Don Giovanni Vivan le femmine, Viva il buon vino! Sostegno e gloria dumanit!
Premessa
on Giovanni senza dubbio uno di quei pochissimi personaggi che sono stati, dopo la loro creazione, riutilizzati massicciamente nel corso della storia della letteratura e della musica. La storia del seduttore spagnolo stata pi volte ripresa e modificata da grandi autori, anche italiani e infine immortalata nel capolavoro mozartiano, che diventer uno degli spunti di riflessione preferiti del Romanticismo e anche della critica moderna. Chiedersi il perch questa figura abbia tanto fascino, senza dubbio, una domanda legittima che porta inevitabilmente a fare un paragone con una figura che ha goduto del medesimo successo e della medesima fama: il Faust. Come sostiene il critico musicale Massimo Mila: Don Don Giovanni, Max Slevogt Giovanni lespressione, o meglio lincarnazione, del demoniaco sensuale, cos come il Faust il simbolo del demoniaco spirituale, entrambi, infatti hanno una sete che li porta inesorabilmente ad avvicinarsi al Male: per Faust essa la sete di sapere e per Don Giovanni dellerotico. Entrambi i personaggi rappresentano degli istinti talmente primitivi e insiti delluomo, tali da poter quasi dire che non esista una data di nascita di questi, ma che essi sussistono fin da quando luomo nato e non banalmente nelle figure canoniche del seduttore o uomo di pensiero, ma nella essenza stessa della loro spiritualit. Pertanto parlare del Don Giovanni non semplicemente parlare di un personaggio, ma di una vera e propria idea astratta, come Kierkegaard stesso ci ricorda in Aut-Aut La pi astratta idea che si pu immaginare la genialit sensuale. A differenza, per di altri personaggi, lesperienza letteraria di Don Giovanni non brillante quanto quella del Faust e anche qui il filosofo danese ci rivela il perch Ma attraverso quale medio la genialit sensuale si lascia esprimere? Unicamente e solamente nella musica. Per questo riteniamo che il capolavoro mozartiano lunica opera che valga la pena analizzare perch rappresenta non solo la mera narrazione di vicende del personaggio in questione ma possiede inesauribili spunti di riflessione storici, filosofici e psicologici. Purtroppo approfondire ognuno di questi spunti richiederebbe molto tempo, pertanto abbiamo approfondito solo alcune delle pi interessanti e curiose riflessioni sullopera. Detto ci ci sar utile ripercorrere le tappe storiche dellevoluzione dal punto di vista meramente artistico - letterario del Don Giovanni, per intendere come esso sia arrivato nelle mani di Mozart e del suo librettista Da Ponte.
Cenni Storici
Il capolavoro mozartiano
Il Don Giovanni , su indicazione del librettista e di Mozart stesso, un dramma giocoso (una categorizzazione che molti studiosi ritengono impropria infatti a fianco delle scene comiche, lopera regala allo spettatore momenti di grandissima tragicit e di riflessione morale) in due atti ed considerata uno dei capolavori della musica Mozartiana e della cultura occidentale in generale. Lopera va in scena il 29 ottobre 1787 a Praga dove riscuoter un notevole successo, successo che non seguir Mozart nelle successive rappresentazioni a Vienna, infatti, pur con rivedute, modifiche e addirittura leliminazione del cosiddetto finale praghese (in cui i personaggi cantavano la morale della vicenda), il pubblico molto conservatore della capitale austriaca accolse con freddezza il capolavoro. Il Don Giovanni con i suoi temi Locandina della Prima del Don Giovanni, 1787 spinti e abbastanza disinibiti sconvolse la nobilt austriaca, abituata ad altri generi, i tragici, pi impegnati e, a dirla tutta, decisamente superati. Dopo la morte di Mozart (con il successivo avvento del Romanticismo) e grazie alle fortunate traduzioni circolanti, oltre alle diverse riflessioni filosofiche e critiche (Kierkegaard, Goethe, Hotho) esplose una vera e propria moda letteraria incentrata sul Don Giovanni regalando cos in meno di un secolo la produzione di grandi capolavori
letterari e di produzione poetica: da Puskin a Byron per passare a Hoffman, Baudelaire, Flaubert e molti altri.
