Alessandro Magno: Le scelte di un eroe
Di Paola Scollo
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Il 10 giugno del 323 a. C. moriva a Babilonia Alessandro III di Macedonia, per molti il più grande conquistatore di ogni epoca.
Figlio di Filippo II e di Olimpiade d’Epiro, in tempi rapidi Alessandro era riuscito a costruire un vastissimo impero che racchiudeva storie e culture di popoli molto differenti tra di loro. Come è noto, questo impero non sopravvisse alla sua scomparsa. Si disgregò nei cosiddetti regni ellenistici che, dopo alterne vicende, furono travolti dalla formidabile potenza di Roma.
Eppure, Alessandro non è mai definitivamente morto. È sopravvissuto all’inesorabile legge del tempo grazie alla memoria delle sue gesta. Anzi, è stato proprio questo ricordo ad aver ispirato sin dall’antichità numerosissimi racconti spesso tra di loro divergenti oppure al limite di qualsivoglia verosimiglianza.
Ovviamente, Alessandro rimane anzitutto un personaggio storico e reale. E come tale lo storico deve raccontarlo. Nondimeno, i modelli mitici e letterari giocarono un ruolo vitale nella formazione del Macedone. Essi si posero alla base di una ricerca di affermazione identitaria mediante la quale Alessandro riuscì a inserirsi in un preciso orizzonte culturale, ossia quello ellenico. Questo processo identitario fu possibile grazie al padre, Filippo II di Macedonia, e ad Aristotele di Stagira, filosofo e suo maestro.
Proprio a partire da tale consapevolezza, leitmotiv del presente volume è il tentativo di mettere in luce il ruolo fondamentale che questi due personaggi esercitarono nella paideia del conquistatore, sempre nel desiderio di instaurare un dialogo proficuo tra storia e mito.
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Alessandro Magno - Paola Scollo
PAOLA SCOLLO
Alessandro Magno
Le scelte di un eroe
I edizione, aprile 2022
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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
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Ὃν οἱ θεοὶ ϕιλοῦσιν ἀποθνῄσκει νέος
Muore giovane chi è caro agli dèi
Menandro, Frammenti n. 111
INDICE
Introduzione
Il figlio di Filippo
La nascita e l’infanzia a Pella
Il paradigma paterno per la costruzione di un impero
Il figlio di Aristotele
A lezione con Omero
Il paradigma epico per la costruzione di una identità
Il figlio di Zeus
La rivelazione della discendenza divina
Il paradigma divino per la conquista dell’immortalità
Conclusioni
Cronologia
Abbreviazioni, fonti e bibliografia
INTRODUZIONE
Il 10 giugno del 323 a. C. moriva a Babilonia poco più che trentenne Mégas Aléxandros, Alessandro III di Macedonia, per molti il più grande conquistatore di ogni epoca.
Figlio di Filippo II e di Olimpiade d’Epiro, in tempi invero rapidi Alessandro era riuscito a costruire un vastissimo impero, che si estendeva dal piccolo regno di Macedonia sino all’Indo, accogliendo al proprio interno storie e culture di popoli molto differenti tra di loro.
Come è noto, questo impero non sopravvisse alla sua scomparsa. Si disgregò nei cosiddetti regni ellenistici che, dopo alterne vicende, ebbero in comune la sorte di essere travolti dalla formidabile potenza di Roma.
Eppure, Alessandro non è mai definitivamente morto. È sopravvissuto all’inesorabile legge del tempo, che tutto consuma e trascina nell’oblio, grazie alla memoria delle sue imprese. Anzi, è stato proprio questo ricordo, che poi lo avrebbe consacrato all’immortalità, ad aver ispirato sin dall’antichità numerosissimi racconti spesso tra di loro divergenti oppure – preme sottolinearlo – al limite di qualsivoglia verosimiglianza.
Se in certa parte della tradizione a dominare sono il fascino e l’ammirazione nei confronti di un personaggio dai tratti eroici ed epici, dall’altra emerge l’immagine di un conquistatore spietato, calcolatore, privo di scrupoli¹. Il che, del resto, non deve sorprendere, soprattutto in considerazione sia della profonda contaminazione tra storia e mito nelle vicende di Alessandro sia della quaestio delle fonti.
