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Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III
Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III
Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III
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Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III

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Le bestiali "attenzioni" delle truppe coloniali francesi si indirizzavano non solo verso donne di ogni età, ma anche su uomini, bambini e perfino su preti e suore. Il loro comportamento sarà talmente riprovevole che verrà coniato il termine "marocchinata" per indicare la donna (o l'uomo) violentata. Ancora oggi, nel basso Lazio, è tristemente noto il motto: "stavamo ad aspettare i liberatori, sono arrivati gli "nculatori". I goumiers traevano una sordida gratificazione nell'avere rapporti sessuali con donne bianche, le consideravano, -secondo la loro tradizione religiosa-, prede di guerra e comunque non contrastati in questo dal Comando francese. I bravi "servi" dei francesi andavano all'attacco cantando inni sacri, "Allah illah Allah! Mohammed Rassoud Allah". Se gli occidentali sono gente da combattere, ne deriva che le loro donne sono bottino di guerra.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateSep 26, 2022
ISBN9791221423679
Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III

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    Il dossier segreto dei crimini francesi Le “marocchinate” Vol. III - Emiliano Ciotti

    LA VERITÀ SULLE

    MAROCCHINATE

    Quella della «pugnalata alla schiena» che Mussolini avrebbe sferrato alla Francia moribonda, il 10 giugno del 1940, divulgata dai francesi, è una delle più tenaci e più ingiustificate leggende nella storia della Seconda guerra mondiale. Gli intellettuali francesi -storici, saggisti, giornalisti, militari- l’hanno fatta propria dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia, con il tipico accanimento denigratorio che sembra essere l’unico vero sport nazionale nel quale i francesi eccellono, e avallata con tutti i crismi di una sentenza definitiva e inappellabile. Ancora oggi, a ottant’anni di distanza, chi voglia compendiare in un’unica espressione tutte le infamie, vere o supposte, del regime fascista, basta che sussurri a mezza voce: «la pugnalata alla schiena della Francia» e non occorre che aggiunga altro. Ogni possibile obiezione è sbaragliata, ridotta al silenzio, seppellita sotto una montagna di riprovazione morale. L’esercito più forte al mondo, la Francia, sconfitto in tre giorni e conquistata in 30 !!!…. Di chi era la colpa di questa catastrofe? Per i nazionalisti francesi logicamente dell’Italia. Eppure una simile strategia giustificazionista era già stata usata dalla Germania durante la prima guerra mondiale, anche se con modalità diversa, con la famosa  Dolchstoßlegende, traducibile in italiano come leggenda della pugnalata alla schiena, un mito sociale ed una mossa propagandistica con la quale, i nazionalisti tedeschi, addossarono le colpe della sconfitta della Germania imperiale nella prima guerra mondiale, non all’inferiorità militare delle forze armate germaniche nei confronti delle potenze alleate, ma al crollo del cosiddetto fronte interno. Ebbene, forse è giunto il tempo di rivedere quel giudizio, sia sotto il profilo propriamente storico e politico, sia sotto quello morale; e ci si accorgerà, non senza qualche stupore, che le cose stanno diversamente da come la Vulgata della cultura ufficiale le ha descritte, per la bellezza di otto decenni, in Italia e all’estero.

    L’ITALOFOBIA FRANCESE

    L’antitalianismo francese è documentato da un atto parlamentare del 1919 che fa un ampio quadro della situazione.

    DISCORSO DEL PRIMO MINISTRO CLEMENCEAU

    AI CAPIGRUPPO DELLA CAMERA FRANCESE

    21 LUGLIO 1919

    L’errore di Napoleone III nell’aiutare il compimento dell’unità italiana non fu minore di quello di lasciar compiere l’unità germanica; l’Italia cresce in confronto della stasi e della diminuzione demografica francese, tra 10 anni l’Italia sarà prossima ai 50 milioni di abitanti e la Francia ai 35. Inoltre l’Italia è in pieno risveglio di tutte le sue energie che la crisi attuale non farà che temprare per l’avvenire. Da questa sua duplice pienezza dinamica deriva all’Italia povera di territorio, di materie prime, un irresistibile bisogno ed insieme una formidabile forza ed espansione specialmente mediterranea. Il campo di questa sua fatale espansione è il medesimo che la Francia occupa e che la Francia non solo non riesce a sfruttare ma anche stenta a tenere per la sua crescente povertà di uomini. La sostituzione dell’Italia alla Francia è dunque fatale, se la Francia non riesce ad impedire o almeno paralizzare lo sviluppo italiano. Come paralizzarlo? Tenendo più che possibile in soggezione economia l’Italia, negarle un possesso coloniale capace di dare le materie prime di cui difetta, negandole un possesso coloniale Mediterraneo, capace di darle zone di popolamento e costringendola così a continuare a disperdere e a perdere la sua crescente forza demografica nella emigrazione transoceanica, più facilmente snazionalizzabile e finalmente lasciandole una spina nel fianco così dal punto di vista sentimentale come da quello strategico che le vieti una vasta politica mediterranea, creandole cioè una immediata minaccia orientale che può essere per oggi costituita dalla grande Jugoslavia e dalla grande Grecia in attesa della vagheggiata confederazione danubiana. In definitiva creare ostilità contro l’Italia in Adriatico e nel Levante schiacciare i possibili futuri alleati della politica italiana dei Balcani, Ungheria e Bulgaria accaparrarsi i romeni, negare all’Italia ogni ingrandimento, in Africa misurare il più avaramente possibile la sua parte in Asia Minore, combattere in altri termini globalmente tutto il programma di pace italiano. Questo tra gli altri vantaggi potrà dare anche quello di costringere la pletora demografica italiana a riversarsi in parte almeno in Francia nelle colonie francesi e rinsanguare di uomini la sterilità francese.

    GLI ITALIANI DEVONO PAGARE

    I servizi segreti italiani intercettano il 10.6.1941 un messaggio radio francese da Londra, che svela le vere intenzione della Francia …. FARLA PAGARE AGLI ITALIANI

    Trasmissione da Londra francese ricevuta alle ore 21et45. Interprete IMPELLIZZERI

    10 giugno 1941 anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Un anno fa il popolo italiano si lanciò all’aggressione, ma fino alla vigilia di quel triste giorno, vi erano dei francesi che continuano a ripetere: il Duce è un grand’uomo. È vero che il Duce si avvicina pericolosamente alla Germania, ma anche noi non siamo affatto gentili con lui: perché non essere un po’ più indulgenti e fare qualche concessione? Gentili e perfino ciechi, lo eravamo anche troppo. Credevamo quando ci si diceva che l’Italia non era pronta alla guerra ed abbiamo stupidamente lasciato mano libera all’infiltrazione italiana delle nostre colonie. Ma noi e i nostri alleati fummo ingenui e sciocchi: invece di pagare il Conte Ciano perché l’Italia rimanesse al di fuori del conflitto, avremmo dovuto già nel settembre 1939, imporre delle condizioni e piegarla ai nostri voleri. Che cosa hanno guadagnato gli italiani da questo tradimento? Essi hanno avuto la gioia di vedere liquefarsi il loro impero d’Africa, si sono visti scacciare via dall’Albania mentre credevano di conquistare la Grecia in 48 ore, hanno visto la miseria e la fame installarsi nelle loro case, migliaia di famiglie italiane si sono vestite in lutto per la perdita dei loro cari ed infine quel Cesare da carnevale del Duce ha dovuto chiamare tedeschi in casa per salvare il salvabile. Ma in questo modo l’Italia è divenuta una colonia di sfruttamento tedesca. E Hitler per avere la collaborazione francese ha imposto al Duce di abbandonare le sue rivendicazioni contro la Francia. Ho veduto molti francesi sia a Vichy che a Parigi propagare una politica di collaborazione con la Germania, ma non ne ho visto finora nessuno che abbia mai voluto collaborare con l’Italia. La Francia non dimenticherà mai il tradimento compiuto ai suoi danni e ormai il disprezzo per l’Italia non potrà mai cancellarsi dall’animo di tutti i francesi. Aprite la radio, leggete i giornali si parlerà della Germania, ma mai dell’Italia: si è adottata la congiura del silenzio ai suoi riguardi, ed è la più forte perché in questo modo le si fa a sentire quanto forte sia il disprezzo della Francia nei suoi riguardi, tanto forte da ignorare completamente l’esistenza di una Italia. Migliaia di italiani muoiono nei campi di concentramento italiani nelle isole di confine, e tutto questo per appagare il sogno ambizioso di un Cesare senile, ma tutto questo sarà vendicato un giorno non lontano. Il 10 giugno non è una data che gli italiani ricorderanno con piacere nell’avvenire.

