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Corrente improvvisa
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Corrente improvvisa

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About this ebook

Sulla spiaggia più bollente d’Australia, la corrente pericolosa li separa.
L’addestramento per diventare bagnino è un lavoro duro, ma Cody Grant ama le sfide. Trascorre lunghe giornate tra sole e surf per salvare i bagnanti dalle insidiose correnti, cercando allo stesso tempo di non farsi travolgere dalla passione per il bagnino senior Liam Fox, che è profondamente, dolorosamente ben chiuso nel suo armadio.
Liam era destinato a essere una leggenda del football. Oggi, a trentacinque anni, è passato più di un decennio da quando il suo sogno si è infranto insieme al suo ginocchio. I tifosi lo riconoscono ancora e lui ha il terrore che la sua sessualità venga scoperta e che i suoi genitori bigotti lo rifiutino. Si è imposto regole ferree per proteggere il suo segreto e tiene tutti a distanza. Non si abbandona mai al suo bisogno di essere dominato, dopo essere stato umiliato molto tempo fa dal primo uomo di cui si è fidato.

L’orgoglioso e dichiarato Cody seduce Liam e lo spinge a infrangere tutte le sue regole.
Cody ha la metà della stazza e dell’età di Liam, ma anche la sicurezza e la compassione necessarie per prendere il comando e dargli la liberazione, l’affetto e l’accettazione che desidera con disperazione. Ma per quanto tempo una relazione segreta potrà soddisfare i loro cuori? Come se salvare vite sul lavoro non fosse già abbastanza difficile, Cody affronta la sfida più grande convincendo Liam a fidarsi di lui e a trovare il coraggio di vivere ad alta voce.

Corrente improvvisa è una storia d’amore gay slow burn firmata Keira Andrews. Una storia age-gap, sulle prime volte bollenti e, naturalmente, con un lieto fine.
LanguageItaliano
Release dateMar 13, 2023
ISBN9791220705240
Corrente improvvisa

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    Corrente improvvisa - Keira Andrews

    1

    A quanto pareva, gli Hemsworth avevano un altro fratello, che faceva il bagnino a Barking Beach.

    Come se non fosse abbastanza, l’uomo si chiamava addirittura Liam, ma Cody Grant pensava che assomigliasse più a Chris: sulla trentina, alto più di un metro e ottanta, muscoloso, con capelli corti, arruffati e biondi come la sabbia. La barba era un po’ ispida ma non troppo folta, e gli occhi erano di un blu intenso. Faceva molto Thor in effetti, però senza le lunghe ciocche e il martello magico.

    Mentre si toglieva la maglietta blu dell’uniforme, Liam Fox sembrava proprio un supereroe, rivelando sei addominali tonici – o, porca miseria, ne contava ben otto – con una peluria distribuita alla perfezione sui pettorali.

    Una donna che faceva jogging sulla sabbia lo fissò senza nasconderlo e poi inciampò, rossa in viso. Il mio stesso pensiero, ragazza, pensò Cody, guardando Liam che correva verso le onde con una tavola da salvataggio. Lo stesso.

    Cody e la sua compagna tirocinante, Mia, si trovavano all’estremità settentrionale di Barking Beach per il programma di orientamento, che però era stato interrotto a causa di un uomo di mezza età che annaspava in acqua, dopo essere finito nei guai fino al collo, letteralmente, tuffandosi da un banco di sabbia. Cody, Mia e il capo bagnino Teddy stavano guardando Liam che trascinava il tizio ansimante sulla sua tavola.

    Accanto a loro, un cartello recitava:

    CORRENTI PERICOLOSE: VIETATO NUOTARE

    C’era anche l’immagine di una figura stilizzata che nuotava con una gigantesca X rossa sopra. Cody portò lo sguardo sulla decina di persone in acqua proprio di fronte al cartello. «La gente non sa leggere, a quanto pare.»

    Teddy rise. «No. Benvenuti a Barkers. Mi piace iniziare con un piccolo discorso proprio qui in riva all’oceano, e ora Foxy ci sta giusto dando una dimostrazione pratica. Non avrei potuto organizzarlo meglio nemmeno se ci avessi provato. Come potete vedere, le persone possono mettersi nei guai in un batter d’occhio. Soprattutto i turisti. E lo faranno, perché l’unica cosa su cui potete contare è che quei maledetti turisti non prestano mai attenzione agli avvertimenti.» Sorrise, la crema solare bianca sulle labbra gli conferiva un’aria macabra.

