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Il Rifugio di Hunter
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Il Rifugio di Hunter
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Il Rifugio di Hunter

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About this ebook

Il mondo è stato devastato da un'epidemia mortale. Dopo anni nelle Forze Speciali, John Hunter è tormentato da violenti ricordi del passato. Quando sua sorella viene uccisa da un ignobile signore della droga, John prende in mano la legge.


In fuga per la sua vita e in cerca di un riparo, John va al nord e trova asilo in un posto chiamato Rifugio… e conosce Lakota Grae.


Trascinato in un conflitto con un gruppo di fanatici religiosi che vogliono imporre le loro distorte idee di un Nuovo Ordine Mondiale, John capisce che ha ancora una guerra da combattere – e un'ultima chance di redenzione.


Crudo e realistico, "Il Rifugio di Hunter" è un thriller distopico che esplora il sottile confine tra i selvaggio e il civile.

LanguageItaliano
PublisherNext Chapter
Release dateDec 4, 2022
Il Rifugio di Hunter

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    Il Rifugio di Hunter - Linda Thackeray

    Il Rifugio di Hunter

    IL RIFUGIO DI HUNTER

    LINDA THACKERAY

    TRADUZIONE DI

    DARIA PALMIERI

    Copyright (C) 2015 Linda Thackeray

    Layout design e Copyright (C) 2022 by Next Chapter

    Pubblicato 2022 da Next Chapter

    Copertina di Ivan Zanchetta Design

    Questo libro è un’opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e incidenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza ad eventi attuali, locali, o persone, vive o morte, è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, registrazioni, o da qualsiasi archiviazione delle informazioni e sistemi di recupero senza il permesso dell’autore.

    INDICE

    I: Chicago

    II: Dopo l'Epidemia

    III: Il Viaggio

    IV: Nuova Gerusalemme

    V: Il Ministero

    VI: Lake

    VII: Taylor

    VIII: Il Rifugio

    IX: Jack

    X: I vicini

    XI: La riunione del Consiglio

    XII: Il Dado È Tratto

    XIII: Il Convoglio

    XIV: Scontro A Fuoco

    XV: Perfetto

    XVI: Il Giorno Dopo

    XVII: Rapimento

    XVIII: Jezebel

    XIX: Fuga

    XX: Attacco All'ospedale

    XXI: Animali Da Riproduzione

    XXII: Crazy Town

    XXIII: L'infermiera Sally

    XXIV: Vecchio Stile

    XXV: Ritorno A Casa

    XXVI: Il Missionario

    XXVII: Proprio Come Eastwood

    XXVIII: La Resa Dei Conti

    XXIX: Oggetto In Movimento

    Caro lettore

    L'Autore

    I: CHICAGO

    Il sangue schizzò sulla guancia e Medea urlò.

    Tutto quel sangue trasformò i suoi lamenti acuti in grida di terrore e lei iniziò a tremare. La sua figura esile, piccola e graziosa, ondeggiava come una foglia al vento. Con gli occhi cerchiati dal nero del mascara che stava colando, rimase lì immobile come congelata. I resti del suo protettore, Dwyer, grondavano sangue sul cuoio ormai viscido del divano.

    Malgrado il rumore che stava facendo, l'uomo che aveva ucciso Dwyer non le prestò la benché minima attenzione. In effetti, sembrava che non l'avesse nemmeno vista mentre lei continuava a gridare, cercando di togliere i pezzi del cervello di Dwyer dalla manica del suo giubbetto blu. Allontanandosi da Dwyer, l'uomo mise un altro caricatore nella mitraglietta che aveva con sé e ispezionò la stanza, ignorando la ragazza, mentre osservava Pinto e Armstrong, che erano più o meno nelle stesse condizioni di Dwyer, col sangue che filtrava attraverso il parquet del pavimento.

    Dovresti andare, le disse semplicemente quando fece per andarsene.

    Medea tacque immediatamente e annuì. Abituata ad obbedire quando le venivano dati degli ordini, le sue grida soffocarono immediatamente in gola. Il killer le passò davanti, alto all'incirca un metro e ottanta, gli occhi blu che sembravano quasi neri sotto quella luce, come i suoi capelli castani. Indossava un cappotto militare nero e le sue mani, coperte da guanti, stringevano la mitraglietta che aveva usato per freddare Pinto e Armstrong quando erano venuti in aiuto di Dwyer. Dio solo sapeva quanti uomini di Dwyer erano morti al piano di sotto.

