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Visioni di teatro a confronto sulloggi


Categories: Cultura, Teatro di: Laura Novelli luglio - 23 - 2012

A San Sepolcro la 10ma edizione del Kilowatt Festival (lenergia della scena contemporanea), fino al 29 luglio
Nel rientrare a Roma dopo due giorni di Kilowatt Festival a San Sepolcro (Arezzo), mi scopro arricchita di un corposo bottino di riflessioni su quella che, osservata a partire dalle esperienze creative di alcune formazioni giovanili e/o emergenti, possiamo definire la nostra scena contemporanea. Questo bottino non ha solo a che fare, per, con una percezione personale dei singoli prodotti artistici ma si compone di una serie di suggestioni scaturite proprio dalla formula con cui la vetrina toscana, diretta da Luca Ricci e giunta ormai alla decima edizione, si incarica di mettere in rapporto dialettico tra loro artisti, pubblico e addetti ai lavori. I sei spettacoli proposti tra il 20 e il 21luglio hanno rappresentato, infatti, il terreno di coltura di un dibattito sui processi compositivi del teatro (performance e danza comprese) che ha coinvolto le compagnie, i diciannove cittadini di San Sepolcro adottati come visionari (coloro che, cio, dopo aver visionato ben 308 video, hanno selezionato i titoli in scaletta) e alcuni critici, studiosi e operatori chiamati a fungere da fiancheggiatori. Al di l delle normali differenze in fatto di gusti, estetiche e sensibilit, ne derivato un contenitore di idee (e non a caso lemblematico sottotitolo della rassegna suona: il pensiero che conta) fruttuoso per tutti i partecipanti e capace di restituire il senso di un appassionato contagio al teatro di cui il territorio soggetto attivo e propositivo. Tanto pi che San Sepolcro (paese natio di Piero della Francesca) lunico comune italiano ad aver istituito un Assessorato alla Contemporaneit e al Sociale: un luogo di pensiero, appunto, dove progettare il domani partendo dallesplorazione delloggi. E dunque cerchiamo di capire perch e come i primi sei, diversissimi, lavori visti a Kilowatt (il festival si chiuder il 29 luglio con un concerto di Paolo Benvegn) ci hanno saputo raccontare la nostra confusa contemporaneit. Ho detto diversissimi anche se in realt, tra alcuni di questi allestimenti, sono ben rintracciabili dei leitmotiv, dei riferimenti estetici e/o tematici comuni. Ad esempio, gli impianti performativi propri di Interfactory (Stabulazione fissa), messo in scena dal pugliese Matteo Latino (anche interprete insieme con Fortunato Leccese), e di Its always teatime del milanese Teatro delle Moire puntano chiaramente al

visivo ma tracciano due direzioni quasi opposte. Il primo lavoro (vincitore del Premio Scenario e riproposto in questi giorni nella rassegna di teatro civile Festambientesud curata da Mariateresa Surianello) evoca atmosfere underground per costruire uninquietante analogia tra la violenza costrittiva che subiscono le bestie di allevamento e la condizione giovanile odierna; analogia allusa attraverso un accostamento per frammenti di danza techno, narrazione autobiografica, inserzioni rap, richiami al graffitismo metropolitano, puntuali lezioni di macellazione, e il cui insieme, pur mostrando il segno di unurgenza autentica, lascia dei vuoti ancora da colmare, soprattutto per quanto riguarda la drammaturgia vera e propria e dunque la parola. Nel secondo spettacolo, viceversa, le parole sono messe rigorosamente al bando: sostituite da un raffinato gioco di azioni lente e minimali in cui il rito dellapparecchiatura di una lunga tavola bianca celebra la dilatazione del tempo quotidiano, la fuga onirica in visioni e fantasie infantili, la sovrapposizione tra oggetto-gioco e corpi difformi dalla norma, il costruirsi di immagini (ora ironiche, ora grottesche, ora dolorose) che aspirano ad essere viste dallinterno dello spettacolo stesso prima che dal pubblico, come in un ragionato esercizio di stile che a suo modo racconta lo spaesamento odierno (mentre sul tema della cattiveria sar incentrato il prossimo lavoro del gruppo lombardo, con debutto previsto a fine settembre) opponendovi unaderenza agli oggetti e alle cose che sembra assumere obiettivi salvifici e catartici. Sullamore e le sue crudeli contraddizioni ruota invece il fulcro generatore di due lavori estremamente fisici quali lintenso Porco mondo della compagnia Biancofango (sconquasso di un matrimonio inchiodato al suo dolore gi recensito su questa rivista nel numero del 24 maggio) e Come corpo cade della compagnia di danza Schuko, dove il V Canto dellInferno dantesco (quello di Paolo e Francesca) si offre a una partitura semplice ma fortemente comunicativa fatta di corse veloci, abbracci, cadute che, coinvolgendo i tre danzatori/coreografi del gruppo (Marta Melucci, Francesca Telli, Cristiano Fabbri), attiva dei riferimenti immediati allillustre brano poetico ispiratore e chiama il pubblico ad una visione ravvicinata che vorrebbe provocare effetti di naturale compartecipazione, se non perfino di compassione. E dentro la scena (una casa borghese di oggi) ci trascina pure Prima di andar via di Francesco Gili, su regia di Francesco Frangipane: produzione gi molto apprezzata questinverno al teatro Argot di Roma (dove sar replicato nei prossimi mesi, prima di diventare film ad opera di Michele Placido) che rappresenta un disarmante affondo nella famiglia, o meglio nella sua incapacit di fronteggiare la sofferenza e la morte. Un figlio confessa a genitori e sorelle che ha intenzione di suicidarsi e che lo far prima del nuovo giorno. Le reazioni dei parenti ondeggiano tra sbigottimento, angoscia e richiamo alla vita, ma le loro sembrano voci afone, raggelate in un maldestro tentativo di allungare il tempo, di rimandare la dipartita del congiunto; voci immortalate in una veglia funebre delle emozioni che per, sebbene lontana da ascendenze naturalistiche, ci restituisce personaggi a tratti poco credibili, poco viscerali, poco umani. Discorso a s merita infine Larchivio delle anime. Amleto di e con Massimiliano Donato (produzione del Centro Teatrale Umbro): nel tentativo di rileggere lAmleto attraverso lo sguardo del becchino e osandone una lettura metateatrale giocata sullimpossibilit di allestire la celebre tragedia, leclettico attore finisce col sovraccaricare la scena di codici, linguaggi, istrionismi, trovate, pupazzi, mascheramenti decisamente confusi, ma non per questo non indicativi comunque di una lunga ricerca personale e di un talento effervescente che va accuratamente contenuto e ricalibrato.

In definitiva: tante le energie messe in campo a San Sepolcro da queste giovani compagnie, qualche esito pi convincente di altri, qualche percorso di ricerca pi innovativo di altri, a fronte per di una generale condizione di isolamento che, come ha ben chiarito Piergiorgio Giacch parlando di formazioni autistiche, non aiuta il processo creativo. Ragione per cui iniziative come Kilowatt centrano lobiettivo, oggi quanto mai primario, di mettere in comunicazione gli artisti tra di loro e con lesterno e di favorirne cos sia la visibilit sia la crescita espressiva.

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