    Liam – o Foxy, il soprannome più appropriato che Cody avesse mai sentito – aveva accompagnato l’uomo di mezza età per una decina di metri fino alla riva e ora gli stava indicando l’area di balneazione sicura, contrassegnata da bandiere rosse e gialle.

    «Anche quando le onde sono dolci come queste, la gente può mettersi nei guai facendosi prendere dal panico. Siete stati entrambi bagnini surfisti volontari per qualche anno, quindi sapete quanto può essere dura in quella zona quando si alzano le mareggiate e le onde diventano davvero toste,» continuò Teddy.

    «Sono entrata a far parte dei giovani Nippers quando avevo solo cinque anni e ho ottenuto il mio brevetto di salvataggio per il surf quando ne avevo tredici. Quindi parliamo di un po’ più di qualche anno,» intervenne Mia. Fece un sorriso nervoso a Teddy. «Per la cronaca.»

    Sul viso consumato dal sole di Teddy c’era un accenno di sorriso. Aveva circa quarant’anni, rughe agli angoli degli occhi e capelli chiari tagliati corti. «Lo so, signorina Jee. È uno dei motivi per cui sei qui.»

    Cody aveva conseguito il brevetto di surf rescue solo a sedici anni, ma in fin dei conti si era trasferito in Australia occidentale dal Canada, e inoltre si era iscritto come volontario al Surf Life Saving Club locale a soli tredici anni. Fino ad allora, la sua esperienza di nuoto era stata in piscine e laghi. Non condivise nulla di tutto quello perché era irrilevante: se l’era dannatamente guadagnata, quell’opportunità.

    «Questa stagione abbiamo avuto decine di persone che si sono candidate per i due posti da tirocinanti. Siete entrambi qualificati e non dovete dimostrare nulla. Tranne che là fuori,» esclamò Teddy.

    Cody inspirò l’aria salmastra e affondò le dita dei piedi nella sabbia bagnata, ammirando l’acqua azzurra e cristallina dell’Oceano Indiano. I gabbiani garrivano, litigando per qualche scarto. La gente nuotava, la maggior parte sguazzava con fare tranquillo nelle acque basse. Altri si rilassavano sulla spiaggia, sonnecchiando o leggendo. Il litorale non era troppo affollato perché era ancora primavera, ma Cody sapeva che sarebbero arrivati ad avere trentamila persone stipate in un solo chilometro di sabbia e mare.

    Liam prese a correre verso di loro, tenendo l’impugnatura della lunga tavola da salvataggio. Era bagnato fradicio, con gocce d’acqua scintillanti impigliate tra i peli del petto, i pantaloncini da bagno dell’uniforme blu si aggrappavano alle cosce carnose e scolpite. Fece scivolare la tavola nel suo supporto metallico sulla sabbia vicino al segnale di pericolo e si chinò per armeggiare con qualcosa. Sul suo sedere incredibilmente bello, i pantaloncini recitavano BAGNINO a caratteri cubitali bianchi.

    «Bel lavoro, Foxy!» gridò un altro bagnino mentre arrivava con uno dei beach buggy e saltava giù. «Ti metti in mostra per i nuovi arrivati, eh?» Si tirò su gli occhiali da sole Ray-Ban e sorrise con una bocca vagamente da cavallo e piena di denti. I suoi riccioli rossi erano umidi e diede a Cody e Mia una stretta di mano entusiasta.

    «Ehi, come butta! Sono Brandon, ma per tutti sono Ronnie.»

    Cody cercò di capire il motivo di quel soprannome. «Come mai Ronnie?»

    «Per via dei capelli,» rispose l’interessato. «Ronald McDonald.»

    «Oh! Capito.» Cody ce lo vedeva, in effetti, con quel sorriso tutto denti e la struttura allampanata. Ronnie sembrava avere circa vent’anni, la sua stessa età.

    «Gli stai facendo lo stesso discorso ispiratore che mi hai fatto un paio di anni fa, Ciclone?» chiese Ronnie.

    Teddy alzò le spalle. «Più o meno.» Si chiamava Edward Tracy e, a quanto pareva, ai suoi tempi doveva esserci stato un famoso ciclone che avevano chiamato Tracy, da cui il soprannome Ciclone. Teddy sembrava un tipo piuttosto tranquillo, quindi forse il soprannome era ironico. I soprannomi australiani potevano assumere molte sfumature, anche se alcuni si limitavano ad aggiungere una o o una y in fondo.

