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Canto nella notte
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Canto nella notte

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Il racconto di una donna del Sud Italia che osserva il passato con lo sguardo critico del presente è al centro dell’autobiografia di Antonella Izzo. Analizzando le tappe principali della sua esistenza, l’autrice ripercorre l’adolescenza non semplice che l’ha costretta a diventare adulta in fretta, accelerando la naturale maturazione che ogni giovane di quell’età si trova a fronteggiare per diventare in seguito donna e madre. Tutto questo mantenendo sempre intatti il desiderio e la voglia sfrenata di libertà, la vera molla che guida ogni pensiero, ogni scelta, ogni azione.

Antonella Izzo (1964) è attrice, cantante, regista. Ha scritto e diretto per la Giornata della Memoria: I colori della libertà, La croce della memoria, I treni e le barche della storia e Il cimitero dei tulipani; per l’8 marzo: Voci di donne e Teste nere; per la legalità: Sulo pe sfizio, Re Maso, Nidi di rondini, Storie di cera e Cento passi coi tacchi a spillo
Ha inciso e prodotto i Cd Incantando, Doce doce e L’addore ’e libbertà. Ha coordinato progetti e laboratori teatrali presso Istituti Scolastici, Istituti Penali, Centri di Aggregazione e Centri di Salute Mentale. Conduce Corsi di Formazione su Teatro e Cultura popolare. L’ultimo lavoro è Canto nella notte.
LanguageItaliano
Release dateDec 31, 2022
ISBN9788830675353
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    Canto nella notte - Antonella Izzo

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Presentazione

    Canto nella notte

    Racconto di una donna del Sud Italia che osserva il passato con lo sguardo critico del presente.

    Salto all’indietro per analizzare la voglia sfrenata di libertà che guida il pensiero, le azioni e le scelte della protagonista: me stessa!

    Diario, il libro, la poesia di un’anima in cammino verso il cambiamento.

    Infanzia infelice attraversata coi passi rigidi e zoppi della paura.

    Adolescenza difficile vissuta sui campi definiti dei giochi di squadra comunitari, culturali, artistici e sportivi.

    Giovinezza sospesa tra l’amore e il sogno.

    Donna che evade le masse, che canta alla notte, che interpreta la follia, che parla ai sordi, che suona i silenzi.

    Madre che gioca con gli attori sociali sulla scena di un teatro di strada che non ha pareti né censure per liberare i desideri della bambina che ha giocato poco, della ragazza che ha giocato in squadra, della donna che guarda il dolore delle donne di ieri e di oggi con gli occhi della passione e canta per asciugare il pianto.

    Colei che scrive sulle pagine di un diario la presenza e l’assenza del quotidiano vivere, sui fogli bianchi di un quaderno il copione della vita e dell’impegno, sulla carta dei ricordi versi diversi di poesie e canzoni per donare emozioni a chi ha voglia di rallentare il passo e cambiare il percorso.

    Capitolo I

    I miei cento metri

    Un piccolo spazio, chiuso da mura di tufo vestite di verde, dal profumo amaro della muffa; un pozzo incorniciato in un angolo con accanto un lavatoio di pietra; un forno e una piccola stalla descrivono e accompagnano la mia vita.

    Autentica semplicità, figlia di un passato ricco di storia, di tradizioni, di usi e di beni in comune.

    La disponibilità e l’accoglienza di famiglie, senza alcun vincolo di parentela, residenti in uno spazio comune sono, per me, il simbolo del vivere civile.

    Sono nata in un paese del Sud Italia, dove le donne sono considerate proprietà privata, dove il fiocco rosa dell’annuncio di nascita si conserva con amore e si tramanda di generazione in generazione con orgogliosa vanità.

    Il mio fiocco rosa io non l’ho mai visto. Non so se mia madre abbia esposto lo stesso per tutte e quattro le figlie usando involontariamente lo stesso trattamento e la stessa rappresentazione sentimentale.

    Sono la seconda e nasco urlando tra le lenzuola bianche del corredo ricamato a mano da mia madre e portato in dote col matrimonio.

    Ero appena nata e già cantavo le note di una melodia disperata che, per fortuna, si trasforma nel tempo in un libero canto.

    Fino all’età di sette anni vivo assaporando la frenesia di una vita familiare comune e dormo condividendo un letto matrimoniale con due delle mie sorelle.

    Cresco giocando a fare la figlia, la madre delle più piccole e la sorella della più grande.

    Poi sarà la sorte a scrivere la mia storia sulle tavole della vita.

    Al Sud i ruoli si confondono, si perdono nelle folte siepi dell’ignoranza e della superficialità e, quando c’è un’emergenza, addirittura si nascondono per ricorrere in fretta ai ripari, anche se i rimedi risultano devastanti per chi li subisce.

    Sette anni in un diario

    Mia zia Altomira è la sorella di mio padre e abita al centro del paese, in una casa comprata da uno dei fratelli e messa a disposizione dell’intera famiglia.

    Da tempo ammalata, vive condividendo le giornate con un altro fratello ancora giovane, ma è sola di notte.

    Bisogna assicurarle compagnia.

    La soluzione è una. Dedicare una bambina in avanzo all’assistenza domiciliare notturna.

    Tocca a me andare. Tocca a me cambiare casa, sguardo, vita.

    Tocca a me aiutare la famiglia, a me che ancora corro felice nella semplicità della vita.

    Tante le cose che vengono promesse a una bambina di soli sette anni. Una casa, un salvadanaio, un corredo ricamato a mano, bracciali, orecchini, anelli in oro, in cambio di assistenza per tutte le notti che la vita vorrà regalare a questa povera donna.

    Per educazione o per timidezza, a quella proposta così indiscreta dal sapore acre non riesco a

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