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LA RIVOLUZIONE IRANIANA LABORATORIO PER UNA GEOPOLITICA MULTIPOLARE

di Gianluca Vevoto

Gli eventi, come spesso accade, prendono delle svolte improvvise e radicali. A volte in pochi anni possono accadere fatti, che ridisegnano o mettono in ridiscussione, equilibri, trattati o accordi che hanno retto per decenni e che sono stati frutto di elaborate e faticose trattative diplomatiche. Un esempio classico stata la rivoluzione del 1848 in Europa, che ha dato il via ad una serie di eventi che avrebbe visto in pochi anni il tracollo degli equilibri presi durante il congresso di Vienna e che hanno modificato la geopolitica europea, con la nascita e l'affermarsi di nuove potenze continentali, come l'Impero Tedesco e la creazione di nuovi stati nazionali come l'Italia. Gli ultimi eventi che hanno visto un cambio cosi radicale sono stati gli anni che vanno dal 1989 al 1991. In questo periodo siamo passati in maniera molto veloce da una logica bipolare che caratterizzava le relazioni internazionali (gli stati si collocavano all'interno di uno schieramento bipolare, che a secondo dello scenario regionale si definivano marxisti o capitalisti, membri del Patto di Varsavia o della Nato, amici dell'URSS o degli USA), ad una logica multipolare che ha visto la Russia retrocedere almeno fino agli inizi del XXI secolo da potenza ad egemonia globale a potenza puramente regionale e gli USA assurgere a ruolo di una unica superpotenza mondiale, anche se in lento, ma costante declino. Le basi di una logica multipolare, nelle relazioni internazionali, dopo una riflessione pi attenta, a mio giudizio la si pu far risalire a quasi qualche decennio dietro, agli anni che vanno dal 1978-79 che ha visto in Medio Oriente l'affermarsi di una potenza regionale con caratteri originali che non poteva essere assimilata per struttura politica ed economica e nessuno dei due blocchi della Guerra Fredda. Tale potenza era la Repubblica Islamica dell'Iran. La Repubblica Islamica dell'Iran fu il risultato della rivoluzione iraniana. Essa fu originata da un diffuso malessere sociale, causato principalmente da una cattiva ridistribuzione degli utili dell'industria petrolifera, all'interno della societ iraniana, ma anche da una decadenza dei costumi oltre che ad una eccessiva accondiscendenza politica nei confronti degli Stati Uniti d'America. La rivoluzione, inizialmente nata dalle proteste dei ceti colti e laici, prese una svolta decisamente conservatrice, quando il clero sciita ne prese in mano le redini grazie alla guida carismatica del grande ayatollah Khomeini. Quest'ultimo, grazie alle sue abili capacit oratorie, che faceva molto leva sull'orgoglio nazionale persiano, sulla religione sciita, che identificava e distingueva l'Iran all'interno del mondo musulmano e soprattutto sulla sua personalit carismatica, oltre a governare la rivoluzione seppe creare un regime nuovo, su base teocratica che osteggiava tanto il capitalismo, il quale alimentava la sperequazione sociale e la decadenza dei costumi, che il marxismo, reo di inculcare un sentimento materialista antireligioso. Uno stato con tali caratteristiche, oltre a non poter essere assimilato nello schematismo EstOvest, Marxismo-Capitalismo, introdusse in una regione delicata per gli equilibri geopolitici una pericolosa anomalia. Se da un lato nei paesi arabi a maggioranza sunnita come l'Iraq, l'Arabia Saudita e soprattutto l'Egitto questo caus timori e diffidenza dall'altro lato, in un Libano dilaniato da una feroce guerra civile, gli sciiti poterono contare sull'aiuto

di un grande Stato Musulmano, aiuto che si concretizzo con la creazione della milizia Hezbollah, un partito politico con ala militare, che gi dal nome (Hezbollah significa partito di Dio), dava ad intendere su cosa poggiasse la sua azione politica: su una riscoperta dell'Islam come motivo di orgoglio e di distinguo della societ araba musulmana, la quale in quegli anni si risvegliava dalla illusione del disegno Panarabista del partito Baath. Sebbene l'Iran non sia un paese arabo e soprattutto sia a maggioranza sciita e non sunnita, l'esperimento rivoluzionario del 79 diede alle masse arabe un nuovo modello da seguire, in sostituzione di un panarabismo sempre pi inconcludente e ostaggio delle grandi superpotenze del XX secolo, quali URSS e USA. Il Panarabismo propugnato dal partito Baath (Rinascita), che aveva come base ideologica una saldatura tra socialismo modernizzatore e laicismo nazionale, tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80, dopo i successi iniziali (crisi di Suez del 1956), entr in crisi e mostr segni di profonda scollatura all'interno della societ araba. I motivi possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

