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Renegade Atlas - Libro 2
Renegade Atlas - Libro 2
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E-book251 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Attenzione: questo libro contiene azione, imprecazioni e strafottenza. A vostro rischio e pericolo.Il viaggio alla ricerca della Terra è iniziato.Dopo essere sfuggita per un soffio alle grinfie dell'Unione, la Renegade Star parte verso territori sconosciuti. Ogni membro del suo equipaggio è un fuggitivo ricercato. Nessuno di loro potrà mai tornare a casa.Ma non tutto è perduto.Grazie a Lex, una strana ragazzina con un dono straordinario, la rotta che porta alla Terra è stata rivelata. Secondo un antico mito, la Terra contiene tesori preziosi, tecnologie perdute e infiniti segreti, pronti a essere recuperati. Jace e i suoi nuovi amici hanno la possibilità di scoprire tutto questo, ma solo se riusciranno a tenere l'Unione lontana da Lex.Non sarà facile. Circondati da nemici, partono con pessime carte in mano, ma in questo universo niente è facile quando sei un Ribelle. Se siete fan di 'Firefly', 'Battlestar Galactica' o 'Leviathan Wakes', amerete questo epico thriller fantascientifico.-
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2022
ISBN9788728039939
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    Anteprima del libro

    Renegade Atlas - Libro 2 - J.N. Chaney

    J.N. Chaney

    Renegade Atlas

    Libro 2

    SAGA Egmont

    Renegade Atlas - Libro 2

    Translated by Giulia Pillon

    Original title: Renegade Atlas

    Original language: English

    Copyright © 2017, 2022 J.N. Chaney and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728039939

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con eventi, luoghi o persone reali, in vita o meno, è del tutto casuale.

    Per Ashley,

    una sorella fastidiosa

    e un’amica fantastica

    Capitolo 1

    Dannazione, mormorai rovesciando un po’ di caffè mentre guardavo fuori dalla finestra della struttura medica su Paragon III. Il bollente liquido nero mi finì sui pantaloni, facendomi balzare indietro. Merda! Merda!

    Mi passai le dita sulla gamba, infastidito dalla mia stessa goffaggine. Dopo un istante, tornai a osservare la scena che si stava svolgendo nel cortile dell’ospedale. Da due navicelle, sarkoniane a giudicare dai colori oro e rosso dello scafo, stavano uscendo una ventina di soldati armati e dotati di esoscheletro.

    Non avevo mai trascorso molto tempo così vicino allo spazio sarkoniano, quindi mi ero imbattuto nei loro soldati soltanto un paio di volte, ma in ogni occasione avevo capito tutto quello che c’era da capire: quei figli di puttana andavano evitati a ogni costo.

    Signore, vuole che mi prepari alla partenza? chiese una voce al mio orecchio. Era Sigmond, l’intelligenza artificiale della mia nave. Sembra che lei stia per avere compagnia indesiderata.

    Potrebbe essere una buona idea, risposi.

    Molto bene, signore.

    Mi voltai e mi allontanai lungo il corridoio. Qualcun altro si sarebbe occupato della macchia del caffè.

    Infermieri e pazienti affollavano le stanze, cercando di guardare il piccolo esercito che di lì a poco avrebbe preso d’assalto l’edificio. Mi chiesi se per loro fosse normale vedere un branco di soldati invadergli il giardino. In quell’area remota delle Deadlands non mi sarei stupito se fosse stato così.

    Svoltato l’angolo, individuai subito Freddie sulla soglia della terza porta. I nostri sguardi si incrociarono e sapevo già cosa stava per dire. Capitano, cosa sta succedendo?

    Sembra l’esercito sarkoniano, risposi avvicinandomi. Lui si fece da parte per lasciarmi passare.

    Octavia era sveglia, seduta sul letto. Era lì da quasi due giorni e stava molto meglio, grazie all’equipe chirurgica e alla camera d’incubazione di cui l’ospedale disponeva. Quando l’avevo portata lì i medici avevano detto che era improbabile che si riprendesse, ma lei aveva dimostrato che si sbagliavano. Dobbiamo andarcene, capitano? chiese.

