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4PMP2 - Il mio progetto è qui, è questo!
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4PMP2 - Il mio progetto è qui, è questo!

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About this ebook

Incontrarsi in un certo momento della propria vita, dopo aver collezionato vari fallimenti sentimentali, vuol dire lottare contro tutti quegli schemi che tendono a strutturare le relazioni. È ciò che accade a Lorenzo e a Matilde, due ingegneri che si ritrovano a condividere un’esperienza lavorativa importante, grazie alla quale avranno modo di approfondire la loro conoscenza. Fin dall’inizio il loro rapporto assume le sembianze di un qualcosa di significativo per entrambi, ma la loro reticenza non gli permette di abbandonarsi come vorrebbero. Lorenzo viene invitato come consulente da una grande società, a Roma, che deve realizzare un impianto per la produzione in serie di pale eoliche. Il suo apporto sarà determinante per la riuscita dell’impresa, ha un’esperienza certificata come Project Manager e da anni lavora nel settore.
In quel contesto conoscerà Matilde, anche lei Project Manager, insieme, coadiuvati da un team affiatato e propositivo, condurranno con successo, ma non senza difficoltà, l’installazione dell’impianto.
4PMP2 Il mio progetto è qui, è questo! di Maurizio Cimbri è un romanzo avvincente dai toni freschi e vivaci. Il nostro bravo Autore ha saputo caratterizzare i suoi personaggi, donando loro vita propria ed autonomia narrativa.

Maurizio Cimbri nasce a Bolzano nel 1958, in una famiglia immigrata dal Veneto nel Dopoguerra. Nel 1987 inizia a lavorare a Torino nell’Industria Automobilistica, attratto dai robot che in quel momento sono considerati il simbolo della Tecnologia. Nel 1996 esce dall’Industria dell’Auto ed esercita la libera professione per poco più di due anni come Consulente. È in quel periodo che prende contatto con la realtà dei Progetti, ma i robot sono ancora dentro di lui ed entra nella più grande azienda italiana ed una delle più grandi nel mondo nel campo dei Sistemi per Produrre e dell’Automazione Industriale. Nei ventitré anni successivi è Project Manager in Italia e in otto paesi stranieri con un migliaio di robot installati. A fine 2021 termina la sua vita professionale ed inizia a scrivere racconti mescolando la sua fantasia con le avventure vissute nei progetti.
LanguageItaliano
Release dateAug 16, 2022
ISBN9788830670716
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    Book preview

    4PMP2 - Il mio progetto è qui, è questo! - Maurizio Cimbri

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Elenco degli acronimi presenti nel testo

    p.n.r.r. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

    p.m.p. Project Manager Professional

    p.m. Project Manager

    p.m.i. Project Management Institute

    p.d.u. Professional Development Units

    c.e.o. Chief Executive Officer

    p.m.b.o.k. Project Management Body of Knowledge

    c.i.a. Central Intelligence Agency

    m.i.5. Military Intelligence, Sezione 5

    p.l.c. Programmable Logic Controller

    d.n.a. DeoxyriboNucleic Acid

    w.b.s Work Breackdown Structure

    Introduzione

    Lorenzo Testi è prossimo ai quarantotto anni. Project Manager di successo ha accumulato molta esperienza in Italia ed all’estero. Ai successi nel lavoro non si accompagna una altrettanto soddisfacente vita sentimentale per via dei lunghi periodi di assenza da casa, che hanno minato le sue relazioni personali.

    Matilde Torvasce, di dieci anni più giovane, fa lo stesso mestiere ed è avviata ad una analoga carriera di successo. Anche la sua vita sentimentale è disastrosa a causa dell’incontro con uomini narcisisti che l’hanno coinvolta in amori tossici devastanti.

    I due si trovano a gestire assieme un progetto complesso ed innovativo. Collaborazione, stima e supporto reciproco, sono naturali ed immediati. Saranno in grado di utilizzare le loro doti professionali con altrettanto successo per risolvere i loro problemi sentimentali? Riusciranno a fare lo stesso con altre persone che incontrano nel presente o che riemergono dal loro passato?

    Capitolo 1

    Lorenzo entra nell’ufficio del suo capo mentre questi sta parlando al cellulare. Enrico, sollevando le sopracciglia, gli fa segno di sedersi al piccolo tavolo da riunione presso la finestra. Mentre si accomoda, Lorenzo ripensa alle poche informazioni che ha ricevuto sul tema della riunione. Ha ormai terminato il progetto che ha seguito per più di un anno. Si è chiuso bene. Il cliente è soddisfatto e parla già di un seguito. Il margine economico del progetto è salito sensibilmente dopo che gli era stato affidato. Non ci sono criticità conosciute che possano preoccupare. In cuor suo Lorenzo sa che è tutto ok, la sua conoscenza dei dettagli di tutto il corso del progetto glielo consente.

    L’impianto realizzato in Normandia per costruire pale eoliche è in produzione. A quanto pare il nuovo progetto dovrebbe essere dello stesso tipo. In passato gli sono stati offerti spesso strani progetti e lui ha sempre accettato con piacere. Ogni tanto cambiare soggetto è salutare. Ha realizzato parecchi impianti per produrre carrozzerie di automobili, scocche. Quello è il tema più frequente per la loro azienda. Ma ha anche gestito progetti diversi, impianti per assemblare batterie per veicoli elettrici, per produrre moduli abitativi da assemblare poi in case o edifici di varia dimensione. Ora anche impianti per produrre pale eoliche.

    Enrico appoggia il cellulare sulla scrivania con un gesto di stizza. Si conoscono da anni. Enrico ha qualche anno di meno, si stimano l’un l’altro. Entrambi conoscono bene il mestiere e sanno di essere affidabili.

    Enrico si siede davanti a lui: «Ciao, Lorenzo, come stai?».

    «Bene, tutto a posto» risponde. «Hai qualche informazione su questo nuovo progetto, ti hanno già anticipato qualche cosa?».

    «No, so che si tratta di qualche cosa di analogo a quanto appena realizzato, ma niente di più».