    Aveva sentito gli spari quando lui aveva fatto irruzione nel locale, seguito dalle urla dei frequentatori del club. Prima che la sparatoria al piano di sotto finisse Pinto, Armstrong e Dwyer erano già pronti ad affrontarlo. I colpi, però, non arrivavano alle sale del piano superiore dalla porta; venivano invece dal pavimento. Poteva ancora vedere i buchi provocati dai proiettili che avevano crivellato il pavimento. Detriti di mortai spaccati e vetri rotti coprivano ogni cosa.

    Dwyer cercò di scappare, ma c'era solo una via di fuga dall'appartamento, e l'uomo col cappotto nero era già lì. Sparò alla spalla di Dwyer, tenendo stretto il suo MAC-10, poi passò interi minuti a colpire alla testa l'ex protettore di Medea finché non fu tutto sanguinante.

    Poi gli pose le sue domande.

    Medea se ne stava rannicchiata in un angolo, le mani sulla testa, cercando di rimanere inosservata. Lei non era nessuno nello schema delle cose, solo un'altra puttana della scuderia di ragazze di Dwyer. Singhiozzando sui suoi tacchi a spillo, cercava di non ascoltare mentre Dwyer vuotava il sacco con lo straniero rispondendo a tutte le domande, anche se questo avrebbe significato la morte quando Othello l'avesse scoperto. Alla fine), non aveva importanza.

    Quando l'uomo ebbe le sue risposte, sparò in faccia a Dwyer senza pensarci un secondo.

    Non attese che lei gli rispondesse dopo averle detto di andar via. Uscì e basta.

    Le autoambulanze corsero alla parte meridionale di Chicago.

    In genere stavano alla larga da quella zona, ma stava succedendo qualcosa quella notte nel territorio delle Tre C, qualcosa che aveva acceso i centralini delle stazioni di polizia dalla Costa Sud fino ad Hammond come alberi di Natale. Stavano arrivando bollettini di sparatorie di massa, con corpi lasciati sulla strada o nelle carcasse di macchine bruciate, e di altrettanti edifici sventrati dal fuoco. Le autorità lo attribuivano ad una guerra interna per il territorio. Dopo tutto, la Tripla C era un'accozzaglia di diverse bande sotto un unico capo, Othello Price. Era meglio lasciare che se la risolvessero tra di loro e poi sistemare il casino una volta finito.

    Man mano che la notte avanzava, era sempre più evidente che non si trattava di una banda che lottava per il territorio, ma di tutte loro che scappavano terrorizzate da un nuovo arrivato. Qualcuno stava attraversando i quartieri con una precisione sistematica. Partita dalla parte sud di Chicago, la violenza si diffondeva come un'aggressiva pestilenza, seminando devastazione su tutto ciò che incontrava, lasciandosi dietro distruzione come qualcuno che incendiasse la terra.

    Nel corso di un'unica nottata, qualcuno stava smantellando la gerarchia della Tripla C, dai corrieri ai gradini più bassi, ai produttori e spacciatori, distributori e infine agli scagnozzi in cima. Chiunque portasse i colori della Tripla C era stato sterminato, e anche se i poliziotti sapevano di dover correre sulla scena del crimine per scoprire il responsabile, il Dipartimento di Chicago rimaneva stranamente indifferente.

    Nel 2030 la Tripla C era cresciuta fino a diventare la più grande gang di Chicago. Era nata dal Criminal Deportation Act del 2016, che permetteva alle autorità di rimpatriare nel loro Paese d'origine gli Americani di seconda e terza generazione condannati per gravi reati. La legge era passata grazie alla paura crescente che la nazione provava dell'aumento di terroristi islamici endogeni, ma fu sfruttata dalle forze dell'ordine per prendere di mira bande etniche come i Latin Kings e i Pistoleri Latini. Con le deportazioni, il vuoto lasciato fu riempito in fretta dalla Tripla C.

    All'inizio la gang traeva i suoi proventi per lo più dal furto d'auto, estorsione e spaccio di droga. In seguito iniziò a trafficare droga per i Messicani, prima di espandersi nella lucrosa industria della prostituzione, importando ragazze dall'Est Europa e dall'Asia. Ben presto la Tripla C era arrivata a dominare il panorama criminale e dal momento che i suoi membri erano per la maggior parte Afroamericani senza diritti politici, molti dei quali vivevano al di sotto della soglia di povertà, a loro non si applicava il Deportation Act.