    Non lo so ancora.

    Hitchens era accanto al letto, con in mano un piccolo secchio di ghiaccio. Per gli dèi! Non possiamo ancora spostarla. Ha bisogno di riposo!

    Strattonai Freddie dentro la stanza e chiusi la porta, poi mi diressi subito alla finestra per chiudere le tende. Il riposo è un lusso che non possiamo permetterci, Prof.

    Sappiamo perché sono qui? chiese Octavia.

    Prima che potessi risponderle, una voce tuonò dagli altoparlanti dell’ospedale: Attenzione, fuggitivi dell’Unione! Sappiamo che siete qui! Arrendetevi subito o non avremo pietà!.

    Guardai Octavia. Ti basta come risposta?

    Dannazione, disse lei cercando di raddrizzarsi. Alla faccia della vacanza.

    Afferrai la sedia a rotelle piegata e infilata tra l’armadio e la porta del bagno, e appiattii il sedile con la mano. Con me non c’è tempo per le vacanze, risposi spingendola vicino al letto. Le offrii il braccio.

    Lei lo prese e mi usò come leva per spostarsi. Hai ragione. Perché riposare quando posso farmi sparare di nuovo? Atterrò sulla sedia con un leggero tonfo.

    Sorrisi, spingendola lontana dal letto. Questo è lo spirito giusto.

    Ci precipitammo fuori dalla stanza. In testa al gruppetto, spingevo la sedia di Octavia e gli altri avanzavano dietro di me.

    Dove andiamo? chiese Hitchens.

    Alla nave, risposi. E dove sennò?

    Due soldati sarkoniani apparvero in fondo al corridoio.

    Come pensa di superare le guardie? chiese Hitchens.

    Gli uomini corazzati sollevarono le armi non appena ci videro. Muovetevi! ringhiai.

    Diversi colpi di pistola attraversarono il corridoio, costringendoci a ripararci in una stanza laterale. Una volta dentro, estrassi la pistola, mi misi contro il muro e risposi al fuoco sparando tre colpi. Li mancai e i sarkoniani spararono di nuovo, costringendomi a mettermi al riparo. Siggy, di’ ad Abigail che tarderemo un po’.

    La informerò del vostro ritardo, signore, disse l’IA.

    Attenzione, fuggitivi! urlò uno dei soldati. Arrendetevi! Non riuscirete a lasciare questa struttura!

    Mi chinai per sbirciare attraverso la fessura della porta e ne individuai uno. Dedussi che la fenditura era larga abbastanza da farci passare un proiettile.

    Avvicinai la pistola alla feritoia, impiegai un secondo per prendere la mira e poi…

    Quando il proiettile venne espulso il telaio della porta esplose e schegge di legno schizzarono tutt’intorno.

    Il proiettile colpì l’unico soldato visibile, strappandogli la mascella dal cranio. L’uomo si contorse prima di crollare a terra.

    In un battibaleno, balzai nel corridoio e individuai il secondo uomo, che si era girato verso il compagno appena abbattuto.

    Premetti rapido il grilletto e sparai due colpi. Uno alla testa e l’altro al petto.

    Quel povero bastardo era morto prima ancora di aver avuto la possibilità di reagire.

    Octavia spinse la sedia fuori dalla stanza non appena il corpo cadde a terra. Bel casino, disse mentre riprendevamo a muoverci.

    La prossima volta preferisci un approccio più morbido? domandai, afferrando le maniglie sul retro della sedia a rotelle.

    Fermati! esclamò brusca mentre ci avvicinavamo ai due corpi.

    Che c’è? chiesi.

    Octavia indicò uno dei fucili. Passamelo, Jace.

    Afferrai il fucile e glielo lanciai.

    Lei lo impugnò con entrambe le mani. Dato che mi stai spingendo e non puoi mirare, meglio che ti dia una mano.

    Buona idea, dissi porgendo il secondo fucile a Freddie, che lo prese con qualche esitazione.