    «Del resto» aggiunge Lorenzo sorridendo «se me lo stai proponendo, qualche cosa con me deve c’entrare».

    Anche Enrico sorride confermando quel meccanismo.

    «Sai cos’è il pnrr? Ne parlano tutti».

    «Ma, dovrebbe essere il piano nazionale finanziato dall’Europa per rilanciare la nostra economia… giusto?».

    «Esatto» Enrico ha acceso lo schermo appeso vicino al tavolo. Lorenzo per guardarlo deve girarsi verso sinistra. Vi si vede un Power Point che riassume le informazioni principali.

    «Il pnrr sta facendo nascere molti progetti. Non parliamo di quelli ad alto livello, quelli li gestiscono i Ministeri come fanno sempre con i soldi pubblici. A cascata però» nel frattempo col mouse scorre il documento sullo schermo «ne nascono altri a livelli più bassi. Vengono affidati ad aziende che li devono gestire con lo scopo di raggiungere gli obiettivi derivanti dal pnrr, ma anche guadagnarci qualche cosa. Questo ovviamente è una delle componenti che serve a far ripartire l’economia».

    «Certo» suggerisce Lorenzo «le aziende coinvolte sviluppano lavoro e tutto riparte realizzando le infrastrutture che dovranno essere il mezzo che rilancia il paese. Un po’ come le matrioske».

    «Sì, proprio così», conferma Enrico.

    Lorenzo chiede: «Ci hanno dato un progetto da sviluppare? Uno di questi?».

    «No, noi non facciamo parte del bacino di aziende coinvolte. Però in alto c’è la preoccupazione su come queste aziende gestiranno i progetti. Temono che facciano pasticci, sprechino soldi, vadano in ritardo e, magari, che ci siano anche problemi di corruzione».

    Lorenzo annuisce. Enrico prosegue girando la pagina del Power Point:

    «Uno di questi progetti riguarda un impianto per realizzare pale eoliche. Nel pnrr c’è anche la Transizione Energetica. Noi ora sappiamo realizzare questo tipo di impianti. Ma siamo anche esperti di Project Management. Se metti insieme le due cose, entriamo in ballo noi. Non so come salta fuori che siamo una Accademy sul Project Management, oltre a gestire progetti da tempo, con un certo successo, facciamo anche formazione e consulenza sull’argomento. Questo è quello che vogliono da noi e questo è anche il motivo perché ho pensato a te. Tu sei certificato da anni ormai… sei?».

    «No, nove lo scorso novembre».

    «Appunto» continua Enrico girando altre slide.

    «Quindi facciamo formazione e consulenza?».

    «No, non solo. Hanno richiesto una persona esperta da affiancare al team che svilupperà il progetto. Ci sarà un team con un Project Manager già solido, coadiuvato da alcuni Juniors. Tu lo affiancherai con l’obiettivo che tutto vada via liscio e nello stesso tempo che acquisiscano ancora di più le logiche del Project Management. Una sorta di training on the job insomma».

    «Ma chi ha la responsabilità? Loro? O noi?».

    «In primis loro, ma se non andrà bene ovviamente ci andremo di mezzo. Secondo me non è stato molto ben definito».

    Lorenzo alza le sopracciglia come per dire che così non va bene.

    Enrico riprende: «Ci saranno però dei gate intermedi, dei momenti formali in cui, se ci saranno problemi, potremmo tirarli fuori e rinegoziare tutto di nuovo».

    Si guardano entrambi pensierosi. Dopo qualche istante è evidente che Enrico aspetta una reazione. Allora Lorenzo esprime quello che gli sembra di aver capito.

    «Penso che, ovviamente, dovremo fare in modo che tutto vada bene, solo così non ci saranno problemi. È che siamo nel Pubblico, lì ci sono meccanismi che non siamo abituati a gestire».

    «È a quello che servono i momenti di revisione intermedi, speriamo che non accada nulla. Tieni presente» aggiunge Enrico «che noi non entreremo nello specifico della tecnica, questo è appannaggio della ditta che lo realizza. Noi ci occuperemo principalmente di come gestiranno il progetto. Però, avendo realizzato un impianto analogo, potremo anche dare un supporto sulla tecnica».

    «Piani, procedure, controllo dei costi, ecc.» suggerisce Lorenzo «più un’occhiata a come svilupperanno tecnicamente il progetto».

    «Esatto. Questo per lo meno è lo scenario, come al solito però, si parte da qui e poi spetta a te vedere come portare avanti il tutto».

    Sorride e di nuovo aspetta una reazione.

    «Dove si svolge tutto questo?».

    «A Roma, il team è là, l’azienda è là, anche l’impianto verrà realizzato nei pressi, sulla costa credo».

    «Quindi devo andare là?» chiede Lorenzo per conferma.

    «Sì, l’accordo è che tu entri a far parte del team. Hanno ricevuto il tuo curriculum, che hanno accettato senza riserve, insomma, se sei d’accordo è tutto tuo. Secondo me questo è proprio un lavoro per te».

    «Quando si comincia?».

    «Ti aspettano giù lunedì prossimo, può andare? Non c’è un vero e proprio appuntamento, si aspettano che lunedì tu compaia là ed inizi. Secondo me ti stanno aspettando a braccia aperte».

    «Quindi non vedi problemi di relazione con questo team? Non mi troverò di fronte qualcuno che mi chiederà: ma tu cosa sei venuto a fare? Noi ce la caviamo da soli!».

    «Secondo me no» risponde Enrico facendo capire che è quello che ha carpito nelle riunioni sull’argomento «anzi sembra che abbiano auspicato ed accettato molto volentieri il nostro aiuto. Credo siano giovani e ci vedano come gli esperti del settore».

    Lorenzo sospira e commenta: «Speriamo. Come vado giù? Aereo? Auto a noleggio?».

    «È tutto a tua discrezione. I tuoi costi vengono caricati sulla commessa di progetto che hanno loro, assieme al resto del team. Trasporti, auto, alloggio. Credo che il loro pm abbia già organizzato tutto. Tu concorderai il tutto con loro. Noi poi faremo fatture mensili per avere i ricavi che ci competono in funzione della tua partecipazione».