Lopera
I personaggi
DON GIOVANNI giovane cavaliere estremamente licenzioso /baritono DONN'ANNA dama promessa sposa di Don Ottavio / soprano DON OTTAVIO duca / tenore Il COMMENDATORE padre di Donn'Anna / basso DONN'ELVIRA dama di Burgos abbandonata da Don Giovanni /soprano LEPORELLO servo di Don Giovanni / basso MASETTO contadino, amante di Zerlina / basso ZERLINA contadina / soprano
Primo Atto
LOuverture del Don Giovanni e gli stadi erotici immediati
Lopera inizia con due accordi tonanti: linizio della famosa Ouverture che in un certo senso sbigottisce lo spettatore, convinto di stare per assistere ad un dramma giocoso; in breve questi accordi di apertura, che ci hanno spaventati e che suonano come un memento mori, si appesantiscono, sembra quasi che un oscuro peso angoscioso ci catturi nel profondo. Poi, dopo qualche minuto, come scrive il Jouve, In un istante c unirruzione brillante e limpida, un uragano leggero di desiderio, la vita lanciata allinseguimento. Laria si fa leggera, il tempo accelera: E lintera potenza della sensualit che nasce dallangoscia, scrive Kierkegaard, quel comune senso di angoscia, caratteristica fondamentale della filosofia kierkegaardiana e quella sensualit che corrisponde allo stadio estetico. Kierkegaard nella sua opera Gli stadi erotici immediati: il musicale erotico analizza, filosoficamente e non tecnicamente, la musica mozartiana, poich secondo il filosofo essa quella che meglio di tutti ha rappresentato gli stadi del desiderio: dal presentimento, al desiderio dinamico di Don Giovanni. Kierkegaard cos identifica gli stati del desiderio con tre diversi personaggi, delle tre opere pi famose di Mozart: Cherubino (il paggio delle Nozze di Figaro), Papageno (del Flauto Magico) e infine Don Giovanni. Questi tre stadi a differenza di quelli esistenziali sono mutualmente necessitanti tra di loro e rappresentano levoluzione del desiderio, il nascere e lo sbocciare di quello medesimo. Il primo stadio, rappresentato dal paggio delle Nozze di Figaro rappresenta il dormiveglia del desiderio, Kierkegaard cos lo definisce: Il desiderio non si ancora svegliato, ed languidamente presentito, secondo il filosofo non c ancora una separazione tra oggetto del desiderio e desiderio medesimo, si sentono solo i primi accenni di un qualcosa che sta nascendo nellanimo. Tutto ci pu essere ricondotto alla dimensione onirica, infatti questo primo stadio definito sognante. Il secondo stadio, rappresentato da Papageno del Flauto Magico, un desiderio che abbandona il languore, limprovviso risveglio del desiderio, Kierkegaard cos lo definisce Il desiderio si sveglia e come sempre accade, che ci si rende conto che si sognato solamente nellistante in cui ci si sveglia, cos anche qui: il sogno finito, cos Papageno parte alla ricerca delloggetto desiderato, cerca loggetto nella realt, non pi nella propria dimensione psicologica; cos esce da s per cercare loggetto nella pluralit della realt. Questo secondo stadio definito cercante. Il terzo stadio, quello di Don Giovanni, definito da Kierkegaard come: lintero stadio ossia quello che comprende tutti gli stadi precedenti, i quali non sono altro che anticipazioni allo stadio medesimo, Don Giovanni quindi levoluzione, il dinamismo della dimensione dapprima onirica e poi cercante, lo stadio desiderante, pertanto Don Giovanni incarna perfettamente il desiderio, poich ci che egli premonisce lo cerca e tenta di attuarlo in ogni modo. Cos nellOuverture del Don Giovanni troviamo quindi una vera e propria esegesi del desiderio: luomo dapprima angosciato dalle sue scelte, in uno stadio quasi embrionale, onirico e bramoso di vita, dominato dallangoscia davanti alle infinite possibilit, poi dimprovviso da quella stessa angoscia nasce la scelta esistenziale: lesteta. Ancora Kierkegaard ci descrive perfettamente questo momento: C unangoscia in lui [Don Giovanni N.d.A.], ma questangoscia la sua energia [] questangoscia la sua demoniaca bramosia di vita. Cos Don Giovanni prende finalmente vita e inizia a correre, a vivere la propria vita come unopera darte inseguendo continuamente lattimo perfetto, ma poich questa scelta non determinata da altri se non dalla propria bramosia di vita e, come sopra citato, dallangoscia stessa, la figura sembra un cadavere rianimato dalla musica, un moribondo che ha gi in s il germe della sua sconfitta. Don Giovanni per Kierkegaard, ha gi firmato il suo fallimento, costretto a non costruire niente dentro se stesso e a fermarsi prima o poi annoiato dalla sua stessa vita incapace di trovare attimi degni di
