negare la proposizione 1 in favore della 2: dopotutto, nonostante la continuit spazio-temporale N ed N sono oggetti fatti di materia totalmente diversa. Ma a che punto della sostituzione delle assi N ha smesso di essere identica alla nave a cui venivano sostituite le assi? Quando anche lultima asse stata sostituita, quando stato sostituito pi del 50%
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delle assi oppure gi alla prima riparazione? Ogni scelta sembra troppo arbitraria per imporsi come principio metafisico di identit. Alternativamente, possiamo negare la proposizione 2: in fondo N, a differenza di N, ha costantemente mantenuto la forma e la funzione di N. Ma se ad esempio N fosse affondata e giacesse, deformata e inutilizzata sul fondo del mare, saremmo davvero disposti a negare che N = N? Anche questa opzione dunque rivela un certo grado di arbitrariet. Unaltra strategia per rifiutare la conclusione 4 consiste nel negare che lidentit sia transitiva: 1 e 2 sono vere entrambe, ma non ne possiamo concludere 4. Ma cos facendo rinunceremmo ad uno dei principi basilari della nostra logica, e non saremmo pi in grado per esempio di inferire che, se Roma la capitale dItalia e Roma la citt pi popolosa in Italia, allora la capitale dItalia anche la citt pi popolosa dItalia. Oppure potremmo considerare lidentit una relazione sempre e solo relativa, interpretando 1 e 2 come: 1.1 N lo stesso mezzo di trasporto di N 2.1 N la stessa materia di N Ma sarebbe ancora possibile esprimere in termini relativi che qualcosa identico a se stesso? Che ne sarebbe della relazione di identit assoluta? Dovremmo accettare lo scetticismo di Hume secondo cui lidentit una finzione 55 ? Quelle esaminate finora sono solo alcune delle soluzioni possibili per sciogliere il paradosso della nave di Teseo, e corrispondono ad una minima parte delle opzioni proposte in letteratura. Come abbiamo visto, per negare le conclusioni paradossali occorre abbandonare alcune delle nostre intuizioni metafisiche (negare 1 o 2) o logiche (negare il principio di transitivit dellidentit o relativizzare lidentit): il senso comune sotto scacco, e sembra che lunica via duscita per i suoi difensori sia di dare in pasto allavversario qualche pedina accettando qualche revisione concettuale, pena lintroduzione di ambiguit e contraddizioni nella sua ontologia.

55

Hume, Trattato sulla natura umana, Libro I Parte III Sezione II.

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Capitolo secondo
Table revisited: gli oggetti materiali nelle metafisiche revisionarie
Phylonous: Sono ovviamente daccordo che esiste tutto, e sono daccordo che questo tutto include delle cose che tavoleggiano, per esempio. Ma mi viene il dubbio che tu possa pensare che in aggiunta a queste cose ci siamo anche i tavoli. Che cosa c e che cos, Il mondo messo a fuoco 56

Bench non di rado la tensione tra ontologia del senso comune e ontologie revisionate scaturisca dallaumentare delle distanze tra lesperienza quotidiana ed il pensiero scientifico, nello scorso paragrafo abbiamo osservato come certe revisioni possano scaturire da problemi genuinamente filosofici: anche se in molti casi uno strumento efficace, talvolta lintuito lascia aperti dei problemi cui bisogna ovviare rimettendo in discussione le nostre posizioni, ovvero compiendo delle revisioni metafisiche. Seguendo Goldman, possiamo ritenere che ognuna delle seguenti sia da considerarsi condizione sufficiente per avere una metafisica revisionaria: La postulazione di qualche entit, propriet o relazione (o tipi di entit, propriet o relazioni) non presenti nellontologia del senso comune; il rifiuto di unentit, propriet o relazione (o tipi di entit, propriet o relazioni) presenti nellontologia del senso comune; lattribuzione a qualche entit di uno status ontologico diverso da quello che ricopre nel senso comune 57 . Proporre una metafisica revisionaria significa prendere le distanze dallimmagine del mondo propria del senso comune in favore di una ridescrizione ritenuta migliore. Il metafisico revisionario sar chiamato ad argomentare il suo rifiuto dellontologia del senso comune denunciando i problemi da cui affetta e fornendo una teoria in grado di risolverli. Nel caso

56 57

Varzi 2010: pag. 6. Goldman 1991: pag. 42.

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della nave di Teseo ad esempio, un metafisico revisionario potrebbe scegliere dei criteri didentit pi severi, delineando una nozione di oggetto materiale che non lo costringa ad ammettere lidentit tra la nave originaria e nessuna delle altre due, consentendogli cos di salvare una logica dellidentit standard, non revisionata: dopotutto, quasi inevitabile che un oggetto nel tempo modifichi alcune delle sue propriet, e se due oggetti godono di propriet anche solo leggermente diverse forse non sono pi esattamente la stessa cosa. In quanto segue esamineremo quest'esempio ed esporremo alcune mosse teoriche capaci di disinnescare i problemi legati alla persistenza degli oggetti materiali.

2.1 Identit in senso stretto e in senso ampio


Un modo comune per definire la relazione di identit la cos detta legge di Leibniz [ID-L], composta da dalla congiunzione del principio dellidentit degli indiscernibili [IDind] e del principio di indiscernibilit degli identici [INDid]: [INDid] Per ogni x, y e propriet Q, se x=y allora (Qx [IDind] Per ogni x, y e propriet Q, se (Qx [ID-L] Per ogni x, y e propriet Q, (Qx Qy)

Qy) allora x=y Qy) x=y

Tuttavia, difficilmente si d il caso che un oggetto mantenga tutte le sue propriet con lo scorrere del tempo: la nave di Teseo era fatta di legno di faggio, ma stata ricostruita con legno di ciliegio; la mia automobile era lucida e pulita, ora sporca; la strada che dinverno era ricoperta di neve ora sgombra. Pur parlando di uno stesso oggetto, esaminandolo in momenti temporali differenti sappiamo che molte delle sue propriet cambieranno: diciamo allora che loggetto identico numericamente bench diverso qualitativamente. La nozione di un oggetto che rimane lo stesso nonostante i cambiamenti sufficientemente intuitiva da trovare largo impiego nel linguaggio ordinario e nelle pratiche della vita quotidiana: non a caso corrisponde alla nozione aristotelica di sostanza per quanto essa sia identica e numericamente una, risulter costituita per accogliere, mediante una propria trasformazione, i contrari. 58

58

Aristotele, Categorie, Parte V.

29

Nonostante sia radicata nel nostro modo di pensare e comunicare, non detto che la nozione di sostanza che mantiene la sua identit numerica nonostante i cambiamenti sia la soluzione pi corretta o conveniente dal punto di vista metafisico. Cosa significa che una cosa cambia eppure rimane la stessa cosa? Per i sostenitori del concetto di sostanza la risposta semplice: qualcosa rimane lo stesso anche se subisce modificazioni nel tempo perch a cambiare sono solo le sue propriet accidentali, mentre le propriet essenziali rimangono le stesse: nonostante non si possa pi affermare una perfetta identit qualitativa, loggetto rimane numericamente identico. Dopotutto, anche dopo che le sono state fatte quelle brutte righe sulla carrozzeria, la mia automobile mi sembra la stessa di prima: la carrozzeria lucida e perfetta non intuitivamente una propriet essenziale per lidentit di unauto (se invece di essere semplicemente stata rigata fosse stata fatta a pezzi, difficilmente avrei concesso che il cumulo di rifiuti sopravvissuti fosse ancora la mia auto). Accettare questa distinzione comporta per almeno due problemi: innanzitutto, il metafisico che difenda una concezione sostanzialista di oggetto deve fornire un criterio per discernere propriet essenziali e propriet accidentali, e rendere conto dei casi limite: un tavolo a cui vengano segate tutte le gambe ancora un tavolo? Un lago nei pressi del mare, che confluisce in esso quando c alta marea, ancora un lago? Un uccello che non vola ancora un uccello? Il legno di cui fatta la nave di Teseo pi o meno essenziale della funzione che svolge? Bench spesso possiamo accontentarci delle risposte approssimative e intuitive suggerite dal buon senso, non sempre le nostre intuizioni forniscono risposte precise o intersoggettivamente valide. possibile che la scelta di quali propriet siano essenziali rifletta piuttosto i nostri pregiudizi cognitivi e le nostre pratiche linguistiche che non le caratteristiche genuine della realt: analizzando la natura metafisica di un oggetto apparentemente banale come un tavolo, Varzi afferma che non c nessuna propriet intrinseca che faccia di questoggetto un tavolo: un tavolo in quanto viene usato in un certo modo e per certi scopi. un tavolo in quanto noi gli attribuiamo una determinata funzione. 59 Prendere troppo sul serio lontologia del senso comune significa esporsi al rischio del provincialismo metafisico, ovvero di scambiare per caratteristiche intrinseche del mondo quelle categorie che vi proiettiamo in virt delle disposizioni cognitive o culturali. Un metafisico descrittivo ovviamente libero di accettare questi pregiudizi dal momento che si propone proprio una sorta di cartografia del mondo cos

59

Varzi 2010: pag. 40.

