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Storie, racconti e cronache di un cambiamento
Storie, racconti e cronache di un cambiamento
Storie, racconti e cronache di un cambiamento
Ebook124 pages1 hour

Storie, racconti e cronache di un cambiamento

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About this ebook

Amelia Sepe è una narratrice straordinaria, dotata di un lessico elegante e raffinato, indice di un’intelligenza che va oltre il precostituito. Nella sua narrazione si destreggia abilmente tra note paradossali e noir immerse in un onirismo fantastico nel quale le immagini si intersecano e assumono aspetti caleidoscopici. Nei suoi racconti il soggetto vive il più delle volte situazioni paradossali, assurde, tese a mettere in luce una difficoltà interiore di inadeguatezza, in altre la componente noir è marcata e ben strutturata.
Altresì i personaggi fantastici, che da un racconto all’altro assumono aspetti terrificanti e grotteschi, mettono in luce quelle parti che la psiche abilmente tenta di soffocare, cioè tutte quelle inquietudini che agitano l’animo umano.
Inoltre si avverte quel senso di insofferenza verso le disparità sociali causate da un modernismo sempre più esigente e strettamente legato a schemi e a ideologie tendenti all’esaltazione del superfluo, al fine di condurre l’essere umano a una corsa sfrenata verso il successo.
Storie, racconti e cronache di un cambiamento di Amelia Sepe va letto con molta attenzione, ed è consigliabile soffermarsi ad ogni racconto per meglio assaporarne il senso assoluto del gioco dell’intreccio narrativo.
Le storie prima della storia I II e III, Acqua santa e mani giunte, Il Tramontaro Ombra di gatto, Il chiromante, La condizione di Konsap e molti altri…

Amelia Sepe nasce a Roma nel 1992. Trascorre la sua infanzia nella Capitale. Si laurea in filosofia all’università di Bologna, specializzandosi in filosofia greca. Stabilitasi a Bologna, lavora come bibliotecaria e correttrice di bozze.  
LanguageItaliano
Release dateOct 31, 2022
ISBN9788830673090
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    Storie, racconti e cronache di un cambiamento - Amelia Sepe

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    Amelia Sepe

    Storie, racconti e cronache di un cambiamento

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6596-5

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Storie, racconti e cronache di un cambiamento

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    La storia prima della storia i

    In una ventilata mattina preistorica e primaverile, il commerciante Doponte preparò la sua sacca perché aveva deciso che fosse il momento di educare il figlio Gor al baratto.

    Gor aveva 8 anni e poteva finalmente lasciare i lavoretti di caverna alla madre e seguire il padre nei suoi viaggi.

    Doponte preparò una sacca anche per il figlio e partirono per il villaggio vicino a mezza mattinata di cammino.

    Durante il cammino Gor continuava ad ascoltare affascinato il padre, il quale gli raccontava del villaggio dove sarebbero andati.

    Nel villaggio c’era un pittore che poteva creare cose e metterle sulle pareti delle caverne, oppure sulle pietre e queste cose rimanevano ferme per sempre.

    «Ma anche le piante?».

    «Sì, anche le piante».

    «Anche gli animali?».

    «Sì, anche gli animali».

    «Allora perché continuiamo a cacciare, se un pittore può creare da mangiare?».

    «Le cose che crea il pittore non si possono mangiare, sono fatte di pittura, sono false».

    «E può creare anche persone?».

    «Sì, può creare anche te».

    «Anche me?».

    «Sì, può copiare la realtà e ricrearla sulla pietra. Quando arriveremo ti farò fare un ritratto».

    Gor non sapeva più cosa pensare: come faceva un pittore a copiare la realtà?

    Arrivarono al villaggio: un insieme di caverne incastonate in un’enorme cava rocciosa.

    Doponte fece strada al figlio fino in fondo alla cava, nell’ultima caverna, mentre un raggio di sole ne illuminava l’entrata.

    Entrarono.

    La caverna era profonda, come una galleria d’arte, illuminata da un focolare appena all’entrata. E Gor si stupì nel vedere il fuoco.

    «Ma cosa è quella cosa luminosa? Sembra un piccolo sole».

    Il padre rispose: «È un fuoco, una delle ultime invenzioni, non toccarlo che scotta».

    «Fantastico, ma hanno inventato tutto papà?».

    «Eh già. Eccolo là il pittore».

    Sul fondo della caverna un uomo di mezza età, 18 anni, con pietre e polveri colorate dipingeva uomini scheletrici con linee decise e cerchi emblematici.

    Le altre pareti erano coperte dagli stessi omini e da bisonti rossi dalle gambe sottili con corna e corpo massiccio.

    Gor fissava affascinato quelle figure immobili nella roccia e intanto Doponte si accordava con il pittore.

    Un ritratto per un coltello e delle erbe.

    Gor si mise in posa.

    Il pittore prese in mano una tavola di pietra e lo fissò a lungo.

    Intinse il dito in una ciotola e lo tirò fuori colorato di rosso.

    Poggiò il dito sulla tavola e con mano ferma tracciò un cerchio.

    Poi guardò la tavola, guardò Gor, riguardò la tavola e riguardò Gor.

    Intinse nuovamente il dito, e in un gesto di generosità artistica gli ritrasse anche il corpo, con delle linee ben sproporzionate.

    «Finito».

    Doponte tutto contento si avvicinò e si stupì nel vedere il figlio su quella pietra.

    Prese dalla sacca il coltello e le erbe. Il baratto era fatto.

    Gor nel vedere il ritratto rimase molto deluso.

    «Lo posso fare anche io, è capace pure un bambino».

    Il pittore, che si aspettava ammirazione e gratitudine, si indignò.

    «Se sei così bravo fallo tu. Lì ci sono le tavole e là i colori».

    Gor non aveva mai toccato un colore. Prese una pietra e intinse il dito nel colore.

    Guardò il pittore e con un ovale tracciò una testa.

    Il padre che era dietro a Gor, nel vedere quella forma, scoppiò in un urlo di gioia: «Mio figlio è un pittore, è un prodigio».

    Il pittore si alzò di scatto e andò a vedere il ritratto.

    «Oh mio sole, sembra di riflettersi nell’acqua!».

    Gor però non era soddisfatto prese nuovamente in mano la pietra, e con il dito creò due pallini, due puntini e una linea, ecco due occhi, due narici e una bocca.

    Lo stupore aumentò.

    Le urla attirarono in poco tempo tutta la popolazione nella piccola caverna. Silenziosi, i cavernicoli, rimasero a bocca aperta.

    Sussurrarono esclamazioni: Gli sta catturando l’anima, Lo vuole uccidere, È uno stregone.

    Gor, nel mentre, continuava ad aggiungere particolari, ombre, sfumature, prospettive e sulla pietra si andava rappresentando il viso

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