Art coaching, emozioni e alchimia: Vedere oltre lo sguardo. Primi passi per un cambio di paradigma
Di Sonia Boni
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E se bastassero sette piccoli passi per cambiare le convinzioni sull’arte che ne limitano la sua vera espressione e ci impediscono di servircene pienamente per avvicinarci alla nostra anima e ascoltare e comprendere ciò che ci sussurra all’orecchio? Questo manoscritto vuole stimolare un cambio di prospettiva per riconsegnare l’arte al suo vero linguaggio, quello emozionale, in grado di toccare corde profonde e giungere a “curare” l’anima. L’intento è quello di condurti in un viaggio affascinante tra arte e scienza, dove le discipline dialogano e si integrano, e di farti sperimentare un concetto di arteterapia che nasce dall’ascolto dell’opera d’arte. Attraverso gli esercizi che ti propongo, potrai imparare a “sentire” ciò che l’opera ti suscita.
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Anteprima del libro
Art coaching, emozioni e alchimia - Sonia Boni
CAPITOLO 1
Primi passi verso un nuovo paradigma sull’arte
Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo,
perché là è stato e là vuole tornare.
— Leonardo da Vinci
1.1. ARTE E BENESSERE
La scuola di Atene, dipinto eseguito da Raffaello Sanzio per la Stanza della Segnatura nelle Stanze Vaticane e databile 1509-1511, è il simbolo dell’unione tra discipline scientifiche e umanistiche, trasformata in seguito in quella dicotomia che ci ha condotti a pesanti separazioni, se non contrapposizioni, tra questi ambiti disciplinari.
Il dialogo tra discipline umanistiche e scientifiche, tra arte e scienza assume per me un rilievo imprescindibile, una sorta di DNA che sottende a ogni mio progetto o proposta, nonché al metodo integrato ARTEVIVA Life. Arteterapia, per me, è occasione di coniugare benessere e non solo arte, ma anche, come vedremo, cultura artistica. L’interesse per la fisica quantistica, le neuroscienze, l’alchimia e la spiritualità si colloca in questa necessità di riunire ciò che da tempo è stato diviso, portando un contributo, mi auguro sensibile, al benessere della persona e, per derivazione, di quanto sta intorno a lei.
1.2. ARTE, CULTURA, CURA E BENESSERE
Se pensate che la cultura costi tanto, provate l’ignoranza.
— Derek Bok
Credo profondamente nel valore della cultura e, nello specifico, della cultura artistica, in quanto in essa si incarnano valori come la consapevolezza, la libertà, l’amore e la cura. Anche la scienza medica si interroga sul legame tra arte, cultura e salute. Negli ultimi 15 anni, infatti, l’arte e la cultura sono stati definiti uno dei più importanti fattori di benessere. La letteratura scientifica degli ultimi vent’anni ha prodotto circa tremila studi da cui sono state tratte oltre 900 pubblicazioni sul tema salute. Si percepisce un progressivo interesse e una sempre maggiore consapevolezza in ambito scientifico rispetto al dialogo e alla compenetrazione con il settore artistico e culturale. Ne è un esempio il recente corso universitario Cultura e Salute, in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana (USI) e la Divisione Cultura della Città di Lugano, in cui il prof. Enzo Grossi, coordinatore del corso e autore del libro Cultura e salute, la partecipazione culturale come strumento per un nuovo welfare, asserisce che il ruolo delle arti e della cultura nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute è sempre più confermato da evidenze scientifiche che potrebbero incrementare nuove politiche di welfare e che la partecipazione culturale, in un’ideale classifica dei fattori determinanti per il wellbeing, viene subito dopo l’assenza di malattia.
Nel 1948 l’OMS scrive che «la salute è l’insieme di benessere fisico, sociale e mentale e non è solo assenza di malattia. Il possesso del massimo stato di salute che possiamo raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali dell’essere umano». Che i determinanti della salute fossero extra-sanitari l’aveva dichiarato già Engel nel suo Manifesto del modello biopsico-sociale, pubblicato sulla prestigiosa rivista «Science» nel 1977, affermando che la salute è più che assenza di malattia, che può essere migliorata anche in assenza di malattia e che la salute mentale e la salute fisica si influenzano. Quest’ultimo punto trova approfondimento in un primo importante studio di Lars Olov Bygren sul «British Medical Journal» nel 1996. Egli, dopo aver monitorato per nove anni con follow up un gruppo di cittadini svedesi con un livello culturale alto – inteso come interesse per cinema, teatro, lettura, mostre, concerti, musei, eventi sportivi, o la pratica di attività come il canto, la danza, la musica –, aveva appurato che la frequenza dei decessi era bassissima.
E ancora, Daisy Fancourt, ricercatrice britannica e professore associato di Psicobiologia ed Epidemiologia presso l’University College di Londra, pubblicò nel 2019 uno studio condotto in Gran Bretagna intitolato Il ruolo delle arti nella salute, in cui si osservava che la frequenza di morte prematura in chi possiede l’Art Engagement è quasi tre volte inferiore a chi non ce l’ha. Anche la scoperta dei neuroni specchio ha determinato una significativa svolta e ha spiegato come i sentimenti siano contagiosi
. Ciò definisce chiaramente il motivo per cui alcune attività abbiano maggiore efficacia se svolte in compagnia piuttosto che individualmente e avalla l’idea delle esperienze in atelier su cui mi soffermerò più avanti. Oggi i medici in Canada e in Inghilterra prescrivono visite gratuite ai musei. In termini di salute, si è giunti alla conclusione che il ritorno maggiore lo dia la qualità di vita, per la quale la cultura si inserisce a buon diritto tra i fattori più rilevanti. Allora, come afferma Grossi, su un piano sociale possiamo asserire che non investire in cultura e arte causi danni agli individui e, a caduta, alla spesa pubblica. Già Pericle, nel V secolo a.C., investiva più nell’arte che nella flotta. Egli elargiva denaro ai poveri affinché partecipassero alle Dionisie dove gareggiavano i maggiori tragediografi con le loro opere. E cosa rappresentavano le tragedie greche? Esse mettevano in scena le emozioni – anche le più turpi e terribili – in quanto era ben nota in Grecia l’efficacia della catarsi (κάϑαρσις), ossia della purificazione
dalle passioni attraverso la loro sublimazione, la quale avveniva nell’atto stesso di viverle intensamente, lasciandole salire fino all’apice della loro curva per poi liberarsene. Vedremo più avanti come il movimento delle emozioni si possa paragonare a quello di