    Proprio quando ricominciavamo a muoverci, un altro gruppo di sarkoniani apparve all’estremità del corridoio davanti a noi. Octavia scaricò una raffica di tre colpi, colpendoli sull’armatura e riuscendo a centrarne uno al collo.

    Lasciai la sedia, afferrai la pistola e sparai una serie di colpi. Un proiettile mi sfrecciò a pochi millimetri dalla testa proprio mentre colpivo il soldato ancora in piedi al capo e al petto. Porca puttana! sbottai, avevo l’adrenalina al massimo.

    Te l’avevo detto, osservò Octavia.

    Sorrisi. Non male per una storpia.

    Lei mi lanciò un’occhiataccia. Attento, capitano, o il prossimo sarai tu.

    Continuammo ad avanzare alla massima velocità consentita dalla sedia, ma ci fermammo in prossimità di due porte che davano sull’atrio esterno. Entrambe avevano delle lastre di vetro al centro.

    Feci cenno agli altri di stare indietro. Con una rapida occhiata, individuai tre coppie di soldati. Sembra che metà della loro squadra sia lì fuori.

    Cosa facciamo? chiese Freddie con voce leggermente incrinata.

    Tu che ne pensi? domandai voltandomi a guardarlo. Non rimarremo ad aspettarli qui come un branco di invalidi. Guardai Octavia. Senza offesa.

    Lei si accigliò. Dammi un bersaglio e togliti di mezzo.

    Vedo che qualcuno ha voglia di uccidere. Okay, Hitchens, tu pensa alla sedia. Quando andrò fuori…

    Vuol dire che andrà in quella stanza? chiese Freddie.

    Sì, e tu resterai qui.

    Non può farcela da solo, capitano, disse preoccupato.

    Non sarò solo. Se mi ascoltassi per bene, lo capiresti, risposi.

    Lui sussultò, poi annuì.

    Fate quello che vi dico e usciremo tutti vivi da qui. Hitchens, ho bisogno che tu spinga Octavia abbastanza fuori dalla porta in modo che questa si apra e lei possa avere una visuale decente. Ma non spingerla completamente fuori. Mi segui?

    Non sarà pericoloso?

    Octavia gli prese la mano. Va tutto bene, Professore. La prego, faccia come dice Jace.

    Hitchens fece un respiro profondo. Va bene, Octavia, se pensi che sia una buona idea.

    E tu, Freddie, ripresi. Tu sei la retroguardia. Fai in modo che nessuno ci faccia saltare il culo. Hai capito?

    Non vengo con voi? chiese lui.

    Qualcuno deve guardarci le spalle. E quel qualcuno sei tu, ragazzo. Giuro sugli dèi che non morirò per una pallottola nel culo, mi hai sentito?

    Freddie annuì. Non la deluderò, capitano.

    Mi voltai indietro e alzai la pistola. Bene, Freddie, perché questa non sarà la mia fine, puoi scommetterci.

    Capitolo 2

    Fermo dove…

    Il mio proiettile penetrò nel collo del soldato sarkoniano prima che potesse finire la frase.

    Il suo compagno si voltò verso di me mentre raggiungevo l’estremità opposta della stanza, passando tra gli altri cinque soldati. In preda al panico, scaricò il fucile. I colpi mi inseguirono, facendo a pezzi la parete e, per la mia gioia, anche il suo stesso compagno.

    Quello stronzo non aveva idea di cosa l’avesse colpito.

    Raggiunsi un’altra doppia porta e mi ci tuffai attraverso. Le ante sbatterono contro le pareti, poi si riaprirono all’indietro, verso gli spari.

    Rotolai sulla schiena, puntai la pistola contro le ante che ancora oscillavano e sparai ogni volta che si aprivano.

    Con l’attenzione dei sarkoniani tutta rivolta a me, Octavia entrò nella stanza con il fucile in mano e aprì il fuoco.

    Il primo soldato fu colpito alla schiena. Il petto gli esplose quando il proiettile lo attraversò, facendo schizzare frammenti d’ossa. Cadde a faccia in giù, senza vita.