    Teddy si schiarì la gola. «Le cose stanno così. Inizierete entrambi dal basso. Se nei prossimi sette mesi riuscirete ad arrivare fino in cima, potrei avere dei lavori per voi la prossima stagione, o anche durante l’inverno, dato che pattugliamo la spiaggia tutto l’anno. Il primo passo è superare il tirocinio e qualificarsi. Quindi lavorate sodo e siate disposti a imparare, eccetera, eccetera.» Aveva in mano due maglie ufficiali turchesi a maniche lunghe e gliele consegnò. «Cercate di non mandare tutto all’aria.»

    Ronnie saltò di nuovo sul beach buggy. «Sempre positivo, amico! Ecco perché ti pagano un botto!» Si allontanò con un cenno di saluto.

    Teddy sorrise. «Inoltre, prendersi per il culo a vicenda è sempre incoraggiato.»

    Le magliette leggere proteggevano dal sole e recavano la scritta BAGNINO davanti e dietro. Mia indossò la sua sopra un costume da bagno blu, liberando la lunga coda di cavallo scura dal colletto. Era di origini malesi e, dopo l’ultima gara dei tirocinanti, Cody aveva sentito un vecchio sulla spiaggia definirla un piccolo schianto, anche se era alta un metro e ottanta e di fatto solo due centimetri più di lui.

    Cody indossava dei pantaloncini da bagno blu come tutti gli altri ragazzi. Quelli di Liam erano ancora eccessivamente appiccicati alle sue cosce, e lui desiderò davvero che si rimettesse la maglietta. Voleva fare il professionista. Il viso di Liam lo distraeva già abbastanza – quegli zigomi – per non parlare del petto nudo e bagnato. Con quei capezzoli rossi che sembravano così… morso-meritevoli.

    Ma esiste questa parola? Fermo, non rispondere. Concentrati!

    Con fare solenne, Liam consegnò loro i berretti blu con la scritta BAGNINO. Cody curvò la tesa rigida per farla aderire meglio. Si era appena fatto tagliare i capelli castani e si lisciò il cappello sulla sommità della testa. Avevano già ricevuto le giacche, le felpe e gli altri indumenti con la dicitura BAGNINO, ma era bello partecipare a quella specie di cerimonia.

    «Vi dona.» Teddy fece a Cody e Mia il gesto dello shaka tipico dei surfisti: pollice e mignolo estesi e le altre tre dita piegate. «Ora dovete comportarvi all’altezza del titolo. Sulle vostre magliette non c’è scritto apprendista. Per il pubblico siete bagnini a tutti gli effetti. Pronti per il primo giorno? Che ne dici, Foxy?»

    «Sono perfetti,» rispose lui con voce sexy e un cenno serio del capo.

    Per Cody, era ancora surreale aver raggiunto il suo obiettivo. Andava sempre a Barking Beach – o, come la chiamava la gente del posto, Barkininy Beach o semplicemente Barkers – da quando si era trasferito a Perth. Aveva idolatrato i bagnini in divisa blu. Li desiderava anche, ma quale adolescente gay non l’avrebbe fatto?

    «Foxy è il bagnino più anziano in servizio oggi, quindi vi terrà d’occhio mentre io sbrigo le pratiche in ufficio,» spiegò Teddy, indicando sopra la sua spalla il tozzo edificio comunale in lontananza, oltre l’area erbosa e il parcheggio. «Non essere troppo duro con loro, Foxy. Aspetta almeno il secondo giorno per fargli pulire le docce.»

    Un accenno di divertimento solleticò le labbra di Liam. «Vediamo un po’ come va questo pomeriggio.» Si grattò la gola, raschiandosi la barba, e sì, quello provocò un altro strattone di lussuria che colpì Cody al ventre. Il pomeriggio sarebbe stato un disastro totale se non fosse riuscito a concentrarsi.

    Si ripromise di pensare a Liam Fox solo con il suo vero nome, perché Foxy era davvero, davvero troppo inopportuno. Sbavare dietro a un altro bagnino non rientrava nella descrizione del lavoro. Avrebbe fatto meglio a dimenticare le spalle larghe e gli splendidi occhi blu di Liam. Così come i suoi capezzoli rossi e gli addominali umidi. Con ogni probabilità, aveva anche un bel sorriso. Cody non lo aveva ancora visto sorridere davvero, ma immaginava che avrebbe illuminato il suo bel viso e…

    Ehi, non è così che si smette di sbavare dietro un collega!

    Lui e Mia seguirono Liam sulla sabbia fino alla torre dei bagnini, e a quel punto Foxy chiese: «Sapete cosa significa Barkininy

    Mia rispose con entusiasmo. «Vuol dire morso o mordere nella lingua indigena Noongar.»