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com per gli esseri umani, ma deve dimostrare di conoscere bene queste disposizioni, soprattutto per non spacciare per universali caratteristiche proprie della sua cultura. Se non vogliamo accettare i problemi dellessenzialismo, possiamo prendere meno sul serio la nozione di identit numerica e considerarla come un espediente pragmatico anzich come una vera relazione di identit, come fece il vescovo Butler:
Quando un uomo giura che lo stesso albero stato cinquanta anni allo stesso posto, intende solo lo stesso quanto a tutti gi scopi della propriet e agli usi della vita comune, e non che lalbero stato per tutto il tempo lo stesso nel senso stretto, filosofico, della parola. 60

Forti di questo accorgimento possiamo allora distinguere una nozione di identit in senso stretto e filosofico (che soddisfa appieno ID-L) e identit in senso ampio e popolare (che rispecchi lintuizione della sopravvivenza degli oggetti nel tempo). Il germoglio che diviene albero maturo sarebbe da considerarsi un oggetto che permane identico attraverso il tempo solo in senso ampio e popolare, laddove invece in senso stretto e filosofico avremmo (almeno) due oggetti distinti. Roderick Chisholm riprende e sviluppa la dottrina di Butler: a suo avviso questa tesi pu essere interpretata come se dicesse che quegli oggetti non sono altro che <<finzioni>>, costruzioni logiche o entia per alio 61 ; il filosofo dunque elabora un semplice e ingegnoso esempio per descrivere la natura di queste entit derivate. Consideriamo la storia di un tavolo che vede la luce luned mediante lassemblaggio di due parti A e B; il marted A viene sostituita con C; il mercoled B viene sostituito con D (vedi tabella 2). Luned Marted Mercoled AB BC CD

Tabella 2: il tavolo dellesempio di Chisholm Bench (proprio come nel caso della nave di Teseo) il risultato finale sembrer uno stesso tavolo la cui esistenza si protrae da luned a mercoled, di fatto si tratta di una successione di tre oggetti (AB, BC e CD) che fanno le veci del tavolo nei tre giorni: da questi dipendono le

60 61

Butler 1736: pag. 305. Chisholm 1976: pag. 146.

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propriet del tavolo-successione. Sebbene sia AB, BC, DC che il tavolo-successione soddisfino la definizione del termine tavolo, non possiamo dire di avere a che fare con quattro tavoli distinti: infatti possibile contare i tavoli secondo il senso ampio e popolare, nel qual caso ne avremmo uno (il tavolo-successione) o secondo il senso stretto e filosofico, nel qual caso ne avremmo tre (AB, BC e CD); contarli in entrambi i sensi sarebbe confondere due registri. Questo caso semplificato pu essere esteso alla maggior parte degli oggetti materiali dal momento che tutti mutano (anche solo minimamente) la loro composizione: le montagne si erodono, i mobili vengono mangiati dalle tarme, le automobili riparate. Secondo il filosofo
oggetti siffatti non sono altro che entia per alio. Si tratta di parassiti ontologici che derivano tutte le loro propriet da altri oggetti: dai vari oggetti che ne fanno le veci. Un ens per alio non mai qualcosa, e non ha mai qualcosa, in virt di se stesso. ci che in virt della natura di qualcosaltro. In ogni istante della sua storia, un ens per alio ha sempre qualche altra cosa che ne fa le veci. 62

Si noti che attribuendo lidentit in senso stretto ad AB, BC e CD (rispettivamente) di luned, marted e mercoled perch composti per ipotesi dalle stesse parti, Chisholm difende una forma di essenzialismo mereologico per gli entia per se, secondo cui una cosa cessa di esistere se perde una qualsiasi delle sue parti. Gli entia per alio manterrebbero invece una sorta di identit illusoria: gli oggetti soggiacenti che ne fanno le veci non soddisfano le condizioni di Ind-ID, ma noi li trattiamo come se fossero identici perch facciamo astrazione dei loro cambiamenti mereologici, o magari perch non ci accorgiamo delle differenze. Un aspetto interessante di questa proposta teorica che, oltre a scomporre il tavolosuccessione nelle sue diverse costituenti materiali, scompone il tavolo-successione in tre diversi oggetti, ognuno corrispondente a un momento temporale preciso (AB il luned, BC il marted, CD il mercoled). Possiamo prendere spunto da questa posizione per formulare una revisione pi radicale del senso comune, che va oltre le intenzioni dello stesso Chisholm: cos come possiamo scomporre (almeno logicamente) gli oggetti nelle loro costituenti spaziali, possiamo pensare di suddividerli secondo lasse del tempo. Dopotutto, visto che possiamo parlare di una regione di spazio occupata da parte di una statua antica come di una parte spaziale della statua (il naso della statua stato ristrutturato), nulla ci impedisce di riferirci a ci che troviamo in un momento specifico della storia della statua come ad una sua parte temporale (la statua lanno scorso stata ristrutturata).

62

Chisholm 1976: pag. 154.

32

Tuttavia, della nozione di parte temporale non si trovano tracce nel linguaggio ordinario, e pi in generale non sembrerebbe una nozione innata e primaria del senso comune: al metafisico revisionario che voglia introdurla nella nostra ontologia spetter perci lonere di giustificare questa revisione.

2.2 Tre o quattro dimensioni? 63


Secondo alcuni filosofi gli oggetti si estendono (perdurano 64 ) nel tempo proprio cos come si estendono nello spazio: cos come posso suddividere la mia macchina in ruote, motore ed abitacolo posso legittimamente suddividerla in macchina-ieri, macchina-oggi, macchinalanno scorso. Una teoria che ammetta la scomposizione degli oggetti in parti temporali si indica generalmente con il nome di quadrimensionalismo, in quanto attribuisce agli oggetti il possesso di una quarta dimensione (temporale) oltre a lunghezza, larghezza e profondit. Identificando un oggetto con una regione di spazio-tempo, un quadridimensionalista pu abolire la distinzione tra le categorie di oggetto e di evento: un oggetto equivarrebbe precisamente alla serie di eventi che avvengono in una certa area spazio-temporale 65 . Per via della loro assimilabilit ad eventi gli oggetti quadrimensionali sono anche chiamati occorrenti (ing. to occur, capitare): si tratta proprio di quelle cose-processo con cui polemizza Strawson (1.1), per le quali non possibile distinguere tra un oggetto e la sua storia. I filosofi cos detti tridimensionalisti ritengono invece che le parti temporali degli oggetti non sono entit metafisicamente genuine: parlare di macchina-ieri non significa riferirsi ad una presunta parte temporale della mia macchina, ma semplicemente riferirsi alla mia macchina cos come era ieri. In difesa di una prospettiva aristotelica e del senso comune, ritengono gli oggetti materiali entit tridimensionali distinte dagli eventi che li interessano (secondo Strawson noi distinguiamo tra una cosa e la sua storia 66 ), tali da continuare ad esistere interamente (permanere) nel tempo: per questa ragione gli oggetti tridimensionali vengono anche chiamati continuanti.