    Inoltre con la fine della guerra nel Medio Oriente era sorto un nuovo conflitto che coinvolgeva l'Azerbaijan, che stava fra l'Europa orientale e l'Asia occidentale. Aveva attirato tutti i poteri forti, facendo sì che l'attenzione del Paese fosse focalizzata sulla politica internazionale, ignorando il crescente problema che avevano all'interno – l'ascesa delle gang.

    Nel 2030 la Tripla C era una minaccia per Chicago tanto pericolosa quanto lo erano i Latin Kings prima di lei. Il suo attuale capo, Othello Price, regnava incontrastato su tutta South Chicago e le comunità limitrofe. Corrompendo o minacciando i funzionari pubblici, teneva la legge fuori dagli affari della Tripla C. Quando questo non funzionava la Tripla C non si faceva scrupolo di uccidere poliziotti, e se si doveva mandare un messaggio più chiaro arrivava alle loro famiglie. La sua reputazione era così feroce che i tentativi di perseguirla venivano semplicemente abbandonati. Gli accusatori erano sacrificabili.

    La legge era contenta di dover essere riconoscente a questa particolare notte.

    Alcuni poliziotti spensero le radio e finirono i loro turni nei bar, brindando alla carneficina e ridendo al pensiero che la mattina seguente avrebbero potuto ripulire il posto con un tubo per liberarsi dalla spazzatura. Gli incapaci hanno buona memoria e il karma è una puttana che stanotte è stata pagata.

    Casey e Lopez hanno già fatto rapporto? chiese Othello Price.

    Omar Phelps abbassò il telefono scuotendo la testa con espressione cupa e serrando la mascella mentre cercava il modo migliore per rispondere a quella domanda. Alla fine si rese conto che non c'era un modo migliore per dirlo, doveva dirlo e basta.

    No, disse cupo, e non lo faranno. Jacey, che lavora allo strip all'angolo di Lockweed, dice che hanno subito un pesante attacco. Tutto l'edificio è in fiamme. Non pensa che ce l'abbiano fatta.

    Cazzo! imprecò Othello, scaraventando a terra tutto quello che stava sulla sua scrivania in un'esplosione di rabbia inusuale. Oggetti di vario tipo caddero sul tappeto persiano – libri, penne, documenti e un tablet, che si ruppe all'impatto. Diede un calcio alla sedia prima di voltarsi nuovamente verso Omar.

    Quanti sono finora? chiese dopo un istante, respirando affannosamente mentre cercava di ricomporsi. I suoi pugni erano serrati mentre fissava il feltro verde della scrivania di quercia, cercando di comprendere cosa stava succedendo, cercando di capire come potesse accadere una cosa simile.

    Ventidue morti finora, Omar nascose il terrore che lui stesso aveva per l'uragano che stava venendo verso di loro. Non sappiamo con certezza quanti ce n'erano a Lockweeds. Sappiamo che un paio di ragazzi non hanno ancora fatto rapporto.

    Ventidue uomini, tutti morti. Gli avevano sparato, li avevano bruciati, accoltellati o uccisi in altri modi ugualmente orribili. Nessuno di quelli che aveva mandato ad affrontare la situazione era tornato. Quando Dwyer era stato ucciso al Sin Kitty Club la notte era ancora giovane, ma era stato ore prima. Man mano che le ore passavano sempre più uomini venivano uccisi. Alcuni nelle loro case, altri nelle varie attività che gestivano per la Tripla C, e altri ancora mentre scopavano con le loro donne. Othello cominciò a pensare di aver passato il segno, e di averlo fatto col poliziotto sbagliato.

    Il fottuto eroe di guerra stava arrivando.

    Quanti ragazzi abbiamo qui?

    Tredici, disse Omar, che doveva ancora riprendersi dall'aver visto che Othello, il peggior figlio di puttana che conoscesse, aveva paura. Quattro sul tetto, tre ai cancelli e il resto pattugliano la casa. Quello psicopatico di un poliziotto non ha modo di entrare qui. Abbiamo tutto sotto controllo. Non riuscirà mai a oltrepassare il cancello. Lamonte sta guardando le telecamere.

