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Il capitale decentralizzato. Blockchain, NFT, Metaverso
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Il capitale decentralizzato. Blockchain, NFT, Metaverso

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Dopo Primo. Non Comandare e CEO Factor, Pierangelo Soldavini e Frank Pagano mettono a fuoco una delle più importanti tecnologie esponenziali di oggi, ovvero la blockchain. La loro indagine parte dal Metaverso, per poi passare in rassegna NFT, Criptovalute e Finanza Decentralizzata, Supply Chain e Marketing, cercando di cogliere gli elementi di rottura portati da un mondo gestito dal famoso Web3. Come in tutte le rivoluzioni tecnologiche, la creazione di nuove fonti di valore è accompagnata da alti e bassi, speculazioni, cambiamenti di prospettiva e tanta educazione da fare, a tutti i livelli. L’intento del libro è quello di fornire un quadro obiettivo, con i chiari e gli scuri, e di facile comprensione, delle grandi tendenze di cui dobbiamo essere a conoscenza per prepararci al futuro.

Il nuovo mantra è decentralizzare, senza abolire il centro. C’è la tecnologia per farlo, partendo dal mettere più soldi nelle tasche di tutti e rendendo il capitale fluido. Decentralizzazione significa potere, per tutti.
- Pierangelo Soldavini e Frank Pagano
LanguageItaliano
PublisherIlSole24Ore
Release dateDec 9, 2022
ISBN9791254840757
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    Book preview

    Il capitale decentralizzato. Blockchain, NFT, Metaverso - Pierangelo Soldavini

    Prefazione

    The Next Level: Web3

    di Marco Di Dio Roccazzella, Shareholder & General Manager di Jakala, Entrepreneur & Investor

    Per un professionista che, come me, ha iniziato a lavorare a metà anni Novanta occupandosi di strategia, marketing, dati, analytics e tecnologia, e ad aiutare le aziende a definire strategicamente i dati da raccogliere, orchestrare e successivamente attivare con le tecnologie più moderne per avere impatto positivo sulla top line e ottimizzare la bottom line, avere l’opportunità di scrivere una prefazione sul Web3, dove stanno maturando nuove esperienze, significa essere immediatamente catapultato nel provare a disegnare il prossimo futuro.

    Negli anni Novanta ho iniziato a lavorare durante l’affermarsi della prima era del Web1¹ caratterizzato da Html e dal World Wide Web, con contenuti statici, database relazionali dove tipicamente le informazioni erano strutturate e transazionali; successivamente, nella seconda parte degli anni 2000, con il Web2², i contenuti sono diventati dinamici, c’è stato il grande successo e la necessità di gestire i social network, che hanno aggiunto numerose informazioni destrutturate e contenuti creati dagli utenti tipicamente ospitati in ambienti cloud centralizzati. Oggi siamo agli albori di quello che viene definito il next-level ossia il Web3³, che prevede un ecosistema online decentralizzato, basato sulla blockchain. Molti prevedono che si stia entrando in una nuova era tecnologica, altri viceversa sono meno fiduciosi, sebbene ci siano chiare tendenze che prevedono una potenziale rivoluzione nella fruizione dei dati e delle esperienze phygital che il Web3 può abilitare. Solo l’adozione in larga scala da parte di aziende e del grande pubblico determinerà successo o insuccesso del Web3.

    Sebbene ci siano numerose opinioni e manchi una definizione univoca, il Web3 è basato su alcuni concetti su cui quasi tutti gli esperti convergono.

    •Decentralizzazione: si basa su infrastrutture tecnologiche dove la proprietà è degli user e dei creatori di applicazioni. Le applicazioni sono su architetture distribuite dove non esiste un’autorità centrale, al contrario dei Web1 e Web2, che si basano essenzialmente su architetture centralizzate. In parole povere, alcuni la definiscono una fase disruptive in cui le grandi corporation che gestiscono i dati (ad esempio dei più importanti social network o servizi web) perderanno potere a favore di un web più democratico e open sourced . A questo nuovo sistema si legano le organizzazioni autonome decentralizzate, in inglese Decentralized Autonomous Organization (Dao), le cui attività e il potere sono ottenuti e gestiti attraverso regole verificabili pubblicamente, codificate in programmi e software chiamati smart contract . L’organizzazione è indipendente dai suoi creatori e non può essere influenzata in nessun modo dall’esterno, ma è regolata dallo smart contract con cui è stata creata.

    •Tecnologia blockchain: infrastruttura per la creazione di applicazioni e servizi distribuiti, dove i dati e le connessioni tra servizi sono in un distributed ledger, o registro diffuso, al contrario di quanto accade tipicamente oggi nelle infrastrutture cloud che centralizzano dati e informazioni. La blockchain, per sua natura, abilita anche il tracciamento e la certificazione di autenticità di transazioni o attività (e quindi anche di prodotti) con un approccio decentralizzato. Basati sulla blockchain, ci sono gli Nft, ossia i certificati digitali, volti a identificare in modo univoco, insostituibile e non replicabile la proprietà di un prodotto o opera digitale (immagine, video ecc.). Acquistare un Nft non comporta l’ottenimento della proprietà dell’opera, bensì la possibilità di dimostrare un diritto su quell’opera, attraverso uno smart contract che esegue automaticamente un contratto che viene registrato in modo indelebile sulla blockchain.