    STUPRAVANO LE DONNE PERCHÉ

    ODIAVANO L’ITALIA

    Gli abusi consumati dai goumiers, i soldati marocchini inquadrati nell’esercito d’Oltralpe, vengono certificati dal generale Alphonse Juin, comandante del Corpo, che il 24 maggio 1944 sottoscrive un memorandum che ha come oggetto il maltrattamento di popolazione civile. L’informativa diretta al Comando Alleato, che chiedeva spiegazioni su stupri e uccisioni di migliaia di civili, parla di atti di brigantaggio, di rapina armata e di ratto. Le vittime sono gli italiani, in particolare le donne, colpiti dai soldati marocchini, a detta del generale, per via dei sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia. Rabbia e senso di rivalsa contro un Paese, il nostro, che nelle stesse carte viene definito conquistato. Gli orrori delle marocchinate che si consumarono nei paesi della Ciociaria durante la battaglia della Valle del Liri, era dunque motivato dal risentimento nazionale per la dichiarazione di guerra dell’Italia. Per la prima volta si spiega perché le truppe francesi stupravano e uccidevano le donne italiane. Il generale Juin, nel memorandum del 24 maggio, cerca di spiegare agli alleati il comportamento dei suoi soldati, pur biasimandolo. Comunque forti possano essere i nostri sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia - comunicava - noi dobbiamo mantenere un’attitudine dignitosa. Altrimenti, avverte, la considerazione che l’esercito francese si è guadagnato sul campo di battaglia italiano verrebbe meno. Sarebbe facile cementare questa reputazione adottando una scorretta abitudine in un paese conquistato, verso un popolo che sta attualmente sperimentando tutti gli orrori della guerra e la cui sorte è pietosa agli occhi degli alleati nostri su cui incombono le responsabilità della sua amministrazione", continua il generale, che chiede al comandante della divisione, nel secondo memorandum, di prendere provvedimenti per porre termine a tutti quegli atti che vanno a scapito della morale e della dignità del vincitore.

    COMANDO SUPREMO

    1° REPARTO - UFFICIO AFFARI VARI

    A S.E. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

    SALERNO

    Oggetto: circolare riservate del comandante del -Corpo di Spedizione Francese-.

    Invio, per conoscenza dell’E.V., copia di due memorandum di natura riservata, rispettivamente in data 24 e 27 maggio, con i quali il generale Juin, comandante del -Corpo di Spedizione Francese- in Italia, nell’impartire disposizioni atte a porre un freno ai gravi eccessi dei militari marocchini verso le popolazioni, fa nei nostri confronti alcune affermazioni che non possono passare inosservate.

    Pur senza volere notare il tono acre delle circolari, non posso tuttavia non rivelare che frasi come quelle contenute nelle circolari stesse, feriscano il nostro sentimento di soldati e di cittadini. Particolarmente aspri appaiono gli accenni all’Italia come ad un paese conquistato e ad un popolo la cui sorte è pietosa agli occhi dei nostri alleati. Questo linguaggio usato verso chi sta da tempo combattendo per una causa comune non mi sembra né generoso né opportuno, tanto più se si considera che non dissimili, se non peggiori, sono le condizioni del popolo e del Paese cui appartiene chi giudica così severamente. Senza drammatizzare l’episodio, ritengo tuttavia opportuno portare l’attenzione di V.E. sulle affermazioni del comandante del -Corpo di Spedizione Francese in Italia-, che è un indice dello stato d’animo dei francesi nei nostri riguardi.

    Memorandum del generale Juin

    REGIO MINISTERO

    DEGLI AFFARI ESTERI

    30 maggio 1944

    TELESPRESSO N.3529

    SEGRETO

    DIRETTO A:

    PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

    SALERNO

    Oggetto: atrocità commesse dalle truppe marocchine sul fronte italiano.

    Questo R. Ministero non ha mancato di segnalare ai competenti organi alleati e francesi i fatti contenuti nel memoriale, in data 24 maggio, del generale PETTORELLI LALATTA, in merito alle atrocità commesse dalle truppe marocchine sul fronte italiano.

    Sia per dimostrare nella maniera più efficace, la portata dei fatti lamentati, che per raccogliere in merito, una documentazione che in nostre mani potrà costituire sempre uno strumento di non indifferente valore. Si ritiene tuttavia opportuna non soltanto la raccolta di dati e affermazioni di carattere generico, ma una precisa elencazione di fatti corredata da dichiarazioni individuali, sottoscritte dagli interessati o da testimoni e ove occorra da certificati sanitari. Si fa presente l’urgenza della raccolta dei dati in parola, in considerazione dei fatti lamentati. Della documentazione raccolta, che dovrebbe essere tenuta accuratamente aggiornata, si prega di volere dare notizia a questo R. Ministero per i passi di sua competenza presso le autorità alleate.

    IL SEGRETARIO GENERALE

    Salerno, lì 10 luglio 1944

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

    All’Ammiraglio Ellery W. Stone

    F.F. Presidente Commissione di Controllo

    Caro Ammiraglio,

    già precedentemente questo Governo ha segnalato al generale MacFarland e a voce e per iscritto, le malefatte commesse dalle truppe marocchine nelle zone di Esperia-Spigno ecc. ecc. e ha avuto affidamento che sarebbe stato fatto il possibile, dando anche i dovuti esempi per evitarle. Purtroppo però le violenze continuano, dal 2 al 5 giugno, (in soli 3 giorni) nel territorio della provincia di Frosinone le truppe francesi marocchine hanno consumato 396 violenze carnali 13 omicidi 250 rapine e 303 furti. Questa vergognosa condotta fa sì che le popolazioni terrorizzate considerano ora queste truppe liberatrici peggio delle truppe tedesche -che hanno sempre rispettato le donne- e colpisce non solo la popolazione ma gli italiani tutti nel loro sentimento d’onore.

    Per la gravità e ripetizione dei fatti prego Lei, caro Ammiraglio di voler intervenire presso il generale Alexander perché ordini il rientro immediato di tali truppe, vergogna di ogni civiltà, nei territori di provenienza: l’esercito italiano sarà ben lieto di sostituirle ed il comando inglese non perderà certo nel cambio. Si eviteranno così crimini di guerra che potrebbero far sorgere complicazioni che questo Governo compie, come indubbiamente quelli alleati, non desiderano perché essendosi per esempio sparsa la voce che le truppe marocchine sarebbero destinate a riposo nella zona di Salerno già si vedono predisposizioni per riunire tutte le donne in città presso conventi, e non si potrebbero certo evitare giuste reazioni, anche violente, da parte degli uomini.

    Cordialmente.

    MEMORANDUM

    Sono noti gli eccessi commessi dalle truppe francesi di colore in territorio italiano. I rapporti pervenuti da più fonti permettono di stabilire che ogni più piccolo villaggio ove sono passate tali truppe, numerose sono state le vittime, il cui numero ammonta in complesso ad alcune migliaia. La gravità dei fatti fu segnalata per iscritto al generale MacFarland ed al comandante Stone dalle autorità italiane, fu anche precisato che nella sola provincia di Frosinone ove le truppe francesi di colore hanno soggiornato, solo per qualche settimana, sono stati denunciati 13 omicidio 396 violenze carnali 25 rapine e 303 furti. Questi dati sono però del tutto inadeguati a rappresentare la reale situazione in quanto riproducono soltanto i reati materialmente accertati dalle Autorità italiane, quasi ovunque assenti nei primi tempi della liberazione. La maggior parte di tali crimini non ha quindi potuto essere accertata. Tuttavia sono stati registrati fra gli altri, 29 casi di violenze carnali ad Aversa, 13 a Capua, 30 a Poggibonsi ecc. Si può dunque affermare che il numero delle vittime dovute alle violenze dei marocchini nei paesi da essi attraversati, non è solo inferiore a quello delle vittime civili delle operazioni di guerra, esclusi beninteso i bombardamenti aerei. L’aspetto più singolare e doloroso della questione è dato dall’atteggiamento assunto dagli ufficiali francesi che, lungi dall’intervenire nel reprimere tali crimini, hanno invece infierito contro la popolazione civile che cercava naturalmente di opporvisi. Ma ciò che ha più offeso l’animo degli italiani è stato il sapere che le truppe francesi di colore operanti in Italia erano state arruolate mediante un patto che accorda loro il diritto di preda e di saccheggio. Ciò comporta che i crimini da essi compiuti non sono che la naturale conseguenza del loro impiego e che il compimento di tali violenze non poteva non essere previsto quando fu deciso il loro invio in Italia. Nelle ultime settimane le truppe marocchine, sono state quasi tutte ritirate: le poche che restano non hanno però mutato di comportamento e casi sporadici di violenze vengono tuttora segnalati. È comunque certo che il popolo italiano dopo il rovesciamento del fascismo, ha accettato senza un lamento tante distruzioni e stragi, la cui necessità non era sempre palese, fiero soltanto di pagare anche così il proprio tributo alla liberazione dell’Italia e alla vittoria delle Nazioni Unite, è stato profondamente commosso da questi avvenimenti. E di crimini compiuti dalle truppe francesi di colore, cioè da un corpo militare sotto alla gloriosa insegna dell’Armata Liberatrice hanno prodotto, nell’animo degli italiani, penose ripercussioni che non sarà facile cancellare, perché nessuna particolare situazione o circostanza potrà mai giustificare il compimento di atti che offendono così profondamente l’onore di un popolo e della dignità dell’individuo.