    Bene annuì Othello, sollevato all'idea che il suo giovane cugino non fosse là fuori, in prima linea. Un'ora fa aveva fatto qualcosa che non avrebbe mai immaginato di fare. Aveva mandato Mona e i ragazzi fuori città dalla famiglia di lei, in Indiana. Non sapeva se quel poliziotto se la sarebbe presa anche con loro, ma non voleva rischiare. Non aveva ucciso solo i membri della sua banda. Aveva ucciso chiunque lavorasse per la Tripla C – protettori, corrieri, spacciatori, chimici e soldati. Non sembrava gli importasse se erano uomini o donne. Se erano della Tripla C – morivano.

    Non preoccuparti, Theo, lo rassicurò Omar usando il vecchio soprannome di quando correvano insieme da bambini. Lo prenderemo.

    Sì, grugnì Othello, andando verso l'armadietto dei liquori e prendendo una bottiglia di scotch. Non se ne versò un bicchiere, ne tracannò invece una generosa sorsata perché voleva sentire il liquore bruciargli giù per la gola.

    Tutto questo per quella puttana di sua sorella, disse Omar sprofondando nel divano di fronte alla scrivania.

    Othello si irrigidì. Non voleva pensare alla ragazza.

    Sentirla menzionare aveva riportato a galla il ricordo di quella collegiale brunetta che avevano trascinato fuori dal campus tre giorni prima. Suo fratello era uno di quelli che non si erano lasciati intimidire né corrompere. Il fottuto Capitan America che era tornato dalla guerra pensando che significasse merda nel mondo reale. Othello voleva mostrargli come fosse tutt'altro che intoccabile, come Charles Martin Smith in quel vecchio film con Kevin Costner.

    L'avevano tenuta per quasi un giorno in uno dei suoi magazzini, lui e quattro dei suoi ragazzi. Compreso Omar. Era una ragazza davvero bella, gambe lunghe, capelli castani e un corpo mozzafiato. Fare a turno con lei era stata una delizia, e tutti ne avevano preso un pezzo. Aveva urlato disperatamente mentre loro si avventavano nel suo corpo, colpendola fino a farla sanguinare quando faceva troppo rumore.

    Eppure, malgrado tutto questo, non era crollata. Quella fottuta troia non era crollata. Anche dopo che l'avevano lasciata nuda e sanguinante, ricoperta dal loro sperma, lui si ricordava lo sguardo nei suoi occhi che lo sfidavano mentre lui la guardava. Sorridendo con i denti rotti e coperta di sangue, gli disse senza paura: Vi ucciderà tutti per questo.

    Quella fu l'ultima cosa che disse prima che lui le piantasse un proiettile in testa.

    Lo faceva infuriare il fatto che non avesse implorato, nemmeno una volta. Nemmeno quando la stavano violentando. Piangeva e urlava quando le facevano male, ma non implorava. Quella sfida lo faceva infuriare, gli fece pensare che si meritasse una sofferenza maggiore, una maggiore profanazione. Così disse ai suoi ragazzi di rimandarla dal fratello, una consegna speciale.

    Gliela rimandarono a pezzi.

    Othello pensò che il poliziotto fosse annientato. Nessuno poteva riprendersi da una cosa del genere e creargli di nuovo problemi. Il capo della Tripla C era certo che il poliziotto si sarebbe infuriato, ma questo era tutto ciò che poteva fare perché, a differenza di Charles Martin Smith, lui e la sua banda erano intoccabili. In un mondo dove non esisteva più la legge, lui e i suoi ragazzi erano la nuova realtà. Il poliziotto non aveva prove che loro fossero responsabili, e anche se le avesse avute non c'era nessuno a Chicago coraggioso abbastanza da mettersi contro di lui. Era invulnerabile.

    O così pensava.

    Qualcosa colpì i suoi occhi attraverso la finestra dello studio. Trasalì quando la luce colpì i suoi occhi. Sbatté gli occhi per liberarsi delle macchie e vide un paio di flash accesi attraverso i cancelli anteriori. Andò alla scrivania, aprì il cassetto superiore, tirò fuori la sua pistola – una Glock – e andò a vedere.