essere vissuti. Tuttavia, pur ritenendo brillante linterpretazione, lopera stessa, a nostro parere smentir la tesi kierkegaardiana e, anzi, assegner una vittoria e non una sconfitta a Don Giovanni. Al termine dellOuverture, secondo le indicazioni del libretto, il sipario si apre e inizia la vicenda: siamo in Spagna, in un non meglio precisato palazzo di una sconosciuta citt, tutto quello che si presenta allo spettatore Leporello intento a lamentarsi della propria condizione di servo, quando allimprovviso compaiono in scena Don Giovanni in maschera e Donna Anna, percepiamo subito che stato appena sventato un atroce delitto: il seduttore ha cercato di far violenza sulla nobildonna, a soccorrerla accorre immediatamente il vecchio Commendatore, che muore dopo un veloce duello sotto la spada di Don Giovanni; questultimo scappa immediatamente insieme al servo. Appresa la morte del futuro suocero, Don Ottavio giura alla sua dolce Anna di vendicare loffesa. Contemporaneamente nei pressi del suo palazzo, il seduttore e il suo lacch avvistano una bella dama, a cui Don Giovanni non lesina attenzioni, purtroppo per a suo malgrado la donna si rivela Donna Elvira: una vecchia fiamma abbandonata a Burgos da lui medesimo e ancora follemente innamorata, tenta quindi ad ogni costo di sfuggire dalle grinfie della donna incaricando Leporello di leggerle la sua lunga lista di conquiste per far desistere la dama dal suo intento.
che la media della sequenza un'approssimazione, che migliora al crescere di n, della media della distribuzione. Questa legge viene applicata nel contesto delle misure scientifiche in questo modo: ogni misura approssimata, maggiori sono le misure svolte, migliore sar lapprossimazione della loro media. Ebbene Leporello perch non si limita a dirci il numero completo delle donne di Don Giovanni e ci elenca solo molti dati? Perch con questo cumulo di informazioni agisce sullo spettatore dandogli lidea di una misurazione certa, definita e dunque scientifica a cui affidarsi ciecamente. Il rapporto con la matematica quindi una costante importante per Don Giovanni perch rappresenta effettivamente lunico suo vero interesse: allungare il numero delle proprie conquiste. Questo abbandono allottica matematica di Don Giovanni, che sembra quasi sostituirsi alletica morale, non fondante solo dellopera mozartiana, gi Molire nella sua commedia aveva specificato il carattere pragmatico e matematico di Don Giovanni, il quale addirittura sostiene con il servo Sganarello di credere solamente che due pi due fa quattro e che quattro pi quattro fa otto. Molti scrittori romantici connoteranno poi il Don Giovanni di una sorta di mistica del numero, da Byron a Hoffman, ma in questi ultimi casi il numero un espediente per giustificare Don Giovanni come un eroe romantico, intento a raggiungere un traguardo irraggiungibile: infinite conquiste. Al riguardo del rapporto romantico tra Don Giovanni e il numero delle sue avventure rendiamo nota unottima interpretazione di Kierkegaard: Vorrei lodare il numero 1003 che dispari e casuale ; la cosa ha la sua importanza perch d l'impressione che la lista non sia ancora finita, e che Don Giovanni continui ad essere in movimento. Addirittura in tempi recenti Max Frisch nel suo Don Giovanni o lamore per la geometria il libertino perde ogni connotato del seduttore per acquisire quelli di uno sfortunato matematico che a suo malgrado si trova ad essere anche un tombeur de femmes. Al termine della lettura del catalogo, Donna Elvira rimane sconfortata, la scena si sposta in un altro ambiente: siamo in un villaggio agricolo allinterno delle terre di Don Giovanni, dove si stanno celebrando le nozze di due contadini, Masetto e Zerlina. Il nobile, sempre pi bramoso di nuove conquiste, con un espediente fa distrarre Masetto (che conscio dei desideri del libertino) da Leporello e inizia a sedurre Zerlina, che sembra stare per cascare nelle braccia del libertino. Tuttavia lintervento di Donna Elvira sottrarr