    Uno degli altri soldati venne verso di me, spalancò la porta e mi puntò l’arma contro il volto. Io feci lo stesso, ma prima che uno dei due potesse far partire un colpo nel cranio dell’altro, la donna sulla sedia a rotelle lo finì.

    Il sangue schizzò dal suo collo ai miei pantaloni ed io indietreggiai rapidamente.

    I soldati rimasti rivolsero la loro attenzione a Octavia, ma Hitchens la stava già tirando indietro nel corridoio. Ne approfittai per rimettermi in piedi.

    Secondo i miei calcoli, ne mancavano ancora due.

    Andatevene e vi risparmieremo! urlai, premendo le spalle contro il muro appena dietro le porte.

    S-stanno arrivando i rinforzi! Arrendetevi ora e non vi…

    Due forti esplosioni interruppero il soldato prima che potesse finire, seguite da quelli che sembravano dei rumori di corpi che cadevano a terra. Guardai dall’altra parte del corridoio, ma gli altri erano ancora nascosti. Che diavolo è stato? chiesi.

    Via libera! urlò una voce familiare.

    Abigail? Aprii la porta e uscii.

    Abigail era in piedi dietro i due cadaveri con un grosso fucile tra le mani. Ho pensato che vi servisse aiuto.

    Freddie uscì di corsa dal corridoio. Sorella Abigail!

    Hitchens e Octavia erano subito dietro di lui. Per gli dèi! esclamò l’archeologo, guardando i corpi e il sangue che si accumulava loro intorno. Sembra un campo di battaglia!

    Lo è, gli dissi, poi mi voltai di nuovo verso Abigail. Perché non sei sulla nave? Dov’è Lex?

    Con me, signore, rispose la voce di Sigmond, riempendomi l’orecchio. "Ho bloccato la Star fino al vostro ritorno, non si preoccupi."

    Avevo tutto sotto controllo, dissi all’ex suora avvicinandomi a lei.

    Ne sono certa, rispose lei. Ma abbiamo poco tempo e un esercito sta arrivando.

    Un esercito? chiese Hitchens.

    Annuii. Ha ragione. Staranno sicuramente arrivando altre navi. Dobbiamo andarcene da questo pianeta, e alla svelta.

    Capito, disse Octavia.

    Corremmo attraverso il resto dell’edificio verso la quinta piattaforma d’attracco, dove ci aspettava la Renegade Star.

    L’airlock era sigillato, ma Siggy lo aprì non appena scorgemmo la nave. In attesa di ordini, signore, disse una volta che fummo a bordo.

    Portaci in orbita e attiva l’occultamento, ordinai, facendomi strada verso la cabina di pilotaggio.

    Avvistai Lex nel lounge. Stava facendo un gioco numerico sullo schermo. Ciao, signor Hughes!

    Ciao, ragazzina, dissi oltrepassandola svelto.

    Un attimo dopo, avevo preso posto sul mio sedile e fissavo la parte anteriore della nave mentre i motori si innescavano. La Renegade Star si sollevò dalla piattaforma e si librò brevemente nell’aria prima di avanzare.

    Salimmo attraverso l’ampia apertura nella piattaforma, puntando alle nuvole vicine.

    Signore, rilevo del movimento nei pressi di un Punto di Sospensione, disse Sigmond.

    Altre navi sarkoniane? domandai.

    Al contrario, signore, sembra essere…

    Attenzione, Ribelle, lo interruppe una voce roca dagli altoparlanti. "Qui è il generale Marcus Brigham dell'UFS Galactic Dawn per il vascello identificato come Renegade Star. Rispondete subito o useremo la forza."

    Fottiti! esclamai. Siggy, interrompi le comunicazioni e portaci via da qui.

    Subito, signore.

    Una volta superata l’atmosfera del pianeta, Sigmond aprì uno sliptunnel. La Galactic Dawn si stava muovendo verso di noi, ma al suo arrivo noi saremmo stati ben lontani.