    Sentì Omar chiedere Cosa sta succedendo?, ma lo ignorò. Prima che potesse arrivare alla finestra udì la sparatoria e cadde immediatamente in ginocchio. Omar si gettò sul pavimento dietro di lui. Othello udì i colpi a ripetizione di un fucile d'assalto un istante prima che i proiettili crivellassero la finestra sulla sua testa. La finestra andò in frantumi e lui fu trascinato indietro al riparo della scrivania.

    Solo quando fu al sicuro dietro a quel robusto pezzo di quercia osò guardare di nuovo in alto. Questa volta vide che al cancello le guardie stavano sparando alla cieca verso i flash, che sembravano essere fari che si avventavano su di loro. Ma non erano i fari di una macchina, pensò. I fari erano troppo distanti e troppo rialzati dal suolo.

    Il camion di cemento squarciò i cancelli d'acciaio come fossero carta, accartocciandone uno e strappandone un altro dai cardini facendolo rotolare sul cofano come se fosse stato colpito dai tergicristalli. Due dei suoi uomini, Naf e Elroy, furono falciati dal veicolo che accelerava. Il terzo si tolse di mezzo solo per essere investito da una raffica di colpi dal lato del guidatore.

    Othello sentì dei passi sulla sua testa. I ragazzi sul tetto stavano prendendo posizione, e immaginò che il racket stesse portando gli altri a pattugliare di sotto. Il camion avanzò sul viale lastricato prima di fermarsi vicino alla casa, lasciando il motore al minimo.

    All'improvviso la portiera si aprì e l'indistinta figura di un corpo sembrò mettersi al riparo, proprio quando i ragazzi sul tetto aprirono il fuoco. L'uomo alla guida non rispose immediatamente. Perso nel rumore dei MAC-10 ci fu il suono di un singolo colpo, come il tappo di una bottiglia di champagne che salta. Con quel singolo suono, l'uomo si ritirò al sicuro della sua cabina anche se i proiettili continuavano a risuonare sull'acciaio.

    L'esplosione che seguì scosse la casa dalle sue fondamenta. Othello udì urla quando uno dei suoi uomini finì sul cortile, atterrando sull'erba vicino alla finestra. La sua schiena era un macello di carne bruciata e tessuto. Era difficile capire dove finisse l'una e cominciasse l'altro. Era atterrato con un tonfo sordo, il corpo in fiamme ma ancora vivo.

    Che cazzo è stato? chiese Omar, guardando il soffitto. Della malta cadde in pezzi e polvere di cemento scese da crepe appena formate.

    Quel maledetto bastardo ci ha lanciato una granata! Othello balzò in piedi.

    Un'altra raffica di colpi esplose quando gli uomini che pattugliavano il piano terra circondarono la casa avvicinandosi al camion, ma prima che potessero essergli abbastanza vicino la porta del lato passeggero si aprì un'altra volta. ALLONTANATEVI! Othello corse alla finestra e urlò. ALLON…!

    Non finì mai la frase perché ci fu un altro forte scoppio, e questa volta la granata atterrò nel bel mezzo del gruppo. L'esplosione mandò detriti e fumo ovunque. Sentì ancora urla, seguite dal fischio e dallo scoppio di un'altra granata che era stata lanciata. L'esplosione doveva essere avvenuta più vicino alla casa, perché ancora una volta i muri tremarono e l'odore del fumo e del fuoco era più pungente. Fu solo grazie alle dimensioni del posto che lui e Omar si salvarono nello studio.

    Quando si spensero le luci intorno alla casa, un'altra raffica di colpi riempì l'aria. I proiettili di grosso calibro che erano stati sparati da dietro lo scudo della porta fecero a pezzi i soldati della Tripla C che non erano stati uccisi dalla seconda granata. Anche i corpi dei morti e dei feriti – non poteva distinguerli – furono crivellati dai colpi che impazzavano come se il poliziotto volesse essere certo che non si sarebbero rialzati.

    Cristo! Lamonte entrò barcollando nella stanza. Theo! Dobbiamo portarti via da qui! Quella granata ha fatto fuori tutti i ragazzi che stavano sul tetto.

    All'improvviso i colpi cessarono e Othello corse alla finestra. Vide che l'autista era rientrato nella cabina del camion e stava dando gas al motore ancora una volta. Le ruote girarono sul posto, fumando sul vialetto con la puzza di gomma bruciata. Il proiettile colpì le luci di fuori, ma restò uno dei fanali del camion e puntò la casa come un occhio indagatore.