    «Ok, Enrico, ho solo alcuni giorni quindi inizio a vedere la cosa».

    «Bene, ti mando questo documento per email, ci sono tutti i riferimenti ed i contatti. Per qualsiasi cosa, io sono qui».

    Si salutano e Lorenzo lascia l’ufficio per organizzare questa nuova avventura. Tornando a casa in macchina, pensa sia meglio mettersi in ferie per quei pochi giorni che lo separano da lunedì, per potersi organizzare bene.

    Capitolo 2

    Lorenzo Testi ha quasi 48 anni. Fa il Project Manager da venti. Da nove anni è certificato pmp, Project Manager Professional, una certificazione emessa da pmi, organizzazione internazionale di nome Project Management Institute. La certificazione si ottiene sostenendo un esame e poi rinnovandola ogni tre anni. Per farlo bisogna accumulare delle pdu, una specie di credito formativo, tramite la gestione di progetti e la partecipazione a formazione sia come allievo che come docente. Lorenzo ha anche esperienza di consulenza e di formazione frontale in aula. Su questo argomento, come su altri relativi a problematiche aziendali o industriali. Nella sua carriera ha sempre avuto successo nella gestione dei progetti tranne in uno.

    In quello ha raggiunto tutti gli obiettivi relativi alle tempistiche, alla qualità dell’installazione eseguita ed alle prestazioni sviluppate dagli impianti stessi. Per i costi non fu però un successo. Un’indagine successiva, al termine del progetto, ha rivelato che la responsabilità non era attribuibile a lui ed al suo team, ma a come il progetto era stato venduto. È stimato e considerato affidabile e competente. Gli viene riconosciuta anche capacità nell’instaurare connessioni efficaci ed efficienti con colleghi, componenti dei team, fornitori e clienti.

    Per gestire i progetti ha risieduto all’estero per una decina di anni, in diversi paesi: Spagna, Germania, Sud Africa, Russia, uk, California ed ultimamente, anche Francia. In Italia ha lavorato molto in Abruzzo, in uno stabilimento enorme che produce più di mille furgoni al giorno per tre famosi marchi di Veicoli Commerciali. Sono tante le vetture che ha visto nascere sugli impianti che ha contribuito a costruire.

    La sua vita privata è sempre filata liscia e tranquilla fino a sei mesi fa. La sua compagna di una vita, Silvia Franzesi, dopo un periodo un po’ turbolento, lo ha definitivamente lasciato dicendo che aveva una relazione con un altro uomo da alcuni mesi. Per lui è stato un colpo devastante. Alla sua età, restare solo, ha il sapore del definitivo, una condanna a vita alla solitudine. Silvia è un’imprenditrice di successo, gestisce l’azienda di famiglia. Per questo motivo non si sono mai sposati. Entrambi troppo impegnati per una famiglia. Le sue permanenze all’estero erano diventate oggetto di insoddisfazione.

    Lorenzo ha provato più volte a convincerla a seguirlo, a trasformare le sue trasferte, almeno in parte, in vacanze, nei vari luoghi dove lui si doveva recare. Ma non ha funzionato, lei era troppo presa dal lavoro e non disponibile a sacrificare la sua azienda. Come non lo era lui, del resto. Non poteva quindi pretendere che lo facesse lei, non sarebbe stato giusto. Hanno trascinato quella situazione per anni e poi lei ha incontrato qualcuno che ha potuto sostituirlo, disponibile e stabile nello stesso luogo. Può darle torto? Dopo sei mesi è ancora distrutto. Fuori non si vede, ma dentro è come asciugato, bruciato, essiccato.

    Il momento peggiore è la sera, quando torna a casa e si trova solo. Le permanenze all’estero lo hanno addestrato bene a fare il single. Sa cucinare, stirare, pulire casa. Ma è dura non avere nemmeno un telefono da chiamare alla sera, dopo il lavoro. Essere solo anche durante il weekend, tutti i weekend, lo annienta.

    Quando Silvia ha rivelato cosa stava accadendo, si è afflosciato su se stesso.

    Lei probabilmente si era aspettata una scenata, una reazione violenta, disperata. Ma non fu così, capiva le sue motivazioni. Lui l’amava, non l’aveva nemmeno mai tradita. Anche quando era all’estero, lontano da possibili complicazioni, aveva avuto parecchie occasioni. Ma non ne aveva mai approfittato. Silvia, forse, questo non lo aveva neanche creduto. Per sentirsi a sua volta meno colpevole? L’ha lasciata andare, senza scenate, mostrando tutto il dolore che provava ma senza scenate. Non mi vuoi? Non mi meriti, o forse sono io che non ti merito. La cosa l’aveva spiazzata.

    L’ultima immagine che ha di lei è in preda ad un pianto dirotto, devastata dalla fine di tanti anni assieme, belli. Almeno per lui lo erano stati. Ha tagliato completamente i ponti. Non riesce a gestire l’idea di lei con qualcun altro. Non vuole saperne niente, non le ha chiesto niente. Non sono sposati e non hanno problemi finanziari o immobiliari in comune. Ha lasciato che si portasse via quello che riteneva fosse suo. Non ha posto limiti e da allora ha cercato di voltare pagina anche se gli sembra che quella pagina stia ancora in bilico a metà del giro.

    Il dolore causato da un abbandono ti corrode dentro e col tempo nasce un certo risentimento verso chi lo ha causato. Non riesce più a pensare a lei senza provare rabbia ed anche sentimenti peggiori. Meglio non pensarci affatto. Quando Enrico, il suo Capo, gli ha proposto il nuovo progetto, anche per questa sua marcescente situazione personale, ha accettato di buon grado. Partire, altro argomento, altro luogo, altri colleghi. In quel momento è forse la cosa migliore. È già stato a Roma alcune volte, ma risiedervi per un periodo sarà sicuramente diverso.