Per la stesura di questo paragrafo mi sono in larga parte ispirato a Hawley 2008. Lewis 1986 introduce le espressioni perdurare (to perdure) e permanere (to endure) per connotare rispettivamente il modo di persistere (to persist, termine neutro) nel tempo degli oggetti quadrimensionali e tridimensionali. 65 il caso pi esemplare di metafisica quadridimensionalista quello di Quine (portato alle sue estreme conseguenze in Quine 1976). 66 Strawson 1959. A ben vedere tuttavia questa asserzione, cos come tutta largomentazione di Strawson, non nega la concepibilit delle cose-processo, di cui anzi ammette la possibilit teorica: si limita ad asserire che noi istintivamente distinguiamo tra oggetti ed eventi.
64 63

33

Le differenze tra queste due posizioni emergono con chiarezza nei differenti approcci forniti ai problemi filosofici relativi alla nozione di cambiamento, intimamente connessa alla nozione di identit. Se un tavolo fosse per met nero e per met bianco non avremmo alcuna difficolt ad ammettere che possiede propriet differenti: semplicemente, una porzione spaziale del tavolo bianca e laltra nera. Supponiamo invece di avere acquistato di luned un tavolo completamente bianco, salvo poi constatare che non si intona con larredo della casa e dunque pitturarlo completamente di nero di marted: se accettiamo lesistenza delle parti temporali possiamo semplicemente asserire che una porzione temporale del tavolo bianca e laltra nera. Come fa lo stesso tavolo ad essere bianco (il luned) e nero (il marted)? A meno di non voler ammettere il possesso di pi propriet inconciliabili da parte dei nostri oggetti, dobbiamo rendere conto di come uno stesso oggetto possa possedere propriet diverse e talvolta contraddittorie in tempi differenti. Abbracciare una metafisica tridimensionalista o quadridimensionalista apre diverse soluzioni per evitare il paradosso. Per i quadrimensionalisti la soluzione semplice: non il tavolo inteso nella sua totalit ad essere bianco o nero, sono piuttosto le sue due parti temporali distinte tavolo-di-luned e tavolo-di-marted ad essere rispettivamente bianca e nera: cos come non c incoerenza nel possesso di due parti spaziali con colori diversi, allo stesso modo non c incoerenza nel caso delle parti temporali. Come fa invece un tridimensionalista a spiegare il cambiamento senza ammettere contraddizioni? Le opzioni di cui dispone sono almeno tre: Considerare il possesso di diverse propriet in tempi diversi come una propriet relazionale tra un oggetto ed un momento temporale: lo stesso tavolo intratterrebbe cio la propriet di essere-bianco in relazione al luned e la propriet di essere-nero in relazione al marted. Fornire uninterpretazione avverbiale degli indici temporali: lessere-bianco-di-luned sarebbe pertanto una particolare modalit di essere-bianco del tavolo modificata dalla locuzione avverbiale di luned. Adottare una metafisica del tempo presentista, secondo cui solo il presente esiste. Lessere-bianco del tavolo di luned non ingenererebbe perci alcuna contraddizione

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con il suo essere-nero di marted, semplicemente perch di luned il tavolo nero non esiste e viceversa. Come nella maggior parte dei dibattiti metafisici, nessuna soluzione al problema del cambiamento esente da critiche da parte dei suoi detrattori. Esaminiamone alcune tra le pi significative.

2.3 Teorie a confronto 67


difficile dissentire da quanto afferma Angelone: anche nel caso dei problemi filosofici originati dal fenomeno del cambiamento le diverse opzioni metafisiche disponibili sono alle prese con il difficile compito di rendere solido laltrimenti fragile equilibrio tra esigenze di tipo teorico e intuizioni, apparentemente irrinunciabili, di senso comune 68 . Cerchiamo pertanto di individuare i vantaggi teorici ed i costi delle metafisiche tridimensionaliste e quadrimensionaliste, anche attraverso alcune critiche e le loro risposte.

La metafisica degli occorrenti sembra ben equipaggiata per disinnescare i paradossi ingenerati dai rompicapo come quelli della nave di Teseo (dopotutto, per far fronte a casi come questi che stata escogitata). Un quadridimensionalista infatti pu decidere di considerare N (la nave che non ha mai smesso di navigare) e N (la nave ricostruita col legno originario) due oggetti distinti aventi alcune parti spaziotemporali in comune a partire da N (la nave originaria) in cui coincidono, non diversamente da come due quadrilateri aventi un lato in comune possono condividere una parte della loro superficie (vedi fig.2).

FUNZIONE

N1
MATERIA
Fig. 2

N2 N3

67 68

Molti argomenti di questo paragrafo sono tratti da Angelone e Morena 2008 e da Hawley 2008. Angelone e Morena 2008.

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Il quadridimensionalista pu pertanto risolvere elegantemente questo rompicapo, al prezzo per di allontanarsi dalla nozione di cambiamento del senso comune. Come osserva Peter Simons infatti ladozione di una metafisica quadridimensionalista non spiega il cambiamento, ma si limita ad eliminarlo:
questo[la spiegazione quadridimensionalista del cambiamento] non cambiamento ma semplice diversit temporale, nello stesso senso in cui il possesso da parte del tricolore francese di una parte rossa, una bianca, e una blu diversit spaziale. Non cambiamento nel senso ordinario perch gli oggetti che hanno propriet diverse le parti temporali non sopravvivono. 69

Si noti per che disconoscere la nozione intuitiva di cambiamento non rappresenta un problema per un quadridimensionalista che abbandoni la pretesa di rendere conto del senso comune: lo stesso Simons poche righe dopo puntualizza che la nozione [di oggetto continuante] radicata nel nostro modo quotidiano di pensare e di parlare e ci vorrebbe una rivoluzione concettuale di inaudita magnitudine per rimuoverla o sostituirla 70 . Il che esattamente quanto si ripropone di fare un metafisico revisionario: rivedere anche in maniera consistente parti del senso comune. Sul quadridimensionalista grava comunque lonere di spiegare che tipo di relazione debba vigere tra certe parti temporali di un oggetto affinch vengano raggruppate come facenti parte dello stesso oggetto perdurante. 71

Esaminiamo invece alcuni argomenti contro il tridimensionalismo. In un breve ed incisivo articolo considerato ormai un classico della letteratura metafisica 72 David Lewis accusa le opzioni tridimensionaliste di essere incapaci di rendere conto del problema degli intrinseci temporanei. Si definiscono intrinseche quelle propriet che un oggetto possiede in virt della sua sola natura, a differenza della propriet relazionali, che questi possiede in virt del suo rapporto con qualcosaltro. Esempi di propriet intrinseche sono ad esempio la forma o le dimensioni; un esempio di propriet relazionale invece la posizione spaziale (un oggetto ha una determinata posizione sempre e solo in rapporto ad un altro oggetti). Inoltre, alcune propriet sono temporanee, cio possedute da un oggetto solo in alcuni periodi della sua esistenza. Il cambiamento di una propriet relazionale temporanea pu essere spiegato in virt del cambiamento di uno dei termini della relazione (ad esempio prima ero dietro alla poltrona,

69 70

Simons 1998: pag. 28 [traduzione di Varzi 2001]. Simons 1998: pag. 29 [traduzione mia]. 71 anche in questo caso le scienze empiriche possono venire in aiuto della metafisica. Vedi 3.2. 72 Lewis 1986.

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ora mi ci sono seduto sopra). Ma come spiegare invece il cambiamento delle propriet intrinseche temporanee? Lewis individua tre possibili risposte: Asserire che a ben vedere gli intrinseci temporanei non siano vere e proprie propriet intrinseche di un oggetto ma piuttosto relazioni che loggetto intrattiene con un momento temporale preciso: se un tavolo rettangolare di luned e quadrato di marted (magari perch stato accorciato da un falegname), questa sarebbe da interpretarsi come una relazione di tipo essere-rettangolare tra il tavolo e il luned. Lewis ricusa a questa posizione di negare lesistenza di qualsivoglia propriet intrinseca, e ne conclude che semplicemente assurdo. Adottare una metafisica presentista, ovvero asserire che esistano solo le propriet istanziate nel presente. Questa soluzione per non spiega la persistenza, ma si limita a negarla: gli oggetti non possono persistere nel tempo se passato e futuro non esistono. Infine, rinunciare alla permanenza in favore della perduranza: gli intrinseci temporanei a ben vedere apparterrebbero a cose diverse (i.e. le diverse parti temporali di un oggetto), e il fatto che cose diverse differiscano rispetto alle loro propriet intrinseche non costituisce un problema. Si noti che Lewis invoca la necessit di una metafisica quadridimensionalista anche per salvare certe intuizioni che ritiene pi irrinunciabili (ossia lesistenza di passato e futuro, lesistenza degli intrinseci temporanei). Dovremmo chiederci se davvero scontato che il tridimensionalismo non comporti alcun costo al senso comune. Il tridimensionalista pu ancora ricorrere ad uninterpretazione avverbiale della predicazione temporale: Van Inwagen asserisce che inferire dalla predicazione di diverse propriet in momenti distinti lesistenza di distinte parti temporali suona altrettanto gratuito (ed erroneo) che inferire da un enunciato come Alice, vista frontalmente, impressionantemente bella, ma Alice vista di profilo esteticamente irrilevante lesistenza di due Alice. 73 74 Tuttavia, bench spieghi i problemi di cambiamento, lavverbialismo solleva altri problemi sulle diverse modalit di istanziazione di propriet.

