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Area Performance nel settore giovanile
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Area Performance nel settore giovanile

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L’area performance non la vedo come qualcosa che banalmente possa ricondursi all’area atletica. Non possiamo ancora idealizzarla e isolarla nel momento in cui il preparatore atletico allena il ragazzo o il gruppo di atleti. Dobbiamo andare oltre questa visione arcaica. Per me l’area performance, all’interno di una società che a cuore il suo settore giovanile, è un’area che ha l’obbligo di curare con attenzione il miglioramento di ogni singolo giocatore affinché nel tempo ogni ragazzo possa esprimere il suo massimo potenziale. L’area performance moderna è costituita da un insieme di ambienti: - la struttura organizzativa - la struttura psicologica - la struttura nutrizionale - la struttura atletica - la struttura tecnica. Questo insieme di ambiti vanno nella direzione di coccolare e interagire con il giovane giocatore affinché si possa esprimere nella sua massima potenzialità. Ecco perché nasce il gruppo di lavoro che ha voluto fortemente far nascere questo libro. Abbiamo benedetto in queste pagine il matrimonio tra varie competenze specifiche che ci raccontano come nel 2022 qualsiasi società possa cercare di interagire all’interno di ogni ambiente, che abbiamo prima definito, nella maniera più professionale, organizzata e pianificata possibile. Il lettore entrerà quindi a contatto e in sintonia con professionisti di altissimo livello che si occupano a 360°di metodologia dell’allenamento. Trasferire e condividere, condividere e trasferire. La verità non esiste, possiamo solo avvicinarci a un qualcosa di più giusto e ci si arriva solo con il confronto e la condivisone. In questa visione delle cose, non si deve temere di esprimere un’idea per paura di dire qualcosa di non vero, perché la verità assoluta è una meta effimera. L’area performance è un insieme di competenze, un insieme di ambienti che creano una struttura didattica e metodologica affinché ogni ragazzo possa esprime il suo massimo potenziale in maniera naturale e massimale. L’espressione del massimo potenziale è l’evoluzione del concetto di talento. Non parliamo più di talento ma di massima espressione del potenziale individuale. Abbiamo l’obbligo, nel settore giovanile, di creare un ambiente tale dove ogni ragazzo possa esprimere il suo massimo potenziale che non è altro che l’espressione del suo talento. 
LanguageItaliano
PublisherBookness
Release dateDec 14, 2022
ISBN9791254891261
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    Book preview

    Area Performance nel settore giovanile - Andrea Cardone

    Prefazione

    Spesa o investimento, eterno dilemma di un mondo di cui tutti parlano e pochi conoscono nel suo insieme, nelle sue sfilacciature più nascoste, nella realtà corrente. Gli Stati Generali del calcio, quelli che definisco i politicanti del/nel pallone, che promettono di risolvere i problemi dei giovani calciatori italiani per farli emergere nel campionato maggiore di Serie A, esclusivamente a parole e mai con fatti concreti. Il risultato è la non qualificazione ai Mondiali della Nazionale maggiore per due cicli completi, mentre, in contrapposizione, le Nazionali Under competono in tutta Europa con risultati brillanti. Non è assolutamente vero che il problema è all'interno dei nostri settori giovanili, dove si lavora con scrupolo, metodo e, nella maggior parte di essi, con alta professionalità e competenza, come questo volume dimostra.

    Nella speranza che i politicanti del/nel pallone capiscano che il problema deve essere risolto coinvolgendo le basi operative che lavorano nei settori giovanili e non esibendo illustri nomi di ex giocatori. Noi continuiamo a costruire giovani calciatori nella speranza che cambino le regole che obbligano le società a schierarli in prima squadra. Se i ragazzi non giocano in prima squadra non possono maturare. Si abbia il coraggio di affrontare il problema procuratori perché, inutile negarlo, il Calcio Mercato nazionale e internazionale giovanile è nelle loro mani con mille interessi che privilegiano gli affari all'estero. Serve un modello federale per tutelare i giovani italiani e in fretta.

    Mauro Bianchessi

    Responsabile settore giovanile S.S. Lazio

    L’ANIMA DEL VECCHIO CALCIO

    L’odore dell’erba è rimasto lo stesso, anche se di anni ne son passati. È cambiato il mondo, è cambiato il calcio.

