Doris Ntia Cavallari USP Trabalho para fins didticos sem fins lucrativos
JACOPONE DA TODI
Jacopo de Benedetti nacque intorno al 1236 a Todi
JACOPONE DA TODI
E mor nel convento di S. Lorenzo di Collazzone (fra Perugia e Todi) nel 1306
VITA
JACOPONE DA TODI
Studi diritto a Bologna, poi ritorn nella sua citt dove fu avvocato e notaio. Nel 1268, durante una festa, gli mor la moglie, in seguito al crollo del pavimento della sala, e Jacopo scopr, sotto le eleganti vesti di lei, uno strumento di penitenza, il cilizio. Sconvolto Jacopo abbandon ogni cosa, professione, parenti, amici, distribu ai poveri ogni suo avere e visse per dieci anni vita di penitente. Le sue penitenze sono piuttosto esasperate, assurde. Dopo 10 anni fu ammesso nellordine francescano (era partidario degli Spirituali) e qui studi teologia e compose le sue laudi.
materiale e spirituale: il processo portava infine all'indiamento, cio il raggiungimento di Dio e la totale identificazione con lui. Dunque l'anima doveva annullarsi per poi fondersi con Dio: a questo punto era impeccabile, ferma in una sorta di paradiso sulla terra. Idea che non rientrava pi nell'ortodossia cristiana e non poteva esser accettata dalla Chiesa. Iacopone da Todi condusse la vita del bizzoco per circa dieci anni, quindi era probabilmente venuto a contatto con le idee dello Spirito della Libert. In particolare alcune laude appaiono influenzate dalla dottrina: Povertat' null'avere e nulla cosa poi volere e onne cosa possedere en spirito de libertate...
BONIFACIO VIII
Benedetto Caetani, nato ad Anagni nel 1235, fu eletto Papa col nome di Bonifacio VIII, il giorno della vigilia di Natale del 1294 dal Conclave radunatosi nel Castelnuovo di Napoli, in base alla costituzione di Gregorio X sull'elezione pontificia, dieci giorni dopo il "gran rifiuto" di Celestino V. Il suo papato dur dal 1294-1303 Il primo, vero e proprio, atto politico di Bonifacio VIII fu quello di ratificare il trattato (precedentemente vergato da Celestino V) tra Carlo II e Giacomo II d'Aragona, in base al quale la Sicilia si sarebbe riunita al regno angioino.
BONIFACIO VIII
Nella bolla Clericis laicos, emessa nel 1296, minacci di scomunicare i laici che avessero imposto tasse agli ecclesiastici, senza il consenso della Chiesa di Roma. In Germania e in Inghilterra i sovrani si uniformarono a tale disposizione; in Francia, invece, il re Filippo il Bello eman due editti contrari, con l'approvazione dei vescovi francesi. Davanti a tale irrigidimento, che avrebbe potuto portare a Bonifacio VIII gravi ripercussioni economiche, autonomistiche e politiche, il pontefice fece retromarcia, autorizzando il re a riscuotere le imposte del clero solo in casi di emergenza.
Anche in Italia Bonifacio VIII avrebbe dovuto fare i conti con l'ostilit di alcuni membri dell'aristocrazia romana, in particolare con la famiglia Colonna: i due cardinali Giacomo e Pietro dichiararono nulla la sua elezione e montarono contro il papa un'opposizione sia da parte del popolo che del clero, che si estese anche all'ordine degli Spirituali Francescani, il cui portavoce, Jacopone da Todi, inve contro Bonifacio VIII chiamandolo "novello anticristo". Jacopone lott contro l'esercito papale, ma fu catturato dai suoi eserciti nel 1298,nel suo rifugio alla Rocca Palestrina. Lui fu incarcerato, scomunicato e rimase in prigione fino alla morte del papa.
Da:
http://www.racine.ra.it/lcalighieri/Giubileo/bonif acio_viii.htm
O papa Bonifazio
Jacopone scrisse durante la priogionia (1298-1303) questa epistola in versi, ardente supplica a papa Bonifazio VIII perch lo liberi dalla scomunica, ma fa, al tempo stesso una dignitosa e forte affermazione della propria innocenza e della propria inalterata e autentica professione di vita cristina.