Van Inwagen 2000: pag. 127 [traduzione mia]. Un celebre caso letterario di moltiplicazione degli enti in base ai punti di vista rappresentato dal pirandelliano Vitangelo Moscarda: avanzata che fu la sua follia, Vitangelo entra in un salotto dove lo attendono sua moglie Dida ed il signor Quantorzo e vi conta nove persone o piuttosto, [] otto, visto che io- per me stesso- ormai non contavo pi. Voglio dire: 1. Dida, comera per s; 2. Dida, comera per me; 3. Dida, comera per Quantorzo; 3. Quantorzo, comera per s; 5. Quantorzo, comera per Dida; 6. Quantorzo, comera per me; 7. Il caro vecchio Geng di Dida; 8. Il caro Vitangelo di Quantozo. Pirandello, Uno, nessuno e centomila, libro V, capitolo VI.
74 73

37

Come abbiamo avuto modo di vedere nel capitolo primo, a favore del tridimensionalismo giocano le argomentazioni trascendentali di Strawson e la priorit fenomenica del senso comune invocata da Ferraris (vedi 1.1-3). Anche se accettassimo unontologia liberalizzata come quella di Quine, che ammette entit composte da una qualsiasi regione spaziotemporale 75 (es. la mia mano destra pi la superficie della Cina eccetto le zone pi alte di 400m dal luned al venerd), non potremmo fare a meno di percepire molti di questi oggetti quineani come innaturali ed arbitrari: questi saranno infatti invisibili alla cognizione 76 nonch possibili oggetti di riferimento nel nostro linguaggio solo attraverso descrizioni complesse. A favore della concezione quadridimensionalista versa invece la sua maggiore compatibilit con la fisica (da cui daltronde ispirata), in particolare con la Teoria della Relativit Speciale (TRS) di Einstein 77 .

Come questo breve elenco di argomenti ci suggerisce, lo scontro tra tridimensionalismo e quadrimensionalismo di difficile soluzione: come afferma Hirsch citando Lewis
Sembra che alla fine si raggiunga in ontologia uno stadio in cui tutto stato detto e fatto, in cui ogni ingegnosa argomentazione, distinzione e contro esempi sono stati scoperti, cosicch ogni posizione ha raggiunto uno stato di equilibrio. Ritengo che nella disputa ontologica che stiamo discutendo [la metafisica degli oggetti materiali] lo stadio del tutto stato detto e fatto sia stato raggiunto 78 .

Forse, come suggerisce Haslanger


a questo stadio del dibattito [] dobbiamo concludere che i vincoli per una soluzione accettabile (specialmente se ci limitiamo ai vincoli su cui c accordo) non sono abbastanza per decidere tra diverse opzioni plausibili e pertanto non ci resta che rassegnarci a riconoscere che ci sono diverse alternative razionalmente accettabili, e comprendere quali sono e cosa ci offrono probabilmente il meglio che possiamo fare 79 .

Nellimpossibilit di decretare una soluzione migliore in assoluto potremmo accontentarci di chiarire quale posizione pi adeguata a quali circostanze: lo stesso Quine, bench venga di norma ricordato per il suo impegno nello sviluppare una metafisica quadridimensionalista, si

Quine ammette nella sua ontologia oggetti cos bizzarri perch difende la cos detta tesi della composizione non ristretta, ovvero: dato un qualsiasi numero di entit esistenti nella nostra ontologia legittimo asserire che esiste ogni loro possibile combinazione. 76 Casati 2008: pag. 446. 77 Per esempio, In TRS non possibile parlare di simultaneit assoluta, sollevando gravi difficolt teoriche per chi volesse sostenere la posizione presentista. 78 Hirsch 2005: pag. 80-81 [traduzione mia] [le citazioni tra virgolette sono tratte da Lewis 1983. 79 Haslanger 2003: pag. 351 [traduzione mia].
75

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espresso in favore della pluralit degli schemi concettuali. nota la sua posizione pragmatica nei confronti del dibattito tra il punto di vista fenomenistico (che considera le entit della percezione e del senso comuni quali entit fondamentali) e il punto di vista fisicalistico (che invece accorda la priorit alle particelle postulate dalla fisica):
Abbiamo [] due schemi concettuali contrapposti, uno fenomenistico
80

e uno fisicalistico. Per quale

decidersi? Ciascuno ha i suoi vantaggi; ciascuno a suo modo presenta un suo tipo di semplicit. Ciascuno, aggiungo io, merita di essere sviluppato. Di entrambi si pu dire, invero, che sono essenziali, sebbene in due sensi diversi: luno in senso epistemologico, laltro in senso fisico 81 .

Allo stesso modo, forse potremmo decidere di convivere con questo dualismo teorico, adottando e sviluppando di volta in volta una posizione tridimensionalista o una posizione quadridimensionalista a seconda delle esigenze esplicative.

2.4 Una risposta scettica


Di fronte a un simile proliferare di cavillosit metafisiche indecidibili si potrebbe invocare il senso comune per paragonare le labirintiche dispute tra tridimensionalisti e quadrimensionalisti, citando la celebre espressione di Carnap, ad un concerto di musicisti senza talento 82 . Alcuni filosofi hanno fornito una simile lettura scettica del dibattito: il caso ad esempio di Eli Hirsch, che ritiene primo, che le tipiche dispute nella letteratura sulla metafisica degli oggetti materiali sono mere dispute verbali; secondo, che il modo giusto per risolvere queste dispute richiamarsi al senso comune o al linguaggio ordinario 83 . La soluzione di Hirsch paragonata da egli stesso alla distinzione carnappiana tra questioni interne e questioni esterne 84 , precisando tuttavia, a differenza del filosofo neopositivista, di non ritenere che tutte le dispute metafisiche siano meramente verbali: sinteticamente, una disputa sarebbe meramente verbale solo quando: entrambe le teorie in discussione sono sufficientemente solide da rendere conto di fatti empirici (lo stadio dove tutto stato detto e fatto);

80

Ferraris obietterebbe forse che faremmo meglio a parlare di uno schema pre-concettuale o a-concettuale fenomenistico: vedi 1.3. 81 Quine 1948: pag. 40. 82 Vedi Carnap 1932: pag. 531. 83 Hirsch 2005: pag. 67 [traduzione mia]. 84 Vedi Carnap 1956.

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attuando uninterpretazione caritatevole un sostenitore di una teoria pu comprendere il significato degli enunciati della teoria opposta 85 ; le teorie sono compatibili a qualche livello, ovvero: adottare una teoria non significa contraddire gli enunciati dellaltra teoria.

Cosa si intende per interpretazione caritatevole? Il principio di carit una norma dinterpretazione che trova largo consenso presso i filosofi analitici, non di rado considerato una condizione necessaria per la comprensione degli enunciati di un parlante. Non facile trovarne unenunciazione univoca e precisa; Hirsch lo presenta in questi termini:
a parit di condizioni, uninterpretazione plausibile fintantoch il suo effetto di rendere vere o almeno ragionevoli molte delle credenze condivise dalla comunit. 86

Lindecidibilit tra tridimensionalismo e quadrimensionalismo dipenderebbe quindi dal fatto che i due schieramenti si stanno semplicemente esprimendo in linguaggi (o meglio idioletti) ontologici differenti: entrambe le (famiglie di) soluzioni sono coerenti e capaci di offrire una cornice teorica con cui categorizzare gli oggetti, come dimostra il fatto che possibile per i sostenitori di unopzione metafisica tradurre nel proprio linguaggio ontologico gli enunciati dellavversa fazione. Ma che cosa si intende per linguaggio ontologico? Stando ad Hirsch, ogni schieramento filosofico abbraccerbbe pi o meno consapevolmente quelli che chiama assiomi ontologici (ad esempio: unoggetto non pu mantenere la sua identit se cambia alcune delle sue propriet), che funzionerebbero come regole grammaticali di un idioletto ontologico, definendo luso e lestensione dei quantificatori esistenziali 87 . Se la disputa tra tridimensionalisti e quadrimensionalisti meramente verbale, e cio le diverse metafisiche degli oggetti materiali sono soltanto diversi linguaggi ontologici intertraducibili, adottare un idioletto ontologico diverso dal linguaggio ordinario sembra comportare una violazione del principio di carit nei confronti di gran parte della comunit dei parlanti: per questa ragione Hirsch ritiene di dover optare per il linguaggio ordinario e per lontologia pi conforme possibile al senso comune.