    Ha imparato, con gli anni, ad unire l’utile al dilettevole. I lunghi periodi all’estero sono stati sempre pieni di esperienze e di arricchimento personale. Conoscere paesi diversi, gente diversa, è sicuramente uno dei benefici più importanti del suo mestiere. Lo ha irrobustito ed ora si sente in grado di affrontare tutto, o quasi. Parlando dell’amore, deve ammettere che è diverso. Su quel fronte è un disastro. Il suo sentimento per Silvia è sempre stato stabile, l’esercizio dei sentimenti non ha mai avuto niente a che fare con i suoi viaggi. Quello è l’unico argomento su cui non si è esercitato.

    Si sente emotivamente raggrinzito, come se un sarcofago si fosse chiuso sulla sua anima. Ma non è più un ragazzo e tutto questo fuori non si vede. Sono pochissimi coloro che conoscono quello che è successo. Del resto, tutte le amicizie gli arrivavano da lei ed ora, se ne sono andate con lei.

    Dopo qualche ragionamento decide di andare a Roma con la sua auto. Una company car. Quella che ha ora è praticamente nuova, 1200 chilometri. Averla a disposizione durante i weekend, sarà un’opportunità per esplorare i dintorni. Non ha motivo di tornare a casa, per vedere chi? In quel modo i weekend saranno di vero riposo, in un ambiente diverso, che non gli ricorderà continuamente lei. Scrive quindi una email al team che troverà a Roma, informandoli che lunedì prossimo arriverà, probabilmente nel primo pomeriggio.

    Capitolo 3

    Il viaggio verso Roma è quasi al termine. La Giulia blu metallizzato fila liscia con appena un ronzio proveniente dal suo diesel. Sul navigatore dello smartphone ha selezionato l’indirizzo della Ditta indicatagli da Enrico. Da quello che ha potuto capire, si trova nei pressi della Salaria. Su Google Maps si vede una tipica costruzione del Ventennio, ma in ottime condizioni, sicuramente recentemente ristrutturata. Arriva al casello dell’autostrada. Paga con la carta aziendale contactless e prosegue. Lo stereo dell’auto suona la musica immagazzinata nel suo smartphone, quella che definisce la sua colonna sonora. Una raccolta di canzoni che sente legate alle tappe della sua vita.

    Ormai sta guidando nella periferia di Roma, abbassa il volume della musica e si concentra sulla navigazione. Lo sguardo passa continuamente dalla scena che si presenta davanti al suo cofano, al touchscreen al centro della plancia, svolte e scelte di corsia sono frequenti. Lorenzo preme il pulsante che spegne lo stop & go della Giulia. Il traffico è sostenuto ed è costretto a fermarsi continuamente. L’auto continua a spegnersi ed a ripartire dandogli noia. Non manca molto, il navigatore indica solo qualche chilometro. La strada trafficata che percorre ora è proprio la Salaria.

    Ci siamo. Un rettilineo di circa 50 metri lo separa dall’ingresso dell’azienda. Peccato che prosegua a passo d’uomo in un traffico incredibile. Più avanti, di fronte all’ingresso dell’azienda situata sul lato destro, ma sulla corsia opposta, vede una 500 bev ferma con la freccia lampeggiante. Deve entrare nello stesso ingresso ma la fila di vetture davanti a lui non lo consente. È di un blu simile a quello della sua Giulia. Riconosce la 500 elettrica dalle sopracciglia luminose sopra i fari, ricavate nel cofano. La conosce bene, gli impianti di saldatura dove viene prodotta a Torino sono stati il suo penultimo progetto, prima delle pale eoliche.

    Finalmente arriva all’ingresso, la 500 è ancora là. Prima di svoltare si ferma e lampeggia. La 500 scatta ed entra prima di lui. Quando passa di fronte al suo cofano, fa appena in tempo a vedere all’interno una massa di capelli neri, una fila di denti bianchi che ridono ed una mano abbronzata che saluta ringraziando. Si infila dietro ad essa e cerca un posto dove parcheggiare. Ne trova di marchiati guest a fianco dell’ingresso principale. Per oggi va bene qui, poi gli diranno dove può parcheggiare. Scende dall’auto e si stira i muscoli delle gambe e delle braccia. Si era fermato circa tre ore prima vicino a Prato per un panino e la toilette. Il sole è tiepido ed una piacevole brezza lo solletica.

    Prende la borsa e si avvia all’ingresso. All’interno, alla reception, una giovane donna lo accoglie con il caratteristico accento romano. Quella cadenza gli è sempre piaciuta. Era atteso, riceve un tesserino già pronto, da appendere al collo. Con un sorriso gli indica di salire al primo piano e di presentarsi nella terza stanza a circa metà del corridoio. Ringrazia e si avvia. Arrivato di sopra trova il corridoio, molto lungo. Mentre lo sta percorrendo sente qualcuno alle spalle che lo interpella:

    «Salve, sono molto contenta sia lei il nuovo arrivato!» esclama con entusiasmo una donna che lo insegue. Riconosce subito la chioma nera ed i denti bianchi. Era lei alla guida della 500 elettrica.

    Lo raggiunge ed allunga la mano con energia:

    «Ben arrivato, sono Matilde Torvasce, la pm del progetto. È bello che la persona gentile, che finalmente mi ha lasciato entrare al cancello, sia proprio lei. Sappiamo già che è un pm esperto ma ora sappiamo anche che è gentile nei confronti degli altri».

    «Salve, Lorenzo Testi, molto lieto. Ho capito che era da parecchio là in attesa, non ho potuto fare diversamente. E poi ho un debole per la 500 elettrica».

    «Ah, sì? E come mai?».

    «Un anno e mezzo della mia vita» risponde Lorenzo inclinando la testa.

    «Un suo progetto?» chiede Matilde con entusiasmo.

    «Sì, gli impianti per saldare la scocca».

    «Oh caspita, poi me ne dovrà parlare assolutamente, tutti quei robot».

    Lorenzo sorride annuendo. Matilde è decisamente bella, con i tacchi è alta quanto lui. Veste un tailleur formale, blu molto scuro. Giacca, tubino appena sopra il ginocchio, camicetta bianca con uno sbuffo di pizzo attorno alla scollatura appena accennata. Una folta chioma nera, lucida e la fila di denti bianchi che aveva già notato. È longilinea ma di forme morbide, aggiungendo il modo di fare spumeggiante e piacevole ne risulta un cocktail gradevole, molto gradevole. La pelle è ambrata, decisamente non scura ma, come se fosse abbronzata. Anche il viso ha qualche cosa di esotico. Occhi nerissimi come i capelli.