    Mi ricordo la mia tuta di lana. Azzurra a bande laterali bianche. senza scritte, senza sponsor, solo lo stemma sul cuore.

    Dio, che avremmo dato per quel disegno. Ci saremmo buttati in mezzo al fuoco. Dicevamo che l’odore dell’erba è sempre lo stesso?

    A volte si, a volte no. Provo a camminare sui campi dove si allenano i più piccoli e l’odore non lo sento.

    Accarezzo i ciuffi d’erba e provo a tirali ma non vengono via.

    Cos’è questo strano artifizio?

    È tutto finto.

    E le linee? Già tracciate indelebili, dipinte sul terreno di gioco.

    Mi viene in mente il mio vecchio carrello che trasportava calce bianca in polvere. Che tempi! Era una specie di carriola con un buco in mezzo nella parte bassa dove la calce usciva e tracciava la linea. Usavo fili di spago per andare dritto. Non sempre veniva tutto perfetto. Le note dolenti erano il centrocampo e la lunetta d’aria di rigore. Serviva un tocco da geometra.

    Spesso facevo anche il guardalinee, con una mano tenevo la bandierina e l’altra la radio per sentire le notizie dai campi di tutta Italia. E che volete? Non erano ancora i tempi della pay tv. Solo radiocronache.

    Le maglie erano di cotone pesante, se fossi caduto in una pozzanghera avresti pesato il doppio. L’apertura del borsone delle maglie era quasi un rito. I numeri erano cuciti a mano. Niente nomi. Il mister o meglio l’allenatore iniziava il discorso prepartita mentre distribuiva le maglie. Se la tua aveva un numero uguale o inferiore a 11 eri titolare, altrimenti panchina.

    Il portiere con un numero che non fosse 1 non poteva esistere. A memoria soltanto il leggendario Cruijff poteva indossare tra gli undici titolari una maglia con il numero 14.

    Una particolarità che lo ha reso divino. Si dice che, avendo l’Ajax deciso di adottare una numerazione personalizzata per l’intera stagione, nel momento in cui Johan era infortunato, dovette accontentarsi al suo rientro dell’unico numero rimasto disponibile, il 14 appunto, e tenere quello di lì in avanti. Per farvi capire però come si era rigidi al tempo, se la federazione olandese aveva autorizzato Cruijff a scendere in campo dal 1’ col 14 sulle spalle, quella spagnola si rifiutò di concedere una dispensa ad personam per Johan quando questi si trasferì a Barcellona: così, il Profeta del Gol dovette ripiegare forzatamente sul numero 9, che aveva già vestito nei primi anni all’Ajax.

    Come già detto il numero 1 era il portiere, il numero 2 era il terzino. Il 6 il libero, il 10 il fantasista, il 9 il bomber.

    Giocavano sempre gli stessi, ecco perché alcune formazioni divenute leggendarie a forza di vittoria le conosciamo a memoria come filastrocche.

    Ora il portiere gioca con il 99, poco tempo fa un tale Kallon, di mestiere attaccante giocava con la 2.

    Un caos totale.

    Gli allenamenti roba semplice. Qualche conetto, corde, palloni medicinali e poco altro.

    Ora mi giro e vedo cose che non so neanche come si chiamino.

    Però sto imparando in fretta. Vado in giro per i campi delle varie under e chiedo, mi informo.

    I giocatori hanno dei fisici eccezionali. Sono pentatleti già da adolescenti.

    I preparatori usano gps, droni, apparecchi che misurano velocità, resistenza, forza. È tutto incredibile.

    Io non voglio dire che era meglio prima, vorrei soltanto capire.

    Scusate, mi chiamo Saturnino e sono l’anima del vecchio calcio. Mi sembra tutto così diverso. Vorrei fare come Virgilio che accompagna Dante nel suo viaggio. Nessuno può vedermi, neanche Andrea Cardone, e sarà grazie alle sue domande che vedrò orizzonti diversi. Nessuno si accorgerà di me, magari qualche giovane atleta qualche volta percepirà un lieve fruscio, come un sorso di vento improvviso.

    Seguitemi e impareremo insieme.

    CAPITOLO 1

    L’area performance tra passato e futuro

    Andrea Cardone

    Nelle righe che seguono cercherò di spiegare quali sono le motivazioni che mi hanno spinto a coordinare l’attività di grandi professionisti per far sì che questo progetto prendesse vita. Prima però, vorrei analizzare e condividere il mio pensiero sull’area performance.