Superfluo ricordare, infatti, come le testimonianze contemporanee al sovrano ci siano pervenute solo per tradizione indiretta e in forma frammentaria. E ciò è per noi motivo di forte rammarico. Tra i cosiddetti storici di Alessandro
ricordiamo Eumene di Cardia, Callistene di Olinto, Carete di Mitilene, Tolemeo Lagide, Aristobulo di Cassandrea, Nearco di Creta, Onesicrito di Astipalea, Marsia di Pella, Clitarco di Alessandria, Duride di Samo². Per quanto concerne la tradizione letteraria secondaria, le nostre conoscenze giungono dalle pagine di Diodoro Siculo, di Quinto Curzio Rufo, di Plutarco e di Lucio Flavio Arriano. Peraltro, Plutarco dedicò al Macedone anche due operette morali, intitolate rispettivamente Sulla fortuna o la virtù di Alessandro Magno. Prima Orazione e Sulla fortuna o la virtù di Alessandro Magno. Seconda Orazione. Da ultimo, non possiamo non menzionare Marco Giuniano Giustino, autore della Epitome delle Storie Filippiche, composta intorno al III secolo d.C. in lingua latina.
Ulteriori informazioni su Alessandro si ricavano poi dalla tradizione erudita, ovvero da Claudio Eliano, da Ateneo di Naucrati, da Frontino, da Polieno e dal cosiddetto Romanzo di Alessandro o La vita e le gesta di Alessandro Magno che, contrariamente a quanto affermato per lungo tempo, non pare possa essere attribuito per ragioni di ordine cronologico allo pseudo-Callistene. Sin qui la tradizione più antica su Alessandro³.
Nell’ambito della storiografia moderna, un grande impulso alla caratterizzazione di Alessandro quale paradigma del conquistatore, nonché personaggio chiave nel processo di ellenizzazione dell’Oriente, è giunto senz’altro dalla monumentale Geschichte Alexanders des Grossen di Johann Gustav Droysen⁴.
Dopo l’imponente lavoro dello storico tedesco, Helmut Berve nel volume intitolato Das Alexanderräch ha posto attenzione ai meccanismi strutturali dell’impero di Alessandro⁵. A seguire, William Woodthorpe Tarn ha pubblicato diversi studi su Alessandro, ponendosi di fatto in linea di continuità rispetto alle posizioni di Droysen⁶. La dimensione eroica di Alessandro è stata invece ridimensionata da Ernst Badian, che ha proposto l’immagine di un leader cinico e spregiudicato⁷.
Senza dubbio, nel panorama di studi su Alessandro il contributo maggiore è stato offerto dalle ricerche di Albert Brian Bosworth, che ha posizionato il focus anzitutto sulla centralità delle fonti antiche. Tra i frutti più preziosi di questo fertile lavoro di analisi è il commento storico in due volumi all’Anabasi di Arriano, pubblicato nel 1980 e nel 1995⁸.
A partire dagli anni Novanta del secolo scorso si è assistita a una vera e propria proliferazione di studi su Alessandro. Basti ricordare i lavori di Paul Goukowsky, di Paul Faure, di Pierre Briant, di John Maxwell O’Brien, di Richard Stoneman, di Claude Mossé, di Iam Worthington e di Franca Landucci, che ben indicano la necessità di porre il rigore dell’indagine filologica al servizio della storia e del mito⁹. Sempre in tale orizzonte esegetico va collocata la raccolta di studi del 2003 dell’editore Brill A Companion to Alexander the Great, a cura di Joseph Roisman, in cui vengono messi in luce aspetti decisamente importanti per la comprensione del personaggio tra cui, a esempio, l’orizzonte politico e militare della Macedonia, in cui Alessandro ebbe modo di formarsi, le relazioni tra Greci e Persiani o, ancora, l’atteggiamento di Alessandro nei confronti del divino¹⁰. Sempre per l’editore Brill è stata pubblicata nel 2018 una ulteriore raccolta, a cura di Kenneth Royce Moore, dal titolo Companion to the Reception of Alexander the Great, in cui domina lo sforzo di approfondire la ricezione dell’immagine del Macedone dall’antichità sino all’epoca moderna e post-moderna¹¹.
