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L’intrigo della Reggia
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L’intrigo della Reggia

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Si è concluso da poco il lockdown e finalmente Torino ricomincia a tornare alla normalità. 
Leonardo Pompetti è un professore delle superiori, sposato e con una bambina che ormai frequenta le elementari. È un uomo di buon cuore, intelligente e colto, ma il suo matrimonio è in crisi... E le novità dalla scuola non sembra che lo aiuteranno a trovare un po’ di tranquillità.
Ma un tragico evento scuote ancora di più la normale vita di Leonardo...

Alessandro Midana è nato a Torino il 3 giugno del 1997, in una famiglia normalissima composta da quattro persone: mamma, papà e una sorella di tre anni più piccola. Nella vita fa l’istruttore di tennis presso un noto e importante circolo della sua città ed è iscritto da due anni al corso di laurea di Scienze Motorie. 
è un ragazzo che ha sempre molte idee e passioni, tra cui quella di scrivere racconti di qualsiasi genere. Quello con la scrittura è un amore nato alle elementari come risposta alla balbuzie, problema che lo ha portato a non aprire bocca per la vergogna per mesi interi… Ma nel suo silenzio, il piccolo Alessandro fantasticava e scriveva delle piccole storie.
LanguageItaliano
Release dateDec 31, 2022
ISBN9791220136778
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    L’intrigo della Reggia - Alessandro Midana

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    Alessandro Midana

    L’intrigo della Reggia

    © 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-112-201-3030-1

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone, luoghi ed eventi realmente esistiti è rielaborato dall’immaginazione. Gli altri nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono prodotto della creatività dell’autore e ogni rassomiglianza con eventi, luoghi o persone reali è puramente casuale.

    L’intrigo della Reggia

    3 GIUGNO 2020

    È passato poco più di un mese dalla fine di quell’interminabile e durissimo, ma inevitabile lockdown.

    Le vie di Torino, sprofondate in un silenzio insolito, stavano ritornando alla normalità, con il via vai di autisti a bordo delle loro vetture, che frettolosamente ritornavano a solcare a tutta velocità le strade cittadine, strombazzando il clacson nervosamente e mandandosi cortesemente a quel paese, con epiteti di una fioritura delicata. I negozianti, al mattino, riaprivano i loro negozi e la gente, riprendeva ad andare a lavorare e ad uscire un po’ più liberamente, cercando di rispettare il più possibile le norme imposte, per evitare un’altra ondata.

    Lentamente ci si stava riappropriando di quella libertà perduta, data fino a poco tempo fa per scontata.

    Torino e tutte le città del mondo erano tornate a brillare di una luce magica, dopo momento tanto buio. La natura si stava riappropriando dei suoi spazi, mostrandoci e rendendoci partecipi di momenti epici, come ad esempio cerbiatti che passeggiavano liberamente per le vie di Milano o animali selvatici che percorrevano senza rischi autostrade deserte a quattro corsie.

    Dopo tutto quel tempo passato in casa, che aveva messo uno stop ad una vita frenetica, si pensava che tutti avessero dedicato un po’ di spazio per riflettere sulle cose realmente importanti, riguardanti il nostro tempo di permanenza sulla Terra, cercando di cambiare le vecchie abitudini e che tutta la solidarietà tra esseri umani mostrata nel momento difficile si sarebbe protratta anche in seguito, ma non accadde. Dopo un mese, la maggior parte delle persone aveva già dimenticato i buoni propositi, tornando così alla solita vita di prima, rinchiusa nel proprio ego dimenticando tutto e tutti, voltandosi dall’altra parte nel momento del bisogno.

    In questo clima disteso nasce questa intrigante storia.

    Tra corso Unione Sovietica e Corso Galileo Ferraris, sorge un piccolo comprensorio di casette basse, tipo villette a schiera su due piani, color ocra, con ampie vetrate, magnolie e abeti altissimi che sbucano fuori dai cortili, molto inusuale come tipologia di struttura in questa zona residenziale della città. Una di queste appartiene alla famiglia Pompetti. L’avevano comprata un paio di anni prima ad una di quelle aste giudiziarie, non era ben messa, anzi, del comprensorio quella era la più brutta, ma contavano di sistemarla a dovere una volta presa, riuscendo così a conciliare il voler stare in città e vicino al centro di lei e il voler una casa con uno spazio verde di lui. Inoltre, la casa era in un posto davvero bello, vicino allo stadio del Torino, squadra amata da Leonardo e ad un enorme parco, scuole e piscine. Un luogo perfetto per chi pensava di mettere su famiglia.

    1

    LEONARDO POMPETTI

    È un uomo sulla trentina, capelli folti, castano chiaro portati in maniera trasandata, occhi verdi e con un accenno di barba, la classica dei due giorni, con un volto molto giovanile e che non mostra per nulla la sua età. Non solo per il viso, ma anche per il suo fisico, alto e ben piazzato che faceva notare il suo essere molto sportivo.

    Oltre a tutto questo Leonardo è brillante con un senso di osservazione arguto, sempre disponibile, che si fa in quattro per la famiglia e per ciò che ritiene importante, pieno di idee che gli frullano nella testa.

    Proveniva da una famiglia molto semplice, due dei suoi quattro nonni erano stati dei migranti venuti dall’Argentina e gli altri due erano i classici piemontesi che parlano meglio il dialetto dell’italiano. Tutta gente che si è fatta da sé, costruendosi il futuro con il sudore e il duro lavoro.

    Sua madre, una splendida signora che andava ormai verso la sessantina, lavorava in banca, ancora per poco, dall’età di ventidue anni. Suo padre invece, un uomo un po’ burbero a volte e di pochissime parole, ma con un gran cuore, era titolare di uno studio che si occupa di amministrazione condominiale. Era stato molto severo con lui quand’era piccolo, ma gli aveva insegnato tanto e trasmesso dei valori importanti, per questo era stato un buon padre, nonostante le cose non fossero sempre semplici tra loro.

    Leonardo era andato a scuola un anno prima rispetto ai suoi coetanei, all’età di diciotto anni si era messo a fare l’istruttore di Tennis in un piccolo circolo durante l’inverno e d’estate quello di golf in un resort in montagna, giusto per guadagnare qualche soldo ed essere un po’ più autonomo.

    Nel frattempo, si era iscritto al corso di Storia all’Università e dopo cinque lunghi anni aveva completato il percorso di studi.

    Ora insegnava in un liceo privato del centro di Torino e al pomeriggio continuava a dare una mano in un circolo di Tennis molto importante e grande vicino a casa, perché in fondo gli piaceva davvero tanto, forse più che insegnare storia.

    Erano le 18, di una sera assai strana per essere il 3 giugno. C’era un’arietta fresca, che pian pianino si alzava sempre più, portando con sé delle nuvole di un grigio scuro intenso e poco dopo iniziarono a udirsi i primi tuoni in lontananza. Leonardo uscì di casa velocemente, dimenticandosi le chiavi appese accanto alla porta. Sua moglie di sicuro si arrabbierà molto, ma poco importa, perché la scuola stava chiudendo e lui si era dimenticato di andare a prendere sua figlia. Per fortuna la scuola elementare era a due isolati da casa.

    Era

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