    Fanculo! ringhiò Othello precipitandosi alla porta d'ingresso. Non aveva intenzione di aspettare che quel figlio di puttana venisse da lui. Aprì la porta di colpo, si fermò sotto il portico e iniziò a sparare al parabrezza. I proiettili della sua 457 esplosero dalla magnum rompendo il fanale e ciò che rimaneva del vetro smerigliato.

    E' stato un piacere fottere tua sorella! Othello urlò al camion. Avresti dovuto sentire i suoi gemiti! Non facevamo in tempo a finire che lei supplicava di averne ancora!

    I pneumatici continuavano a girare anche dopo che il parabrezza fu infranto. Cercò di vedere il conducente attraverso l'oscurità, ma al volante sembrava non esserci nessuno. ‘Che cazzo…?’ pensò Othello. Dov'era l'eroe di guerra?

    Non fece in tempo a chiederselo che all'improvviso il camion barcollò in avanti con un forte stridore di ruote prima che il veicolo ruggisse in avanti, evitando velocemente il vialetto e rovinando il prato ben curato. Othello strizzò gli occhi cercando di vedere chi stava guidando, ma quando il camion si mosse verso il vialetto che conduceva al portico, fu spinto indietro in casa.

    Correte! urlò qualche secondo prima che il camion si infrangesse sul portico, schiantandosi contro le colonne e buttando giù il balcone. Legno e muratura caddero sulla grande betoniera che si era incastrata nel portone d'ingresso ormai disastrato e aveva piegato i muri contro lo studio. La maschera del radiatore si era fermata a breve distanza dalle scale del piano di sopra.

    A quel punto arrivarono Carlo e Meacham, gli ultimi soldati ancora in piedi, che venivano dalla cucina. Erano i più lontani, e così erano scampati alla morte che aveva colto gli altri sul prato di fronte. Aprirono il fuoco, riversando sull'abitacolo una raffica letale di colpi. Mantennero l'implacabile assalto per quella che sembrò un'eternità, ricoprendo la parte anteriore del camion, già ammaccata, con tanti buchi che il motore smise di girare. Morì con un patetico ruggito finale che finì in un debole brontolio prima di fermarsi del tutto.

    E' morto quel figlio di puttana? Omar andò avanti, assicurandosi che Othello fosse dietro mentre lui, Carlo e Meacham avanzavano.

    Se non è ancora morto, disse Carlo, fra poco desidererà di esserlo.

    Per prima cosa Meacham, uno dei pochi caucasici della Tripla C, si avvicinò allo sportello del guidatore, facendo cenno a Carlo di coprirlo mentre lui la apriva. Lo sportello crivellato di colpi si aprì e Meacham guardò all'interno, aspettandosi di trovare un corpo ridotto come il camion, e invece la cabina era vuota, con una palla da baseball incastrata contro l'acceleratore.

    Si udì un altro forte scoppio, e l'ultima cosa che Meacham vide prima che il camion esplodesse, portandosi con sé lui, Carlo e Omar, fu l'uomo che stava sul sentiero di casa con il lanciagranate.

    Othello iniziò a correre non appena udì il suono della bomba che venne lanciata. Cercò di avvertire Omar e Lamonte, ma non ci fu abbastanza tempo. La sfera di fuoco si diffuse rapidamente per la casa, e pensò con sollievo che Omar probabilmente era morto all'istante. Lamonte non fu altrettanto fortunato. L'ultima cosa che Othello vide di suo cugino mentre si gettò dalla finestra fu il fuoco che si diffondeva sopra Lamonte, avvolgendolo nelle fiamme.

    Atterrò sull'erba, balzando all'indietro quando vide Lamonte che si dimenava disperatamente, il suo corpo interamente consumato dalle fiamme. Le sue grida si udivano appena attraverso il rumore delle fiamme. Othello tossì con disgusto realizzando che la puzza che stava respirando era la carne di Lamonte che bruciava.

    LAMONTE!

    Le lacrime gli salirono agli occhi, non per il fumo, ma al vedere la sua casa, quella che aveva costruito soprattutto per Mona e i bambini, frantumarsi di fronte ai suoi occhi. Il prato, in cui gli piaceva tanto camminare a piedi nudi, era ora coperto dei detriti dell'esplosione e di pezzi degli uomini che una volta erano suoi amici.