    •Cryptocurrency: il valore di scambio nel Web3 è unicamente misurato in criptovaluta e mai in valuta fiduciaria (il nostro denaro), che tipicamente è utilizzata per le transazioni nel mondo reale. A questo si lega anche il concetto di DeFi (Decentralized Finance) , in cui la blockchain è la piattaforma su cui validare ed erogare servizi finanziari al di fuori dell’infrastruttura centralizzata del sistema bancario tradizionale, permettendo di abbattere, anche significativamente, i costi transazionali.

    •Intelligenza artificiale autonoma e adattiva: l’automazione nel Web3 è abilitata da AI (Artificial Intelligence) autonoma, ossia da routine studiate per permettere a differenti applicazioni o device di eseguire sequenze senza la guida dell’uomo. Il valore del dato, definito come il nuovo petrolio, diventa centrale nel Web3; la gestione, l’utilizzo e l’attivazione dei dati trova effettivamente il suo massimo utilizzo ed è il carburante per sofisticati algoritmi che automaticamente gestiscono processi, sistemi ed esperienze phygital .

    •Connessione tra gli utenti e il mondo fisico: interagendo con la vita reale attraverso tecnologie di IoT ( Internet of Things ) , e realizzando e simulando ambienti digitali connessi e immersivi come il metaverso, AR, VR ecc. Il successo del Web3 dipenderà anche dall’adozione in grande scala, a livello consumer, di strumenti come Oculus, Glasses, e altri device IoT che saranno inventati.

    Partendo da questa concettualizzazione, il Web3 abiliterà un nuovo mondo digitale, parallelo e spesso interconnesso con la vita reale, e genererà evidentemente non solo una rivoluzione tecnologica, una produzione massiva di dati (e quindi di potere per chi li governa) come mai avvenuto nella storia, ma soprattutto rivoluzionerà completamente il concetto di libertà d’espressione nella tecnologia e in internet. La decentralizzazione, come abbiamo visto, garantirà a chiunque di poter innovare in una logica permissionless e sposterà progressivamente il potere sui dati e quindi gli economics dai gateway keeper (società telefoniche, publishing company e grandi corporation) agli end users. Per fare un esempio, immaginiamo un social network sulla blockchain dove i singoli user sono sia i contributori di contenuti, sia coloro che incassano le fee (in criptovaluta) per il loro contributo.

    Mi permetto di dare uno spunto di riflessione rispetto al fatto che molti esperti di tecnologia parlano di giusta democratizzazione del software, di potere agli utenti, ma ricordiamoci che lo sviluppo e il governo delle tecnologie Web3 saranno comunque gestiti e tipicamente fruiti da una élite tecnologica, che potenzialmente potrebbe costituire in futuro nuovi monopoli naturali.

    In tutto questo credo che ci sia un grande punto di attenzione, ossia il tema regolatorio, che onestamente è ancora frazionato per competenza e geografia, e che è costretto a rincorrere le innovazioni tecnologie, ed è ancora (giustamente) indaffarato a risolvere alcune distorsioni dei monopoli naturali generati dalle grandi corporation negli ultimi anni. In Europa si lavora continuamente su coordinamento tra Gdpr, e-privacy regulation, data governance act, data act, digital service act, digital markets act, artificial intelligence act, che sono anche ottime piattaforme per gestire alcuni temi tipici del Web3 (privacy, security, data, AI).

    Il tema della sicurezza dei dati e della regolamentazione della blockchain è solo agli albori e serve dare certezze in ambiti in cui le criptovalute possono scomparire senza alcuna tutela per gli investitori, o dove abbiamo osservato come gli Nft siano stati sottratti digitalmente senza poter definire chiare responsabilità e relative conseguenze. Allo stesso modo, è rilevante il ruolo dell’ente regolatore per garantire la sicurezza dei dati e anche delle esperienze, definendo delle regole di comportamento nei mondi digitali, definendo dei walled garden, ossia delle regole precise di interazione per chi visita i diversi mondi digitali che avranno regole di interazione diverse. Provo a semplificare: se sto giocando a Fortnite, di fatto sto uccidendo un amico virtualmente (parte della regola del gioco), comportamento che ovviamente avrebbe conseguenze completamente differenti nel mondo reale.

    Penso inoltre che le nuove generazioni su internet abbiano la percezione che non ci siano regole nel Web3 (talvolta anche nel Web2), a cui si aggiunge che lo status di leggi e regolamenti inerenti al Web3 sia assimilabile all’adozione del casco per la guida delle motociclette o delle cinture di sicurezza per le automobili negli anni Cinquanta. Ricordo che tale regolamentazione è arrivata come conseguenza di numerosi incidenti stradali solo alla fine degli anni Novanta. Questo vuol dire che è necessario accelerare una regolamentazione (coordinando anche gli enti regolatori), ricordandoci che il Web3 ha la caratteristica di non avere confini e quindi necessiterebbe una legislazione internazionale, se non addirittura mondiale.