    SICILIA

    La partecipazione francese all’operazione Husky

    Il 4° Tabor marocchino in Sicilia (14 luglio-17 agosto 1943)

    Con l’espulsione delle forze armate tedesche e italiane dal Nord Africa nel maggio 1943, le forze alleate nel Mediterraneo si prepararono a salpare novanta miglia oltremare per colpire la Sicilia e sferrare così il primo colpo contro l’Europa. Gli americani stanno dando priorità al piano di invasione della Francia oltre Manica e stanno attenti a non disperdere le loro forze in altre imprese a lungo termine. Gli inglesi, invece, non sapendo di essere pronti ad intervenire in Francia prima della primavera del 1944, erano favorevoli all’azione in Italia. La liberazione della Sicilia sarebbe il preambolo. Questa operazione, denominata Husky, che Churchill fece ammettere e imporre da Roosevelt all’esercito americano, mira a far uscire l’Italia dalla guerra, a sollevare il fronte russo su richiesta di Stalin e per garantire la sicurezza delle comunicazioni tra i due bacini del Mediterraneo. Infine, questa operazione sarebbe servita come prova generale per il piano «Overlord». Il maresciallo Alexander è responsabile della conduzione delle operazioni come comandante in capo del 15o gruppo d’Armata. Ai suoi ordini l’8a Armata britannica del generale Montgomery e la 7a Armata americana comandata dal generale Patton: in tutto 15 divisioni di cui 3 corazzate e 2 trasportate. Anche le esercitazioni navali e aeree sono poste agli occhi dell’ammiraglio Cunningham e del maresciallo dell’aria Tedder. Il piano definitivo delle operazioni fu adottato alla conferenza di Algeri nel maggio 1943 e la data fissata per il 10 luglio. La Sicilia ha all’incirca la forma di un triangolo la cui base, da ovest a est, ha 240 km: la punta meridionale, Capo Passero, dista 180 km dalla città settentrionale. Il rilievo dell’isola è montuoso; la sua altitudine media è piuttosto elevata (più di 400 m). A nord si estende, parallelamente alla costa, una serie di piccoli massicci ricoperti da boschi di querce da sughero che raggiungono un’altezza di quasi 2.000 metri. A levante, l’Etna sbarra l’accesso a Messina, dominando con i suoi 3.263 metri la piana paludosa dei Gerbini, dove dilaga la malaria. Una fascia costiera corre tutt’intorno all’isola; tuttavia è più grande sul versante sud-ovest che sulla costa settentrionale. Forma una pianura abbastanza ampia, ricoperta di mandorli e ulivi nella regione di Trapani e nel Golfo di Gela. L’interno ha un rilievo molto aspro, senza un orientamento preciso; è leggermente legnoso e molto secco. La rete stradale è piuttosto fitta ma è costituita essenzialmente da strade di montagna, strette e tortuose. Una strada principale fa il giro dell’isola e alcune tangenziali collegano una costa all’altra. Enna è la strada principale. La Sicilia ha alcuni porti di una certa importanza: Messina, Palermo, Catania e Siracusa, Augusta, Licata e Gela sono più modeste. L’isola è difesa dalla 6 a Armata del generale Guzzoni e dal 14a C.A. tedesca del generale Hube. La 6a Armata italiana comprende sette mediocri divisioni costiere, letteralmente scomparse dall’inizio dei combattimenti e quattro divisioni d’intervento dislocate per la maggior parte nel trapanese e una verso Caltanissetta. Il 14° Corpo d’Armata tedesco è composto dalla 15 a Panzergrenadier Division e dalla divisione corazzata Hermann Göring ed è rinforzato, dall’11 luglio, dalla 1a Divisione paracadutisti e dal 15 luglio, dalla 29a Panzergrenadier Division di stanza in Calabria. Nella campagna di Tunisia, il maresciallo Kesselring attivò l’opera difensiva, che fino a quel momento non era stata presente. Infine, gli alleati hanno una superiorità aerea indiscutibile (4.900 aerei contro 1.400). L’aviazione tedesca, al momento dello sbarco, è suddivisa in tre gruppi di aerodromi: il più importante è nella piana di Gerbini, gli altri due sono nei dintorni di Trapani e nella piana di Ponte-Olivo. La Flak tedesca, ritenuta insufficiente per coprire l’isola, si attacca alla difesa dello Stretto di Messina. Le forze navali italiane, ancora importanti, non intervennero per opporsi allo sbarco. Il piano del maresciallo Alexander prevede lo sbarco simultaneo dei due eserciti ad est e ad ovest di Capo Passero e la costituzione di due teste di ponte intorno a Licata, Gela e Augusta, Siracusa per impadronirsi dei porti in grado di rifornire la manovra. Un’azione diretta su Messina è impensabile e non sembrava possibile, all’epoca, rifornire le truppe solo dalle spiagge. Quindi, dopo che i due eserciti si erano uniti a Ragusa, coperta ad ovest dalla 7a Armata americana, il generale Montgomery doveva prendere Messina il più rapidamente possibile aggirando l’Etna da nord e da est. Le forze nemiche isolate sull’isola sarebbero state distrutte in seguito. Dopo la conquista dell’isola di Pantelleria il 12 giugno, l’operazione Husky iniziò all’alba del 10 luglio 1943. Otto divisioni furono sbarcate contemporaneamente, senza molta opposizione, nella parte sud-orientale dell’isola. Appartengono all’8a Armata del generale Montgomery e alla 7a Armata degli Stati Uniti. Tra il 1° luglio e il 9 luglio, l’aviazione alleata ha bombardato l’isola, interrompendo il sistema di comunicazione nemico. Quando l’11 giugno, iniziarono le operazioni di sbarco in Sicilia, lo squadrone di aerei francesi, le groupe de chasse II/7 Nice, incorporata nell’ala 345 inglese comandata dal Wing Commander Gilroy prese parte attiva alla protezione delle truppe e il Sergente Kanndove ottenne la prima vittoria aerea. Nonostante il tempo fosco, le truppe aviotrasportate e paracadutisti furono lanciate sulla Sicilia; i risultati sono abbastanza deludenti. I tedeschi ed in particolare la Divisione corazzata H. Göring contrattaccano; c’è bisogno del supporto del fuoco delle navi ancorate nella baia di Gela per mantenere le truppe alleate in testa di ponte. Ma dopo pochi giorni, la disorganizzazione delle retrovie italiane costringe i tedeschi a ripiegare combattendo nel nord-est dell’isola, nel messinese. Le truppe prendono piede in Sicilia senza grosse difficoltà, tranne nella regione di Gela dove la 1a Divisione americana viene quasi respinta da un fortissimo contrattacco della divisione Hermann Göring. Fino al 17 luglio le operazioni si svolgevano secondo il piano previsto. Il generale Montgomery è bloccato a Catania per l’eruzione dell’Etna. Il generale Alexander modifica quindi il suo piano e ordinò al generale Patton di raggiungere il più rapidamente possibile la costa nord nella regione di Palermo e isolare le forze situate verso Trapani e di ripiegare ad est, verso Messina attraverso il nord dell’Etna. Patton raggiunge la costa nord e libera Palermo il 22 luglio. Le divisioni italiane si ritirano a est secondo gli ordini di Kesselring. Il 25 luglio, Patton si precipita e si lancia verso est sulla strada che porta verso Petralia, Nicosia, Troina, Randazzo. Egli si impadronisce di Messina poco prima di Montgomery il cui attacco riprende il 3 agosto. Inizialmente l’esercito francese, in piena trasformazione, non doveva interferire con l’operazione Husky. Ma, il 6 giugno 1943, il generale Patton discusse del 4o Tabor marocchino. Durante la campagna di Tunisia ha potuto apprezzare le qualità di questa fanteria leggera e pesante, perfettamente adattata al teatro operativo mediterraneo. Nonostante il brevissimo tempo rimasto al Tabor per prepararlo, il generale Guillaume accettò. Il 4o Tabor fu inviato in Sicilia il 4 luglio. Durante questo periodo, il numero di Tabor è aumentato considerevolmente, truppe effettive al 5 giugno 667, mentre a luglio erano 890. Trasportato in treno da Fez a Biserta, imbarcato il 13 luglio arriva Licata il giorno successivo al pomeriggio. Al suo arrivo in Sicilia il 4o Tabor fu aggregato alla 3a Divisione di fanteria dell’esercito americano del generale Truscott, partecipò agli ultimi combattimenti per la presa di Agrigento che lo portarono a Naro la sera del 15 giugno. Quindi messo a disposizione del 15° Reggimento di fanteria americano del colonnello Johnston, ricevendo essenzialmente missioni di protezione fino alla presa di Palermo il 21 luglio. Procede prima in direzione di Caltanissetta su terreno molto accidentato, fino a Serra di Falco. Il 19 luglio la marcia piega verso nord, in direzione di Mussomeli e Lercara Fridi. Durante questo tragitto furono combattute diverse battaglie minori contro le unità italiane. Il 19 luglio, intorno alle 17, il 67o goum ridusse la resistenza che tenne Mussomeli e Monte Vito, che dominava la città. Nella notte successiva si riprende la progressione verso Lercara Fridi. Le unità di due gruppi di Tabor hanno messo a tacere una certa resistenza italiana. La mattina del 20 luglio, durante l’attraversamento della Valle del Platani, la lotta iniziò brutalmente. Un violento bombardamento di artiglieria cadde sul posto di comando del Tabor installato sulla collina 506. Un ufficiale e diversi soldati furono feriti. I mortai del comando goum, con l’aiuto dell’artiglieria americana, misero a tacere le batterie nemiche e provocarono la capitolazione del battaglione italiano che deteneva il settore. In una settimana, il Tabor ha percorso una distanza di 120 km su un terreno difficile, combattendo di più. I risultati sono ottimi, ma la fatica dei dirigenti e degli uomini è estrema e gli animali sono molto collaudati.

