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La Contesa tra Seth e Horus
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Ebook95 pages53 minutes

La Contesa tra Seth e Horus

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La disputa tra Horo e Seth è un racconto appartenente alla letteratura egizia antica. È una riformulazione a livello popolare di miti molto più antichi. I temi mitologici antichi, già trascurati da parte della teologia del Nuovo Regno, in quanto troppo sofisticati, sono stati ripresi con una angolatura più popolareggiante ad uso e consumo dei narratori. Nel caso della disputa tra Horus e Seth vi è uno dei miti centrali e fondamentali dell'intera religiosità egizia che ispira e sostiene la trama di un racconto a tratti scanzonato e irrispettoso, quasi come se il popolo abbia la necessità di conservare una fisionomia limpida e nitida degli dei che solo la tradizione mitologica può consentire, mentre invece nella stessa epoca le divinità si tramutano in elementi sempre più misteriosi, vaghi e imperscrutabili.
LanguageItaliano
Release dateMay 2, 2023
ISBN9791281135079
La Contesa tra Seth e Horus

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    La Contesa tra Seth e Horus - Pietro Testa

    PIETRO TESTA

    LA CONTESA TRA SETH E HORUS

    Saggio Introduttivo di Leonardo Paolo Lovari

    © Tutti i diritti riservati a Anubi Magazine

    Divisione Digitalsoul di Leonardo Paolo Lovari,

    Partita Iva: 02277550519

    Sede Legale in Località Musignana 38

    50022 Greve in Chianti (FI)

    Direttore Editoriale Paola Agnolucci

    www.anubi.org

    info@anubi.org

    I fatti e le opinioni riportate in questo libro impegnano esclusivamente l’Autore. Possono essere pubblicati nell’Opera varie informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.

    2023©

    Impaginazione ed elaborazione grafica: Leonardo Paolo Lovari

    ISBN: 9791281135079

    ANTICA LETTERATURA EGIZIANA

    Gli scritti apparvero per primi in Egitto, questi erano ancora in forme semplici e servivano a identificare persone, luoghi ed eventi. Con il progredire della scrittura e il suo maggior utilizzo si ebbero le prime applicazioni cerimoniali, in particolare in forma di Liste delle Offerte nelle tombe. Esisteva una differenza tra il reale e il privato, cioè quello che riguardava le vicende umane del re differiva da quelle del comune suddito.

    La scrittura passò piano piano alla letteratura, specialmente nelle tombe private di alti funzionari della casa reale che grazie alla loro ricchezza, costruivano la "casa per l’eternità. Sulle pareti della tomba, la scrittura dava voce alle rappresentazioni pittoriche. I proprietari delle tombe potevano elencare i nomi dei componenti della propria famiglia, il proprio rango e la lista delle offerte desiderate. Le liste man mano divennero più lunghe, fino al che non venne escogitato di trasformare questi elenchi in brevi Preghiere per Offerte. Una volta che la preghiera, presente in forma orale, poteva essere trascritta nelle tombe, diventando gli elementi base pe le trascrizioni e rappresentazioni tombali.

    Nella stessa maniera le liste delle cariche e lo status degli ufficiali vennero incluse in scene narrative di vita, in forma autobiografica. Durante la quinta dinastia, questi generi assunsero le loro essenziali caratteristiche. Le preghiere erano incentrate su due temi: la richiesta di offerte e la buona accoglienza nell’aldilà. Le richieste per le offerte avevano una base comune che veniva implementata dal richiedente.

    Veniva invocato il re e Anubi, il guardiano dei morti, così da acquisire i poteri per ricevere ciò che era desiderato. La preghiera era essenzialmente una funzione del culto dei morti e quindi non letteraria in senso pieno. L’autobiografia, era libera dalle esigenze culturali, divenne un prodotto veramente letterario. Durante la sesta dinastia raggiunse una grande lunghezza e per i successivi due millenni rimase in uso.

    Le 42 leggi di Maat: i comandamenti originali? – MonolituM

    Dea Maat

    L’obiettivo fondamentale dell’autobiografia era il medesimo della scultura e dei rilievi: riassumere le caratteristiche della persona positivamente di fronte l’eternità. A primo impatto, le autobiografie egiziane appaiono come eccessivamente auto-lodevoli, per poi rendersi che sono cresciute sotto forma di discorso funebre nella ricerca dell’immortalità. La ricerca dell’immortalità passava anche attraverso la magia, statue, offerte e altri rituali avrebbero magicamente assicurato la vita eterna. Ma necessitavano al defunto anche virtù morali, secondo le regole divine (maat).¹ L’affermazione del valore morale, sotto forma di un elenco di virtù e di torti non commessi, divenne parte integrante dell’autobiografia.

    La sesta dinastia è il periodo in cui l’autobiografia, raggiunse il massimo sviluppo. Lo scarso utilizzo delle parole nelle iscrizioni della quinta dinastia veniva sostituito da una prolissità che permetteva di catturare le esperienze informi nelle immortali espressioni della parola scritta. L’autobiografia narrativa è raccontata nel libero flusso del racconto. L’elenco dei pregi è rappresentato in frasi che danno uno stile di scrittura che si trova a metà strada tra la prosa e la poesia. Due cose rendono significativo il resoconto delle virtù: primo, che riflette gli usi e costumi della società; secondo, che affermava, di aver praticato il decalogo delle istruzioni, scritte come opere letterarie su papiro.

    Le Istruzioni nella Saggezza, come vengono spesso chiamate sono il secondo genere letterario creato nell’antico regno. L’Egitto era una società gerarchica, e gli intellettuali dell’Antico Regno consideravano l’ordine della società come l’immagine speculare dell’ordine che governava l’universo. All’interno di questo contesto, il pensiero promosso che lavora sull’esperienza, il sentimento religioso per formare convinzioni che sono state formulate come brevi insegnamenti o massime. Attraverso l’unione di massime veniva composta l’istruzione. Lo stile letterario con cui venivano unite in una opera era nella forma di un padre che istruisce il figlio. Nella prima Istruzione superstite, quella di Hardjedef, la parte introduttiva dello schema consiste nella forma a frase singola che l’Istruzione è stata fatta dal principe Hardjedef per suo figlio Au-ib-re.

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