Politica socio-economica fallimentare, che non ha permesso di alleviare le condizioni delle masse, le quali rimasero sempre critiche, con una forte sperequazione tra ricchi e poveri, tra citt e campagna. Ci favor il dilagare della corruzione anche negli stadi pi alti dell'amministrazione dello Stato. Impotenza militare e politica. Questo punto particolarmente importante perch, a maggior ragione del primo colpisce direttamente l'orgoglio del popolo arabo. L'impotenza politica si ha principalmente con il fallimento nel 1961 della RAU (Repubblica Araba Unita), unione politica tra Egitto e Siria che doveva preannunciare la nascita di un grande Stato Arabo. In realt, il breve periodo di vita di questo entit politica fu traviata da profonde divergenze tra la classe dirigente siriana ed egiziana, le quali nonostante avessero la stessa matrice politica (entrambe del partito Baath) erano allo stesso tempo fortemente condizionate a proteggere i propri interessi nazionali piuttosto che a perseguire un progetto politico unitario. Per impotenza militare intendiamo le sconfitte e gli insuccessi nei conflitti del 5-10 giugno del 1967, la cosiddetta Guerra dei Sei Giorni, e del 6-24 ottobre del 1973, cio la Guerra dello Yom Kippur. Entrambi gli eventi bellici meritano un piccolo approfondimento.

Guerra dei Sei Giorni La Guerra dei Sei Giorni fu combattuta tra il 5-10 giugno del 1967 tra uno schieramento arabo composto da Egitto, Siria e Giordania guidato dalla personalit carismatica del presidente egiziano Nasser, simbolo del panarabismo, l'eroe di Suez, che seppe dare uno schiaffo morale alle ex potenze coloniali di Francia e Gran Bretagna, e dallo Stato di Israele, il cui esercito era guidato dal generale Moshe Dayan. Le masse arabe si aspettavano da Nasser una grande vittoria in grado di cancellare la macchia dello Stato Ebraico, visto come l'ultima prepotenza del passato coloniale britannico, e sancire la rinascita politica del nobile popolo arabo. In realt andarono incontro ad una umiliante e bruciante sconfitta. Le ostilit furono aperte da Israele all'alba del 5 giugno come risposta al blocco egiziano dello stretto di Tiran strategicamente importante per l'accesso sul Mar Rosso. Il primo giorno fu caratterizzato dall' improvviso e deciso attacco aereo dell'aviazione israeliana contro l'aviazione egiziana, che la annient quasi completamente a (Operazione Focus), seguito a sua volta da un attacco di terra sulla Striscia di Gaza e la Penisola del Sinai. Una volta conquistata la superiorit aerea e grazie ad un migliore coordinamento tra le varie forze armate, fu facile per Israele in pochi giorni avere la meglio sui pi numerosi eserciti arabi. Il conflitto si risolse con la vittoria d'Israele che, oltre ad annientare gli eserciti arabi, vide la propria estensione geografica quadruplicata, portando a proprio favore la situazione politica in Medio Oriente a spese soprattutto della Siria che perse le alture del Golan e dell'Egitto che perse il Sinai e la Striscia di Gaza. L'immagine di Nasser sub un durissimo colpo sullo scenario internazionale, ma la sua posizione all'interno del mondo arabo rimase fortissima. Nonostante la sconfitta l'unit araba non fu scalfita, cosa che invece accadr poi con la guerra dello Yom Kippur.

Guerra dello Yom Kippur La Guerra dello Yom Kippur fu generata dal desiderio revanscista dell'Egitto guidato dal successore di Nasser, Anwar Sadat, a cui si aggiunsero altri paesi arabi come la Siria e l'Iraq. In questa occasione furono gli egiziani a lanciare un attacco improvviso contro le fortificazioni israeliane sul canale di Suez (la linea Bar-Lev), attraversandolo e stabilendo delle teste di ponte, mentre i siriani occuparono parte del Jawlan. Dopo gli iniziali successi degli arabi, gli israeliani ripresero l'iniziativa e riuscirono a loro volta stabilire delle teste di ponte sulla riva occidentale del canale di Suez e respingere i siriani verso Damasco. La guerra fu risolta grazie all'intervento congiunto di URSS e USA che volevano evitare l'allargamento del conflitto oltre che il blocco delle esportazioni di petrolio (l'unica arma veramente efficacie usata dagli arabi durante i vari conflitti medio orientali). Le ostilit ebbero termine con la risoluzione dell'ONU n.338 del 22 Ottobre 1973, con gli israeliani che si trovavano a circa 100 km dal Cairo e a 60 da Damasco. Con gli accordi di Camp David che portarono alla normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Egitto, prima nazione araba a riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele, si ebbe la spaccatura all'interno del

mondo arabo con la nascita del cosiddetto Fronte del Rifiuto, sostenuto soprattutto da Iraq e Libia che si opponeva ad ogni trattativa con Israele. L'Egitto pot ritornare in possesso del Sinai, perduto durante la Guerra dei Sei Giorni, ma fu messa una pietra tombale sul panarabismo, oltre che sul tentativo di creare un grande Stato Arabo capace di recitare un ruolo autonomo sullo scacchiere geopolitico mondiale, autonomo tra i due blocchi, visto che l'Egitto, il pi importante paese arabo, entr nell'area di influenza statunitense.