la contadinella dalle grinfie di Don Giovanni. Cos, il seduttore fugge e incontra due vecchie conoscenze: Don Ottavio e Donna Anna, i quali non lo riconoscono come lassassino della notte precedente. Lennesimo intervento di Donna Elvira riveler ai due la malvagit di Don Giovanni, facendo nascere il sospetto nella mente di Donna Anna, che infine riconosce il libertino come lomicida del padre. Don Ottavio giura vendetta contro Don Giovanni, nel frattempo, il libertino decide con Leporello di dare una maestosa festa, intonando la famosissima aria dello champagne. Laria dello Champagne cos chiamata perch, come ci spiega Massimo Mila ribolle di vertiginoso slancio vitale, come uno spumante, il manifesto pratico di Don Giovanni, ci chiarifica esattamente non tanto ci che , ma ci che fa, come a ragione sostiene lAlbert. Don Giovanni quindi riassume lintento della sua festa in questo modo: Ah la mia lista, doman mattina, duna decina, devi aumentar! Nel frattempo, mentre fervono i preparativi, Masetto, ha fatto pace con Zerlina; Donna Anna, Don Ottavio e Donna Elvira si preparano per arrestare durante la festa il libertino e questultimo non perde occasione per invitare Zerlina alla festa. Inizia quindi il grande finale uno dei pi grandi, complessi e belli della musica operistica: in un mischiarsi continuo di danze popolari e minuetti, la musica costruisce una
trama meravigliosa che fa entrare lo spettatore in una splendida festa barocca, a cui partecipano contadini, commercianti e nobili un trionfo di uguaglianza e libert lasciva coronata da un inno alla libert che fu molto in voga durante il periodo rivoluzionario (si dice che durante lopera i giacobini si alzassero a cantare il Viva la libert mozartiano). Giungono Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio in maschera e intonano, fingendo, un inno alla libert. Accecato dalla sua bramosia Don Giovanni cerca di far violenza su Zerlina, ma viene scoperto da Donna Anna, Ottavio ed Elvira che cercano di trarlo in arresto, grazie alla sua abilit Don Giovanni,dapprima accusa Leporello di essere il vile criminale, poi, non creduto, riesce a fuggire rocambolescamente. Cos si conclude il primo atto.
Secondo Atto
Il secondo atto si apre con una lite tra Leporello e il suo padrone per averlo quasi fatto ammazzare durante la festa. Don Giovanni riesce a calmare il suo buon amico grazie a una lauta elargizione di denaro, dopodich progetta insieme al servo una nuova avventura amorosa: sedurre la cameriera di Donna Elvira. Per fare ci il seduttore propone al servo di scambiarsi dabito, cos mentre Leporello intrattiene Donna Elvira, il nobile corteggia la cameriera con una serenata (Deh vieni alla finestra), uno dei pezzi pi lirici dellopera , ma allo stesso tempo testimone di come musica e parole non siano che dei mezzi per ottenere il proprio scopo. Sopraggiunge Masetto, che dalla festa desideroso di vendetta per lavare lonore della propria moglie, con amici armati di tutto punto, tuttavia egli non riconosce Don Giovanni travestito da Leporello e allora si fa convincere dal libertino a seguirlo dividendo il resto della compagnia. Don Giovanni cos pu picchiare selvaggiamente Masetto e lasciarlo dolorante sulla strada per poi fuggire. Sopraggiunta Zerlina, con un pezzo celebre per la sua tenerezza (Vedrai carino) cura il suo povero marito, nel frattempo Leporello non riesce pi a tenere a bada linsistenza di Donna Elvira e tenta di fuggire, ma viene fermato dal sopraggiungere di Ottavio e Donna Anna, Masetto e Zerlina che lo credono il vero Don Giovanni. Dopo che la verit viene a galla, con alcuni espedienti Leporello riesce a fuggire e a ricongiungersi con il padrone in un cimitero, dove il servo agitato racconta le sue perpezie, Don Giovanni se la ride, ma una voce dal profondo di una cripta sussurra: Di rider finirai pria dellaurora E il monumento funebre del Commendatore che ammonisce Don Giovanni. Il libertino in tutta la sua tracotanza e decisamente divertito, invita la statua a cena nel suo palazzo quella stessa sera, a sorpresa di tutti essa accetta! Nel frattempo gli antagonisti di Don Giovanni decidono di trovare e uccidere il libertino quella sera, ma Donna Elvira profondamente turbata e innamorata del seduttore ha qualche tentennamento.