    «Che ne dice se le mostro la nostra sistemazione?».

    «Andiamo» dice Lorenzo seguendola.

    Gli arriva un buon profumo, crede di riconoscerlo, Chanel N5? Un po’ vintage per una donna che dimostra circa trent’anni. Molto buono comunque. Matilde lo precede di un passo mostrando la strada.

    «Sono riuscita a farmi dare una stanza in più rispetto al progetto precedente. Avremo un ufficio per lei e per me, un’altra stanza per il resto del team e due sale riunioni, una grande ed una più piccola. Tutte vicine, adiacenti. Spero che per lei vada bene, se però avesse altre esigenze ne possiamo parlare».

    «Non credo ce ne sarà bisogno, andrà sicuramente bene» risponde Lorenzo.

    Matilde incassa l’approvazione e continua.

    «Oggi e domani saremo da soli, i ragazzi sono ancora in formazione, li vedrà fra un paio di giorni».

    «Ottimo, così noi ci sincronizziamo e daremo già una dimostrazione di compattezza quando li incontreremo».

    Matilde lo guarda sorpresa sorridendo.

    «Bello!».

    «Che corsi stanno facendo?» chiede Lorenzo.

    «Software per gestire i costi. Abbiamo una nuova release e devono imparare ad usarla».

    «Voi non usate sap?».

    «No, è un Sistema prodotto da una Software House locale. sap per noi è troppo costoso».

    Lorenzo appoggia la borsa su quella che Matilde ha indicato come la sua scrivania. Matilde si sistema sull’altra di cui aveva già preso possesso. La stanza è bella, ampia, con soffitti alti, vantaggio delle costruzioni del Ventennio. È stata imbiancata di recente, si sente ancora l’odore della tempera. Anche le finestre sono molto ampie ed alte quasi fino al soffitto. Gli arredamenti invece sono nuovi, ergonomici ed essenziali. Lorenzo, guardandosi attorno soddisfatto, si rivolge a Matilde:

    «Non so quali siano le vostre abitudini, ma per me sarebbe meglio se ci dessimo del tu. Qualche problema per lei?».

    Matilde sorride di nuovo.

    «Assolutamente no, anche io penso sia meglio, non sapevo se proporlo io».

    «Bene, il team deve essere coeso, se ci diamo del lei non facciamo che tenere le distanze. E poi, darsi del tu non significa che viene meno il rispetto reciproco, no?» dice Lorenzo con sguardo interrogativo.

    «Certo che no, con il resto del team ci diamo già tutti del tu» conferma Matilde.

    «Non vorrete mica dare del lei solo a me e mettermi soggezione?!» Lorenzo canzonandola.

    «No, non era certo l’intenzione» Matilde quasi scusandosi. «Bene, piacere, io sono Lorenzo» e stende di nuovo la mano.

    Lei la stringe e risponde:

    «Ciao, io sono Matti, per quando Matilde è troppo lungo».

    Dopo aver dato un’occhiata alle altre stanze ed aver dichiarato la sua soddisfazione, Lorenzo, tornando nel loro ufficio, chiede:

    «Che mi dici del resto del team?».

    Dopo essersi seduti entrambi alle proprie scrivanie, Matilde risponde che gli altri componenti junior sono quattro, due donne e due uomini, tutti giovani. Sono tutti ingegneri di varia specializzazione. Una delle ragazze, Beatrice, ha già seguito un altro progetto con lei. Gli altri sono invece tutti alla prima esperienza in azienda, anche se tutti hanno già fatto altre esperienze in altri settori, per brevi periodi. Lorenzo la ascolta con attenzione. Si avverte appena l’accento romano. Parla veloce come spesso fanno le persone intelligenti. Non c’è ostilità nella voce, anzi, sembra contenta del suo arrivo.

    «Avrei una domanda se mi consenti».

    «Chiedi tutto quello che vuoi o ti serve, Matti» risponde Lorenzo usando l’abbreviativo per darle fiducia.

    «Mi stavo chiedendo come vuoi organizzare i nostri ruoli, siamo in due, come ci dividiamo i compiti?».

    «Tu come faresti?» risponde Lorenzo curioso.

    Matilde esita un po’ pensierosa.

    «Pensavo che, essendo tu il più esperto, tu fai il pm in ruolo ed io sono la junior che ti aiuta».

    «Mhmm» Lorenzo dubbioso elabora la risposta.

    «Come ti percepiscono gli altri del team?».

    «Beh, io ho diversi progetti al mio attivo, per loro sono l’esperta. Si rivolgono a me per consigli su tutto».

    Lorenzo resta pensieroso per qualche istante.

    «Ok, secondo me tu non sei una junior, è evidente dal tuo curriculum e questi pochi minuti passati assieme me lo hanno già confermato. Noi non possiamo stravolgere la percezione degli altri, sarebbe incomprensibile per il team e creerebbe ostilità o almeno irritazione verso di me. Il pm del progetto sei tu, non può che essere così».

    Matilde è sorpresa, ma chiaramente apprezza molto ciò che si sente dire.

    «Ma tu? Come ti posizioni in questo modo?». I suoi occhi aspettano di capire.

    «Io sono qui per aiutare. Lo farò diventando parte del team, non starò a distanza a guardare, starò vicino a te a fare lo stesso lavoro, ma non sarò formalmente il titolare. Anche perché se il progetto andrà bene ed io sono sicuro che andrà bene, deve essere il tuo progetto» spiega Lorenzo «non il mio».

    Matilde lo ascolta sorpresa, non si aspettava un approccio simile. Aveva pensato di dover stare un passo dietro di lui. Ora invece sembra che sarà lui a stare un passo indietro e che voglia che i meriti restino a lei.