    «Molto bene,» commentò Liam. Sembrava molto più serio e ufficiale di Teddy, anche se il capo era quest’ultimo.

    Anche Cody conosceva il significato di quella parola e cercò di non prendersela con Mia per aver risposto prima di lui. Disse invece: «È un nome adatto alla spiaggia. Le onde possono essere brutali, eh? Ho sentito che c’è stato un grande aumento negli annegamenti e nei quasi-annegamenti con l’afflusso di turisti, dopo che Barking è stata nominata la migliore spiaggia australiana, qualche anno fa.» Fece una smorfia. Come se fosse una novità per Liam. Lavora qui!

    «Vedo che avete fatto i compiti. Come saprete, all’apertura delle cinque siamo in tre. L’alba è intorno alle cinque e dieci in questo periodo dell’anno, e sarà sempre prima man mano che ci avviciniamo all’estate. Di solito ci sono sei persone di turno durante il giorno, ma ce ne saranno di più durante l’alta stagione o se fa molto caldo. Come apprendisti ci affiancherete e, se necessario, pattuglierete anche da soli,» spiegò Liam con fare rispettoso.

    L’alta stagione era quella delle vacanze scolastiche di Natale, quando la frequentazione delle spiagge esplodeva con l’aumento della temperatura. Erano a metà ottobre e la spiaggia era già affollata.

    Liam si decise a infilarsi la maglietta, la maggior parte dell’acqua, che gli era rimasta sulla pelle, era evaporata sotto i raggi del sole. Non che Cody lo stesse guardando troppo da vicino o cosa. Sul braccio destro dell’uomo era tatuato un pallone ovale rossastro della AFL, quindi ne dedusse che doveva essere un grande appassionato di quello sport.

    Mia intrecciò le dita mentre attraversavano la spiaggia e Cody avrebbe voluto dirle di respirare. Era nervosissimo, ma immaginava che per lei fosse dieci volte peggio. In passato c’era stato qualche bagnino donna, ma al momento il servizio sulla spiaggia di Barking era composto solo da uomini.

    Una giovane famiglia osservava curiosa la processione dei bagnini da sotto il loro ombrellone dai colori accesi e Cody salutò la bambina, che applaudì con gioia e ricambiò il saluto, quasi calpestando il suo piccolo castello di sabbia per l’eccitazione, mentre i genitori ridevano. Anche Cody rise, allentando di qualche grado il nodo della tensione.

    Ho tutto sotto controllo. Non ho intenzione di rovinare ogni cosa.

    Proprio al centro della spiaggia lunga un chilometro, si trovava la torre dei bagnini, alta un piano, con una rampa di accesso in cemento sul retro, che saliva a zig-zag da una stretta strada di accesso al parco. Il piano terra della torre era adibito a garage e deposito notturno di beach buggy, tavole e altre attrezzature.

    Liam fece strada su per la rampa di scale di legno che dalla sabbia conduceva a un pianerottolo e alla porta principale sul lato della torre. Un cartello recitava:

    BUSSARE SOLO IN CASO DI EMERGENZA O DI RICHIESTA SERIA

    Cody sorrise tra sé e sé. Si capiva che era stata la giunta comunale a creare quel cartello così formale e verboso. Essere accompagnati oltre quella porta dal sosia di Chris Hemsworth era forse finora il momento più epico della sua vita, e si prese un attimo per assaporarlo.

    Dopo alcuni gradini, vide sulla destra l’area principale a semicerchio, con le finestre anteriori curve che offrivano una vista chiara sull’estremità meridionale della spiaggia e a nord su un promontorio roccioso. Coogee e Fremantle si trovavano sulla costa. C’era sempre un flusso costante di navi da carico in attesa di entrare nel porto commerciale di Freo, e proprio una stava passando in lontananza.

    «Ehilà,» esclamò un giovanotto seduto su una sedia da ufficio davanti al lungo e basso bancone, che gli australiani chiamavano panchina, anche se, per Cody, una panchina era ancora qualcosa su cui sedersi. Il bancone si estendeva per tutta la lunghezza sotto le vetrate. C’erano un paio di telefoni fissi, blocchi per appunti, penne, e un monitor che mostrava i filmati delle telecamere a circuito chiuso.

    Il biondo si girò con un sorriso. «Sono Damo. Benvenuti a Barking Central.» Fece un cenno al ragazzo seduto accanto a lui su un’altra sedia da ufficio, intento a scrutare l’estremità settentrionale della spiaggia con un binocolo. «Questo qui con il cannocchiale è Hazza.»