La morte a banchetto
La scena si sposta nel Palazzo di Don Giovanni, dove il seduttore ha organizzato una succulenta cena per se stesso, invitando alcuni musicisti a suonare (i quali, oltre ad alcuni pezzi che erano in voga nel Settecento, suonano anche un pezzo di Mozart, creando un divertente intrigo musicale). Don Giovanni non sa che da l a poco giunger la sua ora, ma il librettista dellopera e il suo compositore s, la morte di Don Giovanni quindi avvertita dallo spettatore ma sembra non vorticare nemmeno nella testa del protagonista, il quale ben conscio di aver superato ogni limite morale. Come Kierkegaard scrive, lopera giunta in un punto in cui Don Giovanni stato spinto al culmine della vita attorniato da vini pregiati (Eccellente Marzimino), spumanti e selvaggina, il suo mangiare e il suo bere sono qualcosa di grottesco, il servo stesso si
sente svenire alla vista dei suoi bocconi (Nel vedere i suoi bocconi mi par proprio di svenir), la musica nellaria continua a risuonare festosa. Il perch Da Ponte abbia scelto di lasciare gli ultimi momenti di vita di Don Giovanni nellallegria di un banchetto sicuramente un interessante spunto di riflessione: Don Giovanni rappresenta il prototipo del libertino, rappresenta un valore assoluto, il principio vitale e come poter far morire costui se non nel contesto del banchetto? La figura di Don Giovanni per come connaturata, paragonabile a quella di Petronio, lantesignano dellesteta, in cui si identifica lautore del Satyricon, infatti Tacito descrive la sua morte in questo modo negli Annales :
XIX. Forte illis diebus Campaniam petiuerat Caesar, et Cumas usque progressus Petronius illic attinebatur; nec tulit ultra timoris aut spei moras. Neque tamen praeceps uitam expulit, sed incisas uenas, ut libitum, obligatas aperire rursum et adloqui amicos, non per seria aut quibus gloriam constantiae peteret. Audiebatque referentis nihil de immortalitate animae et sapientium placitis, sed leuia carmina et facilis uersus. Seruorum alios largitione, quosdam uerberibus adfecit. Iniit epulas, somno indulsit, ut quamquam coacta mors fortuitae similis esset. Ne codicillis quidem, quod plerique pereuntium, Neronem aut Tigellinum aut quem alium potentium adulatus est, sed flagitia principis sub nominibus exoletorum feminarumque et nouitatem cuiusque stupri perscripsit atque obsignata misit Neroni. Fregitque anulum ne mox usui esset ad facienda pericula. XIX. In quei giorni per caso l'imperatore si era diretto in Campania ed avanzato fino a Cuma, dove era trattenuto Petronio; quest'ultimo cess di prolungare oltre le sue speranze e le sue paure. Tuttavia non si precipit a suicidarsi, ma, dopo essersi tagliato le vene, come decise, fasciatele le apriva di nuovo e parlava con gli amici non di argomenti seri o tali da cercarvi gloria di stoico. E li ascoltava mentre parlavano non dell'immortalit e delle decisioni dei saggi, ma di poesie non impegnate e versi divertenti. Ad alcuni servi consegn delle somme di denaro, altri li fece frustare. And a pranzo, si abbandon al sonno, perch quella morte - che pure era obbligata - risultasse simile ad una accidentale. Nemmeno nelle postille testamentarie -cosa abituale per la maggior parte di coloro che cadono in disgrazia - volle adulare Nerone, Tigellino o qualche altro potente, anzi descrisse, nascondendole sotto i nomi di amasi e prostitute, le malefatte dell'imperatore, le violenze da lui inventate e, dopo aver apposto il suo sigillo, consegn le sue carte a Nerone. Poi spezz l'anello, perch non servisse in futuro a creare pericoli. La morte di Petronio a banchetto anchesso un vero e proprio capolavoro, Petronio muore esattamente come