Bonifacio VIII invia Carlo di Valois in delegazione dalle fazioni guelfe", 1301, miniatura di scuola fiorentina - Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana
O papa Bonifazio
O papa Bonifazio, eo porto el tuo prefazio e la maledezzone e scommunicazione. Con la lengua forcuta mhai fatta esta feruta: che co la lengua ligne e la piaga ne stigne; ca questa mia ferita non p esser guarita per altra condezione senza assoluzne. Per graza te peto che me dichi: Absolveto, e le altre pene me lassi finchio del mondo passi. Puoi, si te vuol provare e meco esercetare,
non de questa materia, ma daltro modo prelia. Si tu sai s schirmire che me sacci ferire, tengote bene esperto, si me fieri a scoperto: caio dui scudi a collo, e sio no i me ne tollo, per secula infinita mai non temo ferita. El primo scudo, sinistro, laltro sede al deritto. Lo sinistro scudato, un diamante aprovato: nullo ferro ci aponta, tanto c dura pronta: quest lodo mio, ionto a lonor di Dio.
O papa Bonifazio
Lo deritto scudone, duna preta en carbone, ignita como fuoco duno amoroso ioco: lo prossimo en amore duomo enfocato ardore. Si te vi fare ennante, puolo provar n estante; e quando vol tabrenca, che co lamar non venca. Volentier te parlara: credo che te iovara. Vale, vale, vale, Deo te tolla onne male e demole per grazia, chio el porto en leta fazia. Finisco lo trattato en questo loco lassato.
JACOPONE DA TODI
La poesia e il rapporto con la scienza La scelta umile del dialetto umbro popolare nelle laudi, accompagnata comunque dal bagaglio intellettuale del poeta: termini attinti dal latino ecclesiastico, dal gergo giuridico, e dalla lirica d'amore arricchiscono l'opera di Iacopone, insieme alla tensione espressiva unica e a varie scelte originali, come quella della drammatizzazione. Forse proprio a Iacopone si deve il primo esempio di Lauda drammatica, o dialogata: una delle sue laudi pi famose "Donna de Paradiso", un intreccio di voci che si soffermano sull'umana sofferenza della Madonna, la sua intesa materna e carnale con il figlio crocefisso. L'interesse negli studi teologici in apparente contraddizione con la polemica tipica degli Spirituali dell'ordine francescano nei confronti della scienza: in realt l'oggetto della contestazione non l'istruzione in s, ma il desiderio di gloria legato alla fama di cultura. Quindi la critica di Iacopone si concentra contro tutto ci che cancella l'umilt, pilastro della vita dei francescani anche nell'ambito dello studio.
Da http://www.iacoponetodi.it/it
JACOPONE DA TODI
O iubelo de core
Metro Schema di ballata (x x, a b, b x, tutti settenari; la rima si ripete uguale nelle strofe II e III (-e so); quella b (-are) nelle strofe I e II; assonanza, come succede spesso in Jacopone ai vv. 3-5 e 21-23; rima siciliana (soiso) ai vv. 15-17. Anche a livello metrico dunque un intreccio fra il registro popolare ( le assonanze) e procedimenti tipici della poesia cortese (le rime-refrain e la rima siciliana)... Da ASOR ROSA, A. La poesia del Duecento e Dante. Firenze: La Nuova Italia, 1974, p.77
Il concetto del giubilo damore si trova gi in Bernardo di Ventadorn. ... lamore che rende buono il canto, dice Bernardo; il giubilo che obbliga luomo a cantare, dice jacopone. Il motivo non per nulla si ritrova nello Stil Novo e in Dante, ma mentre Jacopone esclude, teoricamente, la nozione stessa di una mediazione (la cultura evidentemente), negli stilvovisti e in Dante laccento poggia pariteticamente sui due aspetti: amore e sua trascrizione partica (Amore ha fabricato ci chio limo, Cavalcanti; ...e a quel modo/ ch [Amore] ditta dentro vo significando , Dante).