    «’Giorno.» Hazza distolse solo un attimo lo sguardo dall’oceano per sorridere, prima di tornare a scrutare fuori. Aveva circa vent’anni, la pelle scura, i capelli quasi neri rasati ai lati e ricci in cima.

    Cody supponeva che il vero nome di Damo fosse in realtà Damian e che Hazza fosse con ogni probabilità Harry o Henry. A scuola, per qualche mese Cody era stato chiamato Starnuto perché – guarda caso– aveva starnutito un paio di volte il primo giorno. Poteva accettare Codes, ma sperava che non gli affibbiassero niente di ridicolo.

    Damo si sistemò i lunghi capelli arruffati dietro un orecchio e disse: «Benvenuto nel miglior lavoro del mondo. Sole, surf e un sacco di ragazze in topless.» Fece un occhiolino esagerato a Cody e aggiunse: «Ma non distrarti troppo.»

    Era già arrivata l’occasione d’oro per Cody di annunciare che era gay. Aprì la bocca e… No. Si fermò invece, ridendo e mantenendo il sorriso mentre Hazza raccontava la storia dell’incontro con la sua ex sulla spiaggia, quando era solo un apprendista, e di quanto fosse stata gelosa ogni volta che aveva salvato qualcuna di giovane e carina.

    Cody aveva ancora la possibilità di dichiarare la sua omosessualità, ma l’istinto gli diceva di trattenersi. Di sicuro non sarebbe tornato nel proverbiale armadio, ma avrebbe fatto passare il primo giorno, forse anche la prima settimana o due, prima di fare coming-out. Nascondersi non era nel suo stile e ciò lo metteva in ansia. Ma da un punto di vista strategico aveva senso permettere prima a quei ragazzi di conoscerlo.

    «Una volta c’è stata una pollastrella che…» iniziò Damo, ma poi s’interruppe, guardando Mia e ridacchiando con fare goffo. «Ecco, visto che per questa stagione saremo colleghi, dovrei essere più politically correct. Non volevo offendere.»

    Cody guardò Mia, che aggrottò le sopracciglia e disse: «Non c’è problema.»

    «Fico.» Damo fece una piroetta con la sedia e si aggrappò al bancone senza cassetti prima di riprendere il binocolo e guardare verso sud.

    «Dovresti essere più professionale in servizio, indipendentemente da chi ti trovi come collega,» commentò Liam.

    «Lo so,» Damo strizzò l’occhio oltre le spalle. «Menomale che sono così affascinante, eh?»

    Hazza ribatté in modo secco. «Proprio menomale.» Dopo un attimo aggiunse: «E stranamente sei single.»

    Si misero a ridere e poi Liam si rivolse a Mia e Cody: «Sentite, qui siamo tutti amici e ci divertiamo, ma sappiamo anche quando essere seri.»

    Damo guardò Liam con un sopracciglio inarcato. «Alcuni di noi più di altri. Tanto per dire.» Si voltò di nuovo verso la finestra.

    Liam ridacchiò, ma fu un po’ goffo, con il corpo grosso che s’incurvava. Si grattò la nuca e si fissò i piedi nudi. Considerando che aveva l’aspetto di una star del cinema, sembrava tutto d’un tratto a disagio nella sua stessa pelle. Era curioso e Cody provò l’impulso di stringergli il braccio, volendo rassicurarlo. Per fortuna, tenne le mani a posto.

    La radio di Hazza crepitò. «Punta nord a Barking Central. Ci sono un paio di teste in acqua. Il Coccodrillo si sta svegliando. Forse c’è bisogno di intervenire.»

    Guardando attraverso il binocolo, Hazza mormorò. «Sì, stanno annaspando. Appena oltre il banco di sabbia. Sembrano due ragazzine.» Prese il walkie-talkie. «Ricevuto, Ronnie. Le vedo.»

    Damo si spostò accanto a lui e controllò con il suo binocolo. Entrambi fissarono l’oceano con fare intenso e ogni divertimento svanì. Cody strizzò gli occhi verso il largo, ma la torre era troppo lontana per vedere davvero qualcosa senza binocolo. Hazza parlò alla radio. «Sì, è meglio andare. Sembra che non sappiano nuotare.»

    «Okay, Centrale, vado,» rispose la voce metallica.

    Mentre Damo tornava a sorvegliare il resto della spiaggia, Cody e Mia si accalcarono alle spalle di Hazza con impazienza. Il ragazzo usò la radio. «Nicky, Ronnie ha bisogno di una mano per uscire dal Coccodrillo.»