Da questa breve rassegna emerge, con ogni evidenza, una prima e considerevole difficoltà nella ricostruzione delle vicende di Alessandro, riconducibile sia alla disponibilità di fonti, soprattutto secondarie, sia alla difficoltà di trovare una mediazione tra storia e mito. Il che, in ogni caso, non deve indurre al bando del mito in nome della ricerca di una verità storica a ogni costo. Al contrario.
Va da sé che Alessandro rimane anzitutto un personaggio storico e reale. E come tale lo storico deve raccontarlo. Eppure, come avremo modo di mostrare, i modelli mitici e letterari giocarono un ruolo vitale nella formazione del Macedone. Essi si posero alla base di una ricerca di affermazione identitaria mediante la quale Alessandro riuscì a inserirsi entro un preciso orizzonte culturale, ossia quello ellenico. In buona sostanza, fu proprio la ricezione e l’assimilazione di tali modelli a consentire ad Alessandro di appropriarsi e di esportare la cultura greca in un mondo, quello orientale, spiccatamente allogeno e multietnico.
Nondimeno, pensiamo che tale processo identitario sia stato possibile grazie al padre, Filippo II di Macedonia, e ad Aristotele di Stagira, filosofo e suo maestro. Proprio per tale ragione, leitmotiv della presente ricerca sarà quello di mettere in luce il ruolo fondamentale che questi due personaggi esercitarono nella paideia del conquistatore, sempre nel tentativo di affermare la necessità di instaurare un dialogo proficuo tra storia e mito.
Note
¹ Fra i contributi più recenti segnaliamo: Baumgartner, 1999; De Polignac, 1998; Finazzi, Valvo, 1998; Gnoli, 1995; Goukowsky, 1978-1981. Per quanto concerne gli studi su Alessandro Magno, rinviamo alla bibliografia proposta da Musti in: Musti, 1989, 674-679.
² Questi frammenti sono confluiti nella celeberrima e preziosa raccolta dei Fragmente der Griechischen Historiker (FGrHist), edita a partire dal 1923 e rimasta incompiuta a causa della scomparsa del curatore, Felix Jacoby. Attualmente l’eredità di Jacoby è stata raccolta da alcuni studiosi dell’Università di Leuven, che hanno riavviato la pubblicazione dei frammenti degli storici greci in una nuova serie, così denominata Die Fragmente der Griechischen Historiker: Continued (FGrHistC).
³ Riguardo alla tradizione storiografica perduta su Alessandro, rinviamo ai seguenti preziosi volumi: Pearson, 1960; Pédech, 1984. Per una visione d’insieme sulla tradizione di Alessandro, di notevole utilità risultano i seguenti compendi: Baynham, 2003; Heckel, 2008, 5-12; Zambrini, 2007, 210-220. Sulle problematiche riguardanti il cosiddetto Romanzo di Alessandro, rimandiamo all’introduzione di Stoneman in: Stoneman, 2007-2012, xvii - lxxxviii. L’edizione del Romanzo, qui utilizzata, è quella basata sulla più antica recensio del testo (codex A
, Pari-sinus graecus 1711) dell’XI secolo: Franco, 2001.
⁴ Droysen, 2012.
⁵ Berve, 1926.
⁶ Tarn, 1933 e 1948.
⁷ Una recente raccolta in: Badian, 2012.
⁸ Bosworth, 1980-1985.
⁹ Goukowsky, 1981; Faure, 1989; Briant, 1983, 1996, 2016; O’brien, 1992; Stoneman, 1997; Mossé, 2005; Worthington, 2004 e 2012; Landucci, 2019.
¹⁰ Roisman, 2003a.
¹¹ Moore, 2018.
IL FIGLIO DI FILIPPO
Amici, mio padre si prenderà tutto