    L’area performance non la vedo come qualcosa che banalmente possa ricondursi all’area atletica. Non possiamo idealizzarla e isolarla nel momento in cui il preparatore atletico allena il ragazzo o il gruppo di atleti. Dobbiamo andare oltre questa visione arcaica. Per me l’area performance, all’interno di una società che a cuore il suo settore giovanile, è un’area che ha l’obbligo di curare con attenzione il miglioramento di ogni singolo giocatore affinché nel tempo ogni ragazzo possa esprimere il suo massimo potenziale.

    L’area performance moderna è costituita da un insieme di ambienti:

    Questo insieme di ambiti vanno nella direzione di coccolare e interagire con il giovane giocatore affinché si possa esprimere nella sua massima potenzialità.

    Ecco perché nasce il gruppo di lavoro che ha voluto fortemente far nascere questo libro. Abbiamo benedetto in queste pagine il matrimonio tra varie competenze specifiche che ci raccontano come nel 2022 qualsiasi società possa cercare di interagire all’interno di ogni ambiente, che abbiamo prima definito, nella maniera più professionale, organizzata e pianificata possibile.

    Il lettore entrerà quindi a contatto e in sintonia con professionisti di altissimo livello che si occupano a 360°di metodologia dell’allenamento. Partiremo dal profilo di prestazione del settore giovanile fino ad arrivare a quelle che sono tutte le strutture didattiche e metodologiche che i preparatori in questo momento storico adottano nelle varie categorie rispettando tutte le fasi biologiche dei ragazzi, per poi passare all’aspetto nutrizionale come cultura dell’alimentazione; è importante che il giovane atleta abbia la capacità di riconoscere le varie potenzialità dei cibi, abbia  un’abitudine alimentare positiva , per poter sapere come migliorare e modificare il peso corporeo a secondo della prestazione richiesta.

    In questo volume affronteremo anche il tema della video e match analysis. Vista, non come uno strumento utilizzato esclusivamente per osservare l’avversario, ma per mettere a disposizione degli strumenti tecnologici affinché ogni ragazzo possa rivedersi poi nelle gestualità tecniche e andarle a migliorarle sia con un feedback individuale (guardandosi in video è un po' come seguirsi allo specchio), sia nel transfert di come alcune nozioni debbano trovare poi la giusta applicazione in campo.

    Cosa fondamentale sarà capire che l’aspetto psicologico è di primaria importanza. Ambito che non deve andare a osservare solamente le difficoltà di un ragazzo, ma va visto come aspetto di rafforzamento mentale, per avere la capacità di creare quell’ambiente dove il ragazzo possa dare il suo 100 % libero da blocchi e ansie di ogni tipo.

    Nell’aspetto psicologico lo staff del dottor Chiavetta andrà a spiegare come educare tutti i tecnici nello stile di conduzione che dovranno avere nei confronti dei bambini in ogni fascia di età rispetto alle condizioni giornaliere e mensili con le quali arrivano i ragazzi al campo. L’ambito psicologico riguarda anche l’aspetto di inclusione, di relazione tra allenatore e allenatore, di come far relazionare professionisti affermati in un grande staff, e la relazione tra tutti queste figure che popolano gli ambiti sopra citati e il mondo esterno (genitori, figure da corollario che sono fuori ma che influiscono sull’animo dei giovani atleti.)

    Questo libro nasce quindi per due motivi.

    Il primo è perché mi piace unire gruppi di lavoro e le varie competenze per far trasferire tutto ciò che hanno dentro in maniera naturale e spontanea, per far uscire il massimo potenziale dai miei colleghi che sono persone con cui condivido un qualcosa di importante.

    Trasferire e condividere, condividere e trasferire. La verità non esiste, possiamo solo avvicinarci a un qualcosa di più giusto e ci si arriva solo con il confronto e la condivisone. In questa visione delle cose, non si deve temere di esprimere un’idea per paura di dire qualcosa di non vero, perché la verità assoluta è una meta effimera.

    Il secondo punto è quello di avere la forte volontà di sdoganare il concetto di performance nel settore giovanile che non è la cura dell’azione del gesto motorio, non è il professionista che inizia ad allenare il gruppo, è un concetto passato, figlio di un’età storica che non sta al passo con l’evoluzione.