vissuto, da arbitrer elegantiae libertino e gaudente, non annoiandosi con le solite elucubrazioni stoiche sulla morte, bens cercando versi divertenti e intrattenendosi a pranzo, precisamente la fine di Don Giovanni. Petronio al pari del libertino ha in un qualche modo apparecchiato la sua morte, uscendo di scena teatralmente, in maniera non scontata, ma del tutto coerente con se stesso. Ci che pi stupisce di queste due figure comunque la coerenza davanti alla morte di un principio vitale, la capacit di mantenere caparbiamente la propria fede, nel Don Giovanni ci ancora pi palese: quando compare in scena la povera Donna Elvira che supplica Don Giovanni di pentirsi, per tutta risposta, Don Giovanni alza il calice e si abbandona a quello che Massimo Mila definisce linno del materialismo sensuale Vivan le femmine! Viva il buon vino! Sostegno e gloria dumanit! Queste frasi risuonano meravigliosamente come il di Alceo, ma non c un tiranno di cui lodare la morte, c da festeggiare la vita, appagati completamente. Mila meravigliosamente descrive questa scena cos: Don Giovanni odioso in questo suo contegno, ma grande: ha la coerenza di chi rappresenta un principio, uno stile di vita, una Weltanschauung. Cos esattamente Petronio rimane ancorato alla propria scelta di vita dimostrandolo anche con lesempio della morte, cosa che lo rendo a nostro parere, pi stoico degli stoici e in questo modo queste due figure si fondono meravigliosamente riportandoci alla mente come essi siano figure senza tempo, incarnazioni di una parte dello spirito umano insito in noi. Dopo questo pezzo cos intenso, bussano alla porta del Palazzo del nobile: la statua del Commendatore, che ha risposto allinvito del libertino, la sala del banchetto diventa fredda e cupa e la statua fa il suo ingresso. Ora tocca a Don Giovanni accettare linvito a pranzo della statua, nellaldil, nella sua caparbiet. Don Giovanni accetta anche questinvito afferrando la mano al Commendatore, il quale gli propone per lultima volta di pentirsi, con uno sforzo di coerenza sovrumano, Don Giovanni risponde No, No, No! e viene trascinato negli inferi; lultima grande prova di Don Giovanni, lultima prova che mette fine al banchetto della vita. Don Giovanni, per utilizzare impropriamente unimmagine lucreziana, si alza dal banchetto della vita sazio e appagato, termina la sua esistenza non macchiandosi di vilt e regalando agli occhi delesterrefatto spettatore una fine spettacolarmente coerente e degna di una grande figura.
Don Ottavio, negando nel finale pure di sposarlo (tra laltro Massimo Mila scrive anche Che Donna Anna sia stata in qualche modo bruciata dalla fiamma erotica di Don Giovanni[]la musica lo sopporta, e certe situazioni del dramma sembrano suggerirlo), Zerlina invece si lascia sedurre dal libertino e usa da brava manipolatrice il povero Masetto per farsi perdonare ogni peccatuccio. Cos davanti a queste maschere di ipocrisia la figura del libertino esce completamente ridimensionata, il suo principio, seppur malevolo nel profondo, risulta coerente e forte, tanto che si staglia al di sopra di tutte le figure che lo hanno condannato. Per concludere, quando tutti i personaggi intonano Questo il fin di chi fa mal, dopo la morte di Don Giovanni, come il regista Robert Carsen ha voluto rappresentare alla prima della Scala del 2011, ci piace immaginare Don Giovanni vivo, come principio coerente e intramontabile, che, alle spalle della morale e delletica, condanna lipocrisia a scendere negli abissi e con un ghigno soddisfatto dallalto osserva gli spettatori fumandosi una sigaretta.
Bibliografia
Lettura del Don Giovanni di Mozart, M. Mila (BUR Rizzoli, Milano 2011) W.A. Mozart, H. Albert (Trad. italiana: Mozart, 2 voll., Il Saggiatore, Milano 1985-86). Le mythe de Don Juan, J. Rousset ( Armand Collin, Paris 1978; trad. italiana Pratiche Editrice, Parma 1978) Le Don Juan de Mozart, J. Jouve ( ditions de la Librairie de lUniversit, Friburgo 1942; trad. italiana Adelphi, Milano 2001) Gli stadi erotici immediati, ovvero il musicale-erotico, S. Kierkegaard, 1843 (trad. italiana BUR Rizzoli, Milano 2006)
Sitografia
http://web.math.unifi.it/users/casolo/ML/dongiovanni.pdf : La matematica nella letteratura IV, Don Giovanni prof. Carlo Casolo, universit di Firenze
http://www.librettidopera.it/dongiov/dongiov.html: Libretto del Don Giovanni, ossia il dissoluto punito, Lorenzo Da Ponte