    (25 luglio-4 agosto). Percorrendo in camion 70 km verso est, il 4o Tabor prende contatti a Petralia con il 3o C.A. americano a cui è aggregato. Sarà il fianco del Corpo d’Armata americano fino alla presa di Troina. Durante la notte tra il 28 e il 29 luglio il capitano Verlet, comandante del 4o Tabor, riceve l’ordine di occupare Monte Coniglio (1.084 m). Il 66o goum partì subito. Nella notte molto buia, la sezione di testa ha commesso un errore di rotta; l’unità si è ritrovata, all’alba, nei pressi delle posizioni tedesche perfettamente mimetizzate. Il combattimento è iniziato subito con una fitta nebbia che impedisce al 68o goum, che ha occupato in questo periodo il Campanito (1.509 m.), di avanzare per sostenere il goum in difficoltà; intervennero solo quando la nebbia si diradò. I tedeschi, dominano su due lati. Quando si imbarcano sui camion, per la ritirata, abbandonano a terra diversi morti. Il 68o goum fa undici prigionieri, ma la giornata è stata dura per il 66o goum che ha perso in combattimento un sottufficiale e dieci goumiers. Al mattino del 30 luglio la progressione verso est prosegue con l’obiettivo di Capizzi e Pizzo-Scimone. Il Tabor avanza in doppia colonna, dispositivo molto aperto, in collegamento alla sua destra con un battaglione americano vicino a Capizzi, i due goum di testa (67o e 68o goum) fermati dal fuoco violentissimo di armi automatiche e mortai dalle alture che dominano la città. Nonostante l’intervento dell’artiglieria americana, la progressione non poté riprendere. Il Tabor si sistema per la notte. Il giorno dopo molti italiani e alcuni tedeschi si arresero. Per reazione al comportamento dei marocchini, vi furono episodi di intimidazione fatte dai capitani alle forze occupanti, come mostrare la corda, successivamente dopo alcuni episodi di stupro vi furono episodi di reazione violenta della popolazione. Infatti, diversi marocchini furono trovati impiccati ed alcuni furono trovati morti, anche a distanza di tempo dalla loro partenza da Capizzi nelle campagne dei dintorni del paese. Si parla, anche del ritrovamento di alcuni goumiers uccisi con i genitali tagliati (secondo alcuni un chiaro segnale intimidatorio agli stupratori). In totale circa una quindicina di marocchini vennero uccisi, con l’acquiescenza delle autorità militari alleate; in altri casi gli autori degli stupri vennero uccisi a roncolate o evirati, sbudellati e dati in pasto ai maiali. La sera del 31 luglio i goum proseguirono in direzione Monte Acuto. Il 1° agosto il 66° goum, provò ad attraversare il fiume Troina, ma fu fermato da un fuoco di artiglieria tedesca. Viene dato ordine di sostare sul posto. La giornata del 2 agosto è dedicata al pattugliamento e interrogatori di prigionieri e civili, il capitano Verlet acquisisce la convinzione che i tedeschi siano saldamente stabiliti sulla linea: Monte Pelato, Monte Acuto, Troina. L’ordine di attaccare Monte Acuto è dato per il 3 agosto alle ore 3. Dopo un significativo supporto di artiglieria, a sud un battaglione del 26o R.I. americano sosterrà il Tabor. L’avanzamento notturno procede senza incidenti. Alle 6et45 le sezioni principali furono investite da numerosi proiettili di armi automatiche tedesche provenienti dalle pendici nord e nord-ovest del Monte Acuto. Nonostante tutti i loro tentativi, i goumiers non possono più avanzare. Due sezioni del 67° goum rischia addirittura di tracollare. All’inizio del pomeriggio la situazione è critica. Il supporto di artiglieria non poteva essere fornito. Bisogna approfittare della notte per ripiegare. La giornata è stata la più dura della campagna, il 67° goum è stato messo a dura prova. Tra morti e feriti risultano dispersi undici uomini. Dopo la caduta di Troina il 4 agosto, il 4° Tabor fu aggregato al 60o Reggimento di fanteria americano della 9° Divisione, arrivato da poco dal Nord Africa. La missione dei marocchini rimane più o meno la stessa: assicurare la guardia del fianco settentrionale seguendo la linea delle creste dei monti Nebrodi. È un paese molto boscoso e collinare, il Tabor avanza lanciando numerose incursioni. L’11 agosto raggiunge la tangenziale Cesaro-San Fratello e il 14 agosto, la strada Cappo d’Orlando-Randazzo che segna la fine della campagna siciliana del 4o Tabor marocchino. Il 19 agosto, all’accampamento del Monte Gardiola, il generale Giraud, accompagnato dal generale Bradley, ispeziona il Tabor e concede numerose decorazioni. Il 4o Tabor fu imbarcato a Palermo. La partecipazione alla campagna di Sicilia è stata troppo frettolosa, soprattutto dal punto di vista sanitario. Infine, i rapporti del 4° Tabor con le truppe americane furono sempre ottimi. Questa campagna ha permesso di pubblicizzare e apprezzare il valore di un’unità francese dal carattere molto originale. Mentre si svolgevano le operazioni in Sicilia e gli alleati preparavano il loro piano per invadere l’Italia, il 21 luglio 1943 il Comitato Militare Permanente specificò il Piano d’Azione di Guerra che intendeva seguire: Francia contro le Potenze dell’Asse e Giappone. Tale piano si basa sui seguenti principi: il C.F.L.N. si impegna a continuare la guerra fino a quando la vittoria comune e la liberazione di tutte le nazioni francesi oppresse saranno impegnate a fianco degli alleati in tutti i teatri di operazioni in cui sono in gioco gli interessi francesi. In via prioritaria, tutte le forze armate francesi di terra, di mare e di aria sono disponibili, devono partecipare direttamente alle operazioni di liberazione del territorio della metropoli. Ciò si traduce nella mobilitazione di tutte le risorse francesi. Le possibilità di azione dipendono dal numero delle truppe, dall’armamento, dalla natura delle operazioni ed in particolare dal teatro in cui devono svolgersi, le modalità d’ ingaggio delle forze francesi sono difficili da determinare. Vengono proposte due soluzioni: nella prima, costituire un Corpo d’Armata dell’esercito (9 divisioni di cui 2 corazzate). A livello tattico, offre il vantaggio di avere un esercito francese sotto il comando francese; ma avrebbe difficoltà logistiche e le sue riserve sarebbero scarse. Sarebbe indubbiamente necessario aggiungervi unità alleate. L’altra soluzione è incorporare i francesi all’interno delle forze alleate. Il problema logistico è risolto. Ha anche il vantaggio di far agire contemporaneamente le forze francesi in un maggior numero di operazioni di guerra e quindi di facilitare la soluzione immediata di alcuni problemi di sovranità politica. La Gran Bretagna esige che queste unità non contengano né elementi neri né elementi nativi nordafricani. Il Comitato militare permanente conclude: le risorse francesi, senza essere trascurabili, svolgeranno solo un ruolo di supporto nell’equilibrio delle forze militari. Dal punto di vista politico, d’altra parte, il ruolo che le forze francesi sono chiamate a svolgere a fianco delle forze alleate è notevole.

    IL FASCICOLO SCOMPARSO

    Il ten. col. Chiarotti, S. Capo di Stato di S.M. al Comiliter di Firenze ha informato che:

    - fra l’aprile e luglio del 1944 inviò a Salerno allo S.M.E. un’ampia documentazione della Sicilia (ove era S/Capo di S.M) sulle atrocità marocchine verificatesi in tale territorio.

    - Gli ospedali civili di Palermo fornirono la documentazione di cui dovrebbe esistere copia al Comiliter di Palermo

    - Il maggiore del Genio s.g. Di Giacomo dello S.M.E. è a conoscenza della pratica relativa.