    «I salvataggi doppi possono rivelarsi complicati,» spiegò Liam, afferrando un binocolo di riserva. «Se qualcuno di noi è libero, è sempre meglio chiedere rinforzi.» Fissò il panorama per qualche istante, poi passò il binocolo a Cody, avvicinandosi e appoggiando una grossa mano alla sua spalla mentre indicava. Il respiro di Liam gli solleticava la guancia, la voce bassa. «Le vedi? Sai come mettere a fuoco?»

    Nella torre faceva caldo sotto il sole di mezzogiorno, nonostante il condizionatore che ronzava nell’angolo e i ventilatori montati sul soffitto. Il sudore si raccoglieva sotto la tesa del berretto di Cody e la pelle gli pizzicava. «Ehm… sì, le vedo. Grazie.» Liam si spostò verso Mia e Cody respirò profondamente, l’adrenalina che schizzava mentre osservava il salvataggio.

    La corrente di Barking era soprannominata il Coccodrillo, e il nome diceva tutto. Quando la marea si abbassava, la corrente risucchiava l’acqua in un imbuto spietato a diversi metri al secondo. Il modo migliore per mettersi in salvo dalla risacca non era nuotare contro corrente verso la riva, ma di lato fuori dal corridoio. Com’era ovvio, la maggior parte dei turisti non lo sapeva. Nemmeno tutti i locali ne erano a conoscenza, soprattutto se si facevano prendere dal panico.

    Le due ragazze agitavano le braccia, stancandosi, cercando di contrastare la corrente. Le loro teste erano prossime ad affondare, i capelli che ricoprivano i volti, le onde che le sommergevano.

    Ronnie s’inginocchiò su una lunga tavola da salvataggio blu, spingendosi in avanti con entrambe le braccia. Doveva superare la zona d’impatto dove le onde s’infrangevano, remando contro la spinta spietata dell’oceano, per poi mettersi d’angolo e sfruttare la risacca per mettersi in salvo con rapidità.

    Le ragazze, esauste, si aggrapparono alla tavola di Ronnie, che cercava di tranquillizzarle. «È difficile tenere in equilibrio due persone sulla tavola, quindi Nicky andrà a prenderne una. Dovreste già saperlo visto che avete fatto i volontari, ma ripasseremo tutto,» spiegò Liam.

    «Assolutamente,» convenne Mia mentre Cody annuiva.

    «Quasi tutti ci siamo fatti le ossa come volontari,» riprese Liam, «e magari avete anche fatto qualche salvataggio, ma non è niente in confronto all’essere un bagnino professionista. I volontari fanno un ottimo lavoro a Coogee e in altre spiagge, ma qui è un lavoro a tutto campo e diventa sempre più impegnativo a ogni stagione.»

    «Ecco fatto.» Hazza si voltò, soddisfatto in modo evidente, mentre Ronnie e Nicky riportavano le ragazze sulla spiaggia a colpi di pagaia, sfruttando l’aiuto delle onde.

    «Dove hai fatto il volontario?» chiese Damo a Cody.

    «A Mullaloo, sulle spiagge a nord. In alcuni punti sono ampie, ma non c’è molta gente. Perlopiù locali, che di solito sanno come comportarsi.»

    «A nord del fiume! Un mio amico si è trasferito a Scarborough e non l’ho più rivisto,» scherzò Damo, facendo ridere tutti. «Però ho sentito dire che laggiù si fa kite surfing da paura.» Lanciò un’occhiata a Cody da sopra le spalle, toccandosi i capelli biondi. «Che razza di accento è il tuo?»

    «Oh, giusto. Sono canadese.» Nel corso degli anni aveva imparato molto slang locale, ma il suo accento era rimasto ostinatamente canadese. Dopo un disastroso tentativo di forzare la cadenza australiana per adattarsi, aveva lasciato perdere. «Mi sono trasferito qui a tredici anni.»

    «Alla faccia del trasloco,» commentò Damo.

    «Perché i tuoi sono venuti qui?» chiese Mia.

    «Mio padre è di Perth, ma aveva ricevuto una borsa di studio per l’università di Vancouver. Lì ha conosciuto mia madre. Poi è tornato qui per una sovvenzione di ricerca post-dottorato. È uno scienziato.»

    «Caspita,» commentò Mia. «I tuoi sono ancora a Mullaloo?»