Diversi metafisici si curano di asserire che non capiscono cosa intenda il loro avversario quando parla delle entit postulate dalla sua ontologia: ad esempio Van Inwagen sostiene di non capire cosa siano le parti temporali, eppure di capire con quali parametri gli esponenti della teoria quadridimensionalista la difendano. Non chiaro come si possa non capire un enunciato metafisico pur sapendo a cosa si riferirebbe se fosse comprensibile (vedi ad esempio Van Inwagen 2000: cap. 7-8). 86 Hirsch 2005: pag. 71 [traduzione mia]. 87 Luca Morena chiama questa tesi dottrina della variabilit dei quantificatori. Vedi Morena 2007: pag. 90 [traduzione mia].
85

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Largomentazione sembra plausibile: di fronte a una disputa interminabile in cui sembra raggiunta una fase di stallo, optare per la soluzione pi comunemente accettata e/o pi affine alle nostre intuizioni innate sembra la soluzione migliore. Ma davvero cos?

2.5 In favore di una metafisica revisionaria


Si potrebbe sospettare che sia quantomeno rischioso spingere alle estreme conseguenze il principio di carit: scegliendo sempre linterpretazione che massimizza ragionevolezza e verit non si rischia di dimostrare troppo? Ad esempio, esagerando con la carit si pu incorrere nel cos detto paradosso di Putnam, e cio (brevemente): data una teoria falsa (come ad esempio quella del flogisto), ci sono nel mondo oggetti e propriet tali da permettere uninterpretazione caritatevole che renda vera la teoria. Hirsch risponde che non c bisogno di respingere o di dubitare del principio di carit per evitare di incorrere in questo paradosso:
idealmente uninterpretazione caritatevole ricerca sia la verit che la ragionevolezza di una teoria, ma se non possibile ottenerle entrambe, la ragionevolezza senza la verit molto pi caritatevole della verit senza la ragionevolezza 88 .

Detto in parole povere, pensare che qualcuno si sbagli per linsufficienza di dati pi caritatevole che pensare che non sappia ragionare: posto che si disponga dei dati percettivi sufficienti, ogni interpretazione che interpreta la teoria del flogisto caritatevolmente, rendendola ragionevole, la rende falsa. Il principio di carit dunque non ci costringerebbe pertanto ad ammettere la verit di ogni teoria. Ma se lapplicazione del principio di carit ammette la possibilit di errore in merito alle teorie scientifiche, perch non la ammette in merito alle teorie scientifiche? Howard-Snyder pone la seguente obiezione:
se gli errori basati sulla limitatezza dei dati sensoriali possono talvolta indurre linterprete caritatevole ad ascrivere degli errori ai parlanti, perch lo stesso non dovrebbe valere per gli errori basati sulla limitatezza dei dati metafisici? 89

Dopotutto, la maggior parte di ogni comunit dei parlanti fatta di non-filosofi, che potrebbe semplicemente non aver soppesato le implicazioni metafisiche delle proprie credenze: linterprete caritatevole pu pensare che sia ragionevole per un capitano essere convinto che N (la nave che continua a viaggiare) sia legittimamente la stessa nave usata da Teseo per

88 89

Hirsch 2005: pag. 94 [traduzione mia]. Howard Snyder (manoscritto): pag. 6.

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andare a Creta, semplicemente perch nessun filosofo ficcanaso gli ha prospettato la possibilit di una nave N. Hirsch potrebbe obiettare che non c nessuna buona ragione per pensare che la gente comune compia degli errori apriori, ma il metafisico revisionista, per esempio, obietterebbe che lontologia del senso comune il prodotto (in un certo senso arbitrario) delle nostre preferenze cognitive 90 : lontologia del senso comune sarebbe pertanto frutto della nostra evoluzione e della nostra cultura. Si potrebbe pensare che, visto che stata selezionata dallevoluzione, la metafisica del senso comune la migliore opzione possibile; cos facendo per si cadrebbe in quello che Casati e Varzi hanno chiamato lerrore panglossiano 91 , ovvero la fallace inferenza che, essendo stata selezionata dallevoluzione, lontologia del senso comune deve essere lopzione metafisica che ci mette in grado di generare pi credenze vere. Come osserva Stephen Stich 92 , non sempre un sistema cognitivo predisposto a generare credenze vere il pi adatto alla sopravvivenza: da un canto, certe credenze sono semplicemente irrilevanti per la sopravvivenza dellorganismo, e sarebbe anti-economico per la sua mente prestarvi attenzione; dallaltro, fattori quali la velocit di decisione o la minimizzazione del rischio sono spesso pi cogenti per un organismo della capacit di discriminare il vero dal falso. In uno slogan: levoluzione segue criteri pragmatici, non epistemici.

Questi argomenti non mirano a disconoscere totalmente largomentazione di Hirsch o la validit dellontologia del senso comune: dopotutto le nostre credenze ingenue sono la nostra bussola nella vita quotidiana, ed assolutamente ragionevole invocare per esse uninterpretazione caritatevole. Inoltre, possibile che Hirsch abbia ragione a decretare lequivalenza teorica tra metafisiche tridimensionaliste e quadrimensionaliste se vero che ogni asserzione formulata nel gergo di una metafisica riformulabile nel gergo dellaltra. Ci che spero di aver dimostrato invece che lintuitivit di una teoria, cio la sua congruenza al senso comune, non deve essere un criterio prioritario per le nostre indagini metafisiche; dopotutto, nellesposizione hirschiana del principio di carit si specifica che uninterpretazione pi plausibile quando massimizza verit e ragionevolezza delle credenze della comunit solo a parit di condizioni (vedi 2.4), ma spesso le condizioni sono tuttaltro

90 91

Morena 2007: pag. 100 [traduzione mia]. Casati e Varzi 2002: pag. 145. 92 Stich 1990.

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che pari: si pensi ad esempio con quale facilit i quadrimensionalisti risolvono il problema delle navi di Teseo, o pi in generale come riescono a disinnescare i problemi metafisici del cambiamento considerando un oggetto persistente come una semplice successione di parti temporali (2.2). Ancora, si pensi alle difficolt in cui un tridimensionalista potrebbe incorrere nel rendere conto dellabolizione della nozione di simultaneit assoluta richiesta da TRS (2.3). Certo, il prezzo da pagare per unontologia artificiale elaborata in seguito a numerose revisioni metafisiche un allontanamento dal senso comune e dai nostri dispositivi cognitivi: molti oggetti quineani (ad esempio tutti i piani oltre il decimo di ogni edificio dellemisfero boreale dalle ore 20 alle ore 23) sono passibili di riferimento solo mediante descrizioni lunghe ed un notevole sforzo di immaginazione. Ma in un indagine metafisica che aspiri a scoperte sostanziali, non siamo legittimati a pensare che unontologia sia pi veritiera solo perch come esseri umani e parlanti di una certa lingua disponiamo siamo psicologicamente predisposti verso di essa.

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Capitolo terzo
Che farsene del senso comune?
Il senso comune, sufficientemente sviluppato, ci conduce alla fisica, e la fisica ci mostra che il senso comune falso. Quindi le tesi del senso comune, se sono vere, sono false; quindi sono false. 93

Al termine del capitolo primo abbiamo visto come il senso comune possa trovarsi in imbarazzo se chiamato a rispondere ai problemi sollevati da certi rompicapi quali quello della nave di Teseo. Molte metafisiche degli oggetti fisici di stampo tridimensionalista cercano di salvaguardare le intuizioni del senso comune e al contempo spiegare lidentit attraverso il cambiamento: ma come abbiamo osservato nei paragrafi precedenti, pu capitare che modellando una teoria sulla base delle nostre sole intuizioni ci si ritrovi mal equipaggiati per fronteggiare alcuni problemi metafisici (cfr. in 2.3 le obiezioni di Lewis contro la metafisica presentista e contro linterpretazione relazionale degli intrinseci temporanei), che dal canto loro potrebbero richiedere nuove revisioni. Inoltre, nella conclusione del secondo capitolo abbiamo evidenziato come la vittoria evolutiva del senso comune non ci permetta di inferire che questo ci guidi necessariamente a credenze vere. Lo stesso Ferraris scrive:
il senso comune risulta generalmente adeguato ai suoi scopi, non per un qualche accesso speciale alle cose, che lo porrebbe in una posizione vantaggiosa rispetto alla scienza ( un assunto incredibile e contro intuitivo, giacch allora ci si metterebbe a far scienza solo per imbrogliare la matassa), bens perch risulta ecologicamente adeguato 94 .