    - Anche il magg. Morelli del servizio dell’ufficio del Comiliter di Palermo dovrebbe ricordare quanto sopra per un eventuale rintraccio della documentazione.

    L’avanzata dei goumiers in Sicilia

    CAMPANIA

    OPERAZIONE AVALANCHE

    Il 3 settembre 1943, alle 4 del mattino, 600 cannoni bombardarono la sponda orientale dello stretto di Messina, bombardamento in realtà inutile perché i tedeschi erano già in ritirata. L’ 8a Armata britannica, la 5a Divisione britannica e la 1a Divisione canadese prendono piede in Calabria senza opposizione e si impadroniscono di Reggio, Bagnara, Locri, Polistena. A Pizzo ci fu uno sbarco destinato ad agire sulla retroguardia avversaria. È ormai evidente che i tedeschi hanno evitato lo scontro e si stanno ritirando verso nord dopo aver distrutto il più possibile le linee di comunicazione. Possiamo quindi sperare che l’avanzata britannica sia abbastanza veloce da impegnare un gran numero di divisioni tedesche durante l’operazione «Avalanche» (sbarco di Salerno) e l’occupazione di Taranto. Quest’ultima effettuato dalla -1a British Airborne Division- trasportati via mare da Biserta non incontrò alcuna resistenza notevole. L’obiettivo finale era la conquista di Napoli. Allora perché si scelse di sbarcare a Salerno? Innanzitutto, per mantenere il più possibile intatto il porto, non si poteva prendere seriamente in considerazione un attacco diretto. C’erano due possibilità: spiaggia di Gaeta o la spiaggia di Salerno. Gaeta è situata più a nord, ha il vantaggio di un terreno pianeggiante e di facili sbocchi verso l’interno. Salerno a sud è invece circondata da colline che dovranno essere subito conquistate per la testa di ponte. Le possibilità di manovra sono quindi molto più limitate che al nord. Ma un argomento tecnico guida la scelta su Salerno: il raggio d’azione degli aerei da caccia. Gaeta, secondo il -Maresciallo dell’Aria della Royal Air Force Marshal Tedder- è troppo lontana. Anche per Salerno, ad eccezione di quelli in decollo dalle portaerei (5 portaerei della Royal Navy con 120 Speatfire), i caccia dovevano volare dalla Sicilia, che permetteva loro di sorvolare solo la zona di atterraggio per venti minuti. Questa scelta si rivelerà importante. Lo sbarco a Gaeta avrebbe forse reso impossibile ai tedeschi di stabilirsi sulle linee Gustav e Hitler. Gli alleati avrebbero così evitato la guerra di logoramento dell’inverno 1943 e della primavera 1944. L’operazione di Salerno era guidata dal generale americano Mark Clark, al comando della 5a Armata americana, composta dal 10a C.A. britannico (generale Mac Creery) e dal 6a C.A. statunitense (generale Lucas). Il 5 settembre i tedeschi, dopo aver disarmato gli italiani e occupato le loro posizioni sulla costa, ebbero il tempo di minare le spiagge e srotolare reti di filo spinato. Ciò accentuerà ulteriormente le difficoltà della fanteria che lancerà un assalto su posizioni non sufficientemente neutralizzate. Un fattore psicologico provocherà anche una grave disillusione: l’armistizio italiano è noto alle truppe inglesi e americane e lo sbarco appare loro come una semplice formalità, visto che il tradimento italiano porterà alla disorganizzazione del sistema difensivo. I tedeschi, sono convinti che la resistenza sarà solo simbolica. Lo sparo di carri armati e mitragliatrici avversarie li riporterà alla realtà. Kesselring difese ferocemente le alture che sovrastano le spiagge e concentrò i suoi sforzi sull’unione delle forze americane e britanniche sul fiume Calore. L’artiglieria tedesca ha bombardato il porto di Salerno e l’aerodromo di Monte Corvino. La situazione del generale Clark diventa rapidamente drammatica. Le truppe di Montgomery stanno progredendo troppo lente per alleviare quelle della testa di ponte, il supporto aereo è insufficiente. Le giornate del 13 e 14 settembre sono vissute nell’angoscia di essere respinti al mare. Tutte le riserve vengono lanciate nella battaglia. I Paracadutisti della 82a D.A.P. del generale Ridgway si lanciarono nella notte tra il 13 a 14. Le corazzate Worspite e Valiant supportano con i loro cannoni da 381 le truppe di terra. Finalmente l’artiglieria dei marines americani e britannici ha la meglio sui tedeschi.

    I soldati tedeschi si ritirano verso il Volturno. Kesselring inizia una guerra di posizione, dove si difende ogni centimetro di terreno. Così, dopo la scelta delle linee Gustav e Hitler, la guerra assumerà un altro aspetto che confonderà gli americani e gli inglesi che noteranno con sorpresa che carri armati e mezzi corazzati, sostenuti anche da un potente aereo forza, non sono necessariamente l’unico mezzo per rompere una posizione. Il C.E.F., comandato dal generale Juin, adotterà un’altra forma di guerra imposta dal territorio e dal sistema difensivo tedesco, combattimento di montagna per il quale è peraltro più adatto. Il generale Juin in un’intervista dichiarò: una volta conquistata la testa di ponte di Salerno, gli elementi della 5a Armata svilupparono la loro azione sia in terreni estremamente turbolenti e tagliati, sia in bassa pianura con terreno pesante o anche paludoso, molto compartimentali. Le grandi unità corazzate non trovarono impiego, se non in plotoni o al massimo squadroni mentre le grandi unità motorizzate, collegate alle strade, non potevano dispiegarsi in manovra. Prende atto che gli alleati sono obbligati e chiede l’incarico al C.E.F. di mobilizzare due compagnie di muli della 4a D.M.M., compagnia disponibile in Tunisia. Si rende necessario costituire altre compagnie dello stesso tipo 2 o 3 gruppi di Tabor agli ordini del generale Guillaume.

    Raccomanda il rifornimento di queste unità speciali a preferenza delle divisioni corazzate il cui impiego non è può essere previsto prima dell’ingaggio nella pianura padana.

    ACERRA

    Acerra è un comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania. Negli anni '40 contava circa 23.000 abitanti. Durante la ritirata tedesca, la popolazione reagì dando vita a una forma di resistenza che provocò il ferimento di un soldato tedesco. La reazione tedesca si scatenò la mattina del 1° ottobre 1943: il centro storico della città fu dato alle fiamme a partire dagli edifici nobiliari. Il 2 ottobre una delle due bande attive della città intervenne contro una moto-carrozza tedesca. I pochi soldati scapparono ma poi ritornarono in forze. La popolazione incitata da un gruppo di ribelli alzò al centro del paese barricate di fortuna, per impedire il passaggio dei mezzi nemici. I tedeschi utilizzarono carri armati e mitragliatrici e fecero fuoco sulla folla, uccidendo decine di persone. Dopo la ritirata totale dei tedeschi la città fu occupata dagli alleati accompagnati dalle truppe coloniali francesi.

    TENENZA DEI CARABINIERI

    -CASERTA-

    17.4.1944

    • Ore 20et30 abitato di Acerra, tre soldati marocchini di stanza ospedale militare francese rapinavano sottonotate persone della somma a fianco di ciascuna indicate:

    - ESPOSITO CUONO 41enne; lire 5.000;

    - PIGARDI SALVATORE 42enne; lire 500;

    - CASTALDO MAURO 26enne; lire 40 e documenti vari.

    • Ore 22et30 abitato Acerra, un soldato marocchino identificato per Banai Cloucha Mohamed di stanza ospedale militare francese, con scuse cercare signorine entravano abitazione di DI CAPUA ANTONIO di anni 27 rapinandogli portafogli contenente 700 lire ed alla di lui madre CAVAGLIERI SOFIA lire 1.500. Rapinatori nell’allontanarsi percossero DI CAPUA a pugni ed esplosero bombe a mano e colpi di pistola senza conseguenze.

    26.4.1944

    Ore 23, quattro marocchini di stanza quell’ospedale militare francese dopo aver insistentemente bussato abitazione RUOTOLO GIACOMO di anni 48 chiedendo invano denaro esplodevano due colpi di pistola senza conseguenze. Alle grida dei congiunti autori, scappavano inseguiti dai militari Arma ed agenti Polizia americana locale. Questi ultimi nonostante fossero stati fatti segno a cinque colpi pistola andati a vuoto procedevano arresto tre di essi, identificati per Meselt Tauanzi, Secon Ferlint, Banzed Kelaigrear, mentre ultimo riusciva dileguarsi.

    16.5.1944

    Ore 19, soldato francese di 2a classe Erragere Germain appartenente al 77° R.A.A. tentava di violentare ROSA di anni 15. Arma et Polizia americana arrestavano militare che risultava affetto grave malattia venerea. Popolazione è restata molto impressionata.