    L’area performance è un insieme di competenze, un insieme di ambienti che creano una struttura didattica e metodologica affinché ogni ragazzo possa esprime il suo massimo potenziale in maniera naturale e massimale. L’espressione del massimo potenziale è l’evoluzione del concetto di talento che abbiamo già trattato nel volume L’anima dello sport. Non parliamo più di talento ma di massima espressione del potenziale individuale, citazione che ho appreso dal CT della nazionale italiana di Futsal Massimiliano Bellarte con quale ho il privilegio e l’onore di condividere un percorso professionale di altissimo livello.

    Abbiamo l’obbligo, nel settore giovanile, di creare un ambiente tale dove ogni ragazzo possa esprimere il suo massimo potenziale che non è altro che l’espressione del suo talento.

    Andrea Cardone

    CAPITOLO 2

    L’AREA PERFORMANCE NELL’ATTIVITA’ DI BASE

    Prof. Barnia Alessandro – Prof. Riolo Antonino

    IL RUOLO DEL PREPARATORE MOTORIO

    "Allenare e educare i giovani al gioco del calcio non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, psicologiche e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d’età cui si rivolge. Le sue competenze riguardano gli ambiti di insegnamento in età scolare ed una sufficiente conoscenza delle problematiche legate alle dinamiche dell’apprendimento motorio. Deve, inoltre, conoscere e tenere presenti i processi che regolano la maturazione fisica e le fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo biologico dell’apprendimento, in special modo delle capacità coordinative, prerequisito per l’esecuzione dei gesti tecnici.

    Per l’allenatore dei giovani calciatori, possedere queste qualità caratteristiche, risulta determinante per ottenere risultati gratificanti, ma soprattutto, per ridurre eventuali errori e non compromettere la potenziale crescita del bambino."

    Date queste premesse della Guida Tecnica della Federazione, il compito del preparatore motorio è quello di supportare lo staff di lavoro mettendo a disposizione quelle conoscenze specifiche che servono a creare i presupposti motori e coordinativi indispensabili a pianificare i cicli del programma didattico. Deve riuscire, inoltre, a trasmettere le proprie competenze e conoscenze riguardo le tappe di sviluppo giovanile attraverso la realizzazione di piani didattici indirizzati al miglioramento delle varie potenzialità    motorie.

    In sintesi, il ruolo del preparatore motorio nell’attività di base è quello di:

    Oltre le conoscenze specifiche, dato il ruolo educativo che ricopre, il preparatore motorio deve acquisire e allenare le proprie competenze sociali e personali, indispensabili per favorire il processo di crescita dei bambini.

    Le competenze personali riguardano la consapevolezza e la gestione di sé stessi, ovvero la capacità di gestire le proprie emozioni attraverso un’accurata autovalutazione del proprio stato emotivo. Questo permette al tecnico di essere imparziale ed evitare qualsiasi forma di giudizio quando lavora con i giovani ragazzi.

    Le competenze sociali fanno riferimento alla gestione delle relazioni interpersonali, grazie alle quali emerge la capacità di entrare in empatia con gli altri, di accogliere un pensiero divergente, di saper gestire i conflitti e, soprattutto, di sviluppare le potenzialità altrui.

    Chi svolge un lavoro che interessa l’educazione motoria dei giovani è sicuramente impegnato in un delicato compito, poiché con la sua azione agisce direttamente sulla formazione psico-fisica dei bambini e sullo sviluppo della loro personalità. È innanzitutto un esempio e, come tale, ha il dovere di possedere tali requisiti fondamentali, dei quali alcuni potranno essere migliorati, altri, fortunatamente, anche appresi.

    Alla base di tutto il preparatore deve agire sapendo ascoltare, osservare e comprendere i comportamenti dei bambini per verificare l’acquisizione di determinate competenze tecniche-coordinative e indirizzare il processo di crescita verso lo sviluppo delle loro carenze; valutare se una eventuale criticità derivi da un errore di gestualità o di percezione e di conseguenza correggere l’eventuale errore e scegliere quale sia il modo più adatto di allenare e modificare un determinato aspetto in funzione delle caratteristiche dei giocatori.

    LE LINEE GUIDA

    Nell’attività di base l’obiettivo principale è garantire al giovane calciatore la possibilità di fare attività motoria.

    Potrebbe sembrare una banalità ma nell’era

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