    Lamonte era ormai caduto a terra, sparendo tra le fiamme. L'incendio era fuori controllo e il calore così intenso che Othello non poté rimanere dov'era. Indietreggiando, si alzò quando qualcosa entrò nel suo campo visivo. Sempre stringendo la sua pistola, si guardò intorno precipitosamente solo per gridare di dolore quando uno stivale lo colpì in volto. Vacillando, cadde a terra e cercò di sollevare la mano, solo per trovare quello stesso stivale che gli spingeva il polso a terra, costringendolo a lasciare l'arma.

    FOTTITI! imprecò Othello attraverso i frammenti rotti dei denti.

    La risposta gli fu data dal calcio di un fucile, che gli fracassò il naso. Othello lanciò un urlo, portandosi una mano sul volto mentre il dolore si diffondeva per il cranio e del sangue caldo scendeva sulle labbra e sul mento. Aprì gli occhi e vide la stessa pistola, ora capovolta, con la canna puntata sulla sua fronte.

    Avanti, eroe di guerra. Othello rise pieno di rabbia mentre guardava in faccia il poliziotto. Fallo! Premi il grilletto! Tanto quella troia di tua sorella non tornerà!

    Il poliziotto scostò la canna della pistola dalla fronte di Othello e sparò.

    Othello urlò quando il proiettile squarciò la sua spalla. Crollò a terra mentre il dolore lo invase. Non ebbe il tempo di riprendersi perché prima ancora che sparisse il rumore del primo sparo fu esploso un altro colpo, e lui urlò di nuovo. Il suo ginocchio andò in frantumi colpito dal proiettile, e lui si distese contorcendosi.

    Ansimando a fatica e cercando di recuperare un minimo di dignità malgrado il dolore, guardò il poliziotto con occhi pieni di odio. Fallo! Fottuto codardo! Falla finita!

    Il poliziotto, l'eroe di guerra, lo guardava con i suoi occhi scuri. Non c'era alcuna traccia di dolore, nessun segno di quella furia che si era scatenata in quella notte di carneficina; solo degli occhi spenti, scuri, che lo trapassavano come se fosse già un fantasma. Allungando la mano sul suo lungo cappotto, prese una bottiglia di plastica e iniziò a gettare il suo contenuto sopra ad Othello.

    La sostanza aveva un odore particolare, e bruciava.

    Che cazzo…! Othello lo guardò e capì con cosa lo aveva cosparso.

    Era acetone.

    Fottiti, eroe di guerra! urlò il leader della Tripla C quando comprese il suo destino finale. Sono felice di essermi fottuto tua sorella! E di avertela rispedita in una busta di avanzi! inveì mentre il poliziotto gli svuotava sopra il contenuto della bottiglietta.

    Il poliziotto non reagì, si limitò a gettar via la bottiglia quando ebbe finito.

    Va' all'inferno! urlò quando vide i fiammiferi nella mano del poliziotto.

    Probabilmente lo farò. John Hunter parlò per la prima volta. Ma non prima di aver fatto tappa a Gary, in Indiana. Tu sai dov'è, vero?

    Othello si raggelò.

    Cristo! Mona e i bambini!

    Aprì la bocca per supplicarlo, ma non fece in tempo, perché l'eroe di guerra accese uno dei fiammiferi e glielo gettò sopra.

    Dopo fu dall'altra parte, a non pensare a nulla.

    II: DOPO L'EPIDEMIA

    La notte era avvolta da un silenzio mortale.

    La strada su cui regnava lo era ancora di più.

    Ci fu un tempo in cui questa strada era un'arteria intasata da vacanzieri, autisti di camion e gente qualunque, una comunità di viaggiatori che si spostavano da un posto all'altro in un ciclo apparentemente infinito. In quei giorni quella strada raramente era buia. C'erano sempre lampioni che rimbalzavano sulla superficie di catrame e fari che incrociavano la notte. A volte venivano da camper che accostavano lungo la strada o da camion fermi lungo la via. Anche la polvere portata dal vento brillava sotto le luci della strada o della luna, scintillando come lucciole.

    A quel tempo l'autostrada era un'entità vivente, il sistema circolatorio del grande paesaggio americano. Era la Route 50 e il suo scopo principale era di portare i viaggiatori attraverso le Rocky Mountain nello Stato di Washington e ancora più a nord, fino al Canada. In questi giorni solo le grandi sequoie che costeggiavano i tortuosi passaggi di catrame e roccia ricordavano quel glorioso passato.