Possiamo affermare con una certa sicurezza che, se davvero il senso comune presuppone una teoria ontologica, questa sar una collezione un po rapsodica, talvolta incoerente, elaborata secondo le nostre esigenze pragmatiche e/o le nostre predisposizioni cognitive, come evidenziato ad esempio nel 1.5, quando abbiamo constatato che i diversi principi attraverso

93 94

Casti e Varzi 2002: pag. 133 [citando Russell 1948]. Ferraris 2001: pag. 174 [corsivo mio].

44

cui attribuiamo lidentit alle cose generano nella maggior parte dei casi risultati coerenti, ma ci sono situazioni (come il caso della nave di Teseo) in cui possono entrare in conflitto. Anche in virt delle obiezioni mosse a Strawson nel 1.3, suggerisco che possa essere quantomeno fuorviante pensare che esista una teoria ontologica del senso comune univoca e rigidamente determinata. Il nostro modus operandi quotidiano sembra piuttosto quello di selezionare certi parametri di categorizzazione in base alla loro pertinenza a un dato contesto, in un senso simile a quello in cui gli assiomi dei vari idioletti ontologici di cui parla Hirsch fornirebbero diversi quadri teorici modulando il nostro uso dei quantificatori secondo le caratteristiche del contesto. Per renderere conto dellindeterminatezza dellontologia del senso comune occorre quindi abbandonare una netta dicotomia tra un presunto senso comune dai confini netti ed una metafisica o una scienza che lo stravolgono in favore di un continuum di teorie pi o meno compatibili con le nostre intuizioni quotidiane; propongo pertanto la seguente ipotesi di lavoro, che presenta se non altro il vantaggio di poter essere smentita o corroborata dai dati della psicologia: bench nel pensiero e nel linguaggio quotidiano tendiamo ad assumere lontologia per cui siamo maggiormente predisposti psicologicamente (e ad aspettarci che il nostro interlocutore compia simili scelte ontologiche), abbiamo la capacit innata e inconscia di modificare i nostri assiomi ontologici, postulare o eliminare entit o propriet quanto basta per adeguarci ad un nuovo contesto o ambito di discorso (il che talvolta necessario per offrire uninterpretazione caritatevole degli enunciati di un interlocutore), selezionando per istintivamente la teoria che meno si distanzia dalle nostre intuizioni (difficilmente scomodiamo la teoria della relativit se qualcuno ci chiede che ora ). Ad esempio, osservando dallesterno una stanza vuota e domandandomi c vita l dentro? potrei rispondere legittimamente no, non c; ma se la camera dovesse essere una sala operatoria, probabilmente sarebbe quantomeno azzardato rispondere no prima che qualcuno abbia effettuato una scrupolosa sterilizzazione, e se fossi il chirurgo legalmente responsabile di eventuali infezioni farei meglio ad interpretare la domanda nella sua accezione medica. La capacit innata degli esseri umani di modificare i propri criteri di categorizzazione e ragionamento alle regole del contesto rappresenta la pi grande sfida per gli ingegneri che cercano di replicarla nelle intelligenze artificiali (si tratta del cos detto frame problem 95 ). Da un punto di vista filosofico, comunque, questa constatazione basti a mettere in cattiva luce il tentativo di ipostatizzare ogni assunzione ontologica sottesa al linguaggio ordinario e alle

95

Una breve spiegazione di cosa sia il frame problem si pu trovare in Marconi 2001.

45

pratiche dellagire quotidiano, come se fosse frutto di una teoria metafisica esplicita e determinata una volta per tutte. Se accettiamo queste considerazioni dobbiamo ammettere che lontologia del senso comune o meglio le ontologie del senso comune hanno una natura malleabile, nella cui determinazione entrano di volta in volta elementi contestuali differenti e spesso impliciti, e il confine con le ontologie emendate non poi cos netto. Se vero che il colore e la forma percepite di un tavolo costituiscono esperienze inemendabile nel senso invocato da Maurizio Ferraris, non per scontato il fatto che io consideri istintivamente di aver davanti un tavolo (per esempio se stessi facendo a pezzi del vecchio mobilio potrei vedere innanzitutto della legna da ardere). Come gi ricordato citando Achille Varzi non c nessuna propriet intrinseca che faccia di questoggetto un tavolo: un tavolo in quanto viene usato in un certo modo e per certi scopi. un tavolo in quanto noi gli attribuiamo una determinata funzione 96 .

Oltre alla scarsa capacit di affrontare certi problemi metafisici, abbiamo constato che una teoria metafisica che voglia basarsi solo sulle nostre intuzioni ordinarie poggia su un terreno friabile. A mio avviso questo dovrebbe bastare a dimostrare che la coerenza, la precisione e la validit inter-soggettiva, caratteristiche imprescindibili per ogni buona teoria, sono perseguibili soltanto mediante una metafisica revisionaria ben argomentata i cui criteri siano esplicitati. Daltro canto, difficile pensare che possiamo sbarazzarci dello schema concettuale da cui partiamo: per quanto contro intuitivi possano essere gli oggetti della nostra ontologia, per concepirli e nominarli siamo comunque tenuti ad utilizzare lalfabeto delle nostre intuizioni: come dice Strawson ( 1.1), lidentificazione dei particolari non di base dipende dallidentificazione dei particolari di base. Occorre perci raffinare ed emendare la nostra ontologia pezzo per pezzo, come ammette lo stesso Quine: possiamo perfezionare il nostro schema concettuale, la nostra filosofia, poco a poco continuando pure a dipendere da esso come nostro sostegno 97 . Ma che rapporto c tra lontologia ingenua da cui partiamo per compiere le nostre revisioni e lontologia emendata cui veniamo a capo?

96 97

Varzi 2010: pag. 40. Quine 1950: pag. 205.

46

3.1 Un solo mondo, diverse ontologie 98


Le revisioni concettuali di origine filosofica e/o scientifica possono portarci alla postulazione di entit molto differenti da quelle presenti nel senso comune. Per spiegare il divario tra lontologia del senso comune ed unontologia emendata in direzione della fisica, si potrebbe essere tentati di parlare di un mondo della percezione contrapposto ad un mondo della fisica. Questo modo di esprimersi, se preso sul serio e reificato, conduce ad un vero e proprio dualismo ontologico: da una parte abbiamo il mondo della fisica, fatto di atomi ed entit qualitativamente neutre, dallaltra il mondo della percezione fatto di corpi e qualit- il mondo della cos detta fisica ingenua 99 . Ma il dualismo ontologico, oltre ad essere metafisicamente antieconomico, foriero di spinosi problemi teorici riguardo al rapporto tra i due mondi: siamo davvero pronti ad ammettere che il tavolo studiato dalla fisica un oggetto diverso rispetto al tavolo percepito? Se s, come ci spieghiamo la sorprendente regolarit con cui la percezione di un determinato colore misurabile dal fisico in base alla lunghezza donda delle radiazioni luminose? Come sarebbe possibile accedere agli oggetti del mondo della scienza se la nostra percezione rimanda inevitabilmente ad un mondo diverso e parallelo? Queste domande, bench non esauriscano il novero dei problemi sollevati dal dualismo, ci bastino per invitarci a valutare altre teorie sul rapporto tra ontologia fenomenica ed ontologie revisioniste ispirate alla fisica. Unalternativa al dualismo ontologico assumere una posizione iper-realista 100 come quella di Paolo Bozzi 101 , sostenendo che ci che esiste propriamente sono solo gli oggetti della nostra percezione cos come vengono percepiti. Secondo questa concezione, gli oggetti e le propriet postulate dalle scienze esisterebbero soltanto nella descrizione scientifica del mondo, e questa . Abbracciando una posizione del genere tuttavia ci ritroveremo in grande difficolt , alias tra quello che vediamo effettivamente e quello che ci sembra di vedere. Nel rivendicare linemendabilit dei percetti, Ferraris (la cui posizione si ispira e avvicina alliper-realismo di Bozzi) insiste sul fatto che le due linee dellillusione di Mller-Lyer continueranno a sembrarci diseguali anche dopo che una misurazione ne abbia sancito

