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Il cuore della mia vita
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Ebook89 pages1 hour

Il cuore della mia vita

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About this ebook

La scrittura, i viaggi, la fotografia, lo yoga, il pilates, l’esplorazione di sé… L’autrice racconta le sue grandi passioni, da cui si è lasciata pervadere e grazie alle quali ha dato una svolta alla sua vita, passioni che l’hanno aiutata in tutti i momenti difficili. Unitamente ad esse, un enorme supporto nel superare periodi problematici proviene dai messaggi, inviati dall’universo, che ha iniziato a ricevere dopo la morte del papà: si tratta di particolari cuori che compaiono ovunque e in tutti i modi durante le sue giornate, segnali che la guidano e la confortano, ricordandole che niente finisce davvero poiché tutto è interconnesso.  

Barbara Bramati è nata e cresciuta a Monza, città nella quale tuttora vive. Ha sempre lavorato come impiegata coltivando, nel tempo libero, le sue più grandi passioni: lettura, fotografia, musica, viaggi ma, soprattutto, scrittura. Riempite per anni pagine di quaderni e diari, ha finalmente deciso di provare a coronare il sogno di una vita: dare forma a un libro che, parlando di sé, raccontasse ciò che ha reso la sua esistenza un’esperienza straordinaria. Il cuore della mia vita è quella che ama definire la sua creatura.
LanguageItaliano
Release dateAug 16, 2022
ISBN9788830670280
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    Il cuore della mia vita - Barbara Bramati

    cover01.jpg

    Barbara Bramati

    Il cuore della mia vita

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6232-2

    I edizione luglio 2022

    Finito di stampare nel mese di luglio 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il cuore della mia vita

    Al mio Angelo…

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    1

    La scrittura

    Tutto iniziò il 5 maggio 2019 quando mi ritrovai, incredula, a cominciare a dare vita a questa mia creatura. Scrivere è sempre stato per me indispensabile, oserei dire terapeutico. Così come non posso fare a meno, caratterialmente, di esternare ciò che provo, condividendo con le persone che amo le mie emozioni, positive o negative che siano, allo stesso modo non sono mai riuscita ad evitare di fissare momenti, sensazioni, fatti di particolare importanza nella mia vita, mettendoli nero su bianco, in modo che rimangano lì, sempre a disposizione, ogniqualvolta io desideri rileggerli, come spesso mi capita di fare. C’è in me l’esigenza vitale di bloccare qualcosa che, altrimenti, si rischierebbe di dimenticare. La memoria può essere ingannevole e talvolta capita che i ricordi sfuggano se non li si afferra in fretta, così come può succedere di scordare un volto, una voce o posti dove non possiamo più recarci. Scrivere immobilizza le immagini ed i pensieri, cosicché non possano più svanire. Fin da bambina ero solita riempire pagine e pagine di stati d’animo, frasi copiate da libri, testi di canzoni o riviste che mi colpivano, catturando in qualche modo la mia attenzione. Ho sempre scritto tanto e, col passare del tempo, lo faccio ancora di più. Scrivo perché mi piace, perché mi fa stare bene, perché mi libera, mi alleggerisce e credo anche perché ho letto molto. Pur non essendo scontato, spesso succede che chi legge tanto poi senta la necessità di scrivere qualcosa di suo; le due cose non di rado vanno a braccetto. È sempre viva nella mia mente quella bimba, ma soprattutto ragazza in età adolescente, che passava ore chiusa in cucina (non avendo una camera tutta sua) anche fino a tarda sera, con in mano una penna, una matita o dei colori e che, quando la sua mamma entrava all’improvviso, si sentiva un po’ violata nella privacy, come se dovesse celare chissà quali segreti. In realtà non aveva nulla da nascondere, limpida e trasparente come è sempre stata, ma, semplicemente, si sentiva di custodire, proteggendolo, ciò che arrivava dalla sua parte più intima e profonda, qualcosa che doveva essere suo e di nessuno altro. Mia mamma ha sempre detto di me, forse non a torto, che non sono mai stata gran che

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