    «No, a mia madre mancava troppo sciare, e le mie sorelle maggiori sono tornate in Canada per l’università, quindi sono di nuovo tutti a Vancouver.» Nessuno voleva sentire la storia della sua vita, quindi si zittì prima di iniziare a parlare di come i suoi genitori si aspettavano che tornasse da loro per frequentare l’università in patria.

    «Devono mancarti,» disse Liam.

    «Oh, sì! Non vuol dire che non li ami e tutto il resto.» Cody ammetteva di essere un po’ sulla difensiva per la sua scelta di rimanere in Australia. Alcune persone non riuscivano a immaginare di vivere così lontano dalla propria famiglia, e a volte si sentiva come se fosse manchevole di qualcosa, dal momento che era così indipendente.

    «Certo che no,» concordò Liam, e lui non riuscì a capire se lo pensasse davvero. Si maledisse per aver rimuginato troppo. Con ogni probabilità, a quell’uomo non importava nulla, né in un senso né nell’altro.

    «C’è l’oceano a Vancouver, vero?» chiese Mia.

    «Oh, sì, ma il Pacifico nord-occidentale non è come qui. Piove tantissimo. Fa molto più freddo. Qui è un paradiso. Lo adoro.»

    «Ovvio.» Hazza gli rivolse un sorriso. «Questo è il posto più bello della Terra, amico. Ora vediamo se riesci a tenere il passo degli australiani, eh?»

    Damo scosse la testa. «Con quelle braccia da pollo? Non credo. La tavola da salvataggio da sola quanto pesa? Dieci, dodici chili? Figuriamoci con una persona sopra.»

    Cody si rimangiò una risposta indignata su come riuscisse a sollevare la tavola e sul fatto che essere basso non significava essere debole, e poi non aveva mica le braccia da pollo! Inoltre, ora era australiano, grazie mille. Ma se si fosse lasciato prendere in giro fin dal primo giorno, non ce l’avrebbe mai fatta. Scrollò le spalle con noncuranza. «I polli sono più forti dei leoni, a parità di peso.»

    Damo e Hazza si scambiarono un’occhiata, le sopracciglia aggrottate. «È vero?» domandò Hazza. «No, dai, un pollo non può essere forte come un leone. È possibile?»

    «Ne dubito sinceramente. Okay, è ora di farsi un giro là fuori,» disse Liam. Fece un cenno a Mia, che era rimasta in silenzio mentre i ragazzi prendevano in giro Cody. «Pronta?»

    «Assolutamente,» rispose seria, con la spina dorsale dritta come un soldato sull’attenti.

    Era il momento di essere davvero un bagnino di Barking. A Mia e Cody vennero consegnati i walkie-talkie e i borsoni con il materiale di base per il primo soccorso. Damo fece un cenno al marsupio e chiese a Cody con troppa innocenza: «Voi come lo chiamate?»

    Cody si agganciò il marsupio alla vita. «So che vorresti che dicessi pochette ma credimi, l’ho già imparato a mie spese.»

    Damo rise. «Dai, è la pochettina che usano le signorin…» s’interruppe, guardando Mia con aria colpevole.

    «Le battute sessiste non mi disturbano,» commentò Mia con fare calmo.

    «Sto solo scherzando con il canadese qui presente,» disse Damo. «Usano parole strane in quel paese.»

    «Ciabattina!» Hazza rise. «La mia preferita.»

    «Basta, torniamo al lavoro prima di metterci a discutere di tanga,» brontolò Liam, facendo cenno a Mia e Cody di seguirlo fuori dalla torre e di salire su uno dei beach buggy, quello con il roll bar arancione. Dopo aver lasciato Mia a fare da ombra a un bagnino all’estremità sud della spiaggia, Liam lasciò Cody con Ronnie più a nord e andò di pattuglia.

    Ronnie si sedette in un buggy parcheggiato, con lo sguardo rivolto all’acqua. Cody prese posto sull’altro sedile, ricordandosi di respirare mentre osservava l’oceano e si accomodava. Eccoci. Era un bagnino. Certo, l’aveva già fatto come volontario, ma ora si faceva sul serio. Al Surf Life Saving Club c’era sempre un nutrito gruppo di volontari per ogni turno. La pressione era scarsa. Ora veniva pagato per essere responsabile della vita delle persone.

    «Nervoso?»

    «Un po’,» ammise Cody.

    Ronnie rise. «Ti capisco. Sono stato apprendista anch’io, non molto tempo fa. Mi hanno assunto perché se n’era andato qualcuno. Spero che accada lo stesso a te e a Mia. Il primo giorno è snervante, ma oggi non dovrebbe essere un pomeriggio troppo frenetico. Non preoccuparti.»