In questo paragrafo seguo la struttura di Rapetti e Tagliafico 2008. La fisica ingenua, termine coniato da Paolo Bozzi, una branca della psicologia che studia le nostre credenze innate a riguardo del comportamento fisico degli oggetti materiali. Si potrebbe anche definire come ci che il senso comune ci dice a proposito degli oggetti fisici. Vedi Bozzi 1990; cfr. anche la posizione di Ferraris in 1.3. 100 Lespressione iper-realista di Casati e Varzi 2002, come lespressione approccio ecumenico. 101 vedi Bozzi 1990.
99 98

47

lequivalenza (fig. 3); ma come ho tentato di dimostrare nel 2.5, il modo in cui le cose ci appaiono dipende sia dal modo in cui sono fatte che dal modo in cui siamo fatti noi (cio dai nostri dispositivi cognitivi). In altre parole: inferire la priorit ontologica sulla base di una priorit epistemica non sempre una mossa legittima.

Fig.3: Illusione di Muller-Lyer Dobbiamo pertanto rassegnarci a spogliare il senso comune di ogni dignit ontologica, limitandoci a considerarlo alla stregua di un velo di Maya da penetrare con lindagine scientifica e la speculazione metafisica? Non totalmente: sarebbe infatti avventato inferire dal fatto che il senso comune conduce talvolta a degli errori metafisici il fatto che sia da rigettare in toto. Possiamo allora imboccare altre due vie. La prima proposta teorica stata elaborata da Barry Smith. Pur riconoscendo che le nostre esperienze cognitive sono ovviamente in molti casi non-veridiche102 Smith pone le basi di un programma di ricerca ad ampio spettro che consideri il senso comune capace di cogliere perlomeno alcuni aspetti veridici della realt, ovvero quelli pi salienti dal punto di vista ecologico. Dopotutto (a meno di essere filosofi idealisti) si dovr riconoscere che la nostra percezione ci dice qualcosa sul mondo, anche se con una certa approssimazione e con modalit diverse dalla descrizione scientifica: in luogo di differenze nelle lunghezze donda delle radiazioni luminose percepiamo differenze qualitative di colore, in luogo di diversa intensit delle onde sonore percepiamo suoni pi o meno forti. La seconda proposta presentata in un articolo di Casati e Varzi 103 . I due filosofi italiani, pur riconoscendo la fecondit di un simile quadro teorico, mettono in guardia dalla tentazione di esagerare la realt della percezione e delle leggi del senso comune:
sappiamo per che a rigor di termini la maggior parte di queste pseudo-leggi sono false []. Anzi, linteresse di una tipica pseudo-legge della fisica ingenua, come <<A parit di condizioni, un corpo pesante cade pi velocemente di un corpo leggero>>, risiede

102 103

Smith 1995. Casati e Varzi 2002 (vedi anche Varzi 2010).

48

precisamente nel fatto che essa risulta generalmente adeguata- e sarebbe irrazionale non tenerne conto- anche se a rigor di termini si tratta di una legge falsa 104 .

Secondo i due filosofi la fisica ingenua non altro che una rappresentazione imprecisa (spesso inesatta) del mondo reale, che sarebbe invece identico o quantomeno molto pi simile a come ci viene descritto dalla fisica scientifica. Facendo appello alla distinzione tra uso attributivo di una descrizione (che descrive propriamente un oggetto) e uso identificante (che identifica degli oggetti a prescindere dalla correttezza della descrizione fornita), spiegano come sia possibile pensare o riferirsi a delle entit fisiche reali, oppure alle leggi che ne descrivono il comportamento, anche attraverso il filtro sfocato del senso comune.
Utilizzando dei termini della fisica ingenua, o parlando delle sue leggi, in realt facciamo riferimento alle entit fisiche effettive. Usiamo una legge ingenua per far riferimento a una (supposta) regolarit in natura. Quando pensiamo che i corpi pesanti cadono pi velocemente di quelli leggeri, in realt ci a cui i nostri pensieri si riferiscono la legge corretta della gravitazione universale; solo che vi pensiamo attraverso una descrizione scorretta 105 .

Pur comportando il costo di una negazione quasi totale della realt ontologica del senso comune, questo realismo scientifico ha il pregio di rendere conto della distanza tra immagine fenomenica ed immagine scientifica del mondo senza invocare lincolmabile divario di un dualismo e al contempo di spiegare il nesso tra le due garantendo piena dignit metafisica alle nostre conoscenze scientifiche: siccome le scienze contengono il maggior numero di conoscenze di cui disponiamo (pi delle pseudoscienze o delle semplici opinioni), la metafisica dovrebbe impegnarsi a descrivere entit che forniscano loro un oggetto, che offrano cio un significato alle proposizioni scientifiche. Accettare questa teoria ci permette da una parte di continuare le nostre indagini metafisiche senza indugiare in eccessivi scrupoli nei confronti dellontologia del senso comune, dallaltra di spiegare come e come mai i nostri sistemi cognitivi ci portano a postulare una simile ontologia.

3.2 La psicologia come tribunale della metafisica descrittiva


In quanto ho scritto fino ad ora spero di aver mostrato come il senso comune sia una guida inadeguata se il nostro scopo quello di avere unontologia solida e coerente: le nostre assunzioni ontologiche ingenue rischiano prima o poi di contraddirsi. Prendere atto di questo

104 105

Casati e Varzi 2002: pag. 155. Casati e Varzi 2002: pag. 157.

49

scacco logico non significa delegittimare la metafisica descrittiva, quanto piuttosto rivendicarne con chiarezza intenti e strumenti. Svincolandosi dal compito di redigere uno schema concettuale il pi robusto, coerente, elegante ed esplicativamente potente - a seconda delle priorit del metafisico revisionario il metafisico descrittivo pu dedicarsi interamente alla spiegazione delle strutture del pensiero ingenuo, indipendentemente dai problemi teorici che queste possono ingenerare. Significativamente, Strawson conclude Individuals con questa frase:
Cos, se la metafisica costituita dalla scoperta delle ragioni, buone, cattive o indifferenti, per cui noi crediamo distinto, allora questa stata metafisica
106

Non so se scoprire le ragioni per cui noi crediamo distinto faccia parte del compito del metafisico: definire lambito e la metodologia di indagine della metafisica unoperazione complicata che esula dagli intenti della presente trattazione. Tuttavia una cosa salta allocchio: questo compito, che Strawson rivendica per i metafisici, sembra corrispondere a ci di cui si sono occupati gli psicologi almeno dagli albori della psicologia cognitiva. Nel 1.2 abbiamo accennato alla possibilit (forse addirittura alla necessit) di un sodalizio tra metafisica descrittiva e scienze cognitive. Alvin Goldman scrive:
Secondo la mia proposta, la metafisica descrittiva non dovrebbe semplicemente fornire una lista di oggetti a cui la gente si impegna ontologicamente. Dovrebbe anche cercare di capire o spiegare perch la gente ha quellontologia anzich unaltra, ossia identificare i principi, meccanismi e vincoli sottostanti che modellano le loro scelte ontologiche. 107

Sapere quali meccanismi regolano il funzionamento della nostra mente ci aiuta a spiegare se e perch una soluzione metafisica ci risulti pi intuitiva. Ad esempio pu spiegarci che un oggetto quineano come le gamba del tavolo e gli schienali delle sedie, indipendentemente dal nostro credo ontologico, sar percepito come innaturale perch non soddisfa certi principi gestaltici. Gli studi di Max Wertheimer, fondatore della psicologia della Gestalt, indicano che i meccanismi con cui i nostri sistemi percettivi raggruppano gli stimoli rispondano essenzialmente alle seguenti leggi 108 : Principio della vicinanza: a parit di altre condizioni, si unificano gli elementi vicini (fig. 4)

106 107

Strawson 1959: pag. 237 [corsivo mio]. Goldman 1991: pag. 36 [traduzione mia]. 108 Wertheimer 1923.