    23.5.1944

    Ore 23et30, due genieri italiani del 5o Reggimento Genio venivano a vie di fatto, per futili motivi, con ronda militare francese. Rimaneva contuso un militare francese ed altro veniva disarmato del fucile. Intervento Polizia americana e francese poneva fine incidente consegnando militari italiani a CC.RR intervenuti. Giorno successivo militare francese appartenente ad ospedale francese vicinerie, per ordine proprio direttore, prelevavano ad onta del divieto opposta dai CC.RR locali, i genieri predetti scortandoli con fucile e baionetta innestata fine al proprio ospedale e facendogli inoltre percorrere una strada più lunga. Genieri venivano rilasciati solo dopo insistenza di un ufficiale italiano e di un americano.

    AFRAGOLA

    Afragola è un comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania. Negli anni '40 contava circa 30.000 abitanti. Subito dopo l’armistizio del 1943, le forze armate tedesche allestirono ad Afragola un campo di prigionia nel Casone Spena ( luogo provvisorio dove raccogliere derrate alimentare o reclusi per poi trasferirli altrove), ma dopo un mese lo abbandonarono.  Uno invece fu il campo di prigionia anglo-americano, conosciuto come campo 209 e posto nella vasta campagna di San Marco, presso l’ex lazzaretto. Il 3 ottobre dello stesso anno, quando dalla Sannitica giunsero i carri armati degli alleati, accompagnati dalle truppe francesi, iniziò il momento più difficile per Afragola all’interno del già meschino contesto della Seconda guerra mondiale.

    SEGNALAZIONE CAMPO AFFLUENZA DI AFRAGOLA

    28.8.1944

    Ore 21et30, quadrivio abitato Afragola, il sergente maggiore SARRA AFER e caporale BOTTAZZI ANTONIO del 417° Reggimento fanteria domandavano a quattro soldati francesi, ubicazione di un accampamento italiano. Questi invece che dare risposta, aggredivano violentemente i due nazionali e mentre il sottoufficiale riavutosi dallo stordimento provocato da percosse, doveva riparare per tutta la notte in una casa vicina, il graduato lamentava ecchimosi occhio destro guaribile in 8 giorni.

    29.8.1944

    • Ore 18et30, nei pressi accampamento 304, 417° Rgt. L di Afragola, gruppo dieci soldati francesi aggredivano proditoriamente il caporale CUZZOLA DEMETRIO e il fante BRIANTI GIOVANNI producendo al primo, che perdeva la giacca con denaro e documenti, lievi ferite al viso.

    • Ore 19, presso accampamento granatieri quattro militari francesi aggredivano il fante SPADARO GIOACCHINO della 308 Comp. del 417° Rgt. L, percuotendolo ripetutamente al viso e lasciandolo semisvenuto a terra.

    • Ore 21et30, a 200 metri dal Campo affluenza di Afragola un gruppo di 12 soldati francesi fermavano i fanti CAFORIO GIUSEPPE, CARUSO CALOGERO, VOLPINTESTA RAFFAELE e PELLEGRINI SAVERIO della 304 Comp. del 417° Rgt. L, dopo aver loro domandato di che nazionalità fossero e avutane risposta, li aggredivano violentemente producendo ad essi contusioni varie al viso e cagionando ai fanti CAFORIO e CARUSO la perdita della giacca contenente tra l’altro denaro e documenti.

    COMPAGNIA CARABINIERI

    -CASORIA-

    29.8.1944

    Militari italiani del centro affluenza di Afragola, assaliti da un rilevante numero di soldati francesi, ebbero tre feriti. Rientrati al campo, i militari italiani unitisi ad altri compagni, decisero nuovamente di muovere contro gli aggressori. L’intervento del comandante li fece desistere dal loro proposito.

    Militari marocchini percossero e derubarono LORETO FERDINANDO del portafoglio contenente lire 250. Quindi, rapinarono SETOLA RAFFAELE di una vacca.

    Sei militari marocchini fermarono FRANCESCO E DOMENICO CIARAMELLA derubando il primo del portafoglio. I malcapitati tentarono di fuggire, ma raggiunti da due colpi di arma da fuoco sparati dai marocchini rimasero feriti.

    30.8.1944

    • Ore 8et30, un gruppo di soldati francesi colpivano senza motivo con pugni e calci il civile MORINGI CARMINE di anni 34 mentre questi percorreva strada Caivano. Il malcapitato riportava ferite non gravi.

    • Ore 19, militari marocchini non identificati fermarono GANCI CLEMENTE ed altri, appropriandosi di orologio di metallo con catenina oro. Autori rimasti sconosciuti.

    • Altri marocchini nello stesso giorno fermarono il camioncino sul quale si trovavano NESPOLI NAPOLEONE, CASTALDO ANIELLO, BASSOLINO GIUSEPPE. Rovesciando l’autoveicolo ferirono con pugnale e pugni i civili italiani. Successivamente a IZZO ANTONIO rubarono il fucile. Percorrendo poi le vie del paese lanciarono due bombe a mano senza conseguenze.

    • Ora imprecisata, una squadra numerosa di soldati francesi del campo ivi situato, affronta un gruppo di pochi militari italiani mentre questi rientravano al campo affluenza di Afragola. I primi essendo in numero prevalente avevano la meglio sui secondi che si accingevano pertanto a chiamare i rinforzi presso il loro campo, ma intervenne il ten. col. MILANESI SALVATORE Carabiniere che evitò un sicuro conflitto.

    • Ora imprecisata, nei pressi di quel campo affluenza militari francesi aggredivano e malmenavano i fanti DELLA FORNACE EZIO e MELATO EGIDIO appartenenti alla compagnia autonoma Serse del suddetto campo e l’autiere MERONI FRANCO del 1000 Italian G.T. Company R.A.S.C. tutti del campo affluenza di Afragola. Predetti italiani, percossi con bastoni isolatamente, riportavano ferite al capo guaribili tra l’8° e 15° giorno.

    • Ore 22, militari marocchini rapinarono portafogli a DEL MONTE DOMENICO di anni 40 del luogo, contenente L.3.200. Autori rimasti sconosciuti.

    31.8.1944

    Percorrendo il paese di Afragola militari marocchini spararono numerosi colpi di arma da fuoco contro varie abitazioni civili.

    3.9.1944

    • Un gruppo di marocchini entrati nell’abitazione di BALSAMO TOMMASO di Afragola tentarono di rapire la figlia. Il papà si oppose ma venne ucciso da un marocchino a colpi di pugnale.

    • Soldati marocchini minacciarono a mano armata DI MASO NICOLA nella propria abitazione e ferirono, successivamente, con colpo d’arma da fuoco TREMANTE ENRICO che sedeva nel cortile della sua casa. Urge l’intervento sollecito degli organi centrali, perché fatti del genere, sempre in territorio di Afragola si ripetono con molta frequenza, onde come già riferito (foglio 122/54 R.P. del 4 settembre corrente), fra la popolazione affiorano chiari sintomi di intolleranza, probabili reazioni collettive.

    AGROPOLI

    Agropoli è un comune italiano della provincia di Salerno. Negli anni '40 contava circa 6.500 abitanti. Il 9 settembre 1943, alle ore 3et30 Agropoli tremò, scossa da migliaia di bordate di proiettili che sibilavano nel cielo. Un amaro risveglio per gli agropolesi che corsero, nel buio, tra mille insidie e con il cuore in gola, a nascondersi nei rifugi sulle colline circostanti. Per fortuna, le cannonate provenienti dal mare si abbattevano sulla spiaggia di Paestum. Le forze anglo-americane avevano dato inizio alla operazione Avalanche, che prevedeva lo sbarco e l’occupazione militare delle spiagge del golfo di Salerno. Ad Agropoli era presente una compagnia tedesca del 79° Reggimento Panzergrenadier comandata dal colonello Von Doering. L’esercito tedesco, prima dello sbarco, non aveva creato problemi né all’esercito italiano presente in loco, né agli agropolesi.

    La notte dello sbarco, il colonnello Von Doering, si rese subito conto che bisognava rafforzare le linee difensive di Albanella, di Capaccio e di Ogliastro. I Panzer tedeschi si ritirarono da una Agropoli deserta, muta, spettrale, non prima di aver fatto esplodere un ponticello nella marina e il ponte di ferro sul fiume Testene. Il 10 settembre, il 3° Battaglione della 36a Fanteria comandata dal generale Fred L. Walker occupò, senza sparare, Agropoli. Il 12 settembre il tenente colonnello Andrew F. Price ricevette una calorosa accoglienza dagli agropolesi, con a capo il Podestà Aniello Scotti ed il maggiore Ferrari Donizio, comandante italiano del 162° Battaglione di fanteria della 222a Divisione costiera. Agropoli divenne la prima sede in Italia del Governo Militare Alleato dei Territori Occupati (A.M.G.O.T.) e gli uffici furono ubicati nel Municipio, in via Filippo Patella. La sede del Quartiere generale della Quinta Armata fu allestita nella villa della famiglia Pecora. Alberghi e ville furono requisiti per gli alloggiamenti degli ufficiali americani. Con le truppe anglo-americane sbarcò anche il -Corpo di Spedizione Francese-.