    Nell'oscurità, la loro maestosità sembrava imponente anziché incoraggiante, come una marea nera costantemente incombente, che minacciava di raggiungere i rimanenti residui della civiltà. In un certo senso era quasi poetico. Per secoli l'uomo aveva scavato la terra, devastando tutto nel nome del progresso.

    Adesso era lui la specie a rischio.

    La fine della civiltà umana era stata inevitabile fin dall'inizio del nuovo millennio.

    Ora gruppi di uomini si erano raccolti in comunità per proteggersi, come le tribù all'età della pietra. Alcuni erano sopravvissuti ed avevano prosperato, ma la maggior parte non ce l'aveva fatta. Il bisogno di essere guidati dopo duemila anni di burocrazia aveva spinto molti a sottomettersi a uomini carismatici che avevano promesso ordine e salvezza in cambio di obbedienza. Vari furono i risultati, e signori della guerra con manie di grandezza iniziarono ad apparire troppo spesso dove si radunavano grandi gruppi di uomini.

    In passato Hunter ne aveva visto abbastanza di tutto ciò e non ne voleva essere parte.

    Mentre guidava per quella strada tortuosa, il ruggito della sua Harley Davidson sembrava fuori posto nella quiete della notte. Il fanale si faceva largo nell'oscurità in quella strada sgombra e dimenticata, e lo colpiva il fatto di non ricordare l'ultima volta che aveva visto un altro essere umano.

    Il confine canadese era a un giorno di strada, e lui sapeva di poter arrivare a Samish senza fermarsi. La sua Harley era l'unica cosa sulla strada e il serbatoio era pieno di carburante. Inoltre non conosceva la strada e non c'era molto che gli consigliasse di fermarsi. Se gli ultimi due anni gli avevano insegnato qualcosa, era la capacità di individuare un buon posto per accamparsi per la notte. Con le scorte che aveva sulla moto era un bersaglio appetibile per chiunque avesse di meno.

    In questi giorni era ognuno per sé.

    C'era una volta John Francis Hunter, un eroe di guerra.

    Si era arruolato nell'esercito subito dopo la scuola poiché a quei tempi la gente credeva ancora che le guerre potessero essere vinte. Lasciandosi alle spalle la sua famiglia borghese, con i genitori e una sorellina che portava ancora una bicicletta con le rotelle, era mille miglia lontano dal realizzare quanto completamente si sbagliasse.

    Dalla guerra del Vietnam gli interessi non erano mai stati così incerti, con alleanze che cambiavano continuamente e dittatori mediocri che facevano giochi di posizione con governi vicini per destabilizzare ancora di più il territorio. Ogni superpotenza sembrava decisa a fermare la partecipazione altrui nell'area e ciascuno conquistava poco terreno.

    Qualsiasi fossero le ragioni della guerra, poco importava a quel giovane soldato. Giurò che avrebbe servito il suo Paese. C'era un sacco di tempo perché il suo idealismo si disintegrasse in apatia. Cominciò nella fanteria, e non ci volle molto perché Hunter facesse colpo impressionasse sui suoi comandanti abbastanza da essere raccomandato per l'addestramento per le Forze Speciali. Una volta lì, portò a termine ogni compito moralmente dubbio che gli affidarono, compiendo assassini, distruggendo fortezze ribelli, partecipando ad operazioni segrete dietro le linee nemiche, e seppellendo più compagni morti di quanti gli importasse contare.

    Tre anni dopo aver lasciato casa, Hunter iniziò a ricevere lettere da sua sorella, Sydney. Era di sette anni più giovane di lui, e aveva solo tredici anni quando iniziò a scrivergli. Abituato alle mail di sua madre e suo padre, Hunter ricordava la merda che dovette sopportare la prima volta che gli fu consegnata una busta rosa che profumava di fragola. L'ultima volta che l'aveva vista era una ragazzina con le lentiggini e la coda di cavallo, e ora Sydney era una adolescente che voleva stabilire un rapporto col fratello maggiore di cui si ricordava appena.

    Scriveva spesso e non sembrava importarle molto che lui non facesse altrettanto. Nell'era dei social media, Sydney sembrava essere l'unica adolescente americana che scriveva lettere di carta. Quando lui glielo chiese, lei

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