    «Il secondo giorno è più facile?» Cody si aggiustò gli occhiali scuri, strizzando gli occhi mentre il sole luccicava sull’acqua.

    «No.» L’altro sorrise. «Sono ancora nervoso. Non ho smesso di voler fare colpo. Alcuni dei ragazzi fanno i bagnini da un sacco di anni, quando si lavorava solo nei fine settimana, prima dell’arrivo di tutti quei turisti. Rich, uno dei veterani… noi lo chiamiamo Chalkers… ha più di cinquant’anni ed è cresciuto su questa spiaggia. La conosce come le sue tasche.»

    «Quindi, nessuna pressione.»

    Ronnie rise. «Neanche un po’. Ma ascolta, i ragazzi sono un bel gruppo. Possono anche essere duri con te, ma vogliono solo vederti imparare e dare il meglio. Cerca di non prenderla sul personale se ti danno addosso.»

    «Fico. Teddy mi sembra piuttosto tranquillo.»

    «Sì, è un brav’uomo. Ma ci controlla sempre. Non sbotta quasi mai, ma lo farà se è il caso. Non che urli o altro, ma non vuoi deluderlo. Sarebbe la sensazione peggiore.»

    Un paio di ragazzine passarono accanto a loro, ridacchiando e bisbigliando. Ronnie le salutò con un cenno del capo, distogliendo appena lo sguardo dall’oceano. «Invece Foxy sa essere un vero pignolo. È molto rigido. È un bravo ragazzo, non fraintendermi. Solo che non si rilassa mai. Con la maggior parte degli altri, capisci subito dal tono della loro voce alla radio quanto sia grave una situazione,» ridacchiò. «Con Foxy invece è più difficile.»

    Dopo venti minuti di osservazione e attesa, Liam fece ritorno al beach buggy arancione. Si avvicinò a loro e disse: «Tutto abbastanza tranquillo.»

    Come se l’universo avesse sibilato Ne sei proprio sicuro?, la spina dorsale di Ronnie s’irrigidì e concentrò la sua attenzione su qualcosa nell’acqua. Lo stomaco di Cody sussultò mentre scrutava le onde e la gente che nuotava nonostante gli avvertimenti. Non vide nessuno…

    Un attimo. Lì. Un uomo galleggiava al largo del banco di sabbia, la testa giù e la corrente che lo trascinava via.

    «Mi sa che tocca a te, amico,» disse Ronnie a Cody. «Non ce la farà a tornare indietro.»

    Accanto a Ronnie, Liam aggiunse: «Ma se preferisci guardare il salvataggio, posso…»

    «No, vado io!» Cody stava già gettando gli occhiali da sole e il berretto sul retro del buggy. Sganciò il marsupio, con la radio agganciata a esso, e gli fece fare la stessa fine. Ora si iniziava a fare sul serio! Per poco non atterrò di sedere quando scese dal buggy, e si girò per afferrare la lunga tavola da salvataggio blu dal portapacchi laterale prima di lanciarsi verso l’oceano.

    «Via la maglietta!» gli urlò dietro Ronnie.

    Merda! Meno vestiti avesse addosso, più veloce e leggero sarebbe stato, oltre al fatto che, in quel modo, i pazienti che rischiavano di annegare avrebbero avuto meno cose da afferrare e trascinare sott’acqua in preda al panico. Cody si fermò di scatto e si tolse la maglietta blu dell’uniforme, lasciandola cadere sulla sabbia prima di afferrare di nuovo la tavola e correre verso le onde, sguazzare tra le secche e distendersi a pancia in giù sull’asse, remando con le braccia che si muovevano in stile libero e le gambe che scalciavano in aria. Come accadeva con la maggior parte delle persone, tenerle ferme mentre nuotava con forza usando le braccia era alquanto complicato.

    Quando raggiunse il frangente di battigia, si mise in ginocchio e spinse con entrambe le braccia all’unisono, abbassando la testa nell’onda spumeggiante e salata. La tavola si sollevò sulla cresta, la punta in alto, e per un terribile momento temette di venire spinto indietro e di cadere mentre l’onda si infrangeva.

    Ma poi si ritrovò sopra la cima e pagaiò contro le onde in arrivo, con gli occhi fissi sulla testa che si agitava e la mano che chiedeva aiuto. Si rese conto che stava trattenendo il respiro e s’impose di inspirare.

    Non appena si ritrovò in mezzo alla corrente, notò con la coda dell’occhio una surfista

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