Alla luce dei fatti precedentemente elencati possiamo capire come, nonostante la sua particolare natura, la via iraniana, il recupero della tradizione in contrapposizione ad un certo tipo di modernizzazione, che veniva vista da larghi stati della societ musulmana come un qualcosa di estraneo e come causa del fallimento di tutte le speranze di riscatto, il ritorno di un islam puro poteva fornire un modello di Stato che potesse dare risposta al malessere sociale e alle frustrazioni delle sconfitte militari. Abbiamo in questi anni oltre la nascita di Hezbollah, anche il ritorno e il rafforzamento dei Fratelli Musulmani in Egitto (responsabili dell'attentato del 6 Ottobre del 1981 in cui trov la morte Sadat) e in tempi pi recenti la creazione di Hamas in Palestina. Formazioni politico-militari che sono riuscite a ritagliarsi sempre pi spazio nella societ anche di paesi di lunga tradizione laica, come Egitto e Libano, come mostrano le consultazione elettorali degli ultimi anni (Hezbollah addirittura pu vantare anche discreti successi militari, soprattutto come forza che ha contribuito alla liberazione del Libano dall'occupazione Israeliana negli anni 80, e per la sua accanita resistenza contro le truppe israeliane durante la guerra del 2006). Lidentit religiosa, divenendo sistema di governo, per la sua stessa natura rompe gli schemi della Guerra Fredda e del post-bipolarismo, e propone delle incognite geopolitiche sempre pi forti, in aree geografiche di vitale importanza come il Mediterraneo e il Golfo Persico, sia per il controllo delle risorse petrolifere che per i grandi corridoi di comunicazione eurasiatici. La rivoluzione del 1979, oltre a creare serie conseguenze economiche, scompagin equilibri consolidati. Per gli USA l'Iran non equivaleva solo ad appalti e petrolio, ma era anche l'anello della catena che collegava la NATO al Pakistan, una postazione avanzata dello schieramento americano ai confini dell'Asia centrale sovietica. La rivoluzione iraniana privava quindi gli USA di un pezzo importante nel suo schieramento politico-militare in Medio Oriente e nel Golfo, costringendoli ad elaborare una nuova strategia, fino a fare pressioni sulla NATO per allargare anche l'area dei suoi interventi (come abbiamo visto in tempi pi recenti). Questo sconvolgimento dello scacchiere Atlantico, come accadde invece in altre occasioni, non fu monetizzato dall'Unione Sovietica, anzi l'instaurarsi di un regime islamico di quella natura ai confini con le repubbliche del Turkmenistan e dell'Azerbaigian aliment un mai sopito estremismo religioso che a lungo termine port ad una destabilizzazione del Caucaso che favor, insieme ad altri fattori, il crollo dell'URSS. Questo estremismo ancora presente in molte repubbliche transcaucasiche, come la Cecenia, rappresenta ancora oggi una spina

nel fianco della nuova Russia sorta dalle ceneri dellUnione Sovietica. In conclusione possiamo dire che le relazioni internazionali hanno visto una brusca virata nel biennio 1989-1991, che a noi europei sono sembrate pi sconvolgenti perch vissute in prima persona, ed da quel periodo che sostanzialmente abbiamo fatto nascere l'idea di un mondo multipolare e riscoperto un interesse sempre pi forte verso la geopolitica, che fino ad allora era bandita dalle discussioni accademiche. Ma in realt le basi di questo cambiamento radicale, dopo una riflessione attenta, le possiamo gi rintracciare nella rivoluzione iraniana, che ha messo in crisi la dicotomia EstOvest. Questa riflessione ci impone di considerare la rivoluzione iraniana non come un fatto puramente regionale, ma come un evento con risvolti globali, poich oltre a proporre un nuovo attore nell'arena geopolitica mondiale (la politica islamica sciita), ha messo in discussione gli equilibri di Yalta, riducendo l'influenza delle due superpotenze mondiali in unarea geografica vitale, soprattutto per gli USA, impegnati in dispendiose operazioni militari e diplomatiche per mantenere il controllo degli assetti petroliferi euroasiatici. Il mondo multipolare, di cui tanto oggi si parla, soprattutto alla luce dell'affermarsi delle potenze del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), ha le sue basi in quel lontano 1 febbraio 1979, quando Khomeini torn dal suo esilio in Francia e nessuno ancora pens alla portata storica che avrebbe avuto quel ritorno. Del resto anche i tedeschi quando favorirono il ritorno di Lenin in Russia, quel 16 Aprile 1917, pensarono di dare il colpo finale ad un Impero morente per accelerare la fine della guerra all'Est in modo da concentrarsi sul fronte principale, cio quello Occidentale. All'epoca credettero di aver compiuto unoperazione marginale e secondaria nel permettergli di attraversare la frontiera, non potendo immaginare che quarantanni dopo le strade di Berlino sarebbero state addobbate dai suoi busti, segnando il futuro della Germania e dell'Europa per quasi 50 anni.

Fonti: Sergio Romano, Con gli occhi dell'Islam, Edizioni Tea 2009 Albert Hourani, Storia dei Popoli Arabi, edizioni Mondadori, ristampa 2009

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