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Lultimo petalo

- Ma lo odi cos tanto? - Ma no, dai, che non lo odio - Eppure, anche adesso, lo prendevi in giro - Non lo prendevo in giro, che mi viene da parlarne cos, ecco tutto. - Secondo me, vuoi mantenere le distanze. Se non vuoi andare con lui per lHanami glielo devi dire, punto e basta. - Ma s, che ci voglio andare - Non mangi pi? - No, mi passata la fame. Senti, Onii.chan, tu pensi che io sia una persona gentile? - Certo che lo sei. Magari non lo fai apposta. Per tenti sempre di metterlo in cattiva luce. - Dici? - Forse hai paura di diventare come lui. - Senti, hai ragione. Non voglio fare la sua fine elemosinare unamicizia, qualcuno che ti ascolti - Avete due caratteri diversi, tu hai un sacco di amici. - Amici? Ma alla fine cos un amico? Anche Shin pensa che io sia suo amico, dopotutto. - Mmh - Non hai pi fame neanche tu? - Non molta, a dire la verit - Cinema? - Affare fatto. *** Ero in biblioteca insieme a Nagano per scegliere un testo di chimica che ci sarebbe servito per un esame. Ci si present davanti un ragazzo alto, capelli a spazzola e con luniforme curata. - Buongiorno Eiji. disse con una vocina stridula rivolto al mio amico. - Buongiorno e devi perdonarmi - Nagano si gratt la nuca e abbass leggermente la testa. - Kutagawa! Sono Kutagawa Shin. Ci siamo visti alla festa per il compleanno di Sasuke, mio cugino. Nagano si diede una manata sulla fronte. - Ma s, sei quel tizio che si stava strozzando con il nocciolo di un umeboshi. - Ridacchi. - S, sono io - Come va? - Tutto bene. E tu? - Tutto a posto. S, beh Shin toss. Nagano si guard la punta dei piedi e si gratt i polsi. Decisi di intervenire. - Salve, io sono Kagashima Aki. Un compagno di classe di Nagano. - Piacere. Shin mi strinse la mano. Gli regalai un sorriso. Gli si illuminarono gli occhi. Cominci a tempestarmi di domande. Io annuivo, dicevo: forse, ma no, s. Monosillabi di cortesia. Nagano sbuff. - Noi ora dobbiamo andare, si sta facendo tardi disse. - S, altrimenti non troviamo posto allombra per mangiare - aggiunsi io. - Davvero? State uscendo a mangiare? Posso venire con voi? Shin saltell sul posto e batt le mani. - Certo Finsi un sorriso, le labbra strette diventarono quasi bianche. Nagano socchiuse gli occhi e mi fulmin. Non trovai giustificazioni, non riuscii a dire no, a deluderlo. Ci ritrovammo Shin attaccato per tutto il giorno. Non trovammo posto allombra e ci dimenticammo anche di prendere il libro di chimica.

*** Cominciai ad aver paura di girare per la scuola. Trovavo Shin in ogni buco, dietro ogni angolo, in ogni stanza. Sembrava seguirmi. Io, sorridente, lo stavo a sentire per ore. La risatina nervosa di Shin riecheggiava negli anditi e mi faceva venire il mal di testa. Gli altri studenti cambiavano strada, voltavano la sguardo o facevano finta di non vederci. Parlava dei suoi cani, della sua mania per un gruppo musicale di Idol, della sua passione per dei mangaka che non conoscevo. Fu durante queste chiacchierate che mi confid di essere orfano. Si era informato e sapeva che anchio avevo perso i miei genitori in un incidente stradale. Quando me lo raccont sorrisi, gli diedi una pacca sulla spalla e rimasi zitto. Cosa potevo dirgli? Fu da allora che cominciai ad aver paura di diventare come lui. - Ti ricordi del nocciolo dellumeboshi? mi disse una volta. - No, quale umeboshi? - Quello con cui mi stavo strozzando, sai la storia di Eiji - S, adesso ricordo. E allora? - Lho fatto apposta. - In che senso? - A farmelo andare di traverso, dico, lho fatto di proposito. - Non capisco - Ma niente a volte ho bisogno di essere al centro dellattenzione, tutto qui Avevo una paura fottuta di diventare come lui. *** Ancora adesso non ho capito chi ha dato il mio numero di telefono a Shin. Inizi a tempestarmi di telefonate e a chiedermi di andare con lui al picnic per lHanami. Io rimasi sul vago. Non dissi s, ma non riusc neanche a dire di no. Lasciai la porta socchiusa, lui ci si infil. - Per favore! - Non credo di farcela, sai, lo studio - Ho comprato una tovaglia nuova! - Vedo se riesco a ritagliare un paio dore - Ti prego... Alla fine mi arresi. *** Il posto che scelse per mangiare era un parco in periferia. Era affollato da famiglie. I fiori di ciliegio avevano creato un soffice tappeto di petali rosa. Ero in leggero ritardo. Arrivai che Shin aveva gi preparato tutto. La tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi, due cestini da picnic pieni, bottiglie di bibite e alcolici, stuzzichini e tartine. Guardai il mio misero bento e feci una smorfia. - Buongiorno lo salutai. Mi sedetti a gambe incrociate. Shin mi guard di traverso. Rosso in viso, gli occhi lucidi. Strinse i pugni. - Sei in ritardo! Url. - Scusami, sai, il bus ha fatto - Non si fa, non farlo pi. Io ho pensato che non venissi ho cucinato tutto il giorno - Senti non esager - No! Non farlo pi! Una lacrima gli scivol sullo zigomo.