Da ASOR ROSA, A. La poesia del Duecento e Dante. Firenze: La Nuova Italia, 1974, p.77
JACOPONE DA TODI
O iubelo de core
O iubelo de core, che fai cantar d'amore! Quanno iubel se scalda, s fa l'omo cantare; e la lengua barbaglia, (5) non sa que se parlare; drento no 'l p celare (tant' granne!) el dolzore. Quanno iubel c' aceso, s fa l'omo clamare; (10) lo cor d'amor apreso, che no 'l p comportare; stridenno el fa gridare e non virgogna allore
Quanno iubelo preso (15) lo core ennamorato, la gente l' 'n deriso, pensanno el so parlato, parlanno esmesurato de que sente calore. (20) O iubel, dolce gaudio, ch'' drento ne la mente! Lo cor deventa savio, celar so convenente; non p esser soffrente(25) che non faccia clamore. Chi non custumanza te reputa empazzito, vedenno esvalianza com'om ch' desvanito. (30) Drent' lo cor firito, non se sente de fore
JACOPONE DA TODI
O iubelo de core
La lauda si sviluppa parallelamente su due assi: lesperienza intimamente vissuta e ci che ne appare al di fuori. Vista dallinterno, la gioia mistica espressa dalla metafora del cuore che si infiamma sempre pi (vv. 3,9,15), presentata come unesperienza intima e profonda (v.22) da condurre alla perdita di contatto con il mondo (vv. 31,12) Nelle sue manifestazioni esterne si presenta come uma progressione verso la follia, che trapassa dal cantare (v.4 al balbettare (v.5), dal gridare (vv.10 e 13) al non provare alcuna vergogna (v. 14) e al diventare oggetto di scherno (v. 17) dal far clamore (v. 26) allapparire impazzito (vv. 27-30).
Da ARMELLINI,G. E COLOMBO, A. La letteratura italiana. Antologia. Duecento e Trecento. Vol. I. Bologna:Zanichelli, 1999, p. 105
JACOPONE DA TODI
Questo parlare/ cantrare/gridare diventa allora um crescente atto dumilt e un modo di esercitare la caritas, secondo la concessione di San Bernardo, uno dei maestri di Jacopone e che pregava: colui il quale, preoccupato di non perdere il suo bene, non lo partecipa, lo dissolve e distrugge nellegoismo. Per S. bernardo, la solidariet umana, lunit dei compagni di viaggio nel cammino dellesistenza attraverso il tempo e leterno, esige la predicazione... La carit, che non permette alluomo di salvarsi da solo ... la ragione e la sostanza stessa dellumilt. Lumilt, infatti, si manifesta realmente solo come comunicazione: lincarnazione del cristo... Rappresenta lo svolgimento esemplare di questo tema: lumilt del Dio che sincarna trova la sua ragione nellamore per gli uomini... (Lazzari apud ASOR
ROSA, A. La poesia del Duecento e Dante. Firenze: La Nuova Italia, 1974, p.75)
JACOPONE DA TODI
O Segnor, per cortesia
Non solo per eccesso e sovrabbondanza di amore verso Dio Jacopone invoca su di s ogni male, non solo per distaccarsi dal corpo e concepire quellodio del mondo che condizione prima di rinovamento del mistico amore, ma anche, come spiega alla fine, per espiare quei peccati coi quali anchegli, come ogni peccatore ha crocefisso Cristo, amore supremo. Jacopone invoca su di s ogni infermit, poi di essere abbandonato da tutti, colpito da ogni sorta di sciagura, sia in questa vita, sia dopo la morte. un crescendo di fantasie cupe, scandite con un ritmo implacabile, un desiderio di atroce dissolvimento, che sfocia sul grido di dolore e pentimento, pi umanamente persuasivo, dellultima quartina (Pazzaglia, p. 153)
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
Il senso del contrasto morale atteggia tutto per antitesi e contraddizioni, che sono cos accostamenti di espressioni contrastanti per tono, come di termini di significato contrario.
La stessa sintassi jacoponica, che costituisce indubbiamente una delle maggiori difficolt del testo, prova di una psicologia inquieta e combattuta: la prevalenza della coordinazione asindetica sulla subordinazione, che d un andamento spezzato all'espressione e i cambiamenti di costruzione denunciano la continua reazione morale del poeta di fronte al suo oggetto: mescolato sempre alla visione un giudizio che modifica e altera l'espressione; biasimo, indignazione, disprezzo sono palesi nello stesso atteggiarsi della frase.