    Ingresso nello slipspace, annunciò Sigmond, questa volta attraverso gli altoparlanti della nave. Vi prego di rimanere seduti.

    Il nero vuoto dello spazio regolare si dissipò rapidamente quando entrammo nel vortice color smeraldo. Scintille gialle balenarono lungo le pareti del tunnel mentre la fenditura si richiudeva dietro di noi, separandoci dai nostri potenziali inseguitori.

    È la seconda volta che quel Brigham ci trova, dissi. I sarkoniani devono aver inviato un messaggio prima della nostra fuga.

    È molto improbabile, signore, ribatté Sigmond.

    Ah sì? Hai un’altra teoria?

    "L’UFS Galactic Dawn è uscita dallo slipspace mentre noi ce ne stavamo andando, non molto tempo dopo che l’astronave sarkoniana era atterrata all’ospedale."

    E quindi?

    Tra l’atterraggio dei sarkoniani e l’arrivo della nave dell’Unione sono passati solo quattordici minuti. Il Punto di Sospensione più vicino al tunnel che hanno usato è a circa trenta minuti di distanza.

    Che vuoi dire, Siggy?

    Che la nave dell’Unione era già in viaggio quando i sarkoniani sono atterrati sul pianeta.

    Pensi che li abbiano avvertiti quando erano in orbita?

    "È possibile, ma i sensori della Star non hanno rilevato i sarkoniani fino a poco prima del loro arrivo."

    Pensi che l’Unione sapesse della nostra presenza già prima dell’arrivo dei sarkoniani?

    Sembra proprio così, signore, ma non posso esserne certo. Non senza ulteriori dati.

    Guardai la statuina con la testa dondolante di Foxy Stardust sul pannello di controllo: la testa rimbalzava ancora dopo il lancio. Be’, tu continua a vedere se trovi quei dati. Io controllo il resto dell’equipaggio.

    Sganciai le cinghie dell’imbracatura e mi alzai. Ancora prima di aprire la porta del lounge, sentivo già le voci all’interno.

    …dobbiamo portare Octavia in un altro ospedale, stava dicendo Freddie.

    Non finché non sapremo di essere al sicuro, ribatté Abigail.

    E se avesse bisogno di altre cure? chiese Hitchens, in piedi accanto alla sedia di Octavia.

    C’era anche Lex, che osservava gli adulti parlare. Mi guardò e sorrise, poi corse a salutarmi. Signor Hughes!

    Ciao ragazzina, dissi.

    Possiamo andare in un posto divertente? Sono stanca di stare sulla nave.

    Mi piacerebbe, risposi accarezzandole la testa. Forse non manca molto al prossimo atterraggio.

    Lei si accigliò.

    Ma ti dico una cosa, continuai. Dammi dieci minuti e ti porterò un po’ di carne secca e formaggio.

    I suoi occhi si illuminarono all’idea del cibo. Posso… posso avere della zuppa di pomodoro?

    Certo, ragazzina. Proseguii verso gli altri, che stavano ancora valutando le nostre opzioni in mezzo alla sala.

    Io proprio non… Freddie si interruppe vedendomi. Capitano Hughes, è tutto a posto? Ci sono stati dei danni?

    Se così fosse, lo sapresti, risposi.

    E la nave dell’Unione? chiese Abigail.

    Cosa? domandai.

    Ci sta inseguendo? Siamo al sicuro?

    Non ne ho idea. Non lo sapremo fino al prossimo P. S. Guardai Octavia: E tu?

    Io? chiese lei.

    Tutto a posto?

    Non mi sento le gambe. Secondo te?

    Se riesci ancora a fare del sarcasmo, non può andare tanto male.

    Giusta osservazione, ribatté lei.

    Per quanto riguarda il piano, credo che ci atterremo alla mappa, continuai. L’atlante che abbiamo preso da quella grotta ci manda in questa direzione. Dobbiamo solo mantenere la rotta e tenere gli occhi puntati sull’obiettivo.

    La fai semplice,

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