    «Matti», insiste Lorenzo con l’abbreviativo «questo progetto è importante per il tuo curriculum, molto più che per il mio. È importante anche per la tua azienda, che sia tu ad arricchire il curriculum».

    Matilde continua ad ascoltarlo, si rende conto che questa persona arrivata dal nord non è minimamente come se l’aspettava.

    «A mio avviso è importante anche per il resto del team. Ti conoscono e vedono il tuo percorso di crescita, che non può che essere incoraggiante per loro».

    Lei tira un sospiro e decide di dare un feedback.

    «Non posso che essere contenta di ciò che dici, a dire la verità non mi aspettavo nulla del genere» sorride riconoscente.

    «Ma non mi è chiaro ancora, come lo facciamo funzionare? Tu non puoi fare il junior, non lo sei affatto. Sei solo un consulente?» ma si risponde da sola «No, lo hai detto tu che sarai nel team a tutti gli effetti. E quindi?» i suoi occhi aspettano un chiarimento quasi con ansia. Lorenzo sorride soddisfatto.

    «Vedi, mi hai confermato ora che sei un pm con tutti i crismi. Questi ragionamenti una junior non li fa. Ma vedi, in realtà non è che io abbia una soluzione preconfezionata. Posso però farti questa proposta e vediamo cosa ne pensi».

    Matilde con entusiasmo annuisce e Lorenzo le spiega.

    «Io e te siamo uno l’avatar dell’altro. Quando io non ci sono, ci sei tu, quando tu non ci sei, ci sono io, quando ci siamo entrambi, ci siamo entrambi. Siamo come due facce della stessa medaglia, due avatar appunto. Il team ci vede entrambi ma ci percepisce come uno».

    Matilde strabuzza gli occhi «sembra quasi mistico» dice stupita.

    «Non so dirti in dettaglio come farlo funzionare, ma questa è la mia idea, sta a noi farla funzionare» Lorenzo la guarda con un sorriso sornione. Matilde ha le nere sopracciglia alzate, ma non parla, sta sicuramente pensando appunto a come farlo funzionare. Sembra che le sue rotelle girino a vuoto. Allora Lorenzo corre in soccorso.

    «Matilde» questa volta nome completo per dare più responsabilità «se io e te siamo avatar, fra noi ci deve essere la massima trasparenza. Tutto quello che ritieni io dica di sbagliato, o che tu non abbia capito, o che non conosca, o che non condividi, me lo devi dire, senza nessun timore. Lo stesso farò io. Così facendo noi saremo sempre allineati, come le due facce della stessa medaglia. Le facce sono diverse, ma la moneta è una sola. Così saremo noi, siamo diversi, esperienze diverse, conoscenze diverse, ma saremo allineati».

    Lorenzo, parlando, accenna alle pareti del loro ufficio:

    «Per questo mi piace la tua idea di questo ufficio per noi. È qui che noi ci allineiamo, poi, quando andiamo di là» ed indica la porta che dà nell’ufficio adiacente «di fronte agli altri, saremo quella guida compatta che cerco di suggerirti e che necessita a loro».

    Lorenzo tace, aspetta di vedere la sua reazione. Matilde oscilla fra l’entusiasmo, la preoccupazione, l’ammirazione e la piena adesione a quella idea. A Lorenzo sembra di vederle i pensieri scorrere rapidamente dietro i profondi occhi neri.

    «Almeno questa è l’idea, che ne pensi?».

    Matilde guarda meravigliata quell’uomo che si aspettava avrebbe pontificato dall’alto della sua esperienza e che invece ora le fa una proposta che è nuova per lui come per lei. Vuole che la sviluppino insieme, alla pari, aspettandosi da lei un contributo fondamentale, basato sulla sua esperienza che ha chiaramente riconosciuto. Non ha dubbi:

    «Facciamolo!» risponde con slancio. Lorenzo risponde solo con un grande sorriso.

    «Caffè?» incalza Matilde.

    «Direi proprio di sì».

    Capitolo 4

    Matilde Torvasce ha 38 anni compiuti. Sa di dimostrarne di meno, ma quella è la sua età. È una dote che le arriva dalla mamma. È un ingegnere Gestionale e fa il Project Manager da quasi dieci anni. Si è laureata a pieni voti con una tesi proprio sul Project Management. L’azienda in cui lavora è la seconda nel suo curriculum. Appena arrivata aveva già gestito cinque progetti, due da junior e tre da titolare quindi considerata già esperta. Di modi gentili e controllati ma, se serve, sa tirare fuori la grinta di un mastino. Soprattutto quando è convinta che non si faccia quello che è bene per il progetto.

    Se la sua professione fila liscia, di successo in successo, così non è per la sua vita privata. Sono ormai tre anni che è single. Uscita da due strazianti relazioni che l’hanno annullata sentimentalmente, specialmente da quando è riuscita a troncare la seconda, pochi amici e soprattutto lavoro; ora si sente bene, meglio così che vittima di mostri come quelli che le sono capitati. Ha un’amica importante, Sara. Si conoscono dai tempi dell’università. Ha quattro anni più di lei, la sorella maggiore che non ha mai avuto. Sara è sposata. È stata più fortunata, un brav’uomo. Hanno una figlia di 9 anni, Veronica, che lei adora, proprio come una nipote. Veronica, infatti, la chiama zia Matti.

    È proprio Sara che deve incontrare questa sera, al solito bar vicino a Piazza Bologna. Abitano entrambe nei paraggi ma preferiscono ritagliarsi dei minuti assieme fuori casa. Sara sa che in presenza di suo marito, Paolo, Matilde non si aprirebbe con lei come invece vuole. Inoltre Veronica, che è legatissima con Matilde, polarizzerebbe completamente la situazione. Meglio così per entrambe. Ordinano due spritz che vengono sempre serviti con un po’ di stuzzichini. Sara chiede subito:

    «Quindi? Com’è?» il riferimento è ovviamente al nuovo arrivato.

    «Non male» risponde Matilde annuendo con la testa.

    «Cioè? Dammi qualche dettaglio no?» Sara incalza quasi sgridandola.

    Matilde ride alla curiosità della sua amica, che aveva comunque previsto.