    TENENZA CARABINIERI

    - NAPOLI-

    7.8.1944

    Ore 22et30 in Agropoli, un gruppo di cinque soldati francesi raggiungevano un gruppo di civili mentre questi rincasavano unitamente alle loro donne. Uno dei militari alleati dava uno spintone al 19enne VESSICCHIO ALFONSO fu salvatore che andava per l’urto addosso alla propria madre facente parte della comitiva. Nella rissa che ne nasceva, i soldati francesi tentavano di disarmare il Vigile Urbano DI NARDO PASQUALE di anni 46, il quale reagiva energicamente ed evitava così l’abuso. Altre provocazioni erano messe in atto dagli stranieri in seguito a cui uno di essi rimaneva senza baionetta, con la quale aveva minacciato il VESSICCHIO, sparati colpi di rivoltella dai francesi a scopo intimidatorio dopo che essi si allontanavano.

    11.8.1944

    Il contadino RAFFAELE RIZZO, fatta nascondere la sua famiglia e appostatosi dietro un cespuglio, mediante colpi di arma da fuoco andati a vuoto, riuscì ad allontanare un gruppo di marocchini che si era introdotto nella sua abitazione attraverso le finestre.

    12.10.1944

    Ore 14 in via Vittorio Veneto, alcuni francesi avvinazzati discutendo animatamente fra loro s’imbattevano con civili del luogo ed aggredivano a pugni e schiaffi tal GUARIGLIA MATTEO di anni 50 da Salerno. Stessi militari colpivano con pugni e schiaffi BENINCASA FRANCESCO (maggiore in congedo) che era seduto davanti al proprio negozio del quale venivano rotti i vetri. Aggressori venivano fermati da un sottoufficiale ed altri militari francesi.

    ALBANOVA

    Albanova è stato un comune italiano nella provincia di Napoli, esistito dal 1928 al 1946. Il comune venne creato nel 1928 dalla fusione di Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa, due comuni che all’epoca erano inclusi nel circondario di Caserta e collocati nel secondo mandamento di Aversa, nella provincia di Terra di Lavoro, soppressa nel 1927 durante il regime fascista. Il Comune di Albanova fu istituito per volere di Benito Mussolini, l’intenzione era quella di dare una precisa risposta alla criminalità organizzata, ma le speranze, e la nuova alba, ebbero vita breve, nel 1945 il comune passò alla ricostituita provincia di Caserta, e l’anno successivo venne disciolto, restaurando i due comuni preesistenti. Una stazione ferroviaria e la squadra di calcio Società Calcio Albanova mantengono ancora il nome del comune soppresso. Anche ad Albanova si acquartierò parte della divisione Hermann Göring; si era sparpagliata a nord del Napoletano, anzi proprio nell’Agro aversano.

    Ad ovest di San Cipriano e di Albanova tutta, al di là della cupa che li separava dalla città, erano attendate le truppe germaniche. Il ferimento di un tedesco e la distruzione di un carro armato causò la rappresaglia tedesca, dove perirono cinque persone. Altri tedeschi si nascondevano in una cava di tufo ad est della stessa San Cipriano. La città fu bombarda dalle truppe alleate il 23 settembre 1943 e non fu esente dalle brutalità e violenza dell’esercito francese.

    TENENZA CARABINIERI

    - AVERSA-

    6.3.1944

    In fondo Villa l’acquario Comune Albanova, RAFFAELLA di 4 anni con violenza veniva deflorata scopo libidine dei militari marocchini riportando ferita lacero contusa in tutta regione perineale, giudicata con prognosi riservata presso Ospedale Pellegrini in Napoli dove venne ricoverata.

    15.3.1944

    Militare marocchino colà dislocato veniva fatto segno a sassate e colpi di fucile sparati da civili. Detto militare riportava lievi ferite. Ronda militare marocchina portavasi luogo accaduto et mentre veniva bussato a porta ingresso presunto autore, da altri sconosciuti partivano 8 colpi arma da fuoco uno dei quali feriva altro soldato marocchino al torace. A ciò ronda marocchina esplodeva colpi fucili mitragliatori ed alle ore 21 sul luogo dell’occorso rinveniva cadavere di CASCELLA LUIGI fu CERULLO CARMINA, nato ad Albanova il 10.2.1895 ivi domiciliato contadino.

    7.5.1944

    Ore 21, due ufficiali francesi di cui uno qualificandosi per tenente Mornier Antonio appartenenti reparto marinai francesi ivi in transito, eseguivano perquisizione al domicilio di CANTELLO ANTONIO nato a Trentola, agricoltore asportando cibarie, vestiti da donna, da uomo, biancheria da letto e lire 320 mila in biglietti di banca.

    27.7.1944

    • Ore 10, una moto-zattera francese investiva CIOFFI MARADI anni 10, la quale decedeva poco dopo.

    • Alle ore 22et45 una squadra composta da undici soldati francesi dei quali due di colore al comando di un tenente della stessa nazionalità ed armata anche due fucili mitragliatori recavansi presso la stazione dei Carabinieri reali chiedendo al comandante brigadiere VILARDI DAVIDE consegna apparecchio radio ricevente dotazione caserma. Sottoufficiale oppose rifiuto e fece presente che le disposizioni del Comando Alleato proibivano asportare oggetti dalla caserma dell’Arma dei CC.RR. Ciò malgrado l’ufficiale fece prepotentemente portar via la radio di cui sopra.

    11.8.1944

    Ore 17, squadra vigilanza grano, della Regia Questura Napoli composta maresciallo P.S. BELLI GIOVANBATTISTA guardia scelta POLI CIRO, guardia BONETTI MARIO et Vigile URBANO CANTELLI GIUSTINO vari mulini precedenti sequestro kg 76 grano provenienza clandestina at donna non identificata. Costei faceva intervenire maresciallo francese, suo conoscente con due militari di colore stessa nazionalità i quali si azzuffavano disarmando maresciallo BELLI e guardia POLI.

    21.8.1944

    Ore 9, località S. Donato agro Albanova due soldati francesi di cui uno di colore tentavano di violentare diciottenne IMMACOLATA che accudiva lavori agricoli. La ragazza riusciva a svincolarsi e a darsi alla fuga.

    21.8.1944

    Ore 13, località Cesa pure agro Albanova due soldati francesi di cui uno di colore violentavano diciottenne ELISA che accudiva lavori campestri. Il fatto ha prodotto viva impressione nella popolazione. Comando francese informato et provocato anche intervento Polizia.

    4.9.1944

    Ore 16et45 in Albanova località Crocella di Vico, due militari francesi montati su autocarro lanciavano propria macchina contro calesse con a bordo soldato DI CHIARA LEOPOLDO del 512a Fanteria di stanza ad Aversa producendogli gravi ferite giudicate oltre 10 giorni con riserva. Ferito venne ricoverato ospedale militare di Aversa.

    15.9.1944

    DIANA DOMENICO ferito gravemente senza un motivo con un colpo di baionetta da un militare marocchino.

    18.9.1944

    • Ore 15, quattro soldati francesi, rapinavano BORTONE EMILIO di anni 62 del portafoglio contenente documenti vari et lire 10.300; ad agricoltore GAGLIARDI BIAGIO di anni 27 del portafoglio contenente L.2.700 orologio metallo et penna stilografica.

    • Ore 20 corso Umberto, cinque militari francesi, aggredivano con pugni Vigile Urbano CHIRICO VINCENZO producendogli lesioni non gravi et asportatagli pistola automatica.

    • Ore 23 periferia abitata Albanova, gruppo soldati francesi di colore rientrando proprio accampamento appiccavano fuoco al pagliaio di proprietà di LIANA ALFONSO distruggendo circa 40 quintali di paglia del valore di lire 25 mila.

    ATELLA DI NAPOLI

    Atella di Napoli è stato un comune italiano della provincia di Napoli, esistito dal 1928 al 1946. Il comune venne creato nel 1928 dalla fusione di Orta di Atella, Sant’Arpino e Succivo, tre comuni che all’epoca erano inclusi nel circondario di Caserta, nella provincia di Terra di Lavoro soppressa nel 1927 durante il regime fascista. Con decreto Legislativo Luogotenenziale del 29 marzo 1946 il comune venne disciolto.

    Fatto molto noto, accaduto durante il periodo di guerra, è la rappresaglia tedesca contro alcuni cittadini del posto, sembrerebbe per l’uccisione di due soldati, dove perirono 25 persone. Meno nota invece fu la rappresaglia francese contro la popolazione locale.