Diedi un pugno sulla tovaglia, rovesciando una bottiglia di limonata. Mi alzai. - Adesso basta o me ne vado tagliai corto. Shin rilass i pugni. Senza parlare cominci a svuotare i cestini e a dividere il cibo. Onigiri, sandwich al prosciutto e cavolo nero, mini okonomiyaki. Mangiammo in silenzio. Un petalo rosa mi cadde sul naso e mi fece starnutire. Shin rise. - Scusa per prima disse. Intrecci le mani. - Non importa - Io non ho mai avuto una casa. - Come non hai una casa? E dove vivi? - Non intendo casa come quattro mura. Intendo casa come posto in cui possa essere me stesso. Alz la testa verso il cielo. - Sai Aki, con te molto spesso, non sempre, riesco ad aprirmi, a tirare fuori il vero Shin. come se fossi stato lontano da casa per tutta la vita e finalmente, grazie a te, sia riuscito a ritrovare la strada per tornarci. Mi guard dritto negli occhi. - Ho scritto un haiku che vorrei leggerti. - Un haiku? Arricciai il naso e corrugai le sopracciglia. Tir fuori un foglietto a quadretti piegato in quattro, toss e si asciug il sudore dal naso. Cominci a recitare. - Solo. Lultimo / petalo sul ciliegio, / attendo il vento. Mi cerc, con gli occhi sbarrati e un sorriso leggero. - Molto bello. Mi grattai il lobo dellorecchio destro. - Io mi sento cos. Ma forse ora i petali sul ciliegio sono due, non credi? - Ma dai! E io sarei laltro petalo? Mi scapp una risatina. Shin abbass lo sguardo e morse un onigiri. Alcuni chicchi di riso caddero sulla tovaglia. Provai a scusarmi. - Facciamo un brindisi, allora Abbassai la voce. Riempii due bicchieri di carta con della birra. Shin ne prese uno e alz il braccio per brindare. Nel movimento la manica della camicia scese e scopr il braccio. Era pieno di cicatrici, saranno state decine. Sembravano bruciature di sigaretta. Si accorse del mio sguardo, arross, ritrasse il braccio e la birra gli si rovesci sui pantaloni. - Stai attento. Aspetta, ti aiuto. Presi un mazzo di fazzolettini e mi alzai. - Non mi toccare! Shin scatt allindietro e batt la testa contro il tronco del ciliegio. Una pioggia di petali gli ricopr i capelli. - Ma io voglio solo - Stammi lontano, - sussurr, - stammi lontano Cominci a piangere. Cercai aiuto nelle famiglie che ci stavano attorno. Chi ti teneva gli occhi bassi, chi giocava con i bambini, chi mangiava in silenzio. Recuperai il mio bento. - Penso sia ora che vada. Shin singhiozz e non riusc a parlare. Prov ad alzarsi e ricadde allindietro. Strinsi il bento al petto e mi girai. - Aki, ti prego, non lasciarmi non adesso che sto tornando a casa Allungai il passo, senza voltarmi.

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