    Anche in ambito di autonomous AI possiamo riscontrare temi regolatori, perché nel momento in cui un algoritmo di AI agisce autonomamente, senza la supervisione umana, si pone un tema di tutela e di responsabilità per le conseguenze delle azioni dell’algoritmo stesso. Ci sono molte domande in merito e ipotesi sul fatto che un modello di AI possa in futuro diventare un’entità giuridica, con relativo patrimonio per poter rispondere delle eventuali azioni di responsabilità in caso di danni.

    Sebbene ad alcuni sembri di essere proiettati in un libro di Isaac Asimov, o in un film di fantascienza, il Web3 ha già avuto alcune applicazioni interessanti a livello internazionale.

    In ambito medico esistono applicazioni AR (Augmented Reality) che permettono di studiare ed essere guidati in operazioni chirurgiche, dal vivo, assistiti dalla tecnologia. In ambito di sicurezza, esistono applicazioni che permettono di allenare chi si occupa di pronto intervento, permettendogli di aver già vissuto in una realtà virtuale una situazione di emergenza. Altre applicazioni e potenzialità enormi si trovano in ambito educativo, dando la possibilità a giovani studenti di vivere eventi storici (ad esempio vivere nell’antico Egitto), visitare virtualmente luoghi geografici (come girare in auto l’Islanda), o studiare fenomeni naturali (ad esempio l’esplosione di un vulcano). Anche per quanto concerne il marketing e l’ingaggio del cliente, ci sono già numerose esperienze di brand nella moda (Gucci, Prada ecc.), come per esempio nel creare prodotti ed esperienze contactless e phygital immersive, per attrarre le nuove generazioni, sfruttando il mondo del metaverso e dei tre miliardi di videogamer a livello mondiale.

    Personalmente e come professionista, consiglio un approccio al Web3 basato su alcune azioni essenziali.

    •Definire chiaramente l’obiettivo o l’area aziendale in cui il Web3 può avere maggiore aderenza ma anche impatto di business.

    •Avere la possibilità di indagare, attraverso la revisione di esperti esterni, sulle applicazioni già in essere nel proprio settore, analizzandone benefici ma anche difficoltà incontrate. Su questo Alessandro Maggio, Chief Marketing Innovation Officer e a capo della Practice Metaverse di Jakala, ha sviluppato un Osservatorio Internazionale sul Web3 costantemente aggiornato.

    •Attivare un team cross-funzionale (business, data, technology) che si occupi di testare le potenziali applicazioni in modalità «Think big, start small, scale fast», monitorando costantemente avanzamento e risultati ottenuti, con la disponibilità anche a cambiare direzione, sapendo che Web3 oggi è in fase assolutamente embrionale.

    •Costituire un team di talenti cross funzionali che permettano di integrare ed eventualmente far scalare l’adozione, ma anche l’organizzazione a supporto, in modo che possa diventare parte del nuovo modello di business dell’azienda.

    •Sfruttare la tecnologia e i dati con etica, in un ambiente non ancora totalmente regolamentato, cercando di attivare i dati per dare primariamente un servizio ai clienti e migliorare l’esperienza phygital .

    E tutte queste opportunità sono accompagnate da alcuni timori, anche come padre di un bambino di nove anni, che il metaverso e gli ambienti digitali, connessi e immersivi, mi fanno sorgere. Il metaverso può voler dire multidentità, o mancanza di quella che chiamo inerzia nella realtà (esprimere un pensiero guardando negli occhi una persona ha un impatto maggiore rispetto a dialogare online), e la possibile alienazione che i mondi virtuali possono creare soprattutto se e quando intrecciati con la vita reale (mi domando se avremo bisogno di un coach, o mentore, che ci aiuti a vivere tutte queste dimensioni); inoltre il contributo che i mondi virtuali possono avere nel farci dimenticare i veri problemi di sostenibilità del nostro pianeta reale.

    Se il nostro ruolo vuole essere quello di coloro che forgiano il futuro credo che uno dei mezzi per farlo sia conoscere ed essere informati. Il ruolo di questo libro è proprio questo, quello di essere informati per costruire insieme un mondo migliore reale e virtuale.

    Al termine della mia Prefazione in un mondo parallelo, virtuale e multidentità, lascio al lettore il quesito, sempre che il mio o addirittura i miei avatar siano d’accordo con quanto ho scritto.

    ¹ Inventato e definito da Tim Berners-Lee nel 1989, oggi ridefinito Web1.

    ² Definito da Tim O’Reilly nel 2004.

    ³ Definito da Gavin Wood, co-founder di Ethereum, nel 2014.

    Introduzione

    Decentralizzazione è Potere

    di Pierangelo Soldavini e Frank Pagano

    Potremmo iniziare in maniera didascalica spiegando chi ha inventato il termine metaverso e ha parlato per primo di Web3, ma sarebbe banale. Partiamo da come lo immaginiamo oggi. Il Web3 è una visione di internet del futuro, decentralizzato e aperto, che abilita la sovranità sui dati personali, quelli che oggi regaliamo a

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