Da http://www.pubblicascuola.it/Pagine/index31.html
Jacopone da Todi
La poesia di Jacopone tutta dominata da interessi e problemi psicologici: lo attesta il linguaggio, spesso assai ricco di termini astratti, di natura appunto psicologica e riferentesi alla vita dello spirito, e povero invece di termini concreti e riguardanti le cose materiali. Certe espressioni hanno un significato pregnante, nascono da un complesso lavorio interno e ne sono il segno e il risultato. Un linguaggio cosiffatto quello di uno spirito librato in un'atmosfera rarefatta, preoccupato del problema della propria perfezione, continuamente tendente verso l'alto, e insieme attento ai propri movimenti, non in modo riflesso e non con l'interesse distaccato e prevalentemente estetico dello psicologo moderno, ma con un senso vigile, direi quasi esasperato, della responsabilit morale che accompagna quei movimenti. Ci risulta evidente dal comparire di termini e frasi di una concretezza talvolta brutale: sono espressioni di dispregio per s medesimo, o di aborrimento per il, peccato, che rivelano quale acuto senso Jacopone abbia del contrasto tra la perfezione a cui aspira e la realt della sua vita e del mondo. Il termine energico, grossolano, plebeo cercato con l'evidente scopo di dar forza all'espressione, e ci accade sopra tutto nella prima sezione del laudario iacoponico, che contiene, come si detto, riflessioni sul peccato, sulla vanit delle cose terrene, sulla morte. Nell'insistenza sul tono violento e sui termini spregiativi si coglie l'odio e direi quasi il rancore contro il mondo e le sue brutture. A volte, per es. nello sviluppo dato al tema, pure tradizionale, della contemplazione della morte, il particolare orrendo rilevato con grossolana ironia, e sono usate espressioni di immediata efficacia rappresentativa
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
che la gente laduce (che la gente porta) ove la vera luce deve essere levato. (52) O croce, e que farai? El figlio meo torrai? come tu poniari chi non h in s peccato? (fare attenzione al nesso croceinnocenza, nucleo dottrinale della passione de della redenzione) (60) Soccurre, piena di doglia, ca l tuo figlio se spoglia; la gente par che voglia che sia martirizzato. Se i tollet el vestire, lassatelme vedere, com em crudel firire tutto l ensanguenato.
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
perch te lagni? Voglio che tu remagni, che serve ei mei compagni ch al mondo aio acquistato. Figlio questo non dire! Voglio teco morire, non me voglio partire fin che mo m esce l fiato. C una aiam sepoltura, (Che abbiamo ununica sepoltuta) figlio de mamma scura (infelice), trovarse en afrantura (che si trovano nella stessa sofferenza) mat e figlio affocato! (ucciso)
(104) Mamma col core afflitto, entro le man te metto de Ioanni, meo eletto; si atuo figlio appellato. Ioanni, sto mea mate: tollita en caritate, ginne pietate, c l core s furato. (111) (traffitto dal dolore) Figlio, t alma t scita, ( uscita da te) figlio de la smarrita, figlio de la sparita, (disperata) figlio attossecato! (avvelenato)
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
struttura sintattica prevalenza della coordinazione, specialmente per assindeto. riccorenza dellasindeto . uso quasi ossessivo del vocativo anaforico figlio. (33 volte nel dialogo fra madre e figlio). Cristo, a sua volta, ripete tre volte il vocativo Mamma. Lanafora e literazione creano il pathos della lauda. frasi esclamative col verbo allinfinito lessico fra il dotto e il popolare allo stesso tempo (latinismi nel discorso del Nunzio e della folla e locuzini quotidiane in quelle di Cristo e della madonna)
Jacopone da Todi
Jacopone da Todi
JACOPONE DA TODI
La poesia di Jacopone testimonia una continua e tormentosa battaglia nellanimo suo, nella ricerca di una fusione mistica con Dio, che un morire a se stessi e al mondo. Solo attraverso labominio e lodio di s, del suo corpo, della sua anima, della vita intera, solo mediante questa totale distruzione e suprema disperazione egli pensava di potersi liberare dalla natura umana misera e peccaminosa e giungere al vero, supremo amore di Dio, una travolgente, inebriante esperienza mistica. Jacopone tendeva a questa assoluta e lacerante solitudine, a non essere pi un io, povero grumo di orgoglio, egoismo e passione; era pessimista di fronte al mondo che non vedeva come armoniosa creazione di Dio, ma insozzato e corrotto dal peccato, pessimista davanti agli uomini che sentiva incapaci d amare. (Pazzaglia, p.152)