    «Pensa che ero in fila all’ingresso dell’azienda da dieci minuti, perché c’era la coda e nessuno mi dava spazio. Ad un certo punto arriva uno con un’Alfa che si ferma e mi lampeggia. Io entro e l’Alfa entra dietro di me. Poi scopro che dentro c’era proprio lui. Una bella presentazione no?».

    In effetti Sara non può che assentire.

    «Ma di persona com’è? Supponente?».

    «Affatto!» risponde Matilde difendendolo «Anzi mi ha fatto una proposta che mi ha spiazzata».

    «Cioè?».

    «Vuole che io resti la titolare perché siccome il progetto andrà bene deve essere attribuito a me, farà bene al mio curricula».

    Sara alza le sopracciglia stupita ma continua ad ascoltare, vuole sentire altro.

    «Inoltre, anche la soluzione di come lavorare assieme è strana, inaspettata. Dice che siamo due avatar, come due facce della stessa medaglia. Neanche lui sa bene cosa vuol dire, ce lo dobbiamo inventare assieme. Ma quello che è chiaro è che siamo allo stesso livello, alla pari. Inventa lui, invento io, siamo come soci».

    Sara è sempre più perplessa.

    «Ma questo da dove arriva? Tu che ne pensi?».

    «Non mi aspettavo niente di simile, ma mi piace. Penso che sarà interessante».

    «Non pensi che sia fasullo? Sta lì a guardare, tu fai tutto ed al primo problema, alza le spalle e si defila».

    Sara è lapidaria come sempre, soprattutto quando si tratta di uomini. Matilde ci pensa un po’ e scuotendo la testa smentisce.

    «No, per me è solido, non è fasullo. Lo capisci da come parla. Dietro a quello che dice ci sono idee, esperienze. Secondo me lui vede già più avanti di me. Dice che non ha la soluzione preconfezionata, ma lo vedi sicuro, tranquillo. È padrone della situazione, anche se è nuova pure per lui».

    «Beh» commenta Sara «se è fasullo ti ha intortata per bene, vedo che sei già lanciata».

    «Dai, Sara, non hai stima di me?» reagisce Matilde facendo l’offesa.

    «Vedremo… Ma per il resto com’è?».

    «Cosa intendi?» resiste Matilde sapendo benissimo dove l’amica vuole andare a parare.

    «È vecchio, calvo, grasso, magro, insomma, è anche piacevole stargli vicino mentre lavorate o sarà un’esperienza sgradevole?» Matilde ride apertamente.

    «Per niente. È un bell’uomo invece, maturo, ma niente male».

    «Quanti anni hai detto che ha?».

    «Sul curriculum dice 47, però li porta bene, ne dimostra 43 o 44. Tanti capelli, brizzolati, baffi e pizzo collegati, anche quelli brizzolati. Ancora in forma direi. No, non è sgradevole, anzi. Non è più un ragazzo, certo, ma è un collega, che importa?».

    Sara la osserva.

    «È sposato?».

    «Direi di no, non porta l’anello e nella scheda non se ne parla».

    «Ahia» reagisce prontamente Sara.

    «Perché?» Matilde è stupita, non capisce, cosa c’entra? Sara spiega subito:

    «Se ha 48 anni, è belloccio ed è single, c’è qualche cosa che non va, no? È chiaro».

    Matilde scuote la testa sconsolata, ma Sara la incalza.

    «Se stringe le distanze dimmelo subito che vengo io e lo sistemo subito».

    «Ma dai» reagisce Matilde alzando una spalla «mi sembra una persona seria, poi sai che io ho ormai l’antigelo nelle vene. È lavoro, stiamo parlando di questo».

    Guidando verso casa, Matilde ripensa ai sospetti di Sara. Non ha nessuno dei dubbi che la sua amica ha sollevato. Mentre Lorenzo parlava, sentiva che era sincero. E questo suo modo di impostare la cosa le piace molto. È sicura che imparerà molto lavorando con lui. Dimostra un certo carisma nell’esporre la sua idea. Non sa quanto abbia improvvisato ma non le è sembrato che fosse una cosa studiata a tavolino. È convinta che quella soluzione organizzativa sia nata dopo che l’aveva incontrata. Come se fosse possibile proprio perché si è trovato lei come collega. Questo solletica il suo orgoglio. È contenta di come stanno andando le cose. Prima del suo arrivo, qualche preoccupazione ce l’aveva.

    La necessità di lavorare a stretto contatto con un pm più esperto può creare situazioni molto scomode o spiacevoli. Lorenzo non sembra essere il tipo da creare situazioni del genere. Anzi sembra proprio voler creare un ambiente piacevole per tutti, dando lo spazio che serve, considerando anche che i giovani che lo circondano devono crescere e trarre beneficio dal lavorare assieme a lui. Questo è encomiabile da parte sua. Se queste sono le premesse, il seguito non può che essere promettente. Arrivata a casa parcheggia nel suo posto auto e sale nel suo appartamento piena di ottimismo.

    Capitolo 5

    Il giorno dopo Lorenzo e Matilde, i due avatar, sono ancora da soli perché il resto del team è impegnato nell’ultimo giorno di corso. Lui le ha spiegato che devono preparare assieme una presentazione con la quale, il giorno dopo, si presenterà al team, mentre lei spiegherà l’organizzazione che avrebbero deciso di dare al progetto. Una delle decisioni da prendere è quale ruolo dare ai componenti del team. Ma anche come gestire il progetto, secondo quale filosofia. Si potrebbero individuare dei ruoli di tipo funzionale ed assegnarli. Oppure si potrebbe suddividere l’impianto da realizzare in parti e poi dare ai ragazzi ed alle ragazze delle responsabilità globali sulle singole parti. Oppure scegliere una soluzione intermedia, mista.