50

Fig. 4 Legge della somiglianza: a parit delle altre condizioni, si unificano gli elementi simili

(fig. 5) Fig. 5 Legge della buona direzione: a parit delle altre condizioni, si unificano gli elementi che presentano continuit di direzione (fig. 6)

Fig. 6 Legge del destino comune: a parit delle altre condizioni, si unificano gli elementi che condividono lo stesso tipo e la medesima direzione di movimento (fig. 7)

Fig. 7
51

Legge della chiusura: a parit delle altre condizioni, vengono percepiti come unit gli elementi che tendono a chiudersi fra loro (fig. 8)

Fig. 8 Legge della pregnanza (o buona forma): sono preferite le configurazioni pi semplici, regolari, simmetriche e stabili Queste leggi della percezione concorrono a spiegare perch riconosciamo istintivamente un tavolo quando tutto intero davanti a noi, difficilmente quando scomposto nelle sue parti nella scatola di IKEA, e perch invece non riusciamo a riconoscerlo se ci viene mostrato lalbero da cui verr tratto il suo legno. I nostri meccanismi di categorizzazione dei percetti sono i principali e primi fornitori di entit per ogni ontologia di senso comune, e le entit che questi ci presentano sono le pi concettualmente incontaminate che possiamo trovare. Lo studio dei principi di organizzazione cognitiva pu anche rendere conto dei conflitti tra intuizioni. Nel caso della nave di Teseo ad esempio la maggior parte delle persone tende a identificare N con N (la nave che continua a viaggiare) piuttosto che con N (la nave ricostruita con lo stesso legno), non senza una certa titubanza. Secondo Goldman 109 , questambiguit corrisponderebbe ad un conflitto di leggi gestaltiche: lidentificazione di N con N sembra rispettare la legge di buona direzione meglio di quanto non lo faccia lidentificazione con N; daltro canto N ed N, condividendo la stessa costituzione materiale, sembrano soddisfare maggiormente la legge di somiglianza. Bench in questo caso la legge di continuit sembra cognitivamente pi saliente della legge di somiglianza, ognuna spinge le nostre intuizioni in direzioni differenti e apparentemente inconciliabili.

Lappello alla psicologia e alle altre scienze cognitive pu anche aiutarci a stabilire quali predisposizioni metafisiche del senso comune siano inemendabili e universali, cio valide per tutte le culture, solitamente perch determinate dalla nostra biologia, e quali invece siano

109

Goldman 1991: 2.2.

52

passibili di revisioni concettuali. possibile che le neuroscienze ci offrano indizi dal punto di vista biologico sullinemendabilit di cui parla Ferraris studiando la plasticit neurale delle aree cerebrali deputate a diverse funzioni. Nel caso della visione ad esempio, purch le connessioni tra retina ed area visiva primaria si siano sviluppate correttamente e non siano lese, impossibile modificare la modalit di codifica dellinformazione visiva, mentre nel caso di sistemi pi plastici quali il linguaggio o la memoria si pu incorrere in cambiamenti significativi durante il corso di tutta una vita: posso decidere di cambiare la parola con cui riferirmi al colore blu a 10 come a 60 anni (magari perch sono costretto ad adottare una lingua straniera), posso associare al colore blu una notevole quantit di ricordi di ogni tipo, ma in presenza dello stesso stimolo luminoso i miei coni-S si attiveranno sempre allo stesso modo, e cio io vedr sempre lo stesso blu. Secondo le psicologhe dello sviluppo Kinzler e Spelke
il core system della rappresentazione degli oggetti incentrato su una serie di principi che regola i movimenti degli oggetti: coesione (gli oggetti si muovono come interi connessi e dotati di confini), continuit (gli oggetti si muovono lungo tragitti connessi e privi di ostruzioni), e contatto (oggetti differenti influenzano il loro movimento solo quando si toccano) 110 .

Kinzler e Spelke ritengono che il core system di rappresentazione del movimento sia transculturale (addirittura trans-specifico visto che alcuni esperimenti sono stati condotti anche sui pulcini), e citano a supporto di questa affermazione alcuni studi condotti sui membri della trib Pirah, il cui linguaggio particolarmente povero di vocaboli e forme sintattiche, e che ci nonostante sembrano condividere i nostri meccanismi di categorizzazione degli oggetti 111 .

C un altro modo ancora in cui le scienze cognitive possono assistere il metafisico descrittivo: la psicologia evoluzionista pu fornirci delle spiegazioni soddisfacenti del perch abbiamo ereditato proprio questontologia innata e non unaltra. Gi letologo Konrad Lorenz suggeriva che gli a priori ontologici per lindividuo sono a posteriori per la specie 112 : come ho ampiamente anticipato nel 2.5, i nostri sistemi percettivi sono il frutto di una storia evolutiva, e se siamo sopravvissuti alle pressioni selettive dellambiente anche grazie a dei principi di organizzazione percettiva e di ragionamento adatti alle esigenze filogenetiche. Lo scienziato cognitvo Ramachandran ad esempio spiega con un esperimento mentale limportanza adattiva della legge gestaltica di chiusura:

110 111

Kinzler e Spelke 2007: pag. 257 [traduzione mia] [corsivo mio]. Everett 2005 e Gordon 2004. 112 vedi ad esempio Lorenz 1941.

53

la visione si evoluta soprattutto per smascherare i camuffamenti e individuare oggetti in scene affollate. Ci sembra contro intuitivo, perch quando ti guardi intorno gli oggetti sono chiaramente visibili certamente non camuffati. Nellambiente metropolitano moderno, gli oggetti sono cos ovvii che non ci rendiamo conto che la visione consta essenzialmente nellindividuare oggetti cos da poterli evitare, schivare, cacciare, mangiare o accoppiarvisi. Prendiamo ci che ovvio come garantito; ma pensa ad uno dei tuoi antenati arborei che cerca di individuare un leone nascosto dietro uno schermo di macchie verdi (il ramo di un albero davanti a lui). Ci che si presenta alla visione sono solo alcune macchie gialle frammenti di leone. Ma il cervello dice (infatti): qual la probabilit che tutti quei frammenti siano esattamente dello stesso colore per pura coincidenza? Zero. Allora probabilmente appartengono a un oggetto. Fammeli incollare insieme per vedere che cos. Oops! un leone fammi correre! Questabilit apparentemente esoterica di raggruppare macchie pu aver fatto la differenza tra la vita e la morte 113 .

In un modo simile si pu presumere di spiegare una buona parte delle nostre preferenze ontologiche: ad esempio si pu supporre che la nostra preferenza per gli oggetti continui (cio oggetti le cui parti sono tutte connesse) e mesoscopici derivi dal bisogno di interagire con essi piuttosto che con altri tipi di oggetti quineani, come testimonierebbe il fatto che la maggior parte degli oggetti continui vengono riconosciuti sia dai magazzini di memoria semantica sia dai nostri circuiti fronto-parietali che evocano dei potenziali dazione motoria corrispondenti alle diverse possibilit di interazione. 114

Gli argomenti brevemente presentati in questo paragrafo conclusivo vanno esplicitamente in direzione di una naturalizzazione della metafisica descrittiva. Un filosofo che affermi che lontologia che descrive la migliore rappresentazione dellontologia del senso comune dovrebbe corroborare la sua affermazione sulla base di dati empirici provenienti dalle scienze cognitive, oppure basarsi sui dati fenomenologici ottenuti dallintrospezione o sullanalisi del linguaggio. La prima fonte sembra ad oggi pi affidabile delle altre: lintrospezione presenta infatti il problema di fare esperienze private e in quanto tale intrinsecamente non intersoggettive e dunque non verificabili; nel caso dellanalisi del linguaggio si presentano invece diverse problematiche quali quelle accennate al 1.2. Ci non vuol dire che la metafisica descrittiva sia unimpresa da demandare agli scienziati cognitivi: il loro compito formulare teorie empiriche sul funzionamento della mente, mentre quello del metafisico descrittivo quello di redigere un catalogo di oggetti il pi conforme possibile alle nostre intuizioni ingenue. Sostengo per che ogni un metafisico che avanzi

113 114

Ramachandran (manoscritto) [traduzione mia]. Vedi ad esempio Berti e Ladavas 2009: capp. 2 e 7.

54

pretese di descrittivit sia chiamato a confrontarsi con la letteratura scientifica classica e recente, e che solo sul terreno empirico sia possibile valutare se e quanto la sua ontologia riesca a cogliere leffettiva struttura del nostro pensiero sul mondo 115 .

115

Strawson 1959: pag. 23.

55

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