    TENENZA CARABINIERI DI AVERSA e

    REGIA QUESTURA DI NAPOLI

    24.12.1943

    Ore 12, SPERANZA di anni 19 nubile casalinga sulla strada campestre Teverolaccio- Gricignano del Comune di Atella di Napoli, veniva con violenza deflorata et posseduta per circa un’ora scopo libidine da tre militari arabi esercito francese et lasciata abbandonata per terra. Detti tre arabi dislocati frazione di Succivo predetto comune sono stati identificati et arrestati dal comandante loro reggimento che ha provveduto denunzia tribunale Militare Alleato.

    26.4.1944

    Ore 22, alcuni militari francesi introdottosi abitazione di D’ANTONIO FELICE anni 53 usando violenza ai familiari. Interveniva ronda francese che acciuffava uno dei militari stessi che però riuscì a fuggire venendo raggiunto ad un colpo d’arma da fuoco dal capo ronda.

    30.7.1944

    Verso le ore 13, in località Paradiso, della frazione Succivo del Comune di Atella di Napoli, un soldato algerino non identificato, violentò il dodicenne SALVATORE.

    4.8.1944

    • Verso le ore 20, tre soldati marocchini armati introdottosi nell’abitazione del colono SAMUELE, et immobilizzatolo violentarono a turno la di lui moglie di anni 30. Durante la notte seguente altro gruppo di marocchini ritentò di introdursi nuovamente in casa SAMUELE, onde i coniugi furono costretti a fuggire dalla casa.

    • Un ufficiale e dieci marocchini perquisirono domicili civici italiani. Dalla casa di ROSA asportarono vari oggetti di biancheria. Successivamente, tre soldati violentarono la moglie di SALVATORE dopo averne immobilizzato il marito.

    5.8.1944

    Ore 12, il Carabiniere RIMO CARMELO percorrendo via Roma per servizio veniva colpito con pugni da militari algerino ubriaco a nome CUNAGNI (?) Ben Alì e riportando lesioni guaribili in 10 gg.

    29.8.1944

    Truppe francesi colà giunte per un periodo di riposo, requisirono alloggi e magazzini di canapa, minacciando i proprietari che furono obbligati a sgomberare lasciando tutte le masserie.

    AVELLINO

    Avellino è  un comune italiano, capoluogo della provincia omonima in Campania. Negli anni '40 contava circa 30.000 abitanti. Alle ore 10et55 di martedì 14 settembre 1943, trentasei fortezze volanti anglo-americane bombardarono Avellino causando numerosissime vittime e danni dalla portata incalcolabile. Le successive incursioni si registrarono alle 11et45, poi alle 13et30 e ancora alle 16 di quel tragico martedì. E nei giorni seguenti, il 15, il 17, il 20 e, infine, il 21 settembre le incursioni alleate si portarono a un totale di otto, seminando morte e distruzione. Sembra che gli americani ritenessero che la piazza di Avellino fosse sede di un importante comando tedesco. Altri sostennero che lo scopo del bombardamento fosse, in realtà, quello di abbattere il ponte della Ferriera per rallentare la marcia di una divisione dell’esercito tedesco, che si stava muovendo per contrastare le truppe americane sbarcate pochi giorni prima a Salerno. I cittadini scampati alle bombe si rifugiarono nelle campagne, nelle masserie e, ben 1.500 persone, trovarono rifugio presso l’Abbazia di Montevergine. La città, quasi completamente abbandonata, divenne preda degli sciacalli. Le vittime del bombardamento furono più di 3.000, tutti civili.

    COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

    6.8.1944

    Ore 16 in contrada Casarsa, tre soldati marocchini tentarono di congiungersi carnalmente con la signorina ROSINA di anni 19, tentativo però andato fallito per intervento contadini del luogo.

    AVERSA

    Aversa è un comune italiano abitanti della provincia di Caserta in Campania. Negli anni '40 contava circa 27.000 abitanti. Nei primi tre anni della Seconda guerra mondiale Aversa nonostante la presenza di varie infrastrutture di interesse militare, fu immune da bombardamenti. Ma purtroppo dopo la destituzione di Mussolini gli anglo-americani tentarono la spallata definitiva. Dopo che alcune azioni di bombardamento sui paesi vicini l’avevano soltanto lambita, la prima incursione aerea colpi Aversa il 20 agosto 1943. Nella stessa giornata si susseguirono ben tre distinte azioni di bombardamento a partire dalle 11 del mattino le quali causarono numerose vittime e una bomba centrò la chiesa di San Biagio. Nuovi bombardamenti furono effettuati il 28 agosto e il 4 ottobre. Con le truppe anglo-americane arrivarono anche le truppe francesi.

    LEGIONE TERRITORIALE DEI CARABINIERI REALI DI NAPOLI

    TENENZA DI AVERSA-

    • Dall’abitazione di DE ROSA IRENE militari marocchini asportavano, 6 cucchiaini, biancheria, piatti e servizio da caffè;

    • altro gruppo di soldati perquisivano abitazione di ZACCARIELLO SALVATORE tentando asportare due materassi;

    • dall’abitazione di MANNA PASQUALE stesso gruppo algerini tentavano asportare tavolo et piatti; quivi un algerino senza alcun motivo prendeva per la gola la ragazza MANNA CONCETTA undicenne producendole escoriazioni al collo ed all’avambraccio destro guaribili in 10 giorni s.c.

    5.5.1944

    Ore 19 in via Borgo Buovo, autocarro targato 443047 K. guidato da soldato francese, investiva mortalmente D’INCERTOPADRE MARIA, bambina di 4 anni.  

    26.9.1944

    Sei militari francesi rapinavano un quantitativo rilevante di biancheria e di L. 1.500 ESPOSITO FRANCESCO. Sempre lo stesso giorno violentarono MARIA di anni 21.

    BACOLI

    Bacoli è un comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania. Negli anni '40 contava circa 11.000 abitanti. Nella frazione di Baia era presente lo stabilimento Silurificio Italiano. I capannoni dei cantieri navali e nella zona adiacente, sulla collina tra il golfo di Pozzuoli e la spiaggia di Cuma dove cominciò a svilupparsi il primo quartiere operaio legato alle nuove attività portuali. Nel corso della Seconda guerra mondiale le esigenze belliche imposero di aumentare la produzione, ma per non concentrare un’attività così importante in un unico impianto, la direzione del silurificio decise di realizzare nel 1942 un nuovo impianto nella zona pianeggiante del Fusaro; al Fusaro sarebbero state trasferite le lavorazioni meccaniche e la fonderia mentre a Baia sarebbero continuate le prove alla vasca oltre al montaggio delle parti dell’arma. La costruzione del nuovo impianto venne realizzata con materiale del luogo: tufo, pozzolana, lapillo, pomice. I lavori terminarono verso la metà del 1943 ed il macchinario occorrente fu importato per la maggior parte dalla Germania.

    Lo stabilimento del Fusaro venne collegato a quello di Baia mediante una galleria lunga 1.300 metri, mentre un pontile e una galleria sotto Monte di Procida accelerò il passaggio dei siluri sull’isolotto; in questo modo i tre stabilimenti costituivano un unico impianto. Nel gennaio 1940 il Silurificio Italiano impiegava 1.848 operai ma nel 1941 il numero passò da 2.196 a 3.668 tra luglio e dicembre. Nel periodo bellico 1940-1943 il silurificio produsse la maggior parte dei 3.700 siluri italiani per sommergibili, torpediniere, MAS ed aerei impiegati in guerra.

    Nel 1943 l’organico era di 7.000 unità con capacità di produzione di 160 siluri al mese. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 gli stabilimenti vennero pesantemente bombardati dai tedeschi, che dal 15 al 22 settembre distrussero in modo sistematico gli stabilimenti di Baia, del Fusaro e il siluripedio di S. Martino. Gli impianti di Baia furono minati ed incendiati. All’impianto del Fusaro furono fatte crollare le coperture dei capannoni e al siluripedio di S. Martino fu bombardato il ponte che collegava lo scoglio alla terraferma. Appena fu possibile, i dirigenti del silurificio iniziarono la rimozione delle macerie ed il recupero dei macchinari.

    Le truppe alleate, entrate il 18 ottobre negli stabilimenti, iniziarono a caricare numerosi automezzi, trasportando altrove macchinario e materiale di ogni tipo, e gli stabilimenti di Baia e del Fusaro vennero occupati dalla Royal Navy. Solo il 20% dell’impianto di Baia rimase affidato al silurificio per svolgere lavori di revisione su 700 siluri della marina italiana.

    Dopo lo sbarco di Salerno tutto il golfo di Napoli fu occupato dalle truppe anglo-americane e francesi.

    TENENZA CARABINIERI

    -POZZUOLI-

    25.7.1944

    Soldato francese urtava la giovane italiana NAPOLI ANNA. Al risentimento di questa, soldato francese l’aggrediva violentemente con sputi sul viso et colpendolo con pugni labbro superiore.

    27.7.1944

    Ore 21et30, due soldati francesi penetravano nell’abitazione di certa NERINA i quali tentarono di possederla.

    5.10.1944

    Alle ore 21 in contrada Cuma, alcuni militari marocchini, rimasti

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