    Impiegano quasi tutta la mattinata per discuterne e decidere. Arrivano a concordare che il modo migliore è definire ruoli funzionali ed assegnarli ai singoli in base alle conoscenze che Matilde ha di loro. L’impianto non è poi così grande e, almeno secondo Lorenzo, non ha senso suddividerlo in segmenti. Lei apprezza molto come si è svolta la discussione. Si è sentita determinante e Lorenzo non l’ha mai prevaricata o cercato di convincerla se non erano d’accordo. Ha quasi l’impressione che si sia stabilito di fare come vuole lei, ma è stato il frutto di una discussione. È convinta che se Lorenzo si è trovato d’accordo è perché condivide il suo punto di vista. Questo ovviamente le dà soddisfazione.

    «Matti» chiede lui guardando gli schemi fatti assieme sulla carta, visibili ad entrambi «che mi dici di Beatrice?».

    Lei lo scruta un po’ prima di rispondere.

    «Bea è tosta, a volte va controllata, ma è una che mette anima e corpo ed è molto intelligente».

    «Siete amiche, vero?» Lorenzo la osserva.

    «Sì, ci conosciamo da alcuni anni, ci frequentiamo anche fuori».

    «Secondo te dove va meglio, sul tecnico o sui costi?».

    Lei ci pensa un po’ giocando con la sua penna:

    «Meglio sul tecnico che sui costi, è un ingegnere nel cuore».

    Lorenzo guarda fuori dalla finestra, osserva i pini marittimi là sulla Salaria:

    «Allora sarebbe meglio darle la responsabilità dei costi, non credi?».

    Matilde lo squadra interessata. Il suo approccio non è facilitarsi la vita, ma dare agli altri opportunità di crescita. Anche quello le piace.

    «D’accordo, hai ragione, sarà un’opportunità di crescita per lei».

    Lui annuisce: «Sì, domani quando glielo diciamo la pompiamo un po’, poi tu mi darai una mano a tenerla in riga».

    «Sì, ma non ci saranno problemi, vedrai che accetterà la sfida e farà un ottimo lavoro».

    «A chi diamo invece il compito di seguire gli acquisti?».

    Matilde lo guarda: «Parliamo di seguire le gare d’appalto e l’emissione degli ordini?».

    «Sì, emessa la Richiesta di Acquisto il vostro Ufficio Acquisti si muove per fare la gara e poi emettere l’ordine a chi vince. Ci serve che uno di noi segua tutto l’iter per tenere sotto controllo i tempi. Deve seguire le gare perché per noi è importante sapere chi prende il lavoro».

    Lei segue con attenzione questa parte perché è su quella che è più curiosa di sapere come Lorenzo vuole procedere.

    «Sai» prosegue lui «per gli Acquisti è facile capire chi costerà di meno ed a noi questo serve. Ma ci serve anche che il lavoro lo facciano le aziende tecnicamente più capaci. Mia madre, che non era ricca, diceva sempre – chi più spende meno spende – saremo noi che tuteleremo il progetto da questo punto di vista. Solo noi possiamo farlo».

    Matilde si alza e va alla finestra. Dopo aver pensato qualche istante, si gira e dà il suo contributo.

    «Secondo me il più adatto è Filippo. Coscienzioso e pignolo, tecnicamente preparato, se lo indirizziamo correttamente farà bene».

    «Ok, assegnato» dice Lorenzo scrivendo Filippo a fianco del ruolo Acquisti.

    «Poi,» aggiunge lei ridendo «Filippo è quello che trova qualsiasi cosa quando la stai cercando, qualsiasi cosa tu stia cercando, la più strana, la più rara, lui te la trova».

    «Perfetto per gli Acquisti» conclude Lorenzo, ride e continua.

    «Che mi dici invece dell’altra ragazza?».

    «Clara» Matilde torna a sedere e lo guarda «Clara è la più acerba, è quella che dovremo seguire di più secondo me».

    «Poi c’è l’altro ragazzo, lui è?» interroga Lorenzo.

    «Fabio» Matilde aspetta che Lorenzo lo scriva sul foglio.

    «Fra i due, Clara e Fabio, chi è il genio tecnico e chi è lo sportivo?».

    Matilde ci pensa.

    «Clara è il tecnico, senza ombra di dubbio. Fabio invece è quello che corre, palestra, sempre all’aperto».

    «In base a questo, allora, direi di chiedere a Clara di essere l’interfaccia con l’Ufficio Tecnico, la Progettazione. A Fabio invece chiederemo di presidiare il Cantiere. Che ne pensi?».

    «Direi che è perfetto, ottimo».

    «Quindi» riassume Lorenzo «Beatrice detta Bea ai Costi, Filippo agli Acquisti, Clara all’Ufficio Tecnico e Fabio in Cantiere» la guarda soddisfatto.

    Matilde allunga il pugno, Lorenzo lo colpisce dolcemente ridendo:

    «Deal!».

    «Altra cosa molto importante» prosegue Lorenzo. «Come avviene il controllo della fatturazione?».

    «Puoi spiegarmi meglio?» Matilde aggrotta le sopracciglia interrogativa.

    «I fornitori faranno il lavoro richiesto con gli ordini. In generale consegna di materiali o esecuzione di attività. A fronte di questo chiederanno di fatturare e le fatture, alle scadenze previste nelle condizioni di pagamento, verranno pagate. Come si svolge questo processo qui da voi?».

    Lei annuisce: «Sul nostro sistema viene gestita l’Entrata Merci, quando il materiale entra in Cantiere, o in azienda, il Documento di Trasporto, ddt, viene inviato in Amministrazione e questo fa nascere il flag pagabile sul sistema. Il pagamento avviene poi alla scadenza».

    «Ottimo» commenta Lorenzo «allora direi che il team avrà anche questa responsabilità. Direi che Fabio dovrà occuparsi dei ddt e dei benestare alle attività eseguite in cantiere. Clara darà il benestare sulle attività di Progettazione esterna, se ne avremo. Quando non è un materiale con un ddt cosa usate?».

    «Mi sembra ci sia un modulo da formalizzare».

    «Bene anche questo, poi Bea si assicurerà che il flag nasca nel sistema» Lorenzo alza il pollice per confermare che tutto funziona.

    «Ok» riprende Lorenzo «allora direi che domani parto io presentandomi, rapidissimo, con una slide. Poi spiego come abbiamo deciso di organizzare il progetto,

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